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    Iacopo Botto e la vita da papà: “Sono felice, si vede anche in campo”

    L’ho visto crescere, se vogliamo anche nascere pallavolisticamente, evolversi, diventare lui stesso l’attuale versione di Iacopo Botto. Capitano in campo e fuori, ambasciatore di una Puliservice Acqua S.Bernardo Cuneo che vuole solo tornare a splendere come nei gloriosi anni ’90, quando tutta la città attendeva la domenica per affollare già da centinaia di metri di distanza il palazzetto storico. Da qualche mese Iacopo e Martina Balboni sono diventati genitori di Federico. Siamo per così dire al botto, al fuoco di artificio forse più bello e luminoso:

    “La vita è davvero cambiata. In meglio. Sono cambiati anche i ritmi, ma dopo una fase iniziale mi sono adattato anche a qualche ora di sonno in meno. Magari le ore le recupero in trasferta, tanto i viaggi lunghi non mancano (ride, n.d.r.)”

    Cuneo va. Si sta dimostrando un bel viaggio quest’ultima stagione.

    “Per ora non possiamo lamentarci. Il torneo è ancora lungo, ma siamo nel gruppo di testa e vogliamo mantenere la continuità dei risultati. L’entusiasmo c’è, lo troviamo anche nei tifosi che, con una squadra che fa bene, vengono più volentieri a godersi la domenica al palazzetto“.

    Foto Cuneo Volley

    Botto è ambassador e uomo immagine di Cuneo. Una bella soddisfazione?

    “Mi piace vivere la città, uscire con Fede e Martina a fare una passeggiata e incontrare la gente che magari vuole offrirti un caffè, parlare un pochino della squadra e darti il proprio sostegno. Mi ricorda quando questa città giocava la serie A1 e in città c’era fermento e sentivi che la pallavolo era il collante sportivo di Cuneo. Ci sono persone che mi dicono di essere stati per la prima volta quest’anno a vedere la squadra e oltre ad essersi divertite, sono tornate volentieri. A me questo fa tanto piacere“.

    Il pubblico come leva distintiva per questa volata finale?

    “Sicuramente giocare con un palazzetto pieno, in un impianto come il nostro, oltre a darti una carica pazzesca, è anche un fattore distintivo. In più la squadra è costruita attorno all’esperienza di tanti ottimi giocatori, alcuni dei quali hanno scelto di venire in A2 per portare il proprio bagaglio di anni di Superlega“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Come lei, Botto. Cosa le manca di più di quegli anni?

    “Vivere questa esperienza da protagonista, nella città a cui sono più legato perché la mia storia pallavolistica è nata qui. Sono l’unico di quelle giovanili che non ha giocato poi in campo con Cuneo in Superlega. Quindi ovviamente il desiderio è forte“.

    Il ricordo più bello?

    “Non trovare un posto in tribuna o vedere una fiumana di persone che parcheggiava a più di un chilometro di distanza dal palazzetto per andare a seguire la propria squadra del cuore“.

    Foto Cuneo Volley

    Al suo diciannovesimo anno in A, come pensa di essere cambiato?

    “Sono diventato certamente una persona più equilibrata. Molto di questo lo devo a Martina, che è sempre al mio fianco. Mi è stata molto vicina in avvio di stagione, e mi ha aiutato a superare un inizio in cui i risultati erano altalenanti. Abbiamo vissuto il periodo della gravidanza assieme e questo ci ha unito ancora di più. Sono felice, è vero, forse questo traspare anche in campo“.

    Scendiamo da questo bel volo fatto assieme. Cosa c’è ora?

    “La prossima partita. Bisogna procedere step by step in questo campionato. Non sarà facile mantenere questo ritmo, ma è nostro dovere provarci“.

    di Roberto Zucca LEGGI TUTTO

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    Andrea Leccis, rivelazione di Sarroch: “Pensavo di giocare meno, invece…”

    Gli spettatori della Sardegna del volley si sono un po’ innamorati del suo modo di fare in primis, e subito dopo di lui. Di quello che esprime, di ciò che è in grado di fare e saper fare. Andrea Leccis è una delle sorprese di questo campionato di Serie A3 ed è forse la reale scommessa vinta di quel laboratorio di bella pallavolo che è diventata la Sarlux Sarroch. Fino a qualche anno fa era in Serie C a Carbonia, nel Sulcis Iglesiente; lo scorso anno il ds Leila Lai lo ha portato con sé per una stagione unica in Serie B. E quest’anno prima coach Franchi e poi Leondino Giombini hanno puntato su di lui, sulla sua voglia di apprendere e imparare. Sul suo elegante modo di mettersi a disposizione e di dare di più in posto tre, e in generale ad un ruolo che ormai sembra calzargli a pennello:

