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    Gaudenzi sostiene i tennisti russi: “Non crediamo in una colpa collettiva, non hanno fatto niente di male e devono giocare”

    Andrea Gaudenzi

    Il Presidente dell’ATP Andrea Gaudenzi sostiene fermamente la libertà dei tennisti russi e bielorussi di giocare in ogni evento Pro come singoli individui. L’ha ripetuto in un’intervista concessa al media brasiliano Globo, a latere dell’ATP 500 in corso a Rio de Janeiro. La posizione della massima autorità del tennis professionistico viene ribadita in periodo delicato sul piano politico sportivo: sono in corso infatti discussioni con le autorità britanniche, ancora ferme – per volontà del governo di Londra – sulla decisione di non consentire l’accesso nel paese agli sportivi russi e bielorussi anche come individui, e quindi rendendo di fatto impossibile per loro competere a Wimbledon e nei tornei ATP e WTA in preparazione al più storico dei tornei di tennis. Nei giorni scorsi è trapelata anche l’ipotesi più dura, ossia quella di una rottura totale tra ATP (e WTA) e Gran Bretagna, con la perdita dei diritti per i tornei organizzati nel paese, spostati in altre sedi per consentire a tutti i giocatori di partecipare.
    “Voglio ribadire che condanniamo sempre e condanneremo la guerra”, afferma Gaudenzi, “So che è ovvio dirlo, ma è importante ripetere e mandare questo messaggio in modo molto chiaro. Penso che noi (ATP) siamo in linea con la guida del CIO. I nostri giocatori non possono giocare sotto le loro bandiere nelle competizioni a squadre come in qualsiasi altro sport”.
    “Ci sono sport che vietano la partecipazione anche ai singoli giocatori. In generale, non crediamo nella colpa collettiva” continua Gaudenzi, “Questi ragazzi non hanno fatto niente di male. Hanno giocato a tennis per tutta la vita. Riteniamo che, in tutta onestà, abbiano bisogno di avere opportunità, come tutti gli altri. Riteniamo inoltre che debbano essere in grado di competere e avere una voce, dire quello che pensano. Abbiamo visto Rublev scrivere ‘Pace, non guerra’ davanti alla telecamera. Penso che questo sia un messaggio importante. Vogliamo che questi giocatori giochino, che possano esprimere i loro sentimenti, anche perché questo raggiunga la loro gente, il loro paese. Siamo per la giustizia e la libertà, e ovviamente contro la guerra, e continueremo a lottare per questi principi” conclude il Presidente ATP. LEGGI TUTTO

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    ITF, ATP e Kosmos annunciano una partnership per la Davis dal 2023

    Coppa Davis

    ITF, ATP e Kosmos Tennis hanno annunciato attraverso un comunicato sul sito ufficiale ITF di aver siglato un’alleanza a sostegno della Coppa Davis dalla stagione 2023. La nuova partnership è stata stabilita per consentire una collaborazione strategica sulla governance e l’evoluzione della competizione, con l’ATP che ottiene due dei sei seggi del neonato Davis Cup Event Committee insieme a ITF e Kosmos, investitori a lungo termine e promotori della competizione. La partnership riunisce ufficialmente l’ITF e l’ATP nella promozione della Coppa Davis per la prima volta nella storia (122 anni di storia, dalla fondazione nel 1900) in un’azione combinata per massimizzare il successo della storica competizione a squadre come vera Coppa del Mondo di tennis maschile a squadre.
    Le finali della Coppa Davis e le gare di qualificazione diventano dal 2023 parte ufficiale del calendario dell’ATP Tour. Le gare a squadre si svolgeranno nelle settimane 5, 37 e 47, con una maggiore promozione sui canali ATP. Questa integrazione supporterà i giocatori nella pianificazione del loro programma annuale quando verranno selezionati per giocare nella loro squadra nazionale di Coppa Davis. Le finali continueranno nel formato esistente, offrendo $ 15 milioni di premi in denaro per i giocatori nel 2023.
    Andrea Gaudenzi, Presidente dell’ATP, ha dichiarato: “Il nostro obiettivo è sempre quello di creare le migliori esperienze possibili per i nostri tifosi e giocatori. Offrire avvincenti competizioni per squadre internazionali che si adattino al calendario tutto l’anno e continuino a innovare è una parte vitale di questo progetto. La Coppa Davis ha una storia incredibilmente ricca e siamo entusiasti di vedere questa nuova importante alleanza portare avanti l’evento dal 2023”.
    David Haggerty, Presidente ITF, ha dichiarato: “Questo annuncio sigla una nuova importante alleanza tra ITF, Kosmos e ATP che rafforza ulteriormente l’importanza della competizione a squadre e il ruolo unico della Coppa Davis nel tennis professionistico maschile. La Coppa Davis è la più grande competizione sportiva annuale a squadre maschile e l’unica competizione a squadre maschile nel calendario del tennis professionistico in cui le squadre sono ufficialmente selezionate dalla loro nazione. Insieme alla Billie Jean King Cup femminile, mostra il pieno impegno dell’ITF nel fornire tornei spettacolari che i giocatori amano giocare e elettrizzanti battaglie tra nazioni che i tifosi allo stadio e intere nazioni amano stare dietro”.
    Gaudenzi aveva accennato a questa possibilità ai microfoni di Supertennis durante il torneo ATP di Firenze, lasciando intendere che le cose si stavano muovendo in quella direzione, ossia sul trovare un accordo per far sì che l’ATP potesse dire la sua anche sulla Davis, nell’ottica di integrare il torneo a squadre nel fitto calendario di tornei maschili. Vedremo se questa nuova partnership servirà davvero a rilanciare una competizione tanto amata dalla gente quanto “problematica” in un’annata così compressa di tornei individuali. Gaudenzi stesso disse il formato attuale è stato un passo avanti, ma non sufficiente al vero rilancio della Davis. LEGGI TUTTO

