Di Giuliano Bindoni Una volta, neanche troppo in là con i tempi, si diceva che le bandiere nello sport non esistono più. Poi, di recente, abbiamo scoperto che quelle poche rimaste non si riusciva a tirarle giù, e dai e dai, qualcuna alla fine si è anche strappata. Inutile fare nomi, sappiamo tutti come certe situazioni, certi addi, siano stati forzati oltremodo macchiando indelebilmente, nei ricordi degli stessi campioni e dei loro tifosi, intere carriere proprio a pochi passi dall’ultimo traguardo. Perché, oggi forse più di ieri, si dice che contano solo i risultati. A noi, invece, piacerebbe pensare che almeno nello sport ci fosse sempre il giusto rispetto e riconoscenza nei confronti di chi sul campo ha sempre dato tanto e che, giunto alla sua ultima gara, partita, sfida, sarebbe anche giusto che per una volta invece di dare ricevesse in cambio qualcosa. Che sia esso un tributo dei tifosi, un ultimo saluto, un ultimo grazie. Lo stesso avrebbe dovuto valere anche per Ivan Zaytsev e per la sua lunga storia con la maglia azzurra. Una storia lunga 14 anni e oltre 250 partite, che nella serata di lunedì 1 agosto si è conclusa bruscamente con l’esclusione dalla lista per il Mondiale. Più di qualcuno, sui giornali in edicola oggi, ha sottolineato quanto sia stato poco rispettoso fargli fare più di mille chilometri in auto per raggiungere il ritiro di Cavalese solo per dirgli di rimettersi in viaggio e tornare a casa. Di sicuro l’intento del ct Ferdinando De Giorgi non è stato quello di umiliare Zaytsev, ma bensì quello di comunicargli e spiegargli la sua decisione di persona, guardandolo negli occhi. Se l’intenzione era la migliore, e non abbiamo alcun dubbio che lo fosse, gli effetti sono e saranno però i peggiori. E questo forse De Giorgi non l’aveva calcolato a dovere. Punto primo: se addio alla nazionale doveva essere, perché alla fine della fiera di questo si tratta, per uno come Zaytsev forse sarebbe stato più opportuno e rispettoso concordare insieme che la VNL sarebbe stata la sua ultima volta in maglia azzurra, permettendogli da una parte di godersi l’ultima passerella, ma anche di comunicarla nei modi e nei tempi che lui avrebbe ritenuti più opportuni. Bologna, poi, teatro delle Finals, sarebbe stata a tutti gli effetti la cornice ideale per il lungo e meritato abbraccio con i suoi tifosi. Un’occasione irripetibile e clamorosamente mancata. Punto secondo: oltre al danno, la beffa per De Giorgi ora sta nel fatto che invece di alleggerire i suoi “giovani azzurri” dalla presenza ingombrante di un totem come Zaytsev, questa decisione non farà altro che mettere su di loro, e anche sul CT stesso, una pressione che fatichiamo a immaginare, perché se al Mondiale le cose andranno male tutti sapranno contro chi puntare il dito e con quale motivazione. Dan Peterson, quando allenava, diceva sempre che se hai dei totem in squadra te li devi tenere stretti, perché se perderai con i totem i tifosi lo accetteranno più di buon grado, ma se perderai con i giovani ti massacreranno. E un piccolo, neanche tanto, antipasto lo si può leggere tanto in alcuni commenti sulla carta stampa, come quello del collega Pierfrancesco Catucci del Corriere della Sera che titola il suo pezzo Mille chilometri in auto per sentirsi dire “sei fuori”, quanto nei tanti commenti apparsi in queste ore sui social. “Allora perché convocarlo a Cavalese? Non capisco. Poteva non convocarlo del tutto, invece di convocarlo e poi mandarlo a casa. Mi dispiace per Ivan, è sempre stato molto attaccato alla maglia italiana”; “Secondo me Ivan ci sarebbe stato bene nel gruppo, in fondo un atleta con esperienza ci vuole sempre e lui poteva nei momenti di crisi dare una mano alla squadra, non so se è una scelta fatta bene”; “Mi dispiace molto! È stato un grande!”; “È un mito”; “Deve decidere lui, grande campione e persona splendida”; “Un peccato, scelta molto discutibile”; “Grazie per tutto quello che hai dato alla nazionale e ai tifosi” sono solo alcuni tra le centinaia di commenti postati sulla nostra pagina Facebook. Per onestà intellettuale riportiamo che ce ne sono anche tanti altri che condividono la scelta di De Giorgi, che salutano e “pensionano” (qualcuno anche malamente) Zaytsev e pensano già al nuovo corso. Ma si sà, il mondo è bello perché è vario. LEGGI TUTTO