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    Fritz si ritira da Bercy per un infortunio muscolare, addio al sogno Finals

    Taylor Fritz, attualmente n.10 nella Race to Torino

    Brutte notizie per Taylor Fritz. L’americano nel corso del suo match di primo turno al Masters 1000 di Parigi Bercy contro l’argentino Sebastian Baez ha accusato un problema muscolare all’addome. È riuscito a completare e vincere l’incontro, anche grazie ad un trattamento del medico in campo, ma oggi si è sottoposto ad accertamenti e il responso per lui è stato davvero negativo. L’infortunio alla muscolatura – i famigerati obliqui che tanto hanno fatto penare Matteo Berrettini – lo costringono a gettare la spugna per non aggravare la situazione. È un brutto colpo, non solo per il torneo: il californiano era ancora pienamente in corsa per un posto alle ATP Finals di Torino, che a questo punto svaniscono essendo attualmente nella Race al decimo posto dietro a Rune e Hurkacz.
    “Sono affranto per dovermi ritirare con così tanto in gioco”, ha scritto Fritz sui social media. “Tutto quello che volevo era la possibilità di lottare per un posto a Torino, ma dopo aver fatto oggi una risonanza al mio obliquo, semplicemente non mi è possibile giocare. È tempo di riabilitazione e spero di tornare in campo il prima possibile”.

    Get well soon, Taylor 👍@Taylor_Fritz97 has withdrawn from the #RolexParisMasters due to an abdominal injury. pic.twitter.com/iDlqyUYiUM
    — ATP Tour (@atptour) October 31, 2023

    Ipoteticamente c’è ancora una chance per Fritz: segue Holger Rune, ottavo in classifica, per 190 punti nella Race To Torino. L’americano è comunque iscritto al Sofia Open della prossima settimana, dove in caso di vittoria potrebbe intascare 250 punti. Ma oltre alle sue condizioni fisiche, che probabilmente non gli permetteranno di giocare in Bulgaria, ormai il suo destino non più nelle sue mani. Infatti se Rune riuscirà a sconfiggere Thiem al secondo turno di Parigi Bercy, Fritz verrebbe eliminato matematicamente dalla corsa alle Finals di Torino. LEGGI TUTTO

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    Djokovic: “Il silenzio dell’ATP sul tema delle palle è inammissibile”. I tennisti chiedono a gran voce un intervento

    Novak Djokovic (foto Getty Images)

    La parole al “veleno” di Pablo Carreno riportate ieri non hanno fatto altro che buttare benzina sul fuoco sulle accese polemiche per le palle adottate nei tornei del tour Pro. Per l’ex top10 iberico il suo infortunio al gomito è strettamente connesso alle palle utilizzate, cambiate di continuo e soprattutto troppo dure, pesanti e poco durevoli, tanto da costringere i giocatori a uno sforzo eccessivo per farle correre e sottoponendo così tendini e muscoli a stress eccessivi. Quella di Carreno è stata l’esternazione più dura, ma solo l’ultima di una lunghissima serie di lamentele, accese già nei primi mesi dell’anno e acuite di recente.
    “Queste palle fanno schifo” aveva detto più volte Medvedev, e pure Tsitsipas ha legato i propri problemi alla spalla ai difetti delle palle. Stan Wawrinka (uno dei più attenti a difendere le condizioni per i giocatori) aveva fatto da cassa di risonanza alla denuncia del belga Zizou Bergs, che, infortunatosi ai tendini, aveva detto: “Sono tanti i giocatori che soffrono di problemi al polso, che potrebbero essere prevenuti non cambiando palle continuamente e usando palle diverse”. Immediata la risposta di Taylor Fritz, che ha commentato stizzito: “Sto accusando dolori al polso dall’inizio della US Open series per colpa dei cambi di palle, 3 tipi diversi in 3 settimane”.

    Have been dealing w wrist issues since beginning of USO series cause of ball changes✌🏻we went 3 different balls in 3 weeks https://t.co/018jWjFPTC
    — Taylor Fritz (@Taylor_Fritz97) September 30, 2023

    Queste solo alcune delle lamentele, fino alle accuse vere e proprie. Il portoghese Gastao Elias è andato giù pesante: “Esigo che l’ATP paghi tutta la fisioterapia che mi servirà dopo aver giocato con queste palle con cui ci fanno giocare. Sono sul tour da molti anni e non ho mai visto niente del genere. QUESTO È IUMANO!“. Tennys Sandgren conferma, “Mai visto niente del genere” e pure le donne non se la passano affatto meglio. Lauren Davis scrive “Sono d’accordo, mi sono spezzata una spalla per colpa di queste palle” e Paula Badosa rincara la dose: “Non è problema solo dell’ATP, anche nei tornei WTA abbiamo gli stessi problemi, dobbiamo cambiare tutto e in entrambi i circuiti”.

    I demand @atptour to pay for all the physiotherapy I will need after playing with these balls they are making us play with. I’ve been on tour for many years and I’ve never seen anything like this.THIS IS INHUMANE!
    — Gastão Elias (@GastaoElias) October 9, 2023

    Una situazione pesante, che stiamo riportando da mesi ma per la quale al momento non si intravede una soluzione poiché dalla cabina di regia (ATP, Slam, ITF) niente trapela a proposito di qualche cambiamento. Proprio su questo punta il dito il più forte, il n.1 Novak Djokovic, che sposa in pieno la battaglia dei colleghi affermando in un’intervista al media Sporcle che il silenzio dell’ATP sulla questione è “inammissibile”.
    “C’è sicuramente una connessione tra i frequenti infortuni al polso, al gomito e alla spalla con i cambi di palla“, afferma Djokovic. “Sono assolutamente favorevole alla scelta di una palla con cui giocare tutti i tornei ATP. Dobbiamo semplicemente trovare un modo per unirci, in modo che in ogni evento dell’ATP Tour abbia una sola palla con cui giocare, a seconda della superficie. A volte il cambio di palle avviene tre volte in tre settimane a seconda di dove giochiamo, e influisce sulla salute dei giocatori e sulle articolazioni stesse”.
    Ecco la stoccata di Djokovic all’ATP su questo tema assai rilevante: “Sostengo i giocatori che si lamentano e chiedono all’ATP di trovare un modo per risolvere la questione. Devono trovare una soluzione. Non ho visto alcun comunicato dell’ATP in merito alle lamentele dei giocatori e queste sono cose per me incomprensibili. Non è ammissibile che non ci sia una sola parola. Quando i giocatori, anche quelli di alto livello che hanno più risonanza, cercano di contattarti in pubblico e ti dicono ‘Ehi, parliamo di quell’argomento’, devi fare una dichiarazione, rivolgerti a loro e dire ‘Ok, capiamo, sediamoci al tavolo, parliamo.’ Non capisco perché da parte loro c’è silenzio.“
    “Spero che capiscano che deve esserci semplicemente una comunicazione diretta. Allo stesso modo, bisognerebbe annunciare pubblicamente che hanno ricevuto queste informazioni e che ci stanno lavorando per trovare una soluzione accettabile. Il silenzio non cambierà nulla” conclude Djokovic.
    Tra i tanti tempi “caldi” sul tour, dal calendario alla Davis, passando per montepremi, stress mentale e quant’altro, quello della salute dei giocatori deve essere prioritario. E con la parola “salute” possiamo anche intendere in modo allargato “forma e condizione”. Se andiamo a guardare quest’annata 2023, sono pochissimi i giocatori che sono riusciti a brillare e dare il meglio del proprio gioco e prestazione per lunghi periodi di tempo. Djokovic, il più forte e vincente, ha centellinato – da campione – le proprie apparizioni trovando il picco nei Majors, dove ha raggiunto 4 finali vincendone 3. Top. Ma gli altri? Eccetto Medvedev nei primi mesi dell’anno, quando ha trovato una fantastica striscia vincente, tutti hanno sofferto di momenti di appannamento e pesanti alti e bassi dovuti quasi sempre ad acciacchi e problemi fisici. Anche giocatori di 24, 22, 20 anni. Moltissimi i problemi a tendini e articolazioni. Questo dovrebbe essere IL tema sul tavolo, perché la salute dei giocatori deve essere la priorità, e pure se vogliamo guardare la questione in modo più “freddo”, considerando il tutto a livello di “prodotto” inteso come entertainment. Che prodotto offre una disciplina quando i suoi interpreti più in vista sono spesso acciaccati, rotti o scontenti? In tutto questo le palle sono uno dei problemi, a detta dei giocatori uno dei più importanti.
    Chiunque ha disputato tornei quest’anno, ma potremmo dire da un bel po’ di tempo, conferma che il gioco è terribilmente duro e stressante, per colpa di condizioni generali che hanno rallentato eccessivamente la velocità media. Palle soprattutto, ma anche superfici. Devi spingere a tutta per trovare un punto vincente, a meno di non voler spostare la disciplina su maratone lentissime e infinite degne delle paludi del rosso anni ’70… Per spingere devi fare sforzi enormi perché ‘ste palle sono pesanti, dure, perdono tono ed elasticità. Non vanno. Ogni botta che tiri è un contraccolpo pesante a polso, gomito, braccio, spalla. E per dare spinta stressi al massimo tronco, anche, ginocchia. Kaput. Il giovane più forte al mondo, Carlos Alcaraz, è spesso vittima di problemi, eppure ha un fisico spaziale. Tutto questo dovrebbe far scattare non un campanello d’allarme ma una vera e propria sirena, all’attenzione di tutti coloro che governano la disciplina, ITF e Slam inclusi. È così difficile capire le richieste dei giocatori, intervenire sulle palle (e magari anche sulle superfici) per offrire un prodotto diverso? Creare delle condizioni differenti grazie alle quali i giocatori possono produrre un gioco più veloce e offensivo, meno duro e impattante sul fisico, con scambi più brevi e così stressare meno il corpo? Non sembra una via difficile da prendere. Se la si vuol prendere. 
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Fritz estromette il campione in carica Tsitsipas. Il botta e risposta sulle firme in campo