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    Gaudenzi: “Un 1000 su erba? Ha un senso, Halle e Queen’s hanno le stesse chance di diventarlo”

    Il centrale di Halle

    Da qualche tempo è tornata prepotente da voglia di tennis su erba. Forse perché il gioco si è fin troppo omologato su schemi ben precisi sui campi in sintetico, forse perché grazie alla più antica delle superfici si assistono ad incontri diversi e caratterizzati da più varietà di gioco. Da qualche anno le settimane di tennis sui prati tra Parigi e Wimbledon sono diventate tre (oltre al classico torneo di Newport dopo i Championships), con la soddisfazione di tutti. Tuttavia c’è una lacuna evidente, soprattutto a chi governa il tour maschile: non c’è un Masters 1000 su erba. Sulla sua nascita molti concordano da tempo. Anche il Presidente dell’ATP Andrea Gaudenzi ha parlato del tema, esprimendo un parere assai favorevole, soprattutto perché dal Masters 1000 di Roma a quello che si disputa in Canada corrono oltre due mesi, con due Slam ma nessun evento premium ATP. Ecco le dichiarazioni in merito di Gaudenzi, raccolte da tennishead.
    “Abbiamo da anni tre Masters 1000 sulla terra battuta, cinque sul duro all’aperto e uno sul sintetico indoor. Ci sono tre settimane tra Open di Francia e Wimbledon e l’erba è l’unica superficie su cui non si gioca un torneo Masters 1000. Questo significa che tra la Roma e il Canada Masters in estate, l’ATP non ha contenuti premium da offrire ai tifosi per due mesi. Poiché quasi tutti i giocatori iniziano a metà delle tre settimane sull’erba prima di Wimbledon, un Master sull’erba ha senso”.
    Secondo l’opinione comune, i principali candidati a diventare M1000 sono i due tornei più ricchi e collocati a metà della mini-stagione sui prati: Queen’s di Londra e Halle in Germania. Quale dei due ha più potenziale?
    “I tedeschi amano il tennis e la sua storia”, continua Gaudenzi, “è lo stesso con il mercato del Regno Unito. Ha le stesse possibilità della Germania di diventare un Masters sui prati. Offre il vantaggio che i giocatori sono già a Londra prima di Wimbledon. Ma: Londra ha già Wimbledon. Il nostro piano è che ci saranno dieci tornei ATP Masters 1000 in futuro”.
    Un’affermazione importante, in attesa della trasformazione di Roma e Madrid (e poi di altri tre eventi) in tornei con tabelloni da 96 giocatori e con la durata di 12 giorni.
    Chi potrebbe vincere la “corsa verde” e diventare un 1000? Halle ha un centrale moderno (anche se costruito con delle strutture a dir poco fastidiose per le ombre sul campo), con una copertura mobile ed un’area grande ed attrezzata, praticamente pronta all’upgrade. Il Queen’s vive di un fascino straordinario grazie ad una location senza tempo, ma con limiti strutturali ben precisi, superiori a quelli di Monte Carlo. Una scelta che non sarebbe facile da attuare, ma che potrebbe diventare realtà nel prossimo futuro. A meno di futuri inserimenti di altri tornei interessati alla potenzialità dell’evento, e capaci di far saltare il banco (Tiriac?). LEGGI TUTTO

