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    Il ritorno di Andrea Santangelo: “A Pineto non potevo dire di no”

    Ritrovarlo nel campionato di Serie A2, che negli anni scorsi ha arricchito con alcune prestazioni da leader del suo ruolo, è una notizia già di per sé. Aggiungiamo il fatto che Andrea Santangelo ritorna in una terra a lui molto cara, perché significa casa, cioè l’Abruzzo, e ancor di più in una società che lo ha corteggiato negli ultimi mesi e che del suo contributo cercherà di non privarsi, al fine di centrare un traguardo fondamentale come la salvezza. L’idillio è presto fatto. L’Abba Pineto e Santangelo saranno protagonisti di una cavalcata pallavolistica che lascia poco spazio all’immaginazione:

    “Sono tornato in Abruzzo per cercare di supportare la società e dare una mano alla squadra a centrare l’obiettivo della salvezza. Sono contento di essere qui perché con Pineto avevo cominciato all’inizio della stagione a fare qualche allenamento, in attesa di andare all’estero. Si è dimostrata una società presente e non abbiamo mai perso i contatti in questi mesi. Quindi, nel momento in cui si è manifestata la proposta di tornare qui e giocare il girone di ritorno, non ho potuto dire di no“.

    Ha fatto una scelta molto precisa alla fine dell’estate. Non era sparito dai radar come molti hanno creduto.

    “Sì, non ho semplicemente accettato le proposte che mi si sono presentate durante il mercato estivo, per una serie di ragioni. Alcune non mi interessavano o non venivano incontro ai miei desiderata, e soprattutto volevo provare a tornare un po’ all’estero, visto che per me sono sempre state delle stagioni dal punto di vista dell’esperienza decisamente proficue e stimolanti“.

    foto Andrea Iommarini

    Ha cominciato la stagione a Baku, in Azerbaijan.

    “Sì, ad ottobre mi sono trasferito a Baku, in una società ambiziosa del campionato azero, con la quale ho disputato anche qualche partita in Challenge Cup. Siamo stati sfortunati con il sorteggio e siamo usciti al secondo turno per merito del Panathinaikos di Jiri Kovar. Una squadra veramente ostica. In campionato invece viaggiavamo nei primi posti della classifica. La società poi, per la mancanza di uno sponsor, ha avuto delle piccole difficoltà economiche e quindi ci ha lasciati liberi di poter scegliere di cambiare squadra. A quel punto il dialogo con Pineto si è fatto più fitto e nel periodo di Natale ho deciso di tornare a casa“.

    Una gioia a metà. Ritornare in Italia, ma alla ricerca di una nuova collocazione.

    “Intanto felice di aver potuto trascorrere un periodo nel quale solitamente sono sempre stato in viaggio a casa con i propri cari. Ho continuato ad allenarmi finché non si è concretizzata l’opportunità di ricominciare qui in Abruzzo“.

    A Pineto ci vuole il miglior Santangelo in questo momento.

    “Sicuramente sono qui per spaccare e per continuare un percorso pallavolistico nel quale voglio anche divertirmi in campo. In questa squadra ci sono ottimi elementi con i quali poter far bene e poter dare il massimo. La volontà di essere il solito Santangelo c’è quindi tutta“.

    Negli ultimi anni lei ha voluto fare davvero ciò che la soddisfa. Non è mai sceso ad alcun compromesso.

    “Negli anni mi sono creato delle alternative fuori dalla pallavolo, ma vivo per questo sport! Amo troppo le sensazioni e le emozioni che si provano in campo, durante una partita tiratissima ad esempio e ne sono dipendente. Non riuscirei a staccarmene facilmente. Il mio obiettivo è quello di essere uno dei giocatori più longevi della pallavolo!“.

    Dopo tutti questi anni all’estero cosa pensa di aver portato di diverso dagli altri?

    “Aver girato il mondo mi ha aperto la testa. Mi ha fatto capire il valore del team building e il valore del cambiamento. Mi sono ritrovato ad adattarmi a situazioni completamente diverse, in campo e fuori, e questo mi ha arricchito enormemente. Anche qui a Pineto nel giro di poche settimane sono passato dal giocare un campionato completamente diverso al tornare in breve tempo e alle logiche, al gioco e ai ritmi del torneo italiano. Devi avere una bella velocità mentale e fisica per poter affrontare tutte queste situazioni nuove. Ripeto, la volontà c’è tutta“.

    A proposito di diversificazioni, lei è proprietario di un caffè ad Isernia.

    “Sì, l’ho aperto con un amico conosciuto sui campi da volley tanti anni fa e si chiama Bella House. È un locale che piace e sul quale ho investito negli anni. I risultati ci hanno dato ragione“.

    di Roberto Zucca LEGGI TUTTO

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    La rinascita di Mads Jensen: “A Cuneo per tornare ad alto livello”

    Cosa non riesce ad essere Mads Jensen? Forse nulla, dato che l’asso nella manica della Puliservice Acqua S.Bernardo Cuneo può essere e sa essere tutto. Danese dal perfetto italiano, arrivato nel nostro paese per strabiliare gli occhi dei tifosi veronesi, quest’anno Mads ha deciso di accettare la proposta di una A2 ambiziosa, intenzionata a riportare finalmente uno dei vecchi templi della pallavolo là dove merita:

    “Dopo l’infortunio a Verona, che mi ha tenuto fuori dal campo per molti mesi, ho sentito l’esigenza di tornare in campo per avere ampio spazio, e la proposta di Cuneo rispondeva proprio a questo obiettivo. Comprendo molto bene che un’assenza così lunga come quella che ho affrontato, potesse in qualche modo pregiudicare la possibilità di trovare un posto in Superlega, e ho scelto di accettare un progetto in cui il mio apporto potesse essere importante per la squadra e per giocare una pallavolo di alto livello. A Cuneo sapevo di trovare un ambiente che favorisce la crescita, che per me è fondamentale“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Cuneo al terzo posto della classifica. Si lotta per il vertice, Jensen?

    “Si lotta, ma ci si diverte anche, perché è un campionato molto competitivo, nel quale si combatte giornata dopo giornata. Secondo me le partite combattute sono le più belle da giocare. Non conoscevo la A2, se non per qualche squadra che magari negli anni precedenti si trovava in Superlega, penso a Ravenna o a Siena, nostre avversarie. Mi avevano detto che poteva succedere di tutto, e infatti ci sono giornate dai risultati imprevedibili, nelle quali la classifica e la posizione contano davvero poco“.

    L’ambizione di ritrovare la Superlega da parte sua c’è?

    “Sono molto ambizioso nella vita. È naturale che le sfide mi piacciano e che se ho scelto di essere qui quest’anno è perché sono convinto che questa sfida, con la squadra, possiamo affrontarla tutti assieme. Continuando a lavorare con questa intensità sono convinto che i risultati possano continuare ad arrivare in maniera costante“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Ambizioso e determinato. Mi ha molto colpito il trattamento del suo infortunio. Lo ha condiviso e ne ha parlato con sincerità.

    “Sì, perché è stato un periodo lungo e non semplice. Nella testa si annidano mille dubbi, dal fatto di pensare a come e se si tornerà nella stessa condizione in cui hai lasciato il campo, al voler recuperare nel modo più veloce e più efficace possibile. Non è possibile avere sotto controllo tutto e fare sì che ciò che vuoi sia per forza ciò che poi accade, ma devi imparare a resistere. A Verona sono stati bravi a darmi tutto il supporto e le cure possibili. Ora ho superato la parte peggiore, sono affamato e pronto a dare il mio contributo al 100% per questa Cuneo“.

    A Cuneo è tornato uno Jensen molto cambiato. È d’accordo con me?

    “Cosa intende?“.

    La trovo più complice con i compagni, anche con la pallavolo. Si gode di più la partita, forse.

    “Sì, questo è vero. Mi godo l’incontro e il piacere di essere tornato a fare il mestiere che più amo. È anche vero che, infortuni o no, con gli anni e la maturità i cambiamenti arrivano per tutti. Io non nasco opposto, perché fino a qualche anno fa ero palleggiatore. Con gli anni si cresce, si cerca di essere completi in ogni situazione, oltre ad imparare a trovare il proprio ruolo in campo“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Gioca una pallavolo prospettica. Mi ha ricordato Nimir Abdel-Aziz, non a caso.

    “Infatti ci accomuna l’essere stati palleggiatori. Lui è un grande giocatore e il paragone mi può solo far piacere, però lui è lui e io sono io. Posso dire che ciò che noi palleggiatori dobbiamo maturare in un avvicendamento di ruolo simile è capire di dover essere pronti a cambiare il corso delle partite con il nostro gioco. È un bel cambio di mentalità, mi creda“.

    Danesissimo anche in questa affermazione. È vero che frequenta l’università in Italia?

    “Sì, studio Economia e Commercio a Verona“.

    Sarà un primo della classe, Jensen?

    “Me la cavo, dai. Il tempo per studiare non è tantissimo. Ora, ad esempio, sono nel pieno della sessione invernale“.

    Lei è uno che gioca e studia in maniera totalizzante?

    “Cerco di non focalizzarmi solo su questo, perché trovo che sia molto dura non avere alternative nella vita. Lo studio è stato il mio piano B. Qui a Cuneo, ad esempio, mi piace da morire andare in montagna. Una cosa che mi riconcilia con casa mia ed è anche un modo per stare qualche ora con i compagni di squadra quando si ha del tempo libero“.

    di Roberto Zucca LEGGI TUTTO

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    Nicola Tiozzo: “Porto Viro è casa mia e la responsabilità si fa sentire”

    Quanti giocatori ci vogliono per formare un Nicola Tiozzo? Quante scuole di pensiero sono necessarie per creare una profondità di analisi come quella dello schiacciatore della Delta Group Porto Viro? Con Tiozzo ho fatto alcune delle riflessioni più interessanti sulla Serie A2 degli ultimi anni, e non è un caso che lo stesso Nicola sia diventato un elemento imprescindibile per la categoria, oltre a una delle bande nostrane più forti. Quest’anno Nicola ha scelto di tornare a casa, in Veneto e nella territorialissima Porto Viro. Un posto che per Tiozzo significa bilanci e aspirazioni, ora che per lui sono arrivati i famigerati trent’anni:

    “La prima stagione vicino a casa si è rivelata decisamente impegnativa. Anzi, se dovessi trovare un altro aggettivo, sceglierei la parola strana. A 30 anni scegli di riavvicinarti a casa, ritrovare la famiglia e i tuoi amici ogni domenica al palazzetto. Però succede anche che ti senti addosso la pressione di giocare dove è nato tutto, dove sai che la gente ti prenderà come riferimento dei momenti migliori, ma anche di quelli in cui ci devi mettere la faccia. È così che ti dimentichi di dove sei e ti immergi completamente nella concentrazione di una stagione in cui sai che in ogni caso tu dovrai sempre fare di più. Almeno, io sono fatto così. Non riesco a non sentirmi responsabile soprattutto quando Porto Viro per me significa giocare a casa mia“.

    Foto Delta Volley Porto Viro

    Tutti si aspettano Super Tiozzo la domenica. Non basta mai?

    “È un momento di vita in cui ho scelto di trovarmela addosso. Non me ne lamento, anzi, posso vivermi le persone care in maniera diretta e quotidiana, e in questa fase della mia vita lo trovo un aspetto fondamentale. Quando si ritorna a casa, dopo tanti anni di carriera trascorsi fuori, almeno dieci mesi l’anno, ti rendi conto di quante cose hai sacrificato per la pallavolo. E adesso è arrivato il momento di godersi tutto ciò che per anni ho trascurato per dare priorità alla pallavolo“.

    La pallavolo a Porto Viro è sicuramente centrale.

    “Sono ripartito dalle sensazioni, dal godermi ciò che provo entrando in campo e da qualche giornata tutto ciò che si è fatto per migliorare la situazione sta dando i suoi frutti“.

    Foto Delta Volley Porto Viro

    Squadra nuova, allenatore nuovo. Bilancio del girone di andata?

    “Abbiamo preso le misure con il campionato e siamo riusciti tutto sommato a restare in corsa per gli obiettivi della stagione. Alcuni risultati non spiegano appieno la prestazione, che è stata buona ma non ottimale. Mi riferisco ad esempio ad uno degli ultimi risultati con Ravenna. Per ciò che riguarda il gruppo, ho certamente trovato e ritrovato elementi come Sperandio, Zorzi, Carlesso, Sette e Garnica che mi hanno fatto sentire subire il sapore di casa. Il girone di ritorno è certamente quello in cui dobbiamo provare a dire la nostra molto meglio rispetto all’andata“.

    Obiettivo?

    “Play Off, certamente. Il potenziale di questa Porto Viro non è ancora al 100%, e quando saremo davvero quelli che per tutta la settimana fanno vedere ottime cose in allenamento, a mio modesto parere, non avremo paura di nessun avversaria. Possiamo batterci con tutti e possiamo avere la meglio su chiunque. Bisogna volerlo“.

    Foto Delta Volley Porto Viro

    Intanto domenica ha battuto la capolista Grottazzolina…

    “Sicuramente era una vittoria che serviva, non vincevamo in casa da un po’, ed è arrivata al momento giusto. Serviva a noi per provare ad essere più concreti e ad acquisire sicurezze quando giochiamo in casa, e al nostro pubblico che ci sostiene anche in trasferta. Quindi avanti così“.

    Chiudo con una battuta. Si dice che lei sia tornato in Veneto anche per tornare ad uno dei suoi primi amori… parlo del Beach Volley.

    “(ride, n.d.r.) Per divertirsi, certo. Però sono in fase di decisione del compagno con cui giocherò qualche tappa in estate. Non posso rivelare il nome, ma sarà una bella sorpresa. Ho scelto una persona che, come me, può diventare un riferimento sul territorio e con il quale poter costruire qualcosa lungo l’estate delle tappe, del Campionato Italiano e dei tornei B1. Vedremo, prima va conclusa al meglio questa stagione indoor. Poi a Chioggia comincerò ad allenarmi“.

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    Paolo Porro: “Finora siamo soddisfatti, ma l’obiettivo è la semifinale”

    È il Paolo Porro di sempre. Affabile, grintoso, spregiudicato nel gioco come dovrebbero essere tutti alla sua età. Ma Porro cresce, e continua a incantare la Superlega, nella quale interpreta ormai il ruolo di uno dei più importanti registi del panorama nostrano. Anche l’Allianz Milano cammina con Paolo, nonostante la battuta d’arresto in CEV Cup e quella contro Civitanova in campionato, che non pregiudicano la strada verso gli obiettivi stagionali:

    “Siamo usciti dalla Coppa e mi permetto di dire che lo abbiamo fatto con onore, contro una formazione del campionato polacco (l’Aluron CMC Warta Zawiercie, n.d.r.) che si è rivelata da subito un avversario difficile. Non è stato bello perdere 3-0 la scorsa settimana e non riuscire a porre rimedio al risultato dell’andata. Brucia un po’, ma adesso la testa è rivolta al girone di ritorno del campionato e alla Final Four di Coppa Italia. Sono due obiettivi a cui teniamo particolarmente“.

    Lo scontro diretto per il quarto posto con Civitanova non è andato per un soffio…

    “Abbiamo giocato una partita altalenante, esprimendo un buon gioco a fasi alterne. Per una questione di sottigliezze il quinto set non ci ha dato ragione. Ci rifaremo. Abbiamo Trento e la Coppa Italia a cui pensare. Lavoreremo moltissimo per fare sì che le cose possano andare al meglio“.

    A gennaio si può già tracciare un piccolo bilancio della stagione.

    “Direi che siamo soddisfatti della prima parte di campionato. Essere tra le prime cinque della classifica non era affatto un obiettivo semplice, pensando al mercato di tutte le società. Sicuramente Milano aveva uno zoccolo duro da cui partire, ma ha anche dovuto fare a meno di me e Yuki Ishikawa per alcune giornate a causa di piccoli infortuni, e nel momento in cui giocatori come lui mancano alla formazione base le gare ne risentono“.

    Ricordiamo che Milano lo scorso anno fu la sorpresa della stagione.

    “L’obiettivo di quest’anno è entrare tra le prime quattro e giocarsi la semifinale scudetto. Ci siamo ritrovati immersi in un torneo difficile, dove Trento dimostra di avere quel qualcosa in più e certamente ora è più avanti di tutti. Per il resto siamo tutte lì, e ci troveremo di fronte degli squadroni che non arretrano di un passo rispetto all’inizio della stagione“.

    Foto Allianz Milano

    Porro cresce con Milano e l’Allianz è cresciuta con Porro. Le piace questa associazione?

    “Sì, mi piace molto, perché stare a Milano mi fa sentire parte di un progetto importante, nel quale soprattutto nelle ultime stagioni ho dimostrato di aver maturato consapevolezza e responsabilità. Con Piazza lavoro bene e con la squadra stiamo progredendo ogni anno“

    Quando un presidente come Lucio Fusaro dice in un dopopartita che lei verrà ceduto solo per “cinquecento milioni di miliardi di dollari”, la cosa la fa sorridere?

    “(ride, n.d.r.) Il presidente Fusaro è una persona nota per le sue affermazioni simpatiche e sicuramente ha molta stima di me. Lo dimostra ogni anno e in varie occasioni. Quando leggo quelle dichiarazioni sì, sorrido, ma mi sento fortunato di far parte di una società in cui i vertici si esprimono in quel modo“.

    Quindi mettiamo a tacere le voci di mercato? Anche perché 500 milioni di miliardi non ce li hanno nemmeno gli Emirati…

    “Esatto!“.

    All’estate invece, intesa come Parigi 2024, qualche sera ci pensa?

    “No, sono onesto. È troppo presto, sono troppo immerso in questo momento con la stagione di Milano e voglio davvero dare priorità a questo“.

    di Roberto Zucca LEGGI TUTTO

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    Tommaso Stefani è tornato: “L’infortunio mi ha insegnato la pazienza”

    Immagino quanto il suo cuore batta. Perché batte a me, che la pallavolo la scrivo e non la vivo direttamente sulla mia pelle. Questo momento, in quel di Padova, è stato nella sua testa per un anno intero, ossia da quando, in quel di Taranto, Tommaso Stefani ha fatto cenno che con la spalla ridotta in quello stato era impossibile continuare a giocare. Un’operazione svolta con successo dall’uomo dei miracoli, il professor Porcellini, e una riabilitazione condotta dal demiurgo dello sport Elisa De Santis, ed ecco Stefani rinascere. E tornare, dopo 365 giorni, in campo, per continuare la sua brillante carriera nelle fila della Pallavolo Padova:

    “Avevo firmato a Padova, ma quando il discorso dell’operazione e del recupero avevano dilatato le tempistiche del recupero avevo scelto di comune accordo con la società di risolvere il contratto. Siamo rimasti però in contatto costantemente e Padova, nel momento in cui mi ha visto impegnato nell’ultimo periodo di recupero, ha ripreso il dialogo. Con l’infortunio di Tommaso Guzzo, le cose si sono velocizzate e mi è stato chiesto di tornare il prima possibile. Eccomi qui, felice di essere in quella realtà e soprattutto desideroso di riprendere a giocare con continuità“.

    Un infortunio così che cosa è in grado di lasciare?

    “Tante cose con cui fare i conti ogni giorno. La testa ti dice una cosa, il corpo te ne dice un’altra. Mi ha insegnato la pazienza e la disciplina estrema, nonostante io fossi già un atleta molto disciplinato. Quando vuoi tornare ad essere quello di prima o anche meglio di prima, sai che dovrai fare i conti con il tempo che passa lentamente ma anche con la consapevolezza che quel tempo lo dovrai gestire in maniera proficua con chi ti gestisce e con te stesso“.

    Foto Instagram Tommaso Stefani

    Il momento più difficile?

    “Il periodo tra il quinto e il sesto mese. Ero stanco, volevo spaccare il mondo e non potevo fare nulla“.

    Ci si isola da tutto e tutti?

    “Non guardavo nulla perché mi faceva male il pensiero di non potermi giocare nulla. Mi sono un po’ chiuso in me stesso e sono stato a casa con la mia famiglia, che mi ha sopportato e supportato. Non riesco a mentire sul fatto che è stato difficile, che di uscire con gli amici non ne hai più voglia e che un giorno vorresti vomitare tutto quello che provi a qualcuno e il giorno dopo vorresti solo parlare con te stesso. Ne esci certamente più forte, più strutturato e sembra che niente ti possa più scalfire. Ma è un periodo complicato e lunghissimo“.

    Papà ti ha allenato. È stato la sua spalla, mi perdoni il gioco di parole, quando la sua spalla è mancata all’appello.

    “Papà mi ha allenato alla Pallavolo Sestese, che per me rappresenta sempre casa. Ringrazio anche Santa Croce e Siena, che in questo autunno mi hanno chiamato per allenarmi e dare il mio contributo in palestra. La mia famiglia è stata fondamentale, sì, è vero“.

    foto Roberto Muliere

    Da dove si riparte?

    “Da Padova e da un gruppo nel quale ho ritrovato dal primo giorno affetto, stima ed entusiasmo. Ritrovo Marco Falaschi, che avevo lasciato a Taranto e mi fa enormemente piacere. Trovo un gruppo giovane ma desideroso di fare un buon girone di ritorno, centrando i traguardi proposti dalla società. Mi sono ambientato ed è un posto che mi fa pensare di poter effettuare un ritorno in serenità, prendendomi il tempo di tornare al massimo della condizione“.

    Per lei un anno fa si disegnava un certo percorso. Dopo un anno di stop, lei continua ad avere in testa quel percorso?

    “Se non credessi nel mio ritorno al 100% e nel proseguimento di quella carriera con quegli obiettivi sarei un incosciente. Il futuro, quindi, voglio che sia come l’ho sempre immaginato. È stato uno stop forzato, ma il sogno voglio che non si fermi mai“.

    di Roberto Zucca LEGGI TUTTO

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    Riccardo Romoli: “Non mi sento un leader, ma so supportare i compagni”

    Più che utilizzare il linkediniano termine “carriera”, per Riccardo Romoli è bene parlare di “percorso”. Di una strada contornata da una faticosa gavetta, e nella quale il cartello con la scritta Sarlux Sarroch rappresenta una direzione obbligata da ormai moltissimi anni. Anni nei quali, come dice spesso Romoli, il rinnovo di contratto è avvenuto tramite una stretta di mano, in una società con la quale lo scorso anno ha giocato il miglior campionato della sua vita, trionfando in Serie B con oltre 700 punti all’attivo ed arrivando in Serie A3 con la fiducia di poter fare qualcosa di buono esattamente come negli anni precedenti:

    “Posso limare ancora qualcosina. Per essere il primo anno, parlo a livello individuale, non posso non essere soddisfatto però. Il campionato di A3 me lo aspettavo esattamente così, ossia diverso da quello di B e certamente molto più competitivo“.

    Si sapeva dall’inizio che sarebbe stato impossibile vincere tutte le partite come lo scorso anno. Ribadisco, tutte.

    “Quest’anno dobbiamo sudarci ogni punto, ogni set con tutti quanti e anche l’ultima in classifica può vincere con la prima della classe. Lo scorso anno anche quando i punti che ci separavano da qualche avversaria in alcuni set erano sette o otto, si riusciva quasi sempre a ribaltare il risultato. Forse sarà stato l’effetto di essere stati primi in classifica per tutto il campionato, e quindi l’avversario, quando si tiravano fuori le unghie, alzava alle volte bandiera bianca. Ecco, in questa stagione, è impossibile che succeda“.

    Foto Polisportiva Sarroch

    Tutti pensavano che Romoli potesse giocare bene. Ma così bene, forse no.

    “Io ho la percezione che il così bene non rappresenti appieno la situazione. Ci sono state gare come quelle contro Brugherio o il derby o la prima contro Garlasco, nelle quali non ho fatto il massimo. Mi spiace quando la squadra risenta di queste giornate così, e torno sempre in palestra cercando di dare il massimo e di recuperare il ritmo in vista della partita successiva“.

    Sarroch appare “Romolicentrica” alle volte. Si sente più responsabile o più lusingato di una squadra che in qualche modo dipende dal suo leader?

    “Più responsabile, certamente. Non mi sento un leader, questo lo dico senza problemi. Sono un capitano che cerca di supportare i compagni di squadra spesso, ma non sempre, perché mi rendo conto che alle volte ho bisogno anche io di essere tenuto su. Forse quello che emerge, alle volte, non è il romolicentrismo come lo definisce lei, ma il fatto che tengo le emozioni dentro di me e magari presto attenzione se qualche compagno è più in difficoltà di me“.

    La Sarlux lavora per centrare una storica salvezza in A3. Per arrivare al traguardo è arrivato Giombini.

    “Sono molto contento del lavoro iniziato con Leo. Il cambio è arrivato come in tutte le società quando le cose non vanno più come dovrebbero andare. In queste prime settimane ha dato un’impronta che serviva, lavorando su una maggiore intensità in allenamento che sentiamo e abbiamo provato da subito. Quest’intensità la stiamo ancora digerendo e sono certo che i risultati cominceranno ad arrivare con costanza. Io entro in palestra ogni sera pensando che la salvezza non sia l’unico obiettivo su cui si debba lavorare“.

    Foto Polisportiva Sarroch

    Romoli vuole i Play Off?

    “Io ci credo. La classifica è corta dopo i primi posti e certamente abbiamo il dovere di provarci, visto che conosciamo il livello di tutte le avversarie. Dovremo cercare di conquistare i nostri punti in casa e magari sorprendere qualche avversario in trasferta, raggranellando punti importanti in chiave classifica“.

    Lo dice alle ragazze che da quest’anno allena all’Aquila Cagliari?

    “Il coach Tiziano Vacca e Alessio Cadeddu mi hanno chiesto di dare una mano e, visto che sto acquisendo il patentino di allenatore, riesco parzialmente a dare una mano, anche con la Seire A3 da giocare. Sta andando molto bene per le ragazze della Serie C, che purtroppo riesco raramente a seguire in campionato. È un test questo primo anno nel femminile“.

    Si ha la sensazione che lei voglia ancora investire tanto nella sua carriera.

    “Per me è il primo pensiero. Lavoro nel settore sportivo, ma lo spazio per il percorso in Serie A è fondamentale, e spero di potermi togliere ancora molte soddisfazioni nel suo proseguimento“.

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    Leonardo Puliti tra Play Off e nuove sfide: “Godiamoci il momento”

    Lo scorso 2 aprile, dopo tre set giocati come se fosse davvero una finale, la Moyashi Garlasco ha raggiunto il punto più alto della sua storia societaria, ossia l’accesso ai Play Off di Serie A3 maschile. Il trascinatore della squadra, il motivatore di questo gruppo, è certamente stato Leonardo Puliti. Dall’arrivo di Leonardo, infatti, oltre a farsi strada nel campionato di Serie A per la prima volta, Garlasco si è radunata attorno al suo leader naturale:

    “Questo è un risultato storico per Garlasco, ci tengo a ribadirlo. La società ci ha festeggiato e ci ha tenuto a ribadire la sua enorme soddisfazione per un traguardo raggiunto, e che era il vero obiettivo della stagione. Negli spogliatoi, subito dopo la partita, ho detto ai ragazzi che è giusto prendersi un momento per capire come affrontare questi playoff“.

    Foto Volley 2001 Garlasco

    In che modo?

    “Ho detto che dovremo entrare in campo con la consapevolezza di doverci godere l’enorme regalo che ci siamo fatti. Quindi non pensando alla vittoria o alla sconfitta, ma ad assaporarci le due o le tre gare che disputeremo nella prima fase. Questa è una stagione in cui siamo partiti non al massimo ed essere arrivati fino a qui è un risultato che nessuno si sarebbe aspettato“.

    Davanti a voi si presenterà Savigliano.

    “La squadra del mio amico Dutto, con cui ho giocato in pre-juniores, e con cui, da quando lo rivedo sui campi della A3, ho ricreato un rapporto di stima e amicizia. Mi fa piacere giocare contro Francesco e contro questa squadra. A lui ho detto che mi piacciono molto perché hanno saputo cambiare poco e creare un gruppo affiatato.”

    Foto Volley 2001 Garlasco

    Un confronto alla pari.

    “Loro con noi hanno vinto in campionato, noi invece abbiamo avuto la meglio in pre-season. Credo che, come loro, siamo arrivati a un punto in cui il gruppo squadra si è creato ed ora siamo molto affiatati. Sarà una bella sfida. Mi fa piacere giocarmela contro di loro“.

    Quali sono gli assi di Garlasco?

    “Stipe Peric, che raccoglie numeri incredibili in A3. Giannotti, che per me dal punto di vista umano è stato una scoperta, e dal punto di vista del gioco ha trascinato la squadra con prestazioni eccezionali e decine di punti partita fondamentali. Ma in generale è una squadra che ha saputo fare tesoro di ciò che gente con un po’ di esperienza ha cercato di trasmettere ai più giovani, motivando anche quelli più senior“.

    Foto Volley 2001 Garlasco

    Svestiti i panni del giocatore, non tutti sanno che lei è tornato lì dove tutto è nato. Il Vero Volley.

    “Voglio fare una premessa, ossia dire che gli anni al Vero Volley sono stati gli anni più belli in cui ho giocato a pallavolo. Al di là dei successi sportivi, l’ambiente è sempre stato bellissimo, e il gruppo di amici che si era creato è presente tutt’oggi, anzi, si è da poco riunito. Diciamo che è una famiglia costantemente in contatto. Sono stato lanciato da Monza nel mondo della pallavolo, ed ora, dopo un’importante esperienza in una grande multinazionale, Vero volley mi ha dato fiducia in un ruolo delicato e di grande responsabilità, lanciandomi nel mondo del lavoro“.

    Di cosa si occupa?

    “Sono un account manager. Gestisco la partnership tra il Vero Volley e Decathlon. Collaboriamo su progetti comunitari e su attività che vanno dalle giovanili alla prima squadra. Curiamo la strategia di sviluppo del brand affiancando Vero Volley come partner. Monza, inoltre, è una sorta di laboratorio di ricerca e sviluppo per Decathlon per il lancio di nuovi prodotti dedicati alla pallavolo e destinati ai mercati mondiali. È bellissimo far parte di questo progetto. Ho sempre sognato di trasformare il mio amore per la pallavolo in un lavoro“.

    Leonardo Puliti con Fabiola Facchinetti/Foto Vero Volley

    È un bel momento, Leonardo?

    “Sì. Lo è tanto. Oggi ero ad un pranzo con la presidente Marzari, mi sono guardato attorno e sono felice di essere tornato qui“.

    Si aspettava di tornare a giocare queste gare?

    “Non avevo aspettative negli anni scorsi. Volevo solo capire dove poter arrivare. Sono felice di averlo fatto qui e con questa Garlasco“.

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    Kristian Gamba: “La nostra Cantù nasce dalla voglia di riscatto”

    Nelle file del Pool Libertas Cantù che quest’anno ha stupito molto più di ciò che doveva essere la norma in Serie A2, Kristian Gamba è sicuramente la punta di diamante. Oltre 400 punti messi a segno anche in questa stagione, medie da leader, ma mentalità di chi vive tutto con la giusta misura, la corretta consapevolezza e l’assenza di aspirazioni troppo arrivistiche, spesso tipiche dello sport:

    “Apprezzo molto il nostro presidente Molteni, che ci ha detto proprio qualche giorno fa di goderci ciò che ci sta capitando. Siamo tutti soddisfatti, certamente, ma stiamo vivendo questo periodo della stagione col pensiero di raccogliere ciò che ci siamo sudati per tutta la stagione in palestra“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Cantù a pochi punti di distanza dalla testa della classifica. Non lo avrebbe detto nessuno.

    “No, questo sicuramente. All’inizio della stagione, l’obiettivo della società era quello di raggiungere una tranquilla salvezza. Abbiamo iniziato a lavorare, e domenica dopo domenica, abbiamo creato la chimica giusta e affinato il gioco migliore, che ci ha permesso di centrare alcuni risultati importanti. Una volta che l’obiettivo salvezza è stato raggiunto, ci siamo accorti che quell’entusiasmo era rimasto e quella magia che si era creata anche dentro gli spogliatoi, volevamo e vogliamo tutti capire dove possa portare“.

    Ora l’obiettivo è una finale contro Vibo? O meglio la scaramanzia?

    “Guardi, non sono scaramantico e le dico che certamente vogliamo arrivare il più lontano possibile. Diversamente da altre squadre, non abbiamo alcuna pressione creata da ciò che si deve fare. Giocare con un presidente che si siede in panchina per stare con noi, tifare per noi, e ci dice di divertirti e divertire chi viene a tifare la domenica, è una boccata d’ossigeno che respiriamo tutti“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Perché funziona così bene Cantù?

    “Io credo che ognuno di noi sia arrivato qui col desiderio di riscattarsi da alcune precedenti situazioni. Mi sono accorto dai primi giorni che, oltre a trovarmi bene con tutti i compagni, c’era in tutti noi la voglia di dire qualcosa in più rispetto alla stagione passata. Abbiamo provato a farlo ed eccoci qua a parlare di questo bel momento“.

    Sognare non costa niente. Mi dica se la battuta sulla Superlega è capitato di farla negli spogliatoi?

    “Più che altro è capitato di fare delle scommesse del tipo se vinco questo, faccio questo. Che poi è una cosa tipica degli spogliatoi in cui si scherza sugli obiettivi così ambiziosi“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Dal Club Italia, passando per Motta, è finito a Cantù. È stato un percorso di crescita costante o cambierebbe qualcosa?

    “Bella domanda. Sicuramente tutto quello che mi è capitato è servito a farmi diventare il giocatore che sono oggi. Anche, ad esempio, cambiare ruolo nel primo periodo a Motta e provare a giocare schiacciatore. Una scelta imposta, della quale ho cercato di trarre tutto il beneficio possibile, anche se snaturarmi non era ciò che volevo. Per il resto sì, credo che il mio bagaglio sia migliorato di stagione in stagione“.

    Degli anni del Club Italia, c’è qualcuno che merita particolarmente ciò che ha avuto?

    “Premetto che ognuno di loro meritava tanto, direi che Francesco Recine, per il modo in cui si è allenato, la costanza, la voglia di arrivare, superando anche la barriera del non essere un colosso in termini di altezza, è quello che ha meritato di più“.

    Foto Patrizia Tettamanti/Libertas Brianza

    Dei suoi esordi cosa ricorda?

    “Che a 13 anni lasciai Aosta per andare a Cuneo. Non c’erano squadre maschili per proseguire, e io spesse volte mi trovai ad allenarmi con le ragazze. Per me partire fu una gioia infinita, per i miei fu motivo di sofferenza, anche se mi lasciarono andare, vedendomi così felice. A convincerli fu certamente Monica Cresta, che in quegli anni mi ha fatto da seconda mamma, visto che a Cuneo vivevo praticamente con lei. Fu Monica a portarmi al Club Italia, poi, ed è una persona a cui devo molto“.

    Ne è valsa la pena?

    “Sì, decisamente!“.

    Se le dico Superlega, cosa mi dice?

    “Che prima o poi punterò ad arrivarci“.

    di Roberto Zucca LEGGI TUTTO