Di Redazione
La Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria, organo del Ministero della Salute, ha pubblicato le proprie raccomandazioni ufficiali per il ritorno all’attività sportiva degli atleti risultati positivi al Covid-19 e di quelli che, pur non avendo ricevuto una diagnosi di Covid-19, avessero sviluppato sintomi compatibili con la patologia. Le raccomandazioni sono state sviluppate sulla base di un documento redatto dalla Federazione Medico Sportiva Italiana e condivise con il Dipartimento dello Sport del Governo, il Coni e il CIP.
Il documento, disponibile integralmente online, riassume le possibili complicanze generate dal Covid-19, soprattutto a carico dei polmoni e del cuore, ed elenca gli esami strumentali e di laboratorio da effettuare prima della ripresa dell’attività, a seconda della gravità della patologia (si va dai soggetti asintomatici a quelli che hanno manifestato condizioni severe o critiche). Gli atleti che hanno già un certificato di idoneità sportiva in corso di validità dovranno attendere questi accertamenti, e la successiva attestazione “Return to Play”, per poter riprendere l’attività.
Secondo il Ministero gli esami in questione devono essere effettuati non prima che siano trascosi 30 giorni dall’accertata guarigione: sono evidenti le possibili conseguenze sull’attività delle squadre, che dovrebbero privarsi dei propri atleti per un ulteriore mese. Lo stesso documento prevede però una via d’uscita: “Qualora l’atleta dilettante necessiti, per motivi agonistici di livello nazionale o internazionale, di ridurre il periodo intercorrente tra l’avvenuta guarigione e la ripresa dell’attività, potrà essere adottato, su giudizio del medico valutatore, il protocollo di esami e test previsto dalla Federazione Medico Sportivo Italiana per gli atleti professionisti“.
(fonte: Sport.governo.it)
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