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Lega e Federazione: lutto e solidarietà per l’uccisione della pallavolista afghana

Di Redazione

Grande sconcerto e indignazione in tutto il mondo della pallavolo per la notizia della barbara uccisione della pallavolista Mahjabin Hakimi (o Mahjubin secondo altre fonti), giocatrice della nazionale Juniores dell’Afghanistan, che sarebbe stata decapitata da esponenti del regime dei Talebani come “tremenda” punizione per l’aver svolto un’attività sportiva considerata proibita per le atlete donne.

Sulla tragedia ha preso posizione con un comunicato la Lega Pallavolo Serie A Femminile: “Una notizia orrenda, un episodio che ferisce e sconcerta. Come tante ragazze della sua età, Mahjabin giocava a pallavolo e sognava di diventare una campionessa. (…) A differenza di alcune sue compagne, non era riuscita nei mesi scorsi a lasciare l’Afghanistan e mettersi in salvo. Sì, perché a Kabul, dopo la caduta del vecchio governo, giocare a pallavolo, partecipare a competizioni internazionali, finire in televisione, è considerato un crimine da punire con l’omicidio. Il mondo della pallavolo piange Mahjabin e tutte le vittime di un genocidio che deve essere fermato“.

La Lega femminile annuncia anche “un’iniziativa per denunciare quanto sta accadendo in Afghanistan e per esprimere la più sincera solidarietà alle vittime del regime talebano. Perché lo sport sia ovunque veicolo di emancipazione, di crescita personale e sociale. E non di morte“.

Anche la Federazione Italiana Pallavolo si è espressa in una nota: “Sembra impossibile che nel 2021 qualcuno venga ucciso soltanto perché giochi a pallavolo o, ancora peggio, perché voglia inseguire i propri sogni. Invece è un’orrenda realtà. Tutta la grande comunità del volley oggi è in lutto. Mahjabin, dovunque tu sia, ci piace pensarti con un pallone in mano, finalmente libera di poter giocare a pallavolo“.

Sotto la guida del presidente Andrea Burlandi, la Fipav Lazio ha, inoltre, deliberato di rispettare un minuto di silenzio nella prossima giornata di gare.

Tra i primi a esporsi sull’argomento c’è stato l’ex CT della nazionale Mauro Berruto, che poche settimane fa era riuscito a portare in Italia un’altra ex giocatrice della nazionale afghana: “Guardatela come se fosse vostra figlia – ha scritto Berruto accanto a una foto della pallavolista uccisa – Mahjabin è stata decapitata, perché Hazara e perché giocava a pallavolo senza hijab. Questo è oggi l’Afghanistan. Abbiamo lasciato lì persone che sono cadaveri ambulanti. Fermiamo questo genocidio con i corridoi umanitari o ne saremo responsabili“.

(fonte: Comunicato stampa)


Fonte: http://www.volleynews.it/feed/


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