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    Aria di matrimonio per Alessandro Tondo: “Ma adesso pensiamo ai Play Off…”

    Chissà se Alessandro Tondo conosce un bellissimo minuto del nostro cinema italiano, nel quale Ilaria Occhini, parlando della sua amata Lecce, luogo in cui Alessandro convolerà a nozze quest’estate con Beatrice Francesconi (team manager della Futura Giovani Busto Arsizio), dice che prima di partire per un lungo viaggio, chiunque passi per quelle strade, quelle facciate delle chiese, quelle statue, deve riempirsi gli occhi di quella luce sprigionata dalle pietre gialle. Ho scelto di non chiedere ad Alessandro di quel dialogo, perché Lecce lascia a tutti un ricordo diverso, ma pur sempre bellissimo, e di partire proprio dalle nozze per raccontare di sé e della propria vita:

    “È un passo certamente importante. Beatrice ha scelto di andare controcorrente. Solitamente infatti, ci si sposa nei luoghi della sposa, mentre lei ha scelto la Basilica di Santa Croce nella quale ci sposeremo in estate. Siamo nella fase in cui, non appena entrambi abbiamo qualche minuto libero, prepariamo qualcosa o semplicemente facciamo i conti di tutti gli invitati. Deve sapere che avendo giocato entrambi in tante squadre, la lista diventa lunga“.

    Foto Instagram Alessandro Tondo

    È la conseguenza del fatto che, quando si lascia un bel ricordo nel proprio percorso, le persone che vogliono assistere ai momenti importanti diventano parecchie.

    “Questo non lo posso dire. So per certo che ho seminato tanto, che non saprei nominare una o due persone che mi sono amiche in questo sport, perché sono tanti gli amici che mi hanno accompagnato e che mi accompagnano in questi anni. Poi certo, ci sono anche quelli che non ti lasciano molto, ma non sono una larga fetta. Nelle squadre mi piace esserci, avere la possibilità di dedicare un momento a tutti. Ad esempio qui a Vibo ho avuto modo di legare anche coi ragazzi più giovani. Inizio a non essere più annoverabile tra i più piccoli del gruppo, come capitava fino a qualche anno fa, ma tante cose mi accomunano a loro. Cerco anche di dare un consiglio dove e quando posso“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Con lei chi si è comportato così?

    “Beh, sono tanti. Uno che mi viene in mente è certamente Alessandro Fei a Piacenza, che è sempre stato pronto a darmi un consiglio. Nel periodo di Reggio Emilia, quando ero ancora giovane, ho incontrato Orduna. Lui dice sempre che mi ha insegnato molto. Scherzando dico che certamente a lui devo tutto (ride, n.d.r.)”.

    A Vibo in fondo c’è quest’aria di complicità. È un lavoro anche crearla quest’atmosfera?

    “Ci troviamo bene, il gruppo è affiatato, insieme lavoriamo tanto e abbiamo trovato la quadra subito. È un gruppo diversificato, con tante belle individualità e il campionato ci sta restituendo un buon risultato, in termini di gioco. Adesso però si riazzera tutto, e tutte arriveranno contro di noi in cerca del colpaccio“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Da poco Ravenna c’è riuscita.

    “Be’, quando vedi dei giovani così affiatati giocare quella pallavolo, puoi in parte certamente avercela per il risultato, tornando in palestra per lavorare per ciò che non è andato. Ma vedendolo da fuori, pensi a quanto bene potrà fare la pallavolo italiana con quei ragazzi dalle grandi speranze in futuro“.

    Lei ha trovato tutte persone in grado di credere in Alessandro Tondo?

    “Non sempre. Qualche volta ho fatto più fatica, qualche volta non ero una priorità. Ma è la vita, è la nostra vita di pallavolisti ad essere così, perché devi fare i conti con tantissime variabili, tantissime cose che alle volte vanno e altre volte no. Io sono uno che pensa che se qualcosa non è andata come doveva, evidentemente altri hanno meritato più di me. Sono sempre ripartito da me, e non dall’osservare cosa facevano o non facevano i miei colleghi più o meno bene di me“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Da fuori è più strutturato o ha ancora qualche fragilità?

    “Come tutti. Fondamentalmente col tempo faccio determinate cose meglio. Ad esempio, qui a Vibo ci sono arrivato con tanta voglia di lavorare e di fare bene. Io sono uno che lavora e che spinge affinché si creino situazioni in cui tutti riusciamo a fare del nostro meglio“.

    Il momento più alto della sua carriera o quello in cui ha fatto meglio?

    “Professionalmente arrivare in alto non ha coinciso esclusivamente con gli anni in cui ho fatto meglio. Sicuramente in Superlega sono arrivato e ho anche cercato di fare il mio. Sono anche stati anni tormentati, anni in cui mi sono messo in discussione o sono stato messo in discussione. Anni importanti, senza dubbio, che mi sono serviti per essere esattamente dove sono ora. Sentimentalmente parlando, se vogliamo sceglierne uno, direi l’anno in A2 a Piacenza, nel quale abbiamo centrato la promozione. Quello è stato un anno in cui stare in alto ha coinciso anche con l’aver fatto il meglio possibile“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    La pallavolo è ancora così centrale nella sua vita?

    “Sì. Assolutamente. Beatrice ed io su questo siamo molto lucidi. È il lavoro che accomuna entrambi. I sacrifici si fanno da entrambe le parti. Certo, prima di firmare un contratto un occhio alle distanze o ai voli disponibili si può sempre dare. Ma non ci siamo e non ci precluderemo occasioni, perché ne andrebbe del lavoro fatto finora“.

    La famiglia però le manca?

    “La cosa assurda è che questo è il mio primo anno al Sud e mentre prima avevo i miei genitori lontani, perché vivevano a Lecce, ora ho mio fratello e mia sorella e i miei quattro nipoti distanti, perché abitano a Reggio Emilia e Parma. Adesso i miei caricano la macchina e fanno la spola tra Lecce e Vibo ogni tre settimane. Questo mi rende felice“.

    Foto Instagram Alessandro Tondo

    Alla finale di Coppa Italia alzata qualche settimana fa chi c’era?

    “Quasi tutti. Mio fratello è venuto per vedere la partita. Ha preso il volo ed è appositamente venuto a tifare Vibo. Gli altri mi hanno visto da casa, ma ci sono sempre. In estate ci ritroviamo tutti a Lecce. Quella se vogliamo dire, è proprio ciò che definirei casa“.

    L’anno prossimo dove metterà le fondamenta?

    “(ride, n.d.r.) Lei vuole sapere dove giocherò! In realtà sposterò i progetti alla fine dei play off. Sicuramente a Vibo vogliamo concluderla tutti nel migliore dei modi, e faremo di tutto per fare sì che ciò accada. Poi si penserà al futuro, ho altri pensieri più imminenti. Intanto dovremo affrontare un play off in cui tutte le squadre, da Castellana, a Ravenna, a Prata, indipendentemente dalla classifica, sono avversari che possono far paura. La guardia non si abbassa fino alla fine. Poi per il futuro mi prendo il tempo per capire dove vorrò essere. Concludo dicendo che al Sud quest’anno sono stato e sto molto bene“.

    di Roberto Zucca LEGGI TUTTO

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    Sebastiano Milan: “Dopo tanti anni mi sento un giocatore voluto e apprezzato”

    La mattina successiva a quella della vittoria della Del Monte Coppa Italia A3 con la maglia dell’Abba Pineto, Sebastiano Milan posta una foto in cui ritrae il premio di miglior giocatore del torneo assieme a una pila di libri da studiare. Credo sia un’immagine che ben rappresenta uno schiacciatore che non ha bisogno di presentazioni. Un lavoratore, un atleta che prosegue incurante di tutto e di tutti nella sua ascesa da 27enne, ormai veterano di questa disciplina:

    “Questo premio e questa Coppa per me hanno significato parecchie cose. La soddisfazione di vincere un trofeo assieme a questa squadra è un orgoglio, il piacere di vincere un premio come miglior giocatore è un segno che il lavoro che ho fatto è stato impostato nel migliore dei modi. Quest’anno per me è stato molto particolare, perché mi sono sentito dopo tanti anni un giocatore voluto, desiderato da questa società e soprattutto a cui sono state affidate delle responsabilità“.

    Foto Instagram Sebastiano Milan

    Milan al centro del progetto di Pineto.

    “Quello sicuramente. Noi siamo spesso figli di scelte fatte da procuratori, dirigenti e infine dagli allenatori. È una catena che spesso si blocca, perché magari sei stato scelto da uno ma non rientri nelle scelte dell’altro. Mi è capitato, credo sia la storia di molti. Quest’anno la catena mi ha portato ad essere richiesto, voluto e apprezzato da tutti. Quando arrivano risultati come quello della Coppa, ovviamente la cosa ti inorgoglisce parecchio“.

    Posso chiederle come ha vissuto il fatto di passare dalla Superlega due anni fa alla serie A3?

    “L’ho vissuta come una scelta voluta. Avevo delle offerte in A2 per questa stagione, anche lusinghiere, per carità. Poi è arrivata la proposta di Pineto e quando ho ricevuto semplicemente non tanto il classico messaggio ‘cerchiamo uno schiacciatore’, ma ‘vogliamo te’, ho capito che, indipendentemente dal campionato che andavo a giocare, era giusto dire di sì a questo progetto“.

    Foto Abba Pineto Volley

    Una squadra costruita per la promozione, non ce lo nascondiamo. Che, soprattutto in Coppa, ha fatto vedere quanto l’esperienza faccia giocare una bella pallavolo.

    “L’abbiamo giocata. Siamo una squadra coriacea, e siamo capaci di esaltarci in alcune fasi della gara, facendo dei break importanti. Stiamo costruendo una bella identità di squadra, e ci siamo arrivati, non lo nego, anche con qualche passo falso“.

    Non si può essere infallibili in A3 con una squadra così?

    “Guardi, penso di no. È un campionato difficile, nel quale ci sono squadre attrezzate anche per giocare in un torneo come la A2. Penso a squadre come Macerata, che ha giocato una bellissima finale, Fano o Catania, che ben figurerebbero anche in serie superiori. Poi è un gioco diverso. È un campionato in cui si difende molto, in cui la fase di gioco è lunghissima e nel quale ad esempio anche io ho dovuto abituarmi a giocare in modo diverso. Alcuni colpi, faccio l’esempio, con cui avrei magari fatto punto in A2 o in Superlega, qui mi vengono difesi o toccati a muro. Capisce che quando molti di noi devono in qualche modo riadattarsi ai ritmi e alla tipologia di pallavolo giocata, capita di dover ricostruire qualcosa“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Ai play off sarete la squadra da battere.

    “Lo vediamo ogni domenica la voglia che hanno le altre squadre di vincere contro Pineto. Lo capisco e in campo viene fuori una bellissima partita. Sarà durissima, perché ripeto, ci sono un bel po’ di compagini che vogliono questa promozione. Dal canto nostro, possiamo dire che l’organizzazione e la preparazione si è mossa nella direzione di arrivare in questa fase del campionato pronti per esprimerci al meglio“.

    Troppo presto per dire cosa farà il prossimo anno?

    “(ride, n.d.r.) Assolutamente sì. Sono aperto a tutto. I conti si fanno alla fine e per ora ho la testa liberissima da questo genere di pensieri. Il mercato lo si fa a fine campionato. Anche perché mi creda, con tutti gli impegni, tra la pallavolo e lo studio, arrivo alla sera e non ho energie per elaborare altri pensieri!“.

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    Diego Cantagalli e l’esonero di papà Luca: “Difficile continuare, l’ho fatto per la squadra”

    Quando compongo l’incipit di un’intervista, cerco di distaccarmi dalle emozioni che mi abitano ogni qualvolta mi trovo davanti un atleta. Non posso non ammettere che, spesso, chi fa il nostro mestiere non deve solo nutrire la curiosità di colui che si trova dall’altra parte, ma anche avere la capacità di immedesimarsi in alcune vicissitudini di cui parlerà e delle quali è sacrosanto farsi un’idea. E non posso non pensare all’anno di Diego Cantagalli senza avere un minimo slancio di umanità mentre scrivo questa introduzione.

    Perché la storia, su cui non è necessario tornare, parla di un ragazzo che è stato capace di destreggiarsi tra una squadra allenata da suo padre Luca fino ad un certo punto della stagione, un nuovo allenatore, che è il bravo Fabio Fanuli, un fratello, Marco, che fa parte a pieno titolo della sua stessa squadra, la Conad Reggio Emilia, e una china da dover risalire. E lo ha fatto in un modo così ineccepibile che penso sia doveroso riconoscergli l’eccezionalità dello spirito e del comportamento.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Questo colloquio potrebbe quindi concludersi con un “bravo Diego“, detto in modo certamente poco ostentato; ma, per volere del diretto interessato, prosegue e spiega molto di chi sia Diego Cantagalli e di ciò che ha appreso da quando ha iniziato a muovere i primi passi in questo mondo, nel quale ha finito per essere un giocatore di peso nel suo ruolo.

    “Sono giorni in cui mi sto riprendendo da un piccolo problema alla caviglia, che la scorsa domenica mi ha un po’ bloccato, ma conto di tornare in campo già dalla prossima. Manca poco alla conclusione di questa stagione e voglio esserci perché ci apprestiamo a giocare il finale di campionato, oltre a vere e proprie finali in campo“.

    Il buon Suraci l’ha sostituita al meglio contro Ravenna. Ma la squadra senza i numeri macinati da Cantagalli diventa un’altra cosa.

    “Antonio ha fatto davvero bene, facendo un’ottima prestazione e contribuendo a conquistare assieme alla squadra due punti molto importanti per noi. Vogliamo portare a casa il bottino pieno nei prossimi incontri e cercare di distanziarci dalla penultima posizione, anche cercando di evitare lo spareggio che, in caso di meno di due punti di distanza, la penultima e la terzultima dovranno andare a giocare“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Stagione difficile, Cantagalli. Mi dica se si aspettava di concludere il campionato con la paura di poter tirare il fiato solo alla fine.

    “No, anche se vedo che nelle ultime settimane c’è un po’ più di serenità e la speranza di poter centrare l’obiettivo della salvezza ha preso il sopravvento sul momento no della stagione. Ci siamo ritrovati a lottare per qualcosa che all’inizio nessuno pensava, ma ci sono state delle squadre che dovevano girare bene e invece hanno fatto molto di più. Ho visto un campionato in cui la lotta era all’ordine del giorno ogni domenica. Noi ci abbiamo messo un po’ di più, la squadra è stata creata al fotofinish del mercato, ma adesso c’è grande voglia di arrivare alla fine, aiutandoci tutti e virando tutti dalla stessa parte“.

    Quest’anno e lo scorso ha subito qualche piccolo stop, che nel suo ruolo è fisiologico. Vedendola giocare, si capisce il motivo. Perché non si risparmia mai?

    “Perché sono stato educato a non farlo. Pallavolisticamente mi è sempre stato insegnato che fino all’ultimo punto, fino al fischio finale, in campo non basta dare il 100%, perché dall’altra parte ci può essere qualcuno che fa lo stesso tuo ragionamento. Devi fare quell’1% in più, che ti permette di fare la differenza. E poi sono così, io non riesco a giocare una gara tanto per, o a risparmiarmi, solo perché qualche volta capita che di fronte a te ci sia qualcuno con cui basta giocare benino per portare a casa il risultato“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Dopo lo scorso anno, mi dica se il desiderio della Superlega ha bussato alla sua porta.

    “Quello bussa da un po’ e non le nascondo che fare almeno un anno nella massima serie è un’aspirazione che coltivo con molta determinazione. In realtà c’è stata una proposta, ed è arrivata da Piacenza, ma non si è concretizzata perché non avrei potuto giocarmi il posto da titolare. Ed io volevo giocare, quindi sono felicemente rimasto a Reggio Emilia“.

    Devo fare l’avvocato del diavolo. Non pensa al fatto che adesso si starebbe giocando i Play Off Scudetto?

    “No, mi creda. Non mi sfiora nemmeno il pensiero. Sono contento di misurarmi con quello per cui sto giocando, con gli obiettivi che voglio raggiungere e nella squadra con la quale mi sto giocando tutto questo“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Non voglio entrare nella vicenda dell’esonero di suo padre, ma posso chiederle come si fa ad andare avanti, essendone comunque parte in causa?

    “Non posso dire che sia facile, altrimenti passerebbe un messaggio ipocrita. Non nego che ci sono stati dei momenti nel quale guardi ciò che ti succede e che succede alla squadra e pensi che a lasciare la panchina sia sicuramente Luca Cantagalli, ma certamente in primis tuo padre. Poi capisci che andare avanti fa parte non solo di te, della tua famiglia, ma anche del tuo lavoro. Lo fai per la squadra, perché la squadra viene prima di tutto e il bene di Reggio Emilia era la prima cosa a cui dovevo pensare. La società è legittimata a prendere le scelte migliori, si può avere delle idee diverse, ma si cerca di tenere la solarità e un atteggiamento professionale“.

    Quando non deve pensare, cosa fa?

    “Vado a pescare. Da sempre. Sin da piccolo, quando devo raccogliere i pensieri, sbollire la rabbia, stare un po’ in solitudine, prendo la macchina e l’attrezzatura e raggiungo qualche laghetto nei dintorni di Reggio Emilia“.

    Foto Volley Tricolore

    So che per vedere Diego felice basta portarlo in Sardegna.

    “Il mare mi rimette al mondo. La nostra casa a La Maddalena è un luogo in cui una volta all’anno ho bisogno di ricaricarmi. Ma anche la montagna mi piace molto. Soprattutto nel periodo di pesca della trota. Spero di poter fare qualche giornata dopo la fine della stagione proprio in quei luoghi che mi piacciono e nei quali amo stare con gli amici“.

    Chiudiamo con Marco, suo fratello. È orgoglioso della strada del piccolo Cantagalli?

    “Molto. Ha saputo ritagliarsi i suoi spazi ed esordire in A2 con grande professionalità e attitudine“.

    Sembra appoggiarsi molto al fratello più grande.

    “È così, perché siamo molto legati fin da piccoli. Abbiamo giocato per alcuni anni assieme nelle giovanili, poi per una decina d’anni ognuno ha costruito il suo percorso. Poter tornare a vestire la stessa maglia è stato meraviglioso. Soprattutto vederlo esordire in maniera così decisa. Lui è uno che urla più di me in campo, si fa sentire e notare. Sta facendo un bel cammino“.

    di Roberto Zucca LEGGI TUTTO

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    Marco Pierotti: “Porto Viro è cresciuta, potremo dire la nostra”

    Di Roberto Zucca

    Non solo c’è ma, settimana dopo settimana, è capace di imporsi con la sola presenza. Marco Pierotti è il presente della Delta Group Porto Viro, nonché uno dei migliori schiacciatori della Serie A2, ed è stato capace di crescere assieme alla formazione veneta settimana dopo settimana. Presenza di spicco di Bergamo fino alla scorsa stagione, Pierotti ha deciso di voltare pagina e di portare a Porto Viro qualcosa di quel repertorio che lo ha sempre visto assorbire tutto il meglio del volley nostrano:

    “Ho lasciato Bergamo, condividendo appieno con la società la scelta. Per due stagioni siamo stati vicini alla vittoria del campionato, a cui tutti, società compresa, tenevamo moltissimo. Quando quel risultato, che personalmente sogno da parecchi anni, ti sfugge per poco o comunque non arriva, nonostante le premesse ci siano tutte, finisce col diventare un peso. Io ho avuto necessità di iniziare un cammino nuovo, di trovare nuovi stimoli. Il mio arrivo a Porto Viro è stato conseguente a questa riflessione“.

    Un gruppo affiatato, dentro e fuori dal campo.

    “Mi è sempre andata bene, se parliamo della formazione del gruppo. Mi ha convinto la voglia di emergere che vedevo da fuori, ricordandomi un po’ la Bergamo del mio primo anno, che era una neopromossa, ma aveva tanta voglia di venire fuori. Il roster era molto buono e ad oggi sono molto soddisfatto della scelta fatta“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Classifica che per ora vede Porto Viro tra le prime della classe. L’exploit è arrivato nel girone di ritorno.

    “È un campionato molto competitivo, tanto che, Vibo a parte, siamo un po’ tutte lì a poca distanza. Proprio per questo, essendo una delle squadre nuove, che ha cambiato di più, avevamo bisogno di trovarci, di conoscerci in campo e all’inizio abbiamo faticato un pochino più di altre compagini. Abbiamo fatto un bel passo in avanti, secondo me, a livello di gioco. Tutto dipenderà dalla griglia di piazzamento dei play off, ma certamente potremo dire la nostra. Lo si è visto lo scorso anno, ossia quando nella seconda fase, le carte si possono sparigliare“.

    A Porto Viro porta il suo essere estremamente metodico.

    “Quando mi riconoscono un atteggiamento professionale, a me fa sempre molto piacere. Aver conosciuto contesti come Modena o Vibo mi ha dato l’opportunità di entrare a contatto con un mondo e con atleti da cui ho cercato di assorbire molto, come se fossi una spugna. La mia strada è nata un po’ per caso, nel senso che a 18 anni non pensavo di arrivare a vestire la maglia di una squadra di Superlega“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    E invece siamo qui a raccontarlo.

    “Giocavo a Fano, ho iniziato lì, arrivando a completare le giovanili. Quando c’è stato il momento di capire se fare la Serie C e proseguire con gli studi, il mio allenatore dell’epoca Ennio Schiavoni mi ha stimolato per fare qualcosa di più. È arrivata inaspettatamente la proposta di Potenza Picena da parte di Ciccio Graziosi, con cui poi ho giocato per cinque stagioni della mia carriera. È arrivata anche la nazionale Under 21, con le Universiadi in quegli anni. È stato un crescendo, bello da vivere, ma con l’asticella che si alzava lentamente“.

    Dopo la gavetta, da qualche anno gioca la A2 da protagonista. A che punto della sua carriera pensa di essere?

    “Domanda difficile. La crescita maggiore l’ho maturata certamente quando sono tornato a Bergamo. Ho maturato la consapevolezza di meritarmi questa categoria e ho approcciato le cose con maggiore consapevolezza di me stesso e delle mie capacità. Non credo di essere ancora all’apice, diciamo che mi piacerebbe migliorarmi ancora e puntare a qualcosa di più“.

    Foto Delta Volley Porto Viro

    Nel frattempo Fano si gioca la A2. Magari il prossimo anno finirete con l’essere avversari.

    “Intanto sarei molto felice se Fano potesse centrare un obiettivo come la A2. C’è un bel movimento e ci sono tantissime persone che amano la pallavolo. La società è cambiata, ma alcune persone che erano lì già nei miei anni ci sono ancora. Quindi sono contento per loro e per il lavoro che stanno facendo. Chissà“.

    Dicono che sia un grande fan del tennis e del basket. Lo sport è così centrale nella sua vita?

    “Mi piacciono moltissimo e ne guardo finché posso e ho tempo libero. Sì, lo sport per me è davvero la vita. Ho scelto questo tipo di percorso e voglio provare a capire dove mi potrà portare. Certamente potrei cercare di fare qualcosa anche a livello di studi, ma ancora vorrei prendermi del tempo per capire come orientarmi. Per ora la pallavolo è l’unica cosa che voglio tenere nella testa. Per il resto c’è tempo“. LEGGI TUTTO

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    Michele Luisetto: “A Macerata sono rinato. E ora voglio la A2”

    Di Roberto Zucca

    Il sorriso di Michele Luisetto è un misuratore del suo essere. La sua personalità, così spumeggiante, è capace di trascinarti su una sorta di tappeto volante per spiegarti ciò che di bello il centralone originario di Padova, che oggi risplende nell’ambiziosa Med Store Tunit Macerata, sta conquistando:

    “Sono felice, è vero. È stato un anno in divenire, molto particolare per una serie di cose. Ho avuto un infortunio alla schiena ad inizio stagione a Brescia, ed è stato un momento davvero tosto. Ho cercato di guarire e ho riflettuto parecchio durante le settimane in cui non potevo giocare, capendo una serie di cose che nel percorso di quest’anno mi hanno aiutato tanto“.

    Me ne dica una.

    “Intanto Brescia non era il posto per me. Così è arrivata l’opportunità di scendere in A3 e arrivare a Macerata. Qui sono rinato, non solo fisicamente, ma anche mentalmente. Sono grato alla società per avermi scelto e per aver creduto in me. Ho trovato un bel gruppo, e ho anche ritrovato un coinquilino come Lazzaretto, con cui avevo condiviso l’avventura a Porto Viro. Ho capito che devo essere soddisfatto di ciò che ho conquistato e di quello che ho. Stare bene fisicamente e potersi giocare i play off a Macerata è un gran bel punto di ripartenza del mio presente“.

    Foto Pallavolo Macerata

    Macerata è delle quattro teste di serie del campionato.

    “Sì, certamente. Bisogna continuare a spingere per chiudere la regular season con il miglior piazzamento possibile. Ai play off si riscrive il campionato. Certo, chi arriva in prima posizione avrà vita più semplice, le altre allungheranno un pochino la striscia con le varie fasi. Credo però che possa succedere qualsiasi cosa, nel senso che chiunque può spuntarla indipendentemente da come si è conclusa la prima fase“.

    Lei e Lazzaretto avete dato una spinta decisiva?

    “Il roster era già buono, con degli elementi ottimi e dalla lunga esperienza anche in serie più alte. Io e ‘Lazza’ volevamo contribuire e dare una mano certamente, perché la società lo merita. Poi ovviamente le amicizie contribuiscono a creare un ambiente in cui vincere risulta più semplice, perché si rema tutti dalla stessa parte. Con Enrico abbiamo scoperto di abitare a Padova a poca distanza, e ci siamo ricordati degli anni in cui giocavamo contro nelle giovanili (ride, n.d.r.). Comunque il gruppo fa tanto, lo ammetto“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Lei è uno che fa gruppo anche nel Beach Volley.

    “Quella è la mia seconda vita. Non voglio pensarci troppo, perché altrimenti mi viene voglia di scendere in campo. Detto questo, sono stato molto fortunato anche lì, perché ho trovato un compagno come Spadoni, con cui ho iniziato a togliermi una serie di soddisfazioni, e un allenatore come Gabriele Mazzotti, con il quale ci siamo presi da subito“.

    Lo scorso anno avete dato del filo da torcere a molte coppie…

    “Abbiamo concluso il Campionato Italiano Assoluto con un piazzamento che ci ha soddisfatto. Nelle singole tappe siamo arrivati sempre in fondo e abbiamo vinto anche qualche B1. Abbiamo poi ottenuto una wild card dopo Albisola per prendere parte ad una tappa del World Tour a Cirò Marina, e siamo andati bene anche lì“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Il pensiero di fare il salto nel Beach Volley a tempo pieno lo ha fatto?

    “Mi mancherebbe troppo la pallavolo. Con Spadoni ne abbiamo parlato, ma quando arriva l’estate, mi piace certamente andare a Marina Di Ravenna, allenarmi con Giacomo e allenare il mio gruppo di corsisti perché sono maestro di Beach Volley. Poi però sento di dover tornare all’inverno fatto di pallavolo e di quello che ho costruito in questi anni“.

    Di cosa vuole riempire la sua valigia nei prossimi anni?

    “Vorrei vincere una Coppa Italia, e vorrei tornare in A2. Sento che a questo sport ho ancora molto da dare. Proverò anche a ricevere tutto ciò che questa professione vorrà ancora darmi“. LEGGI TUTTO

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    Marco Spagnol, opposto e… TikToker: “Questa per me è una stagione fondamentale”

    Di Roberto Zucca

    Cliccando sul suo nome in rete, la parola “pallavolo” non è l’unico oggetto rinvenibile dai risultati della ricerca (poi ci arriviamo). Marco Spagnol, però, è sicuramente un nome “caldo” della Serie A3, un giocatore che, con umiltà e sapienza, si sta ritagliando un ruolo di primo piano tra gli opposti della terza serie nazionale, giocando un bellissimo campionato con il Monge-Gerbaudo Savigliano:

    “È il mio secondo anno in A3. Nella scorsa stagione a Bologna non andò così bene, ma arrivavamo comunque da un campionato di B vinto e da un esordio nella categoria superiore. Quest’anno Savigliano è partita con l’obiettivo salvezza. Poi l’orizzonte, come dire, si è allargato“.

    Nemmeno per Savigliano lo scorso anno fu una stagione da incorniciare. Poi che è successo?

    “Succede che ci rendiamo conto, sin dalle prime gare, che la squadra funziona. Arrivano i primi successi e i primi punti. Oggi siamo a un passo dall’ultimo posto disponibile per i playoff. La società è molto soddisfatta del percorso fatto finora e la stagione sta andando al di là delle aspettative“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Obiettivo cambiato. Si gioca per entrare nei Play Off?

    “Lotteremo sino alla fine per amministrare questo piccolo tesoretto accumulato sulle squadre che ci precedono. Vogliamo continuare il campionato e giocarcela. È bello pensare di entrare nella seconda fase e disputare i Play Off promozione“.

    In una delle ultime gare, Spagnol ha messo a terra 25 palloni. Queste sono medie che parlano da sole.

    “Mi sono ripreso, dopo un mese in cui non sono riuscito a dare tutto ciò che volevo. Ci ho lavorato, ci tengo molto. Per me questa stagione è fondamentale, perché vorrei dimostrare di poter arrivare, già nella prossima stagione, ad essere un nome di peso nel ruolo di opposto“.

    Una domanda da selezionatore. Dove si vede tra qualche anno?

    “Sono consapevole che arrivare in Superlega per me non sia qualcosa su cui illudersi. Non lo vedo, oggi, come un obiettivo raggiungibile. Però mi piacerebbe salire di categoria nei prossimi anni e provare ad essere un buon giocatore di Serie A2. Vedo degli ottimi nomi in questa stagione, penso a Santangelo o Buchegger. Mi piacerebbe potermela giocare con atleti come loro un giorno“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    A 18 anni entra nel Volley Treviso, che prima fu la storica Sisley. Cosa sognava Spagnol in quel tempo?

    “Ero determinato, certamente. Ma non pensavo di arrivare in Serie A. Sono sempre stato uno che ragionava per sottrazione, forse per non restare deluso, o per tenere i piedi per terra. Mi sono conquistato tutto piano piano. Da Treviso sono andato a studiare Scienze Motorie a Ferrara, dove mi sono anche laureato, e la squadra locale mi propose di giocare lì. L’anno dopo passai a Bologna e raggiungemmo il bel traguardo della A3“.

    Ma è vero che lei è un TikToker?

    “(ride, n.d.r.) Ebbene sì. Sono io. È nato tutto per gioco, ma faccio contenuti in cui promuovo qualche brand di streetwear. Ho visto che funzionava e che i followers crescevano e ho preso l’onda“.

    Ha 42mila followers oggi. Ne farebbe mai un lavoro?

    “Credo che sia giusto prendere tutto ciò che arriva, anche perché il volley non è ancora troppo redditizio per il mio livello. In realtà sto continuando gli studi perché mi piacerebbe da grande insegnare a scuola. Però ora voglio dedicarmi alla pallavolo con costanza, e vedere davvero dove posso arrivare“. LEGGI TUTTO

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    Fabrizio Gironi: “Piacenza sarà pronta per i momenti caldi della stagione”

    Di Roberto Zucca

    Fabrizio Gironi è il classico soldato che combatte a testa bassa. È un grande lavoratore, qualità che non solo agli addetti ai lavori, ma anche al pubblico, piace molto di lui. Fabrizio ha saputo lavorare, gestendo con astuzia e maturità ogni opportunità che gli è stata presentata, arrivando fino a un grandissimo club, come la Gas Sales Bluenergy Piacenza, a giocarsi la chance di concludere il campionato tra i protagonisti:

    “Sono convinto che questa Piacenza saprà venire fuori dal suo momento difficile, e quando arriveranno i momenti caldi della stagione, riuscirà a farsi trovare pronta e ad esprimersi per la squadra che è. Mi rendo conto sia una stagione altalenante, nella quale i momenti di difficoltà ci sono stati. Però ripeto, non sono preoccupato, ma curioso di vedere cosa succederà”.

    È una stagione in cui, Perugia a parte, nessuno si è espresso al massimo delle sue potenzialità.

    “Ha detto bene, Perugia esclusa, è stata una stagione complessa e se vogliamo, difficile da spiegare. Lato nostro non hanno aiutato gli infortuni di tre pilastri di questa formazione, come Simon, Lucarelli e poi Leal. Sono tre giocatori incredibili, che danno molto a questa Piacenza. Allenarsi spesso senza giocatori come loro, può fare la differenza. Sono certo che con loro nella massima condizione, anche il gioco ne guadagnerà molto”.

    Ai playoff tutti contro Perugia?

    “Sarà la squadra da battere. Noi dovremo cercare di cogliere tutte le occasioni, per ottenere il maggior piazzamento per la griglia di partenza. Sarà poi una battaglia con tutte. Ai playoff dobbiamo e vogliamo arrivarci”.

    Da ex protagonista di Taranto, posso chiederle se ce la farà a salvarsi?

    “Lo spero. A Taranto sono legato da alcune amicizie create negli anni in cui ho giocato in Puglia, sia con alcuni compagni di squadra, che con la dirigenza, della quale resta un bel ricordo. Sarà difficile certamente anche per loro, considerando anche il ruggito fatto da Siena nelle ultime settimane, che si è dimostrata anche per noi un’avversaria ostica, e lo sarà per tutte quelle che se la troveranno davanti”.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Curiosità: nel suo account whatsapp lei ha ancora la foto con la maglia della Powervolley. Milano è nel suo cuore.

    “(ride n.d.r.) Inizio col dirle che è una foto vecchia, e che non sono molto social, quindi probabilmente c’è ancora una foto di quando ho attivato whatsapp. Al di là di questo, sì, è la mia città e io sono cresciuto in una società, che è Segrate, che poi è entrata a far parte di quel circuito. Quindi ci sono allenatori e dirigenti che oggi fanno parte di quella società. In generale sono una persona che si lascia alle spalle la bellezza e tutto ciò che di meglio ha avuto dalle stagioni vissute, tanto che per me giocare contro Milano o Taranto quest’anno ha avuto un certo significato”.

    Cosa ha visto, negli occhi di quei dirigenti o di quegli ex allenatori, che lei ha incontrato nei primi anni delle giovanili?

    “Sono felici della strada che ho fatto e orgogliosi del percorso che ho scelto di fare. Non sono mai Fabrizio l’avversario, ma un ragazzo che ha fatto parte dei loro anni a Segrate e viceversa”.

    Sulla sua strada a Piacenza ha ritrovato Hoffer.

    “Un grande amico. Un ragazzo con cui ho giocato a Taranto, con cui ho vissuto assieme nei nostri anni di formazione, e che conosco da sempre. Ritrovarlo a Piacenza è stato casuale, ma certamente è stato bello”.

    Negli scorsi giorni De Giorgi ha detto che Gironi è un osservato speciale. Fa piacere, immagino.

    “Tanto. Essere preso in considerazione è importante e ovviamente fa molto piacere. Il lavoro che ho iniziato come opposto proprio ai Giochi del Mediterraneo dello scorso anno spero possa proseguire. Sarebbe bello poter continuare il cammino intrapreso con l’azzurro”. LEGGI TUTTO

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    Alessandro Bovolenta: “Ho trovato la mia strada, con l’aiuto di mamma”

    Di Roberto Zucca

    Ho avuto un flash a metà intervista, ossia ricordare che la persona dall’altra parte del telefono ha solo diciannove anni. Premetto che la storia del suo cognome potrebbe sviare da considerazioni troppo emozionali o far virare la conversazione sulla vita di una famiglia che, al di là della pallavolo, è nel cuore di tutto il movimento. Occupiamoci, però, dell’essere Alessandro Bovolenta, dell’essere una delle più grandi promesse del nostro volley, dell’aver già dimostrato a tutti – con le nazionali giovanili e con la Consar RCM Ravenna – che la stoffa, il carattere e il talento ci sono.

    E soprattutto, che tutte queste caratteristiche non sono comprese nel cognome che si porta, ma piuttosto si allenano, si affinano: “Con l’aiuto di mamma – afferma fin da subito Alessandro – Questo va detto, perché lei ha sempre tenuto me e i miei fratelli con i piedi per terra. Sì, le soddisfazioni, piccole o grandi, per me sono arrivate. Ho trovato la mia strada, quello che faccio mi piace. Ma lei mi ha sempre detto che dovevo lavorare e divertirmi. Senza pensare al dopo o a tutte quelle cose che si creano quando una persona inizia ad ottenere qualche successo“.

    In questi si giorni si parla molto di Zaniolo, delle persone che lo circondano che spesso non fanno il suo bene e di un grande talento forse bruciato. Le posso chiedere un’opinione da tifoso e da sportivo?

    “Io sono tifoso della Roma dalla nascita, e spero anche di avere l’opportunità di andare a vedere una partita all’Olimpico con Arianna molto presto. Posso dirle che è un ragazzo che ha avuto molto da questa società e forse era arrivato il momento che anche lui desse qualcosa a questa Roma. Quegli atteggiamenti, quei rifiuti, quei comportamenti e quelle provocazioni non sono stati una scelta vincente, tanto più nei confronti di una società e di tifosi che su di te hanno sempre riversato tanto entusiasmo, oltre ad averti supportato. Nello sport ci vuole rispetto e riconoscenza“.

    Foto Porto Robur Costa 2030

    È questo a cui è stato educato?

    “Senza dubbi. Ho avuto la fortuna di trovare, oltre la famiglia, allenatori e figure che mi hanno insegnato il senso di questo sport e la disciplina alla quale bisogna convertirsi, se si vuole fare un certo tipo di strada“.

    Uno di questi è stato Velasco, durante il periodo in azzurro.

    “Lui è un grande motivatore. Ci ha parlato spesso dell’essere professionisti e del cercare di esserlo, pur non dimenticandosi che i traguardi raggiunti sono paralleli all’età che si sta vivendo. Vincere da ragazzi è un incredibile iniezione di entusiasmo e un grande motore. Ma va vissuto tutto con la consapevolezza dell’età con cui si ottiene quel determinato obiettivo. Soprattutto bisogna viversi la propria adolescenza“.

    Lei come ama viverla?

    “Mi piace trascorrere molto tempo con i compagni di squadra. Mi piace condividere i momenti non solo dentro il campo, ma anche fuori. Mi basta poco per essere felice: una cena, un sushi, in compagnia di amici come Mancini, Orioli, con cui ci conosciamo da sempre. Non le cito tutti i compagni, ma dovrei davvero fare il nome di tutti, perché siamo davvero una bella squadra“.

    La squadra. Ravenna. Tanti giovani su cui scommettere?

    “Una bella scommessa. Una squadra che può fare di più, certamente, ma una squadra di ragazzi entusiasti di potersi giocare la serie A2“.

    foto Lega Volley

    Il quinto posto è a pochi punti. Si punta verso l’alto o verso il basso?

    “Da qualche settimana è arrivato anche Swan Ngapeth, che ha certamente potenziato il reparto degli schiacciatori. Dobbiamo cercare di risalire di qualche posizione. La volontà c’è“.

    Siete tra i pochi ad aver fatto realmente sudare Vibo Valentia in casa propria.

    “Loro sono uno squadrone. Ci sono elementi come Orduna e Buchegger che hanno giocato qui a Ravenna e sono fortissimi. Speriamo di riuscire a fare meglio in casa da noi!“.

    Alessandro Bovolenta che campionato sta giocando?

    “Potrei fare molto di più alle volte, mentre altre viene meglio tutto. In generale non posso lamentarmi. Penso sia un anno importante per me. Ho giocato e provato la scorsa stagione a fare qualcosa che non era perfettamente nelle mie corde, così quest’anno ho cambiato ruolo e con Marco (Bonitta, n.d.r.) stiamo impostando un gioco diverso“.

    Sente la pressione di tutto questo?

    “Come dice Coach Battocchio, bisogna certamente giocare per divertirsi. La pressione è per pochi, ovvero per i privilegiati. Quindi anche se la sentissi, ho imparato e imparerò a gestirla al meglio possibile“.

    Alessandro Bovolenta – Foto Porto Robur Costa 2030

    Per lei si dice ci siano grandi squadre pronti ad attenderla. Mi dica quale sente più nelle sue corde in Superlega.

    “Posto che non ci sto minimamente pensando, le dico che Trento sta facendo davvero un bel progetto con gli italiani e mi piace molto. Modena e Perugia sono piazze in cui ha giocato papà, molto belle. La Lube è una grandissima squadra“.

    Lei è tra l’altro molto legato a Ravenna.

    “Per me è casa“.

    Un luogo del cuore di Ravenna?

    “Casa mia. Attualmente vivo in foresteria con altri ragazzi. Quando posso, e quando ho voglia di respirare l’aria di famiglia, mi rifugio a casa. Il mio cuore resta sempre lì“. LEGGI TUTTO