consigliato per te

  • in

    Sarah Wilhite pensa in grande: “Voglio i Mondiali e le Olimpiadi con gli USA”

    Di Alessandro Garotta C’è un concetto che viene spesso associato, a volte anche in modo arbitrario, alle personalità di potere, ed è quello della “forza tranquilla“; si dice che a coniare l’espressione sia stato il politico francese Léon Blum. Un modo di dire diventato ormai celebre al punto di farne uno slogan: di solito, quando questo avviene, è il momento in cui il concetto inizia a perdere di efficacia, ma per fortuna non è questo il caso.  Sarah Wilhite-Parsons, schiacciatrice statunitense che gioca nel campionato giapponese con le NEC Red Rockets, in campo è questo: nella sua pulizia tecnica, nella consapevolezza dei propri mezzi acquisita per mezzo di una gavetta perfino più lunga di quello che sarebbe dovuta essere. Una forza tranquilla, che i flutti delle esperienze in giro per il mondo non possono spostare. Foto Jun Tsukida/NEC Red Rockets Partiamo dalla tua esperienza in Giappone. Come ti trovi? È stato difficile adattarsi alla vita e alla cultura nipponica? “La mia esperienza in Giappone è stata positiva, finora. È una stagione resa un po’ strana dalla variante Omicron e dai numerosi rinvii, anche se comunque mi trovo bene con la squadra e mi sono ambientata in poco tempo. È vero che c’è una barriera linguistica importante, ma per fortuna ho un interprete che mi aiuta ogni giorno. Le persone sono davvero molto gentili e accoglienti. Purtroppo, non ho potuto esplorare più di tanto il Giappone per via delle restrizioni per il Covid-19; tuttavia, sono riuscita ad assaggiare un sacco di piatti tipici e non vedo di provarne altri prima della fine della stagione“. Come stanno andando le NEC Red Rockets in campionato? “Attualmente stiamo lottando per restare nella Top 3: infatti, quest’anno solo le prime tre classificate si giocheranno la vittoria del campionato. Il nostro obiettivo principale è di vincere e credo che potremo raggiungere questo traguardo con tanto lavoro e buoni allenamenti. Come detto, nell’arco della stagione molte partite sono state cancellate o rinviate, quindi ora la maggior parte delle squadre deve giocare tre partite a settimana. Perciò, è molto dura sia fisicamente sia mentalmente, ma tutta la squadra si sta impegnando per dare il massimo e ottenere il miglior risultato possibile!“. Sei soddisfatta delle tue prestazioni finora? C’è qualcosa in cui puoi fare meglio? “Non potrei mai dire di essere completamente soddisfatta delle mie performance. C’è sempre margine per migliorare in un modo o nell’altro! In Giappone, la tecnica per la ricezione e il controllo palla è diversa rispetto a qualsiasi altro posto in cui abbia giocato. Però, sto imparando tanto dalle mie compagne e dalle avversarie, e voglio continuare a crescere in questo aspetto. È una bella sfida anche in fase offensiva, dato che lo sviluppo del gioco e le tattiche delle squadre sono diverse rispetto ad altri campionati: spesso si trovano muri più bassi con forti difensori dietro, quindi ci vuole un po’ di creatività per fare punto. Alcune partite sono più difficili di altre, ma in generale penso che questa esperienza sia utile alla mia crescita“. Foto TVF Quali sono le differenze principali tra la pallavolo giapponese e quella degli altri paesi in cui hai giocato? “In Europa, negli Stati Uniti e in Brasile trovi giocatrici con maggiore fisicità, molto forti in attacco e a muro. In Giappone, poiché le giocatrici non sono così alte, devono puntare di più sulla loro abilità in difesa e sulla resistenza. Perciò, qui gli scambi sono sempre molto lunghi. Inoltre, ogni squadra può avere una sola giocatrice straniera, mentre in Europa ce ne possono essere tante“. Le aspettative per le giocatrici straniere in Giappone devono essere piuttosto alte… “Sì, nei confronti della straniera c’è una maggiore pressione rispetto agli altri campionati. Tuttavia, nella mia squadra la dinamica è un po’ differente perché abbiamo tante giocatrici giapponesi forti, alcune delle quali anche in nazionale. Così, puntiamo ad avere un attacco equilibrato che coinvolga tutte le giocatrici in campo, e questo allenta un po’ la pressione su di me“. Cosa farai al termine del campionato? “Una volta terminata la stagione con il mio club, mi aggregherò al gruppo della nazionale statunitense. Per me far parte di questo programma è un grande motivo d’orgoglio: considero un privilegio indossare la maglia degli USA e adoro giocare al fianco di grandi top player“. Stai già pensando ai Campionati Mondiali 2022? “È uno dei miei obiettivi partecipare ai Mondiali. L’estate 2021 è stata incredibile per gli USA e mi piacerebbe dare il mio contributo alla crescita e a nuovi successi della squadra. Ci saranno tante sfide, perciò non vedo l’ora di vedere quali traguardi riusciremo a raggiungere nel 2022“. Fonte: Volley USA Nella tua carriera hai giocato in Italia, Germania, Brasile, Turchia e ora Giappone. Non avresti preferito una maggiore “stabilità”? “In realtà, non ho mai pensato che alla mia carriera mancasse stabilità. Ogni anno ho deciso dove andare a giocare in base alle opportunità che mi venivano presentate e a quelle che erano le migliori soluzioni per me e mio marito: così, sperimentando campionati e culture diverse, ho potuto accrescere il mio bagaglio di esperienze. In futuro, mi piacerebbe tornare in alcuni dei posti dove ho giocato, se dovesse esserci la possibilità“. Possiamo dire che nella stagione al Nilüfer Belediyespor hai fatto il salto di qualità? “È stata davvero positiva la mia esperienza al Nilüfer, dove ho avuto l’opportunità di mettermi alla prova sotto tanti punti di vista. Ero il terminale offensivo principale della squadra e questo mi ha permesso di migliorare in attacco. Inoltre, confrontarmi con molte squadre forti in un campionato importante ha fatto crescere la fiducia nei miei mezzi: in Turchia ho capito di poter competere con le migliori“. C’è un momento della tua carriera che consideri indimenticabile? “Non sono stata convocata per le Olimpiadi di Tokyo, ma comunque ho preso parte al percorso di avvicinamento a questo evento. Non dimenticherò mai il lavoro che abbiamo fatto per permettere al Team USA di vincere il suo primo oro olimpico. È stato un onore potermi allenare con la squadra fino al momento della partenza per Tokyo e sono molto orgogliosa dell’impresa che hanno fatto le mie compagne“. Quali sono i tuoi sogni per il futuro? “Vorrei continuare a migliorare stagione dopo stagione. Sogno di partecipare ai Campionati del Mondo 2022 e alle Olimpiadi 2024. E mi piacerebbe anche giocare in un top club europeo e confrontarmi con le sfide più grandi. Penso che sia importante coltivare i propri sogni e obiettivi a lungo termine, ma ci vuole tanto lavoro quotidiano per trasformarli in realtà“. LEGGI TUTTO

  • in

    Rachele Morello: “Sono pronta per la A1 e voglio conquistarmela sul campo”