    I polemici saluti dei due tennisti

    Con una prestazione di grandissimo livello, Taylor Fritz ha estromesso il campione in carica del Masters 1000 di Monte Carlo Stefanos Tsitsipas, un 6-2 6-4 piuttosto eloquente, che non lascia dubbi su chi sia stato il migliore giocatore in campo nel secondo quarto di finale.
    È un successo assai rilevante quello del californiano: è la sua prima semifinale nel torneo in un torneo M1000 su terra battuta, e la prima a questo livello di tornei al di fuori da Indian Wells (torneo che ha vinto nel 2022). È la prima semifinale di un tennista statunitense a Monte Carlo dopo 20 anni, l’ultimo a riuscirci fu Vince Spadea, poi sconfitto in “semi” dal futuro campione Juan Carlos Ferrero.

    TAYLOR-MADE 🇺🇸@Taylor_Fritz97 takes down two-time Monte Carlo defending champion Tsitsipas 6-2 6-4 in emphatic fashion!#RolexMonteCarloMasters pic.twitter.com/udP9oeiIFU
    — Tennis TV (@TennisTV) April 14, 2023

    Questo successo riporta in auge un tennista statunitense sul rosso dopo Reilly Opelka, che clamorosamente si issò tra i migliori quattro dell’edizione 2021 degli Internazionali d’Italia, e prima di allora è necessario tornare piuttosto indietro per ritrovare altre prestazioni simili.
    Curioso e polemico a fine partita il classico saluto firmato sulla telecamera a bordo campo. Fritz infatti ha scritto “USA Clay????”, in polemica proprio contro Tsitsipas, che in precedenza aveva scritto dopo il suo successo “Un campo in terra negli USA è come un unicorno su di un skateboard”.
    In semifinale Fritz sfiderà Rublev, tennista con risultati migliori sul rosso, ma i confronti diretti segnano un 4-2 a favore dell’americano. LEGGI TUTTO

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    Fritz: “Alcaraz ha tutti i colpi, trova il vincente in ogni modo e si adatta all’avversario. Ha un ritmo insostenibile”

    Fritz si congratula con Alcaraz

    Taylor Fritz la scorsa notte è stato battuto nettamente dal giovane n.1 Carlos Alcaraz nei quarti di finale del Miami Open. Se lo ricorderà a lungo il californiano questo primo confronto contro il “fenomeno” del tennis moderno, un giocatore che l’ha impressionato per velocità, ritmo, capacità di trovare il punto vincente con ogni soluzione possibile e tenendo un ritmo impossibile da sostenere. Nel dopo partita, Fritz ha parlato in modo lucido del match appena conclusao, tracciando un’analisi molto interessante della forza di Alcaraz, che ben spiega quanto sia difficile affrontarlo. A suo dire, in rapporto alla giovane età, Carlos possiede un tennis quasi perfetto, superiore ad ogni avversario da lui incontrato.
    “Ero pronto per il suo ritmo” afferma Fritz. “All’inizio, quando incontri qualcuno per la prima volta, cerchi di capire quali colpi ti daranno più punti, con quali soluzioni lui può metterti in difficoltà e quali no… Purtroppo ho giocato il primo game al servizio in modo troppo prudente, non volevo commettere errori ma lui così mi ha punito. Subito. In quel momento ho capito che dovevo dare più velocità alla palla. Si trattava di trovarla, e penso di averla trovata dal secondo gioco in poi. Penso che il mio secondo turno di servizio sia stato il gioco di livello più alto dell’intera partita. Carlos stava trovando vincenti da tutte le parti, anche andando sopra ai miei colpi aggressivi … Sentivo che se quello fosse stato il livello dell’intera partita, sarebbe stata davvero dura reggere. Ha iniziato la partita alla grande, con molti punti a suo favore, ma da quel momento in poi ho trovato il mio ritmo. Ci sono stati molti scambi nei quali pensavo di poterlo contrastare e superare, invece mi ha fatto il punto”.
    Continua Taylor l’analisi del match: “Carlos difficilmente ti dà punti gratis, devi lavorare sodo per vincere praticamente ogni scambio. Ha giocato i punti importanti in modo sorprendente. Per quanto riguarda il mio tennis, non puoi permetterti di perdere il turno di servizio all’inizio di entrambi i set. Volevo davvero iniziare il secondo set alla grande: a volte entri in campo e senti di non esserti adattato alla velocità con cui verrà giocato l’incontro, è successo a me nel primo set e questo mi è costato il break, ma dopo ho sentito che stavo giocando molto bene. Non aveva avuto più opportunità di brekkarmi, quindi ho sentito che nel secondo set avrei avuto una grande opportunità. Invece ho buttato via di nuovo il mio primo game di servizio, quel momento è stato demoralizzante, ancora una volta dovevo rimontare. Se giochi contro il miglior giocatore del mondo, non puoi perdere il servizio all’inizio di ogni set”.
    Ecco il passaggio in cui Taylor parla della differenza di Alcaraz rispetto al resto degli avversari, quello che rende fortissimo e davvero difficile da controbattere: “Non si tratta di quello che ho provato oggi sulla mia pelle, ma di quello che abbiamo visto tutti da un po’ di tempo. L’ho detto già un anno fa, per quanto è giovane, Carlos ha tutti i colpi e può fare quel che vuole. Può andare a rete, può farti la palla corta, ti supera a rete con un lob, è incredibilmente veloce, è molto forte fisicamente, il suo diritto è ottimo e anche il suo rovescio. È assurdo vedere un tennis così sviluppato e completo in qualcuno così giovane, sentire che non avrebbe quasi bisogno di svilupparlo oltre. Può giocarti in così tanti modi, può decidere e variare la sua tattica a seconda degli avversari che ha di fronte perché possiede tutte le armi possibili. Parlando della partita di oggi, ho sentito che il livello dei primi tre game era assolutamente insopportabile. Ha tirato delle risposte vincenti impattando la palla in modo pulito a 177 km/h quando gli servito al corpo. Io entro e spacco la palla con dei rovesci incrociati a tutta, e in cambio lui ottiene dei vincenti in lungo la linea come se niente fosse. È evidente che ha quel livello”.
    Scontato il paragone con i “big three” dell’epoca moderna. Il parere di Fritz: “Direi che è qualcosa che nessuno di questi ragazzi (Federer, Djokovic, Nadal) aveva in così giovane età. Quando ho giocato contro di loro, mi sembrava di avere più tempo per respirare rispetto al match di oggi contro Alcaraz. Sono stili di gioco diversi. Novak produce scambi lunghi, spostandoti poco a poco fuori posizione e superandoti, ma senti di poter reggere quegli scambi per un periodo di tempo più lungo e magari trovi un’opportunità per attaccare. Lui oggi è stato molto più offensivo e mi ha imposto una pressione insostenibile“.
    Dichiarazioni davvero “forti”, quelle di qualcuno che si è sentito come investito da un treno in corsa… Il treno che corre a velocità folle è quello di Alcaraz. Sinner stanotte (non prima dell’1) avrà di fronte la possibilità di prendersi la rivincita dopo la sconfitta patita pochi giorni fa a Indian Wells. Sarà un’altra sfida molto intrigante ma davvero difficile. Entrambi sono in grande forma, non resta che preparare il popcorn (o meglio il caffè…!) e godersi lo spettacolo.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Fritz: “Con Federer, Djokovic e Nadal in campo, vincere un grande torneo era improbabile, ora abbiamo una mentalità diversa”

    Taylor Fritz

    Taylor Fritz dopo la sua vittoria a Miami contro Emilio Nava ha parlato alla stampa in modo assai franco. Pur essendo un top10, vincitore a Indian Wells lo scorso anno, ha ammesso che oggi la situazione è cambiata e ci sono vari tennisti che possono puntare a vincere uno dei maggiori tornei, vista l’essenza dei famosi “Big Three” (Federer, Djokovic e Nadal). A detta del californiano infatti, la presenza dei super campioni dell’epoca recente rendeva la vita degli altri molto molto difficile, anche proprio dal punto di vista mentale e dell’approccio agli stessi tornei.
    “Lo dico da un po’ di tempo. È molto stimolante adesso partecipare a questi tornei, poiché c’è la sensazione che chiunque possa vincere. Ci sono circa 10 o 15 candidati reali per la vittoria. Chi sta giocando meglio in quella settimana, se la prende. Potrebbe essere la settimana della tua vita, e penso che sia davvero emozionante. Molte cose sono cambiate per me nell’ultimo anno e mezzo. Ho sempre voluto vincere i tornei, ma la maggior parte delle volte sentivo che era molto improbabile che accadesse con Federer, Djokovic e Nadal in tabellone, vista la loro invincibilità. È fantastico avere la sensazione di poter arrivare ai tornei con la possibilità di vincerlo, come molti altri tennisti. C’è una diversa mentalità e lo si vede anche in campo per come approcciamo le partite“.
    Fritz crede che la generazione attuale di tennisti USA sia molto più presente anche al di fuori dal campo, cercando di coinvolgere maggiormente i giovani connazionali e spingendoli a seguire e praticare il tennis: “La generazione precedente alla nostra pensava solo a giocare. Non credo che a loro importasse molto della loro popolarità e di promuovere il gioco. Non c’è niente di sbagliato in questo. Non c’è niente di sbagliato nel voler giocare a tennis e avere la propria vita e basta. Ma penso che questo gruppo, Frances Tiafoe, Tommy Paul o io, ci preoccupiamo di far crescere lo sport al di fuori del tennis nel nostro paese, convincere più fan a guardarlo e raggiungere il livello di popolarità negli Stati Uniti che hanno altri sport”. LEGGI TUTTO

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    Nadal rinuncia alla ricca esibizione a Las Vegas contro Alcaraz

    Il momento dell’infortunio di Nadal a Melbourne

    Dopo il forfait ai tornei di Doha e Dubai, Rafa Nadal ha confermato che non prenderà parte nemmeno alla ricca esibizione programmata per il prossimo 5 marzo a Las Vegas, dove avrebbe dovuto affrontare Carlos Alcaraz nell’arena del MGM Grand Garden, teatro di alcuni dei più grandi match di pugilato e concerti. Lo spagnolo è ancora alle prese con la riabilitazione dall’infortunio patito alla gamba sinistra all’Australian Open, dove  da campione in carica perse al secondo turno contro l’americano Mackenzie McDonald.
    “Purtroppo, il tempo della mia guarigione mi rende impossibile essere pronto per giocare. Sono sicuro che troveremo un’altra data per celebrare questo evento e divertirci”, ha annunciato Nadal in una nota. L’organizzazione dell’evento è corsa ai ripari, invitando i due migliori tennisti statunitensi del momento, Frances Tiafoe e Taylor Fritz, che si sfideranno tra loro e il vincente quindi affronterà Alcaraz.

    🎾 Big News! 🎾Taylor Fritz and Frances Tiafoe are joining MGM Rewards The Slam! On March 5th at the MGM Grand Garden Arena, @Taylor_Fritz97 will face @FTiafoe with the winner going toe-to-toe against World No.1 @carlosalcaraz.
    Learn more at https://t.co/nvagAAhIhl pic.twitter.com/p9RxV8jnvf
    — MGM Grand Hotel (@MGMGrand) February 17, 2023 LEGGI TUTTO

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    La diversità dei tennisti USA. Gilbert: “I nuovi giovani sono tutti diversi. Finalmente…”

    Sebastian Korda a Melbourne (foto Getty Images)

    La novità più interessante degli ultimi Australian Open è stata certamente il ritorno del tennis a stelle strisce. Alla fine il titolo è andato al più forte, Novak Djokovic, ma è indubbio che gli statunitensi dopo anni di vacche magrissime sono tornati protagonisti. Tommy Paul è giunto in semifinale, due giovani come Korda e il sorprendente Shelton nei quarti. Nonostante il deludente torneo di Taylor Fritz, considerato da molti alla vigilia uno dei possibili “underdog”, i tennisti americani hanno confermato la crescita generale del loro movimento che, anche a livello di quantità, è tornato ad essere importante. Nel ranking ATP di questa settimana infatti c’è un top10 (Fritz), altri due top20 (Tiafoe e Paul) e in totale ben 10 nei primi 50. Ancor più interessante il dato se rapportato all’età dei top50: eccetto il super veterano Isner (37 anni), gli altri sono tutti al massimo 25enni. 
    Oltre all’ottimo numero di giocatori a stelle e strisce nei piani alti della classifica, quello che è interessante sottolineare è la diversità degli stessi giocatori. Tutti tennisti piuttosto offensivi, dotati di un tennis aggressivo alla ricerca del punto vincente, ma con caratteristiche tecniche e peculiarità assai diversificate. Si va infatti dal gioco a tutto campo di Fritz a quello più estemporaneo di Tiafoe, continuando con la progressione di Paul, pulizia d’impatto ed eleganti geometrie di Korda, la continue variazioni “sotto ritmo” di Brooksby, la potenza dirompente di Shelton, la fantasia di Wolf, il super servizio di Opelka, la capacità difensiva e pressing di Nakashima. C’è davvero un po’ di tutto e questo non è affatto scontato per il tennis USA. Uno dei principali “problemi” che ha afflitto le ultime generazioni di giocatori statunitensi è stato proprio la mancanza di diversità, l’aver perseguito un solo modello di gioco: gran fisico, servizio potente e diritto pesante su palla alta. Stop. Un idealtipo che ha certamente funzionato qualche lustro addietro, quando il tennis si stava spostando verso un gioco sempre più aggressivo e di pressione da fondo campo, ma non più sufficiente dal nuovo millennio, quando i migliori giocatori al mondo sono diventati via via sempre più completi, rapidi, flessibili e pronti a passare da difesa ad attacco con un bagaglio tecnico mediamente piuttosto evoluto. Non è un caso da molti anni il tennis di vertice è Europa-centrico: tennisti cresciuti con scuole più reattive al cambiamento, con l’ausilio del tennis sul “rosso” che permette da giovanissimi di affinare meglio la tecnica dovendo affrontare situazioni di gioco meno uguali rispetto ai campi rapidi; con maestri e accademie che hanno maggiormente assecondato le peculiarità di ogni ragazzo, invece di forzarne la direzione tecnica verso un solo modello. Tutti tendono all’efficacia più che alla fantasia, ma lasciando comunque spazio alla differenziazione. Del resto, è la differenza e l’unicità che creano un crack. Un vantaggio competitivo.
    Proprio questo ha parlato Brad Gilbert, ex top10 poi coach e oggi stimato analista di tennistv. Il californiano ha confermato le parole di Shelton in merito alla sua capacità di giocare molto bene anche su terra battuta, e che mediamente i giovani tennisti statunitensi arrivati nei piani alti del ranking hanno un tennis più completo, moderno e soprattutto vario tra di loro.
    “Dopo molti anni, credo che nel 2023 e da qua in avanti potremo (tennis statunitense) fare bene anche in Europa in primavera sulla terra battuta. Prendiamo per esempio Ben: con quel servizio esplosivo, la sua forza nelle gambe e il suo movimento eccellente da fondo campo, Shelton potrebbe essere molto interessante sulla terra battuta”. afferma Gilbert.
    “Sono sicuro di una cosa, e non da oggi: i tennisti americani non sarebbero tornati ai vertici della disciplina finché non fossero diventati abbastanza bravi sulla terra battuta. Non è un discorso di vincere i tornei lì, ma per la qualità del gioco espresso. Troppi dei nostri ragazzi erano solo un servizio e un dritto. Da anni questo non basta più. Ora molti dei nostri ragazzi sono più atletici, quindi possono fare più cose. La cosa bella dei giocatori USA attuali è che giocano tutti in modo diverso. Non sono lo stesso tipo di giocatore, ed è interessante osservarli”.
    “Abbiamo avuto un lungo periodo in cui i nostri ragazzi hanno saltato quasi del tutto la stagione sulla terra battuta”, conclude Brad. “Diversi anni fa avevi forse uno o due ragazzi nei tabelloni dei maggiori tornei in Europa, erano exploit isolati. Credo che nessuno di loro si sentirà solo quest’anno, avrà altri connazionali in gara”.
    Un punto di vista interessante che conferma in pieno la nostra visione. Il tennis si è spostato sempre più verso atleti migliori, con poche debolezze importanti e capaci di rendere lungo tutto l’arco dell’anno. Per tornare ai vertici, anche il “gigante” USA ha dovuto rimboccarsi le maniche e studiare il lavoro fatto (bene) in Spagna, Italia, Francia, nelle migliori accademie e centri di allenamento di alto livello europei. Vedremo se in questa nuova generazione a stelle e strisce ci sarà finalmente un campione Slam, manca da venti anni (Andy Roddick – US Open 2003). Oltre a Fritz, è molto probabile che già alla fine di questa stagione altri tennisti statunitensi siano in top10 o a ridosso, e soprattutto protagonisti nei massimi appuntamenti.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Australian Open: Djokovic è “l’uomo solo al comando”

    Novak con la coppa degli AO21

    “Un uomo solo al comando; la sua maglia è biancoceleste, il suo nome è Fausto Coppi”. Con questa storica frase il giornalista Mario Ferretti aprì la sua radiocronaca della Cuneo-Pinerolo, terz’ultima tappa del Giro d’Italia del 1949. Un’affermazione diventata leggendaria, che rubiamo e trasformiamo in salsa tennistica in “Un tennista è nettamente favorito per gli Australian Open; la sua t-shirt è quella del coccodrillo, il suo nome è Novak Djokovic”. Inutile girarci intorno: nonostante “Nole” abbia accusato qualche fastidio alla gamba, è lui il grande, grandissimo favorito per il primo Slam del 2023. Tanti, troppi i motivi che lo issano a futuro campione del torneo a lui più caro. Punta alla decima coppa, mai nessuno si è spinto tanto in avanti nel primo Slam dell’anno. Il suo tennis, un mix superbo di difesa e attacco, a tratti meccanicamente perfetto, è ideale per le condizioni del sintetico australiano. Dal 2008, anno del suo primo successo Slam, proprio a Melbourne, le sue sconfitte si contano sulle dita di una mano: 2009 (ritiro vs. Roddick), 2010 (l. Tsonga, nel suo anno difficile per i tanti cambiamenti tecnici oltre all’attrezzo), 2014 (l. Wawrinka, stellare il torneo di Stan), 2017 (l. Istomin al secondo turno, ma era palesemente in difficoltà) e 2018 (l. Chung, netto in tre set). Poi solo vittorie, battendo soprattutto Andy Murray ma anche Nadal, Medvedev, Thiem, e per la strada anche Federer e tutti i più forti avversari.
    Quando Djokovic arriva in Australia in salute, praticamente non lo batti. Questa è una sentenza, un po’ come Nadal a Parigi. Djokovic quest’anno è ancor più un uomo in missione. Vuole vincere lo Slam n.22, per poi puntare in stagione al ventitreesimo (incredibile a pensarci solo un lustro fa…) Major in carriera. Vuole tornare a vincere soprattutto per riprendersi quel trono da cui è stato scalzato non in campo ma da altro. Riaffermare la propria forza, forte di un finale di stagione scorsa clamoroso, quasi immacolato. Da n.1. Con buona pace di Alcaraz, e nonostante le dichiarazioni di facciata, tutti sanno che il vero n.1 del tennis oggi è ancora lui, Novak Djokovic. “Nole” vuole riprendersi tutto, nel suo torneo, vittoria, coppa, n.1. Tutto. E tutto lascia pensare che nessuno lo fermerà. Tuttavia… nessuno o quasi ipotizzava che potesse perdere allo US21, quando arrivò ad un passo dalla storia con la S grande, quel Grande Slam stagionale scappatogli di mano per troppa tensione. Sta a Novak stavolta esser più tosto di tutto e di tutti. Il suo tabellone è discreto: Dimitrov al terzo turno (Grigor ha giocato spesso molto bene a Melbourne), quindi probabilmente Carreno Busta e nei quarti uno tra Rublev, Rune o Kyrgios. Nick a casa sua può essere minaccioso, forse più un Rune per ora così così. Ma ripeto ancora: dipende da Novak. Se gioca al suo top, lo vedremo dritto in finale tra due settimane. 
    Contro chi? La parte alta è assai interessante, e di non facile pronostico. Rafa Nadal per una volta non ha fatto mani-avantismo, dicendosi felice della sua forma anche se non ha ancora vinto un singolo match nel 2023. Per assurdo il match più tosto è quello d’esordio: Jack Draper è uno dei giovani più migliorati nel 2022, è mancino, ha servizio, sta bene in campo e lotta. Tira forte e non soffrirà la diagonale col diritto mancino di Rafa. Ovviamente Nadal è favorito, ma è un match da prendere subito con il massimo dell’attenzione. Se il maiorchino passa, poi l’ostacolo potrebbe essere Khachanov o più verosimilmente Medvedev nei quarti. Re-match della finale 2022. Ma Daniil ha tanto da dimostrare, perché da mesi soffre e ha sempre pagato in tutti i match duri, punto su punto, con tiebreak e fasi tirate. Ancora nella sua testa aleggiano maligni i fantasmi della finale 2022, che ha un po’ “regalato” proprio a Nadal rimettendolo in pista quando l’iberico era aggrappato al match con l’ultima unghia del mignolo, sospeso nel precipizio della sconfitta.
    È assai più complicato e di difficile pronostico l’altro quarto di finale della parte alta, con Tsitsipas, Auger-Aliassime, Sinner, Norrie, Coric e Cerundolo. Proprio il croato e il britannico potrebbero essere due sorprese e lottare seriamente per un posto in SF contro Nadal. Speriamo possa arrivarci Sinner (o Musetti) ma è certamente lo slot di tabellone più complicato e meno prevedibile. Spesso nel primo Slam dell’anno c’è una grande sorpresa almeno in semifinale, pertanto consigliamo di monitorare attentamente quest’area. Tsitsipas è avvertito…
    Possibili outsider? Non è mai facile puntare su qualche underdog, ancor più nel primo Slam in stagione, con i tennisti ancora da verificare per condizione. Sarebbe bello vedere Zverev in grande ripresa, dopo aver patito un terribile infortunio in campo contro Nadal a Parigi. Nella parte bassa attenzione anche a Fritz, che in United Cup ha confermato di esser ormai un tennista pronto al grande risultato anche negli Slam. Finora il californiano ha raggiunto i quarti solo a Wimbledon 2022; il suo obiettivo sarà cercare la semifinale, affrontando probabilmente Ruud o Matteo Berrettini.
    Degli italiani abbiamo già trattato in altro articolo. Qua solo ricordiamo che Berrettini difende la semifinale 2022, ha un discreto tabellone ma deve stare attento al “solito” ottimo Bautista Agut di inizio stagione, e poi a Ruud, che per ora ha convinto ben poco nei primi match ma in uno Slam, tre su cinque, la musica cambia. Casper ormai è tennista di grande livello, ha disputato due finali Slam nel 2022 e quindi sarà uno dei giocatori da seguire. La speranza è che magari sia proprio un italiano, il vincitore dell’auspicabile derby Sinner – Musetti, ad essere la sorpresa del torneo, e portarsi molto molto avanti. Un sogno, ma con occhi ben aperti, se i due nostri saranno al 100% fisicamente. Ahi, quanto pesa questo fisico così delicato sotto il tricolore…
    Buon Australian Open a tutti
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO