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    Antonino Russo: “A Ravenna mi sono sentito subito parte del progetto”

    La sorpresa del campionato. La squadra da battere. La Consar Ravenna dei ragazzi terribili. Si sprecano gli epiteti per la squadra romagnola, che io definirei più come un grande e vincente laboratorio del volley. Di oggi e domani. Fra i casi di successo della stagione non si può non citare il palleggiatore Antonino Russo, vent’anni e quell’aria di mare e di innocenza che fa subito isole Flegree, dove Russo ama passare le estati, se non fosse che negli ultimi anni anche la nazionale ha bussato alla sua porta:

    “Casa mi manca, è inevitabile durante il primo anno passato fuori. Lei deve immaginare che sono cresciuto con mamma e papà che mi hanno allenato al Volley Meta, che è la mia società sin da piccolo. Ho lasciato gli amici, i miei genitori. Sono arrivato in una squadra che mi ha accolto come in famiglia. Sono da sempre molto legato ad Alessandro Bovolenta, poi. Siamo praticamente cresciuti assieme“.

    Bovolenta, un po’ il condottiero di alcune delle future stelle della pallavolo.

    “Per me Ale è un fratello, davvero. Sono molto molto felice per lui e per la strada che sta facendo. Posso dire che a questo gruppo di ragazzi mi sento particolarmente legato. Alessandro è il collante tra il gruppo dei giovanissimi e quello dei più esperti, con i quali ci siamo tutti integrati alla grande e che ci hanno messo a nostro agio dal primo giorno“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Lei è perché ha deciso di lasciare casa e approdare a Ravenna?

    “Per il progetto che mi ha presentato Marco Bonitta. Un bellissimo progetto tecnico del quale mi sono sentito subito parte, con Marco e la società che mi hanno fatto capire quanto volessero puntare su di me. Questo è stato certamente un bel motivo per caricarsi e dare il 100%“.

    Per lei è il primo anno assoluto in serie A.

    “Sì, in un anno in cui Ravenna ha deciso di continuare ad investire su una squadra molto giovane. Il segreto di questa squadra penso sia quello di puntare su una squadra così, che nonostante non sia sottoposta a pressioni o ad obiettivi particolari, cerca comunque di dare il massimo sempre“.

    Come si affrontano i Play Off, adesso?

    “Tutti noi abbiamo una grande voglia di dimostrare qualcosa. Molti di noi non hanno mai giocato dei Play Off in Serie A, quindi personalmente ad esempio cerco di captare informazioni o di prendere esempio da compagni come Mengozzi o Goi, che già conoscono questa fase del campionato. Marco poi ci sta mettendo sotto per affrontare quei momenti. Siamo tutti molto carichi“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Nessuno vuole incrociarvi.

    “Il nostro essere un’incognita forse preoccupa gli avversari (ride, n.d.r.)!“.

    Con Prata vi giocherete la bella in casa.

    “Sapevamo che sarebbe stata una serie lunga e dopo un’ottima gara abbiamo sfiorato il colpaccio. Al tie break, la differenza è stata di una palla, che poteva essere buona per noi, ma che alla fine è stata buona per loro. Detto questo, siamo già proiettati alla prossima e determinati a fare bene. Così come loro hanno fatto valere il fattore campo, noi cercheremo di avere dalla nostra tutte le persone che ci vogliono bene e che verranno al Pala Costa a sostenerci“.

    Lei dopo questa stagione come se lo immagina il proseguimento?

    “L’obiettivo è cercare di mantenere la categoria e giocare titolare in A2“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Per ora niente Superlega?

    “Per ora mi piacerebbe acquisire certezze nel mio campionato“.

    Posso chiederle chi sono i suoi modelli in campionato?

    “Mi piace molto De Cecco, e anche Cachopa. Poi in generale ci sono tutti ottimi elementi in Superlega, a cominciare da Trento e passando per Perugia“.

    Cosa è disposto a sacrificare per la pallavolo?

