Di Redazione
Dopo mesi di inseguimento, l’Imoco Conegliano ha ottenuto il primato mondiale di vittorie consecutive, detenuto fino a domenica scorsa dal Vakifbank Istanbul allenato da Giovanni Guidetti. Maria Scarogni l’ha intervistato per il Gazzettino di Treviso.
“Faccio i complimenti a Conegliano, ma è qualcosa che non mi disturba. Personalmente non attribuisco al record molto valore, che è il motivo per cui non ne parlo mai né l’ho mai sponsorizzata al Vakifbank dal momento che siamo qui innanzitutto per fare sport e vincere trofei” e spiega “Già allora non mi ero interessato e non capivo perché la società ci tenesse tanto a entrare nel Guinnes World Record. Non eravamo partiti con l’obiettivo di stabilire un record, ma alla fine di tutto si resero conto di questo risultato che però, perlomeno dal mio punto di vista, non era particolarmente di appeal”.
Non è la prima volta che gli italiani fanno bene all’estero e forse non è un caso che sia le 73 che le 74 vittorie consecutive sia anche merito di allenatori italiani. Ecco il segreto della loro marcia in più: “La fame di conoscenza e la voglia di imparare che hanno gli allenatori italiani non l’ho vista in quelli di altre nazioni. Questa voglia di imparare, di aggiornarsi, e questa sensazione di dover sempre evolversi e migliorare fa la differenza. Bisogna anche considerare che quando sia io che Daniele eravamo giovani, i migliori allenatori e i migliori giocatori e giocatrici erano in Italia e abbiamo avuto la fortuna di vedere, ammirare e imparare dai migliori dei migliori”.
Guidetti, da più di dieci anni allena all’estero e non sembra intenzionato a tornare presto in Italia: “Non finchè in Italia non si inizierà ad avere una considerazione dell’allenatore come si ha anche in altre parti del mondo. Quando succederà, tornerò molto volentieri. Credo che l’allenatore non possa essere l’elemento che guadagna meno di tutti, c’è ancora troppa disparità in Italia e finché ho la fortuna di stare in un posto dove questa figura è valorizzata in maniera molto diversa non ho interesse a tornare. Non per un fattore economico, ma per rispetto del ruolo che l’allenatore riveste amministrando tutta la squadra”.
“Daniele purtroppo non è mai stato un mio collaboratore né lo sarà mai perché ormai è troppo bravo, ma è chiaro che sta facendo molto bene e ha avuto la bravura, pur cominciando con una Ferrari, di non uscire fuori strada. Non gli ho insegnato niente e non credo non abbia bisogno dei miei insegnamenti” conclude.
(fonte: Treviso-Il Gazzettino)