Nuova Davis Cup, o “Pique Cup” se preferite… Assegnazione del Masters ATP, con infinite polemiche politiche in Italia, “teoricamente” in corsa con Torino tra colpi di scena e di teatro “interni” che francamente ci potevamo risparmiare… Nuovi tornei ITF Transition Tour. La prossima ATP Cup in Australia. Chi più ne ha, più ne metta. Tanta carne al fuoco, in un mondo del tennis che dopo un certo torpore s’è svegliato tutto insieme, accelerando un complicato percorso di rinnovamento, non a tutti gradito sia nei modi che nei termini. Risultato? Caos, polemiche a non finire, orizzonti incerti.
Che la politica del tennis fosse in fibrillazione è cosa risaputa da mesi, inclusi scontri più o meno duri tra varie fazioni e scuole di pensiero. Ad aggiungere benzina sul fuoco ad un clima discretamente infuocato ci ha pensato il “caso” Kermode. L’attuale amministratore delegato dell’ATP terminerà il suo incarico a fine anno: non si è trovato l’accordo per un rinnovo del suo mandato. Cosa c’è di strano? Forse niente, o forse sì. Se ne parlava da tempo, era una delle ipotesi sul tavolo; ma diversi tennisti, super-big inclusi, sono “caduti dalle nuvole”, con dichiarazioni al veleno e prese di posizione tardive, ma secche. Durante lo scorso Australian Open il tema è stato sul tavolo in occasione di diversi incontri che hanno visto protagonisti i rappresentanti dei giocatori, dell’ATP, degli organizzatori dei tornei e dei principali sponsor. Nessuna decisione, tutto rimandato ad una votazione da svolgersi entro il primo Masters 1000 stagionale, ossia ad Indian Wells.Bocche cucite, poco è trapelato oltre allo scontento di molti e quello che fu definito il “piano Djokovic” (ma mai confermato dall’interessato): i giocatori devono organizzarsi in un vero sindacato del tutto separato dell’ATP, ormai in balia del business e degli interessi dei tornei. Un organismo indipendente, e ovviamente senza l’influenza di Kermode. Tornando ai fatti, la votazione si svolta, non si è trovato alcun accordo ed il CEO dell’ATP nel 2020 sarà nuovo. Eppure Federer è rimasto sorpreso dal responso, tanto per citare un giocatore non proprio qualunque. Idem Nadal… Qualcosa non ha funzionato. La comunicazione tra giocatori è stata scarsa, lacunosa, o comunque poco chiara. C’è fermento, non c’è stata unità di intenti e pare non ci sia stata nemmeno voglia di confrontarsi seriamente né tra i giocatori e tanto meno tra rappresentanti dei giocatori e tornei. Perché la questione è chiara: il rapporto complesso tra tennisti e tornei nella distribuzione dei proventi.
Il tutto è piuttosto grottesco perché, allo stato dell’arte, l’ATP dovrebbe essere l’associazione dei giocatori… Eppure, a sentir proprio loro, l’organo creato nel 1972 per tutelare gli interessi dei giocatori di fronte allo strapotere dell’ITF e delle varie altre leghe ed associazioni allora presenti fa di tutto fuorché tutelare i tennisti… Che è successo? Non è affatto facile districarsi in questo vero e proprio ginepraio, le notizie sono frammentarie ed in continuo divenire, quindi quello che si scrive adesso potrebbe essere smentito (o superato) da dichiarazioni che potrebbero uscire a brevissimo da parte degli attori in gioco. Di sicuro in quel di Indian Wells, dove il tour sta disputando il primo 1000 stagionale, il clima è tutt’altro che amichevole o sereno… Andiamo con ordine.
La bomba mediatica è esplosa con la ufficializzazione del non rinnovo del mandato a Chris Kermode. Chi lo ha incrociato a Indian Wells l’ha descritto come evidentemente scosso, ma non sorpreso. Segno che la decisione era nell’aria, forse già presa da mesi. Questo è il nodo principale: già agli scorsi Australian Open si parlò di un Kermode a rischio, nonostante molti (Federer, Nadal, Wawrinka, Jim Courier tra gli altri) si fossero adoperati per difendere i risultati del suo governo. Diverse iniziative create: NextGen Finals, per esempio, con l’enorme battage mediatico per elevare i nuovi talenti a ruolo di future star; montepremi dei tornei notevolmente aumentati e quindi i premi per i giocatori; la gestione degli infortuni, tra le altre. Numeri generali in crescita. Non a tutti la sua governance era piaciuta, come la sua freddezza nel prendere una posizione chiara su problematiche importanti (calendario, premi) o l’essere troppo cauto nello scontrarsi con gli interessi degli organizzatori dei tornei. In questo clima, che andava avanti già da un po’ di tempo, si “tramava”. Si vocifera da mesi di incontri tra vari gruppi di giocatori, alcuni “duri e puri” pronti alla pugna, altri più moderati. Si ipotizzavano scenari futuri diversi, con obiettivi ambiziosi tutti Pro-tennisti contro lo strapotere dei tornei sul lato organizzativo e soprattutto economico.
Il quotidiano britannico The Telegraph pubblicò recentemente i dettagli di una email che il canadese Vasek Pospisil inviò ai colleghi classificati tra la 50esima e 100esima posizione del ranking, che diceva senza mezzi termini “Dobbiamo muoverci e organizzarci come un’impresa, non come un gruppo di ragazzini spaventati. Abbiamo bisogno di un CEO che per prima cosa tuteli e rappresenti i nostri interessi … La struttura attuale del governo dell’ATP favorisce solo i proprietari dei tornei. E’ l’ora di un cambiamento, dobbiamo essere uniti e chiedere quello che meritiamo per il nostro duro lavoro”. Per dare una idea in numeri di quel che si parlava (e si parla tutt’ora), secondo molti giocatori – da Pospisil ad altri – il modello dovrebbe essere la NBA, lega professionistica di basket americano. I proventi del ricchissimo basket a stelle e strisce è equamente diviso tra Lega e giocatori: 50%. I campioni NBA, da LeBron all’ultimo della franchigia meno quotata, sono i protagonisti e fanno girare la ruota, è giusto che a loro spetti almeno la metà del guadagno complessivo della lega. Dopo tante rivendicazioni ed alcuni scioperi, i giocatori hanno ottenuto tanto. Si potrebbe discutere a lungo su moltissime altre argomentazioni specifiche, chi conosce il mondo NBA intuisce a cosa mi riferisco… ma non è questo il luogo adatto. I tennisti hanno preso a modello questa lega, perché è forse la più efficiente al mondo, quella col miglior marketing e che garantisce il maggior introito i suoi attori. Il tennis pare sia lontano anni luce da queste percentuali di suddivisione degli introiti: non ci sono cifre ufficiali (perché ATP non le pubblica???), ma si parla di un 20%, o anche meno, degli utili distribuito ai tennisti come prize money. Negli Slam, addirittura meno del 10%, secondo alcuni giornalisti britannici piuttosto esperti e non avvezzi a sparate sensazionalistiche. Se questi dati sono reali, in effetti lo squilibrio è enorme, e lo scontento dei giocatori comprensibile.Ancor più se si pensa che oggi nel tour si riesce a guadagnare qualche dollaro solo se si è stabilmente tra i primi 150 del ranking, altrimenti è durissima…
Eppure molti tennisti, soprattutto i big, erano assai felici dell’operato di Kermode, da qui la sorpresa e scontento per come è stato fatto fuori. Ecco la dichiarazione di Rafa Nadal alla stampa iberica: “Non posso dire molto perché ho deciso di allontanarmi dalla politica nel tennis, però mi ha molto deluso che nessuno si è degnato di chiamarmi per informarmi della questione, di quale sia la vera ragione del perché Kermode non sarà più con noi dal prossimo anno”. Rafa rincara la dose: “I giocatori che stanno nel consiglio ci rappresentano tutti, e per prendere una decisione così importante devono prima parlare con tutti. Ci sono molti giocatori che si sono ritrovati nella mia stessa situazione, quindi è evidente che il consiglio non ha fatto bene il suo lavoro. Vivo sul tour da 18 anni, credo di avere una prospettiva ed esperienza che può aiutare il nostro mondo a capire quello di cui abbiamo più bisogno, oggi e domani. Non ho alcun interesse personale. Davvero sarei curioso di sapere che cosa è successo…”. Parole forti, chiare, da parte di uno dei più grandi campioni di sempre ed ancora attivo. Il tutto appare ancor più pesante se si pensa che pochi giorni fa Nadal e Federer si sono incontrati nella casa che lo svizzero affitta ogni anno a Indian Wells nella Coachella Valley per parlare del mancato rinnovo a Kermode e provare a capirci qualcosa. Lo ha confermato Roger, che aggiunto senza peli sulla lingua: “Ho provato a vedermi con Djokovic entro la data limite per la decisione, ma lui non ha avuto il tempo per ricevermi. Mi è difficile capire il perché… Mi ha suggerito di vederci il giorno seguente alla votazione, quando tutto sarebbe già stato deciso. Non capisco quel che è successo, vorrei saperne di più. Non sono più nel consiglio e non ho informazioni precise. Vorrei anche capire in che direzione stiamo andando…”. Quindi appare evidente una spaccatura tra i big3 su questo tema, con Djokovic che, a detta di Roger e Rafa, ha fatto la corsa in solitario, o comunque senza interagire con gli altri due campioni. Novak è sembrato molto deciso, dichiarando che“Abbiamo bisogno di un cambiamento nel nostro sport. Abbiamo parlato con moltissimi giocatori, però non ho parlato personalmente con Rafael negli ultimi due mesi. Ho parlato con lui lo scorso settembre e novembre. Ognuno ha la propria opinione. Nemmeno ho parlato con Federer, però se vuol saperne di più, può cercarmi e parleremo”. A giochi già fatti… I rappresentanti dei tennisti, gli attori della faccenda, sono Justin Gimelstob, Alex Inglot e David Edges. Hanno votato contro il rinnovo a Kermode, voti che sono stati decisivi perché pare che i rappresentanti dei tornei fossero invece favorevoli al suo secondo mandato. Eppure molti tennisti hanno commentato con dispiacere il prossimo addio del britannico, tra questi Wawrinka (“ha fatto moltissimo per il tour”) e Hewitt (“grande persona, ha compiuto enormi passi in avanti per il tour ATP”).
Cosa succederà adesso? Pare che Djokovic sponsorizzi Gimelstob come prossimo CEO, anche se in molti si sono già detti assolutamente contrari, per i suoi giudizi spesso “scomodi” e qualche fatto personale che non è piaciuto a molti. Alternativa potrebbe essere Craig Tiley, direttore degli Australian Open e promotore della prossima ATP Cup ad inizio stagione 2020. Possibile che escano a breve altri nomi, come Todd Martin, ad esempio.
E’ presto per tirare le somme. La sensazione è che usciranno a breve altre indiscrezioni e dichiarazioni. Possiamo solo constatare che il mondo del tennis è tutt’altro che unito, non solo alla base, dove spesso ci si lamenta per gli scarsi guadagni, ma anche al vertice. Gli interessi sono tanti, come i problemi da affrontare. Si sceglierà un nuovo amministratore “rivoluzionario”, o vincerà la moderazione e continuità? Oppure la vicenda Kermode potrebbe esser stata la miccia di un’esplosione a catena, con il mondo del tennis pronto ad una nuova spaccatura, nuovo sindacato o addirittura tour parallelo? Sembra fantapolitica tennistica, eppure… Personalmente spero che sia tutelato il gioco, le sue regole fondanti, e lo spettacolo. Se poi ci sarà la volontà e la forza per affrontare i nodi del calendario, dei guadagni medi, delle scommesse, delle superfici e quant’altro, potremmo vivere un’annata tennistica ancor più affascinante.
Marco Mazzoni
@marcomazz