    Di Alessandro Garotta Per descrivere quella che, fino ad ora, è una stagione positiva per la Banca Valsabbina Millenium Brescia (ma per farla diventare perfetta servirà tenere duro fino alla fine) si possono allineare tante istantanee che rappresentano le molte vittorie, o sperticarsi in elogi verso quelle giocatrici che stanno trascinando la compagine di Alessandro Beltrami. In quest’ultimo elenco figurano spesso e volentieri i nomi di Marika Bianchini, miglior realizzatrice della squadra, di Lea Cvetnic, protagonista di una crescita verticale, o della ritrovata Rebecca Piva, fino a sottolineare la solidità garantita dalle centrali Michela Ciarrocchi e Silvia Fondriest. Come qualche volta accade, però, non si parla abbastanza dell’elemento che funge da collante della squadra, che si preoccupa di far girare tutti gli ingranaggi all’unisono: ci riferiamo a Rachele Morello, metronomo e leader emotivo delle “Leonesse”, che si è raccontata in un’intervista esclusiva ai nostri microfoni. Rachele, partiamo da una domanda semplice. Quando ha scoperto il suo talento per la pallavolo? “Ho iniziato all’età di cinque anni, però la passione è nata ancora prima perché mia mamma e mia zia giocavano a pallavolo; il sabato era appuntamento fisso per andare a vedere la partita e fare il tifo. Anche i miei nonni fanno parte della grande famiglia del volley da tanti anni… Perciò, possiamo dire che questo sport è parte del nostro DNA! Invece, ho capito di avere talento e poter fare strada quando ho ricevuto la chiamata dal Club Italia e le prime convocazioni nelle nazionali giovanili“. Come ha iniziato a giocare da palleggiatrice? E cosa le piace di più del suo ruolo? “Gioco da palleggiatrice sin dall’Under 13, quindi ho cominciato presto a sperimentare le dinamiche di questo ruolo così bello e pieno di sfaccettature. In realtà, non è stato semplice comprenderne subito le dinamiche perché da piccoli si preferisce attaccare, ma crescendo ho capito l’importanza di avere le redini della squadra nelle proprie mani, distribuire il gioco e confrontarsi continuamente con allenatore e compagne. Fare la palleggiatrice mi dà tanta soddisfazione“. Foto LVF Ha un modello a cui si ispira o un idolo da cui cerca di rubare qualche segreto? “Ammiravo moltissimo Eleonora Lo Bianco, che ho potuto affrontare da avversaria: è stato uno dei momenti più belli della mia carriera. Con il tempo ho imparato a prendere il meglio da tutte le migliori interpreti del mio ruolo; in particolare, mi piacciono Wolosz, Skorupa e Ognjenovic. Inoltre, mi capita spesso di seguire e prendere spunti anche dai palleggiatori della pallavolo maschile“. Lilliput Settimo Torinese, Club Italia, Igor Gorgonzola Novara, Olimpia Teodora Ravenna e ora Banca Valsabbina Millenium Brescia: quanto è cresciuta come giocatrice nel corso di queste esperienze? “Per ogni capitolo della mia carriera ci sarebbero un sacco di cose da dire… La Lilliput è la società in cui sono cresciuta e ho coronato il sogno di esordire in Serie A. Poi è arrivata la chiamata dal Club Italia: è stato il primo grande passo del mio percorso e ha cambiato la mia vita in poco tempo. Infatti, sono andata via di casa e ho iniziato a gestirmi in modo indipendente. Lì ho avuto la possibilità di giocare sia in A2 sia in A1, migliorando molto tecnicamente e tatticamente. La stagione che ho vissuto a Novara è stata altrettanto importante per la mia gavetta: confrontarmi con giocatrici forti ed esperte, in un club del genere, e poter crescere alle spalle di una grande palleggiatrice come Hancock, era proprio ciò che mi serviva dopo l’esperienza al Club Italia. A quel punto ho maturato la decisione di provare a gestire in prima persona il gioco di una squadra. È arrivata la chiamata di Ravenna in A2, dove ho fatto un ulteriore step in avanti. Infine, quest’anno sono passata a Brescia, una squadra che punta alla promozione in A1. Nel frattempo, ho intrapreso dei percorsi con una psicologa e un mental coach, che hanno dato la svolta alla mia crescita caratteriale. È un aspetto fondamentale per chi gioca da palleggiatrice perché è un ruolo che implica tante responsabilità, per cui è necessario avere una certa leadership“. Foto Volley Millenium Brescia Veniamo alla sua esperienza a Brescia. Come si trova e cosa le piace maggiormente di questa società? “A Brescia ho trovato una società seria con un’impronta da Serie A1, difficile da trovare in altre realtà della cadetteria. Fin dai primi colloqui ci è stato presentato un progetto con un obiettivo preciso: vincere il campionato. Dunque, non ci siamo mai nascosti e sono felice che ora stiamo effettivamente lottando per raggiungere questo traguardo. È stato importante anche trovare uno staff preparato e un allenatore che crede in me e mi sta dando tanta fiducia: ci diamo reciprocamente spunti su cui lavorare“. Si aspettava un campionato così positivo dalla sua squadra? Com’è il bilancio finora? “Fin dal primo giorno il nostro obiettivo era chiaro, ma è ovvio che dalle parole bisogna passare ai fatti. Perciò, il bilancio finora è sicuramente positivo perché abbiamo concluso la regular season nella posizione in classifica che volevamo e siamo in finale di Coppa Italia. Abbiamo la consapevolezza di essere un gruppo spettacolare, capace di andare oltre ai momenti difficili. Per esempio, il grave infortunio occorso ad Alice Tanase nell’ultima partita del girone di andata ha lasciato una ferita profonda nella squadra, ma sono felice di come abbiamo reagito e affrontato questa situazione avversa; ovviamente, è stato importante anche l’arrivo di Rebecca Piva, che ci sta dando una grande mano e sta facendo davvero bene. Potrei dire che siamo una macchina che funziona bene in campo, così come al di fuori. È proprio bello andare in palestra e lavorare in un gruppo coeso. Questo aspetto fa la differenza“. Foto Volley Millenium Brescia Saranno Brescia e Pinerolo ad affrontarsi nello spareggio promozione. Come vede questa serie? Quale sarà la chiave per avere la meglio delle vostre avversarie? “Innanzitutto sono contenta di poter giocare nel ‘mio’ Piemonte per la prima volta in stagione. Quella contro Pinerolo sarà una serie combattuta ed equilibrata: entrambe le squadre ci arrivano con pieno merito, dopo aver perso solo due partite e dimostrato le proprie qualità nel corso della regular season. Dalla nostra abbiamo tante risorse sia in campo sia in panchina, un buonissimo sistema muro-difesa e un efficace giro di battuta“. Viste le sue buone prestazioni quest’anno, ci pensa al grande salto in A1? “Certo, mi sento pronta a fare il salto nella massima serie e chissà che quest’opportunità non possa già arrivare nella prossima stagione. Adesso, però, voglio guadagnarmela sul campo con Brescia: abbiamo due possibilità per raggiungere la promozione… Sarebbe una bella soddisfazione!“. Foto Volley Millenium Brescia Che obiettivi si è posta per il suo futuro? “Il mio obiettivo per il futuro prossimo è di giocare in Serie A1 e tenere la categoria per tanto tempo. Inoltre, sarebbe un traguardo grandioso se dovessi ricevere delle convocazioni anche dalla nazionale maggiore. Al di fuori della pallavolo, vorrei completare i miei studi universitari in Economia Aziendale e un giorno costruire una famiglia“. In chiusura dell’intervista, ci racconta com’è Rachele Morello fuori del campo? Quali sono le sue passioni? “Mi definirei una persona solare e curiosa, che adora la musica e ama stare in compagnia, uscire con le compagne di squadra e gli amici, viaggiare e scoprire posti nuovi. Come detto, mi piace lavorare su me stessa: quelli con la psicologa e il mental coach sono appuntamenti settimanali molto importanti per crescere non solo come giocatrice ma anche come persona“. LEGGI TUTTO

  • in

    Dana Rettke, nuova stella di Monza: “Sono nel posto migliore per crescere”

    Di Alessandro Garotta La storia di tutti noi difficilmente segue un percorso lineare o anticipabile dalla mente umana. La sua traiettoria percorre strade strane, come un palloncino sfuggito dalle mani di un bambino e trasportato dal vento. A volte ti ritrovi di colpo, senza quasi accorgersene, dove mai avresti pensato. Allora lì, tutto d’un tratto, hai davanti il disegno completo di ciò che è accaduto, ed è come se tutti i pezzi di un puzzle si ricomponessero in un momento. E probabilmente deve essere proprio questa la sensazione che ha inondato la mente di Dana Rettke alla Nationwide Arena di Columbus lo scorso 18 dicembre. Mentre festeggiava con le compagne di Wisconsin la vittoria del titolo NCAA, la centrale statunitense appena arrivata alla Vero Volley Monza ha visto riposizionarsi le tessere di un mosaico che, dopo le sconfitte a un passo dal trionfo delle stagioni precedenti, sembrava essersi sgretolato, e finalmente ha assistito alla chiusura di un cerchio che 5 anni fa – quando indossò per la prima volta la maglia delle Badgers – il destino aveva iniziato a tracciare senza sapere dove sarebbe andato a finire.   In esclusiva ai microfoni di Volley NEWS, la centrale statunitense ha raccontato le sue emozioni per la vittoria del campionato universitario americano e tracciato un bilancio delle prime settimane nel nostro campionato. Foto NCAA Dana, partiamo dalla tua esperienza nel volley universitario con le Wisconsin Badgers. Quanto è stata importante per te? “I cinque anni a Wisconsin mi hanno cambiato la vita. Le compagne di squadra, lo staff, le amicizie, l’istruzione, gli insegnamenti e i campionati vinti resteranno sempre nel mio cuore. Non potrei essere quella che sono oggi senza le persone che ho trovato a Wisconsin. Onestamente, mi manca già un po’. Sono davvero contenta di essere una Badger e di avere al mio fianco questa grande famiglia. È un’esperienza unica e difficile da descrivere a parole. Ci sarà sempre un legame affettivo con quel posto e quelle persone“. Lo scorso anno hai guidato la tua squadra alla vittoria del titolo nazionale. Cosa hai pensato dopo aver raggiunto questo traguardo? Qual è stata la chiave vincente? “Riuscire finalmente a vincere quel campionato dopo anni di duro lavoro… è stata una sensazione incredibile! Farlo con quel gruppo ha reso il tutto ancora più bello. Alzando la coppa ho provato un mix di gioia, felicità, emozione, carica, e se vogliamo anche un po’ di sollievo. Penso che le chiavi per vincere la finale (contro Nebraska, n.d.r.) siano state l’ordine in campo e la resilienza. Non è stato semplice rimanere focalizzate su ogni singola azione, attraversando gli alti e bassi di una partita equilibrata e decisa al quinto set. Ma penso che alla fine questo abbia reso speciale la nostra vittoria. Non poteva esserci miglior lieto fine. È stato un momento magico per tutte noi“. Foto Vero Volley Monza A livello di college hai fatto incetta di riconoscimenti individuali. Cosa significano per te questi premi? E qual è il segreto del tuo successo? “I premi che ho vinto nella mia carriera universitaria sono qualcosa di notevole e di cui vado molto orgogliosa. Non sono sicura che esista un segreto, ma semplicemente ogni giorno sono andata in palestra e ho lavorato cercando di migliorare, anche solo dell’1%. Ci sono stati momenti grandiosi e altri più difficili, in cui però ho sempre cercato di dare il mio contributo: se magari qualcosa non andava per il verso giusto sapevo di poter aiutare la squadra in altri modi. Ho sempre voluto essere un elemento utile alla mia squadra e questo mi ha spinto a dare la parte migliore di me. Ovviamente non avrei mai potuto raggiungere traguardi importanti a livello di college senza le mie compagne e gli allenatori di Wisconsin“. Come mai la scorsa estate hai deciso di restare a Madison per la fall-season 2021, nonostante alcune offerte da oltreoceano? “Ho deciso di restare e giocare la mia quinta stagione con Wisconsin perché volevo avere un’ultima possibilità di vincere il campionato nazionale. C’erano delle offerte, ma il mio cuore mi diceva di restare a Madison. Era anche la mia ultima opportunità per stare negli Stati Uniti prima di intraprendere una lunga carriera da professionista all’estero. Non cambierei questa scelta per nulla al mondo: era il modo perfetto per concludere il mio percorso in NCAA“. La tua carriera da professionista ha appena avuto inizio dalla Serie A1 italiana. Come mai hai scelto questo campionato, e nello specifico la Vero Volley Monza? “Ho scelto di giocare nel campionato italiano perché è il migliore al mondo. Cercavo una bella sfida, in cui iniziare a crescere. E la Vero Volley Monza era l’ideale per me. È un club molto ambizioso che sta cercando di raggiungere grandi obiettivi: volevo essere parte di questo progetto. Sapevo che non sarebbe stato facile per una giocatrice proveniente dal college, ma ero pronta. Ho anche pensato che la città fosse perfetta per me, e devo dire che finora mi sono trovata davvero bene“. Foto LVF/Rubin Com’è stato per te il passaggio dalla NCAA alla pallavolo italiana? “Penso che il mio passaggio al campionato italiano sia stato relativamente tranquillo. Ovviamente è ancora un momento di assestamento, essendomi appena trasferita in un altro paese. Sto cercando di lavorare sul mio italiano, anche se per adesso non lo conosco ancora bene. Mi sto abituando a una pallavolo nuova: infatti, qui il gioco è molto più veloce rispetto alla NCAA e le giocatrici sono più fisiche. Naturalmente ci vorrà del tempo, ma ogni giorno cerco di fare uno step in più e finora sono contenta dei miei progressi“. Quali sono le tue impressioni dopo le prime partite? “C sono cose di cui sono soddisfatta e altre da sistemare. C’è ancora tanto lavoro da fare, ma so di essere nel posto migliore per crescere. Sono sicura che partita dopo partita il mio gioco possa continuare a migliorare e le mie performance possano diventare più costanti“. Foto LVF/Rubin Qual è l’obiettivo della tua squadra? E invece quello personale? “Essendo arrivata da poco tempo, per me è difficile definire cosa possa essere considerato come un risultato positivo per la squadra. E, in generale, credo che non si debba mai considerare una stagione come completamente fallimentare qualora non venissero raggiunti gli obiettivi prefissati. Comunque, sono convinta che questa squadra possa vincere la Champions League e il campionato, per cui adesso dobbiamo continuare a lavorare duramente e dare il nostro meglio. Invece, a livello personale, il mio obiettivo è di fare ulteriori passi in avanti nel processo di crescita“. Come ti trovi in Italia? Cosa ti piace fare nel tempo libero? “Mi sta piacendo molto vivere in Italia! Amo la cultura, la storia e lo stile di vita. Senza dimenticare il cibo e il caffè, che sono eccezionali. Sono davvero fortunata a trovarmi in un posto così meraviglioso. Nel tempo libero mi piace andare a prendere un caffè e godermi il bel tempo, oppure andare alla scoperta di Monza e Milano. Inoltre, nei giorni liberi ho avuto modo di visitare le Cinque Terre. Non vedo l’ora di continuare a esplorare l’Italia nei prossimi mesi!“. Foto LVF/Rubin La prossima sarà l’estate dei Mondiali. Ci stai facendo un pensierino? “Certo, è uno dei miei obiettivi: partecipare ai Campionati del Mondo e rappresentare gli USA! Ovviamente dovrò guadagnarmelo nei prossimi due mesi, ma sono impaziente di vedere cosa mi riserverà la prossima estate. Se dovessi ricevere una chiamata, mi farò trovare pronta“. Quali sono i tuoi sogni per il futuro? “Il mio sogno e obiettivo come pallavolista è di vincere la medaglia d’oro alle Olimpiadi. Ovviamente mi piacerebbe vincere anche la Champions League e il campionato italiano. Inoltre, nel corso della mia carriera vorrei provare a giocare anche in altri paesi, cercare di dare sempre il mio massimo e incontrare grandi persone“. Recentemente abbiamo raccontato la storia dell’amicizia tra le Wisconsin Badgers e la piccola Izzy. Che rapporto hai con lei? “La piccola Izzy è una delle mie amiche preferite! Ci siamo incontrate all’incirca 3 anni fa, quando ha festeggiato il suo sesto compleanno con la squadra di pallavolo di Wisconsin. Da allora, è nata una bella amicizia, per cui sarò sempre molto grata. Izzy è la più grande tifosa delle Badgers e segue anche le partite della Vero Volley! È una bambina molto speciale perché mi ispira in tanti aspetti della vita. Mi ha sempre trasmesso tanta positività vederla sugli spalti e, anche se non può venire a Monza, so che sta facendo il tifo dall’America. Siamo ancora in contatto e ci sentiamo almeno una volta al mese!“. LEGGI TUTTO

  • in

    I giorni più difficili di Olga Skrypak: “I miei pensieri sono tutti per l’Ucraina”

    Di Alessandro Garotta L’orrore della guerra scatenata dalla Russia in Ucraina con l’invasione e i bombardamenti di questi giorni sta sconvolgendo il mondo, anche quello della pallavolo. E coinvolge in maniera ancora più diretta tutti i giocatori ucraini lontani dalla propria patria, comprensibilmente preoccupati per le conseguenze di familiari e amici che risiedono nel paese dell’Est europeo. Tra questi anche Olga Skrypak, palleggiatrice ucraina in forza al VK Dukla Liberec in Repubblica Ceca, che sta vivendo giorni di grande apprensione, come ha raccontato in un’intervista esclusiva per Volley NEWS. Prima di tutto, come stanno i tuoi cari in Ucraina? “Si trovano in diverse aree del paese e lo scenario cambia da zona a zona, ma la mia famiglia e tutte le persone a me care sono vive e stanno bene. Perciò, ringrazio coloro che stanno difendendo l’Ucraina, quelli che stanno dando aiuto dall’estero, tutto il mondo che sta con il popolo ucraino. E grazie anche a Dio!“. Cosa ti hanno raccontato? “A Zaporozhye, dove si trova metà della mia famiglia, di tanto in tanto si devono nascondere nei rifugi e nei bunker: suona l’allarme e tutti corrono lì. Sempre in quella regione, la mia città natale è difesa in modo che le truppe russe non possano entrare. Un’altra parte della mia famiglia si trova nella regione di Cherkasy: anche lì i nostri soldati stanno facendo di tutto per difendere le città. Mio marito è a Odessa, dove si trovano anche altri miei cari, e la situazione in città sembra essere più tranquilla al momento, ma lo stesso non può dire la regione intorno. A Kyiv e Kharkov sono morti civili e soldati, e stanno bombardando edifici residenziali… Sì, nonostante quello che dicono, stanno bombardando tutto, che si tratti di una struttura militare o civile. Nelle regioni più colpite del paese, la gente trascorre le notti in metropolitana, negli scantinati, ovunque possano nascondersi. Fanno scorte di cibo e di tutto ciò di cui hanno bisogno. Potrei andare avanti a descrivere questo scenario a lungo, ma per farla breve tutta la mia Ucraina sta soffrendo, senza eccezioni. Le notizie sono in continuo divenire, da qualche parte lo scenario è migliore e da altre è peggiore, ma so per certo che le truppe ucraine stanno facendo di tutto per difendere il mio paese e, grazie a loro, i piani di Putin non stanno andando come previsto“. Foto CEV Qual è lo stato d’animo dei tuoi familiari e amici? “Da quello che ho sentito dai miei parenti e amici, è forte la speranza che alla fine tutto si sistemerà“. Attualmente ti trovi in Repubblica Ceca per la tua esperienza al VK Dukla Liberec. Quali sono i tuoi pensieri in questi giorni? “Ovviamente quando si è lontani da famiglia, parenti e amici in un momento del genere, la sensazione è terribile! Tutto quello che posso fare per aiutare da qui è dare supporto informativo, sostegno alla mia famiglia, al Presidente e alle forze militari dell’Ucraina, e avere fiducia nel mio paese. In questi giorni è davvero difficile concentrarsi sul proprio allenamento, per non parlare delle partite… È impossibile non pensare a quello che sta succedendo al mio paese: i pensieri sono costantemente rivolti all’Ucraina, alla mia famiglia e ai miei connazionali, ma cerco di trovare la forza di allenarmi e giocare“. Hai pensato a come e quando potrai tornare a casa? “Vorrei fortemente tornare a casa dalla mia famiglia. Non ho pensato a come e quando, ma probabilmente appena terminerà la durata del mio contratto in Repubblica Ceca cercherò di tornare a casa“. Cosa deve fare il mondo dello sport in questo momento? “Se ti riferisci al fatto che le partite e le competizioni proseguano negli altri paesi, diventa molto difficile rispondere. È una questione soggettiva e secondo me ci si dovrebbe fermare“. Il tuo appello contro la guerra per una Europa di Pace. “Da quello che ho potuto vedere, tutto il mondo è contrario alla guerra, tutto il mondo vuole che Putin fermi la sua offensiva! Personalmente, chiedo a tutte le persone, alle autorità dei diversi paesi, a tutto il mondo di fare il possibile per fermare questa follia. Non ci sono ragioni che possano spiegare ciò che sta accadendo alla mia Ucraina! Stanno uccidendo persone, distruggendo uno Stato libero e indipendente, invadendo l’Ucraina senza coscienza e vergogna! Vorrei ringraziare il mondo intero che ci sostiene e aiuta il più possibile. Grazie all’Ucraina per l’unità che sta dimostrando. Sono per la pace, in tutto il mondo!“. Foto instagram VK Dukla Liberec Nel Dukla Liberec gioca anche un’altra palleggiatrice ucraina, Angelina Dubianska: la squadra ha dedicato alle due giocatrici un post di sostegno su Instagram con un messaggio di solidarietà: “Condanniamo l’aggressione della Federazione russa contro l’Ucraina. Esprimere solidarietà è il minimo che possiamo fare. Siate forti!“. LEGGI TUTTO

  • in

    La nuova vita di Becky Perry: “Del volley mi manca la voglia di vincere”

    Di Alessandro Garotta “Non andare dove il sentiero ti può portare, vai invece dove il sentiero non c’è ancora e lascia dietro di te una traccia“. Questo aforisma dello scrittore, saggista e poeta americano Ralph Waldo Emerson calza perfettamente con la storia di Rebecca “Becky” Perry, ex giocatrice italoamericana di pallavolo indoor e Beach Volley, che nella sua carriera ha girato il mondo intero all’inseguimento di un pallone. Il suo percorso fatto di crocevia sportivi e culturali l’ha portata a vivere esperienze umane, ancora prima che pallavolistiche, fuori dal comune, che racconta in un’intervista esclusiva ai microfoni di Volley NEWS. Becky, per lei è iniziata una “nuova vita” dopo la fine dell’attività agonistica. Ce ne parla? “Nel 2019 ho fatto domanda per accedere alle lauree online presso l’University of Texas, a Dallas. Era il mio ultimo anno di pallavolo professionistica e la richiesta è stata accettata: così, di pari passo con l’attività sportiva, ho iniziato a studiare per ottenere due Master. Nel 2021 ho completato sia quello in Business Administration sia quello in Science in Information Technology, entrambi con lode. Ora sto mettendo a frutto i miei studi come partner manager: collaboro con una serie di aziende per fornire soluzioni software per altre attività“. Quando è nata l’idea di appendere le ginocchiere al chiodo? Come ha capito che era il momento giusto? “Ho sempre avuto tra i miei piani quello di giocare a livello professionistico fino al conseguimento dei miei Master. In questo modo, potevo sfruttare il tempo libero tra gli allenamenti per studiare e completare i compiti, invece di farlo durante il normale orario di lavoro. Tuttavia, i miei progetti sono cambiati quando nel marzo 2020 – durante il periodo in cui giocavo a Portorico – è scoppiata la pandemia. C’era molta confusione nel mondo dello sport. Come atlete, non sapevamo se i campionati sarebbero ricominciati nella stagione successiva e se i club sarebbero stati in grado di trovare un numero sufficiente di sponsor per pagare gli stipendi delle giocatrici, gli spostamenti per le trasferte e coprire tutti gli altri costi. Così, avendo comunque vissuto una carriera di quasi 10 anni, ho capito che era il momento giusto per smettere di giocare“. Foto Instagram Becky Perry Cosa le manca maggiormente della pallavolo? “Noi atleti professionisti dedichiamo tutta la nostra vita ad arrivare ai massimi livelli, sacrificando per questo momenti vissuti in famiglia o altre situazioni importanti. Perciò, c’è una profonda comprensione tra di noi. Inoltre, quelli che hanno giocato all’estero sanno bene cosa significa dare priorità a un sogno piuttosto che stare nella propria comfort zone. Quando uno di noi entra a far parte di quello che viene chiamato ‘mondo reale’, si ritrova in una realtà diversa, circondato da persone che lavorano perché alla fine del mese devono pagare le bollette e magari non riescono a dare il 100% in quello che fanno, perché quella professione non è la loro passione. Quindi, balza all’occhio come i colleghi abbiano diverse aspirazioni e non sempre gli obiettivi siano il successo e la realizzazione di se stessi. Ecco, della pallavolo mi manca proprio questo aspetto: sapere che quando vai ad un allenamento o ad una partita tutte le giocatrici hanno una ragione comune per cui sono lì, cioè vincere. Non conta nient’altro in quel momento. Non conta se io e le mie compagne abbiamo culture, lingue, religioni, colore della pelle, orientamento sessuale o convinzioni politiche diverse. Considero tutto questo come una forma di rispetto silenziosa, ma molto potente“. Facciamo un passo indietro e ripercorriamo la sua carriera da globetrotter del volley. Come è nato il suo amore per questo sport? “In America, di solito i bambini capiscono se amano lo sport e qual è la loro disciplina preferita quando sono alle scuole medie, all’incirca tra gli 11 e i 13 anni. È in quel momento che si inizia a giocare per la rappresentativa scolastica e a sfidare le altre scuole. Fino a quell’età io avevo sempre seguito le orme di mia sorella: volevo fare quello che faceva lei. Quando ha iniziato a fare la cheerleader, l’ho seguita; così come poi è successo per la ginnastica. Una volta arrivata alle medie, è tornata a fare la cheerleader e la sua prima esibizione era in occasione di una partita di pallavolo. È stato lì che ho scoperto il mio amore per questo sport. Chiesi immediatamente a mia madre di poter provare, trovammo una squadra e… il resto è storia!“. Foto Instagram Becky Perry Terminato il college, ha vissuto la sua prima esperienza da professionista a Portorico. Che ricordi ha di quel periodo? “Molte giocatrici americane dopo il college decidono di iniziare la loro carriera professionistica da Portorico. La motivazione è che, fino a poco tempo fa, il campionato era sempre in programma tra gennaio e maggio. Perciò, terminata la stagione NCAA a dicembre, una giocatrice poteva tornare a casa per le vacanze e giocare nel campionato portoricano nella seconda parte dell’annata. Inoltre, Portorico è un territorio degli USA, e così le squadre locali preferiscono ingaggiare giocatrici americane perché non è necessario il visto di lavoro. Poi l’isola è considerata un vero e proprio paradiso: per una giocatrice può essere la soluzione migliore per vivere e giocare all’estero senza provare troppa nostalgia di casa. Mi è piaciuto molto giocare a Portorico e trovo romantico che la mia carriera sia iniziata e terminata proprio lì“. Possiamo dire che il momento d’oro della sua carriera sia stato quello che ha vissuto in Europa (tra Turchia, Germania e Italia), dopo la parentesi in Corea del Sud? “Non è facile scegliere quali siano state le migliori stagioni della mia carriera. In termini di premi, probabilmente lo sono state le due annate in Germania (al Dresdner SC, n.d.r.), quando sono stata nominata MVP del campionato e abbiamo vinto il titolo; però, alla fine di quella stagione ho anche rotto il crociato. A Busto Arsizio siamo arrivate seconde in Champions League e ho vissuto un’esperienza che non dimenticherò mai. A livello di collettivo, sono state certamente queste le squadre più forti e divertenti in cui abbia giocato. Entrambe erano formate per metà da giocatrici locali e per metà da straniere, e secondo me questa è la formula vincente, che rende molto piacevole l’esperienza: da una parte c’è un numero di giocatrici locali che fanno capire a chi viene da lontano come funziona lì la vita, e dall’altra le straniere aggiungono un tocco di follia al mix“. Foto Wikipedia Tra lei e il nostro paese c’è un legame molto particolare. Cosa l’ha portata a richiedere e ottenere la cittadinanza italiana? “Quando il mio bisnonno italiano, Giovanni Pietro Di Fonzo, emigrò negli Stati Uniti, lo fece illegalmente. Lavorava su una nave mercantile che stava facendo la tratta Napoli-New York. All’arrivo, gli venne data un’ora di pausa per il pranzo prima del ritorno in Italia. Non tornò mai più. Di conseguenza, non dichiarò mai formalmente la sua cittadinanza italiana, anche se i suoi discendenti ne avevano diritto. A livello tecnico, avrei dovuto avere la cittadinanza italiana fin dalla nascita, ma ci sono voluti molti anni affinché mia madre rintracciasse tutti i documenti per dimostrarlo: era ormai il 2015. Quando nel 2009 mio nonno, Luigi Giovanni Di Fonzo, stava morendo di cancro, gli feci la promessa sul punto di morte che avrei imparato l’italiano. L’ho imparato all’università e quando ho avuto l’opportunità di giocare in Italia non potevo dire di no. Io e mia madre abbiamo anche visitato Campodimele, il borgo di origine della nostra famiglia, e abbiamo incontrato alcuni parenti lontani“. Come sono state invece le sue esperienze nel Beach Volley? La mancata partecipazione a Rio 2016 è uno dei suoi rimpianti più grandi? “Mi sono innamorata del Beach Volley appena ho iniziato a giocarci. In particolare, è stato Lissandro Carvalho, un allenatore davvero molto bravo, a mostrami la bellezza di questo sport. Se avessi avuto l’opportunità avrei continuato a giocare sulla sabbia fino alla fine della mia carriera. Per me non è un rimpianto la mancata partecipazione alle Olimpiadi di Rio, anche se per coltivare quel sogno avevo dato il massimo, anche in termini materiali… Avevo venduto la mia auto, i miei mobili e affittato camere della mia casa per pagare il mutuo. Naturalmente mi sarebbe piaciuto fare di più, ma senza un partner e il giusto supporto economico era impossibile. Così sono tornata alla pallavolo indoor“. Federvolley Dopo le ultime stagioni europee, ha giocato in posti più esotici: Filippine, Kazakhstan e Thailandia. Cosa le è rimasto di queste avventure? “Ogni paese in cui ho giocato ha qualità uniche e meravigliose. Nelle Filippine ho trovato le persone più appassionate di pallavolo che abbia mai visto: basta vedere anche solo quanti follower hanno in media i loro giocatori. Invece, l’aspetto di unicità della Thailandia riguarda l’incredibile umiltà e la grande cultura per il lavoro della gente. Anche l’esperienza in Kazakhstan è stata molto positiva, soprattutto grazie alle mie compagne di squadra, che erano persone davvero gentili e meravigliose“. Cosa porta nel proprio bagaglio una giocatrice che ha giocato in tutto il mondo? “Ci sono molti aspetti della vita da atleti professionisti che la maggior parte della gente non ha modo di sperimentare. Per esempio, trovarsi in un paese straniero costringe a crescere in fretta anche come persona: nelle mie esperienze all’estero, ho potuto conoscere me stessa in profondità, più di quanto le persone ‘normali’ conoscono se stesse. Si trascorre tanto tempo da soli e quei momenti danno l’opportunità di riflettere sulle cose più o meno positive della personalità o della vita. E non si può fuggire dal proprio giudizio perché in un posto lontano da casa ci sono meno distrazioni. Credo che tutto questo possa aiutare una persona a crescere e conoscersi meglio, e dia la possibilità di diventare la persona che si è sempre voluto essere“. Siamo in dirittura d’arrivo dell’intervista. Se le dovessi chiedere cosa cambierebbe della sua carriera? “Probabilmente prenderei più seriamente la gestione della forma fisica e la preparazione nel periodo estivo, tra una stagione e l’altra. Negli ultimi anni non sono riuscita a curare questi aspetti, dovendo fare un po’ il giocoliere tra infortuni, attività indoor e sulla sabbia. Perciò, il mio consiglio rivolto alle giocatrici più giovani è quello di investire in un personal trainer e seguire una preparazione specifica durante l’off-season, ovviamente se non si è impegnati in nazionale. Anche se si pensa ‘Sono giovane e sto bene’, il miglior investimento per un atleta sta nella cura del proprio corpo per mantenerlo al meglio il più possibile“. E invece qual è la scelta che non rimpiangerà mai? “Molti mi hanno giudicata per la scelta di giocare a Beach Volley. Altri mi hanno giudicata per essere cresciuta in America e aver scelto di giocare da italiana. Mi sono sentita presa di mira per i commenti che leggevo online e ho dovuto affrontare persino i pregiudizi degli addetti ai lavori. Eppure lo rifarei altre mille volte… Mi è stata concessa l’opportunità di rappresentare il paese che ha dato i natali alla mia famiglia e allo stesso tempo di inseguire un sogno che avevo fin da piccola. Non sono una persona che vive con il timore di prendere decisioni. E non cogliere quelle opportunità sarebbe stato qualcosa che non mi sarei mai perdonata. Probabilmente avrei passato il resto della mia vita a chiedermi cosa sarebbe successo. Anche se il mio sogno non è diventato realtà, ora vivo senza rimpianti“. LEGGI TUTTO

  • in

    Polina Kovaleva, nuova promessa russa: “La pallavolo, una passione che cresce”

    Di Alessandro Garotta Il talento è quella scintilla luminosa che permette a chi lo possiede di fare cose fuori dall’ordinario, di andare oltre il consentito e, soprattutto, di sognare in grande; la differenza nell’ottenimento del risultato è poi quanta convinzione, forza di volontà e spirito di sacrificio si associano al talento innato. Cosa succede però quando la testa e il talento vanno di pari passo e il futuro sembra tingersi in fretta dei colori giusti, ma un grave infortunio alla caviglia prova a divorare la carriera di uno dei talenti più promettenti della pallavolo russa? La risposta l’ha data Polina Kovaleva, schiacciatrice classe 2006 che qualcuno ricorderà come una delle principali protagoniste del successo della Russia che lo scorso anno ha negato all’Italia la vittoria ai Campionati Europei Under 16. Kovaleva, che da questa stagione gioca nella Dynamo-Academiya-RBM U20 (squadra under 20 della Dinamo Kazan), dopo una prima parte di stagione passata ai box sta ultimando la sua riabilitazione, desiderosa di riprendersi ciò che il destino le ha procrastinato nel tempo. Polina, com’è nata la tua passione per la pallavolo? È stato qualcosa di naturale, nonostante che tuo padre sia stato un grande campione di canottaggio? “Sono sempre stata alta e forte, perciò i miei genitori hanno cercato di indirizzarmi a discipline sportive che si adattassero a me. Così a 7 anni ho iniziato a giocare a pallavolo: non è stato un colpo di fulmine, ma una passione che è cresciuta nel tempo, spinta anche dal sogno di diventare la migliore“. Da lì come si è sviluppato il tuo percorso pallavolistico? “Nei primi anni della mia carriera sono cresciuta alla Moscow Sports School, prima di entrare a far parte nelle giovanili di diversi club fino alla Dinamo Mosca“. Qual è stato il momento più bello della tua carriera finora? “Senza dubbio, la prima chiamata in nazionale. È stato un momento che non dimenticherò mai“. Foto CEV Come ti descriveresti come giocatrice? A chi ti ispiri? “Sono una lavoratrice instancabile e una giocatrice di carattere. Non mi ispiro a nessuno in particolare, ma semplicemente cerco di apprendere il più possibile dalle migliori“. Invece, chi è Polina fuori dal campo? “Sono una ragazza ‘normale’, che ama cucinare e passare il suo tempo libero con gli amici. Frequento l’ultimo anno di liceo e ho intenzione di andare all’università, visto che mi piace studiare“. La scorsa estate sei stata una delle protagoniste della medaglia d’oro della Russia ai Campionati Europei Under 16. Qual è il bilancio di questa esperienza? “Ci siamo presentate a questa competizione con solo un obiettivo: vincere. Alla fine, ce l’abbiamo fatta grazie a ottime prestazioni di squadra. Dal punto di vista personale, mi sono resa conto di saper gestire al meglio le mie emozioni anche in un torneo così importante“. In quell’occasione sei stata premiata anche come miglior schiacciatrice… “Mi ha fatto molto piacere ricevere questo premio. Sono sicura che è soltanto il primo di una lunga serie di riconoscimenti personali“. Foto CEV Dopo l’esperienza alla Dinamo Mosca e un’estate di successo, sei passata alla squadra under 20 della Dinamo Kazan. “È sempre stato un mio sogno giocare per la Dinamo Kazan, quindi ho accettato con grande piacere la proposta di questo club. Appena arrivata, sono stata aggregata alla prima squadra dal momento che diverse giocatrici non erano ancora arrivate dai loro impegni internazionali. Probabilmente, se non fosse stato per l’infortunio e gli impegni scolastici, sarei ancora a lavorare con quel gruppo“. Ecco, parliamo del tuo infortunio. Come stai vivendo questo momento delicato della tua carriera? “È stato un infortunio serio alla caviglia, in seguito al quale ho vissuto mesi difficili sia fisicamente sia emotivamente. Però, ringrazio tutte le persone che mi sono state vicino, mi hanno supportata e mi stanno ancora aiutando nella riabilitazione. Sono certa che presto tornerò a giocare“. Qual è il tuo obiettivo per la seconda parte di stagione? “Vorrei ritrovare la forma migliore per farmi trovare pronta per i Campionati Europei Under 17“. Quali sono i tuoi sogni come giocatrice? “Sicuramente mi piacerebbe giocare ai massimi livelli e imparare sempre di più in modo da crescere come giocatrice. Al momento, però, sono focalizzata sul mio recupero e sul prendermi cura di me stessa”. LEGGI TUTTO

  • in

    Irina Fetisova sfida Novara: “Il segreto per batterle? Non ve lo dico…”

    Di Alessandro Garotta

    L’El Dorado, più che un luogo leggendario, rappresenta un simbolo di contesti nei quali sentiamo di poter elevare il nostro spirito, le nostre capacità e l’appagamento necessario per vivere con serenità e leggerezza. Raggiungere questa condizione permette di rendere al meglio nelle attività che occupano porzioni importanti della quotidianità. E la pallavolo non fa eccezione.

    Per esempio, la Dinamo Mosca ha rappresentato – e rappresenta tutt’ora – l’El Dorado per Irina Fetisova, che in questo club ha trovato tutto ciò che serviva per esibire le proprie qualità alla massima potenza: sette stagioni in cui sta collezionando trofei e dimostrando di essere una delle migliori centrali al mondo. Alla vigilia dell’impegno in Champions League contro la Igor Gorgonzola Novara, la giocatrice russa si è raccontata in esclusiva ai nostri microfoni.

    Irina, gioca alla Dinamo Mosca da più di sei stagioni. Cosa prova a far parte di un club così prestigioso?

    “Sono davvero contenta e orgogliosa di difendere i colori della Dinamo Mosca: le sensazioni che provo sono le stesse di sei anni fa. Questo club mi ha fatto crescere molto come giocatrice“.

    Dopo tanti anni nello stesso club, quanto è difficile trovare nuovi stimoli? E quali obiettivi le piacerebbe raggiungere?

    “Per me gli stimoli non sono un problema. Alla Dinamo Mosca mi trovo bene, anche perché la società crea le migliori condizioni per farci rendere al meglio. A fine dicembre ci sarà la Final Four della Coppa di Russia e mi piacerebbe vincerla, dal momento che nelle sei stagioni qua ce l’ho fatta soltanto una volta. Inoltre, vorrei andare il più avanti possibile in Champions League“.

    Foto VL Dinamo

    Considerando che nella sua carriera ha sempre giocato in Russia, non le piacerebbe fare un’esperienza all’estero?

    “Anche in precedenti interviste non ho mai fatto mistero che mi piacerebbe andare a giocare all’estero in futuro. Per me sarebbe una nuova sfida“.

    All’inizio di questa stagione, la Dinamo ha attraversato un momento di crisi, decidendo poi di cambiare allenatore. Qual è stato il motivo delle vostre difficoltà?

    “Quest’anno metà del roster è cambiato. Naturalmente questo non è stato il motivo delle sconfitte, ma per diventare una squadra unita e coesa ci vuole tempo. Poi alcune giocatrici hanno avuto piccoli infortuni per cui non riuscivamo mai ad allenarci con il gruppo al completo. Comunque, penso che non valga la pena cercare i motivi di quei passi falsi, dato che stiamo attraversando un buon momento, l’umore è cresciuto e il nostro gioco sta migliorando. Ora è importante continuare a lavorare per migliorarlo ulteriormente e mostrare una pallavolo sempre di alta qualità“.

    Pensa quindi che la crisi sia definitivamente alle vostre spalle e non ci saranno altri momenti difficili?

    “Credo di sì, perché la squadra è cresciuta molto dal punto di vista emotivo. Sono convinta che non ci sarà più una serie di tre sconfitte in campionato, come successo a inizio stagione“.

    Dove può arrivare la Dinamo Mosca in questa stagione?

    “Contiamo di riuscire a vincere il campionato russo. Per quanto riguarda la Champions League, prima di tutto dovremo cercare di passare la fase a gironi: sappiamo che il risultato dipenderà solo da noi, anche se le nostre avversarie sono molto forti“.

    Foto VL Dinamo

    Nella terza giornata della Pool C di Champions League giocherete in casa contro la Igor Gorgonzola Novara. Cosa ne pensa di questa squadra e quali sono le chiavi per batterla?

    “È un’ottima squadra, composta da grandi professioniste. Hanno giocatrici che attaccano una palla molto veloce, ma anche un opposto bravo a gestire le palle alte. Le loro centrali sono forti sia in attacco sia a muro. Perciò, sarà una partita molto difficile. Ma questa è la Champions League, a cui partecipano solo le migliori squadre d’Europa. Il segreto per battere Novara? Penso che non valga la pena rivelarlo, dovrebbe rimanere un nostro segreto“.

    La gara di ritorno a Novara è prevista per febbraio, ma sappiamo che è già stata diverse volte in Italia. Cosa le piace di più del nostro paese?

    “Prima della pandemia, mi capitava spesso di venire a visitarlo: sono stata più volte a Roma, Firenze e Forte dei Marmi. Amo l’Italia, è un paese fantastico! Con una cucina e dei servizi straordinari. Da piccola ho anche vissuto a Rimini per un certo periodo, quando mio padre (Andrej Fetisov, n.d.r.) giocava per la squadra locale di basket. Perciò, ogni volta che torno in Italia è per me un grande piacere“.

    Dopo un’estate 2021 ricca di eventi internazionali, stiamo per entrare nell’anno dei Mondiali. Ci sta già pensando?

    “Non voglio correre troppo in avanti. È ancora presto per pensare alla nazionale, lo farò al termine della stagione con il mio club“.

    Cosa ci dice sulla nuova generazione di talenti russi?

    “Abbiamo un sacco di ragazze piene di talento. Nelle ultime competizioni internazionali, le nostre squadre giovanili sono arrivate a medaglia in ogni categoria. Spero che con il tempo queste giocatrici possano aiutare la nazionale senior a vincere medaglie d’oro alle Olimpiadi, ai Mondiali e agli Europei“.

    Obiettivi e desideri per il 2022?

    “Gli obiettivi principali sono di vincere tutti i trofei e mostrare una pallavolo di qualità con la Dinamo. E ovviamente spero in un anno nuovo senza infortuni“. LEGGI TUTTO

  • in

    Jordan Thompson: “Tornerò al 100% per metà gennaio”

    Di Alessandro Garotta “Si lasciano i ricchi, si lasciano quelli che non avrebbero i soldi per lasciarsi, si lasciano gli innamorati, si lasciano persino quelli che si erano messi insieme per non lasciarsi soli. Si lasciano tutti, è solo questione di quando“. La citazione è di Ester Viola, dal suo divertente romanzo d’esordio “L’amore è eterno finché non risponde”. Prima o poi divorziano tutti: il quando, per Jordan Thompson e l’Eczacibasi Dynavit Istanbul, è arrivato poche settimane fa. Dopo un lungo, quanto estenuante, tentativo di riaccendere una fiamma spenta, come spesso succede ai separati in casa. Infatti, in un comunicato, la società turca ha ufficializzato la separazione consensuale, con ringraziamenti per l’anno e mezzo trascorso insieme, che in sostanza significa soltanto una convivenza fattasi impossibile. Soprattutto per una diversa visione tra l’Eczacibasi e lo staff medico della nazionale statunitense riguardo a un infortunio dell’opposta risalente alle Olimpiadi di Tokyo. Così, per scoprire qualche dettaglio in più, abbiamo chiesto a Thompson di raccontarci meglio cosa è successo.  Jordan, innanzitutto come stai adesso? “Sto molto bene e sono contenta che la mia caviglia potrà tornare al 100% per metà gennaio. Ora mi trovo negli Stati Uniti per sottopormi a un trattamento adeguato e permettere alla mia caviglia di guarire correttamente, in base alle raccomandazioni dei medici della nazionale statunitense, del team di fisioterapisti e di Karch Kiraly“. Dopo una stagione e mezzo, hai deciso di rescindere il tuo contratto con l’Eczacibasi Dynavit Istanbul. Come sei arrivata a questa decisione? “Le condizioni della mia caviglia non stavano migliorando poiché continuavo ad allenarmi e a giocarci sopra per cercare di performare ad alti livelli. Perciò, ho deciso di mettere al primo posto la mia salute a lungo termine, con l’obiettivo di avere una carriera lunga e senza troppi problemi fisici: la soluzione migliore per me era di seguire le raccomandazioni dello staff medico della nazionale, tornare negli USA per la riabilitazione e prevenire lesioni più gravi“. Foto TVF Come mai avevi deciso di restare all’Eczacibasi, nonostante che in squadra ci fosse un altro opposto molto forte come Tijana Boskovic? “Avevo un contratto di due anni e l’Eczacibasi mi aveva comunicato la sua volontà di confermarmi nonostante ci fosse anche Tijana. Le mie aspettative ad inizio stagione erano di aiutare la squadra in ogni modo possibile e crescere partita dopo partita“. Alla fine, come valuti la tua esperienza con il club neroarancio? Hai qualche rimpianto? “L’Eczacibasi è un club di livello mondiale e ho apprezzato la mia esperienza con loro. Forse, essendo giovane, al momento della scelta non avevo analizzato al meglio la situazione. Infatti, la mia posizione naturale è quella di opposto: per esprimere tutto il mio potenziale e continuare a crescere ho bisogno di essere schierata lì. Per il prosieguo della mia carriera, quindi, valuterò le opportunità che mi permetteranno di giocare da opposto titolare in squadre importanti“. Hai un ultimo messaggio per i tifosi dell’Eczacibasi? “Vorrei ringraziarli per il loro continuo sostegno! I tifosi dell’Eczacibasi mi hanno sostenuto e incoraggiato in ogni momento, soprattutto quando ero al lavoro per recuperare dall’infortunio: ho avvertito da parte loro tanto amore e l’ho apprezzato molto“. Quali sono i tuoi piani per la seconda parte della stagione? “Per adesso l’obiettivo è di guarire il prima possibile. Sono pronta a cercare una squadra per la seconda metà di stagione, ma in questo momento è più importante il mio recupero. Voglio tornare ad essere la giocatrice che so di poter essere, e continuare a crescere e migliorare il mio gioco“. Foto FIVB Facciamo un passo indietro e parliamo di Tokyo 2020. Ci racconti com’è stata la tua esperienza alle Olimpiadi? “Quando ripenso alla scorsa estate mi sento davvero orgogliosa di partecipare al programma pallavolistico degli USA, anche se ho vissuto solo una parte del viaggio che ha portato il nostro gruppo a Tokyo: infatti, sono stata chiamata per la prima volta in nazionale senior nel 2019. Fin dalla fase di preparazione ci sono stati davvero tanto lavoro e impegno. Sono felice che alla fine siamo riuscite a fare la storia, e grata di far parte di quel gruppo, che ho cercato aiutare in ogni modo possibile. Ovviamente dopo il mio infortunio ero triste e arrabbiata, ma sapevo di avere comunque un ruolo da svolgere, e non importava se in campo o in panchina“. Quale pensi sia stata la vostra miglior partita a Tokyo come squadra? E a livello personale? “Credo che durante l’arco di tutto il torneo abbiamo giocato molto bene come squadra, ma forse la partita che spicca maggiormente è la finale per la medaglia d’oro contro il Brasile. Sapevamo quanto le giocatrici avversarie avessero talento e la capacità di non arrendersi mai. Ma ripensando al modo in cui abbiamo controllato la partita, sono orgogliosa del nostro approccio e del fatto che non abbiamo mollato mai. Invece, a livello personale, la mia miglior performance è stata quella contro la Cina, una squadra piena di talento che può contare su alcune tra le migliori giocatrici al mondo. Sapendo questo, ero un po’ tesa prima del match. Tuttavia, le mie compagne erano riuscite a trasmettermi così tanta fiducia che una volta in campo mi sentivo libera di poter esprimere il mio gioco: sono davvero soddisfatta di ciò che ho fatto quel giorno“. Foto FIVB Dopo la medaglia d’oro olimpica, hai ancora qualche sogno pallavolistico da realizzare? “Non ho ancora raggiunto tutti gli obiettivi che mi sono prefissata nella pallavolo, anche perché penso di avere ancora ampi margini di crescita. Onestamente, sono convinta che le mie performance alle Olimpiadi abbiano mostrato solo una piccola parte della giocatrice che so di essere. Quindi, mi piacerebbe vivere stagioni di successo a livello di club e partecipare ancora alle Olimpiadi“. Nel 2022 sono in programma i Mondiali. Ci stai già pensando? “Sono entusiasta al pensiero di vivere una nuova estate in nazionale e avere la possibilità di partecipare ai Campionati del Mondo! Penso che sarà interessante vedere come proseguirà la nostra crescita: abbiamo ancora più fame di vincere e sono sicura che continueremo a lavorare duramente per migliorare sia come singoli sia come collettivo“. LEGGI TUTTO