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    Gaudenzi a Sky: “Stiamo lavorando ad un codice di comportamento condiviso tra ATP, WTA e ITF. Ai miei tempi credo che sul tour ci si divertiva di più”

    Andrea Gaudenzi

    Andrea Gaudenzi prima del match di Sinner a Monte Carlo si è brevemente intrattenuto ai microfoni di Sky Sport. Tra i vari temi trattati, oltre al suo programma in via di approvazione per una diversa suddivisione dei proventi (50 – 50% tra tornei e giocatori sopra il prize money), ha affermato che si sta lavorando anche sul tema “caldo” della condotta dei giocatori. Per il Presidente dell’ATP, è indispensabile che ci sia un codice di comportamento unico e condiviso tra ATP, WTA e ITF, e che venga applicato in modo inequivocabile dai giudici in campo. “Oggi ci sono più realtà diverse, con difformità che dobbiamo superare in modo da aver un unico riferimento. Si esagera in campo? Non è accettabile quando la condotta di un tennista può essere pericolosa per qualcuno, magari quando uno si sfoga con se stesso, senza arrivare ad un eccesso, può essere forse tollerato. Tuttavia non è bene arrivare a reazioni eccessive”.
    Gaudenzi continua a sottolineare come uno dei passi in avanti decisivi per lo sviluppo del tennis è migliorare il prodotto sul lato media, offerta al pubblico.
    Una nota anche sul tennis italiano: “Ci stanno invidiando in tanti, non dico tutti, ma in giro per il mondo ora si parla dei solo nostri ragazzi. Jannik, Lorenzo, Matteo e tutti gli altri, ce li invidiano. Abbiamo altri 4 anni di Finals a Torino. È importante avere tennisti forti in Europa, visto che la metà dell’audience mondiale nel tennis è europea”.
    Le difficoltà politiche per la guerra: “È un momento complesso, c’è l’emotività del momento. Sono in contatto con tennisti come Andrei Medvedev, che è a Kiev. Non c’è risentimento dei tennisti ucraini contro i colleghi russi. Si cerca la pace, ma i tennisti vivono all’estero tutto l’anno, quindi gli stessi russi sono tristi per la situazione. Wimbledon può decidere di non far giocare i tennisti russi, sono indipendenti, dal nostro punto di vista ne parleremo col player council”.
    “Rispetto ai miei tempi i giocatori sono ancor più professionisti, più attenti ai dettagli. Oggi tutti girano con team nutriti, c’è meno amicizia e cameratismo rispetto a quando giocavo io, forse noi ci siamo divertiti un po’ di più, non dico come tennis ma come vita sul tour”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Opelka spara sull’ATP: “Gaudenzi dovrebbe dimettersi. Serve un commissioner non legato al mondo del tennis”

    Reilly Opelka

    Reilly Opelka spara a zero. Non le cannonate micidiali del suo servizio, ma parole al veleno contro l’ATP e la leadership nel mondo del tennis. Per il gigante americano, la gestione dell’ATP è carente, ricca di conflitti di interesse, incapace di valorizzare il prodotto e premiare adeguatamente i giocatori. Ne ha per tutti Reilly in un’intervista a dir poco pirotecnica rilasciata a tennis.com in quel di Indian Wells. Ne riproponiamo i passaggi salienti, che certamente non passeranno inosservati.
    “Oggi sul tour non puoi monetizzare il talento e il nostro tempo è limitato. Guarda Andrey Rublev, per esempio. Rublev avrà 24, 25 o 26 anni solo una volta nella vita e mi dispiace per lui. Quello che ha fatto l’anno scorso è stato impressionante, ma è facile per la gente dire che è un ragazzo fortunato e che sta facendo un sacco di soldi. Quello che fa Rublev è tutt’altro che normale. Lavora a un livello che non ho mai visto fare a nessuno, e lo rispetto moltissimo. So che ha avuto difficoltà, e vedo cosa fa: sei, sette ore di allenamento. È in palestra, colpisce la palla tutto il giorno. Mi sento male nel pensare che non sia ricompensato come dovrebbe. Dovrebbe guadagnare milioni. Dovrebbe guadagnare molto di più di quello che ha, perché si sta “spaccando il culo” per questo. È un peccato. Prendete la MLB (Major League Baseball), è stata in sciopero lottando per una crescita di percentuali molto più piccole di quelle che abbiamo noi complessivamente. Odio la politica, mi piace giocare a tennis. Non mi piace dovermi lamentare, ma questa è la situazione. Non va bene”.
    Le critiche di Opelka vanno direttamente al cuore del funzionamento del sistema, dopo uno scambio polemico di messaggi social con Vallverdù: “Ha fatto su Twitter un commento sulla politica sul conflitto di interessi che è stata approvata dall’ATP la scorsa settimana. Se leggete la posta che ci è pervenuta, afferma che quei conflitti devono essere al di sopra di una certa soglia. La descrizione del sistema è irregolare. Qual è esattamente quella soglia? Permettere a persone come Gavin Forbes, Charles Smith, Herwig Straka, agenti o formatori (come lo stesso Vallverdù) di essere membri del Consiglio (ATP Board)? Dani (Vallverdù) ha recentemente fatto domanda per un posto nel Consiglio, pur essendo anche membro del Consiglio dei giocatori. Il Player Council vota per i membri del Council, è così che funziona il processo, quindi è assolutamente comico. So che è nella natura umana cercare di fare il meglio per se stessi, cercare di avere il più possibile, ma come può il sistema permetterlo? E non incolpo Dani per aver votato per se stesso o altro, ma in pratica non dovrebbe essere in quella posizione”.
    Ecco l’attacco diretto al vertice dell’ATP: “Andrea Gaudenzi deve dimettersi. Abbiamo bisogno di una nuova leadership. Non c’è niente di personale contro di loro. Sono bravi ragazzi. Massimo (Calvelli, amministratore delegato dell’ATP) è un bravo ragazzo. Ma non capisco. Perché scegliamo persone che sono già state nel tennis? Senza offesa per Massimo, non puoi assolutamente passare dall’essere un rappresentante Nike, inviare pacchi o ricevere le giuste scarpe da terra battuta per Rublev, a diventare l’amministratore delegato di uno dei più grandi sport mondiali del mondo. Non succede in nessun altro sport. E non sto solo criticando Massimo, ho detto la stessa cosa di Chris Kermode: era dirigente al Queen’s. Come puoi passare dall’essere un manager al CEO di uno dei più grandi sport del mondo, in un momento in cui hai i tre migliori giocatori nella storia attiva?”
    La soluzione per Opelka, trovare per l’ATP un commissioner di alto profilo, come quelli delle leghe Pro USA, manager che arrivano da alti contesti, non abbiano legami col tennis e siano focalizzati solo al business: “Penso che dovremmo rompere giocattolo e scegliere un visionario. Scegli il braccio destro di Adam Silver (Commissoner NBA), oppure scegli un ragazzo che ha lavorato al fianco di un Adam Silver o di un altro CEO di grande successo, e poi scommetti su di lui, perché il nostro sport non va. Se c’è così tanta trasparenza e tutto va bene, come è possibile che il montepremi ad Acapulco quest’anno sia stato inferiore rispetto al 2019? Hai avuto cinque dei sei migliori giocatori del mondo: Nadal, Zverev, Tsitsipas… un tabellone d’élite, non ci sono limiti di capienza e per di più in un nuovo stadio ancora più grande che si riempie ogni notte. Perché allora stiamo andando indietro? E perché dovremmo scegliere qualcuno al di fuori del regno dell’ATP? Perché l’ATP si comporta come un club chiuso. Dai un’occhiata ai membri del Consiglio: è un club. Qual è l’esperienza di Dani Vallverdú quando si tratta di essere un direttore di torneo? Nessuna. Ma quando un nuovo torneo appare nel calendario ATP, un membro del Players Council, Dani Vallverdú, riesce a essere il direttore di quel torneo (San Diego ATP). Perché lo scelgono? Perché è un club ristretto. E questo deve cambiare, quella cultura deve essere cambiata. Sceglierei qualcuno meno coinvolto nel tennis, perché quando hai qualcuno così vicino a questo, qualcuno abituato al vero pasticcio che è l’ATP, tutto resta com’è, non si faranno mai passi avanti. L’ATP è un circo da molto tempo. Tutti gli altri sport mondiali stanno andando alla grande, ma l’unico che non lo è è il tennis, e penso che sia per colpa della sua leadership.”
    Non è la prima volta che Opelka critica il sistema, ma in quest’intervista è andare dritto al punto, al cuore dei problemi che a suo dire affliggono il mondo del tennis e non gli permettono di generare un giro economico paragonabile a quello di altri sport professionistici. Una presa di posizione netta, che esterna un malumore che cova da tempo tra i giocatori.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Gaudenzi: “Giocando Challenger puoi solo fare pari con i costi, è una università verso il tour maggiore. Il Challenger Tour non è sostenibile, non attira interesse”

