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    Parigi 2024, Tadej Pogacar rinuncia all’Olimpiade: è ufficiale

    Nessun trionfo per Tadej Pogacar a Parigi, almeno quest’anno. Con la passerella del Tour arrivata a Nizza, il campione sloveno avrebbe potuto festeggiare un eventuale successo sotto la Tour Eiffel grazie all’Olimpiade. Invece, nella giornata di oggi, lunedì 22 luglio, ha ufficializzato che non parteciperà alla rassegna a cinque cerchi. A comunicarlo è stata la federazione ciclistica slovena. Dopo la storica vittoria di Giro e Tour, la stanchezza impedisce a Pogacar di difendere il bronzo conquistato tre anni fa a Tokyo dietro Carapaz e van Aert. Al suo posto Domen Novak, che gareggerà con Luka Mezgec, Matej Mohoric e Jan Tratnik. Stamattina, collegato a Sky Sport 24, il suo agente Alex Carera aveva lasciato intendere che difficilmente lo sloveno si sarebbe lanciato nella sfida olimpica. Da stabilire ora quale sarà il suo programma futuro: improbabile la partecipazione alla Vuelta, l’obiettivo potrebbe essere la conquista del Mondiale, in programma domenica 29 settembre a Zurigo.  LEGGI TUTTO

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    Tadej Pogacar, il Tour de France dopo il Giro: un mondo dipinto di rosa e giallo

    E’ difficile trovare altri aggettivi e definizioni per raccontare Tadej Pogacar. Lo sloveno ha trionfato al Tour, il suo terzo in carriera, realizzando la doppietta con il Giro che mancava dal 1998 con Marco Pantani. Un modo di correre e di vincere unico nella storia del ciclismo. Difficili (e forse inutili) i paragoni con il passato: ammiramo “Pogi”, in attesa che compia altre imprese memorabili
    L’ALBO D’ORO DEL TOUR – LE PAGELLE DEL TOUR DE FRANCE

    La sua maglia è stata rosa ed ora è tutta gialla, il suo nome è Tadej Pogacar. Inchini in rosa al Giro, inchini in giallo al Tour. Sale dove in molti non osano, aumenta il ritmo dove in tanti mollano, scatta dove nessuno ci prova. Concede poco o nulla, detta legge in ogni frangente con una formazione (la UAE Emirates) modello corazzata. Un tempo esisteva il “treno rosso” della Saeco che lanciava il siluro Mario Cipollini in volate mozzafiato o il nero treno del team Sky per Wiggins e Froome, ora sono maglie bianche e caschetto giallo che controllano e comandano in ogni condizione. Strepitoso quello che riesce a fare “ciuffettino”, ha una facilità di pedalata impressionante su qualunque terreno o dislivello. Viaggia più veloce di qualche chilometro in più rispetto a tutti, il tachimetro per le altrui gambe è bloccato mentre il suo è libero di crescere. La fatica la fa il pubblico sulle strade che prova a corrergli vicino o quello a casa che suda in poltrona per il caldo cittadino, lui no. Pogi nella sua eleganza è quasi annoiato da tanta attenzione. Difficile fare paragoni con il passato, molto difficile e complicato, sono tempi diversi e tutto è cambiato, inutile fare l’elenco sarebbe troppo lungo e fastidioso. Le statistiche e i record ovviamente servono e sono quel paragone che fa tornare alla memoria i grandi del passato. Certamente servono a poco visto che il Signor Pogi vince quando e come vuole. 

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    Un magnifico interprete che ci piace ammirare
    Cannibalesco ed irreverente con gli altri? Forse, ma la gara è gara e ogni traguardo vuol dire alzare l’asticella dei guadagnai per sé stesso e la squadra. Fuoriclasse assoluto, campione indiscusso con un’età per entrare nella vera leggenda di questo sport. Vincere come ha vinto lui è riuscito realmente a pochi ma trionfare con questa semplicità in qualunque condizione è solo sua. Scatto mostruoso, ritmo pedalata minuto micidiale, tattica precisa, gestione da vero comandante, testa concentrata sull’obiettivo che quando raggiunto lascia scappare l’accenno di un sorriso accattivante. Poi è scena: gli inchini, i gesti con le dita ma è anche gentilezza nel dare una pacca all’avversario battuto e annichilito, omaggiare i compagni di squadra…un leader o giovane Signore della pedivella. È di sicuro un magnifico interprete che piace vedere e, per noi, è suggestivo scoprire se esistono limiti al suo incedere. Vive con forti avversari su ogni terreno o percorso, non dimentichiamolo mai come pure questi rivali hanno formazioni assai potenti. 

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    Principesco affresco da completare con altri colori…
    Quello che stupisce è la facilità di interpretare il giusto momento della gara e immediatamente realizzare il colpo, una specie di Lupin/ Houdini: scaltrezza e maestria nella fuga. Bravo Pogi, se esistono detrattori del tuo modo di correre, non ti curar di loro ma guarda e passa, se esiste chi mette in dubbio la tua leggerezza in salita, ricorda loro che team e persona vengono controllate ogni giorno. Il tuo mondo è stato dipinto di rosa e di giallo, sono pennellate di un principesco affresco che deve essere ancora completato da altri mille colori che facilmente troverai nella tavolozza delle continue e irrinunciabili sfide. Con tutto il rispetto possibile. 

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    il profilo
    Fenomeno Tadej: il bis Giro-Tour e le curiosità

    Dopo aver vinto e dominato il Giro, Tadej Pogacar ha stravinto anche il Tour de France 2024, realizzando una doppietta che mancava dal 1998, quando a realizzarla fu Marco Pantani. Scopriamo la storia dello sloveno che è ormai nel mito del ciclismo. E già qualcuno si domanda: è il più forte di sempre?
    TOUR DE FRANCE, L’ALBO DORO – LE PAGELLE DEL TOUR 2024
     

    DA KLANEC AL MONDO

    Già il nome del villaggio in cui è nato Pogacar è tutto un programma: Klanec, un villaggio vicino a Komenda che in sloveno significa “pendenza”. Una specie di segno del destino per Tadej, nato il 21 settembre 1998

    PRIMA IL CALCIO, POI IL CICLISMO

    Un predestinato che, però, ha scoperto la bicicletta solo a 9 anni. Il primo amore di Pogacar, infatti, è per il calcio, praticato nella scuola calcio locale. Poi, però, nel 2007 inizia a praticare il ciclismo insieme al fratello maggiore Tilen, due anni più grande di Tadej, al club ciclistico Rog di Lubiana. 

    I PRIMI PASSI CON ANDREJ HAUPTMAN

    Tadej viene scoperto e cresciuto da un ex professionista sloveno, Andrej Hauptman, medaglia di bronzo ai Mondiali di Lisbona nel 2001 e quarto a Zolder l’anno successivo. Hauptman lo nota nel 2011 a una corsa, lo vede staccato rispetto a un gruppo di adolescenti più grandi di lui e chiede agli organizzatori della corsa di dargli una mano, ma scopre che non è il piccolo Tadej in difficoltà, sono gli altri che stanno per essere doppiati da lui.

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    Pogacar, è stato un Tour de France sto-ri-co: difficile non abusare del termine

    Sto-ri-co. Difficile non abusare del termine, dopo tre settimane di toboga emozionale, per il Tour numero 111 dei record. Il primo partito dall’Italia e con addirittura tre tappe (e un po’) da noi, fra Toscana, Emilia-Romagna e Piemonte. Il terzo di Tadej Pogacar, dopo due secondi posti (dietro Jonas Vingegaard), che in giallo ha dominato come e più di quanto fatto il mese prima in rosa. Sei tappe al Giro e altrettante al Tour (le ultime tre consecutive, non accadeva dal Bartali-bis, nel ’48), superate le 3+8 di Eddy Merckx ’70. Prima doppietta 26 anni dopo l’ultima, quella di Marco Pantani ’98; la settima con i grandissimi Fausto Coppi ’49 e ‘52, Bernard Hinault ’82 e ’85 e il back-to-back di Miguel Indurain ’92 e ’93, Jacques Anquetil ‘64, le tre di Merckx ’70, ’72 e ’74, Stephen Roche ’87, che come il Cannibale nel ’74 si mise in testa la Triplice Corona: Giro-Tour-Mondiale nella stessa stagione. Guarda caso, il prossimo obiettivo già messo mentalmente a fuoco dal nuovo Re Sole sin nelle interviste a caldo: il durissimo mondiale di Zurigo del 29 settembre. Il 25enne sloveno ha stravinto pure la crono di Nizza, unico a chiudere i 33,7 km sotto i 40 minuti (39’ 28”) e sopra i 43 km orari, anzi quasi 44 (43,929). Dietro e con lui stesso podio all’arrivo e nella generale: secondo a 1’04” Vingegaard, vincitore delle ultime due edizioni, staccato di 6’17 in classifica; terzo a 1’14” il campione del mondo di specialità Remco Evenepoel, al debutto e prima maglia bianca belga di miglior giovane, a 9’18”. 

    Il tour dei primati e delle lacrime

    È stato – anche – il Tour dei primati (le 35 vittorie di Mark Cavendish, anche qui superato Merckx); delle prime volte e degli omaggi alla carriera: l’unica maglia gialla nell’ultima boucle di Romain Bardet, che si ritirerà al termine del Delfinato 2025; e quella di un ecuadoriano, Richard Carapaz, per lui anche quella a pois di re della montagna, la tappa di SuperDévoluy e il premio di più combattivo; la prima maglia verde africana dell’eritreo Biniam Girmay e le sue tre vittorie, tante quante il suo rivale e predecessore Jasper Philipsen, re della Sanremo, nel duello fra i velocisti più forti al mondo. E delle lacrime: di gioia per i fugaioli di giornata come Anthony Turgis, che corre (e ha vinto a Troyes) anche per i due meno fortunati fratelli; Victor Campenaerts, neopapà che la frazione di Barcellonnette l’aveva puntata sin da dicembre; e lo stesso Evenepoel, che dopo aver vinto la Vuelta ha dimostrato a scettici e “infedeli” di poter ambire, un giorno, al gradino più alto anche al Tour; di umanissima sopraffazione, invece, quelle di Vingegaard; sopravvissuto nella terribile caduta il 4 aprile al Giro dei Paesi Baschi, è andato oltre se stesso: una vittoria al fotofinish sul rivalissimo Tadej a Le Lioran e al terzo podio filato nella corsa più importante al mondo. LEGGI TUTTO

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    Tour de France, Pogacar: “È stato tutto perfetto, viviamo nell’epoca d’oro del ciclismo”

    La vittoria anche a Nizza, la storia del Tour riscritta, il palcoscenico è tutto per lo sloveno Pogacar che, dopo il trionfo, ammette di aver vissuto “un Giro di Francia perfetto, perché qui ho vissuto soltanto dei giorni felici. Sono super felice di questa vittoria che arriva dopo due anni difficili al Tour, in cui ho sempre commesso degli errori. Quest’anno, invece, è andato tutto alla perfezione. Lo dico – aggiunge -, perché questa è la mia grande corsa a tappe in cui ogni giorno ero in totale fiducia. Neppure al Giro, dove comunque credo di aver vinto bene, mi era capitato”. LEGGI TUTTO

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    Tour de France, 21^ e ultima tappa in diretta live

    Ultimo atto del Tour de France 2024 e trionfo per Tadej Pogacar: oggi si corre la crono finale da Monaco a Nizza, 33,7 km con qualche salita che può impensierire gli specialisti. La maglia gialla slovena ormai certa del suo terzo Tour de France e della doppietta Giro-Tour. Dopo la crono, le premiazioni. Il Tour è in diretta su Eurosport, canale 210 della piattaforma Sky
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    Tour de France, ultima tappa a cronometro da Montecarlo a Nizza: percorso e altimetria

    L’epilogo del Tour de France non riserverà sorprese, se non per l’insolito arrivo a Nizza per evitare la sovrapposizione con le Olimpiadi a Parigi. Un aspetto metabolizzato però da molto tempo, così come la vittoria della corsa di Tadej Pogacar. Lo sloveno era il favorito della vigilia, ha preso la maglia gialla già nella prima settimana e l’ha indossata con brillantezza sempre, arrivando a vincere cinque tappe. Chissà che non possa arrivare anche la sesta. 

    L’altimetria della 21^ tappa

    Partenza dal Principato di Monaco, 8 metri sul livello del mare, e arrivo a Nizza, a quota 12. Nel mezzo però un percorso che riserva comunque le sue insidie, compreso un GPM di seconda categoria a La Turble (480 metri di altitudine, 8,1 km con pendenza media del 5,6%). La maglia gialla potrebbe tentare di vincere la sesta tappa della sua Grande Boucle, lo stesso numero di frazioni conquistate al Giro d’Italia. Sarebbe un gran modo per festeggiare la doppietta ufficiale Giro-Tour, la prima dal 1998 con Pantani. L’avversario principale resta Evenepoel, terzo in classifica generale e vincitore dell’unica prova contro il tempo disputata sin qui, nella settima tappa con arrivo a Gevrey-Chambertin. Il primo corridore partirà alle 14:40, mentre l’arrivo dell’ultimo, per l’appunto Pogacar, è previsto alle 19:30. Il Tour come sempre è in diretta integrale su Eurosport, canale 210 e 211 di Sky Sport.  LEGGI TUTTO