    “Sicuramente mi aspettavo di giocare meno. Vivo pur sempre in un reparto della Sarlux nel quale condivido il campo con Fortes, e con due sardi come Gabriele Cristiano e Gabriele Pisu. Quando il nostro direttore sportivo ci ha detto che sarebbe arrivato un forte centrale come Ciccio, ero felice e allo stesso tempo impaurito di non trovare uno spazio. Invece ho trovato un compagno, un amico e uno stimolo forte, tanto che tra noi c’è sempre una sfida positiva sui muri e sul fare meglio partita dopo partita. Con i compagni di sempre c’è un bellissimo affiatamento e da persone come Pisu e Cristiano ho sempre tanto da imparare“.

    Leccis uguale impegno. La formula matematica è corretta?

    “So che impegnandomi posso giocare e trovare spazio, quindi sì. Sono un giocatore che tende sempre a mettersi a disposizione”.

    L’arrivo di Giombini ha portato i successi sperati. In lei sembra avere parecchia fiducia.

    “La sento e certamente mi fa molto piacere. È un allenatore che mi segue tanto, e so che per fare bene devo ascoltare sempre ciò che mi dice. Ha una grande esperienza ed è un allenatore che pretende moltissimo da coloro con cui lavora. Il suo arrivo ha sicuramente aumentato la pressione sul lavoro ed è sempre pronto a focalizzarsi su aspetti che certe volte magari io non consideravo così fondamentali“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Con Giombini abbiamo capito che Leccis è uno che mura. Macina statistiche non da poco.

    “Mi ha detto che devo essere un muratore dinamico. Devo cercare ossessivamente la palla e io lo faccio. I risultati dimostrano che sono diventato certamente uno che a muro non cerca la passività“.

    Diamo anche un po’ di merito a Fabroni per quel suo gioco così diverso?

    “Con Fabbro mi sono trovato subito. Mi piace tanto attaccare sia alcune palle staccate e alla velocità del suo gioco. La varietà delle mie giocate è cresciuta. Ma se mi lascia dire, la squadra è cresciuta tutta negli ultimi mesi. Sono contento del gioco che stiamo offrendo ogni sabato“.

    Usciti dalla zona pericolosa? La classifica dice nono posto.

    “Il coach ci dice che non è ancora finita e che dobbiamo metterci sotto. Sono sicuro che continuando così, riusciremo a centrare l’obiettivo salvezza“.

    Il settimo posto oggi dista 6 punti.

    “Abbiamo vinto contro Acqui Terme e ora proveremo a ridurre il distacco. Mancano solo pochi punti e possiamo agganciarli. So che non è facile, ma è nostro dovere provarci“.

    So che ci sono dei riti scaramantici nel gruppo Sarlux.

    “Lei intende la pizza da Mino del venerdì? Ci sono compagni che prendono la stessa pizza da dieci anni come da tradizione. Ma abbiamo anche il poker di squadra e la colazione assieme del sabato“.

    Il gruppo sembra affiatato.

    “Mi trovo molto bene, spero di poter ancora contribuire a scrivere delle pagine di questa società“.

    Primo anno in A3. Ha capito di esserci in questo campionato?

    “Sicuramente sto realizzando il fatto che la pallavolo vorrei diventasse qualcosa di importante per la vita. Per ora diversifico e quest’estate lavorerò come bagnino perché ho acquisito il brevetto. In futuro non mi dispiacerebbe vivere solo di questo lavoro“.

    Si capisce che per lei questo non sia tutto. Questione di consapevolezza o di non voler avere illusioni?

    “Entrambi. A me piacerebbe giocare e farne un lavoro a tempo pieno. Ma non vivo con quell’ossessione. Sono felice di ciò che ho e di ciò che sono riuscito a creare“.

    di Roberto Zucca LEGGI TUTTO

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    Luca Porro: “Ho scelto questa vita perché la pallavolo mi rende felice”

    Serenità accomodante. Simpatia accondiscendente. E quello stile senza sovrastrutture che caratterizza il trio dei fratelli più famosi della pallavolo italiana, ovvero Paolo, Simone e Luca Porro. Oggi è il turno di Luca, che si presenta di fronte al registratore con una stagione, la prima di una serie che sono certo farà in Superlega, da incorniciare. Obiettivo permanenza in Superlega conquistato da qualche giornata con la Pallavolo Padova e la pacatezza da chi, da qui a fine campionato, potrà giocarsi la libertà di ciò che si è conquistato con fatica assieme ad un gruppo di base giovanissimo (e di cui Falaschi appare il fratello maggiore):

    “Abbiamo raggiunto un obiettivo importante come la salvezza molto prima del previsto. Potremo giocarci il finale di stagione con la spensieratezza di chi in campo potrà far vedere tutto il lavoro che c’è stato dietro“.