    Andrea Gaudenzi

    Andrea Gaudenzi ha concesso al Financial Time un’intervista che, in un passaggio, non mancherà di far discutere. Il Presidente dell’ATP infatti, soffermandosi sui problemi economici dei tennisti che navigano sul Challenger Tour, ha affermato in modo molto schietto che è impensabile poter sopravvivere solo con quella categoria di tornei, poiché non generano abbastanza interesse da attirare sponsor e diventare sostenibili. Ecco le sue parole.
    “Sul Challenger Tour devi essere in grado di raggiungere il pareggio tra costi e guadagni. Ma devi essere conscio del fatto che è solo una specie di università. Devi considerarlo come un investimento per la tua carriera. Quindi devi crescere e approdare sul tour Pro, dove avrai un vero lavoro e guadagni”.

    “Non credo che sia possibile avere una sostenibilità economica a quel livello [Challenger Tour] semplicemente perché manca l’interesse dei fans e quindi gli investimenti di sponsor, broadcasters e incassi dai biglietti”.

    Parole a dir poco “dure” da parte di chi gestisce lo stesso tour e quindi governa centinaia di giocatori che ambiscono a crescere nella disciplina e diventare protagonisti, professionisti e quindi vivere di tennis.
    La primissima reazione a queste parole arriva da Tennys Sandgren, che ha tuonato “Dovrebbe dimettersi dopo queste parole, è vergognoso”.
    La vicenda scatenerà non poche reazioni, continueremo a seguirla con altri aggiornamenti.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Molti giocatori criticano la debole presa di posizione dell’ATP sul caso Peng

    Peng nella telefonata al CIO

    “Debole”. “Inadeguato”. “Troppo poco”. Queste alcune delle reazioni di giocatori ed ex campioni al comunicato dell’ATP firmato dal Presidente Andrea Gaudenzi al merito alla delicata questione di Shuai Peng. Il mondo della racchetta si è stretto intorno alla forte giocatrice cinese, che dopo la sua esternazione contro uno dei personaggi politici più illustri del suo paese è prima scomparsa nel nulla, e poi riapparsa ma sotto un’evidente stato di coercizione. Mentre il boss della WTA ha preso la situazione di petto, cancellando ogni evento del tour femminile in Cina (con una perdita economica notevolissima), l’ATP sta tenendo una posizione molto più fumosa. Per questo tantissimi giocatori hanno tuonato contro Gaudenzi ed il suo comunicato, ritenuto debole e senza coraggio. Riportiamo una serie di Tweet di giocatori, per mostrare il loro disappunto sulla situazione. Tra i più duri, Andy Roddick che afferma “Ecco come dire un sacco di parole senza dire niente”.

    How to say a lot of words and say nothing https://t.co/EKXMTYgvZP
    — andyroddick (@andyroddick) December 2, 2021

    Are we to understand that the @ATP would have made the same statement had the player been a male? An atp tour pro?!? Somehow I think not.#embarassing https://t.co/eokSqwXQbu
    — Martina Navratilova (@Martina) December 2, 2021

    Im Sure The Statement 2day Would Have Been A Lot Different If #Kermode Was Still Around… #JusThinkinOutLoud
    — Dustin Brown (@DreddyTennis) December 2, 2021

    Forte il sarcasmo di Opelka, uno che non le manda mai a dire…

    POWERFUL https://t.co/bgWbYcG3ji
    — Reilly Opelka (@ReillyOpelka) December 2, 2021

    It’s important to understand that we as the players are completely handcuffed in our ability to act as a collective, and our leadership from the @atptour is complete dumpster https://t.co/TpX7cUwUNM
    — Tennys Sandgren (@TennysSandgren) December 2, 2021

    Anche il Capitano di Davis USA Mardy Fish si unisce al coro dello sdegno

    That’s a statement? https://t.co/mUwiQ1l1FV
    — Mardy Fish (@MardyFish) December 2, 2021

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    PTPA sta crando una struttura. Per Pospisil l’80% dei giocatori ha aderito

    Djokovic & Pospisil, i due leader della PTPA

    Da un po’ di tempo si erano “perse le tracce” della PTPA, nuova associazione dei giocatori annunciata clamorosamente l’estate 2020 con grandi propositi per rivoluzionare il mondo del tennis Pro, e poi fermatasi senza una operatività visibile e con dati assai fumosi in merito alle adesioni e alla propria azione. Da quanto riporta lo Sport Business Journal, in realtà la PTPA sta lavorando per darsi una struttura dirigenziale sino ad offrire ai suoi membri possibilità di lavoro e carriera.
    Finora la PTPA è stata visibile grazie alle interviste di Vasek Pospisil, canadese riconosciuto come braccio destro di Novak Djokovic ma di fatto vero “motore” all’interno del mondo dei giocatori, attivissimo nell’opera di convincimento e “arruolamento” dei colleghi tra le proprie fila. Adesso pare che l’associazione abbia dato il via libera alla creazione di un Advisory Board come primo passo verso la formazione della struttura di governo del PTPA. Secondo quanto riporta lo SBJ, il consiglio è formato da Rebecca McDonald, Anton Rabie e Bill Ackman, presenza quest’ultima ritenuta fondamentale poiché sarebbe il finanziatore principale dell’associazione insieme a Novak Djokovic (è un ricchissimo uomo d’affari attivo nei più grandi fondi d’investimento internazionali). Djokovic ha spinto per portare nella PTPA la società di comunicazione Anachel, con l’obiettivo rafforzare la posizione grazie a relazioni strategiche con potenziali investitori.
    A breve dovrebbero essere deliberate le cariche operative più importanti per il funzionamento operativo dell’associazione, come quelle di Direttore Esecutivo, Direttore Generale e Direttore Commerciale Ufficiale ed un nutrito team legale per dirimere ogni questione tra gli associati e l’ATP (e tornei), visti i sicuri attriti che andranno a crearsi.
    Secondo il SJB, Vasek Pospisil quest’estate ha impiegato il suo tempo off-court in una certosina opera di contatto e convincimento presso i suoi colleghi, spiegando nel dettaglio la visione, piani strategici e obiettivi della PTPA, cercando di ampliare al massimo la base degli associati per avere più forza contrattuale e – ovviamente – fare pressione sull’ATP, alla fine vero bersaglio della neonata organizzazione. Pospisil – sempre per il Sports Business Journal – ha fatto intendere che ad oggi l’80% dei giocatori ATP sarebbero iscritti alla PTPA, e quasi un centinaio di ragazze attive sul tour WTA. Aderire alla PTPA è totalmente gratuito (lo sarà fino al 2023); i tennisti possono usufruire di corsi di formazioni attraverso varie piattaforme web per tutelare i propri diritti, rafforzare la propria forza contrattuale con i propri sponsor e diventare più indipendenti nella proprie carriere sportive. Pospisil continua ad affermare che la loro associazione non è nata per demolire o sostituire l’ATP ma per collaborare e migliorare la vita dei tennisti. Vista dall’altro lato della barricata, le cose non sembrano stare esattamente così… Il durissimo scontro verbale andato in scena qualche mese fa tra Andrea Gaudenzi e Vasek Pospisil, per come è stato raccontato, mostra una tensione molto alta nella politica del tennis e profonde fratture.
    In definitiva, continuiamo ad aspettare dati e programma ufficiale della PTPA. Non c’è niente di pubblicato, di ufficiale, nero su bianco. Nemmeno sul numero reale degli aderenti, una mancanza di comunicazione che non aiuta a dare credibilità. Una cosa sembra sicura: tra i nuovi giocatori più forti, la maggior parte si è detta non interessata a far parte della PTPA (Medvedev, Tsitsipas, Zverev, Thiem, Rublev e via dicendo), oltre ai due “grandi vecchi” Roger e Rafa, che anzi hanno ammonito i colleghi a collaborare col nuovo corso dell’ATP targata Gaudenzi per intervenire sui problemi più sentiti dai giocatori: calendario, Prize money, pensione e post-carriera dei giocatori. Staremo a vedere i prossimi passi della PTPA, sperando in annunci ufficiali che finalmente possano chiarire lo status quo.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO