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    ATP Finals: in Italia fino al 2030? Forse non più a Torino

    Inalpi Arena a Torino

    Domenica 17 novembre gli appassionati italiani sognano di festeggiare la vittoria di Jannik Sinner alle ATP Finals, ma il tennis italiano potrebbe addirittura brindare a un doppio successo, tecnico ed organizzativo. Infatti nella giornata conclusiva delle Finals il Presidente dell’ATP Andrea Gaudenzi terrà la classica conferenza stampa di fine torneo e potrebbe annunciare l’accordo per mantenere il massimo evento ATP in Italia per altri 5 cinque anni, fino al 2030. In Italia sì, forse non più a Torino. Da giorni si rincorrono indiscrezioni, non tutte concordanti, sulla prossima fumata bianca, e lo stesso Gaudenzi, interpellato dalla stampa nazionale appena sbarcato a Torino, si è trincerato dietro un mezzo sorriso tagliando corto, “lo saprete domenica”. Andiamo per ordine.
    Le ATP Finals sono al quarto anno nella città sabauda, per il contratto in vigore il 2025 sarà l’ultima edizione a Torino. L’evento è organizzato in modo convincente, per la soddisfazione di giocatori, ATP, sponsor. Molti dei tennisti in gara nella kermesse di fine anno vivono a Monte Carlo, a un tiro di schioppo da Torino; l’impianto è di alto livello, la città ha accolto tutti con il suo solito rigore ma anche un calore importante. Tutti contenti insomma. Per questo Torino vorrebbe fortemente mantenere l’evento per altri anni, possibilmente cinque. Anche il Presidente FITP Angelo Binaghi si è speso con parole importanti in più occasioni, sottolineando l’impegno concreto a far restare il torneo di singolare che chiude l’annata a Torino, o in Italia, per altri cinque anni, forte del n.1 del mondo e di un movimento sempre più profondo e vincente ad ogni livello. Ricapitolando: parlando di rinnovo dell’accordo nei mesi scorsi, l’Italia è sempre rimasta in pole position.
    Le indiscrezioni parlano di almeno altre 3-4 offerte convincenti, probabilmente da Stati Uniti, Asia e sicuramente Arabia Saudita. Da Riyadh ormai si ha il tennis come obiettivo primario. L’aver portato le WTA Finals e le NextGenATP nel grande paese non ha placato l’appetito dei regnanti e dei ricchissimi fondi d’investimento (PIF), entrati nel mondo del tennis con un’importante sponsorizzazione relativa alla classifica e visibile anche a Torino. Tuttavia l’Italia ha messo sul piatto del rinnovo la qualità delle edizioni già svolte e il gradimento generale, e anche l’avere il miglior tennista del mondo – ancora assai giovane – è un asso della manica che può sbaragliare la concorrenza. Quindi le indiscrezioni parlano di accordo già raggiunto per altri 5 anni in Italia, ma forse non tutti a Torino.
    L’ATP ha voglia di crescere: vorrebbe un impianto ancor più grande e moderno rispetto all’Inalpi Arena, e per questo si guarda a Milano dove è in costruzione un nuovo palazzo dello sport in zona Rogoredo che ospiterà eventi delle prossime Olimpiadi invernali 2026. Una struttura all’avanguardia, dai progetti assai moderna e futuristica, con una capienza massima di 16mila spettatori, quindi superiore a quanto garantito dal palazzo dello sport torinese. Milano è una città molto in vista anche a livello internazionale, motore più dinamico dell’Italia a livello economico e delle tendenze, quindi candidatura fortissima per mantenere le ATP Finals in Italia. Quando il torneo di sposterebbe a Milano? Forse nel 2026, o più facile dal 2027. Infatti l’ATP attende di capire come sarà questo nuovo palasport milanese, già in costruzione – manca solo un anno e mezzo all’appuntamento olimpico – ma già nell’occhio del ciclone per problemi di vario tipo: lievitazione dei costi, qualche pasticcio ai cantieri, addirittura un allestimento interno che ha provocato le ire del CONI. Per tutto questo l’ATP resta cauta, tenendosi “stretta” Torino ed eventualmente pronta a sbarcare a Milano se l’impianto sarà soddisfacente.
    Torino resterebbe a bocca asciutta dopo aver vissuto annate splendide con i migliori del mondo? Nì. Si ipotizza che tennis di grande livello possa restare in città con la creazione di un torneo nuovo, un ATP 500, da svolgersi o in autunno prima delle Finals sempre all’Inalpi Arena, super collaudata, o in primavera su terra battuta, ma in quel caso lo spazio sarebbe da trovare (una ipotesi la settimana di Barcellona, altro evento di categoria 500, subito dopo Monte Carlo).
    Queste le indiscrezioni. È sempre bene essere cauti quando si parla di calendario ed eventi poiché le faccende politico sportive sono delicate, spesso i cambiamenti di rotta possono essere repentini, come i rilanci o rotture all’ultimo secondo nel corso di trattative assai complesse e con più attori attorno al tavolo. Un esempio concreto viene dalla scorsa primavera, quando alcuni media lanciarono come “ufficiale” la creazione del Masters 1000 in Arabia Saudita prima degli Australian Open, prontamente smentita e non accaduta.
    Non resta che attendere domenica, nella tarda mattinata, quando l’ATP comunicherà le sue decisioni. La speranza che si possa mettere un bello spumante in fresco, pronto a brindare. Anzi, due bottiglie…
    Da Torino, Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Lanciato l’ATP No. 1 Club: Becker celebra l’ingresso di Sinner tra i più grandi “credo che sarà lui l’uomo da battere per molto tempo”