    “Sono disposto a tutto per inseguire un sogno in cui credo“.

    di Roberto Zucca LEGGI TUTTO

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    Francesco Dutto: “A Savigliano non c’è spazio per gli individualismi”

    Il vero merito del Monge Gerbaudo Savigliano in queste stagioni di Serie A3 è stato quello di costruire una storia, più che uno storytelling: la squadra piemontese è stata in grado di cementificare un senso di appartenenza al territorio, alla società, alla squadra, trasformando ogni elemento in un mattoncino al suo interno. Non si può non riconoscere nella capacità del suo capitano Francesco Dutto un valore aggiunto importante. Ripartito quattro anni fa dalla Serie B, Francesco è stato in grado di costruire attorno a sé delle certezze che oggi hanno creato nella squadra piemontese un grande entusiasmo, rendendola di fatto una delle compagini più forti dell’intera categoria:

    “Noi partiamo tutti gli anni con l’obiettivo di salvarci. Quest’anno, con Van de Kamp in più, siamo partiti fortissimi. Purtroppo ci ha dovuto lasciare per un recupero fisico che richiede ancora tempo. Questo non ci ha impedito di fare quadrato attorno alla squadra, di riprendere un buon ritmo e di centrare l’obiettivo dei Play Off“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Obiettivo che ora diventa un’occasione per fare davvero bene…

    “Siamo arrivati quarti e troveremo sulla nostra strada Motta. Un’avversaria che in campionato è stata sempre molto ostica e composta da giocatori di grande esperienza. Sarà un altro campionato e cercheremo sicuramente di dire la nostra, oltre a far contare il fattore casalingo“.

    Savigliano è una storia di appartenenza. Di giocatori che si sono fermati qui.

    “Io ho scelto di vivere qui e di fare sì che la mia vita fosse a pochi km dal palazzetto. Lo stesso negli anni hanno fatto giocatori come Galaverna o Pistolesi, che come me negli anni hanno rinforzato la rosa, assieme a Rainero o Rabbia. Si è creato in generale un affiatamento con tutti gli elementi. Da noi non c’è spazio per gli individualismi. Si entra in un gruppo molto coeso che nello stesso crea il suo punto di forza“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    La vostra realtà ricorda in parte Mantova. Stupiscono storie così?

    “Sono squadre che si costruiscono attorno ad un’ossatura solida. Loro sono partiti davvero bene e quando li abbiamo incontrati ci siamo resi conto di quanto giocassero bene assieme. Hanno una banda, un palleggiatore e un libero che hanno saputo amalgamarsi alla grande e hanno tenuto un livello altissimo. Ora sono la squadra migliore della Serie A3, sarà difficile batterli per Macerata. Penso che siano molto determinati a fare sì che si porti a termine un doppio salto nel giro di due stagioni. Se ci pensa è anche una storia di sport molto bella“.

    Come giudica il rendimento di Dutto, invece?

    “Sono contento di reggere ancora a 33 anni (ride, n.d.r.)! In questa categoria riesco a sempre a ritagliarmi il mio spazietto. Sono stati utili in questo senso gli anni a Cagliari o Corigliano, nei quali ho giocato schiacciatore. Ho avuto modo di maturare un indole diversa ed ora riesco a risolvere determinate situazioni di gioco con più facilità rispetto a chi fa da sempre il mio attuale ruolo. La grande adattabilità e la completezza mi permettono di sopperire ai 2.10 metri che non ho!“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    I vostri cugini di Cuneo si giocano la Superlega.

    “Speriamo per loro che sia l’anno buono, anche se non sarà semplicissimo. Mi fa piacere che la nostra zona investa così tanto nel movimento“.

    Voi come affronterete le sfide decisive?

    “Staremo uniti e costituiremo il nostro zoccolo duro con le certezze e le consapevolezze che abbiamo maturato in questi anni“.

    di Roberto Zucca LEGGI TUTTO

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    Andrea Canella e il sogno di Grottazzolina: “Non ci penso, ma ci credo…”

    A prima vista resti colpito dalla serenità con cui attraversa tutta la fase del pre-partita. Sorridente, se vogliamo anche sornione, e soprattutto circondato da un’aura di bontà che lo contraddistingue nel ruolo. Quando l’arbitro fischia e lo ritrovi dall’altra parte della rete fa vedere quella scuola di inarrendevolezza che è stata Padova, la sua casa pallavolistica per tanti anni; e allora il sorriso scompare, ed entra in campo l’Andrea Canella più combattivo e più audace.

    Con quella stessa audacia, Andrea è arrivato alla Yuasa Battery Grottazzolina, ed ha cominciato una stagione che lo ha visto, assieme ad una squadra che oggettivamente sta esprimendo davvero una bella pallavolo, ottenere il primo posto in classifica e la qualificazione diretta alle semifinali dei Play Off Promozione:

    “È un anno molto positivo e siamo tutti molto felici di ciò che abbiamo raggiunto sinora. Il clima che si respira è quello di chi è soddisfatto del lavoro fatto. In campo riusciamo ad esprimere il meglio e la forza è tutta in un gruppo di persone molto affiatato che insieme riesce a dare il massimo“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Tutti a Grottazzolina con obiettivi e ambizioni, se vogliamo, diverse. La sua?

    “Ho deciso di spostarmi da Padova, squadra nella quale ad eccezione di un anno fatto a Piacenza ho giocato sin da quando ho cominciato le giovanili, con la speranza di giocare e di fare bene. Andando nello specifico, volevo certamente mettere a frutto l’esperienza fatta e anche migliorare le cose sulle quali ancora devo lavorare un po’ nel mio gioco“.

    Cosa le ha lasciato Padova?

    “Anni in cui ho giocato con persone come Travica, o Randazzo, o Volpato. Ragazzi che mi hanno trasmesso sicuramente un metodo, e che ho potuto osservare nel loro approccio alla pallavolo. Ed è stato un bell’insegnamento da portarmi dietro“.

    La cultura del gruppo?

    “Anche. Qui a Grotta è certamente parte integrante dell’esperienza. È bello perché, anche al di fuori del contesto gara, ho trovato persone con le quali riesci a darti supporto dentro e fuori dal campo. Avere dei compagni di squadra con i quali affrontare i momenti difficili e poter contare sul loro apporto è certamente importante, quando magari resetti e in alcuni momenti dell’anno riparti da zero su alcune cose“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Altra nota positiva, abbiamo scoperto un giocatore nuovo.

    “Cerco di sfruttare le occasioni per mettere in luce ciò che so fare e colgo le opportunità che mi fanno mettere in mostra. Non esagero se dico che sono così soddisfatto dell’anno qui che credo di raggiungere gli stessi obiettivi che mi ero prefissato a Piacenza, uno degli anni più importanti della mia carriera“.

    È presto per parlarne. Però qualcuno parla di voi come i favoriti. Mi dica almeno se ci pensa un pochino alla fine.

    “Ad una fine positiva io non ci penso tanto, ma ci credo tanto. Diciamo questo! (ride, n.d.r.)”.

    Giochiamo al fantavolley. La squadra che le fa più paura? Un nome secco.

    “Direi Ravenna. Essendo giovani, e non avendo davvero nulla da perdere, possono essere insidiosissimi. Sono una squadra davvero tosta“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    L’avversario contro cui vorrebbe giocarsi la finalissima?

    “Marco Volpato. Compagno di tanti anni, e collega di ruolo. Mi piacerebbe molto giocarmi la finale contro di lui“.

    La Superlega cosa è per Canella?

    “Le dico che è un obiettivo. E se arrivasse con Grottazzolina, mi piacerebbe poterla affrontare qui“.

    di Roberto Zucca LEGGI TUTTO

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    Davide Cester: “Acqui ha superato il momento buio, siamo pronti ai Play Off”

    Si arriva ad un punto della carriera in cui si sceglie se essere opportunità o risorsa. Davide Cester penso sia entrambe le cose. Arrivato due anni fa in quella che è oggi la Negrini CTE Acqui Terme, Cester ha dapprima conquistato una promozione in Serie A3 con una squadra che nel suo campionato lo scorso anno ha fatto faville, conquistando anche la Coppa Italia di Serie B, e successivamente, con la matricola neopromossa in A, si è fatto ampiamente largo in un nuovo campionato in cui ha saputo affermarsi:

    “Siamo partiti molto carichi ed entusiasti. Il periodo più buio lo abbiamo superato con la sfida contro Bologna. Ma è un momento che personalmente metti in conto, soprattutto quando arrivi in un campionato per la prima volta e devi un po’ prendere le misure. Il calo c’è stato, ma siamo riusciti ad uscirne ed ora siamo certi di dover affrontare anche i Play Off Promozione“.

    Come si presenta Acqui Terme alla seconda fase?

    “In maniera completamente diversa rispetto a questa ultima parte di campionato. Certamente siamo più consapevoli delle nostre risorse e dei nostri limiti, ma abbiamo anche capito quali tipo di avversari potremo incontrare sulla nostra strada. Siamo stati capaci di affinare alcuni meccanismi di squadra che non ci hanno permesso di dare il meglio in alcune gare del girone di ritorno ed ora è necessario fare un reset per ripartire e concludere questa stagione al meglio“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Lo scorso anno ha affrontato Mantova nelle finali per la promozione. Cosa pensa dell’exploit di quest’anno della neopromossa?

    “Ho avuto modo di conoscerli lo scorso anno e si vedeva come fossero una squadra che lavorava già molto bene. Sono stati bravi nel completare una squadra che giocava già con un ottimo affiatamento di elementi armonici, che la squadra l’hanno solo aiutata a crescere. Hanno uno degli opposti più forti del campionato e Yordanov ha dato un contributo importante al gioco d’attacco. Serviva un giocatore come lui, e Mantova è diventata un’ottima compagine“.

    Nel proseguimento, mi dica con onestà chi le piacerebbe incontrare.

    “Mi piacerebbe giocarmela contro Macerata, anche se non è possibile data la posizione in classifica, perché con Sebastiano Marsili, il palleggiatore ho condiviso parte del mio percorso delle giovanili a Treviso, e sarebbe bello ritrovare l’emozione di sfidarsi, anche se a parti invertite, come tanti anni fa“.

    Foto Pallavolo La Bollente

    Treviso è rimasta nel suo cuore.

    “Sono rimasto legatissimo alla società, così come molti di noi. È una società che mi ha insegnato tutto, dalla disciplina al senso del sacrificio. Ho iniziato lì, guardando la pallavolo giocata da grandi campioni che un po’ tutti abbiamo sognato di emulare“.

    Si parla da anni di un ritorno sulle scene di Treviso nella pallavolo di Serie A maschile. Cester ci sarebbe?

    “Beh, mi piacerebbe moltissimo. È la mia terra, una città a cui comunque resti legato. Perché no!“.

    Curiosità: a Treviso è legata anche la sua tesi di laurea.

    “Sì, ho lavorato sull’analisi di bilancio di una società sportiva e mi sono occupato della Sisley, venendo a contatto con parti di quella realtà che non conoscevo appieno. Mi sono laureato in Economia Aziendale ed è stato bello occuparmene“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Tra le squadre del suo girone, ho visto che ha vissuto particolarmente la sfida con Sarroch.

    “Perché ho ritrovato alcuni amici come Ntotila, con cui ci conosciamo da una vita, praticamente dai primi incontri di Under 14 e dalle varie selezioni regionali. C’è Sideri, che per me come Flo è un fratello maggiore, conosciuto quando esordivamo in categoria, o Fortes, con cui ho vissuto due anni assieme, o Agostini con cui ho giocato un anno. Quando incontro gli amici, anche se sono dall’altra parte della rete, ritorna ad essere sempre un momento di confronto, che poi è una piacevole sfida“.

    La A3, per quello che sta vedendo, è il suo campionato? O l’obiettivo è salire più in alto?

    “Sicuramente è un campionato in cui mi trovo bene e a cui sento di appartenere. L’obiettivo di salire in A2 c’è. Non lo nego“.

    Può provarci anche quest’anno?

    “La volontà c’è ogni anno. Vedremo“.

    di Roberto Zucca LEGGI TUTTO

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    Il bilancio di Alessandro Tondo a Catania: “Conoscevamo i rischi, ci abbiamo provato”

    La speranza è sempre l’ultima a morire, esattamente come la buona volontà: qualcosa che appartiene a molti compagni che quest’anno ha incrociato nella sua strada verso la Sicilia. La realtà però, dati alla mano, è che la stagione della Farmitalia Catania in Superlega è finita anzitempo, con una retrocessione nemmeno troppo velata. Alessandro Tondo, pur dando come sempre il massimo, esattamente come lo vedo fare da una vita, non è riuscito a salvare la sua squadra:

    “Purtroppo è finita come nessuno avrebbe voluto. Ed è un grosso dispiacere perché tutti abbiamo accettato il progetto con entusiasmo, pur essendo consci del grandissimo rischio che andavamo a correre con una formazione costituita negli ultimi giorni di mercato dopo il brutto epilogo della vicenda legata a Vibo Valentia. La società di Catania faceva un doppio salto, dalla A3 alla Superlega ed erano consapevoli del fatto che sarebbe stata difficilissimo il mantenimento della categoria. Di fronte al lavoro di tutti c’è sicuramente la gratitudine per aver disputato un campionato di massima serie. Ciò detto, non mi nascondo mai, la retrocessione c’è stata e la caduta anche“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    È parso sin dall’inizio che sarebbe stata difficile. C’era forse anche la rabbia per la vicenda di Vibo.

    “Quella si dimentica, o si cerca di farlo, perché tu come giocatore non hai responsabilità in merito. Era una grande sfida, e se devo dirla tutta, il mio rammarico è per il fatto che in certi frangenti del campionato e con certe squadre abbiamo fatto vedere di potercela giocare. Penso anche a squadre che oggi sono ai Play Off. Abbiamo provato a vedere la luce in fondo al tunnel fin quasi alla fine. Peccato“.

    Da dove si riparte, Tondo?

    “Sono certamente contento di aver arricchito il mio annuario con un’altra stagione in Superlega. Ora è troppo presto per parlare di futuro. Sarà un mercato tosto, e sicuramente dopo una stagione nella quale sei retrocesso riesci a venderti in maniera non identica ad un altro tuo pari ruolo che ha centrato i propri obiettivi. Non lo so davvero, staremo a vedere“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Parliamo di Alessandro fuori dal campo. Il suo primo anno da marito pendolare (si è sposato nel 2023 con Beatrice Francesconi) come è andato?

    “È finito (ride, n.d.r.) ed è stato forse il nono in cui siamo stati distanti, anche perché siamo non solo grati ma anche due che danno importanza, e tanta, al lavoro. È stato esattamente come le annate precedenti, in cui si programmavano i ritorni, si cercava di incastrare ogni occasione possibile“.

    Pensavo mi dicesse che sarà l’ultimo.

    “No, ogni tanto il pensiero e la considerazione la fai ma non sarebbe giusto per nessuno in questo momento. Sono certo che se l’occasione arriverà sarà perché i progetti di entrambi ci soddisferanno talmente tanto da poter stare vicini. Avevamo già messo in conto che io avrei avuto ancora qualche anno di carriera e Beatrice mi supporta sempre. Forse dovrebbe chiedere a lei di rallentare col lavoro! (ride, n.d.r.) Scherzo, ama quello che fa ed è giusto così per ora“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Il vostro è stato uno dei matrimoni più belli della scorsa stagione. Si è reso conto di quanto affetto ha attorno in questo mondo?

    “Ce lo siamo goduti poco fino al giorno stesso, perché è stato un continuo inseguimento al dettaglio. Volevamo entrambi che tutti si godessero quelle giornate e soprattutto che tutto fosse perfetto. Poi il giorno del matrimonio abbiamo capito il momento bellissimo che stavamo vivendo e ci siamo rilassati parecchio. Per rispondere alla sua domanda, avere accanto le persone più importanti della nostra vita ci ha fatto sorridere il cuore“.

    Pensa di aver seminato bene nel mondo del volley?

    “Penso di aver fatto bene delle buone cose. Ma ho ancora la scintilla dentro e voglio continuare a tenerla accesa per un bel po’“.

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    Francesco Corrado si gode la Coppa: “Avevo lasciato una mensola vuota…”

    Bene sì, non così bene. È quello che ho pensato quando ho visto Francesco Corrado spazzare via ogni sua prestazione personale precedente e giocarsi la finale di Del Monte Coppa Italia A3 con la OmiFer Palmi come se fosse la partita della vita. Una grinta incredibile, con il potere di mettere in discussione due delle squadre più forti del campionato, ossia Savigliano in semifinale e i padroni di casa di Fano nella finalissima, di fronte ad un pubblico che spingeva palesemente per la squadra marchigiana. E Corrado era lì, con i suoi 25 punti della finale, il premio di MVP consegnato da Massimo Righi e una prova maiuscola, che di più non si può:

    “Sono felicissimo, perché siamo andati lì con l’obiettivo di vincere. Avevamo di fronte una squadra con un pubblico numerosissimo e che giocava molto bene. Siamo anche arrivati da un sabato in cui, contro Savigliano, abbiamo fatto una gara secca e ben giocata. Una volta tornati negli spogliatoi, nessuno di noi aveva voglia di festeggiare, perché eravamo già concentrati per la finale di domenica. È una vittoria di un gruppo, non personale. Una vittoria che abbiamo cercato e voluto tutti“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Fano era una squadra decisamente più conosciuta per voi, rispetto a Savigliano.

    “Avevamo tanta voglia di rifarci contro di loro. Sono una squadra capace di esprimere una bella pallavolo, e l’amarezza per il campionato ha fatto sì che approcciassimo la gara con l’istinto dei killer“.

    Si capiva che lei sentiva particolarmente l’incontro.

    “Ho confessato agli amici e ai familiari che non ho guardato nient’altro o sentito nulla se non il campo e l’atmosfera che si respirava dalla nostra parte e al di là della rete. Ho vissuto la partita esattamente come sento di dover vivere un appuntamento di questo tipo. Volevo fortemente che il percorso fatto fino a domenica scorsa portasse a qualcosa di concreto. L’ho voluto fin da quando ai quarti siamo riusciti siamo riusciti a vincere contro Macerata, dopo una gara di cinque set costellata da una serie di influenze che avevano un po’ massacrato tutti. Ma siamo riusciti a vincere una gara difficilissima e nella final four tutti volevamo solo ripeterci“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    La stagione di Palmi è stata una montagna russa, se vogliamo.

    “Non è stata una stagione facile, è vero. Siamo partiti male e ad un certo punto, con i dovuti cambi che ci sono stati quando la stagione non andava come la società auspicava dall’inizio, ci siamo guardati in faccia, e abbiamo capito di voler cambiare passo tutti quanti. Lo spogliatoio e la squadra si è unita molto e abbiamo saputo costruirci quella corazza che ci ha permesso di venire fuori dal momento difficile. Ho trovato delle persone, cito fra tutti Maccarone, che per tutti è Highlander, o Cottarelli, con cui siamo riusciti a fare quadrato e a tirare fuori il meglio da questo Palmi. La società lo meritava“.

    Corrado. Un ossessionato dalla pallavolo.

    “Io sono ossessionato da questo sport, è vero. C’è tanto che la gente non vede. Io non riesco a non pensare anche quando la stagione finisce. È raro per me pensare ad una giornata senza allenamento, senza poter fare qualcosa collegabile alla pallavolo. Sono tre anni che provo a vincere qualcosa come la Coppa Italia. E le dico di più. Quest’anno avevo appositamente lasciato una parte della mensola della camera vuota“.

    Dice sul serio?

    “Sì, volevo con tutto me stesso metterci sopra qualcosa di importante. E vincere nella mia terra, la Calabria. È la prima volta che lo dico, e mi fa piacere condividere questa piccola cosa. Poi ovviamente una volta che si inizia a vincere, volersi fermare è difficile“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Possiamo dire che lei è arrivato alla vittoria grazie ad un lavoro quasi estenuante.

    “Quando giocavo a Vibo Valentia, Antonio Valentini mi disse che il mio talento non innato andava compensato con il doppio e il triplo lavoro, sia durante la stagione che off-season. Ho sempre cercato di portare con me quelle parole. Il lunedì riguardo le gare, guardo gli altri avversari. Chi mi conosce ha imparato a capire che per me questo è importante“.

    A chi è dedicata la vittoria?

    “Ai miei genitori, alla mia famiglia, alla mia ragazza Rajssa, che mi ha dato tanta forza“.

    Cosa c’è ora?

    “Vorrei tutto. Ma voglio prima continuare il mio percorso di crescita, per cercare di essere sempre più un leader per la squadra, sia dentro che fuori dal campo“.

    di Roberto Zucca LEGGI TUTTO

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    Iacopo Botto e la vita da papà: “Sono felice, si vede anche in campo”

    L’ho visto crescere, se vogliamo anche nascere pallavolisticamente, evolversi, diventare lui stesso l’attuale versione di Iacopo Botto. Capitano in campo e fuori, ambasciatore di una Puliservice Acqua S.Bernardo Cuneo che vuole solo tornare a splendere come nei gloriosi anni ’90, quando tutta la città attendeva la domenica per affollare già da centinaia di metri di distanza il palazzetto storico. Da qualche mese Iacopo e Martina Balboni sono diventati genitori di Federico. Siamo per così dire al botto, al fuoco di artificio forse più bello e luminoso:

    “La vita è davvero cambiata. In meglio. Sono cambiati anche i ritmi, ma dopo una fase iniziale mi sono adattato anche a qualche ora di sonno in meno. Magari le ore le recupero in trasferta, tanto i viaggi lunghi non mancano (ride, n.d.r.)”

    Cuneo va. Si sta dimostrando un bel viaggio quest’ultima stagione.

    “Per ora non possiamo lamentarci. Il torneo è ancora lungo, ma siamo nel gruppo di testa e vogliamo mantenere la continuità dei risultati. L’entusiasmo c’è, lo troviamo anche nei tifosi che, con una squadra che fa bene, vengono più volentieri a godersi la domenica al palazzetto“.

    Foto Cuneo Volley

    Botto è ambassador e uomo immagine di Cuneo. Una bella soddisfazione?

    “Mi piace vivere la città, uscire con Fede e Martina a fare una passeggiata e incontrare la gente che magari vuole offrirti un caffè, parlare un pochino della squadra e darti il proprio sostegno. Mi ricorda quando questa città giocava la serie A1 e in città c’era fermento e sentivi che la pallavolo era il collante sportivo di Cuneo. Ci sono persone che mi dicono di essere stati per la prima volta quest’anno a vedere la squadra e oltre ad essersi divertite, sono tornate volentieri. A me questo fa tanto piacere“.

    Il pubblico come leva distintiva per questa volata finale?

    “Sicuramente giocare con un palazzetto pieno, in un impianto come il nostro, oltre a darti una carica pazzesca, è anche un fattore distintivo. In più la squadra è costruita attorno all’esperienza di tanti ottimi giocatori, alcuni dei quali hanno scelto di venire in A2 per portare il proprio bagaglio di anni di Superlega“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Come lei, Botto. Cosa le manca di più di quegli anni?

    “Vivere questa esperienza da protagonista, nella città a cui sono più legato perché la mia storia pallavolistica è nata qui. Sono l’unico di quelle giovanili che non ha giocato poi in campo con Cuneo in Superlega. Quindi ovviamente il desiderio è forte“.

    Il ricordo più bello?

    “Non trovare un posto in tribuna o vedere una fiumana di persone che parcheggiava a più di un chilometro di distanza dal palazzetto per andare a seguire la propria squadra del cuore“.

    Foto Cuneo Volley

    Al suo diciannovesimo anno in A, come pensa di essere cambiato?

    “Sono diventato certamente una persona più equilibrata. Molto di questo lo devo a Martina, che è sempre al mio fianco. Mi è stata molto vicina in avvio di stagione, e mi ha aiutato a superare un inizio in cui i risultati erano altalenanti. Abbiamo vissuto il periodo della gravidanza assieme e questo ci ha unito ancora di più. Sono felice, è vero, forse questo traspare anche in campo“.

    Scendiamo da questo bel volo fatto assieme. Cosa c’è ora?

    “La prossima partita. Bisogna procedere step by step in questo campionato. Non sarà facile mantenere questo ritmo, ma è nostro dovere provarci“.

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    Andrea Leccis, rivelazione di Sarroch: “Pensavo di giocare meno, invece…”

    Gli spettatori della Sardegna del volley si sono un po’ innamorati del suo modo di fare in primis, e subito dopo di lui. Di quello che esprime, di ciò che è in grado di fare e saper fare. Andrea Leccis è una delle sorprese di questo campionato di Serie A3 ed è forse la reale scommessa vinta di quel laboratorio di bella pallavolo che è diventata la Sarlux Sarroch. Fino a qualche anno fa era in Serie C a Carbonia, nel Sulcis Iglesiente; lo scorso anno il ds Leila Lai lo ha portato con sé per una stagione unica in Serie B. E quest’anno prima coach Franchi e poi Leondino Giombini hanno puntato su di lui, sulla sua voglia di apprendere e imparare. Sul suo elegante modo di mettersi a disposizione e di dare di più in posto tre, e in generale ad un ruolo che ormai sembra calzargli a pennello:

    “Sicuramente mi aspettavo di giocare meno. Vivo pur sempre in un reparto della Sarlux nel quale condivido il campo con Fortes, e con due sardi come Gabriele Cristiano e Gabriele Pisu. Quando il nostro direttore sportivo ci ha detto che sarebbe arrivato un forte centrale come Ciccio, ero felice e allo stesso tempo impaurito di non trovare uno spazio. Invece ho trovato un compagno, un amico e uno stimolo forte, tanto che tra noi c’è sempre una sfida positiva sui muri e sul fare meglio partita dopo partita. Con i compagni di sempre c’è un bellissimo affiatamento e da persone come Pisu e Cristiano ho sempre tanto da imparare“.

    Leccis uguale impegno. La formula matematica è corretta?

    “So che impegnandomi posso giocare e trovare spazio, quindi sì. Sono un giocatore che tende sempre a mettersi a disposizione”.

    L’arrivo di Giombini ha portato i successi sperati. In lei sembra avere parecchia fiducia.

    “La sento e certamente mi fa molto piacere. È un allenatore che mi segue tanto, e so che per fare bene devo ascoltare sempre ciò che mi dice. Ha una grande esperienza ed è un allenatore che pretende moltissimo da coloro con cui lavora. Il suo arrivo ha sicuramente aumentato la pressione sul lavoro ed è sempre pronto a focalizzarsi su aspetti che certe volte magari io non consideravo così fondamentali“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Con Giombini abbiamo capito che Leccis è uno che mura. Macina statistiche non da poco.

    “Mi ha detto che devo essere un muratore dinamico. Devo cercare ossessivamente la palla e io lo faccio. I risultati dimostrano che sono diventato certamente uno che a muro non cerca la passività“.

    Diamo anche un po’ di merito a Fabroni per quel suo gioco così diverso?

    “Con Fabbro mi sono trovato subito. Mi piace tanto attaccare sia alcune palle staccate e alla velocità del suo gioco. La varietà delle mie giocate è cresciuta. Ma se mi lascia dire, la squadra è cresciuta tutta negli ultimi mesi. Sono contento del gioco che stiamo offrendo ogni sabato“.

    Usciti dalla zona pericolosa? La classifica dice nono posto.

    “Il coach ci dice che non è ancora finita e che dobbiamo metterci sotto. Sono sicuro che continuando così, riusciremo a centrare l’obiettivo salvezza“.

    Il settimo posto oggi dista 6 punti.

    “Abbiamo vinto contro Acqui Terme e ora proveremo a ridurre il distacco. Mancano solo pochi punti e possiamo agganciarli. So che non è facile, ma è nostro dovere provarci“.

    So che ci sono dei riti scaramantici nel gruppo Sarlux.

    “Lei intende la pizza da Mino del venerdì? Ci sono compagni che prendono la stessa pizza da dieci anni come da tradizione. Ma abbiamo anche il poker di squadra e la colazione assieme del sabato“.

    Il gruppo sembra affiatato.

    “Mi trovo molto bene, spero di poter ancora contribuire a scrivere delle pagine di questa società“.

    Primo anno in A3. Ha capito di esserci in questo campionato?

    “Sicuramente sto realizzando il fatto che la pallavolo vorrei diventasse qualcosa di importante per la vita. Per ora diversifico e quest’estate lavorerò come bagnino perché ho acquisito il brevetto. In futuro non mi dispiacerebbe vivere solo di questo lavoro“.

    Si capisce che per lei questo non sia tutto. Questione di consapevolezza o di non voler avere illusioni?

    “Entrambi. A me piacerebbe giocare e farne un lavoro a tempo pieno. Ma non vivo con quell’ossessione. Sono felice di ciò che ho e di ciò che sono riuscito a creare“.

    di Roberto Zucca LEGGI TUTTO