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    Due chiacchiere con Jolien Knollema, uno dei prospetti più interessanti al mondo

    Quando parliamo di pressioni e di hype che danneggiano i giovani, dobbiamo necessariamente aprire una parentesi ed escluderne alcuni. Quelli che godono delle aspettative, perché si abituano a non disattenderle. Con la faccia tosta della gioventù e un carico di talento da sprigionare in campo. Nel panorama pallavolistico della Bundesliga questa descrizione è egregiamente incarnata da Jolien Knollema, schiacciatrice olandese classe 2003, che all’Allianz MTV Stuttgart ha trovato la propria dimensione ideale per crescere e mostrarsi al mondo intero. 

    Alla vigilia della sua seconda stagione in Germania, Knollema si è raccontata in esclusiva ai microfoni di Volley News.

    Jolien, riavvolgiamo il nastro e partiamo dai tuoi esordi. Come hai iniziato a giocare a pallavolo?

    “Quando ero piccola, giocavo a calcio, finché un giorno ho deciso di provare la pallavolo con un’amica e ho capito che questo sport mi appassionava ancora di più“.

    Giocare a pallavolo nei Paesi Bassi: com’è stata la tua esperienza?

    “È stato un periodo incredibile, durante il quale ho imparato molto e sviluppato le mie abilità. Tuttavia, devo ammettere che il livello attuale è leggermente diminuito rispetto a prima“.

    Eri giovanissima quando hai preso la decisione di andare all’estero. Quanto pensi di essere cresciuta in Italia e in Germania?

    “Andare all’estero è stata un’opportunità che ho colto al volo e che mi ha arricchito enormemente, sia dal punto di vista personale che professionale. Quando sono arrivata a Firenze, avevo solo 18 anni, e questa esperienza mi ha spinto a crescere rapidamente. Ero da sola e non avevo nessuno accanto a me, se non le mie compagne di squadra. In Germania, la situazione è un po’ diversa: gioco di più e ho la possibilità di competere per titoli, una cosa che non avevo mai fatto prima“.

    foto Instagram @jolienknollema

    Sei considerata uno dei prospetti più interessanti al mondo. Quanto è difficile per te rimanere con i piedi per terra?

    “Onestamente, non ho problemi a rimanere con i piedi per terra. Credo che sia una caratteristica di chi, come me, proviene dal nord dei Paesi Bassi“.

    Questa è la tua seconda stagione all’Allianz MTV Stuttgart. Cosa ti piace di più della vita in Germania? Come trascorri di solito il tuo tempo libero?

    “In Germania, la vita è molto tranquilla. È possibile recarsi in città quando si desidera qualcosa di diverso, altrimenti c’è sempre la possibilità di rilassarsi in uno dei tanti parchi. Di solito, nel tempo libero, mi piace incontrare le mie amiche per prendere un caffè, leggere in un parco o sperimentare nuove ricette in cucina“.

    foto Instagram @jolienknollema

    Com’è stata la tua prima annata con lo Stuttgart? Come descriveresti questa esperienza?

    “Magica. La scorsa stagione è stata la più divertente che io abbia mai vissuto. Tutto è andato per il meglio: siamo riuscite a vincere tre titoli, il massimo che potessimo ottenere in un solo anno. Quindi, fino ad ora è stato un percorso di grande importanza per me“.

    Quali sono le tue aspettative per quest’anno? Dove potete arrivare?

    “Non abbiamo ancora avuto molte sessioni di allenamento con tutta la squadra, quindi non è facile fare una previsione. Tuttavia, allo Stuttgart, siamo sempre ambiziosi e ci poniamo obiettivi molto alti. Il primo di questi sarà vincere la Supercoppa tra qualche giorno“.

    foto Instagram @jolienknollema

    Ti va di tracciare un bilancio dell’estate in nazionale? C’è qualcosa che avreste potuto fare meglio alle Olimpiadi?

    “È stata un’estate indimenticabile, dal momento che siamo riuscite a qualificarci alle Olimpiadi. Abbiamo visto il nostro sogno diventare realtà. Certo, penso che a Parigi saremmo potute arrivare ai quarti di finale, ma è facile dirlo a posteriori“.

    Hai qualche aneddoto particolare sulla tua esperienza a Parigi 2024?

    “L’aneddoto più divertente di questa esperienza riguarda i nostri tentativi di fare una foto con Nadal: prendevamo la bicicletta e, appena lo vedevamo, saltavamo giù rapidamente“.

    foto Instagram @jolienknollema

    Quali sono i tuoi sogni per il futuro, dentro e fuori dal campo?

    “Un giorno mi piacerebbe vincere una medaglia alle Olimpiadi. Anche se potrebbe non essere un obiettivo immediato, il mio sogno inizia da ora. Personalmente, vorrei essere felice e mantenere una buona salute, creare ricordi indimenticabili e divertirmi con le persone che mi circondano“.

    Qualche mese fa la tua ex compagna di nazionale, Myrthe Schoot, che sta combattendo contro il cancro, ti ha dedicato un affettuoso post su Instagram (clicca QUI). Ci racconti un po’ della vostra amicizia e di come la stai supportando nella sua battaglia?

    “Myrthe è una giocatrice eccezionale e una persona ancora più straordinaria. È determinata e sempre pronta a combattere. Ci teniamo in contatto tramite messaggi per aggiornarci sulle nostre vite. Durante il periodo che ho trascorso in Olanda, le ho fatto visita ed è stato un momento indimenticabile“.

    Di Alessandro Garotta LEGGI TUTTO

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    Stefania Recchia, da Castellana Grotte a Perugia: “Giocare in Serie A è un sogno”

    La Puglia è una terra solida come le radici degli ulivi che costellano il suo entroterra, dura all’apparenza come le rocce del suo territorio, come la determinazione dei suoi abitanti denominati “capatosta”, ma in fondo un luogo dall’animo tenero. La Puglia è anche un territorio dove l’agonismo sportivo è di casa, e nel corso degli anni sono stati tanti gli atleti che partendo da questa regione si sono distinti e hanno calcato i palcoscenici più prestigiosi.

    Oggi vogliamo portarvi alla scoperta di una giocatrice pugliese che step by step si sta affacciando nel mondo delle grandi della pallavolo italiana: il suo nome è Stefania Recchia, libero classe 2005 approdato alla Bartoccini-MC Restauri Perugia dopo una lunga militanza nella Zero5 Castellana Grotte.

    Stefania, partiamo da una domanda semplice. Quando ha scoperto la sua passione per la pallavolo?

    “La mia passione per la pallavolo è nata quando avevo 4 anni, osservando mia sorella giocare. Fin da subito, mi sono appassionata a questo sport e da lì è iniziato il mio percorso“.

    Come ha iniziato a giocare da libero? E cosa le piace di più del suo ruolo?

    “Ho giocato in quasi tutte le categorie giovanili come attaccante, anche se nel frattempo mi ero fatta notare per la mia agilità e la determinazione nel difendere ogni pallone. Quando ero piccola, volevo essere ‘quella con la maglia diversa’, e così a un certo punto questo desiderio si è realizzato. Considerando la mia altezza, è stato qualcosa di naturale. Mi piace l’idea di dover andare su ogni pallone e di guidare la seconda linea. È un ruolo difficile, ma il fatto di dover sempre prestare grande attenzione e di non rimanere mai ferma lo rende veramente eccitante“.

    Ha un modello a cui si ispira o un idolo da cui cerca di rubare qualche segreto?

    “Mi è sempre piaciuto Grebennikov. Da piccola trascorrevo ore davanti alla televisione a seguire le sue partite, cercando di carpire i suoi segreti. Quindi, Grebennikov è stato un importante punto di riferimento per me, e ancora oggi lo ammiro molto. Tuttavia, desidero sottolineare che il mio grande modello nello sport è stato mio padre. Essendo stato un atleta, mi ha trasmesso i valori e le caratteristiche che un giocatore deve avere, come la determinazione e la perseveranza“.

    Ha vissuto tutta la sua carriera a Castellana Grotte (settore giovanile e Serie B). Come descriverebbe questa esperienza? Quali insegnamenti si porta dietro da lì?

    “La Grotte Volley è la mia seconda famiglia e lo sarà per sempre. È la società che mi ha cresciuto e formato. Lì ho vinto, ho perso, ho riso, ho pianto, e ho vissuto i miei ‘migliori anni’. Ho trovato persone che hanno sempre creduto in me e per questo sarò loro eternamente grata. Mi hanno insegnato tutto: il significato del lavoro, cosa sono la determinazione e la perseveranza, l’importanza del gruppo, come comportarmi in campo e come reagire alle vittorie e alle sconfitte. In poche parole, la Grotte Volley mi ha aiutato a crescere sotto tutti i punti di vista ed è per questo che la considero una seconda famiglia“.

    Qual è la sua soddisfazione sportiva più grande finora?

    “La mia soddisfazione più grande è sicuramente la chiamata di Perugia per giocare in Serie A1. Avere l’opportunità di confrontarmi con giocatrici fortissime, dopo tutti i sacrifici che ho fatto e che farò da qui in avanti, mi riempie di orgoglio“.

    Dopo tante stagioni nella “sua” Castellana, si è trasferita lontano da casa per giocare nella Bartoccini-MC Restauri Perugia. Quali sono le sue sensazioni? Si sente pronta per l’esordio assoluto in Serie A?

    “Essendo la mia prima esperienza lontano da casa, all’inizio ero molto spaventata e timorosa. Tuttavia, posso dire che le sensazioni che provo oggi sono più che positive! Mi trovo bene sia con le mie compagne di squadra sia con lo staff; ogni persona mi ha fatto sentire a mio agio. Arrivare a giocare in Serie A è un grande sogno che si avvera. Quando il coach mi farà entrare in campo, darò il massimo per la squadra“.

    Cosa cercava prima di accettare l’offerta della Bartoccini e cosa, dunque, crede di aver trovato sotto un aspetto pallavolistico e umano?

    “Cercavo un club che mi facesse crescere a 360 gradi. Cercavo un ambiente che mi spronasse a lavorare tanto e mi permettesse di vivere la mia prima esperienza importante. La Bartoccini mi sta dando tutto ciò che cercavo, aiutandomi a crescere sia dal punto di vista tecnico sia dal punto di vista umano“.

    Che effetto le fa lavorare insieme a un libero di prim’ordine come Imma Sirressi? Tra l’altro, è anche lei pugliese e all’inizio della sua carriera ha giocato a Castellana in A1.

    “Ho una grandissima stima di Imma. Penso che lavorare con lei sia un privilegio e un onore. Mi sta aiutando molto e sicuramente cercherò di imparare il più possibile. Essendo entrambe pugliesi, abbiamo già instaurato un bel legame: quando sono con lei mi sento come a casa“.

    Quali sono gli obiettivi di Perugia per la stagione 2024-2025? Cosa ne pensa della squadra che si è formata?

    “Vogliamo disputare un campionato degno di nota, onorare la categoria, raggiungere la salvezza e, perché no, prenderci qualche soddisfazione. Siamo una squadra giovane ma sono convinta che, trovando il nostro gioco, potremo dare fastidio a molte avversarie. Credo che si stia formando un bel gruppo e questo potrebbe diventare il nostro punto di forza. Senza dubbio, ognuna di noi darà il massimo per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissate“.

    Quali sono i suoi sogni per il futuro?

    “Devo dire che il mio grande sogno si è già in parte realizzato. Tuttavia, spero di avere la possibilità di disputare un campionato importante da protagonista in futuro“.

    In chiusura dell’intervista, ci racconta com’è Stefania Recchia fuori dal campo? Quali sono le sue passioni?

    “Fuori dal campo, sono una ragazza solare, estroversa, che dà grande importanza alle piccole cose della vita. Amo trascorrere il tempo con la mia famiglia e mi piace leggere, viaggiare e andare al mare. Inoltre, sono molto determinata e sempre pronta a mettermi in gioco“.

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    Arina Fedorovtseva: “In Cina per mettermi alla prova e uscire dalla mia comfort zone”

    Nel vocabolario della lingua italiana, l’aggettivo “generazionale” significa “processo operativo riguardante una o più generazioni”. Non a caso, il termine segue concetti quali ricambio, divario, gap. Invece la nutrita schiera di appassionati di sport sui social network, come in gran parte delle sfere d’interesse, ha un contesto culturale tutto suo, difficile da comprendere per chi ne è totalmente estraneo. Un fenomeno chiaro soprattutto sulla piattaforma X, dove tante parole assumono un significato ben diverso da quello letterale. “Generazionale” è una di queste, erroneamente (secondo definizione) utilizzata per descrivere un giocatore o un atleta che accompagna o accompagnerà un’intera generazione. Per questo motivo è un aggettivo spesso accostato ai talenti più promettenti.

    In particolare, Arina Fedorovtseva ha fatto scuola. La ventenne schiacciatrice russa è il massimo esempio della fuoriclasse in divenire, anche se ormai è pura attualità: ha iniziato la carriera con l’etichetta di predestinata appiccicata addosso ma non ne ha accusato il peso, si è fatta notare alla Dinamo-Ak Bars Kazan, poi è cresciuta esponenzialmente con la maglia del Fenerbahce e ora punta a prendersi un ruolo da protagonista anche nella sua nuova avventura in Cina, come ha raccontato in questa intervista esclusiva ai microfoni di Volley News.

    Arina, per cominciare vorrei chiederti come hai trascorso questa pausa estiva.

    “Devo ammettere che è stato molto impegnativo mantenere una buona forma fisica senza partecipare ai tornei internazionali. Però so quanto sia importante. Quindi, ho approfittato della prima parte dell’estate per riposarmi un po’; poi ho iniziato ad allenarmi, prima solo in palestra e successivamente anche con la palla. In generale, posso dire che questa off-season è stata molto produttiva: ho fatto del mio meglio per prepararmi alla nuova stagione“.

    Hai seguito il torneo di pallavolo femminile alle Olimpiadi di Parigi? Pensi che la Russia avrebbe potuto ottenere un risultato importante se non fosse stata esclusa?

    “Sì, ho seguito il torneo olimpico e sono stata a Parigi per assistere dal vivo alle semifinali e alla finale.  È stata un’esperienza insolita guardare le partite dagli spalti anziché scendere in campo, ma posso dire che ho apprezzato l’atmosfera delle Olimpiadi. È stato davvero un peccato non poter partecipare! Non è facile dire quale risultato avrebbe potuto ottenere la nazionale russa, ma sono convinta che, se avessimo preso parte a tutti i tornei dell’ultimo ciclo olimpico, avremmo sicuramente lottato per salire sul podio e vincere delle medaglie“.

    Il prossimo passo della tua carriera sarà con lo Shanghai Bright Ubest in Cina. Come mai questa scelta?

    “La mia scelta è guidata dall’interesse e dalla curiosità. Ho sempre trovato affascinante l’idea di giocare nel campionato cinese. Per le giocatrici europee è tutto un po’ diverso, dalla cultura all’organizzazione della lega. E questo rende ancora più stimolante uscire dalla propria comfort zone e affrontare nuove sfide. Ho scelto lo Shanghai Bright Ubest perché è un club molto ambizioso, che punta a vincere il titolo. Inoltre, sono stata attratta dalla bellissima città di Shanghai“.

    Quali sono le tue aspettative per la nuova esperienza in Cina?

    “Sono abituata ad affrontare ogni stagione con aspettative molto alte, e questo nuovo capitolo in Cina non fa eccezione. Voglio mettermi alla prova in un contesto diverso e mostrare il massimo del mio potenziale“.

    Successivamente farai ritorno al Fenerbahce con cui hai firmato un contratto fino al 2027. Come descriveresti il tuo legame con questo club?

    “Il Fenerbahce è un club davvero speciale. Posso affermarlo con sicurezza, avendo giocato lì per tre stagioni. Talentuosa, ambiziosa e forte: è così che descriverei la nostra squadra. Sono estremamente felice di farne parte e di lavorare insieme alle mie compagne per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissate“.

    L’anno scorso hai dato un contributo fondamentale alle vittorie della Sultanlar Ligi e della Coppa di Turchia. In generale, come valuti la stagione 2023-2024 del Fenerbahce?

    “La stagione è stata molto positiva, con due trofei conquistati e numerose vittorie brillanti ed entusiasmanti. È stato un anno prezioso anche in termini di esperienza. Abbiamo affrontato alcune difficoltà, ma sono state proprio queste a renderci la squadra che abbiamo dimostrato di essere nel finale di stagione. Personalmente, posso dire che è stata un’annata speciale per me“.

    C’è qualcosa che avreste potuto fare meglio? Mi riferisco soprattutto alla semifinale di Champions League contro il Vero Volley Milano.

    “Certo! Eravamo molto tristi e deluse per come è finito il nostro percorso in Champions League l’anno scorso. Ed è per questo motivo che resta tra i nostri obiettivi principali“.

    Al Fenerbahce hai avuto l’opportunità di lavorare con due grandi allenatori: Zoran Terzic e Stefano Lavarini. Sono così diversi tra loro? Hai una preferenza?

    “Penso che siano ottimi allenatori, ma completamente diversi tra loro. Hanno punti di forza peculiari e ho potuto imparare molto da entrambi. Sono contenta di aver lavorato con loro. Tuttavia, non credo sia giusto metterli a confronto“.

    Sei stata la miglior battitrice nelle ultime tre stagioni in Turchia. Qual è il segreto del tuo servizio?

    “Mi piace servire e sono estremamente felice di aver trovato uno stile personale. Ci è voluto tanto impegno e allenamento per raggiungere un risultato del genere; quindi, sono particolarmente orgogliosa di eccellere in questo fondamentale“.

    Quali sono le cose più importanti che hai imparato giocando all’estero? In che modo l’esperienza in Turchia ti ha plasmato come persona e come giocatrice?

    “È stato un grande cambiamento! Probabilmente sarebbe necessario scrivere un intero libro per spiegare tutto nei minimi dettagli (ride, ndr). Tuttavia, per essere breve, ho avuto l’opportunità di vivere un’esperienza di pallavolo completamente diversa, sperimentando nuovi metodi di allenamento e lavorando a stretto contatto con allenatori e giocatrici di grande talento. Questa esperienza mi ha dato tutto ciò di cui una giovane atleta ha bisogno: l’opportunità di imparare e migliorarsi. Grazie al Fenerbahce, la mia crescita come giocatrice e come persona è stata notevolmente accelerata“.

    Sei sotto i riflettori fin da quando eri adolescente. Tuttavia, hai dimostrato una maturità fuori dal comune per la tua età. Sei sempre stata così o hai dovuto crescere in fretta perché eri al centro dell’attenzione?

    “Sono sempre stata così! Anche quando ero piccola, mi facevano notare che penso e ragiono dando l’impressione di essere più matura rispetto alla mia età. Posso dire che questa caratteristica mi è molto utile. È un aspetto del mio carattere che apprezzo particolarmente“.

    Dove ti vedi nel giro di qualche anno? Quali obiettivi hai fissato per la tua carriera?

    “Non mi piace guardare troppo avanti. Di solito fisso i miei obiettivi anno dopo anno. Inoltre, nel corso di una stagione, ne compaiono sempre di nuovi. In generale, vorrei sviluppare al massimo le mie qualità pallavolistiche e proseguire il percorso di crescita nel mio ruolo di schiacciatrice“.

    Invece, quali sono i tuoi sogni al di fuori della pallavolo?

    “Preferisco non rivelarli perché sono obiettivi piuttosto personali e non sono ancora pronta per condividerli. Tuttavia, posso affermare con sicurezza che desidero essere una persona felice, sia dentro che fuori dal campo di pallavolo“.

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    Due chiacchiere sull’NCAA femminile appena cominciata con Emily Ehman, giornalista ed ex giocatrice

    Ci siamo, l’NCAA femminile è tornata. Dopo il trionfo delle Texas Longhorns nella finalissima della fall season 2023 contro le Nebraska Huskers, il campionato collegiale americano è pronto a entrare nel vivo con tutto il suo carico di giovani talenti, storie ed emozioni, promettendo di regalare grandissimo spettacolo. Un ecosistema unico nell’universo pallavolistico dove la passione incontra la tradizione dei vari atenei, dove la fede per una squadra e i suoi colori valgono più di qualsiasi altra cosa, dove non esistono compromessi e il tifo è un affare di famiglia. Lasciatevi dunque prendere per mano e fatevi guidare tra “sanguinose” rivalità, coloratissimi spalti, partite leggendarie e prospetti da tenere d’occhio.

    Per la preview della stagione che ha appena preso il via abbiamo intervistato Emily Ehman, ex giocatrice della Northwestern University, che attualmente lavora come giornalista per Big Ten Network, ESPN e Volleyball World.

    Emily, per cominciare proviamo ad analizzare i temi principali dell’imminente stagione NCAA.

    “Il primo grande tema riguarda le Texas Longhorns: riusciranno a vincere il titolo nazionale per la terza volta consecutiva? Negli ultimi due anni hanno vinto e dominato. Hanno confermato gran parte della loro formazione titolare, incluse entrambe le schiacciatrici, la palleggiatrice e il libero, e hanno aggiunto un’opposta che, secondo me, è tra le più forti in assoluto (Reagan Rutherford, ndr). Il punto interrogativo principale per questa squadra riguarda le centrali: sia Asjia O’Neal sia Bella Bergmark si sono laureate; quindi, al loro posto ci saranno giocatrici un po’ più giovani. Sicuramente, però, le Longhorns hanno tutte le carte in regola per vincere di nuovo. Poi parlerei delle Nebraska Huskers: ce la faranno a vendicare la sconfitta nella finale dello scorso anno? Hanno confermato tutto il sestetto titolare e hanno aggiunto al roster Taylor Landfair, una schiacciatrice molto forte proveniente da Minnesota. Il ko subito contro Texas è stato netto. Perciò, Nebraska inizierà la stagione con una grande voglia di rivalsa. Un altro tema interessante riguarda la riorganizzazione delle conference. I campioni in carica di Texas sono passati alla SEC (Southeastern Conference), Stanford è entrata a far parte dell’ACC (Atlantic Coast Conference), mentre la Big Ten può vantare quattro nuove squadre che in passato hanno vinto titoli nazionali. Dunque, come cambieranno gli equilibri di queste conference? Sicuramente questi spostamenti renderanno le suddette conference ancora più competitive, a scapito della Pac-12“.

    Quali sono le squadre favorite per approdare alla Final Four di Louisville? A tuo parere, chi vincerà il titolo?

    “Penso che Texas, Nebraska, Wisconsin e Louisville abbiano grandi possibilità di arrivare in fondo al torneo. Abbiamo già parlato delle prime due. Wisconsin ha confermato gran parte delle sue giocatrici, ma resta da capire quale sarà la loro formazione titolare. Hanno inserito una matricola interessante, Charlie Fuerbringer (figlia di uno degli assistenti della nazionale statunitense maschile), che avrà un ruolo fondamentale nel ‘5-1 system’ di questa squadra. Al centro ci saranno Carter Booth (alta 2,01 metri) e Anna Smrek (2,06 metri), mentre Sarah Franklin – miglior giocatrice del campionato nazionale ed MVP della Big Ten nel 2023 – tornerà per il suo quinto anno. Perciò, considero le Badgers tra le ‘contenders’. La quarta squadra ad approdare alla Final Four potrebbe essere Louisville. Riparte dalle titolari della scorsa stagione, con l’eccezione dell’opposta, potendo contare su due ottime bande, una palleggiatrice fenomenale e un libero eccezionale. Inoltre, la possibilità di giocare in casa le finali è senza dubbio un boost importante. Tra le favorite per arrivare in fondo al torneo nazionale potrei includere anche Pitt, Penn State e Florida, ma vediamo come si svilupperà la stagione. Per quanto riguarda la squadra che vincerà il titolo, sarei sorpresa se non fosse una tra Texas, Nebraska o Wisconsin. Se dovessi sceglierne una adesso, direi Nebraska. Tuttavia, voglio vedere cosa faranno Texas e Wisconsin con le loro nuove formazioni“.

    Invece quali sono le candidate per il ruolo di Cenerentola della stagione?

    “Per quanto riguarda le Cenerentole, penso che Creighton possa fare molto bene. Non si parla tanto di loro perché non fanno parte delle ‘power four conference’, ovvero Big Ten, ACC, SEC e Big 12. A mio parere, sono una buonissima squadra anche se il livello della Big East è inferiore a quello delle migliori conference. All’inizio dovranno vedersela con avversarie che non fanno parte della Big East, e questo sarà un banco di prova interessante per un gruppo che non è cambiato molto rispetto alla scorsa stagione. Tra le loro giocatrici mi piacciono tantissimo la schiacciatrice Norah Sis e la palleggiatrice Kendra Wait. In più, hanno aggiunto nuove pedine che renderanno questa squadra molto forte. Poi sono curiosa di vedere cosa faranno le Florida Gators. L’anno scorso, dopo aver dominato nelle prime settimane, hanno perso per infortunio la loro palleggiatrice, Alexis Stucky. Per questa stagione hanno confermato molte giocatrici. Vediamo come si comportano perché potrebbero anche arrivare in fondo al torneo“.

    Cinque giocatrici che dovremmo seguire con attenzione e di cui si parlerà molto in futuro.

    “Sicuramente la schiacciatrice di Texas, Madi Skinner (sorella di Avery, ndr), è una da tenere d’occhio. È stata eccezionale nel campionato nazionale e nella Final Four della scorsa stagione, tanto da contendersi il premio di Giocatrice dell’Anno con Sarah Franklin. Secondo me, potrebbe essere proprio Skinner a vincere il premio quest’anno. È in grado di dominare le partite. È reattiva e atletica. Ha lavorato con la nazionale maggiore degli Stati Uniti per tutta l’estate, venendo anche convocata per la Volleyball Nations League. Poi c’è Sarah Franklin, di cui abbiamo già parlato. Una parola: fenomenale. È l’MVP in carica del campionato nazionale e della Big Ten conference, capace di attaccare come nessun’altra in situazioni di gioco non semplici e di mettere la palla nei 3 metri. Sicuramente sarà lei la leader delle Wisconsin Badgers. Un’altra giocatrice interessante è Lexi Rodriguez, libero di Nebraska. È davvero impressionante, tanto che probabilmente passerà alla storia come uno dei migliori liberi di tutti i tempi a livello collegiale, se non addirittura il migliore in assoluto. Non ha rivali in ricezione e rende semplici anche le difese impossibili. Si trova sempre nel posto giusto, riuscendo a difendere tutto e muovendosi bene in campo. È una giocatrice che adoro. Olivia Babcock, invece, è l’opposta di Pitt e l’anno scorso è stata nominata ‘National Freshman of the Year’. È alta, con buone doti fisiche, in grado di prendere in mano le redini delle partite della sua squadra. Infine, c’è Kami Miner di Stanford. Ha vinto la Pac-12 e il premio di ‘Miglior Palleggiatrice’ di questa conference, ed è stata inserita più volte nelle squadre ideali del campionato. Secondo me, al momento è la migliore nel suo ruolo perché sa alzare il pallone in maniera impeccabile ed è eccezionale in difesa“.

    Quali sono stati i trasferimenti principali quest’anno?

    “Direi che quest’anno ci sono stati tre trasferimenti importanti. Il primo è Reagan Rutherford, che si trasferisce da Kentucky a Texas. Credo che sarà la novità che avrà il maggiore impatto. Nelle scorse stagioni è stata fenomenale e abbiamo visto che ha le capacità per diventare l’attaccante di riferimento della sua squadra. Il gioco delle Longhorns non dipenderà da lei tanto quanto quello di Kentucky; però, penso che avrà un impatto significativo perché darà maggiore equilibrio. Poi c’è Taylor Landfair, che per il suo quinto anno passa da Minnesota a Nebraska. Le Huskers avevano una giocatrice nel transfer portal, Ally Batenhorst, che è passata alla USC (University of Southern California). Quindi, ci si chiedeva chi avrebbe sostituito questa schiacciatrice. Penso che Landfair sia straordinaria. Nel 2020 è stata nominata ‘Giocatrice dell’Anno’ della Big Ten e, dopo un ottimo percorso al Minnesota, sarà una pedina molto importante per Nebraska. Infine, c’è Batenhorst, che abbiamo appena citato. A metà della scorsa stagione aveva sostituito Lindsay Krause a Nebraska, facendo molto bene fino alla finale nazionale. Perciò, sono convinta che sarà un elemento importante per una squadra come la USC che è passata a una conference complicata come la Big Ten“.

    Quali sono i match di regular season che dovremmo segnarci sul calendario?

    “Sono tante le partite da segnarsi sul calendario. Quello che rende questa stagione entusiasmante è l’elevato numero di scontri diretti tra le migliori dieci, cinque e addirittura tre squadre che fanno parte di conference diverse. Non capita spesso. Ecco una lista delle partite di regular season più interessanti:

    Stanford – Texas (15 settembre)Kentucky – Louisville (18 settembre)Nebraska – Louisville (22 settembre)Stanford – Louisville (29 settembre)Pitt – Stanford (20 ottobre)Wisconsin – Nebraska (1° novembre)Wisconsin – Nebraska (23 novembre)Pitt – Louisville (27 novembre)“.

    Come sarà influenzato il gioco dalla nuova regola sul fallo di “doppia”?

    “A mio parere, non avrà un grande impatto. Non era un fallo che veniva sanzionato molto spesso e, quando lo era, tutto era molto soggettivo. La regola è stata modificata appositamente per eliminare questa soggettività. È una cosa che si osserva a livello internazionale, dove gli arbitri sono più indulgenti verso le ‘doppie’. Toccare la palla due volte non aiuta la tua squadra se la palla rimane nel tuo campo. Pertanto, per me è una modifica regolamentare giusta. Inoltre, non dovrebbe nemmeno avere un grande impatto sul gioco. Alcuni coach potrebbero dire che influisce sulla tecnica del palleggio, ma comunque gli alzatori non saranno allenati in modo diverso“.

    La popolarità della pallavolo negli Stati Uniti sta crescendo rapidamente. In che modo il “college volleyball” ha influenzato questa tendenza?

    “La pallavolo a livello universitario ha avuto un’enorme influenza sulla crescita di questo sport negli USA, soprattutto tra i più giovani, che guardando la televisione possono trovare nuove fonti di ispirazione. Dieci anni fa non era possibile accendere la TV e trovare una partita di pallavolo universitaria. Quindi, se non eri uno studente delle scuole superiori o non giocavi in un club, c’erano poche possibilità di arrivare a pensare: ‘Voglio passare allo step successivo, prima al college e poi da professionista’. Direi che questo non è stato possibile fino agli ultimi tre anni. La crescita è stata notevole perché abbiamo registrato un aumento significativo del numero di spettatori e della copertura del volley NCAA. Ad esempio, nella scorsa stagione abbiamo avuto le partite più seguite di tutti i tempi, sia del campionato nazionale (tra Nebraska e Texas) sia della regular season (tra Wisconsin e Minnesota), entrambe con oltre 1,7 milioni di spettatori. Numeri davvero impressionanti. Inoltre, in termini di tifosi nelle arene, sembrava che ogni settimana venissero stabiliti nuovi record. Nell’agosto 2023, per una partita di pallavolo a Nebraska, è stato riempito uno stadio di football da 92.000 posti, stabilendo il record mondiale di presenze ad un evento sportivo femminile. È stata una cosa incredibile da vedere, e ciò è accaduto a livello universitario. Inoltre, per quanto riguarda la copertura mediatica, quest’anno il numero di partite trasmesse in TV sarà il più alto di sempre. Ovviamente questo comporta una maggiore visibilità. Ci sono molti giornalisti che hanno iniziato a seguire le squadre sui social media. Ci sono molti podcast, show e trasmissioni online che stanno facendo esplodere la popolarità della pallavolo negli USA, a tutti i livelli. E questo processo è partito proprio dai college“.

    Nella parte finale dell’intervista, raccontaci un po’ della tua esperienza da pallavolista.

    “Ho iniziato a praticare la pallavolo all’età di 9 anni: mi sono innamorata di questo sport giocando insieme alla mia cugina più grande nel cortile di casa. Da lì, sono entrata a far parte di un club e tra il 2016 e il 2020 ho avuto l’opportunità di militare nella squadra della Northwestern University, nel ruolo di libero, sotto la guida di Shane Davis (con cui sono ancora in contatto). A differenza di molte altre giocatrici universitarie, non avevo una borsa di studio. Ma la mia scelta di andare alla Northwestern era dettata dalla possibilità di ottenere una formazione eccellente e conseguire una laurea di prestigio in giornalismo. Fin da piccola, aspiravo a diventare una giornalista sportiva, quindi era fondamentale per me scegliere un’università che mi avrebbe permesso di realizzare questo sogno. La Northwestern era la soluzione ideale, poiché vanta una delle migliori scuole di giornalismo del paese. Nonostante che nei primi tre anni non abbia giocato molto, mi sono divertita tantissimo. Ho preso quella situazione come un’opportunità per allenarmi, migliorarmi nel mio ruolo e sostenere le mie compagne. Da questo punto di vista non avevamo rivali: il nostro tifo da bordocampo era ineguagliabile!“.

    Poi, come hai iniziato la tua carriera da giornalista sportiva?

    “Come ho detto prima, ho sempre desiderato diventare una giornalista, anche se all’inizio non sapevo che avrei seguito la pallavolo. Crescendo, avevo notato come le donne nelle trasmissioni sportive americane si occupavano principalmente di basket maschile e football. Quindi, la mia ispirazione era quella. Mi sono laureata nel marzo 2020, in un momento decisamente difficile per cercare di entrare nel mondo dello sport. Dunque, ho avviato una trasmissione online incentrata sulla pallavolo, in cui intervistavo giocatrici, allenatori e chiunque fosse coinvolto nella Big Ten. Lo show è cresciuto sempre di più e dopo circa un anno Big Ten Network ha iniziato a chiamarmi per commentare le partite di pallavolo come ‘match analyst’. Nel frattempo, sono diventata l’analista principale della rete e adesso sto per iniziare la mia quarta stagione con loro. Inoltre, sono stata anche chiamata da ESPN per commentare le partite di Sweet 16 ed Elite Eight, le semifinali regionali e le finali della scorsa stagione. Infine, durante l’estate, seguo le sfide internazionali per Volleyball World e da questo punto di vista potrebbero esserci presto delle novità. Sono davvero felice della direzione che ha preso la mia carriera lavorativa“.

    In cosa consiste il tuo ruolo di giornalista e analista sportiva?

    “La mia attività si sviluppa in diversi ambiti. Prima di tutto, lavoro come ‘volleyball analyst’ e commento le partite per ESPN, Fox e Volleyball World. Inoltre, ricopro il ruolo di ‘digital host’ presso Big Ten Network. Questo comporta la creazione e la condivisione di contenuti digitali, come le classifiche dei migliori giocatori della settimana, le anteprime delle partite più interessanti da seguire e l’elenco di coloro da tenere d’occhio durante la stagione. Inoltre, mi capita anche di raccontare eventi relativi ad altri sport, come basket, wrestling, lacrosse, softball e baseball“.

    Qual è la parte che ti piace di più del tuo lavoro?

    “La parte del mio lavoro che preferisco è raccontare le storie delle persone legate alla disciplina sportiva che seguo, sia che si tratti di atleti che di allenatori. Considerando che la pallavolo non ha mai ricevuto una grande copertura mediatica, per me è davvero una missione dare risalto a questo sport e alle sue storie. Inoltre, la pallavolo ha un significato molto importante per me. L’ho iniziata a praticare quando ero piccola e mi ha portato a trascorrere innumerevoli ore in palestra. È praticamente la mia vita. Quindi, è davvero speciale essere testimone del processo di crescita che questo sport ha avuto nel corso degli anni, soprattutto in termini di seguito e copertura mediatica“.

    Di Alessandro Garotta LEGGI TUTTO

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    Leana Grozer sulle orme di papà Georg: “Sono molto ambiziosa”

    Il poeta Arthur Rimbaud sosteneva che “a diciassette anni non si può esser seri”. Se questo è vero per quasi tutte le persone, di certo non può essere vero per gli atleti e in particolare per i pallavolisti, che a 17 anni sono già costretti a pensare molto seriamente alla propria carriera. Scrivere di questa sorta di dissociazione mantenendo il giusto equilibrio, tra la gravità delle prestazioni sportive e la leggerezza che andrebbe riservata a quest’età, la stessa che Italo Calvino definisce “assenza di peso”, non è facile. 

    Nel volley femminile una che sta vivendo sul filo di questo equilibrio è Leana Grozer, figlia del grande Georg e astro nascente della Germania. Un nome che ha iniziato a circolare quando nel 2022 è stata la top scorer al Campionato Europeo U17. A distanza di due anni – dopo il trasferimento all’SSC Palmberg Schwerin e l’esordio con la nazionale maggiore – il treno dell’hype si è trasformato in uno space shuttle che a breve potrebbe detonare verso la stratosfera. Proprio per questo motivo, abbiamo deciso di farvi conoscere meglio questa talentuosa schiacciatrice classe 2007.

    foto Instagram @leanagrozer

    Il nome della famiglia Grozer è legato alla pallavolo da ormai tre generazioni. Ma com’è nata la tua passione per questo sport? È stato qualcosa di naturale?

    “La mia passione deriva dal fatto che sono cresciuta con il pallone in mano. Quando ero piccola, passavo molto tempo in palestra e iniziare a giocare a pallavolo è stato qualcosa di naturale. Inoltre, ho avuto l’opportunità di seguire il percorso di mio padre. Quindi, la mia famiglia ha sicuramente contribuito a tracciare il mio cammino“.

    Com’è stato il tuo percorso finora? Hai cambiato molte squadre?

    “La mia carriera è cominciata dal Moerser. Poi mi sono trasferita a Gladbeck. E prima di arrivare allo Schwerin, ho giocato al centro federale di Stoccarda, dove ho avuto modo di crescere tanto“.

    Cosa ti ha spinto a scegliere l’SSC Palmberg Schwerin l’anno scorso?

    “Ho scelto lo Schwerin perché fin dall’inizio mi ha fatto un’ottima impressione. Ho capito subito che l’ambiente non era troppo formale e il club avrebbe prestato la giusta attenzione alla mia crescita. Inoltre, erano molto buoni anche il collegio, la scuola e la vita al di fuori di essa. Alla fine, sono davvero felice di essere andata a Schwerin. Mi trovo molto bene lì“.

    Come valuti la tua prima stagione allo Schwerin? Quali sono stati i momenti salienti?

    “A livello di squadra, non è stata una stagione semplice a causa di numerose assenze per infortunio. Tuttavia, dal punto di vista personale, è stata un’esperienza molto positiva. Sono felice di aver fatto parte di quel gruppo. Ho conosciuto persone fantastiche e ho apprezzato ogni momento che ho passato insieme a loro. Mi hanno dato tanto e sostenuto in ogni momento. Dunque, mi sono trovata bene e ho imparato molte cose. Penso che gli highlights di questa stagione siano stati il secondo posto in campionato e il premio di MVP che ho vinto contro l’Aachen“.

    foto Instagram @leanagrozer

    Quali sono le tue aspettative per la stagione 2024-2025? E i vostri obiettivi?

    “Ovviamente mi aspetto una stagione molto positiva, in cui mettiamo in campo un alto livello di pallavolo, giochiamo per vincere titoli o comunque lottiamo per raggiungere risultati importanti. Credo che ogni membro della squadra abbia l’obiettivo di dare il massimo. Personalmente, spero di poter lavorare sui miei punti deboli, sui fondamentali e su tutto ciò che riguarda la mia prestazione. Che si tratti di forza o di tecnica, desidero continuare a migliorare in ogni aspetto e magari, se riuscirò a fare ulteriori progressi, accumulare qualche presenza in più. Comunque, devo dire che ho già giocato tanto nel corso della mia prima stagione, e questo mi ha aiutato molto ad integrarmi nella squadra“.

    Che tipo di schiacciatrice sei? Chi sono i tuoi modelli di riferimento nella pallavolo?

    “Mi descriverei come una persona molto positiva ed emotiva, e una schiacciatrice che cerca sempre di trasmettere energia alla squadra e di dare il suo contributo in ogni situazione. Nonostante la mia giovane età, sono forte mentalmente e questo mi porta a non aver paura di rischiare il colpo in attacco. Il giocatore che ammiro di più è mio padre. Non solo in campo, ma soprattutto fuori dal campo, è lui il mio principale punto di riferimento. Per quanto riguarda la pallavolo femminile, se devo indicare una giocatrice molto brava che mi piace guardare, direi Gabi. Penso che si possa imparare tanto da lei, come persona e come pallavolista“.

    Durante l’ultima stagione hai imparato qualcosa che è stato particolarmente utile per la tua crescita?

    “Mi porto dietro molti insegnamenti dalla scorsa stagione. Ho imparato a gestire meglio la pressione e a giocare in un palazzetto pieno. Infatti, non mi era mai capitato di esibirmi davanti a così tante persone prima di quest’anno. Ho imparato piccoli trucchi per migliorare la mia tecnica e ho portato i miei fondamentali a un livello superiore. Inoltre, sono cresciuta in termini di forza, anche se so di dover migliorare ancora tanto da questo punto di vista“.

    Cosa pensi quando vieni indicata come un astro nascente o una nuova speranza per la pallavolo tedesca? Ti motiva ancora di più?

    “Ovviamente è qualcosa che mi fa piacere e che motiverebbe chiunque. Però, ad essere sincera, le motivazioni sono già dentro di me. Credo che sia molto più importante il mio desiderio di diventare una giocatrice di grande successo e un modello per gli altri. Voglio aiutare la mia nazionale rimanendo fedele a me stessa. Quindi, questo tipo di considerazione mi motiva; tuttavia, se anche nessuno mi dicesse cose del genere, mi spronerei da sola perché sono una persona molto ambiziosa: quando mi prefiggo qualcosa, cerco di lavorare sodo per ottenerlo“.

    foto Instagram @leanagrozer

    È un’estate ricca di impegni con la nazionale tedesca per te. Ora c’è il Campionato Europeo U18.

    “Per me è molto emozionante partecipare a questo Campionato Europeo. Le nostre aspettative sono importanti, anche se non eccessivamente alte perché non vogliamo metterci troppa pressione addosso. Gli ultimi Europei non sono andati molto bene. Tuttavia, il nostro obiettivo è di raggiungere le semifinali. Penso che siamo una squadra molto forte e, se riusciamo a giocare la nostra pallavolo, possiamo raccogliere grandi risultati“.

    Invece quali emozioni hai provato quando hai messo a referto i tuoi primi punti per la nazionale maggiore contro la Cina nella VNL 2024?

    “Ho provato un mix di emozioni quando ho segnato il primo punto e in generale sono stata in campo. Ovviamente per me era importante mettere a referto almeno un punto, perché l’anno scorso, quando avevo esordito, non ne avevo fatto nemmeno uno. Comunque mi sono goduta ogni momento e ho pensato semplicemente a giocare. Poi non capita tutti i giorni di segnare qualche punto contro la Cina. Perciò, sono felice di aver giocato ed essermi messa un po’ in evidenza“.

    Quali sono i tuoi sogni per il futuro?

    “Sono tanti i miei obiettivi e sogni per il futuro. Sicuramente mi piacerebbe partecipare alle Olimpiadi, raggiungere i massimi livelli nella pallavolo e diventare una delle migliori giocatrici. Inoltre, vorrei continuare a crescere come persona e diventare un esempio da seguire dentro e fuori dal campo, cercando di rimanere sempre fedele a me stessa“.

    Un’ultima curiosità. Com’è Leana fuori dal campo? Cosa ti piace fare quando non sei impegnata in palestra?

    “In realtà, gran parte delle mie giornate ruotano intorno alla pallavolo. Tuttavia, quando non sono impegnata in palestra, mi piace passare del tempo al telefono con i miei amici, fare qualche attività insieme a loro, ascoltare musica o semplicemente dormire. Devo ammettere che per me il riposo è estremamente importante perché mi aiuta a recuperare le energie. Ovviamente cerco di dedicare del tempo anche alla mia famiglia, anche se non sempre ho la forza per farlo“.

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    La sliding door di Alice Farina: dal nuoto agonistico alla pallavolo (in Serie A1)

    A tutti noi sarà capitato almeno una volta di chiederci, cosa sarebbe successo se avessimo preso quel treno invece di quello successivo? Se avessimo preso quella strada invece di un’altra? Sarebbe avvenuto qualcosa di fondamentale per la nostra vita? Le cose che ci sono accadute sarebbero comunque successe prima o poi, in quanto scritte nel nostro destino?

    Certi interrogativi ci fanno immediatamente pensare a “Sliding Doors”, il noto film con Gwyneth Paltrow che esplora l’eterno interrogativo dei “se” e dei “ma”, sui piccoli particolari che possono cambiare l’esistenza di una persona. Una protagonista perfetta di questa storia sarebbe sicuramente Alice Farina, che, dopo aver praticato nuoto agonistico fino all’età di 16 anni, ha casualmente provato la pallavolo e non l’ha più abbandonata, raggiungendo in pochi anni i massimi livelli.

    Proviamo quindi a conoscere meglio la storia della nuova centrale del Volley Bergamo 1991 in questa intervista esclusiva.

    foto Instagram @alice_farina10

    Alice, partiamo da una domanda semplice. Quando ha scoperto la sua passione per la pallavolo?

    “Ho scoperto la mia passione per la pallavolo un po’ per caso a 16 anni. Infatti, fino a quel momento avevo sempre praticato nuoto. Tuttavia, durante una pausa dall’attività agonistica, decisi di iniziare la preparazione atletica insieme alle mie cugine che giocavano a pallavolo. Da lì, mi sono appassionata a questo sport e non l’ho mai abbandonato“.

    Come ha iniziato a giocare da centrale? E cosa le piace di più del suo ruolo?

    “Avendo iniziato a giocare più tardi rispetto alle altre ragazze ed essendo molto alta, mi è stato assegnato sin da subito il ruolo di centrale. Questo mi ha dato la possibilità di imparare gradualmente la tecnica di palleggio, difesa e ricezione. Mi piace molto il ruolo di centrale perché mi permette di esprimere la mia esplosività e la mia potenza, oltre a darmi grande soddisfazione quando riesco a fare tanti punti a muro“.

    Ha un modello a cui si ispira o un idolo da cui cerca di rubare qualche segreto?

    “Nell’ambito della pallavolo, non mi ispiro a nessuna giocatrice in particolare. Sin da quando ero piccola, il mio idolo sportivo è Federica Pellegrini: sono sempre stata ispirata dalla sua determinazione e dalla sua tenacia“.

    Foto LPM Pallavolo Mondovì

    Parella Torino, Anthea Vicenza, LPM BAM Mondovì: quanto è cresciuta come giocatrice nel corso di queste esperienze?

    “L’esperienza a Parella è stata molto formativa. Infatti, arrivavo da una squadra di Serie C, ed era la prima volta che andavo a vivere fuori casa e potevo misurarmi con la B1. Alla fine, posso dire di aver trovato una seconda famiglia, che mi ha trattato benissimo per tre anni. Successivamente, sono passata all’Anthea Vicenza. Nonostante una stagione complicata, ho avuto l’opportunità di assaggiare la Serie A2 e di capire come funzionasse questa categoria. Infine, sono andata a Mondovì. Qui ho vissuto l’annata migliore da quando ho iniziato a giocare: è stato un exploit inaspettato“.

    Se dovesse individuare analogie e differenze tra B1 e A2, quali sarebbero?

    “Un’analogia è legata al fatto che in queste categorie le giocatrici spesso arrivano da fuori. Dunque, si inizia a vivere la pallavolo in modo diverso, ad assaporare il ‘professionismo’ e a capire che potrebbe essere qualcosa di più di una semplice passione. In altre parole, diventa una priorità. La differenza principale, invece, riguarda il livello tecnico. C’è un divario tra le due categorie, per cui nel passaggio da B1 ad A2 bisogna alzare l’asticella“.

    Come valuta la sua ultima stagione a Mondovì? Secondo lei, l’LPM avrebbe potuto fare di più?

    “La mia stagione a Mondovì è stata molto positiva. Pur partendo come terza centrale, sono riuscita a mettermi in evidenza fino ad essere considerata una delle sorprese del campionato. Forse nemmeno io pensavo di poter giocare a quel livello. Sono un po’ dispiaciuta per il risultato finale della squadra perché, considerando le giocatrici singolarmente, eravamo molto forti. Secondo me, avremmo potuto almeno raggiungere i Playoff. Purtroppo, quest’obiettivo ci è sfuggito a causa di una serie di meccanismi che non hanno funzionato“.

    foto LVF

    Quest’anno farà il suo esordio in Serie A1 con il Volley Bergamo 1991. È arrivato il momento del grande salto? Cosa possiamo aspettarci da lei?

    “Sì, quest’anno ho avuto l’opportunità di fare questo salto. Sinceramente, non me l’aspettavo perché ho alle spalle pochi campionati di A2 e, in generale, non sono nel mondo della pallavolo da moltissimo tempo. Però, sono contenta della scelta che ho fatto e di essere salita su questo treno. Non so ancora bene cosa aspettarmi da me stessa perché non mi sono mai confrontata con l’A1. Però, a prescindere da ciò che succederà, lavorerò sodo e cercherò di dare il mio contributo ogni volta che verrò chiamata in causa“.

    Cosa cercava prima di accettare l’offerta di Bergamo e cosa, dunque, crede di aver trovato sotto un aspetto pallavolistico e umano?

    “Cercavo un club che potesse aiutarmi a confermare il mio livello attuale o a passare al livello successivo. E, alla fine, ho deciso di fare questo passo in più. Spero di potermi integrare bene nella squadra, offrire il mio contributo ed essere una buona compagna“.

    Cosa ne pensa della squadra che si sta formando? Quali sono i vostri obiettivi per la nuova stagione?

    “Penso che sia una squadra giovane e per certi versi inesperta. Questa cosa potrebbe rappresentare un rischio considerando che la Serie A1 è un campionato di alto livello, che non tollera errori. Tuttavia, sono convinta che ci siano ampi margini di crescita in ogni ruolo. Spero quindi che la nostra squadra possa sorprendere positivamente. L’obiettivo principale è sicuramente la salvezza; poi tutto quello che raccoglieremo in più sarà grasso che cola“.

    foto Volley Bergamo

    Quali sono i suoi sogni nel cassetto per il futuro?

    “I miei obiettivi e sogni per il futuro sono restare il più a lungo possibile in Serie A1, trasformare la mia passione per la pallavolo in un lavoro e continuare a giocare finché il mio fisico me lo permetterà. Inoltre, vorrei sperimentare fino in fondo l’A1 e capire se posso competere a questi livelli. Senza dubbio, mentalità e spirito non mi mancano“.

    In chiusura dell’intervista, ci racconta com’è Alice Farina fuori dal campo? Quali sono le sue passioni?

    “Sono una persona molto socievole, estroversa e attiva, con mille interessi e passioni. Ad esempio, mi piace leggere e passare del tempo con il mio cucciolo di bulldog francese. Inoltre, sto per laurearmi in osteopatia e il mio obiettivo a lungo termine è proprio quello di diventare una brava osteopata“.

    Di Alessandro Garotta LEGGI TUTTO

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    La rinascita di Ofelia Malinov: “A Chieri sono tornata ai miei livelli”

    Ritrovarsi. Cos’è che può davvero aiutare in questo percorso così difficile? La fiducia. Oh sì, la fiducia è proprio un buon compagno di viaggio. Già perché spesso, durante un percorso, quando le cose vanno più o meno bene, non si è mai inclini ad analizzare che cosa faccia realmente la differenza. L’arte del pensare, quasi sempre, si fa viva solo nei momenti difficili. Quando tutto viene messo in pausa e il futuro diventa una strada costernata di incertezze. Quindi sì, la fiducia è davvero il modo migliore per ritrovarsi. Perché è l’unico mezzo per guardarsi allo specchio e convincersi che da qualche parte, nel mondo, ci sarà sempre qualcuno pronto a fare affidamento su di noi e sulle nostre capacità.

    Lo sa bene Ofelia Malinov, che nell’ultima stagione a Chieri si è messa definitivamente alle spalle il momento più buio della sua carriera tornando a brillare e a guardare il futuro con fiducia e ottimismo. Un futuro tutto da scrivere che la vedrà protagonista con la maglia dello Zeren Spor Kulubu in Turchia, come ha raccontato in questa intervista esclusiva ai nostri microfoni.

    foto Instagram @ofeliamalinov

    “Vi lascio un pezzo del mio cuore e spero di aver trasmesso a tutti voi la voglia di non arrendersi mai e continuare a inseguire i propri sogni“. È difficile restare indifferenti dinanzi alle parole piene di affetto che hai rivolto a Chieri nel tuo saluto su Instagram. Cosa ha rappresentato questa piazza per te?

    “Chieri è stata molto importante per me. Prima di tutto, perché in un momento difficile si è fatta avanti e ha mostrato interesse nei miei confronti. E poi perché mi ha dato fiducia incondizionata: è stata la dimostrazione che c’erano ancora molte persone che credevano in me come giocatrice“.

    Quest’anno sei tornata a brillare e hai dimostrato di stare in campo con una consapevolezza da giocatrice matura. Qual è il segreto della tua rinascita?

    “Credo che non ci sia alcun segreto, se non la voglia di lavorare e di continuare a migliorarsi, la pazienza e la capacità di aspettare il momento giusto. Inoltre, è stato estremamente importante il fatto di aver trovato un ambiente in cui si lavora per far rendere al massimo le giocatrici“.

    foto Instagram @ofeliamalinov

    “Forse un giorno ci farà bene ricordare anche questo“, si legge nell’Eneide. Oggi come vedi la parentesi complicata che hai vissuto dopo il Mondiale 2022? Quanto ti ha fatto crescere?

    “Sono convinta che i momenti di difficoltà, una volta superati, lascino sempre qualcosa. Ovviamente, nessuno vorrebbe mai doverli affrontare, ma alla fine ci rafforzano. In particolare, a me hanno alimentato ancor di più la voglia di giocare e di diventare più forte. Guardando indietro, penso che tutto quello che ho vissuto mi abbia fatto maturare come giocatrice e, soprattutto, mi abbia permesso di sviluppare una maggiore consapevolezza di me stessa“.

    Cosa ti porterai dietro a livello personale e sportivo dall’esperienza con la Reale Mutua Fenera Chieri? C’è qualche ricordo in particolare?

    “Porterò con me tantissime cose, dal grande lavoro tecnico e tattico che abbiamo svolto durante la stagione, all’affetto immenso che ho ricevuto da tutti. Un ricordo che rimarrà per sempre nel mio cuore è la vittoria della Cev Cup: percepire la gioia, la felicità e l’orgoglio di tutte le persone che ci sono state vicine e ci hanno sostenuto è stato bellissimo“.

    foto Fipav

    Alla luce del tuo rendimento nell’ultima stagione ti aspettavi scelte diverse dal CT Velasco? Come hai vissuto l’esclusione dalla nazionale?

    “Penso di aver disputato una buona stagione e di aver dimostrato di essere tornata ai miei livelli. Mi aspettavo di ricevere una chiamata dalla nazionale? Onestamente, la mia risposta è sì. Infatti, ho provato tanto dispiacere alla notizia dell’esclusione, soprattutto perché non ho avuto nemmeno la possibilità di giocarmi le mie carte“.

    Alla presentazione della stagione azzurra, Velasco ha dichiarato: “Nelle squadre ci sono dei ruoli: è meglio avere come riserva la seconda migliore dopo la titolare o una giocatrice che è più contenta di fare la riserva?“. Avresti accettato anche il ruolo di riserva pur di tornare in nazionale?

    “Molto sinceramente, penso che in nazionale debbano andare le migliori. Altrimenti, il concetto stesso di nazionale perde significato. Senza contare che potrebbe sempre esserci bisogno di tutte le giocatrici. Comunque, avrei accettato volentieri anche il ruolo di riserva, come è già successo in passato. Peccato che, purtroppo, nessuno mi abbia mai posto questa domanda“.

    Foto CEV

    Uno dei tuoi obiettivi per il futuro immagino sia riconquistare la maglia azzurra. Quanto sarebbe stimolante per te? E soprattutto cosa pensi di dover fare per riuscirci?

    “Tornare in nazionale sarebbe sicuramente una bella soddisfazione. Sono convinta di poter ancora dare un contributo importante all’Italia per raggiungere grandi traguardi. Pertanto, continuerò a lavorare serenamente, come ho fatto in tutta la mia carriera, con l’obiettivo di migliorarmi sempre di più. Poi, non sarà mai una convocazione o una mancata chiamata in nazionale a definire il tipo di giocatrice che sono e che desidero essere“.

    Stai seguendo il percorso di avvicinamento alle Olimpiadi di Parigi dell’Italia? Secondo te, dove può arrivare la nostra nazionale?

    “Sì, sto seguendo il percorso della nazionale. Credo che, come ogni anno, sia una squadra fortissima, con tutte le carte in regola per arrivare fino in fondo“.

    foto Instagram @zerensk

    All’orizzonte per te c’è un’esperienza del tutto nuova lontano dall’Italia. Raccontaci un po’ le tue sensazioni e cosa ti ha convinto del progetto dello Zeren Spor Kulubu.

    “Sono molto felice e carica! Non vedo l’ora di vivere quest’esperienza all’estero, conoscere il campionato turco e confrontarmi con nuove giocatrici. Le cose che mi piacciono di più di questa società sono l’ambizione e la determinazione nel puntare a grandi obiettivi. È una mentalità con cui mi identifico; quindi, vorrei dare il mio contributo per raggiungere tali traguardi“.

    Quali sono i tuoi obiettivi per la stagione 2024-2025? E quelli del tuo club?

    “L’obiettivo del club è quello di affermarsi e arrivare il più in alto possibile. Dal punto di vista personale, invece, cercherò di arricchire il mio bagaglio di esperienza“.

    Cosa ti mancherà di più dell’Italia? E della nostra Serie A1?

    “Mi mancheranno tantissime cose dell’Italia… In primo luogo, la nostra cucina. Riguardo al campionato italiano, penso che mi mancherà girare per i palazzetti e incontrare ovunque molti amici, tifosi ed ex compagne“.

    foto LVF

    Qualche anno fa, dopo aver cantato a Modena davanti a 230mila persone, a chi gli chiedeva “sei felice” Vasco Rossi rispondeva: “La felicità è una cosa per i mistici. Io sono soddisfatto“. E tu? In questo momento della tua vita e del tuo percorso sportivo, sei felice?

    “Sì, sono felice, serena e soddisfatta di tutto ciò che ho fatto e vissuto finora, ma sono anche pronta ad affrontare le sfide che mi attendono nei prossimi anni, sia dentro che fuori dal campo. I percorsi sportivi, così come la vita stessa, non seguono sempre la direzione che ci aspettiamo o desideriamo. Tuttavia, anche se possono sembrare difficili o prendere una piega inaspettata, ciò non significa che non siano formativi o che non ci aiutino a crescere. Anzi, spesso ci permettono di acquisire una consapevolezza e una determinazione che non avremmo mai avuto se tutto fosse sempre andato liscio o secondo le nostre aspettative“.

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    Alla scoperta di Olivia Babcock, l’opposta classe 2005 futura stella del Team USA

    Per chi ama andare a scoprire i talenti del futuro Team USA ancor prima che questi trovino la loro consacrazione a livello professionistico il nome di Olivia Babcock probabilmente non è una novità. Pur trattandosi di una classe 2005 è da tempo che circolano voci sulle sue qualità, ma mai come nella sua esperienza al college l’opposta californiana sta giustificando queste attese. All’esordio in NCAA con le Pittsburgh Panthers si è presa decisamente la scena, al punto da vincere il premio di “AVCA National Freshman of the Year” ed essere inserita nel “First Team All-America”, la squadra ideale del campionato.

    Dunque, sembra che gli ingredienti per plasmare una nuova stella della pallavolo americana ci siano tutti. Se poi sarà anche vincente sarà solamente il resto della sua carriera a dircelo, ma il percorso che sta portando Babcock a imporsi come una delle giocatrici più interessanti a livello collegiale non potrebbe essere scritto meglio.

    foto Pitt Athletics

    Olivia, presentati ai lettori di Volley News raccontando qualcosa su di te e sulla tua storia.

    “Sono Olivia, una ‘student-athlete’ che tra poco inizierà il suo secondo anno all’Università di Pittsburgh. Sono cresciuta a Los Angeles, in California, e pratico sport fin da quando ero piccola. Mio padre, grande appassionato di sport, ha sempre incoraggiato me e mia sorella a provare un sacco di discipline. Tuttavia, ho deciso di focalizzarmi sulla pallavolo soltanto durante il secondo anno di high school, in un periodo condizionato dalla pandemia. All’inizio molte persone dubitavano delle mie capacità perché fino ad allora non avevo mai fatto parte di un club. Infatti, a causa delle chiusure, sembrava che unirsi a un club fosse l’unico modo per poter giocare a pallavolo. Alla fine, però, sono riuscita a convincere mio padre e dopo un anno ricco di successi ho capito quanto amassi questo sport. Da lì è incominciato il percorso che mi ha permesso di arrivare a Pitt“.

    Nello specifico, che cosa ti ha fatto appassionare alla pallavolo?

    “La mia passione per la pallavolo è senza dubbio radicata nell’ambiente e nella competitività che la caratterizzano. Apprezzo particolarmente il fatto che nel mondo del volley tutti hanno grande rispetto nei confronti di questo sport e di chi li circonda, poiché sanno da dove arriva la loro competitività e quanto è importante la loro passione. Pertanto, ritengo che sia estremamente bello far parte di un ambiente così inclusivo e amichevole, dove tutti condividono la stessa passione“.

    Com’è stato il percorso che ti ha portato alla Pittsburgh University? E come mai hai scelto proprio questo ateneo?

    “La mia carriera è cominciata relativamente tardi. Certo, da bambina ho giocato tanto a pallavolo, prendendo parte a tornei amatoriali, e talvolta a beach volley sulle spiagge del sud della California. Però, come accennavo in precedenza, ho iniziato a giocare seriamente solo durante il secondo anno di liceo, quando è arrivato il Covid. Inizialmente militavo nella squadra liceale. Poi, quando in tanti hanno riconosciuto il mio potenziale e la mia passione per questo sport, mi è stato consigliato di unirmi a un club per poter continuare a giocare. Nonostante qualche esitazione, alla fine sono riuscita a convincere mio padre e così sono entrata a far parte di una squadra di club. Il primo anno è stato molto positivo e così ho ricevuto una proposta dall’Università di Pittsburgh. Nelle stagioni successive ho cambiato diversi club e ho trovato come compagna Torrey Stafford, con cui ho condiviso praticamente tutte le mie esperienze pallavolistiche”.

    “La ragione per cui ho scelto Pitt è principalmente legata alla sua atmosfera e ai suoi valori. Molti affermano di dare priorità alla persona piuttosto che alla giocatrice, ma pochi lo dimostrano effettivamente come succede a Pitt. In passato, mi è capitato di far parte di squadre che mostravano rispetto e si prendevano cura di te solo in base alle tue abilità. Ma questo non è mai successo a Pitt“.

    Chi ti ha aiutato a comprendere quale fosse il tuo potenziale?

    “La prima persona che mi viene in mente è senza dubbio mio padre. Ha sempre creduto in me e ripetuto che mi avrebbe sostenuto in tutto ciò che avessi voluto fare. Il suo sostegno è stato particolarmente evidente quando ho iniziato a giocare: mi rassicurava dicendomi che avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutarmi a raggiungere i miei obiettivi. Anche adesso, mi chiama spesso per ricordarmi che non farà mai mancare il suo sostegno incondizionato. Quindi, è il mio più grande tifoso, mi aiuta a esprimere tutto il mio potenziale e non ha mai dubitato di me. Nel mio percorso è stato importante anche un allenatore che mi ha seguito durante il periodo delle scuole medie, quando partecipavo a un campionato amatoriale: intravedeva un grande potenziale in me e mi incoraggiava a giocare a pallavolo. A posteriori, posso dire che quasi mi rammarica il fatto di non aver iniziato a percorrere con decisione questa strada già da quel momento. Tuttavia, sono ancora in contatto con questo allenatore, che continua a credere nelle mie capacità e non smette di ricordarmi quanto potenziale inespresso vede in me“.

    foto Pitt Athletics

    Come valuti il tuo primo anno con le Pittsburgh Panthers? Qual è stato il momento più bello?

    “Il primo anno a Pitt è stato straordinario ed è andato oltre alle mie aspettative. Tutti si aspettavano grandi cose da noi e il nostro obiettivo era quello di arrivare il più lontano possibile. Tuttavia, prevedere risultati positivi e raggiungerli effettivamente sono due cose molto diverse. Alla fine, l’intera stagione è stata ricca di momenti incredibili e vivere tutto questo mi è sembrato quasi surreale. La nostra squadra si è dimostrata incredibilmente unita, al punto che per me andare in campo era come stare in famiglia. Questo fattore ha reso l’esperienza ancora più piacevole. Se avessi la possibilità di rivivere il mio primo anno a Pitt, farei tutto esattamente nello stesso modo. Per quanto riguarda il momento più bello della scorsa stagione, direi senza dubbio la rimonta contro Louisville che ci ha permesso di invertire la rotta e accedere alla Final Four: ci era capitato di battere questo avversario ribaltando il risultato anche nel corso della regular season, ma farlo nel nostro palazzetto, con una posta in palio così importante, è stato a dir poco fantastico“.

    Hai dovuto affrontare qualche sfida particolare nel passaggio da high school a college?

    “Me ne vengono in mente due. La prima è relativa ai primi mesi qui a Pitt, quando ho subito una frattura da stress alla colonna vertebrale e non ho potuto lavorare con la squadra. È stata una situazione estenuante perché vedevo che le mie compagne avevano trovato una buona intesa e al rientro in campo sarei stata penalizzata. Ero molto nervosa perché ci sarebbe voluto tanto tempo per adattarmi alla squadra e al nuovo stile di gioco. Perciò, ho parlato più volte con gli allenatori per capire se avessi dovuto richiedere lo status di redshirt, ma loro mi hanno rassicurata dicendomi che ce l’avrei fatta e che questo infortunio non mi avrebbe definito come giocatrice. Non avevo mai avuto un infortunio così grave, e scoprire di essermi fatta male una settimana prima del mio arrivo è stato un colpo che ha affossato la fiducia in me stessa. Tuttavia, grazie al sostegno delle mie compagne è stato più facile affrontare e superare questa situazione. La seconda sfida, invece, riguarda la pressione in generale: credo che sia normale doverla gestire quando si pratica sport ad alti livelli“.

    Che tipo di opposto sei? Come ti descriveresti?

    “Per descrivere il mio stile di gioco userei l’espressione ‘alto rischio, alta ricompensa’. Sono una giocatrice che dà sempre il massimo e questo approccio di solito paga. Sicuramente è un modo di giocare che talvolta ti fa correre qualche rischio; tuttavia, sono fermamente convinta che sia molto redditizio. Un’altra caratteristica è la capacità di attivare la modalità ‘no think’: quando metto piede in campo, non mi soffermo su ciò che è già accaduto perché non c’è nulla che possa fare per modificarlo. Inoltre, non si può prevedere cosa succederà in futuro finché non accade effettivamente. Perciò, spengo il mio cervello e cerco di restare focalizzata sul presente, di fare del mio meglio, di giocare per la squadra e di non distogliere lo sguardo dall’obiettivo“.

    Sei considerata uno dei migliori prospetti della NCAA e sei stata la prima Panther di sempre a ricevere il premio di “AVCA National Freshman of the Year”. Cosa significa tutto questo per te?

    “Lo considero un grande onore. Non sapevo nemmeno di essere la prima Panther a ricevere quel premio fino a quando non me l’hanno detto. Sono molto felice di essere riuscita ad avere un impatto significativo sulla squadra, ma non avrei potuto raggiungere questo risultato senza il sostegno delle mie compagne e dello staff tecnico, a cui sono estremamente grata. Non posso prendermi tutti i meriti. In realtà, penso di non poterne prendere nemmeno la metà perché non avrei mai potuto raggiungere questo traguardo senza l’aiuto del gruppo“.

    È difficile mantenere i piedi per terra quando si raggiungono questi risultati?

    “In realtà, all’inizio non è stato facile perché questi premi solitamente vengono assegnati in una fase delicata della stagione; quindi, c’è il rischio che chi li riceve possa sentirsi appagata e accontentarsi. Tuttavia, il mio obiettivo è sempre stato quello di mantenere alte le motivazioni, restare focalizzata sul nostro grande obiettivo e ricordarmi per chi e con chi stessi giocando. Questo è stato il miglior modo per continuare sulla strada intrapresa“.

    foto Pitt Athletics

    Quali sono le tue aspettative per la fall season 2024 con le Panthers?

    “Ho aspettative importanti perché penso che siamo una squadra forte e dal grande potenziale. Tuttavia, preferisco approcciare la nuova stagione senza obiettivi specifici perché confido nella crescita costante di questa squadra. Perciò, è importante avere il desiderio di fare grandi cose, ma senza fissare troppi obiettivi perché, se poi non li raggiungiamo, non voglio buttare via tutto quello che abbiamo fatto. Dobbiamo essere affamate, cercare di fare sempre di più e non porci limiti a ciò che possiamo raggiungere. Credo che, mantenendo questo tipo di mentalità e migliorando costantemente il nostro gioco, possiamo arrivare in fondo al torneo e diventare la squadra che aspiriamo ad essere. Ho grande fiducia nelle nostre capacità e penso che abbiamo il potenziale per diventare le più forti. Se mettiamo il gioco di squadra e la crescita collettiva al primo posto, sono certa che questa stagione possa essere molto positiva per noi“.

    Dove ti vedi nel giro di qualche anno? Quali traguardi sportivi vorresti raggiungere?

    “Mi vedo ancora su un campo di pallavolo. Ho sempre sognato di diventare una professionista; pertanto, il mio obiettivo è di giocare al massimo livello possibile insieme alle migliori pallavoliste. Inoltre, punto a partecipare alle Olimpiadi. Al momento quelle del 2028 hanno la massima rilevanza per me in quanto si svolgeranno a Los Angeles. Non c’è altro posto nel mondo in cui vorrei fare il mio debutto olimpico se non nella mia città natale, dove la mia famiglia e i miei amici più cari verrebbero a sostenermi: sarebbe qualcosa di incredibile. Questo è il mio obiettivo principale per adesso, ma a lungo termine vorrei diventare un punto fermo della nazionale e rappresentare gli Stati Uniti su un palcoscenico mondiale. Amo giocare a pallavolo e credo che non ci sia niente di più bello di giocare per il proprio paese“.

    Invece, al di fuori della pallavolo, quali sono le tue aspirazioni?

    “Sono ancora indecisa. Al momento mi sto concentrando sulla pallavolo, ma non vedo l’ora di scoprire quale laurea avrò l’opportunità di ottenere e in che modo mi servirà nella mia vita quotidiana in futuro“.

    Per concludere, cosa ti piace fare quando non sei impegnata in palestra?

    “Le mie attività principali nel tempo libero ruotano attorno alle amiche. A dire il vero, anche quando non sono in palestra, mi piace molto trascorrere momenti spensierati in compagnia della mia squadra. Credo che le relazioni che ho costruito qui siano uniche e difficilmente replicabili. Pertanto, mi impegno a sfruttare bene il tempo che passo con queste persone. Inoltre, ho una grande passione per il cibo e la scoperta di nuove cucine che condivido con la mia coinquilina Torrey. Spesso ci capita di andare a fare la spesa o a comprare da mangiare, e possiamo dire di aver vissuto avventure memorabili. Ovviamente da atleta sono consapevole dell’importanza di recuperare le energie e perciò ogni tanto dedico i momenti liberi al riposo e alla cura di me stessa. Per esempio, sono appassionata di skincare: mi piace provare nuovi prodotti e valutare in che modo questi agiscono sulla mia pelle“.

    Intervista di Alessandro Garotta LEGGI TUTTO