    Sinner celebra il numero 1 ATP con Becker e Gaudenzi: cerimonia speciale a Torino – Foto ATPTOUR

    Durante la cerimonia di premiazione di Jannik Sinner come numero 1 ATP di fine anno presentata da PIF alle ATP Finals, Boris Becker e il presidente ATP Andrea Gaudenzi hanno presentato il pionieristico ‘ATP No. 1 Club’, creato per celebrare i campioni passati e presenti che hanno raggiunto il vertice dello sport.“Era un sogno d’infanzia diventare il migliore”, ha ricordato Becker. “Non ci credi davvero. Mi ci sono voluti alcuni anni. Sono stato a lungo numero 2 prima di diventare numero 1. Ma essere tra i grandi del tennis è qualcosa di molto speciale.”Il campione tedesco ha rivelato che da bambino non avrebbe mai immaginato possibile raggiungere il vertice: “Avrei detto: ‘Sei pazzo, è impossibile’. Ma eccoci qui, e sono molto felice che Andrea abbia creato questo No. 1 Club perché rappresenta la storia anche per i giovani giocatori – chi c’era prima, chi ha aperto la strada per avere tornei come le ATP Finals a Torino.”
    Gaudenzi ha sottolineato il significato di questa nuova iniziativa: “Raggiungere il numero 1 mondiale è il massimo traguardo nel nostro sport. Richiede eccellenza e costanza per 52 settimane per scalare la montagna più alta. Solo 29 giocatori ci sono riusciti, da Ilie Nastase nel 1973 fino al nostro nuovo numero 1 Jannik Sinner.”“Il nostro sport ha un’eredità incredibile e siamo orgogliosi di lanciare questo No. 1 Club per celebrare e onorare i nostri più grandi campioni negli anni a venire”, ha aggiunto il presidente ATP.
    Accogliendo Sinner sul campo tra gli applausi dei tifosi italiani, Becker ha espresso grande ammirazione per l’ascesa del giovane campione: “Onestamente, non sono davvero sorpreso. Lo conosco da molti anni e è sempre stato talentuoso, ma ciò che spiccava era la sua determinazione. Ha sempre messo tutto in gioco per il tennis. Viveva e respirava tennis, ha lasciato casa a 13 anni per diventare il miglior tennista possibile.”Con un record di 66 vittorie e 6 sconfitte in questa stagione e sette titoli, inclusi i suoi primi due Slam (Australian Open e US Open), Sinner ha dimostrato una maturità eccezionale.“La costanza che ha a soli 23 anni è straordinaria”, ha concluso Becker. “Mantiene sempre un certo livello, non scende mai sotto quella soglia e, ripeto, non sono sorpreso. Penso che rimarrà intorno al numero 1 per molto tempo. Sì, abbiamo Alcaraz e molti altri. Ma credo che sarà lui l’uomo da battere per molto tempo.”
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    “Premium Tour” e fondi sauditi, lavori in corso. Si parla anche di un “Contender Tour”

    Il tour nei prossimi anni potrebbe essere rivoluzionato

    Il tennis si muove verso un futuro nuovo e diverso, ma nessuno ancora conosce quale sarà la meta finale. Mentre il tour maschile e femminile avanzano sulla terra battuta in Europa, non si sono affatto fermate le manovre politiche dietro le quinte. ATP-WTA, gli Slam, i ricchi fondi sauditi, 3 attori principali intenti a scrivere la sceneggiatura di un film in continuo divenire, senza sapere quale sarà il porto d’arrivo ma una sola certezza: entro qualche anno, forse il 2027, la stagione tennistica non sarà più come la conosciamo oggi. Troppi i nodi al pettine, le questioni irrisolte, per l’insoddisfazione generale. I tennisti vogliono giocare di meno (spingono soprattutto per due mesi di totale off-season al termine dell’anno), ATP e WTA sono convinti che il prodotto tennis generi molto meno denaro di quanto sia il suo potenziale, con i sauditi pronti a portare fiumi di dollari a patto di cambiare lo status quo almeno in parte; gli Slam – leader della stagione – non ci stanno, non vogliono assistere passivamente ad un’eventuale rivoluzione che rischia di svalutare il loro potere sportivo ed economico.
    È inappropriato parlare di “guerra”, visto quello di terribile che sta davvero accadendo in più regioni del mondo, anche a due passi a casa nostra… ma è sicuro che da mesi le riunioni tra i leader del tennis sono state molte e piuttosto agitate. Il collega Russel Fuller è tornato sull’argomento con un dettagliato articolo sulla BBC nel quale parla degli sviluppi più recenti. Secondo il britannico la situazione è in totale divenire, non c’è ancora un piano prevalente, pronto per essere approvato e implementato, ma sembra che le forti tensioni vissute all’inizio del 2024 si siano un po’ placate. Tutte per parti in causa convengono sul fatto che uno scontro frontale non conviene a nessuno, quindi la situazione sarebbe un po’ più distesa, anche se le posizioni non sono ancora così vicine da portare ad un prossimo accordo.
    Il primo passo ufficiale è stato l’annuncio delle WTA Finals nella capitale saudita Riyadh per i prossimi tre anni. Nel corso del torneo di Madrid si svolgeranno altre riunioni che potrebbero sfociare nella fumata bianca di un altro successo per i sauditi: l’annuncio del decimo Masters 1000, da svolgersi a Riyadh. La creazione di un decimo mille – originariamente destinato alla prima settimana dell’anno o sull’erba prima di Wimbledon – ha subito una notevole accelerazione negli ultimi mesi. Il mese scorso, l’ATP ha emesso un invito a presentare offerte ad Arabia Saudita, Dubai, Doha, Abu Dhabi e Australia. Fuller riporta che la scadenza per le offerte è stato il 24 aprile, poche ore prima che il consiglio dell’ATP inizi due giorni di riunioni in cui sarà possibile identificare un vincitore o optare per un secondo round di offerte. Una volta chiaro il candidato prescelto, per un evento che non inizierà prima del 2027, potrebbero essere necessari almeno 18 mesi per selezionare una data nel calendario.
    È molto probabile che questa sia tra gennaio e febbraio. Organizzarlo in Arabia Saudita nella prima settimana dell’anno sarebbe considerato un gesto ostile da parte di Tennis Australia: comporterebbe la morte della United Cup e perderebbe il suo cast maschile di punta nelle due settimane precedenti gli Australian Open. Organizzarlo a febbraio, in Arabia Saudita, non causerebbe problemi a Tennis Australia ma potrebbe mettere in pericolo l’esistenza dei tradizionali eventi indoor europei e sudamericani sulla terra battuta che si svolgono in quel periodo. Già l’ATP sta affrontando pesanti critiche per l’ulteriore decurtazione degli eventi America Latina, e i tornei indoor in Europa – Rotterdam su tutti – hanno una tradizione assai radicata, forte anche dalla voglia dei moltissimi tennisti europei di tornare per qualche settimana nel vecchio continente dopo la lunga trasferta “down under”.
    Un’altra complicazione viene dal fatto che se i sauditi avessero successo ottenendo il decimo 1000 annuale, vorrebbero creare un evento combined. Il potere politico nel paese spinge per tornei ed eventi femminili, per mostrare al mondo i progressi sociali a livello di diritti e libertà. Specchietto per le allodole? Può essere, ma tant’è. Al momento non ci sono ulteriori licenze disponibili per gli eventi WTA 1000 e, a meno che non ne venga venduta una, i proprietari esistenti – compresi quelli di Doha e Dubai – avrebbero la possibilità di porre il veto a qualsiasi piano di espansione.
    Questa la faccenda politica vista dal lato ATP-WTA e sauditi. Ci sono gli Slam, forti dei 4 tornei più prestigiosi e ricchi dell’anno, che spingono per il loro Premium Tour, lanciato da Craig Tiley di Tennis Australia e ritenuto molto interessante dai suoi tre “colleghi” di categoria. Un piano definito “molto aggressivo”, poiché comporterebbe una vera rivoluzione dell’annata rispetto allo status quo, ma anche assai intrigante per i giocatori che vedrebbero la nascita di un tour sul modello della F1, meno tornei, molto ricchi, con buone pause. Giocare di meno, giocare “meglio”, guadagnare di più… difficile non essere attratti da un piatto del genere. Ma quelli che ambiscono ad entrare in questo Premium Tour senza averne la classifica? Si verrebbe a creare una spaccatura netta, nettissima, che all’ATP non piace affatto.
    Dopo alcuni discreti incontri iniziali tra i tornei del Grande Slam, incluso uno a Londra nella settimana prima degli Australian Open di quest’anno, tutti gli interessati sono stati invitati a un summit a Indian Wells a marzo. Fuller racconta che in quell’incontro il presidente dell’ATP Andrea Gaudenzi rivelò un’offerta alternativa di 1,3 miliardi di dollari da parte dell’Arabia Saudita. Quella particolare offerta non è più sul tavolo, a causa dell’inizio del processo di offerta ATP e della conferma che Riyadh ospiterà le finali WTA. Ma il modo in cui è stato presentato all’incontro è stato accolto molto male dagli Slam. Da allora, sembra che le discussioni siano diventate più collaborative e cordiali. Si riporta che Gaudenzi e i presidenti dei quattro Grandi Slam hanno recentemente iniziato a incontrarsi regolarmente. Sono stati lanciati vari modelli del Premium Tour: il prototipo prevedeva una stagione con 10 tornei oltre ai quattro Grandi Slam, oltre alle ATP e WTA Finals e alla Coppa Davis e alla Billie Jean King Cup. Tutti gli eventi da svolgersi all’aperto, tabelloni da 96 con una durata di 12 giorni. La novità sarebbe la creazione una sorta di play off e play out con tabelloni da 64 giocatori per determinare chi possa entrare (e uscire) dai tornei Premium. Un secondo livello, a cui è stato dato il nome provvisorio di Contender Tour, che gestirebbe eventi che attualmente possiedono lo status ATP e WTA 500. Ci sarebbero in pratica promozioni e retrocessioni ogni stagione, oltre a spareggi di fine anno, prima di otto settimane di vacanze. 
    La proposta è allettante per i migliori, ma subito è stata sollevata una critica assai corretta: la proposta di impedire ai giocatori del Premium Tour di competere altrove (in quelli che sono oggi i tornei 500) non regge poiché 14 o 15 eventi in una stagione non affatto sarebbero sufficienti per i giocatori sconfitti ai primi turni del tour maggiore, che rischierebbero di giocare una manciata di partite in un anno. Come ritrovare condizione giocando poco o nulla? Non si può fare. Una via di mezzo potrebbe esser quella di consentire l’accesso ad almeno una manciata di tornei del Contender Tour, come ancora di salvezza. Basterà?
    Se questo piano verrà mai alla luce, di fatto gli attuali ATP e WTA 250 verrebbero declassati a eventi Challenger, con molti proprietari delle date attuali che vedrebbero il loro prodotto – pagato a carissimo prezzo – totalmente svalutato. Alcuni hanno già ventilato cause milionarie nel caso. Insomma, comunque la si guardi, le acque sono e restano agitate, trovare una soluzione che accontenti tutti sembra impossibile. “I giocatori non saranno d’accordo, perché i giocatori hanno bisogno di giocare. Un tennista classificato 50 o 60 perderà ogni primo o secondo round, quindi non sarà in grado di mantenere la sua posizione in classifica. Il loro obiettivo è quello di avere il maggior numero di posti di lavoro durante l’anno. Il Premium Tour sarà riservato ai migliori 20 giocatori, tutto qui” afferma un non identificato proprietario di un evento ATP 250 alla BBC. “Il tennis è fatto di prossimità e diversità. Quindi la diversità è che puoi giocare ovunque; la vicinanza è che anche in una piccola città puoi incontrare i giocatori. È la forza del tennis.”
    La situazione al momento sembra questa. C’è voglia di cambiamento, di maggiore unione nella governance del tennis. C’è la voglia di alzare il giro economico grazie all’apporto dei soldi sauditi o della rivoluzione degli Slam. Ma c’è anche la presa di coscienza che una guerra frontale non serve a nessuno. Forse ancora siamo lontani da quel che sarà il futuro. La ragione porterebbe a un compromesso tra le 3 grandi parti in causa – Slam, ATP-WTA, Sauditi, ma con “billions” sul tavolo, la ragione avrà la meglio? Staremo a vedere. Quel che sembra ormai certo è che dal 2026 o forse 2027, la stagione del tennis sarà molto, molto diversa.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Coria: “Se Gaudenzi venisse all’ATP di Buenos Aires capirebbe cos’è il tennis in America Latina”

    Il torneo di Buenos Aires

    Mentre la stagione su terra battuta entra nel vivo in Europa, non si placano in Sud America le polemiche per la decisione dell’ATP di degradare la già breve stagione di tornei nel continente. Con la scomparsa del 250 di Cordoba il prossimo anno, saranno solo tre i tornei disputati in America Latina: i 250 di Buenos Aires e Santiago, e il 500 di Rio in Brasile. Davvero una miseria su 46 settimane di tour, considerando anche l’alto numero di giocatori provenienti dalla regione impegnati tra tour maggiore e Challenger, e la passione di milioni di appassionati, forgiata in anni e anni di presenze e grandi campioni. Proprio la nascita, ormai alcuni anni fa, di un tour Challenger molto forte e strutturato grazie a un ricco sponsor statunitense ha dato l’input per un bel rilancio dei giocatori latini. Oggi ci sono diversi argentini e cileni di buon livello, con la possibile esplosione di Fonseca come vero fenomeno per il tennis latino americano. L’ATP tuttavia ha altri piani: gli interessi ormai sono stati spostati nel medio oriente, dove ci sono risorse enormi. Così che la pressante richiesta dalla capitale argentina di ospitare un torneo 500 per alzare il livello e l’interessa è stata rispedita al mittente, e la cosa non è stata presa esattamente bene.
    I tennisti e commentatori di Argentina, Brasile e non solo hanno scritto fiumi di articoli, descrivendo una situazione per loro tutt’altro che positiva. A loro dire non mancano nemmeno soldi e sponsor, ma la volontà di far crescere il tennis al massimo livello nell’area. Quindi una questione prettamente politica. In questo solco rientrano le parole piuttosto polemiche pronunciate da Federico Coria, che al collega Sebastian Varela ha rilasciato una lunga intervista su Clay nella quale si sofferma anche su questo tema.
    “Per me quello che bisognerebbe fare, non so se sia già stato fatto, è invitarlo (Gaudenzi, ndr) e fargli vedere la passione che ha il tifoso sudamericano, come vive lo sport, come lo colora” afferma Coria. “Credo che se fosse stato presente alla partita di Wawrinka a Buenos Aires, avrebbe sicuramente capito come vive questo sport un sudamericano. Perché uno svizzero e un cileno (Nicolás Jarry) giocano a Buenos Aires e il campo ha un tempo spettacolare e poi un ragazzo che ha già vinto tre Slam se ne va praticamente piangendo per aver perso un secondo round di un ATP 250… è incomprensibile per qualcuno che non è di queste parti. Un ragazzo che ha vinto tutto, gli ha fatto così male. Tutto l’amore che aveva ricevuto dalle persone lo ha portato a questo, e non lo dimenticherà mai. Quindi spero che l’anno prossimo lui (Gaudenzi, ndr) possa venire al tour così potrà vedere com’è”.
    Chiedono a Coria se il Presidente è vicino ai giocatori. Secca la risposta di Federico: “Non lo vedo quasi mai. Di tanto in tanto l’ho incontrato nei grandi tornei. Sicuramente chi sta più in alto deve avere più contatti con lui, almeno credo”.
    Ultima nota per le pressioni ricevute dai social network. Anche Coria è soggetto a insulti parte di scommettitori frustrati, confermando come il mondo del betting sia il cancro dello sport: “Ormai non apro più i social o quasi, e nemmeno guardo nelle richieste di messaggi di Instagram, perché sono praticamente tutti insulti da scommettitori, sia che abbiano vinto o perso le loro giocate. Le poche volte che ho letto ultimamente ho trovato un ragazzo che mi ringrazia e mi ama, dopo la partita successiva mi augura che tutta la tua famiglia muoia”. È la foto esatta di un fenomeno orrendo, al quale il mondo del tennis dovrebbe mettere un freno.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Gaudenzi: “I 1000 se ne vanno con gli Slam? Non credo proprio. Le guerre non creano valore”

    Andrea Gaudenzi (foto Gazette Monaco)

