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    Coronavirus: in Argentina c’è un “vero” protocollo per la Fase 2

    Di Redazione
    Anche in Argentina, come in molte altre nazioni del mondo, la pallavolo sta faticosamente preparando la “Fase 2“, quella del ritorno all’attività. L’ACLAV, l’associazione delle squadre di club, ha presentato oggi al Ministero dello Sport una bozza del protocollo che, se approvato, permetterà la ripresa degli allenamenti e, successivamente, delle gare.
    Il documento, pubblicato dal portale Voley Plus, contiene tutte le raccomandazioni ormai ben note agli addetti ai lavori, dalla sanificazione al distanziamento, passando per il divieto di condivisione di oggetti personali. La particolarità sta nel fatto che, a differenza dell’equivalente italiano, il protocollo argentino stabilisce una tempistica ben precisa per il ritorno all’attività, passando attraverso 3 fasi preparatorie che dureranno complessivamente circa un mese e mezzo.
    In sostanza, nelle prime due settimane si suggerisce un periodo di preparazione atletica in gruppi di 6 giocatori; nelle due settimane successive si potrà introdurre il pallone, ma limitandolo sempre all’uso individuale o in coppia (previa sanificazione). La terza fase, della durata di altri 14 giorni, prevede il ritorno del classico allenamento 6v6, evitando il contatto fisico. Nella quarta fase, infine, si potranno tornare a disputare partite e tornei, sia pure solo su base provinciale e con estrema attenzione ai fattori di rischio (niente strette di mano e abbracci, niente palette per i cambi, arbitri dotati di mascherine, time out “distanziati”).
    Un programma certamente provvisorio e soggetto a ulteriori modifiche legate all’evoluzione della pandemia, ma che perlomeno prevede un orizzonte temporale credibile, a differenza di quanto accade dalle nostre parti…
    (fonte: Voley Plus) LEGGI TUTTO

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    Il protocollo Fipav non cambia: fino al 31 luglio non si gioca

    Di Redazione
    Si gioca con i numeri, ma non con il pallone. La Federazione Italiana Pallavolo “aggiorna” per l’ennesima volta il protocollo di ripresa degli allenamenti in vigore ormai da due mesi, nel senso che ne modifica il numero (passando dal 5 al 6) ma ne lascia totalmente invariato il testo e, quindi, le pesantissime limitazioni imposte all’attività sui campi. Un rituale divenuto francamente imbarazzante, anche perché c’è un altro numero che preoccupa non poco gli addetti ai lavori e i praticanti: la nuova data di scadenza del provvedimento, i cui effetti dureranno almeno fino al prossimo 31 luglio.
    In una nota, la Fipav scarica esplicitamente la responsabilità del mancato aggiornamento sul Governo, sottolineando “la profonda e crescente delusione per una situazione di stallo che di fatto non permette la ripartenza della più che attesa attività di beach volley che in questo periodo dell’anno avrebbe conosciuto la sua massima espressione“, e ribadendo “che a questo punto sarebbe stato auspicabile attendersi un’apertura da parte della normativa governativa che avrebbe consentito delle variazioni più strutturali del protocollo stesso e quindi una progressiva normalizzazione dell’attività sportiva, soprattutto quella sulla sabbia“.
    Parole che non offrono grande sollievo a chi attende con ansia di tornare a praticare il suo sport, anche perché il problema non riguarda certo solo il Beach Volley, disciplina che pure in altri paesi è ripresa a pieno ritmo e si prepara ormai ai primi appuntamenti agonistici internazionali. A essere coinvolte sono anche tutte le squadre di pallavolo indoor che hanno già ripreso la preparazione e che, in base alle regole di distanziamento imposte dal protocollo, almeno fino ad agosto resteranno ben lontane da un programma di allenamenti completo. Ed è tutto da valutare ciò che accadrà in seguito: si prenderà finalmente coscienza del problema o si continuerà a colpi di paradossali “aggiornamenti” numerici?
    (fonte: Federvolley.it) LEGGI TUTTO

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    La Fipav chiude le porte alle società. Bocciate le proposte per la ripresa

    Di Redazione
    A quasi un mese dalla lettera inviata alla Fipav da oltre 200 società italiane, contenente proposte e suggerimenti per la “Fase 2” del volley dopo lo stop imposto dalla pandemia di coronavirus, è finalmente arrivata ai firmatari la risposta della Federazione Italiana Pallavolo. Ma si tratta di una vera e propria doccia fredda: il presidente Bruno Cattaneo liquida la questione in tre paginette (neppure su carta intestata), bocciando seccamente tutte le iniziative dei club e rinviando ogni discussione sui temi della ripresa alla conferenza stampa congiunta con FIP e FIGH, poi tenutasi online.
    Archiviata, dunque, la richiesta di un sostegno economico ai nuovi progetti scolastici: “La scelta della Federazione in ambito promozionale – scrive Cattaneo – è stata da sempre, e lo è fino a oggi, quella di affiancare le proposte di società con materiale di promozione (palloni, kit, gadget), con l’offerta formativa gratuita per insegnanti, gli eventi promozionali sul territorio… Un mix di iniziative e supporti che prevedono un importante investimento economico federale“. Nulla da fare neppure per le iniziative di marketing con gli atleti della nazionale: “Purtroppo ne possiamo disporre solo durante le convocazioni e con alcune limitazioni. Abbiamo cercato di rimediare organizzando le partite amichevoli delle nostre nazionali in località diverse“.
    Sul fronte economico appare chiarissimo che le società non devono aspettarsi nuovi contributi: “Abbiamo deliberato aiuti per quasi cinque milioni di euro. Ricordo che mai, prima dell’avvento di questo Consiglio Federale, erano stati erogati contributi, a fondo perduto, alle società di pallavolo. Inoltre abbiamo cercato di ‘aiutare’ le società riducendo la quantità di squadre dei vari gironi di Serie B con il conseguente risparmio di almeno 4 giornate di gara; sicuramente ne beneficeranno anche le spese di trasferta“.
    Nemmeno per la riduzione delle tasse gara si trova uno spazio: “Non abbiamo ulteriori risorse, se si vogliono mantenere gli stessi livelli di qualità della classe arbitrale. Se si confrontano con quelle di uno sport a noi vicino, ci si rende immediatamente conto di come le nostre siano più basse“. Uno spiraglio, anche se molto vago, si apre soltanto sul tema della riforma delle Scuole Federali di Pallavolo: “Su questo progetto la Federazione farà nel prossimo futuro una riflessione approfondita, per integrarlo e rilanciarlo dentro Volley S3“. Un po’ poco, così come sbrigative appaiono le conclusioni su tutti i temi affrontati dalla lettera.
    Insomma, la Fipav ritiene di aver già fatto abbastanza per sostenere le società nel momento più difficile della storia dello sport italiano e delega qualsiasi altro intervento alle autorità governative: sarà sufficiente? Almeno i 200 e più presidenti che hanno firmato il documento hanno sicuramente qualche dubbio al riguardo, e una volta ricevuta la lettera (lo scorso 3 luglio) hanno subito richiesto un incontro a Cattaneo e al vicepresidente Manfredi per confrontarsi e chiarire meglio la propria posizione.
    Risultato? A oggi, dalla Fipav non è arrivata nessuna ulteriore risposta. Eppure, probabilmente, le richieste di una parte consistente del movimento nazionale avrebbero meritato maggiore rispetto e considerazione, soprattutto alla luce della frase con cui il presidente federale aveva concluso la sua missiva: “Se vorrai, anche in futuro, farmi pervenire tue osservazioni sul nostro mondo, le leggerò con interesse“. LEGGI TUTTO

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    Perugia, la lettera aperta del presidente Bartoccini al Governo

    Di Redazione
    Antonio Bartoccini, presidente della Bartoccini Fortinfissi Perugia, ha inviato ai media il testo di una lettera aperta in cui si rivolge direttamente al Governo e alle autorità preposte per richiedere “il massimo interesse alle questioni legate agli sport dilettantistici“, al fine di favorirne la ripresa dopo il lungo stop causato dalla pandemia di coronavirus.
    “So che rappresentanti ben più importanti di me si sono già pronunciati in merito – scrive Bartoccini – ma credo sia nostro dovere (ed esorto anche altri miei colleghi a farlo) ribadire quanto sia necessario un appoggio da parte del Governo per far ripartire i cosiddetti sport minori, che minori poi non sono. Al momento è stato il via libera solamente al calcio che attualmente si sostenta principalmente con i contributi derivanti dai diritti televisivi, mentre altri sport che svolgono una funzione sociale importante come basket, pallavolo solo per citarne alcuni, ma ce ne sono molti altri, non sono stati fatti ripartire.
    In queste ultime ore la Presidente Tesei e la Regione Umbria hanno modificato alcune indicazioni consentendo agli sport di contatto di riprendere l’attività e di questo va fatto loro un plauso, ma ci sembra ancora necessario un intervento centrale ed un aggiornamento dei vari protocolli. Attualmente vediamo giocare il calcio con 22 atleti coinvolti in campo, che spesso vengono anche inevitabilmente a contatto tra di loro, mentre ancora non è consentito ad esempio giocare a beach volley: questo lo trovo un trattamento impari, la classica logica del ‘due pesi e due misure’ che non rende giustizia allo sport.
    Tra una settimana, secondo le attuali normative, le atlete dovrebbero riprendere gli allenamenti portando una mascherina anche in campo all’interno di un palazzetto, questo non è accettabile. Dovremo svolgere la preparazione a partire dal 13 luglio, poiché quest’anno i campionati cominceranno prima del solito, ed ancora dobbiamo confrontarci con direttive figlie di disposizioni governative ferme a due mesi fa, quando la situazione era ben differente: questo non ci consente di lavorare con la dovuta serenità, oltre al metodo che caratterizza uno sport di squadra come la pallavolo.
    Sappiamo che la situazione dei palasport in tutta Italia è abbastanza complicata, molte delle squadre che prendono parte ai massimi campionati sia maschile che femminile non sono dotate di una struttura climatizzata. Questo ovviamente non è colpa delle amministrazioni locali che anzi ci stanno aiutando molto per quello che è di loro competenza e con questo colgo l’occasione di ringraziare il Comune di Perugia, ma servirebbe un piano di rilancio a livello nazionale. Se a questo aggiungiamo le misure che attualmente obbligano a dover indossare la mascherina quando si svolgono attività in cui non è possibile mantenere la distanza interpersonale di almeno due metri, in pratica tutte le sessioni di allenamento dove si lavorerà sulla tecnica e gli schemi di gioco, si creano condizioni che a mio avviso mettono a serio rischio la salute di atlete che si ritrovano a dover ripartire dopo una lunghissima sosta.
    Vorrei invitare le istituzioni a prendere coscienza della situazione e magari trovare qualche risorsa per poter apportare migliorie agli impianti: a Perugia si è spesso parlato di ampliare la capienza, cosa che ovviamente vista la situazione attuale potrebbe consentire di poter far entrare qualche persona in più rimanendo nel rispetto delle normative, ma credo che la prima cosa su cui puntare sia un impianto di climatizzazione adeguato. Questo slancio potrebbe arrivare anche dal Governo, in modo da mettere in condizione gli sport indoor di poter riprendere in questo periodo, poiché la sosta ha portato via una parte importante della stagione e nessuno ci può assicurare che non si ripeterà in futuro, quindi avere una struttura da poter utilizzare a prescindere dalle condizioni climatiche potrebbe diventare fondamentale.
    Devo purtroppo constatare una scarsa ricettività di chi ci governa riguardo l’aiutare le associazioni sportive, che al di fuori del contributo di 600 euro per atleti e dirigenti ha visto poco altro fare in proprio favore. C’è anche un contributo economico per le locazioni degli impianti, ma sono misure che servono al contenimento dei danni e non aiutano il rilancio; le maggiori Federazioni e le rispettive leghe avevano proposto una manovra che avrebbe portato un aiuto concreto alle associazioni senza impattare significativamente sulle casse dello Stato, ovvero il credito d’imposta per chi decide di contribuire alle società sportive, questo provvedimento è stato bocciato ed il rischio è quello di affossare definitivamente le associazioni.
    Tale discorso vale per le realtà di primo piano come la nostra, che grazie ad un’alta visibilità potrebbero trovare il modo di farcela, ma soprattutto mette in crisi le associazioni che si dedicano principalmente allo sport giovanile, pregiudicandone la sopravvivenza. Questo non rende giustizia al grande valore sociale che queste realtà danno al territorio dove operano, e ciò la dice lunga su quanto sia attualmente considerato lo sport dilettantistico: è stato previsto un credito d’imposta al 50% per le spese pubblicitarie, non capisco perché non possa essere fatto per lo sport visto l’alto valore formativo dello sport.
    Attualmente per la ripartenza ci stiamo adoperando per poter riprendere rispettando tutto quello che ci viene imposto, ma un altro punto rilevante per i nostri bilanci è quello dei controlli medici come ad esempio i test sierologici: il calcio professionistico può contare su ben altre disponibilità ed essendo realtà di altra natura giuridica portare tali costi in detrazione, per noi sono tutte spese che vanno a pesare su di un budget già di difficile reperibilità. Siamo ripartiti avendo la massima fiducia nel futuro e nelle persone che ci sostengono, perché dopo aver raggiunto l’apice ci sembra ingiusto mollare, ma la realtà è che allo stato attuale non sappiamo se potremo avere pubblico, poiché in merito ancora non sono state date indicazioni. Se guardiamo altre realtà vediamo che i cinema ed altri locali destinati al divertimento sono stati riaperti. Siamo ben consapevoli che ci sarà da prendere misure volte al mantenimento delle distanze, ma sono cose che dovremo sapere come attuare il prima possibile.
    Queste sono decisioni che dovrà prendere chi ci governa, insieme alle Federazioni, a cui vorrei chiedere di darci delle linee guida chiare ed un supporto coerente e consono a quella che è l’attuale situazione“.
    (fonte: Comunicato stampa) LEGGI TUTTO