    In pieno stile Luca Porro. Uno che sembra sempre sereno e pacato in campo.

    “L’idea che ho di questo sport è che innanzitutto debba essere qualcosa che premia il lavoro fatto, ma che sappia farmi vivere la domenica con divertimento. Mi piace fare ciò che faccio e lo faccio col sorriso. Poi mi rendo conto che, in un gruppo come quello di Padova, la complicità e l’alchimia che si sono create facilitano il lavoro. Però cerco sempre di non dimenticare che ho scelto questa vita perché mi rende felice farla“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Vedremo una bella Padova alla fine del campionato.

    “La vedrà con meno pressione certamente, e circondata da un clima di soddisfazione per quello che si è conquistata con il duro lavoro. Personalmente cercherò di migliorarmi a livello tattico così come ho fatto per tutta la stagione. Penserò a ciò che potrei fare meglio anche in futuro“.

    Non è stato tutto facilissimo, almeno a vedere alcuni segmenti di campionato.

    “Ci siamo trovati di fronte alcuni muri da superare non semplici. Abbiamo avuto una fase in cui le vittorie non riuscivamo ad ottenerle, e quando arrivi alla sesta sconfitta di seguito tendi a perdere per un attimo la speranza di poterti salvare con anticipo come è successo. Ma continui a lottare. Nel nostro caso siamo stati fortunati, perché siamo un gruppo giovane e affiatato, e abbiamo lavorato affinché venisse fuori l’impegno di tutti di poter giocare al livello di questa categoria. Le dico che la cosa migliore è stato vincere contro chi non si aspettava accadesse. Forse è il lato migliore della medaglia. Una bella soddisfazione innanzitutto“.

    Foto di LVM

    Un dato è certo: Porro è ormai un uomo da Superlega.

    “Mi piacerebbe molto proseguire in Superlega. È un campionato nel quale vorrei crescere“.

    A proposito di vittorie inaspettate, quella con Milano come è stata?

    “Bellissima, perché è arrivata davanti alla famiglia e agli amici accorsi a vedere la sfida tra me e Paolo. Dopo la sconfitta dell’andata mi sono ripromesso che avrei lottato maggiormente per ottenere la rivincita, e così è stato“.

    Foto Pallavolo Padova

    Com’è stato affrontare Paolo quest’anno?

    “Stranissimo guardarlo dall’altra parte dei quadretti, e certamente emozionante“.

    Si ha la sensazione che sia un orgoglio vero vedere suo fratello pronto a giocarsi il meglio della sua carriera.

    “Sì, perché conosco bene la strada che ha fatto. E quanto tanti di questo ambiente non credessero appieno nelle sue qualità. Parlavano sempre della sua altezza. Mi pare abbia dimostrato che non ha niente da invidiare ad alcun palleggiatore e che sia in grado di giocare una grande pallavolo“.

    Foto Pallavolo Padova

    Chiudiamo con la sua famiglia. I Porro sono una di quelle famiglie che vive tutto questo con la sua stessa serenità.

    “Dal primo giorno in cui soprattutto mamma prendeva la macchina per macinare chilometri e accompagnarci in questo percorso, abbiamo vissuto tutto come uno sport in cui, prima di affermarci, dovessimo divertirci e stare bene. Quello spirito è rimasto anche oggi. Anche il cosiddetto derby familiare per la mia famiglia è stata una festa in primis, un’occasione per vedersi una partita in cui io e Paolo avremo giocato per due ore dalla parte opposta del campo. Senza riporre pressioni o aspettative. Sicuramente per tutti noi è importante arrivare lontano, ma solo come un premio per il percorso fatto. Ma non a qualsiasi prezzo. Voglio sempre uscire dal campo con la voglia di giocare la partita successiva, perché mi sono divertito per ciò che sono riuscito a fare in campo con la mia squadra“.

    di Roberto Zucca LEGGI TUTTO

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    Simone Parodi: “Giocarmi la promozione o lo scudetto per me è indifferente”

    Ormai ci siamo abituati a vederlo percorrere la strada della Serie A2. Ma Simone Parodi, eterno ragazzino di Cuneo in grado di giocare quella pallavolo senza età che solo anni di volley d’essai possono farci conoscere, sarà in grado di regalarci qualche colpo di coda. E di tutto ciò si diventa consapevoli quando gli vedi fare delle cose che sono troppo poco per ciò che ha, e troppo belle per pensare che quel modo di giocare così elegante forse nella pallavolo non esista più. Alla Kemas Lamipel Santa Croce, in coppia con quella vecchia giovane volpe che è Leonardo Colli, sembra si dividano il palcoscenico a metà e si preparino a giocare un finale di stagione in cui Simone Parodi ancora crede parecchio:

    “Io sono convinto che l’aggancio al settimo posto possiamo, ma soprattutto dobbiamo disegnarlo nella nostra testa. Le giornate per recuperare i punti su Porto Viro ci sono e domenica avremo lo scontro diretto in casa, nel quale dovremo giocare la nostra miglior pallavolo, sfruttando anche il fattore delle mura amiche“.

    Lei ci crede, complice una carriera nel quale questo in alcuni momenti è stato ordinaria amministrazione.

    “Ho sempre creduto nei progetti che mi sono stati presentati e soprattutto negli obiettivi che dovevamo raggiungere. Per me giocarsi l’accesso ai Play Off in A2 o lo scudetto in Superlega è indifferente. Io lavoro, il resto o il livello è irrilevante“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Stagione che poteva aprirsi con un po’ più di fortuna.

    “Sia io che Collo (Leonardo Colli, n.d.r.) siamo stati fermi per alcune settimane e l’assetto della squadra ne ha un pochino risentito a fasi alterne. Sono certo che, senza quella partenza, avremo potuto lavorare un po’ di più sui punti di inizio stagione. Ma non vogliamo avere alibi, ormai è andata. L’importante è riuscire a giocare e fare bene in questa volata finale“.

    Qualche suo ex compagno di squadra ancora si gioca la Superlega. Con onestà si chiede mai perché lei non è più nella massima serie?

    “No, non me lo chiedo mai“.

    Appare come una domanda scomoda. Posso chiedere comunque?

    “Le dico che io ho vinto l’ultimo campionato di A2 quando ero a Taranto, e lì forse dovevo pretendere di potermi rigiocare la Superlega. Poi le vicissitudini della vita mi hanno portato a giocare ancora in Serie A2. Due piazze importanti come Siena e Cuneo. Se vogliamo anche due annate sfortunate sotto alcuni aspetti. Però è la parabola della carriera“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Molti dicono che lei meriterebbe il colpo di coda in Superlega.

    “Se dovesse arrivare, mi comporterei esattamente come ho fatto negli ultimi anni. Fisicamente sono uscito da tempo da una condizione che non mi permetteva di fare il massimo in Superlega. Certo, oggi capisco che una squadra di Superlega scelga più un giovane per giocare come terzo o quarto schiacciatore. Però, mai dire mai. E poi chi lo ha detto che magari non ci arriviamo con Santa Croce (ride, n.d.r.)?“.

    Si ha la sensazione che, quando volete, possiate fare la vostra figura con qualsiasi avversaria.

    “Abbiamo Coscione che a mio parere è il miglior palleggiatore della A2. Siamo una squadra che quando vuole può giocare un’ottima pallavolo. A me non fa paura alcun avversario. In cuor mio so di potermela giocare con chiunque assieme ai ragazzi“.

    Parodi, io ogni volta ho l’impressione che lei non riuscirà mai a staccarsi dal campo.

    “C’è stato un momento in cui ho pensato di smettere, anche ultimamente. Sono pensieri che fortunatamente durano un tempo ridottissimo. Nel senso che io sono nato e cresciuto in questo ambiente. Ho fatto realmente questo per tutta la vita. Ha ragione, fatico a pensarmi tutto il giorno senza la pallavolo. Arriverà quel momento, magari non sono ancora pronto. Mi dispiacerebbe troppo non vivere più di pallavolo“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Dove vorrebbe chiudere?

    “Mi piacerebbe lasciare ogni porta aperta in Liguria. E riportare la pallavolo di Serie A a casa. Sono anni che la A non ha una squadra della mia regione. Sarebbe bello“.

    E con la Superlega come la mettiamo?

    “Che ci tornerei a piedi. Ma sarebbe ancora più bello conquistarsela in campo“.

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    Tommaso Rinaldi: “Il mio obiettivo è prendere Modena tra le mani”

    Un anno complicato. Pardon, complesso. Un anno che, se non dovessi accostarlo al personaggio che è Tommaso Rinaldi, penseresti sia di quelli che forse sarebbe meglio non affrontare. Poi pensi alla parabola di Rinaldi, di quel magnetico ventiduenne con gli occhi di ghiaccio che hai visto un giorno bambino e il giorno dopo dirti che vorrebbe diventare il capitano della Valsa Group Modena. Siamo noi a non saper affrontare questo tempo, siamo noi i fragili di animo che di fronte all’anno di Tommaso ci saremmo sottratti e avremmo trovato il compito difficile. Lui no, e per non perdere tempo ha anche deciso di laurearsi in Economia. Una cosa semplice insomma. Ma andiamo per punti.

    Da dove vogliamo partire?

    “Per me è un momento in cui non posso e non devo fermarmi. Sto concludendo la mia tesi in Economia e ho scelto di parlare di Modena Volley, ossia del funzionamento dell’azienda e della macchina complessa che è una realtà così. Il mio tempo lo passo qui, è giusto capitalizzare e scegliere un argomento che mi è piaciuto sin da subito“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Casa e bottega, si direbbe. Lei una volta mi ha detto di vivere in un luogo non per deboli di cuore.

    “(ride, n.d.r.) Lo penso tuttora. Quando ti estranei e vedi Modena da fuori capisci che è per gente dal cuore forte, sia per ciò che arriva di positivo che per i momenti in cui si soffre. È bellissimo vedere la cornice del pubblico, unica in Italia, respirare quell’aria incredibile che qui ha creato una storia incredibile. Devi poi però rispondere a quei signori che vengono a vederti e si appassionano così tanto al gioco e alle vicissitudini del club, e inevitabilmente quando le cose non vanno diventa complicato. Tutto può diventare frustrante. Non è facile, ma si impara molto“.

    Alla sua età avere la valigia così piena sarebbe quasi impossibile. Non per lei.

    “Io ho scelto di essere qui e il mio obiettivo è quello di prendermi sempre di più la squadra tra le mani. Questa è la mia città, gioco tra la mia gente e so che questi sono momenti che sono capitati a campioni e persone molto più grandi e più forti di me. Vivere questa pressione e questa responsabilità che mi sento addosso è sicuramente un modo per strutturarsi maggiormente. È stato un momento di crescita che ha certamente messo in difficoltà tutti, perché quando non fai l’anno che tutti si aspettano ci resti male e ci soffri. Ma ho imparato e sto imparando a gestirla“.

    Foto Modena Volley

    Si è trovato di fianco un amico, grande come la carriera che ha fatto.

    “Lei parla di Bruno, lo so. Bruno è ciò che io voglio diventare in questo sport e per questa squadra. È stato un esempio incredibile in questi anni e da giocatori come lui sicuramente si impara ad affrontare momenti come quello di questa stagione. Siamo simili, mi permetto di dire, su un aspetto, ossia il fatto che siamo persone che si portano il lavoro a casa. E su quel lavoro magari ci facciamo i compiti e ci pensiamo tanto dopo gli allenamenti. È forse il nostro punto di forza e debolezza assieme“.

    Cosa le lascia, a 22 anni, un’esperienza con giocatori di quella caratura?

    “Moltissimo. Un metodo innanzitutto. Poi l’amicizia, importantissima. Giocatori come Bruno mi hanno fatto capire l’importanza di una barca che si lascia per ultimi. O che si impara a navigare anche e soprattutto con il mare in tempesta. In questi due anni è stato il parafulmine di tutto. Essere un buon capitano significa essere come lui. Non lo ringrazierò mai abbastanza“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Quarto anno in serie A. È lontano quel Tommaso dei primi tempi, così timido ma così determinato?

    “Il Tommaso di oggi è un giocatore molto equilibrato, che ha imparato ad appigliarsi alle sicurezze e alle certezze che piano piano si costruiscono col tempo. Quest’anno sono ripartito da questo, da ciò che sapevo fare bene e da cui dovevo incominciare per migliorarmi. Con il mio piccolo bagaglio mi presento in partita e su quelle cose cerco di andare liscio. Poi sul resto ci lavoro, e ci lavoro tanto“.

    Ottavo posto e Alberto Giuliani in panchina da metà campionato. Si gestisce tutto ora?

    “Sì, è arrivato in panchina un allenatore con un suo passato importante. Non faccio confronti perché non li amo. Le dico ciò che mi è piaciuto, ovvero il fatto che Alberto ci ha dato delle direttive molto chiare espresse con tranquillità. Ci ha dato uno stile di gioco diverso e in poco tempo siamo riusciti tutti ad applicare le sue regole. Questo inevitabilmente porta un rasserenamento generale. Direi anche che la chiarezza ci ha aiutato in poco tempo a concentrarci di più individualmente“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Cosa c’è ora per voi?

    “Dobbiamo provare ad esprimere il nostro gioco con maggiore continuità. Credo che, trovando le chiavi giuste, possiamo mettere in difficoltà anche una squadra come Trento, con la quale abbiamo giocato tanto quest’anno. Per affrontarli nei Play Off credo che il miglior modo sia approcciarli senza avere rimpianti, facendo il massimo e giocando con spensieratezza“.

    Poi la stagione finisce. Quanto pensa all’estate e a Parigi?

    “Eh, tanto. È un sogno che ho sin da bambino e quindi ultimamente ci penso sempre. Sono consapevole che mi dovrò sudare quel posto e che nel caso della convocazione dovrò garantire ogni partita di poter spaccare tutto. Quella maglia riesce a darmi una carica immensa. Quindi spero sia mia anche dopo la fine di questa stagione“.

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    Javier Martinez e la rimonta di Garlasco: “Abbiamo riscoperto il piacere di giocare insieme”

    È un percorso, quello di Javier Martinez, nel quale la pallavolo ha sicuramente contraddistinto l’unione di molti tasselli della sua vita: la famiglia, l’amicizia, ciò che tutti chiamiamo casa e le ambizioni. Ogni qualvolta Javi si è presentato di fronte a qualcosa di nuovo o di consolidabile che inevitabilmente la vita sceneggiatrice ti pone davanti, si è presentato come uomo e protagonista della nostra pallavolo. Non è un caso che, alla soglia dei 29 anni, questo sia forse il primo vero anno della maturità pallavolistica di Martinez. E Javier ha scelto di trascorrerlo alla Moyashi Garlasco, dove nelle ultime settimane lui e molti inossidabili giocatori di A3 hanno deciso di risalire la china in una stagione che finora non li aveva ancora visti esprimere il meglio del proprio potenziale:

    “Abbiamo fatto molta fatica sin da subito. Una lunga fase in cui collaudare il gioco e far funzionare ogni elemento per essere un gruppo è stato ciò a cui abbiamo pensato sempre. Stiamo pian piano uscendo da una situazione di stallo, in cui veniva fuori poco da parte di tutti, e nelle prossime settimane dovremo fare di tutto per centrare un obiettivo che dobbiamo tenere sempre in mente, ossia la salvezza“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Evitare i Play Out è il traguardo?

    “Sì, in parole povere vogliamo cercare di evitare quella classifica che ci porrebbe di fronte alla sfida salvezza di fine campionato. Dobbiamo provarci e giocarcela con Parma, Mirandola e soprattutto Bologna“.

    Le cose stanno migliorando.

    “Forse ci stiamo riscoprendo. Il piacere di giocare assieme, anche superare le diversità iniziali tra alcuni di noi. Credo che abbiamo imparato a conoscerci negli ultimi mesi e questo è parte integrante di quello che poi chiamiamo squadra ed è anche parte integrante di un’amicizia che magari resta nel tempo“.

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    Sembra anche che la pallavolo sia tornata ad essere fondamento della sua vita.

    “La mia vita è molto cambiata nell’ultimo anno. Mi sono fatto molte domande, credo di avere anche cambiato l’ordine delle priorità. Ho visto altre persone attorno a me crescere, o semplicemente cambiare e questo mi ha aiutato parecchio a ridefinire tutto. In questi anni ho lavorato parecchio, ho cercato di capire cosa volessi dalla carriera e ho trovato un mio equilibrio“.

    Sono lontani i tempi in cui lei era conosciuto come il pallavolista che voleva fare tv.

    “Sì, è vero che la gente per qualche tempo mi conosceva solo per quello. Sicuramente è stata un’esperienza divertente, anche proficua se vogliamo. Poi capisci che devi andare avanti e non puoi essere solo quello che vorrebbe vedere la gente“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Porto Viro, poi due anni Modica e poi Cisterna. È stato proprio l’ultimo anno quello che è servito di più.

    “È stata un’occasione che ho saputo cogliere. Non mi aspettavo la loro chiamata e quando mi è stata fatta la proposta sono corso letteralmente nel Lazio. Avere compagni come Zingel o Kaliberda è stato fantastico, non tanto per la caratura dei personaggi, ma per lo stimolo che ti arriva ogni giorno nel cercare di fare cose di cui solitamente non credi di essere capace. A livello tecnico sono opportunità con le quali effettui una crescita esponenziale“.

    Lei ha tre grandi tifosi: i suoi fratelli Russo e Mariano e suo papà.

    “La A3 quest’anno oltre a farmi capire che è questo il campionato in cui mi sento perfettamente centrato, mi ha dato l’occasione di ritornare per due volte in Sardegna, dove vive la mia famiglia. Non le dico nemmeno quanto sia stato felice di passare qualche giorno in più con loro“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    L’ho sentita parlare di casa, assieme a loro.

    “Io ho sempre viaggiato e ho sempre considerato le Marche come la mia prima casa. Adesso, quando ritrovo la mia famiglia in Sardegna, capisco che casa è dove vive l’affetto che provo nei loro confronti“.

    Un futuro a forma di isola?

    “È un sogno tornare a vivere accanto ai miei fratelli. Magari tra qualche tempo dovrò pensare anche a questo“.

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    Marco Pierotti e il sogno di Siena: “Mi piacerebbe una finale con Porto Viro”

    Quello della Emma Villas Siena è un secondo posto in classifica meritatissimo. Una classifica pesante in un campionato giocato finora sul filo del rasoio tra quattro o cinque compagini, ma soprattutto giocato da un gruppo nel quale, per l’ennesima stagione, Marco Pierotti è diventato il simbolo di esperienza e concretezza, che ha contribuito a far risalire Siena dopo un inizio in pieno assestamento:

    “Siamo contenti anche della prestazione contro Ravenna. Volevamo far bene contro una squadra che occupa un posto vicino a noi in classifica e per di più siamo riusciti a giocare una buona gara fuori casa. L’approccio alla gara è stato giusto, abbiamo difeso tanto. Loro sono indubbiamente una squadra forte con giovani promettenti che faranno molto bene nei prossimi anni“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    L’inizio, invece, è stato all’insegna dell’assestamento.

    “Abbiamo fatto un po’ di fatica all’inizio perché il gruppo ha avuto bisogno di un tempo maggiore per stabilizzarsi e per iniziare a rendere come poi si è visto nelle ultime settimane. Il campionato sta andando bene, nonostante ci sia mancato qualche punto. Siamo in una fase nella quale non ci possiamo permettere dei cali perché la concorrenza e il gruppo di quattro o cinque squadre che guidano la classifica della A2 è veramente molto stretto“.

    Torniamo alla partenza. So che non è stato facile lasciare Porto Viro.

    “Lasciare un gruppo nel quale ti sei sempre trovato benissimo, e una piazza nella quale ti sei sentito a casa, non è mai facile. Non è un lamentarsi del presente, perché Siena è un posto in cui mi trovo molto bene e nel quale si sta creando un bellissimo gruppo. Diciamo che negli ultimi anni ho trovato sempre esperienze nelle quali mettere la parola fine ti mette addosso molta nostalgia. Avresti voluto vincere di più, raggiungere degli obiettivi più ambiziosi rispetto a quelli conquistati. Ora sono concentrato sul fare sì che questa stagione si concluda nel migliore dei modi“.

    È da alcuni anni che lei, Pierotti, ha un desiderio spasmodico di tornare in Superlega. Sbaglio?

    “Lo direi meglio. Nel senso che vorrei conquistarmi la Superlega sul campo, vincendo una A2 e salire in Superlega, non tanto per il prestigio del campionato che giocherei o degli avversari che potrei incontrare o ritrovare, ma per misurarmi di nuovo dopo anni con un mondo che ho già avuto la fortuna di conoscere sia giocando a Modena che a Vibo“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Un Pierotti profondamente cambiato, però.

    “Ho fatto un percorso e penso che anni fa non sono riuscito a godermi l’esperienza della A1 appieno perché ero troppo giovane. Resta un sogno e mi piacerebbe ritrovare quella categoria, ma voglio meritarmela sul campo. Mi ripagherebbe di più vincere il campionato che fare il salto senza essermelo conquistato. Dico sul serio“.

    Con chi le piacerebbe giocarsela? La classica domanda da pistola alla tempia.

    “(ride, n.d.r.) Lei vuole sentirmi dire Porto Viro? Diciamo che mi farebbe piacere giocarmi una finale sul campo contro la mia ex squadra. Ma anche con Cuneo ad esempio per il rapporto che mi lega a Massimiliano Cioffi o Santa Croce per l’amicizia con Antonio Cargioli. Sono due esempi perché di amici che incontro sui campi ormai ce ne sono parecchi“.

    Ripensando allo scorso anno, e ad una finale quasi decisa in partenza, pensa che quest’anno sarà più stimolante giocarla?

    “Lo scorso anno la strada di Vibo Valentia sembrava in effetti già segnata. Ma, certamente, giocarci per vincere era un enorme stimolo. Quest’anno tantissime squadre hanno le loro chance e molte potranno provare a giocarsi la vittoria fino alla fine“.

    Anche Fano sta facendo un campionato di A3. Ha mai pensato ad un futuro a casa?

    “Sì, è capitato di fare questo pensiero, ma viaggiare e giocare fuori casa ancora non mi pesa. Mi piacerebbe tornare a far parte della società di cui ho fatto parte nel periodo delle giovanili e che mi ha lanciato, ma ora è troppo presto. Sono contento che stiano facendo bene e spero continuino così“.

    di Roberto Zucca LEGGI TUTTO

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    Leonardo Colli, bandiera di Santa Croce: “Il legame con questa società è fortissimo”

    Nelle ultime settimane, la pallavolo e l’università hanno camminato su due strade parallele nella vita di Leonardo Colli. Promettente e studiosissimo frequentante della magistrale in Strategia, management e controllo all’Università di Pisa e pedina fondamentale della Kemas Lamipel Santa Croce, Colli si trova davanti un bivio, in cui performare è la parola chiave e over expected è il livello che i due campi della vita si aspettano dall’attaccante toscano:

    “Confermo che sia una stagione piuttosto impegnativa, perché oltre alla pallavolo, che è una parte della vita professionale, l’università in questo periodo risulta essere un pensiero costante. Sono vicino al traguardo della tesi e nelle prossime settimane dovrei discutere un elaborato sul crowdfunding che mi tiene impegnato ogni momento in cui non c’è la pallavolo a tenermi occupato. Ma ce la faremo! (ride, n.d.r.)”.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Stagione di salite e discese quella di Santa Croce.

    “Sì, alterniamo fasi buone a periodi bui. Purtroppo c’è stato qualche problema fisico di troppo che ha riguardato sia me che amici come Simone Parodi. L’arrivo di Allik da Israele è stata una bella iniezione che ci ha portato ad uscire da una crisi di risultati. Le ultime settimane si sono distinte per una sconfitta netta con Aversa e per tre tie break, uno dei quali vincente. Stiamo provando a capire perché spesso non siamo capaci di risultare all’altezza delle partite che ci vengono richieste. La situazione si complica un po’ in chiave Play Off, ma sono certo che riusciremo ad uscire da questo ennesimo momento no“.

    La classifica dice che siete a 8 lunghezze dai Play Off.

    “Sì, ma in questo momento l’obiettivo è pensare a ricostruire. Ci siamo adagiati dopo alcune prestazioni, ma in questo campionato non puoi assolutamente permettertelo. Basta vedere cosa succede più in alto, dove al di là di Grottazzolina, tre o quattro squadre sono attaccate per giocarsi il secondo posto e sono agguerritissime. In generale quest’anno il rafforzamento è stato totale e il tutti contro tutti è l’unica cosa che vedo ogni domenica. Non puoi aspettarti altro se non di trovare davanti compagini che ti faranno penare per concederti anche solo un punto“.

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    La convivenza con Parodi, che prima ha citato, è un elemento che mette in campo la generosità e la maturità professionale di entrambi.

    “Mi piacerebbe avere più tempo da dedicare ai compagni di squadra in questo periodo di impegni accademici. Con Simone abbiamo saputo trovarci dal primo giorno ed è nato un rapporto che spero possa proseguire dopo la fine della stagione. Ogni tanto riconosciamo entrambi il fatto di essere molto simili caratterialmente. Lui è un giocatore con un bel passato ed è un compagno molto generoso. Una bella persona per questo ambiente, dico sul serio“.

    Colli sembra cresciuto parecchio nelle ultime due stagioni. Anche se sembra molto attaccato al fattore Toscana.

    “Ho basato la mia vita qui, perché la mia vita è sempre stata qui, la mia ragazza con cui sto da nove anni è qui con me e l’università negli ultimi anni mi ha tenuto vicino a Santa Croce. Devo essere altrettanto onesto e dire che ho sempre preferito Santa Croce alle proposte di progetti simili arrivate anche da fuori. Sono cresciuto pallavolisticamente in questa società così prestigiosa e il mio legame resta fortissimo. È per questo che magari, a parità di condizioni, non ho minimamente esitato a restare in un posto che considero la mia seconda casa“.

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    Il sogno della Superlega c’è?

    “(ride, n.d.r.) Sono troppo vecchio per la Superlega, quest’anno ne faccio 28. Scherzi a parte, la curiosità resta, magari proprio qui nella mia terra“.

    di Roberto Zucca LEGGI TUTTO