    Andrea Gaudenzi è fermamente convinto che il suo progetto “One Vision” sia la strada maestra da percorrere per il futuro del tennis, sempre più vicino alle richieste dei giocatori e unito, per offrire un prodotto unico e di alta qualità, e così respinge al mittente l’ipotesi di una diaspora dei Masters 1000 dall’ATP verso un possibile nuovo tour gestito dai 4 Slam. Ne ha parlato in un’interessante intervista rilasciata al media The National, della quale riportiamo i passaggi più significativi. Gaudenzi è stato interpellato a Jeddah, a latere della prima edizione in Arabia delle NextGen Finals. Il presidente ATP è rimasto impressionato dalla capacità organizzativa del paese, affermando che l’ingresso dei sauditi nel tennis può avvenire sotto varie forme, il tutto in fase di esplorazione.
    “Stiamo esplorando diverse opportunità” con l’Arabia Saudita, afferma Gaudenzi. “Noi siamo qui, quindi vogliamo lavorare con l’Arabia Saudita. Penso che abbiamo avuto ottimi rapporti negli ultimi due anni, discussioni molto interessanti. Hanno espresso la volontà e il desiderio di fare di più nello sport e nel tennis. Penso che la sfida più grande da parte nostra sia il calendario. In tutta onestà, è molto intasato. Ma confermo il desiderio per noi di essere nella regione, apprezziamo molto il Medio Oriente. Penso che ci sarà una collaborazione che crescerà per fasi, esamineremo tutte le opportunità. Al momento non abbiamo soluzioni, ma continueremo sicuramente a discutere con tutte le parti”.
    La domanda più scottante riguarda la rivelazione del magazine USA The Athletic, secondo il quale si sta lavorando ad un nuovo tour Premium guidato dai 4 Slam, con i 9 Masters 1000 pronti ad abbandonare l’ATP per questa nuova realtà. La risposta di Gaudenzi è ferma: “No, secondo me, assolutamente no. Penso che in generale ci sia molto rumore a riguardo. Penso che sia molto esplicito il piano in “OneVision”, dobbiamo trovare un modo per lavorare insieme. Perché in definitiva, qualunque cosa sia stata scritta in quell’articolo, è sicuramente il concetto di concentrarsi su un prodotto Premium, il che significherà che gli Slam e i Masters e il prodotto Premium, tutti insieme combinati, saranno una proposta molto potente per i consumatori. Con questo sono d’accordo al 100%. Ma in realtà, è quanto stiamo già cercando di fare con OneVision. Ovviamente, persone diverse probabilmente hanno idee diverse su come arrivarci.”
    Continua il Presidente ATP, affermando che le guerre dividono, non uniscono e creano valore, quindi una lotta intestina sarebbe solo una sconfitta per tutti. “E c’è anche un altro problema: in alcuni casi è difficile tornare indietro, perché ostacoli il rapporto e tutto diventa ancora più difficile. In definitiva, penso che sia possibile arrivare ad un’ipotesi simile costruendo sul valore che abbiamo oggi piuttosto che distruggere e creare disagi, che penso che alla fine sia sempre più costoso, richiede tempo, energia e denaro, non è necessario. Sono al 100% a favore dell’unità, e a favore della ricerca di soluzioni attraverso le conversazioni seduti a un tavolo. Credo fermamente che possiamo essere d’accordo molto più di quanto crediamo realmente, quando siamo insieme. Alla fine siamo allineati. Stiamo tutti spingendo affinché il tennis sia più forte e cresca, rispetto agli altri sport e rispetto alle altre forme di intrattenimento. Siamo dalla stessa parte, siamo nella stessa squadra: questo è il tennis. Avere una guerra civile non aiuterebbe nessuno. Sarebbe un grave errore andare in quella direzione“.
    In questo processo di ricerca dell’unità va inquadrata la maggior trasparenza con i giocatori riguardo agli utili e la sua nuova distribuzione paritaria con i giocatori, uno dei capisaldi del progetto “One Vision”. “È come se fossimo sulla stessa barca ed è molto più facile prendere decisioni, c’è la sensazione che siamo una squadra più di prima” continua Gaudenzi, “potevi vedere giocatori e tornei seduti sul lato opposto del tavolo, era quasi come una partita di tennis. Ora è una squadra. E questa è la mentalità che sto cercando di cambiare anche ai livelli più alti con la WTA e gli Slam”.
    Con gli Slam invece i discorsi non vanno come sperato, ammette Gaudenzi: “Non mi vergogno nel dire che i progressi con gli Slam negli ultimi anni sono stati più lenti di quanto avrei desiderato. Ma sono ancora ottimista”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Le 10 cose che resteranno delle ATP Finals 2023

    Il Pala Alpitour di Torino (foto Marco Mazzoni)

    Le ATP Finals 2023 sono andate in archivio con il successo dell’immenso Novak Djokovic, in un’edizione che resterà legata per sempre al nome e alle imprese di Jannik Sinner. Di seguito le 10 cose che non potremo dimenticare di quest’avventura incredibile.
    1 – Non è più un sogno, è realtà. Per troppo tempo ipotizzare che un tennista italiano potesse entrare nel Gotha del tennis internazionale a giocarsi i titoli più ambiti o addirittura il vertice del ranking è stato solo un sogno, troppo ardito per rischiare di diventare realtà, quasi peccato anche il solo sussurrarlo… Il 2023 di Jannik Sinner e la chiusura della sua straordinaria stagione spazzano via ogni indugio. Sinner merita il suo posto tra i migliori, ha tutto quel che serve per restarci e migliorare ancora, andando a vincere i più grandi appuntamenti della disciplina. Non è riuscito nell’impresa di trionfare nella terza edizione delle Finals a Torino, ma ha battuto 4 top10 nel torneo, 8 di fila dallo scorso settembre. Ha battuto tutti gli attuali top 10, andando a stanarli con un tennis di altissima qualità, adattandolo anche alle esigenze. Troppo bravo. Jannik Sinner dal 2024 scenderà in campo in ogni appuntamento con l’obiettivo di arrivare fino in fondo. Non gli manca niente. Quando hai un talento come il suo puntare al massimo non è arroganza, è la normalità.
    2 – Djokovic infinito. Mai commettere l’errore di dare per morto il più grande vincente e lottatore dello sport. Jannik l’ha battuto nel girone. Quella sconfitta è stata un detonatore, ha fatto esplodere dentro di lui ancor più voglia di vincere, di rivincita. La correttezza di Sinner l’ha portato in semifinale – poteva esser eliminato se l’azzurro avesse mollato nel terzo set vs. Rune… – e negli ultimi due incontri Novak ha alzato il livello in modo fantastico, battendo il futuro della disciplina, prima Carlos, poi Jannik. Gli anni passano, per suo stesso dire saranno Alcaraz e Sinner portare avanti lo sport nei prossimi anni, ma al momento questo fantastico tiranno non ancora alcuna voglia di abdicare. Enorme.
    3 – Un torneo di qualità totale, destinato a proseguire. Le ATP Finals, giunte al terzo anno a Torino, sono una scommessa ampiamente vinta ma il Presidente Binaghi ha dichiarato che nel 2025 quest’avventura non finirà. Gaudenzi è stato più cauto sull’argomento “futuro”, pur riconoscendo che mai come a Torino le Finals sono state “abbracciate” dalla città, dal paese, da quell’amore italico che travolge e sorprende. Spalti pieni, atmosfera incredibile, una città bella come Torino che si è tirata a lucido e ha accolto tutto e tutti con una precisione e qualità assolute. Chi ha vissuto almeno una giornata delle Finals torna a casa arricchito. Speriamo che Binaghi vinca anche quest’ennesima scommessa, perché a noi il masters in Italia piace da matti…
    4 – Alcaraz col fiato “corto”. Carlos ha Torino ha esordito alle Finals e come era “classico” per il suo più noto connazionale Nadal è arrivato a fine stagione piuttosto scarico, fisicamente e mentalmente. Le similitudini tra i due grandi spagnoli non sono poi così tante, giocando un tennis completamente diverso, ma entrambi chiedono il massimo a corpo e testa, tanto che dopo US Open le loro prestazioni sono calate. Ferrero, coach di Alcaraz, ha affermato un concetto molto chiaro: “Se vuoi essere il migliore devi comportarti come il migliore ed essere professionale tutto l’anno. È quello che è e dobbiamo accettarlo. Questo è il calendario che abbiamo”. Carlos aveva parlato di una certa stanchezza dopo mesi intensi di grandi battaglie. Probabilmente nel team dell’iberico ci saranno alcuni ripensamenti e aggiustamenti, per migliorare la gestione delle energie di Alcaraz.
    5 – Occhio a Rune in salute. Ha penato per mesi con una schiena mal messa Holger Rune, ma appena è tornato a posto si è rivisto subito quell’acerrimo lottatore che può diventare una vera spina nel fianco. È servito il miglior Sinner per scrollarselo di dosso, in una partita che non valeva più niente per Jannik e che, col senno di poi, forse sarebbe stato “meglio” aver lasciato correr via. E non solo per eliminare Djokovic, ma soprattutto per risparmiare energie che in finale sono mancate. Col senno di poi non si scrivono le pagine di storia, quindi inutile continuare con altre congetture. Quel che è certo è che Rune ha dato segnali importanti di ripresa. Vedremo se il lavoro con Boris Becker porterà benefici al suo tennis, ancora un po’ grezzo in varie situazioni. Nel 2024 il danese potrebbe essere l’outsider di lusso in ogni grande torneo.
    6 – Tsitsipas, così non va. Non è uscito “benissimo” dalle ATP Finals Stefanos Tsitsipas. Che sia una persona complessa è risaputo, ma affermare nel giro di due giorni “Sto benissimo, sono pronto a competere, chi mette in giro certe voci?” e poi “Ho fatto molte visite, ho malissimo alla schiena, è un dolore che non potevo gestire” è alquanto singolare. Ma c’è qualcosa di assai ben più grave della sua brutta uscita dal torneo… Visto dal vivo, la sua palla “non va”. Non va più come nel recente passato. Diamogli il beneficio del dubbio per condizioni fisiche non al meglio, ma sono mesi e mesi che il suo tennis langue, ormai messo in crisi da moltissimi avversari, non solo dai big. Confrontato alla velocità di palla e intensità di Sinner, il gioco del greco pareva non una ma due categorie indietro. Urge ritrovare la miglior forma fisica, ma anche qualcosa di nuovo, altrimenti la carriera di Tsitsipas rischia di entrare in un crepuscolo anticipato, e sarebbe un vero peccato.
    7 – Campo veloce, spettacolo assicurato. Tutti i giocatori sono stati concordi: il campo di Torino è stato il più rapido dell’anno, anche più dell’erba. Che qualità media c’è stata nei match delle Finals? Altissima. Ci sono state partite disumane dominate solo da Ace? Nessuna. È l’ennesima conferma che le condizioni medie sul tour sono troppo, troppo lente. Velocizzare di nuovo il gioco deve essere il primo obiettivo dal 2024. Basta pantani.
    8 – Ascolti tv, il tennis “tira”. 6 milioni e 686mila spettatori per Sinner in finale. Numeri altissimi anche per gli altri match trasmessi dalla Rai nel torneo. Abbiamo il personaggio, certo, ma è forse il momento di capitalizzare tutto ciò riportando un po’ più di tennis sulla tv pubblica. Abbiamo Supertennis, che è stato uno strumento indispensabile a costruire il nuovo “boom” della disciplina in Italia, ma averlo sulla tv di stato è oggettivamente un’altra cosa. Oltretutto pare che dal 2024 quasi tutto il tennis sarà su Sky Sport, vedremo che accordi verrano trovati per la distribuzione dei tornei. Ma forse avere almeno parte degli Slam in chiaro su “mamma Rai” potrebbe essere un ritorno terribilmente gradito e importante.
    9 – Via il doppio, dentro le ragazze? È stato uno degli argomenti di discussione a Torino nelle pause tra i vari match delle Finals. Viste le disastrose condizioni affrontate dalle migliori al mondo a Cancun per le WTA Finals, e la scintillante organizzazione del Masters maschile, beh, ipotizzare una pronta fusione dei due tornei potrebbe essere un’ancora di salvataggio per il tour femminile. I doppisti potrebbero farsene una ragione, ma c’è un rischio concreto: sarebbe brutto se l’evento femminile, una volta integrato a quello maschile, passasse parimenti in secondo piano. Il pubblico probabilmente apprezzerebbe, e anche i cari biglietti per sedersi nel Pala Alpitour avrebbero un valore maggiore. Pro e Contro, ce ne sono tanti. Gaudenzi continua a parlare di maggior integrazione tra i due circuiti. Vedremo.
    10 – Voto 10 al pubblico. Sinner è stato portato per mano, con un calore indescrivibile, sino alla finale. Ma rispetto alle “medie” e tristezze a cui abbiamo assistito in passato, pochi sono stati i momenti di scorrettezza a danno degli altri giocatori con l’italiano in campo. Lo stesso Rune ha ringraziato gli spettatori a Torino, e detto da uno che praticamente ha sempre da ridire col pubblico… La speranza è che l’esempio di Sinner, la correttezza fatta persona, possa essere un veicolo per gli stessi tifosi, per vivere la disciplina con vero spirito sportivo. Calore sì, cattiveria no. Sarebbe un’altra super vittoria targata Jannik.
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    A margine del fenomeno Jannik Sinner. Le migliori imprese dei tennisti faentini. Andrea Gaudenzi in primis attuale Capo dell’ATP

    Andrea Gaudenzi nella foto

    Grazie alle grandi prestazioni di Jannik Sinner, giunto alla finale delle Atp Finals di Torino, il tennis in Italia sta registrando un interesse straordinario, pari, o forse anche superiore, rispetto ai tempi di Adriano Panatta e della Coppa Davis vinta nel 1976. In tempi in cui questo sport è così popolare, vale la pena ricordare quelle che sono state le migliori imprese dei faentini cresciuti sui campi del fertile circolo di via Medaglie d’Oro, una delle storiche culle del tennis italiano.
    È doveroso iniziare da Raffaella Reggi, la miglior tennista faentina di sempre, che nel 1988 raggiunse come best ranking in carriera il 13º posto della classifica Wta. La sua impresa più prestigiosa resta la vittoria nel doppio misto agli US Open del 1986 in coppia con lo spagnolo Sergio Casal, divenendo la prima italiana ad aggiudicarsi un torneo del Grande Slam. In finale Reggi e Casal batterono due fuoriclasse come Martina Navratilova e Peter Fleming. Sempre nel 1986, Raffaella vinse l’European Open a Lugano battendo in finale Manuela Maleeva, che in quel momento era la numero 3 al mondo. Di pregio anche la medaglia di bronzo vinta alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1988, pur essendo il tennis sport dimostrativo in quella edizione olimpica. In carriera la Reggi ha vinto cinque tornei Atp.
    Il migliore faentino di sempre è invece Andrea Gaudenzi, oggi presidente dell’Atp, nipote fra l’altro di Teo Gaudenzi, il fondatore del Tennis Club Faenza. Il suo miglior ranking mondiale è stato il 18° posto ottenuto nel 1995. L’anno prima, nel torneo Atp 500 di Stoccarda, Andrea era riuscito a battere nei quarti il tedesco Michael Stich, numero 3 al mondo in quel momento. È quella la sua vittoria contro il giocatore con la classifica mondiale migliore, anche se vanno ricordati due successi di prestigio ottenuti nel 2002, il primo contro Roger Federer, quando lo svizzero (che poi sarebbe stato a lungo il numero 1), allora ventenne, era ancora numero 11, e quello contro Pete Sampras, quando l’americano, ex numero uno, era già sceso al dodicesimo posto delle classifiche mondiali. Andrea ha vinto tre tornei Atp.
    Una bella carriera professionistica la vanta anche Flora Perfetti: il suo miglior ranking mondiale è il 54° posto raggiunto nel 1997. La sua vittoria in singolare più prestigiosa l’ha ottenuta agli Internazionali d’Italia del 1992, quando riuscì a battere la tedesca Barbara Ritter, allora numero 22 del mondo.
    Straordinaria e brevissima la carriera di Francesca Bentivoglio, che agli Internazionali di Roma del 1993, a soli sedici anni, ottenuta una wild card, stupì arrivando alle semifinali dopo aver eliminato la numero 9 al mondo, la ceca Jana Novotná, battendola in due set. La miglior classifica mondiale di Francesca è il 73° posto raggiunto sempre a sedici anni, prima di ritirarsi dal tennis l’anno dopo.
    Va poi ricordata la vittoria più suggestiva ottenuta da Gianluca Rinaldini, salito al 94° posto al mondo nel 1982. L’anno prima, ai campionati italiani assoluti, aveva battuto nientemeno che Adriano Panatta in semifinale, per essere poi sconfitto in finale da Corrado Barazzutti.
    E poi c’è l’unico faentino attualmente fra i professionisti, Federico Gaio, la cui miglior classifica mondiale è il 124° posto toccato nel 2020. Una delle sue imprese migliori l’ha registrata proprio quest’anno, al Challenger 175 di Torino, quando è riuscito a battere l’argentino Sebastian Baez, numero 40 nel ranking Atp.
    Va infine ricordata Sara Errani, che pur essendo originaria di Massa Lombarda, è cresciuta sui campi del Tennis Club Faenza. Sara nel 2013 è arrivata al numero 5 del ranking mondiale. Ha vinto nove tornei Wta in singolo e 29 in doppio, giungendo, nelle prove del Grande Slam, alla finale del Roland Garros a Parigi nel 2012. È stata anche numero uno del mondo nella classifica di doppio per quasi tre anni consecutivi, specialità nella quale, insieme a Roberta Vinci, si è aggiudicata 22 tornei Wta, tra cui tutte le prove del Grande Slam. LEGGI TUTTO

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    Gaudenzi: “Finals a Torino, è stato fatto un lavoro eccellente. Secondo ciclo in Italia? Deciderà il board nel 2024, la FITP ha volontà di allungare”

    Andrea Gaudenzi (foto ATP.com)

    Il Presidente dell’ATP Andrea Gaudenzi ha tenuto una conferenza stampa al Pala Alpitour di Torino spaziando tra molti temi. Centrale a suo dire lo sviluppo e messa in opera del progetto One Vision, grazie a cui ci sarà una nuova e più equa distribuzione degli introiti tra giocatori e tornei, e una necessaria copertura per i tennisti, sotto molti punti di vista come quello sanitario e previdenziale. È entusiasta di come il tennis in Italia sia cresciuto, e il successo delle Finals a Torino, giunte alla terza edizione, ne è un segnale tangibile. La scelta di portare il “masters” in Piemonte nel 2019 parse quasi un azzardo, ma invece è stata ampiamente vinta.
    Gli appassionati ora si chiedono se c’è una possibilità per Torino di mantenere le Finals per un secondo ciclo. Gaudenzi non si è sbilanciato, ma nemmeno ha chiuso a questa possibilità. Riportiamo alcuni passaggi del pensiero del Presidente ATP, in merito a questo tema di grande interesse, insieme ad altre sue considerazioni.
    “È impressionante come la città abbia abbracciato l’evento, questo è qualcosa che non esiste a New York o Londra” afferma Gaudenzi. “La decisione su chi ospiterà il torneo dal 2026 sarà presa nel 2024 dai nove membri del board: io sono il chairman, quattro sono i rappresentanti dei giocatori e quattro quelli dei tornei. Valuteremo le opzioni e, storicamente, le Finals sono un evento che l’ATP intende muovere, non sono destinate e stare in una stessa sede per trent’anni. Se Torino farà due cicli come ome Londra è qualcosa che deciderà il board. Finché non andiamo sul mercato possiamo sapere quali possono essere le altre opzioni, sicuramente ci sono interessati e non c’è solo l’Arabia Saudita. L’ultimo Masters 1000 della stagione è Parigi Bercy, l’Europa ha questo vantaggio”.
    Si è parlato dell’ipotesi di altri due anni a Torino, così ha risposto Gaudenzi: “L’idea di fare un ponte di due anni dopo il 2025 è un’ipotesi che si può discutere. Le decisioni devono avere una logica, e non esiste una regola che ci obbliga ad assegnare il torneo con un periodo di cinque anni. La FITP ha la volontà di allungare e siamo contenti di questo. Il board guarda agli interessi dell’ATP, che ritengo siano i fan, l’atmosfera e i giocatori. C’è da considerare anche l’aspetto economico perché le Finals sono la risorsa più importante per l’ATP. Nelle valutazioni sono importanti anche ai giocatori, avere un giocatore di alto livello in casa è una variabile di peso. Ogni membro del board darà priorità a qualche aspetto in particolare e si arriverà a una decisione”.
    Scottante anche il tema dei match che iniziano troppo tardi e finiscono a notte fonda. Per Gaudenzi è una situazione inaccettabile, ma trovare una soluzione non è così semplice: “Dopo Parigi Bercy ne abbiamo discusso con il board, annunceremo presto dei cambiamenti perché è una situazione inaccettabile. È da considerare che il tennis è uno sport difficile non potendo prevedere la durata delle partite, quindi la programmazione è difficile. Certe cose non devono accadere, ma negli eventi indoor non è facile prevenire questi problemi e in un anno sono situazioni che accadono di rado. Cercheremo di intervenire ma serve comprensione perché la soluzione non è facile. Se programmi troppo poco tennis il pubblico si lamenta perché ha pagato un biglietto”.
    Il Presidente fa un paragone tra gli Slam e il resto dei tornei, sottolineando come è necessario che il circuito si avvicini alla forza dei Major: “Gli Slam adesso sono quattro ville circondati dal tour, spostarsi da una villa ad un condominio non è facile perché poi ci sarebbero le riunioni di condominio… Bisogna capire che cosa serve per far crescere la città, ma adesso anche gli Slam valutano le opportunità e hanno iniziato a parlarsi di più”.
    Da Torino,
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO