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    Michele Luisetto: “A Macerata sono rinato. E ora voglio la A2”

    Di Roberto Zucca

    Il sorriso di Michele Luisetto è un misuratore del suo essere. La sua personalità, così spumeggiante, è capace di trascinarti su una sorta di tappeto volante per spiegarti ciò che di bello il centralone originario di Padova, che oggi risplende nell’ambiziosa Med Store Tunit Macerata, sta conquistando:

    “Sono felice, è vero. È stato un anno in divenire, molto particolare per una serie di cose. Ho avuto un infortunio alla schiena ad inizio stagione a Brescia, ed è stato un momento davvero tosto. Ho cercato di guarire e ho riflettuto parecchio durante le settimane in cui non potevo giocare, capendo una serie di cose che nel percorso di quest’anno mi hanno aiutato tanto“.

    Me ne dica una.

    “Intanto Brescia non era il posto per me. Così è arrivata l’opportunità di scendere in A3 e arrivare a Macerata. Qui sono rinato, non solo fisicamente, ma anche mentalmente. Sono grato alla società per avermi scelto e per aver creduto in me. Ho trovato un bel gruppo, e ho anche ritrovato un coinquilino come Lazzaretto, con cui avevo condiviso l’avventura a Porto Viro. Ho capito che devo essere soddisfatto di ciò che ho conquistato e di quello che ho. Stare bene fisicamente e potersi giocare i play off a Macerata è un gran bel punto di ripartenza del mio presente“.

    Foto Pallavolo Macerata

    Macerata è delle quattro teste di serie del campionato.

    “Sì, certamente. Bisogna continuare a spingere per chiudere la regular season con il miglior piazzamento possibile. Ai play off si riscrive il campionato. Certo, chi arriva in prima posizione avrà vita più semplice, le altre allungheranno un pochino la striscia con le varie fasi. Credo però che possa succedere qualsiasi cosa, nel senso che chiunque può spuntarla indipendentemente da come si è conclusa la prima fase“.

    Lei e Lazzaretto avete dato una spinta decisiva?

    “Il roster era già buono, con degli elementi ottimi e dalla lunga esperienza anche in serie più alte. Io e ‘Lazza’ volevamo contribuire e dare una mano certamente, perché la società lo merita. Poi ovviamente le amicizie contribuiscono a creare un ambiente in cui vincere risulta più semplice, perché si rema tutti dalla stessa parte. Con Enrico abbiamo scoperto di abitare a Padova a poca distanza, e ci siamo ricordati degli anni in cui giocavamo contro nelle giovanili (ride, n.d.r.). Comunque il gruppo fa tanto, lo ammetto“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Lei è uno che fa gruppo anche nel Beach Volley.

    “Quella è la mia seconda vita. Non voglio pensarci troppo, perché altrimenti mi viene voglia di scendere in campo. Detto questo, sono stato molto fortunato anche lì, perché ho trovato un compagno come Spadoni, con cui ho iniziato a togliermi una serie di soddisfazioni, e un allenatore come Gabriele Mazzotti, con il quale ci siamo presi da subito“.

    Lo scorso anno avete dato del filo da torcere a molte coppie…

    “Abbiamo concluso il Campionato Italiano Assoluto con un piazzamento che ci ha soddisfatto. Nelle singole tappe siamo arrivati sempre in fondo e abbiamo vinto anche qualche B1. Abbiamo poi ottenuto una wild card dopo Albisola per prendere parte ad una tappa del World Tour a Cirò Marina, e siamo andati bene anche lì“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Il pensiero di fare il salto nel Beach Volley a tempo pieno lo ha fatto?

    “Mi mancherebbe troppo la pallavolo. Con Spadoni ne abbiamo parlato, ma quando arriva l’estate, mi piace certamente andare a Marina Di Ravenna, allenarmi con Giacomo e allenare il mio gruppo di corsisti perché sono maestro di Beach Volley. Poi però sento di dover tornare all’inverno fatto di pallavolo e di quello che ho costruito in questi anni“.

    Di cosa vuole riempire la sua valigia nei prossimi anni?

    “Vorrei vincere una Coppa Italia, e vorrei tornare in A2. Sento che a questo sport ho ancora molto da dare. Proverò anche a ricevere tutto ciò che questa professione vorrà ancora darmi“. LEGGI TUTTO

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    Marco Spagnol, opposto e… TikToker: “Questa per me è una stagione fondamentale”

    Di Roberto Zucca

    Cliccando sul suo nome in rete, la parola “pallavolo” non è l’unico oggetto rinvenibile dai risultati della ricerca (poi ci arriviamo). Marco Spagnol, però, è sicuramente un nome “caldo” della Serie A3, un giocatore che, con umiltà e sapienza, si sta ritagliando un ruolo di primo piano tra gli opposti della terza serie nazionale, giocando un bellissimo campionato con il Monge-Gerbaudo Savigliano:

    “È il mio secondo anno in A3. Nella scorsa stagione a Bologna non andò così bene, ma arrivavamo comunque da un campionato di B vinto e da un esordio nella categoria superiore. Quest’anno Savigliano è partita con l’obiettivo salvezza. Poi l’orizzonte, come dire, si è allargato“.

    Nemmeno per Savigliano lo scorso anno fu una stagione da incorniciare. Poi che è successo?

    “Succede che ci rendiamo conto, sin dalle prime gare, che la squadra funziona. Arrivano i primi successi e i primi punti. Oggi siamo a un passo dall’ultimo posto disponibile per i playoff. La società è molto soddisfatta del percorso fatto finora e la stagione sta andando al di là delle aspettative“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Obiettivo cambiato. Si gioca per entrare nei Play Off?

    “Lotteremo sino alla fine per amministrare questo piccolo tesoretto accumulato sulle squadre che ci precedono. Vogliamo continuare il campionato e giocarcela. È bello pensare di entrare nella seconda fase e disputare i Play Off promozione“.

    In una delle ultime gare, Spagnol ha messo a terra 25 palloni. Queste sono medie che parlano da sole.

    “Mi sono ripreso, dopo un mese in cui non sono riuscito a dare tutto ciò che volevo. Ci ho lavorato, ci tengo molto. Per me questa stagione è fondamentale, perché vorrei dimostrare di poter arrivare, già nella prossima stagione, ad essere un nome di peso nel ruolo di opposto“.

    Una domanda da selezionatore. Dove si vede tra qualche anno?

    “Sono consapevole che arrivare in Superlega per me non sia qualcosa su cui illudersi. Non lo vedo, oggi, come un obiettivo raggiungibile. Però mi piacerebbe salire di categoria nei prossimi anni e provare ad essere un buon giocatore di Serie A2. Vedo degli ottimi nomi in questa stagione, penso a Santangelo o Buchegger. Mi piacerebbe potermela giocare con atleti come loro un giorno“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    A 18 anni entra nel Volley Treviso, che prima fu la storica Sisley. Cosa sognava Spagnol in quel tempo?

    “Ero determinato, certamente. Ma non pensavo di arrivare in Serie A. Sono sempre stato uno che ragionava per sottrazione, forse per non restare deluso, o per tenere i piedi per terra. Mi sono conquistato tutto piano piano. Da Treviso sono andato a studiare Scienze Motorie a Ferrara, dove mi sono anche laureato, e la squadra locale mi propose di giocare lì. L’anno dopo passai a Bologna e raggiungemmo il bel traguardo della A3“.

    Ma è vero che lei è un TikToker?

    “(ride, n.d.r.) Ebbene sì. Sono io. È nato tutto per gioco, ma faccio contenuti in cui promuovo qualche brand di streetwear. Ho visto che funzionava e che i followers crescevano e ho preso l’onda“.

    Ha 42mila followers oggi. Ne farebbe mai un lavoro?

    “Credo che sia giusto prendere tutto ciò che arriva, anche perché il volley non è ancora troppo redditizio per il mio livello. In realtà sto continuando gli studi perché mi piacerebbe da grande insegnare a scuola. Però ora voglio dedicarmi alla pallavolo con costanza, e vedere davvero dove posso arrivare“. LEGGI TUTTO

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    Fabrizio Gironi: “Piacenza sarà pronta per i momenti caldi della stagione”

    Di Roberto Zucca

    Fabrizio Gironi è il classico soldato che combatte a testa bassa. È un grande lavoratore, qualità che non solo agli addetti ai lavori, ma anche al pubblico, piace molto di lui. Fabrizio ha saputo lavorare, gestendo con astuzia e maturità ogni opportunità che gli è stata presentata, arrivando fino a un grandissimo club, come la Gas Sales Bluenergy Piacenza, a giocarsi la chance di concludere il campionato tra i protagonisti:

    “Sono convinto che questa Piacenza saprà venire fuori dal suo momento difficile, e quando arriveranno i momenti caldi della stagione, riuscirà a farsi trovare pronta e ad esprimersi per la squadra che è. Mi rendo conto sia una stagione altalenante, nella quale i momenti di difficoltà ci sono stati. Però ripeto, non sono preoccupato, ma curioso di vedere cosa succederà”.

    È una stagione in cui, Perugia a parte, nessuno si è espresso al massimo delle sue potenzialità.

    “Ha detto bene, Perugia esclusa, è stata una stagione complessa e se vogliamo, difficile da spiegare. Lato nostro non hanno aiutato gli infortuni di tre pilastri di questa formazione, come Simon, Lucarelli e poi Leal. Sono tre giocatori incredibili, che danno molto a questa Piacenza. Allenarsi spesso senza giocatori come loro, può fare la differenza. Sono certo che con loro nella massima condizione, anche il gioco ne guadagnerà molto”.

    Ai playoff tutti contro Perugia?

    “Sarà la squadra da battere. Noi dovremo cercare di cogliere tutte le occasioni, per ottenere il maggior piazzamento per la griglia di partenza. Sarà poi una battaglia con tutte. Ai playoff dobbiamo e vogliamo arrivarci”.

    Da ex protagonista di Taranto, posso chiederle se ce la farà a salvarsi?

    “Lo spero. A Taranto sono legato da alcune amicizie create negli anni in cui ho giocato in Puglia, sia con alcuni compagni di squadra, che con la dirigenza, della quale resta un bel ricordo. Sarà difficile certamente anche per loro, considerando anche il ruggito fatto da Siena nelle ultime settimane, che si è dimostrata anche per noi un’avversaria ostica, e lo sarà per tutte quelle che se la troveranno davanti”.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Curiosità: nel suo account whatsapp lei ha ancora la foto con la maglia della Powervolley. Milano è nel suo cuore.

    “(ride n.d.r.) Inizio col dirle che è una foto vecchia, e che non sono molto social, quindi probabilmente c’è ancora una foto di quando ho attivato whatsapp. Al di là di questo, sì, è la mia città e io sono cresciuto in una società, che è Segrate, che poi è entrata a far parte di quel circuito. Quindi ci sono allenatori e dirigenti che oggi fanno parte di quella società. In generale sono una persona che si lascia alle spalle la bellezza e tutto ciò che di meglio ha avuto dalle stagioni vissute, tanto che per me giocare contro Milano o Taranto quest’anno ha avuto un certo significato”.

    Cosa ha visto, negli occhi di quei dirigenti o di quegli ex allenatori, che lei ha incontrato nei primi anni delle giovanili?

    “Sono felici della strada che ho fatto e orgogliosi del percorso che ho scelto di fare. Non sono mai Fabrizio l’avversario, ma un ragazzo che ha fatto parte dei loro anni a Segrate e viceversa”.

    Sulla sua strada a Piacenza ha ritrovato Hoffer.

    “Un grande amico. Un ragazzo con cui ho giocato a Taranto, con cui ho vissuto assieme nei nostri anni di formazione, e che conosco da sempre. Ritrovarlo a Piacenza è stato casuale, ma certamente è stato bello”.

    Negli scorsi giorni De Giorgi ha detto che Gironi è un osservato speciale. Fa piacere, immagino.

    “Tanto. Essere preso in considerazione è importante e ovviamente fa molto piacere. Il lavoro che ho iniziato come opposto proprio ai Giochi del Mediterraneo dello scorso anno spero possa proseguire. Sarebbe bello poter continuare il cammino intrapreso con l’azzurro”. LEGGI TUTTO

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    Alessandro Bovolenta: “Ho trovato la mia strada, con l’aiuto di mamma”

    Di Roberto Zucca

    Ho avuto un flash a metà intervista, ossia ricordare che la persona dall’altra parte del telefono ha solo diciannove anni. Premetto che la storia del suo cognome potrebbe sviare da considerazioni troppo emozionali o far virare la conversazione sulla vita di una famiglia che, al di là della pallavolo, è nel cuore di tutto il movimento. Occupiamoci, però, dell’essere Alessandro Bovolenta, dell’essere una delle più grandi promesse del nostro volley, dell’aver già dimostrato a tutti – con le nazionali giovanili e con la Consar RCM Ravenna – che la stoffa, il carattere e il talento ci sono.

    E soprattutto, che tutte queste caratteristiche non sono comprese nel cognome che si porta, ma piuttosto si allenano, si affinano: “Con l’aiuto di mamma – afferma fin da subito Alessandro – Questo va detto, perché lei ha sempre tenuto me e i miei fratelli con i piedi per terra. Sì, le soddisfazioni, piccole o grandi, per me sono arrivate. Ho trovato la mia strada, quello che faccio mi piace. Ma lei mi ha sempre detto che dovevo lavorare e divertirmi. Senza pensare al dopo o a tutte quelle cose che si creano quando una persona inizia ad ottenere qualche successo“.

    In questi si giorni si parla molto di Zaniolo, delle persone che lo circondano che spesso non fanno il suo bene e di un grande talento forse bruciato. Le posso chiedere un’opinione da tifoso e da sportivo?

    “Io sono tifoso della Roma dalla nascita, e spero anche di avere l’opportunità di andare a vedere una partita all’Olimpico con Arianna molto presto. Posso dirle che è un ragazzo che ha avuto molto da questa società e forse era arrivato il momento che anche lui desse qualcosa a questa Roma. Quegli atteggiamenti, quei rifiuti, quei comportamenti e quelle provocazioni non sono stati una scelta vincente, tanto più nei confronti di una società e di tifosi che su di te hanno sempre riversato tanto entusiasmo, oltre ad averti supportato. Nello sport ci vuole rispetto e riconoscenza“.

    Foto Porto Robur Costa 2030

    È questo a cui è stato educato?

    “Senza dubbi. Ho avuto la fortuna di trovare, oltre la famiglia, allenatori e figure che mi hanno insegnato il senso di questo sport e la disciplina alla quale bisogna convertirsi, se si vuole fare un certo tipo di strada“.

    Uno di questi è stato Velasco, durante il periodo in azzurro.

    “Lui è un grande motivatore. Ci ha parlato spesso dell’essere professionisti e del cercare di esserlo, pur non dimenticandosi che i traguardi raggiunti sono paralleli all’età che si sta vivendo. Vincere da ragazzi è un incredibile iniezione di entusiasmo e un grande motore. Ma va vissuto tutto con la consapevolezza dell’età con cui si ottiene quel determinato obiettivo. Soprattutto bisogna viversi la propria adolescenza“.

    Lei come ama viverla?

    “Mi piace trascorrere molto tempo con i compagni di squadra. Mi piace condividere i momenti non solo dentro il campo, ma anche fuori. Mi basta poco per essere felice: una cena, un sushi, in compagnia di amici come Mancini, Orioli, con cui ci conosciamo da sempre. Non le cito tutti i compagni, ma dovrei davvero fare il nome di tutti, perché siamo davvero una bella squadra“.

    La squadra. Ravenna. Tanti giovani su cui scommettere?

    “Una bella scommessa. Una squadra che può fare di più, certamente, ma una squadra di ragazzi entusiasti di potersi giocare la serie A2“.

    foto Lega Volley

    Il quinto posto è a pochi punti. Si punta verso l’alto o verso il basso?

    “Da qualche settimana è arrivato anche Swan Ngapeth, che ha certamente potenziato il reparto degli schiacciatori. Dobbiamo cercare di risalire di qualche posizione. La volontà c’è“.

    Siete tra i pochi ad aver fatto realmente sudare Vibo Valentia in casa propria.

    “Loro sono uno squadrone. Ci sono elementi come Orduna e Buchegger che hanno giocato qui a Ravenna e sono fortissimi. Speriamo di riuscire a fare meglio in casa da noi!“.

    Alessandro Bovolenta che campionato sta giocando?

    “Potrei fare molto di più alle volte, mentre altre viene meglio tutto. In generale non posso lamentarmi. Penso sia un anno importante per me. Ho giocato e provato la scorsa stagione a fare qualcosa che non era perfettamente nelle mie corde, così quest’anno ho cambiato ruolo e con Marco (Bonitta, n.d.r.) stiamo impostando un gioco diverso“.

    Sente la pressione di tutto questo?

    “Come dice Coach Battocchio, bisogna certamente giocare per divertirsi. La pressione è per pochi, ovvero per i privilegiati. Quindi anche se la sentissi, ho imparato e imparerò a gestirla al meglio possibile“.

    Alessandro Bovolenta – Foto Porto Robur Costa 2030

    Per lei si dice ci siano grandi squadre pronti ad attenderla. Mi dica quale sente più nelle sue corde in Superlega.

    “Posto che non ci sto minimamente pensando, le dico che Trento sta facendo davvero un bel progetto con gli italiani e mi piace molto. Modena e Perugia sono piazze in cui ha giocato papà, molto belle. La Lube è una grandissima squadra“.

    Lei è tra l’altro molto legato a Ravenna.

    “Per me è casa“.

    Un luogo del cuore di Ravenna?

    “Casa mia. Attualmente vivo in foresteria con altri ragazzi. Quando posso, e quando ho voglia di respirare l’aria di famiglia, mi rifugio a casa. Il mio cuore resta sempre lì“. LEGGI TUTTO

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    Nicola Tiozzo: “Il ko in Coppa Italia brucia, ma ripartiamo da questa finale”

    Di Roberto Zucca

    Il contenuto che leggerete nelle righe a seguire è il sunto di una telefonata con Nicola Tiozzo durata oltre ottanta minuti. È il risultato di una serata in cui il capitano della BCC Castellana Grotte, schivo e introverso all’apparenza, decide di uscire dal palazzetto, con la borsa dell’allenamento, e fare una lunga camminata per le strade di Castellana, che diventano subito le strade della vita, di una finale di Coppa Italia che brucia nel suo cuore e nel suo orgoglio. Ed è in quel momento che l’emozione, così a caldo, si raccoglie con la sincerità e l’onestà che fanno di Nicola uno dei personaggi più belli della serie A2:

    “Direi una bugia se dicessi che non ci penserò più dopo stasera. Ma domani torniamo in palestra, e bisogna ripartire dalla finale di sabato. Vede, noi siamo una squadra che si è trovata in mezzo al bello di una finale di Coppa Italia, una finale che ci siamo sudati e abbiamo ottenuto al posto di altre squadre, competitive quanto noi, che hanno lottato esattamente come noi. Questa è una soddisfazione“.

    Foto New Mater Volley

    Non si può pensare già alla prossima finale.

    “No, è proprio questo il punto. Siamo una squadra che deve ragionare giornata dopo giornata, allenamento dopo allenamento. Superare ogni singola partita, ma anche ogni settimana di campionato, deve essere il nostro obiettivo a breve termine“.

    È rimasto colpito dai tifosi che sabato, nonostante la sconfitta, sembravano orgogliosi dell’essere arrivati fin lì?

    “Ci riempie il cuore vedere quanto i tifosi tengano a noi, e quanto, con l’amaro in bocca della sconfitta, è bastato l’affetto del pubblico, per apprezzare ciò che abbiamo vissuto. Sentirli vicino è stato importante“.

    Lo scorso anno ci siamo lasciati con la consapevolezza che una fase della sua carriera stava per chiudersi.

    “Ci siamo lasciati in un anno per me colmo di significati e sfumature. Prima dell’inizio di questa nuova stagione, ho resettato completamente la mia vita, tirando le somme delle stagioni precedenti, riflettendo su ciò che mi aspetto da questa e dalle prossime stagioni. Ho investito su me stesso, è vero, ho messo al centro di tutto la pallavolo, la carriera e sono tornato a Castellana ben consapevole della stagione che volevo fare“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    C’è stato un infortunio, subito all’inizio. È sembrato uscirne da fenice.

    “Forse dal vecchio Nicola quello stop, per lo spirito che avevo prima, ovvero quello di pensare solo sfacciatamente a quanto fosse importante mettere la palla a terra, senza dare peso al resto, sarebbe stato visto come un ostacolo difficile da superare. Invece ho lavorato, ho recuperato, ho cercato di prepararmi per il ritorno“.

    Questo si dice essere un capitano. Non poteva che essere lei il capitano di questa Castellana?

    “Non era una cosa scontata, anzi, all’inizio non sapevo se questa responsabilità fosse all’altezza del mio essere giocatore“.

    Si è rivelata una buona scelta. Lo dico io per lei.

    “Di questo la ringrazio. Non dimentichiamo che ci sono altri compagni di squadra con una storia e una professionalità molto importanti. Gente che avrebbe cercato di dare il massimo, come sto facendo io. E mi creda, la cosa che mi piace di più è poter essere io d’esempio per i più giovani. Anche con una parola in più, o semplicemente con un gesto“.

    Foto New Mater Volley

    La forza di questa Castellana è nel gruppo?

    “Si, e anche nel singolo. Perché ognuno dei componenti di questa squadra è un elemento importantissimo“.

    Difendere la seconda piazza del campionato sarà difficile?

    “Gli scontri più difficili li abbiamo fuori casa. E andiamo in posti tipo Porto Viro o Santa Croce, che sono delle vere roccaforti. Quindi certamente aggiungiamo difficoltà alla difficoltà. Ma l’atteggiamento giusto è approcciarsi alla gara come abbiamo saputo fare in molti momenti della stagione“.

    Dove è andato a prendere queste consapevolezze?

    “Ho semplicemente vissuto, analizzato e rianalizzato situazioni e vicissitudini che da quando ero più giovane fanno parte della mia storia professionale. Ho cercato di fare tesoro di tutto, e ho cercato di lavorare sulla mia testa, sul mio approccio alla pallavolo e alle cose che la compongono. Credo faccia la differenza tra uno che tecnicamente o fisicamente è più forte di te e uno che magari ci arriva ugualmente, con l’impegno e la razionalità di quello che sta facendo“. LEGGI TUTTO

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    Daniele Mazzone: “Siena c’è, abbiamo ritrovato le nostre sicurezze”

    Di Roberto Zucca

    Avere trent’anni, per Daniele Mazzone, significa entrare in una dimensione fatta di certezze, consapevolezze, di somme e sottrazioni, di bilanci e obiettivi. Parlare con Daniele è sempre stato, per chi scrive questo colloquio, un motivo per uscire dalla canonica intervista di cartello, per confrontarsi con ciò che si è diventati e con le dinamiche degli eventi che hanno portato ad essere altro rispetto al passato. Daniele racconta la pallavolo molto bene, ma analizza anche se stesso rispetto al farne parte. E lo fa senza risparmiarsi la sua proverbiale sincerità e la trasparenza che magari, agli occhi di molti, non sempre paga:

    “Mentalmente l’ingresso nei trent’anni mi ha dato la possibilità di mettere sul tavolo tutto. Sono certamente cambiato rispetto a colui che pensava di avere solo il sacro fuoco della pallavolo. Non sono più solo quello, e francamente la pallavolo non è più così una questione di vita o di morte. Prima le Olimpiadi erano il traguardo di una carriera, ora col non averle raggiunte ci ho anche fatto pace. Iniziando a pensare alla carriera, a una progressione rispetto a quegli anni, e a nuovi obiettivi. Ho anche pensato a cosa sarà il dopo, con mio fratello ho buttato giù delle idee, di cui non posso ancora fare menzione, ma nelle quali penso di buttarmi una volta che vorrò cercare altro, oltre quello che ho attualmente“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Le dirette su Twitch con suo fratello Paolo raccoglievano centinaia di appassionati.

    “Mazzo Talks è stato un progetto divertente, finché abbiamo avuto entrambi la passione e il tempo per seguirlo. Poi Paolo ha cominciato a lavorare con assiduità nel mondo della preparazione atletica e io non avevo più il tempo di stare dietro a tutto. Avevamo sviluppato un format nel quale parlavamo dello sport che entrambi praticavamo, Paolo infatti ha giocato a Santa Croce, trattando anche il contorno, come la preparazione fisica, con l’aiuto di esperti del settore. Ci siamo divertiti“.

    Lei dà l’idea di essere un perfezionista. Non è il pallavolista da cazzeggio.

    “Me lo concedo e parlo anche parecchio, come avrà notato. Però quando c’è da lavorare o da fare le cose seriamente, non mi tiro indietro. Forse è quello che mi ha tenuto in piedi, ovvero il fare tutto con la massima professionalità e mettendo il 300% di me stesso in ciò che facevo“.

    Un periodo per lei che coincide con alcune importanti affermazioni di Siena contro Piacenza, Cisterna e Padova. Siena c’è?

    “Siena c’è. Vincere è sempre bello, perché torni in palestra la settimana successiva con la voglia di continuare. È chiaro che magari non sarà sempre così. Come si suol dire, dobbiamo ancora fare legna. Ma certamente agli scontri salvezza dobbiamo arrivare con la consapevolezza di dover dare il massimo possibile“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    L’esonero di Montagnani è stato uno spartiacque?

    “Farei studiare a qualche analista quanti esoneri coincidono con una vittoria la domenica successiva. È un fenomeno interessante, forse perché spiega la naturale conseguenza dell’avvertire il cambiamento o il semplice cambio di rotta. Diciamo che la prima vittoria contro Piacenza è stato un deterrente. Poi siamo tornati a lavorare anche in palestra e certamente abbiamo cominciato a lavorare diversamente, come si fa ogni volta che si cambia rotta e si ha una nuova guida. I risultati sono arrivati. Quindi significa che questa squadra può portare dei buoni risultati“.

    Si è chiesto perché una squadra così facesse fatica a vincere la domenica?

    “Te lo chiedi e alle volte fatichi a trovare le risposte. Sulla carta hai degli elementi ottimi, persone che hanno una bella esperienza alle spalle e che fuori dalla stagione di Siena, hanno fatto molto bene. Quando perdi tanto, anche se hai una decina di anni di esperienza alle spalle in Superlega, perdi un po’ tutte le sicurezze. Le stiamo ritrovando, e penso si sia anche visto“.

    Ora tutte hanno paura di trovarvi sulla propria strada.

    “Non so se questo spaventa, ma certamente sanno che, se vogliamo, la partita ce la giochiamo assolutamente“.

    La vera pecca è stato l’infortunio di Giulio Pinali. Mi dice che cosa si prova nel momento in cui si vede un compagno di squadra subire qualcosa di quel tipo? C’è immedesimazione?

    “Non è un discorso semplice da affrontare. Ovviamente il sentimento che provi è un enorme dispiacere, soprattutto perché la gravità dell’infortunio era evidente da subito. D’istinto non sono andato a togliergli il respiro, perché credo che in quel momento un giocatore debba restare solo con il suo dolore. Ho cercato poi di sdrammatizzare, dicendo che deve sempre usare le cavigliere come quelle che uso io. Poi nei giorni successivi ci siamo scritti. Non mi appartiene il fatto di scrivere messaggi social per augurare a Pino una pronta guarigione. Preferisco ritagliarmi un momento per sentirlo in privato, e dire ciò che dovrà fare per tornare nella condizione di prima. Giulio tornerà quello che era, ne sono certo“.

    Nei momenti difficili come questi, gli amici contano?

    “Sei solo, ma avere qualcuno con cui confrontarsi e con cui pensarla allo stesso modo, in questo mondo, aiuta“.

    foto Emma Villas Volley

    Chi la pensa come lei?

    “Ivan Zaytsev, Micah Christenson, Totò Rossini. Sono amici, sono stati amici oltre ad essere compagni di squadra. Con loro mi fa piacere avere un confronto su tanti aspetti della carriera, anche perché abbiamo una visione molto simile della pallavolo“.

    Mi dice a che punto della sua carriera è arrivato?

    “Un punto in cui mi piacerebbe costruire qualcosa di più dell’essere un giocatore di pallavolo professionista. Mi piacerebbe trovare una donna con cui costruire una famiglia, con cui condividere una vita fatto di aspirazioni diverse ma concrete. Una persona con cui confrontarmi sul futuro e con cui condividere questo momento personale“. LEGGI TUTTO

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    Nicola Zonta: “Ho viaggiato e cambiato tanto, ma a Fano sono sereno”

    Di Redazione

    Immaginate un treno, che dalla stazione di Gemona, parte alla volta di Cuneo. Nicola Zonta, su questo treno, c’è salito con tutto se stesso e con la spensieratezza dei 15 anni, intenzionato a visitare un vecchio tempio del volley, e ad avverare il sogno di costruirsi una carriera nella pallavolo. Oggi, alla Vigilar Fano, è un apprezzato regista, che gioca forse la stagione più impegnativa della sua carriera:

    “Siamo una squadra giovane, ma desiderosa di fare molto bene in questa serie A3. Finora siamo stati capaci di tenere testa a Pineto, che partiva per essere una esperta corazzata. Noi di nostro ci abbiamo messo tutte le energie e tutta la voglia possibile per fare sì che, tra tutte le squadre del nostro girone, fossimo una buona antagonista per loro“.

    Forse è proprio nell’essere tutti lì per la stessa cosa, ossia per crescere, a fare di una squadra come Fano una corazzata?

    “Ci troviamo nello spirito, negli obiettivi e anche anagraficamente. Credo anche io che avere percorsi e obiettivi di carriera molto simili, possa creare una bella chimica all’interno di un gruppo. In generale è un collettivo molto coeso, lavoriamo molto bene e la società è molto felice dei risultati ottenuti fino a questo momento“.

    Foto Virtus Fano

    Lei è stato riconfermato. Segno che aveva voglia di alzare l’asticella quest’anno?

    “La società e il coach Maurizio Castellano hanno riposto grande fiducia in me e questo ha fatto sì che scegliessi di proseguire il sodalizio con Fano. Di mio sono un pochino scaramantico, e non amo parlare di obiettivi a lungo termine, quindi non voglio andare troppo oltre la fine del girone di ritorno. Dico solo che all’obiettivo play off teniamo molto. Poi ciò che succederà nella seconda fase, si capirà più avanti. Anche perché dobbiamo prima guadagnarci l’accesso ai play off sul campo e sarà una lotta dura, visto che ci sono molte squadre come noi che desiderano chiudere la stagione nel migliore dei modi“.

    Ma lei si aspettava di giocarsi la testa della classifica? Sia sincero.

    “No, non mi aspettavo un girone così positivo. Sono molto felice di questo“.

    Da qualche settimana è arrivato Partenio ad infoltire la rosa. Avere altri due palleggiatori è uno stimolo o non sente la competizione positiva durante la settimana?

    “No, non la avverto. Ognuno cerca di allenarsi al meglio possibile per meritare lo spazio della domenica. Io sono per il risultato del gruppo, non per la prestazione del singolo atleta“.

    Foto Vigilar Fano

    Quanto è cambiata la sua vita dagli esordi al Club Italia?

    “Molto. Ho viaggiato, soprattutto, ho cambiato luoghi e città, così come amicizie e rapporti umani. Ma questa è la vita che ho scelto di fare da quando mi arrivò la chiamata di Cuneo. Ho deciso di accettare senza pensarci molto. I sacrifici sono stati parecchi, in primis quello di lasciare la famiglia“.

    È stata una scelta sofferta?

    “Per me lo è stata parecchio, tanto che il distacco l’ho avvertito perché ero molto giovane. Ma dovevo farlo se volevo progredire nello sport. Mi sono ritrovato dall’essere un calciatore da piccolo, al voler trovare uno sport più nelle mie corde, al vivere di questo. Non è stato semplice“.

    Come palleggiatore, invece, è cambiato parecchio dagli anni delle giovanili?

    “Mi sembra di portarmi a casa qualcosina in più ogni anno. Non imparo vedendo altri giocare, ma mi porto dietro ciò che maturo sulla mia pelle. Mi sento sempre in evoluzione e ho ancora tanto da migliorare“.

    Ora è felice?

    “Sono sereno. La felicità mi sembra un concetto talmente astratto e prematuro da raggiungere a 22 anni che non saprei dire se questa sia felicità o appagamento per ciò che ho ottenuto dalla pallavolo…“. LEGGI TUTTO

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    Andrea Truocchio: “La scuola di Modena mi ha insegnato disciplina e stakanovismo”

    Di Roberto Zucca

    Dietro al successo della Kemas Lamipel Santa Croce c’è un lavoro di squadra importante. Ci sono l’affiatamento giusto e l’unione che tengono insieme Andrea Truocchio e i suoi compagni anche fuori dal rettangolo di gioco. Ma c’è anche lo stesso Andrea, centrato, ambizioso, giovane ma esperto. Tanto da cucirsi addosso un campionato, quello di Serie A2, che veste perfettamente:

    “Santa Croce è una squadra unita, è vero. È una squadra che lavora assieme, fatta di giovani coraggiosi, che giocano una pallavolo spesso anche con l’incoscienza giusta che ti fa rischiare delle cose. Molto autentica, direi, forse perché la giovane età ti permette anche di affrontare determinati momenti per la prima volta e quindi senza troppi retropensieri“.

    Lei cosa ha portato dentro questa pallavolo? La sua scuola è quella di Modena.

    “Ha detto bene, è una scuola. Gli anni di Modena mi hanno insegnato la disciplina, e soprattutto lo stakanovismo. Si lavora sempre a 100 all’ora, si spinge sempre, anche in sala pesi. Ho cercato di portare qui la voglia di dare sempre e comunque il massimo, di non fermarsi di fronte a nessuno e di non arrendersi“.

    Foto Patrizia Tettamanti/Libertas Brianza

    I risultati la premiano. Siete una delle prime forze del campionato.

    “Siamo soddisfatti anche se abbiamo il rammarico dell’uscita ai quarti di Coppa Italia contro Cantù. Siamo riusciti, proprio con loro, a riscattarci la settimana successiva in campionato, ma ci sarebbe certamente piaciuto andare avanti nella competizione. Ora puntiamo a mantenere la zona alta della classifica in chiave play off. In quel caso il fattore campo conta molto“.

    A Santa Croce quanto conta?

    “(ride, n.d.r.) Molto! Il nostro è un palazzetto in cui ci si sente a casa e il fattore campo può risultare determinante. Ci sono squadre, penso ad esempio a Grottazzolina, che nelle gare in casa hanno macinato tantissimi punti. Sono e saranno avversarie sempre durissime nei loro palazzetti“.

    Il suo obiettivo personale? La Superlega?

    “Certamente mi piacerebbe rientrarci. Ricordo la bellezza di certi incontri quando ero aggregato alla prima squadra di Modena. Ho poi fatto la scelta di voler giocare e ho scelto di approdare in A2, ma sto lavorando affinché nei prossimi anni io possa tornare a respirare quell’atmosfera“.

    foto Kemas Lamipel Santa Croce

    I suoi ex compagni Rinaldi e Sanguinetti stanno cavandosela piuttosto bene.

    “Sono contento per Tommaso e Giovanni. Dalla terza alla quinta superiore ho condiviso con loro l’esperienza giovanile, e pur avendo preso strade diverse, mi complimento per i loro traguardi raggiunti“.

    Ha giocato con tanti giovani che ora sono protagonisti in Superlega o in A2. Chi le fa più piacere vedere e dove?

    “A Siena ho stretto amicizia con Panciocco, che ora sta facendo molto bene a Lagonegro. E anche Yuri Romanò, che ho avuto modo di conoscere sempre nell’anno senese“.

    Alla Toscana lei è legatissimo. Cosa ha ritrovato qui?

    “La famiglia, che mi ha innanzitutto permesso di fare la scelta, da giovanissimo, di inseguire il sogno di una carriera nel mondo della pallavolo. Partire a quindici anni non è una cosa permessa a tutti, ma loro mi sono sempre stati accanto, sia nelle scelte, sia venendo sempre a seguire il mio percorso. Ora, il pensiero di poter anche solo cenare con loro dopo gli allenamenti, o condividere qualche pensiero serale, è una cosa che mi fa stare bene“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Leggo dal suo Instagram che, oltre a Modena, nel suo cuore ci sono Montecatini e anche San Vincenzo.

    “Montecatini, o meglio, un paesino vicino Montecatini, Borgo a Buggiano, è casa. Poi c’è Pieve a Nievole, nel quale ho cominciato pallavolisticamente a muovere i primi passi. San Vincenzo è l’estate, il mare, il mio ritiro finita la stagione. È un luogo che mi rimette in pace col mondo, nel quale ho conosciuto anche Davide Giovannetti, il nostro palleggiatore. Ho iniziato ad andarci una volta che l’estate con i ritiri ad Acqua Acetosa con la nazionale giovanile, si sono conclusi“.

    Con questa conclusione ha fatto pace?

    “Totalmente. Quando e se avrò maturato le competenze giuste e l’esperienza per giocare ancora con la maglia azzurra, sono certo che la chiamata arriverà. Mi tengo impegnato nel frattempo. Gioco in una bellissima squadra, studio Scienze Motorie. Sono una persona che guarda il bello di ciò che ha e non pensa a ciò che invece manca“. LEGGI TUTTO