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    In che modo? 

    «Per prima cosa ci tengo a dire che negli anni, in particolare negli ultimi cinque, è cambiata la prospettiva. Prima si parlava di ragazzi che studiavano e poi si allenavano. Ora si parla di ragazzi che si allenano, giocano e studiano. Sport e laurea sono sullo stesso piano». 

    La squadra di basket è un esempio in Italia e in Europa. 

    «Confermo, ci sono tante richieste da parte di giovani anche europei per venire da noi. Il nostro target è 19-23 anni e vogliamo che sia il più elevato di tutti i campionati. Cosa significa? Più minuti e più partite possibili. Ovviamente nel roster ci sono anche dei senior che aiutano i ragazzi a crescere perché l’esperienza è importante. Siamo al momento la prima squadra di Roma, visto che quest’anno abbiamo fatto le semifinali playoff, e vorremmo continuare ad esserlo. Magari tornando in A2». 

    Avete cambiato allenatore. 

    «Sì. Dopo dieci splendidi anni di crescita con Paccariè, siamo passati a Alex Righetti, argento olimpico con l’Italia ad Atene 2004. Era con noi nello staff, adesso è il coach». 

    I vostri ragazzi giocano e studiano, le due carriere vanno di pari passo, non è scontato.  

    «E se permettete neppure immediato, c’è voluto tempo. Il discorso è semplice: qui giocano, poi dopo la laurea possono salire di livello ma hanno comunque un titolo di studio e un certo tipo di formazione. Faccio un esempio: un nostro giocatore si laurea e prende il master, poi ha magari 10 anni di basket davanti. E dopo? Che succede? Ecco noi pensiamo all’atleta di oggi e al professionista di domani». 

    Avete anche un discreto seguito. 

    «E sapete qual è la cosa bella? Che i più appassionati spesso sono i professori. Non è affatto scontato. E poi noi vorremmo che il tifo crescesse sempre di più, questi ragazzi lo meritano. Un tifo a favore, positivo, mai contro qualcun altro». 

    Obiettivi per il prossimo anno? 

    «Vogliamo essere competitivi e fare un passo in avanti strutturale rispetto alla stagione precedente. Il nostro progetto è in crescita, anche se per realizzare tutto quello che vorremmo avremmo bisogno di una seconda squadra nazionale: un A2 e una B1, solo così potremo essere permanentemente attrattivi. Perché ci sarebbe la possibilità di avere non 10 giocatori giovani a disposizione, ma 25. Faccio un esempio: dei 150 giocatori che disputano le finali U.19, la maggioranza potrebbe essere parte attiva delle nostre rose. Avere quindi un’altra squadra sarebbe fondamentale». 

    Ci sono tanti giovani italiani forti? 

    «Sì, solo che non li fanno giocare. Nei top club si preferiscono americani, europei o giocatori senior. E sapete perché? Perché i coach rischiano di meno. Se perdi con uno esperto in campo puoi sempre dire: “Io l’ho schierato, è lui che ha giocato male”. Se butti dentro un ragazzo, a cui devi anche dare la possibilità di sbagliare, ti assumi più responsabilità in prima persona. E non tutti vogliono farlo. Ecco: noi non dobbiamo avere paura di assumerci responsabilità. Per noi è un passaggio strategico». 

    Abete, lei ha un sogno tutto suo? 

    «Un obiettivo: che un giorno ci siano in campo 10 Under 22 in A per 20’ sempre, ogni partita. Nel nostro caso obiettivo e sogno coincidono: vogliamo un gruppo sempre più forte, giovane, che vuole vincere e restare possibilmente la prima squadra di Roma. In cinque anni vorremmo un secondo roster e in altri cinque successivamente vorremmo dimostrare il resto». 

    Non perde una partita dei suoi ragazzi. 

    «O dal vivo o collegato, ci sono sempre. Quando siamo andati in A2 un dirigente della Lega mi ha detto: “Siete arrivati qui come una favola, uscite che siete una leggenda”. Vogliamo rendere questa leggenda strutturale e poi sarà il campo a dare le risposte. A volte saremo stati più bravi, altre meno». 

    Anche gli sponsor vi seguono. 

    «La Luiss Business School è partner della Luiss perché è necessario che si abbia la stessa mentalità. Ma sì, ogni disciplina ha il suo partner». 

    E poi si possono “adottare” gli atleti.

    «Sì, quelli che dopo la laurea vogliono continuare a giocare sono indirizzati da noi verso aziende che possano consentire loro di lavorare e giocare insieme». 

    Lei da sempre è fautore della combinazione sport e studio. 

    «In Luiss oltre mille persone fanno sport attivo, vorremmo arrivare a 2500».  

    C’è qualcosa che ancora non la soddisfa? 

    «La nostra mentalità prevede che si possa migliorare sempre. E lo faremo. Ma una cosa vorrei dirla: noi siamo diventati competitivi e professionali, ma gli arbitri ci vedono ancora come amatoriali. Lo eravamo, forse, ma ora siamo professionali, anche se abbiamo giocatori che preferiscono prendere un titolo di laurea invece che essere pagati cash. Ci sottovalutano oppure pensano che ci prendiamo un fischio in più senza fiatare. Noi siamo corretti, ma non meritiamo arbitraggi amatoriali. Dobbiamo farlo comprendere bene questo». 

    Il prossimo campionato partirà nel weekend del 21-22 settembre, già pronti? 

    «Lo saremo. Intanto stiamo costruendo un “settore giovanile allargato” cioè stiamo collaborando con le squadre giovanili top che operano nell’area metropolitana ed anche con un club in Piemonte, e presto in altre regioni. I giovani in base a questo accordo possono avere il doppio tesseramento. Come ho detto prima: tanto abbiamo fatto, ma tanto c’è ancora da fare. Non intendiamo fermarci». LEGGI TUTTO

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    20:04

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    19:56

    Ora soffre l’Italia

    La Turchia ora spinge di più: 26-26. Cubaj si appoggia al tabellone e riporta le azzurre avanti: quarto punto per lei. La Bayram fa 4 punti di fila: 28-28. Si accende il match.

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    Il secondo quarto si apre con una doppia della Santucci: che giocata: 22-17. Le turche reagiscono, ma grande stoppata Italia. La André colpisce e fa 24-17.

    19:46

    Italia-Turchia sul 20-17

    Che tripla della nostra Keys! Porta le azzurre sul 18-13. 20-17 sulla sirena del primo quarto. Una buona Italia fin qui.

    19:40

    Italia avanti sulla Turchia

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    19:34

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    19:31

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    Atene LEGGI TUTTO