Di Redazione
Viva l’onestà, verrebbe da dire leggendo la lunga intervista che Noumury Keita ha rilasciato al collega Marzio Perbellini per L’Arena. Una ventina di domande alle quali lo schiacciatore maliamo di Verona (206 centimetri di altezza, ndr) risponde sempre con grande franchezza, senza mai nascondersi dietro un dito o celebrarsi troppo come quando si parla del suo exploit nel finale del decisivo terzo set a Milano.
Un’onestà che diventa quasi disarmante quando, dopo tanti complimenti, si passa alle note dolenti, ovvero la difesa: “L’attacco è il nostro punto di forza, ma se la difesa rappresenta quello debole dipende solo da me – ammette –. Quando inizierò a ricevere bene cambierà tutto”. E poi difende anche i suoi compagni di seconda linea: “Se Gaggini e Mozic stanno soffrendo in ricezione, il più delle volte è perché cercano di coprirmi. Se inizierò a fare la mia parte in ricezione, tutti potranno pensare solo alla loro posizione in campo e sarà più facile”.
A questo punto, però, dopo averlo sentito cospargersi il capo di cenere in questo modo, il collega Perbellini gli fa notare che in attacco il suo lo fa eccome: “Mi piace saltare più alto del muro e passarlo via, in più sono molto, molto veloce (clicca qui per rivedere l’incredibile recupero con Taranto). Ma erano comunque due anni che non giocavo da schiacciatore, devo un attimo riabituarmi. Ma se vado in campo è perché l’allenatore sa che ce la posso fare, che posso crescere in questo fondamentale”.
Una crescita, la sua, che andrà di pari passo con quella di Verona. Una squadra che in avvio di stagione ha “steso” squadroni del calibro di Piacenza e Trento, ma anche sofferto tantissimo contro Perugia (3-0) e perso in casa contro Taranto. Se il grande talento e potenziale del roster farà il pari con la continuità dei risultati, saranno difficile per chiunque: “Secondo me abbiamo un team forte e mi aspetto di arrivare molto in alto a fine stagione” conclude Keita.