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    Arina Fedorovtseva: “In Cina per mettermi alla prova e uscire dalla mia comfort zone”

    Nel vocabolario della lingua italiana, l’aggettivo “generazionale” significa “processo operativo riguardante una o più generazioni”. Non a caso, il termine segue concetti quali ricambio, divario, gap. Invece la nutrita schiera di appassionati di sport sui social network, come in gran parte delle sfere d’interesse, ha un contesto culturale tutto suo, difficile da comprendere per chi ne è totalmente estraneo. Un fenomeno chiaro soprattutto sulla piattaforma X, dove tante parole assumono un significato ben diverso da quello letterale. “Generazionale” è una di queste, erroneamente (secondo definizione) utilizzata per descrivere un giocatore o un atleta che accompagna o accompagnerà un’intera generazione. Per questo motivo è un aggettivo spesso accostato ai talenti più promettenti.

    In particolare, Arina Fedorovtseva ha fatto scuola. La ventenne schiacciatrice russa è il massimo esempio della fuoriclasse in divenire, anche se ormai è pura attualità: ha iniziato la carriera con l’etichetta di predestinata appiccicata addosso ma non ne ha accusato il peso, si è fatta notare alla Dinamo-Ak Bars Kazan, poi è cresciuta esponenzialmente con la maglia del Fenerbahce e ora punta a prendersi un ruolo da protagonista anche nella sua nuova avventura in Cina, come ha raccontato in questa intervista esclusiva ai microfoni di Volley News.

    Arina, per cominciare vorrei chiederti come hai trascorso questa pausa estiva.

    “Devo ammettere che è stato molto impegnativo mantenere una buona forma fisica senza partecipare ai tornei internazionali. Però so quanto sia importante. Quindi, ho approfittato della prima parte dell’estate per riposarmi un po’; poi ho iniziato ad allenarmi, prima solo in palestra e successivamente anche con la palla. In generale, posso dire che questa off-season è stata molto produttiva: ho fatto del mio meglio per prepararmi alla nuova stagione“.

    Hai seguito il torneo di pallavolo femminile alle Olimpiadi di Parigi? Pensi che la Russia avrebbe potuto ottenere un risultato importante se non fosse stata esclusa?

    “Sì, ho seguito il torneo olimpico e sono stata a Parigi per assistere dal vivo alle semifinali e alla finale.  È stata un’esperienza insolita guardare le partite dagli spalti anziché scendere in campo, ma posso dire che ho apprezzato l’atmosfera delle Olimpiadi. È stato davvero un peccato non poter partecipare! Non è facile dire quale risultato avrebbe potuto ottenere la nazionale russa, ma sono convinta che, se avessimo preso parte a tutti i tornei dell’ultimo ciclo olimpico, avremmo sicuramente lottato per salire sul podio e vincere delle medaglie“.

    Il prossimo passo della tua carriera sarà con lo Shanghai Bright Ubest in Cina. Come mai questa scelta?

    “La mia scelta è guidata dall’interesse e dalla curiosità. Ho sempre trovato affascinante l’idea di giocare nel campionato cinese. Per le giocatrici europee è tutto un po’ diverso, dalla cultura all’organizzazione della lega. E questo rende ancora più stimolante uscire dalla propria comfort zone e affrontare nuove sfide. Ho scelto lo Shanghai Bright Ubest perché è un club molto ambizioso, che punta a vincere il titolo. Inoltre, sono stata attratta dalla bellissima città di Shanghai“.

    Quali sono le tue aspettative per la nuova esperienza in Cina?

    “Sono abituata ad affrontare ogni stagione con aspettative molto alte, e questo nuovo capitolo in Cina non fa eccezione. Voglio mettermi alla prova in un contesto diverso e mostrare il massimo del mio potenziale“.

    Successivamente farai ritorno al Fenerbahce con cui hai firmato un contratto fino al 2027. Come descriveresti il tuo legame con questo club?

    “Il Fenerbahce è un club davvero speciale. Posso affermarlo con sicurezza, avendo giocato lì per tre stagioni. Talentuosa, ambiziosa e forte: è così che descriverei la nostra squadra. Sono estremamente felice di farne parte e di lavorare insieme alle mie compagne per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissate“.

    L’anno scorso hai dato un contributo fondamentale alle vittorie della Sultanlar Ligi e della Coppa di Turchia. In generale, come valuti la stagione 2023-2024 del Fenerbahce?

    “La stagione è stata molto positiva, con due trofei conquistati e numerose vittorie brillanti ed entusiasmanti. È stato un anno prezioso anche in termini di esperienza. Abbiamo affrontato alcune difficoltà, ma sono state proprio queste a renderci la squadra che abbiamo dimostrato di essere nel finale di stagione. Personalmente, posso dire che è stata un’annata speciale per me“.

    C’è qualcosa che avreste potuto fare meglio? Mi riferisco soprattutto alla semifinale di Champions League contro il Vero Volley Milano.

    “Certo! Eravamo molto tristi e deluse per come è finito il nostro percorso in Champions League l’anno scorso. Ed è per questo motivo che resta tra i nostri obiettivi principali“.

    Al Fenerbahce hai avuto l’opportunità di lavorare con due grandi allenatori: Zoran Terzic e Stefano Lavarini. Sono così diversi tra loro? Hai una preferenza?

    “Penso che siano ottimi allenatori, ma completamente diversi tra loro. Hanno punti di forza peculiari e ho potuto imparare molto da entrambi. Sono contenta di aver lavorato con loro. Tuttavia, non credo sia giusto metterli a confronto“.

    Sei stata la miglior battitrice nelle ultime tre stagioni in Turchia. Qual è il segreto del tuo servizio?

    “Mi piace servire e sono estremamente felice di aver trovato uno stile personale. Ci è voluto tanto impegno e allenamento per raggiungere un risultato del genere; quindi, sono particolarmente orgogliosa di eccellere in questo fondamentale“.

    Quali sono le cose più importanti che hai imparato giocando all’estero? In che modo l’esperienza in Turchia ti ha plasmato come persona e come giocatrice?

    “È stato un grande cambiamento! Probabilmente sarebbe necessario scrivere un intero libro per spiegare tutto nei minimi dettagli (ride, ndr). Tuttavia, per essere breve, ho avuto l’opportunità di vivere un’esperienza di pallavolo completamente diversa, sperimentando nuovi metodi di allenamento e lavorando a stretto contatto con allenatori e giocatrici di grande talento. Questa esperienza mi ha dato tutto ciò di cui una giovane atleta ha bisogno: l’opportunità di imparare e migliorarsi. Grazie al Fenerbahce, la mia crescita come giocatrice e come persona è stata notevolmente accelerata“.

    Sei sotto i riflettori fin da quando eri adolescente. Tuttavia, hai dimostrato una maturità fuori dal comune per la tua età. Sei sempre stata così o hai dovuto crescere in fretta perché eri al centro dell’attenzione?

    “Sono sempre stata così! Anche quando ero piccola, mi facevano notare che penso e ragiono dando l’impressione di essere più matura rispetto alla mia età. Posso dire che questa caratteristica mi è molto utile. È un aspetto del mio carattere che apprezzo particolarmente“.

    Dove ti vedi nel giro di qualche anno? Quali obiettivi hai fissato per la tua carriera?

    “Non mi piace guardare troppo avanti. Di solito fisso i miei obiettivi anno dopo anno. Inoltre, nel corso di una stagione, ne compaiono sempre di nuovi. In generale, vorrei sviluppare al massimo le mie qualità pallavolistiche e proseguire il percorso di crescita nel mio ruolo di schiacciatrice“.

    Invece, quali sono i tuoi sogni al di fuori della pallavolo?

    “Preferisco non rivelarli perché sono obiettivi piuttosto personali e non sono ancora pronta per condividerli. Tuttavia, posso affermare con sicurezza che desidero essere una persona felice, sia dentro che fuori dal campo di pallavolo“.

    Di Alessandro Garotta LEGGI TUTTO

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    Due chiacchiere sull’NCAA femminile appena cominciata con Emily Ehman, giornalista ed ex giocatrice

    Ci siamo, l’NCAA femminile è tornata. Dopo il trionfo delle Texas Longhorns nella finalissima della fall season 2023 contro le Nebraska Huskers, il campionato collegiale americano è pronto a entrare nel vivo con tutto il suo carico di giovani talenti, storie ed emozioni, promettendo di regalare grandissimo spettacolo. Un ecosistema unico nell’universo pallavolistico dove la passione incontra la tradizione dei vari atenei, dove la fede per una squadra e i suoi colori valgono più di qualsiasi altra cosa, dove non esistono compromessi e il tifo è un affare di famiglia. Lasciatevi dunque prendere per mano e fatevi guidare tra “sanguinose” rivalità, coloratissimi spalti, partite leggendarie e prospetti da tenere d’occhio.

    Per la preview della stagione che ha appena preso il via abbiamo intervistato Emily Ehman, ex giocatrice della Northwestern University, che attualmente lavora come giornalista per Big Ten Network, ESPN e Volleyball World.

    Emily, per cominciare proviamo ad analizzare i temi principali dell’imminente stagione NCAA.

    “Il primo grande tema riguarda le Texas Longhorns: riusciranno a vincere il titolo nazionale per la terza volta consecutiva? Negli ultimi due anni hanno vinto e dominato. Hanno confermato gran parte della loro formazione titolare, incluse entrambe le schiacciatrici, la palleggiatrice e il libero, e hanno aggiunto un’opposta che, secondo me, è tra le più forti in assoluto (Reagan Rutherford, ndr). Il punto interrogativo principale per questa squadra riguarda le centrali: sia Asjia O’Neal sia Bella Bergmark si sono laureate; quindi, al loro posto ci saranno giocatrici un po’ più giovani. Sicuramente, però, le Longhorns hanno tutte le carte in regola per vincere di nuovo. Poi parlerei delle Nebraska Huskers: ce la faranno a vendicare la sconfitta nella finale dello scorso anno? Hanno confermato tutto il sestetto titolare e hanno aggiunto al roster Taylor Landfair, una schiacciatrice molto forte proveniente da Minnesota. Il ko subito contro Texas è stato netto. Perciò, Nebraska inizierà la stagione con una grande voglia di rivalsa. Un altro tema interessante riguarda la riorganizzazione delle conference. I campioni in carica di Texas sono passati alla SEC (Southeastern Conference), Stanford è entrata a far parte dell’ACC (Atlantic Coast Conference), mentre la Big Ten può vantare quattro nuove squadre che in passato hanno vinto titoli nazionali. Dunque, come cambieranno gli equilibri di queste conference? Sicuramente questi spostamenti renderanno le suddette conference ancora più competitive, a scapito della Pac-12“.

    Quali sono le squadre favorite per approdare alla Final Four di Louisville? A tuo parere, chi vincerà il titolo?

    “Penso che Texas, Nebraska, Wisconsin e Louisville abbiano grandi possibilità di arrivare in fondo al torneo. Abbiamo già parlato delle prime due. Wisconsin ha confermato gran parte delle sue giocatrici, ma resta da capire quale sarà la loro formazione titolare. Hanno inserito una matricola interessante, Charlie Fuerbringer (figlia di uno degli assistenti della nazionale statunitense maschile), che avrà un ruolo fondamentale nel ‘5-1 system’ di questa squadra. Al centro ci saranno Carter Booth (alta 2,01 metri) e Anna Smrek (2,06 metri), mentre Sarah Franklin – miglior giocatrice del campionato nazionale ed MVP della Big Ten nel 2023 – tornerà per il suo quinto anno. Perciò, considero le Badgers tra le ‘contenders’. La quarta squadra ad approdare alla Final Four potrebbe essere Louisville. Riparte dalle titolari della scorsa stagione, con l’eccezione dell’opposta, potendo contare su due ottime bande, una palleggiatrice fenomenale e un libero eccezionale. Inoltre, la possibilità di giocare in casa le finali è senza dubbio un boost importante. Tra le favorite per arrivare in fondo al torneo nazionale potrei includere anche Pitt, Penn State e Florida, ma vediamo come si svilupperà la stagione. Per quanto riguarda la squadra che vincerà il titolo, sarei sorpresa se non fosse una tra Texas, Nebraska o Wisconsin. Se dovessi sceglierne una adesso, direi Nebraska. Tuttavia, voglio vedere cosa faranno Texas e Wisconsin con le loro nuove formazioni“.

    Invece quali sono le candidate per il ruolo di Cenerentola della stagione?

    “Per quanto riguarda le Cenerentole, penso che Creighton possa fare molto bene. Non si parla tanto di loro perché non fanno parte delle ‘power four conference’, ovvero Big Ten, ACC, SEC e Big 12. A mio parere, sono una buonissima squadra anche se il livello della Big East è inferiore a quello delle migliori conference. All’inizio dovranno vedersela con avversarie che non fanno parte della Big East, e questo sarà un banco di prova interessante per un gruppo che non è cambiato molto rispetto alla scorsa stagione. Tra le loro giocatrici mi piacciono tantissimo la schiacciatrice Norah Sis e la palleggiatrice Kendra Wait. In più, hanno aggiunto nuove pedine che renderanno questa squadra molto forte. Poi sono curiosa di vedere cosa faranno le Florida Gators. L’anno scorso, dopo aver dominato nelle prime settimane, hanno perso per infortunio la loro palleggiatrice, Alexis Stucky. Per questa stagione hanno confermato molte giocatrici. Vediamo come si comportano perché potrebbero anche arrivare in fondo al torneo“.

    Cinque giocatrici che dovremmo seguire con attenzione e di cui si parlerà molto in futuro.

    “Sicuramente la schiacciatrice di Texas, Madi Skinner (sorella di Avery, ndr), è una da tenere d’occhio. È stata eccezionale nel campionato nazionale e nella Final Four della scorsa stagione, tanto da contendersi il premio di Giocatrice dell’Anno con Sarah Franklin. Secondo me, potrebbe essere proprio Skinner a vincere il premio quest’anno. È in grado di dominare le partite. È reattiva e atletica. Ha lavorato con la nazionale maggiore degli Stati Uniti per tutta l’estate, venendo anche convocata per la Volleyball Nations League. Poi c’è Sarah Franklin, di cui abbiamo già parlato. Una parola: fenomenale. È l’MVP in carica del campionato nazionale e della Big Ten conference, capace di attaccare come nessun’altra in situazioni di gioco non semplici e di mettere la palla nei 3 metri. Sicuramente sarà lei la leader delle Wisconsin Badgers. Un’altra giocatrice interessante è Lexi Rodriguez, libero di Nebraska. È davvero impressionante, tanto che probabilmente passerà alla storia come uno dei migliori liberi di tutti i tempi a livello collegiale, se non addirittura il migliore in assoluto. Non ha rivali in ricezione e rende semplici anche le difese impossibili. Si trova sempre nel posto giusto, riuscendo a difendere tutto e muovendosi bene in campo. È una giocatrice che adoro. Olivia Babcock, invece, è l’opposta di Pitt e l’anno scorso è stata nominata ‘National Freshman of the Year’. È alta, con buone doti fisiche, in grado di prendere in mano le redini delle partite della sua squadra. Infine, c’è Kami Miner di Stanford. Ha vinto la Pac-12 e il premio di ‘Miglior Palleggiatrice’ di questa conference, ed è stata inserita più volte nelle squadre ideali del campionato. Secondo me, al momento è la migliore nel suo ruolo perché sa alzare il pallone in maniera impeccabile ed è eccezionale in difesa“.

    Quali sono stati i trasferimenti principali quest’anno?

    “Direi che quest’anno ci sono stati tre trasferimenti importanti. Il primo è Reagan Rutherford, che si trasferisce da Kentucky a Texas. Credo che sarà la novità che avrà il maggiore impatto. Nelle scorse stagioni è stata fenomenale e abbiamo visto che ha le capacità per diventare l’attaccante di riferimento della sua squadra. Il gioco delle Longhorns non dipenderà da lei tanto quanto quello di Kentucky; però, penso che avrà un impatto significativo perché darà maggiore equilibrio. Poi c’è Taylor Landfair, che per il suo quinto anno passa da Minnesota a Nebraska. Le Huskers avevano una giocatrice nel transfer portal, Ally Batenhorst, che è passata alla USC (University of Southern California). Quindi, ci si chiedeva chi avrebbe sostituito questa schiacciatrice. Penso che Landfair sia straordinaria. Nel 2020 è stata nominata ‘Giocatrice dell’Anno’ della Big Ten e, dopo un ottimo percorso al Minnesota, sarà una pedina molto importante per Nebraska. Infine, c’è Batenhorst, che abbiamo appena citato. A metà della scorsa stagione aveva sostituito Lindsay Krause a Nebraska, facendo molto bene fino alla finale nazionale. Perciò, sono convinta che sarà un elemento importante per una squadra come la USC che è passata a una conference complicata come la Big Ten“.

    Quali sono i match di regular season che dovremmo segnarci sul calendario?

    “Sono tante le partite da segnarsi sul calendario. Quello che rende questa stagione entusiasmante è l’elevato numero di scontri diretti tra le migliori dieci, cinque e addirittura tre squadre che fanno parte di conference diverse. Non capita spesso. Ecco una lista delle partite di regular season più interessanti:

    Stanford – Texas (15 settembre)Kentucky – Louisville (18 settembre)Nebraska – Louisville (22 settembre)Stanford – Louisville (29 settembre)Pitt – Stanford (20 ottobre)Wisconsin – Nebraska (1° novembre)Wisconsin – Nebraska (23 novembre)Pitt – Louisville (27 novembre)“.

    Come sarà influenzato il gioco dalla nuova regola sul fallo di “doppia”?

    “A mio parere, non avrà un grande impatto. Non era un fallo che veniva sanzionato molto spesso e, quando lo era, tutto era molto soggettivo. La regola è stata modificata appositamente per eliminare questa soggettività. È una cosa che si osserva a livello internazionale, dove gli arbitri sono più indulgenti verso le ‘doppie’. Toccare la palla due volte non aiuta la tua squadra se la palla rimane nel tuo campo. Pertanto, per me è una modifica regolamentare giusta. Inoltre, non dovrebbe nemmeno avere un grande impatto sul gioco. Alcuni coach potrebbero dire che influisce sulla tecnica del palleggio, ma comunque gli alzatori non saranno allenati in modo diverso“.

    La popolarità della pallavolo negli Stati Uniti sta crescendo rapidamente. In che modo il “college volleyball” ha influenzato questa tendenza?

    “La pallavolo a livello universitario ha avuto un’enorme influenza sulla crescita di questo sport negli USA, soprattutto tra i più giovani, che guardando la televisione possono trovare nuove fonti di ispirazione. Dieci anni fa non era possibile accendere la TV e trovare una partita di pallavolo universitaria. Quindi, se non eri uno studente delle scuole superiori o non giocavi in un club, c’erano poche possibilità di arrivare a pensare: ‘Voglio passare allo step successivo, prima al college e poi da professionista’. Direi che questo non è stato possibile fino agli ultimi tre anni. La crescita è stata notevole perché abbiamo registrato un aumento significativo del numero di spettatori e della copertura del volley NCAA. Ad esempio, nella scorsa stagione abbiamo avuto le partite più seguite di tutti i tempi, sia del campionato nazionale (tra Nebraska e Texas) sia della regular season (tra Wisconsin e Minnesota), entrambe con oltre 1,7 milioni di spettatori. Numeri davvero impressionanti. Inoltre, in termini di tifosi nelle arene, sembrava che ogni settimana venissero stabiliti nuovi record. Nell’agosto 2023, per una partita di pallavolo a Nebraska, è stato riempito uno stadio di football da 92.000 posti, stabilendo il record mondiale di presenze ad un evento sportivo femminile. È stata una cosa incredibile da vedere, e ciò è accaduto a livello universitario. Inoltre, per quanto riguarda la copertura mediatica, quest’anno il numero di partite trasmesse in TV sarà il più alto di sempre. Ovviamente questo comporta una maggiore visibilità. Ci sono molti giornalisti che hanno iniziato a seguire le squadre sui social media. Ci sono molti podcast, show e trasmissioni online che stanno facendo esplodere la popolarità della pallavolo negli USA, a tutti i livelli. E questo processo è partito proprio dai college“.

    Nella parte finale dell’intervista, raccontaci un po’ della tua esperienza da pallavolista.

    “Ho iniziato a praticare la pallavolo all’età di 9 anni: mi sono innamorata di questo sport giocando insieme alla mia cugina più grande nel cortile di casa. Da lì, sono entrata a far parte di un club e tra il 2016 e il 2020 ho avuto l’opportunità di militare nella squadra della Northwestern University, nel ruolo di libero, sotto la guida di Shane Davis (con cui sono ancora in contatto). A differenza di molte altre giocatrici universitarie, non avevo una borsa di studio. Ma la mia scelta di andare alla Northwestern era dettata dalla possibilità di ottenere una formazione eccellente e conseguire una laurea di prestigio in giornalismo. Fin da piccola, aspiravo a diventare una giornalista sportiva, quindi era fondamentale per me scegliere un’università che mi avrebbe permesso di realizzare questo sogno. La Northwestern era la soluzione ideale, poiché vanta una delle migliori scuole di giornalismo del paese. Nonostante che nei primi tre anni non abbia giocato molto, mi sono divertita tantissimo. Ho preso quella situazione come un’opportunità per allenarmi, migliorarmi nel mio ruolo e sostenere le mie compagne. Da questo punto di vista non avevamo rivali: il nostro tifo da bordocampo era ineguagliabile!“.

    Poi, come hai iniziato la tua carriera da giornalista sportiva?

    “Come ho detto prima, ho sempre desiderato diventare una giornalista, anche se all’inizio non sapevo che avrei seguito la pallavolo. Crescendo, avevo notato come le donne nelle trasmissioni sportive americane si occupavano principalmente di basket maschile e football. Quindi, la mia ispirazione era quella. Mi sono laureata nel marzo 2020, in un momento decisamente difficile per cercare di entrare nel mondo dello sport. Dunque, ho avviato una trasmissione online incentrata sulla pallavolo, in cui intervistavo giocatrici, allenatori e chiunque fosse coinvolto nella Big Ten. Lo show è cresciuto sempre di più e dopo circa un anno Big Ten Network ha iniziato a chiamarmi per commentare le partite di pallavolo come ‘match analyst’. Nel frattempo, sono diventata l’analista principale della rete e adesso sto per iniziare la mia quarta stagione con loro. Inoltre, sono stata anche chiamata da ESPN per commentare le partite di Sweet 16 ed Elite Eight, le semifinali regionali e le finali della scorsa stagione. Infine, durante l’estate, seguo le sfide internazionali per Volleyball World e da questo punto di vista potrebbero esserci presto delle novità. Sono davvero felice della direzione che ha preso la mia carriera lavorativa“.

    In cosa consiste il tuo ruolo di giornalista e analista sportiva?

    “La mia attività si sviluppa in diversi ambiti. Prima di tutto, lavoro come ‘volleyball analyst’ e commento le partite per ESPN, Fox e Volleyball World. Inoltre, ricopro il ruolo di ‘digital host’ presso Big Ten Network. Questo comporta la creazione e la condivisione di contenuti digitali, come le classifiche dei migliori giocatori della settimana, le anteprime delle partite più interessanti da seguire e l’elenco di coloro da tenere d’occhio durante la stagione. Inoltre, mi capita anche di raccontare eventi relativi ad altri sport, come basket, wrestling, lacrosse, softball e baseball“.

    Qual è la parte che ti piace di più del tuo lavoro?

    “La parte del mio lavoro che preferisco è raccontare le storie delle persone legate alla disciplina sportiva che seguo, sia che si tratti di atleti che di allenatori. Considerando che la pallavolo non ha mai ricevuto una grande copertura mediatica, per me è davvero una missione dare risalto a questo sport e alle sue storie. Inoltre, la pallavolo ha un significato molto importante per me. L’ho iniziata a praticare quando ero piccola e mi ha portato a trascorrere innumerevoli ore in palestra. È praticamente la mia vita. Quindi, è davvero speciale essere testimone del processo di crescita che questo sport ha avuto nel corso degli anni, soprattutto in termini di seguito e copertura mediatica“.

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    Leana Grozer sulle orme di papà Georg: “Sono molto ambiziosa”

    Il poeta Arthur Rimbaud sosteneva che “a diciassette anni non si può esser seri”. Se questo è vero per quasi tutte le persone, di certo non può essere vero per gli atleti e in particolare per i pallavolisti, che a 17 anni sono già costretti a pensare molto seriamente alla propria carriera. Scrivere di questa sorta di dissociazione mantenendo il giusto equilibrio, tra la gravità delle prestazioni sportive e la leggerezza che andrebbe riservata a quest’età, la stessa che Italo Calvino definisce “assenza di peso”, non è facile. 

    Nel volley femminile una che sta vivendo sul filo di questo equilibrio è Leana Grozer, figlia del grande Georg e astro nascente della Germania. Un nome che ha iniziato a circolare quando nel 2022 è stata la top scorer al Campionato Europeo U17. A distanza di due anni – dopo il trasferimento all’SSC Palmberg Schwerin e l’esordio con la nazionale maggiore – il treno dell’hype si è trasformato in uno space shuttle che a breve potrebbe detonare verso la stratosfera. Proprio per questo motivo, abbiamo deciso di farvi conoscere meglio questa talentuosa schiacciatrice classe 2007.

    foto Instagram @leanagrozer

    Il nome della famiglia Grozer è legato alla pallavolo da ormai tre generazioni. Ma com’è nata la tua passione per questo sport? È stato qualcosa di naturale?

    “La mia passione deriva dal fatto che sono cresciuta con il pallone in mano. Quando ero piccola, passavo molto tempo in palestra e iniziare a giocare a pallavolo è stato qualcosa di naturale. Inoltre, ho avuto l’opportunità di seguire il percorso di mio padre. Quindi, la mia famiglia ha sicuramente contribuito a tracciare il mio cammino“.

    Com’è stato il tuo percorso finora? Hai cambiato molte squadre?

    “La mia carriera è cominciata dal Moerser. Poi mi sono trasferita a Gladbeck. E prima di arrivare allo Schwerin, ho giocato al centro federale di Stoccarda, dove ho avuto modo di crescere tanto“.

    Cosa ti ha spinto a scegliere l’SSC Palmberg Schwerin l’anno scorso?

    “Ho scelto lo Schwerin perché fin dall’inizio mi ha fatto un’ottima impressione. Ho capito subito che l’ambiente non era troppo formale e il club avrebbe prestato la giusta attenzione alla mia crescita. Inoltre, erano molto buoni anche il collegio, la scuola e la vita al di fuori di essa. Alla fine, sono davvero felice di essere andata a Schwerin. Mi trovo molto bene lì“.

    Come valuti la tua prima stagione allo Schwerin? Quali sono stati i momenti salienti?

    “A livello di squadra, non è stata una stagione semplice a causa di numerose assenze per infortunio. Tuttavia, dal punto di vista personale, è stata un’esperienza molto positiva. Sono felice di aver fatto parte di quel gruppo. Ho conosciuto persone fantastiche e ho apprezzato ogni momento che ho passato insieme a loro. Mi hanno dato tanto e sostenuto in ogni momento. Dunque, mi sono trovata bene e ho imparato molte cose. Penso che gli highlights di questa stagione siano stati il secondo posto in campionato e il premio di MVP che ho vinto contro l’Aachen“.

    foto Instagram @leanagrozer

    Quali sono le tue aspettative per la stagione 2024-2025? E i vostri obiettivi?

    “Ovviamente mi aspetto una stagione molto positiva, in cui mettiamo in campo un alto livello di pallavolo, giochiamo per vincere titoli o comunque lottiamo per raggiungere risultati importanti. Credo che ogni membro della squadra abbia l’obiettivo di dare il massimo. Personalmente, spero di poter lavorare sui miei punti deboli, sui fondamentali e su tutto ciò che riguarda la mia prestazione. Che si tratti di forza o di tecnica, desidero continuare a migliorare in ogni aspetto e magari, se riuscirò a fare ulteriori progressi, accumulare qualche presenza in più. Comunque, devo dire che ho già giocato tanto nel corso della mia prima stagione, e questo mi ha aiutato molto ad integrarmi nella squadra“.

    Che tipo di schiacciatrice sei? Chi sono i tuoi modelli di riferimento nella pallavolo?

    “Mi descriverei come una persona molto positiva ed emotiva, e una schiacciatrice che cerca sempre di trasmettere energia alla squadra e di dare il suo contributo in ogni situazione. Nonostante la mia giovane età, sono forte mentalmente e questo mi porta a non aver paura di rischiare il colpo in attacco. Il giocatore che ammiro di più è mio padre. Non solo in campo, ma soprattutto fuori dal campo, è lui il mio principale punto di riferimento. Per quanto riguarda la pallavolo femminile, se devo indicare una giocatrice molto brava che mi piace guardare, direi Gabi. Penso che si possa imparare tanto da lei, come persona e come pallavolista“.

    Durante l’ultima stagione hai imparato qualcosa che è stato particolarmente utile per la tua crescita?

    “Mi porto dietro molti insegnamenti dalla scorsa stagione. Ho imparato a gestire meglio la pressione e a giocare in un palazzetto pieno. Infatti, non mi era mai capitato di esibirmi davanti a così tante persone prima di quest’anno. Ho imparato piccoli trucchi per migliorare la mia tecnica e ho portato i miei fondamentali a un livello superiore. Inoltre, sono cresciuta in termini di forza, anche se so di dover migliorare ancora tanto da questo punto di vista“.

    Cosa pensi quando vieni indicata come un astro nascente o una nuova speranza per la pallavolo tedesca? Ti motiva ancora di più?

    “Ovviamente è qualcosa che mi fa piacere e che motiverebbe chiunque. Però, ad essere sincera, le motivazioni sono già dentro di me. Credo che sia molto più importante il mio desiderio di diventare una giocatrice di grande successo e un modello per gli altri. Voglio aiutare la mia nazionale rimanendo fedele a me stessa. Quindi, questo tipo di considerazione mi motiva; tuttavia, se anche nessuno mi dicesse cose del genere, mi spronerei da sola perché sono una persona molto ambiziosa: quando mi prefiggo qualcosa, cerco di lavorare sodo per ottenerlo“.

    foto Instagram @leanagrozer

    È un’estate ricca di impegni con la nazionale tedesca per te. Ora c’è il Campionato Europeo U18.

    “Per me è molto emozionante partecipare a questo Campionato Europeo. Le nostre aspettative sono importanti, anche se non eccessivamente alte perché non vogliamo metterci troppa pressione addosso. Gli ultimi Europei non sono andati molto bene. Tuttavia, il nostro obiettivo è di raggiungere le semifinali. Penso che siamo una squadra molto forte e, se riusciamo a giocare la nostra pallavolo, possiamo raccogliere grandi risultati“.

    Invece quali emozioni hai provato quando hai messo a referto i tuoi primi punti per la nazionale maggiore contro la Cina nella VNL 2024?

    “Ho provato un mix di emozioni quando ho segnato il primo punto e in generale sono stata in campo. Ovviamente per me era importante mettere a referto almeno un punto, perché l’anno scorso, quando avevo esordito, non ne avevo fatto nemmeno uno. Comunque mi sono goduta ogni momento e ho pensato semplicemente a giocare. Poi non capita tutti i giorni di segnare qualche punto contro la Cina. Perciò, sono felice di aver giocato ed essermi messa un po’ in evidenza“.

    Quali sono i tuoi sogni per il futuro?

    “Sono tanti i miei obiettivi e sogni per il futuro. Sicuramente mi piacerebbe partecipare alle Olimpiadi, raggiungere i massimi livelli nella pallavolo e diventare una delle migliori giocatrici. Inoltre, vorrei continuare a crescere come persona e diventare un esempio da seguire dentro e fuori dal campo, cercando di rimanere sempre fedele a me stessa“.

    Un’ultima curiosità. Com’è Leana fuori dal campo? Cosa ti piace fare quando non sei impegnata in palestra?

    “In realtà, gran parte delle mie giornate ruotano intorno alla pallavolo. Tuttavia, quando non sono impegnata in palestra, mi piace passare del tempo al telefono con i miei amici, fare qualche attività insieme a loro, ascoltare musica o semplicemente dormire. Devo ammettere che per me il riposo è estremamente importante perché mi aiuta a recuperare le energie. Ovviamente cerco di dedicare del tempo anche alla mia famiglia, anche se non sempre ho la forza per farlo“.

    Intervista di Alessandro Garotta LEGGI TUTTO

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    La sliding door di Alice Farina: dal nuoto agonistico alla pallavolo (in Serie A1)

    A tutti noi sarà capitato almeno una volta di chiederci, cosa sarebbe successo se avessimo preso quel treno invece di quello successivo? Se avessimo preso quella strada invece di un’altra? Sarebbe avvenuto qualcosa di fondamentale per la nostra vita? Le cose che ci sono accadute sarebbero comunque successe prima o poi, in quanto scritte nel nostro destino?

    Certi interrogativi ci fanno immediatamente pensare a “Sliding Doors”, il noto film con Gwyneth Paltrow che esplora l’eterno interrogativo dei “se” e dei “ma”, sui piccoli particolari che possono cambiare l’esistenza di una persona. Una protagonista perfetta di questa storia sarebbe sicuramente Alice Farina, che, dopo aver praticato nuoto agonistico fino all’età di 16 anni, ha casualmente provato la pallavolo e non l’ha più abbandonata, raggiungendo in pochi anni i massimi livelli.

    Proviamo quindi a conoscere meglio la storia della nuova centrale del Volley Bergamo 1991 in questa intervista esclusiva.

    foto Instagram @alice_farina10

    Alice, partiamo da una domanda semplice. Quando ha scoperto la sua passione per la pallavolo?

    “Ho scoperto la mia passione per la pallavolo un po’ per caso a 16 anni. Infatti, fino a quel momento avevo sempre praticato nuoto. Tuttavia, durante una pausa dall’attività agonistica, decisi di iniziare la preparazione atletica insieme alle mie cugine che giocavano a pallavolo. Da lì, mi sono appassionata a questo sport e non l’ho mai abbandonato“.

    Come ha iniziato a giocare da centrale? E cosa le piace di più del suo ruolo?

    “Avendo iniziato a giocare più tardi rispetto alle altre ragazze ed essendo molto alta, mi è stato assegnato sin da subito il ruolo di centrale. Questo mi ha dato la possibilità di imparare gradualmente la tecnica di palleggio, difesa e ricezione. Mi piace molto il ruolo di centrale perché mi permette di esprimere la mia esplosività e la mia potenza, oltre a darmi grande soddisfazione quando riesco a fare tanti punti a muro“.

    Ha un modello a cui si ispira o un idolo da cui cerca di rubare qualche segreto?

    “Nell’ambito della pallavolo, non mi ispiro a nessuna giocatrice in particolare. Sin da quando ero piccola, il mio idolo sportivo è Federica Pellegrini: sono sempre stata ispirata dalla sua determinazione e dalla sua tenacia“.

    Foto LPM Pallavolo Mondovì

    Parella Torino, Anthea Vicenza, LPM BAM Mondovì: quanto è cresciuta come giocatrice nel corso di queste esperienze?

    “L’esperienza a Parella è stata molto formativa. Infatti, arrivavo da una squadra di Serie C, ed era la prima volta che andavo a vivere fuori casa e potevo misurarmi con la B1. Alla fine, posso dire di aver trovato una seconda famiglia, che mi ha trattato benissimo per tre anni. Successivamente, sono passata all’Anthea Vicenza. Nonostante una stagione complicata, ho avuto l’opportunità di assaggiare la Serie A2 e di capire come funzionasse questa categoria. Infine, sono andata a Mondovì. Qui ho vissuto l’annata migliore da quando ho iniziato a giocare: è stato un exploit inaspettato“.

    Se dovesse individuare analogie e differenze tra B1 e A2, quali sarebbero?

    “Un’analogia è legata al fatto che in queste categorie le giocatrici spesso arrivano da fuori. Dunque, si inizia a vivere la pallavolo in modo diverso, ad assaporare il ‘professionismo’ e a capire che potrebbe essere qualcosa di più di una semplice passione. In altre parole, diventa una priorità. La differenza principale, invece, riguarda il livello tecnico. C’è un divario tra le due categorie, per cui nel passaggio da B1 ad A2 bisogna alzare l’asticella“.

    Come valuta la sua ultima stagione a Mondovì? Secondo lei, l’LPM avrebbe potuto fare di più?

    “La mia stagione a Mondovì è stata molto positiva. Pur partendo come terza centrale, sono riuscita a mettermi in evidenza fino ad essere considerata una delle sorprese del campionato. Forse nemmeno io pensavo di poter giocare a quel livello. Sono un po’ dispiaciuta per il risultato finale della squadra perché, considerando le giocatrici singolarmente, eravamo molto forti. Secondo me, avremmo potuto almeno raggiungere i Playoff. Purtroppo, quest’obiettivo ci è sfuggito a causa di una serie di meccanismi che non hanno funzionato“.

    foto LVF

    Quest’anno farà il suo esordio in Serie A1 con il Volley Bergamo 1991. È arrivato il momento del grande salto? Cosa possiamo aspettarci da lei?

    “Sì, quest’anno ho avuto l’opportunità di fare questo salto. Sinceramente, non me l’aspettavo perché ho alle spalle pochi campionati di A2 e, in generale, non sono nel mondo della pallavolo da moltissimo tempo. Però, sono contenta della scelta che ho fatto e di essere salita su questo treno. Non so ancora bene cosa aspettarmi da me stessa perché non mi sono mai confrontata con l’A1. Però, a prescindere da ciò che succederà, lavorerò sodo e cercherò di dare il mio contributo ogni volta che verrò chiamata in causa“.

    Cosa cercava prima di accettare l’offerta di Bergamo e cosa, dunque, crede di aver trovato sotto un aspetto pallavolistico e umano?

    “Cercavo un club che potesse aiutarmi a confermare il mio livello attuale o a passare al livello successivo. E, alla fine, ho deciso di fare questo passo in più. Spero di potermi integrare bene nella squadra, offrire il mio contributo ed essere una buona compagna“.

    Cosa ne pensa della squadra che si sta formando? Quali sono i vostri obiettivi per la nuova stagione?

    “Penso che sia una squadra giovane e per certi versi inesperta. Questa cosa potrebbe rappresentare un rischio considerando che la Serie A1 è un campionato di alto livello, che non tollera errori. Tuttavia, sono convinta che ci siano ampi margini di crescita in ogni ruolo. Spero quindi che la nostra squadra possa sorprendere positivamente. L’obiettivo principale è sicuramente la salvezza; poi tutto quello che raccoglieremo in più sarà grasso che cola“.

    foto Volley Bergamo

    Quali sono i suoi sogni nel cassetto per il futuro?

    “I miei obiettivi e sogni per il futuro sono restare il più a lungo possibile in Serie A1, trasformare la mia passione per la pallavolo in un lavoro e continuare a giocare finché il mio fisico me lo permetterà. Inoltre, vorrei sperimentare fino in fondo l’A1 e capire se posso competere a questi livelli. Senza dubbio, mentalità e spirito non mi mancano“.

    In chiusura dell’intervista, ci racconta com’è Alice Farina fuori dal campo? Quali sono le sue passioni?

    “Sono una persona molto socievole, estroversa e attiva, con mille interessi e passioni. Ad esempio, mi piace leggere e passare del tempo con il mio cucciolo di bulldog francese. Inoltre, sto per laurearmi in osteopatia e il mio obiettivo a lungo termine è proprio quello di diventare una brava osteopata“.

    Di Alessandro Garotta LEGGI TUTTO

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    La rinascita di Ofelia Malinov: “A Chieri sono tornata ai miei livelli”

    Ritrovarsi. Cos’è che può davvero aiutare in questo percorso così difficile? La fiducia. Oh sì, la fiducia è proprio un buon compagno di viaggio. Già perché spesso, durante un percorso, quando le cose vanno più o meno bene, non si è mai inclini ad analizzare che cosa faccia realmente la differenza. L’arte del pensare, quasi sempre, si fa viva solo nei momenti difficili. Quando tutto viene messo in pausa e il futuro diventa una strada costernata di incertezze. Quindi sì, la fiducia è davvero il modo migliore per ritrovarsi. Perché è l’unico mezzo per guardarsi allo specchio e convincersi che da qualche parte, nel mondo, ci sarà sempre qualcuno pronto a fare affidamento su di noi e sulle nostre capacità.

    Lo sa bene Ofelia Malinov, che nell’ultima stagione a Chieri si è messa definitivamente alle spalle il momento più buio della sua carriera tornando a brillare e a guardare il futuro con fiducia e ottimismo. Un futuro tutto da scrivere che la vedrà protagonista con la maglia dello Zeren Spor Kulubu in Turchia, come ha raccontato in questa intervista esclusiva ai nostri microfoni.

    foto Instagram @ofeliamalinov

    “Vi lascio un pezzo del mio cuore e spero di aver trasmesso a tutti voi la voglia di non arrendersi mai e continuare a inseguire i propri sogni“. È difficile restare indifferenti dinanzi alle parole piene di affetto che hai rivolto a Chieri nel tuo saluto su Instagram. Cosa ha rappresentato questa piazza per te?

    “Chieri è stata molto importante per me. Prima di tutto, perché in un momento difficile si è fatta avanti e ha mostrato interesse nei miei confronti. E poi perché mi ha dato fiducia incondizionata: è stata la dimostrazione che c’erano ancora molte persone che credevano in me come giocatrice“.

    Quest’anno sei tornata a brillare e hai dimostrato di stare in campo con una consapevolezza da giocatrice matura. Qual è il segreto della tua rinascita?

    “Credo che non ci sia alcun segreto, se non la voglia di lavorare e di continuare a migliorarsi, la pazienza e la capacità di aspettare il momento giusto. Inoltre, è stato estremamente importante il fatto di aver trovato un ambiente in cui si lavora per far rendere al massimo le giocatrici“.

    foto Instagram @ofeliamalinov

    “Forse un giorno ci farà bene ricordare anche questo“, si legge nell’Eneide. Oggi come vedi la parentesi complicata che hai vissuto dopo il Mondiale 2022? Quanto ti ha fatto crescere?

    “Sono convinta che i momenti di difficoltà, una volta superati, lascino sempre qualcosa. Ovviamente, nessuno vorrebbe mai doverli affrontare, ma alla fine ci rafforzano. In particolare, a me hanno alimentato ancor di più la voglia di giocare e di diventare più forte. Guardando indietro, penso che tutto quello che ho vissuto mi abbia fatto maturare come giocatrice e, soprattutto, mi abbia permesso di sviluppare una maggiore consapevolezza di me stessa“.

    Cosa ti porterai dietro a livello personale e sportivo dall’esperienza con la Reale Mutua Fenera Chieri? C’è qualche ricordo in particolare?

    “Porterò con me tantissime cose, dal grande lavoro tecnico e tattico che abbiamo svolto durante la stagione, all’affetto immenso che ho ricevuto da tutti. Un ricordo che rimarrà per sempre nel mio cuore è la vittoria della Cev Cup: percepire la gioia, la felicità e l’orgoglio di tutte le persone che ci sono state vicine e ci hanno sostenuto è stato bellissimo“.

    foto Fipav

    Alla luce del tuo rendimento nell’ultima stagione ti aspettavi scelte diverse dal CT Velasco? Come hai vissuto l’esclusione dalla nazionale?

    “Penso di aver disputato una buona stagione e di aver dimostrato di essere tornata ai miei livelli. Mi aspettavo di ricevere una chiamata dalla nazionale? Onestamente, la mia risposta è sì. Infatti, ho provato tanto dispiacere alla notizia dell’esclusione, soprattutto perché non ho avuto nemmeno la possibilità di giocarmi le mie carte“.

    Alla presentazione della stagione azzurra, Velasco ha dichiarato: “Nelle squadre ci sono dei ruoli: è meglio avere come riserva la seconda migliore dopo la titolare o una giocatrice che è più contenta di fare la riserva?“. Avresti accettato anche il ruolo di riserva pur di tornare in nazionale?

    “Molto sinceramente, penso che in nazionale debbano andare le migliori. Altrimenti, il concetto stesso di nazionale perde significato. Senza contare che potrebbe sempre esserci bisogno di tutte le giocatrici. Comunque, avrei accettato volentieri anche il ruolo di riserva, come è già successo in passato. Peccato che, purtroppo, nessuno mi abbia mai posto questa domanda“.

    Foto CEV

    Uno dei tuoi obiettivi per il futuro immagino sia riconquistare la maglia azzurra. Quanto sarebbe stimolante per te? E soprattutto cosa pensi di dover fare per riuscirci?

    “Tornare in nazionale sarebbe sicuramente una bella soddisfazione. Sono convinta di poter ancora dare un contributo importante all’Italia per raggiungere grandi traguardi. Pertanto, continuerò a lavorare serenamente, come ho fatto in tutta la mia carriera, con l’obiettivo di migliorarmi sempre di più. Poi, non sarà mai una convocazione o una mancata chiamata in nazionale a definire il tipo di giocatrice che sono e che desidero essere“.

    Stai seguendo il percorso di avvicinamento alle Olimpiadi di Parigi dell’Italia? Secondo te, dove può arrivare la nostra nazionale?

    “Sì, sto seguendo il percorso della nazionale. Credo che, come ogni anno, sia una squadra fortissima, con tutte le carte in regola per arrivare fino in fondo“.

    foto Instagram @zerensk

    All’orizzonte per te c’è un’esperienza del tutto nuova lontano dall’Italia. Raccontaci un po’ le tue sensazioni e cosa ti ha convinto del progetto dello Zeren Spor Kulubu.

    “Sono molto felice e carica! Non vedo l’ora di vivere quest’esperienza all’estero, conoscere il campionato turco e confrontarmi con nuove giocatrici. Le cose che mi piacciono di più di questa società sono l’ambizione e la determinazione nel puntare a grandi obiettivi. È una mentalità con cui mi identifico; quindi, vorrei dare il mio contributo per raggiungere tali traguardi“.

    Quali sono i tuoi obiettivi per la stagione 2024-2025? E quelli del tuo club?

    “L’obiettivo del club è quello di affermarsi e arrivare il più in alto possibile. Dal punto di vista personale, invece, cercherò di arricchire il mio bagaglio di esperienza“.

    Cosa ti mancherà di più dell’Italia? E della nostra Serie A1?

    “Mi mancheranno tantissime cose dell’Italia… In primo luogo, la nostra cucina. Riguardo al campionato italiano, penso che mi mancherà girare per i palazzetti e incontrare ovunque molti amici, tifosi ed ex compagne“.

    foto LVF

    Qualche anno fa, dopo aver cantato a Modena davanti a 230mila persone, a chi gli chiedeva “sei felice” Vasco Rossi rispondeva: “La felicità è una cosa per i mistici. Io sono soddisfatto“. E tu? In questo momento della tua vita e del tuo percorso sportivo, sei felice?

    “Sì, sono felice, serena e soddisfatta di tutto ciò che ho fatto e vissuto finora, ma sono anche pronta ad affrontare le sfide che mi attendono nei prossimi anni, sia dentro che fuori dal campo. I percorsi sportivi, così come la vita stessa, non seguono sempre la direzione che ci aspettiamo o desideriamo. Tuttavia, anche se possono sembrare difficili o prendere una piega inaspettata, ciò non significa che non siano formativi o che non ci aiutino a crescere. Anzi, spesso ci permettono di acquisire una consapevolezza e una determinazione che non avremmo mai avuto se tutto fosse sempre andato liscio o secondo le nostre aspettative“.

    Intervista di Alessandro Garotta LEGGI TUTTO

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    Alla scoperta di Olivia Babcock, l’opposta classe 2005 futura stella del Team USA

    Per chi ama andare a scoprire i talenti del futuro Team USA ancor prima che questi trovino la loro consacrazione a livello professionistico il nome di Olivia Babcock probabilmente non è una novità. Pur trattandosi di una classe 2005 è da tempo che circolano voci sulle sue qualità, ma mai come nella sua esperienza al college l’opposta californiana sta giustificando queste attese. All’esordio in NCAA con le Pittsburgh Panthers si è presa decisamente la scena, al punto da vincere il premio di “AVCA National Freshman of the Year” ed essere inserita nel “First Team All-America”, la squadra ideale del campionato.

    Dunque, sembra che gli ingredienti per plasmare una nuova stella della pallavolo americana ci siano tutti. Se poi sarà anche vincente sarà solamente il resto della sua carriera a dircelo, ma il percorso che sta portando Babcock a imporsi come una delle giocatrici più interessanti a livello collegiale non potrebbe essere scritto meglio.

    foto Pitt Athletics

    Olivia, presentati ai lettori di Volley News raccontando qualcosa su di te e sulla tua storia.

    “Sono Olivia, una ‘student-athlete’ che tra poco inizierà il suo secondo anno all’Università di Pittsburgh. Sono cresciuta a Los Angeles, in California, e pratico sport fin da quando ero piccola. Mio padre, grande appassionato di sport, ha sempre incoraggiato me e mia sorella a provare un sacco di discipline. Tuttavia, ho deciso di focalizzarmi sulla pallavolo soltanto durante il secondo anno di high school, in un periodo condizionato dalla pandemia. All’inizio molte persone dubitavano delle mie capacità perché fino ad allora non avevo mai fatto parte di un club. Infatti, a causa delle chiusure, sembrava che unirsi a un club fosse l’unico modo per poter giocare a pallavolo. Alla fine, però, sono riuscita a convincere mio padre e dopo un anno ricco di successi ho capito quanto amassi questo sport. Da lì è incominciato il percorso che mi ha permesso di arrivare a Pitt“.

    Nello specifico, che cosa ti ha fatto appassionare alla pallavolo?

    “La mia passione per la pallavolo è senza dubbio radicata nell’ambiente e nella competitività che la caratterizzano. Apprezzo particolarmente il fatto che nel mondo del volley tutti hanno grande rispetto nei confronti di questo sport e di chi li circonda, poiché sanno da dove arriva la loro competitività e quanto è importante la loro passione. Pertanto, ritengo che sia estremamente bello far parte di un ambiente così inclusivo e amichevole, dove tutti condividono la stessa passione“.

    Com’è stato il percorso che ti ha portato alla Pittsburgh University? E come mai hai scelto proprio questo ateneo?

    “La mia carriera è cominciata relativamente tardi. Certo, da bambina ho giocato tanto a pallavolo, prendendo parte a tornei amatoriali, e talvolta a beach volley sulle spiagge del sud della California. Però, come accennavo in precedenza, ho iniziato a giocare seriamente solo durante il secondo anno di liceo, quando è arrivato il Covid. Inizialmente militavo nella squadra liceale. Poi, quando in tanti hanno riconosciuto il mio potenziale e la mia passione per questo sport, mi è stato consigliato di unirmi a un club per poter continuare a giocare. Nonostante qualche esitazione, alla fine sono riuscita a convincere mio padre e così sono entrata a far parte di una squadra di club. Il primo anno è stato molto positivo e così ho ricevuto una proposta dall’Università di Pittsburgh. Nelle stagioni successive ho cambiato diversi club e ho trovato come compagna Torrey Stafford, con cui ho condiviso praticamente tutte le mie esperienze pallavolistiche”.

    “La ragione per cui ho scelto Pitt è principalmente legata alla sua atmosfera e ai suoi valori. Molti affermano di dare priorità alla persona piuttosto che alla giocatrice, ma pochi lo dimostrano effettivamente come succede a Pitt. In passato, mi è capitato di far parte di squadre che mostravano rispetto e si prendevano cura di te solo in base alle tue abilità. Ma questo non è mai successo a Pitt“.

    Chi ti ha aiutato a comprendere quale fosse il tuo potenziale?

    “La prima persona che mi viene in mente è senza dubbio mio padre. Ha sempre creduto in me e ripetuto che mi avrebbe sostenuto in tutto ciò che avessi voluto fare. Il suo sostegno è stato particolarmente evidente quando ho iniziato a giocare: mi rassicurava dicendomi che avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutarmi a raggiungere i miei obiettivi. Anche adesso, mi chiama spesso per ricordarmi che non farà mai mancare il suo sostegno incondizionato. Quindi, è il mio più grande tifoso, mi aiuta a esprimere tutto il mio potenziale e non ha mai dubitato di me. Nel mio percorso è stato importante anche un allenatore che mi ha seguito durante il periodo delle scuole medie, quando partecipavo a un campionato amatoriale: intravedeva un grande potenziale in me e mi incoraggiava a giocare a pallavolo. A posteriori, posso dire che quasi mi rammarica il fatto di non aver iniziato a percorrere con decisione questa strada già da quel momento. Tuttavia, sono ancora in contatto con questo allenatore, che continua a credere nelle mie capacità e non smette di ricordarmi quanto potenziale inespresso vede in me“.

    foto Pitt Athletics

    Come valuti il tuo primo anno con le Pittsburgh Panthers? Qual è stato il momento più bello?

    “Il primo anno a Pitt è stato straordinario ed è andato oltre alle mie aspettative. Tutti si aspettavano grandi cose da noi e il nostro obiettivo era quello di arrivare il più lontano possibile. Tuttavia, prevedere risultati positivi e raggiungerli effettivamente sono due cose molto diverse. Alla fine, l’intera stagione è stata ricca di momenti incredibili e vivere tutto questo mi è sembrato quasi surreale. La nostra squadra si è dimostrata incredibilmente unita, al punto che per me andare in campo era come stare in famiglia. Questo fattore ha reso l’esperienza ancora più piacevole. Se avessi la possibilità di rivivere il mio primo anno a Pitt, farei tutto esattamente nello stesso modo. Per quanto riguarda il momento più bello della scorsa stagione, direi senza dubbio la rimonta contro Louisville che ci ha permesso di invertire la rotta e accedere alla Final Four: ci era capitato di battere questo avversario ribaltando il risultato anche nel corso della regular season, ma farlo nel nostro palazzetto, con una posta in palio così importante, è stato a dir poco fantastico“.

    Hai dovuto affrontare qualche sfida particolare nel passaggio da high school a college?

    “Me ne vengono in mente due. La prima è relativa ai primi mesi qui a Pitt, quando ho subito una frattura da stress alla colonna vertebrale e non ho potuto lavorare con la squadra. È stata una situazione estenuante perché vedevo che le mie compagne avevano trovato una buona intesa e al rientro in campo sarei stata penalizzata. Ero molto nervosa perché ci sarebbe voluto tanto tempo per adattarmi alla squadra e al nuovo stile di gioco. Perciò, ho parlato più volte con gli allenatori per capire se avessi dovuto richiedere lo status di redshirt, ma loro mi hanno rassicurata dicendomi che ce l’avrei fatta e che questo infortunio non mi avrebbe definito come giocatrice. Non avevo mai avuto un infortunio così grave, e scoprire di essermi fatta male una settimana prima del mio arrivo è stato un colpo che ha affossato la fiducia in me stessa. Tuttavia, grazie al sostegno delle mie compagne è stato più facile affrontare e superare questa situazione. La seconda sfida, invece, riguarda la pressione in generale: credo che sia normale doverla gestire quando si pratica sport ad alti livelli“.

    Che tipo di opposto sei? Come ti descriveresti?

    “Per descrivere il mio stile di gioco userei l’espressione ‘alto rischio, alta ricompensa’. Sono una giocatrice che dà sempre il massimo e questo approccio di solito paga. Sicuramente è un modo di giocare che talvolta ti fa correre qualche rischio; tuttavia, sono fermamente convinta che sia molto redditizio. Un’altra caratteristica è la capacità di attivare la modalità ‘no think’: quando metto piede in campo, non mi soffermo su ciò che è già accaduto perché non c’è nulla che possa fare per modificarlo. Inoltre, non si può prevedere cosa succederà in futuro finché non accade effettivamente. Perciò, spengo il mio cervello e cerco di restare focalizzata sul presente, di fare del mio meglio, di giocare per la squadra e di non distogliere lo sguardo dall’obiettivo“.

    Sei considerata uno dei migliori prospetti della NCAA e sei stata la prima Panther di sempre a ricevere il premio di “AVCA National Freshman of the Year”. Cosa significa tutto questo per te?

    “Lo considero un grande onore. Non sapevo nemmeno di essere la prima Panther a ricevere quel premio fino a quando non me l’hanno detto. Sono molto felice di essere riuscita ad avere un impatto significativo sulla squadra, ma non avrei potuto raggiungere questo risultato senza il sostegno delle mie compagne e dello staff tecnico, a cui sono estremamente grata. Non posso prendermi tutti i meriti. In realtà, penso di non poterne prendere nemmeno la metà perché non avrei mai potuto raggiungere questo traguardo senza l’aiuto del gruppo“.

    È difficile mantenere i piedi per terra quando si raggiungono questi risultati?

    “In realtà, all’inizio non è stato facile perché questi premi solitamente vengono assegnati in una fase delicata della stagione; quindi, c’è il rischio che chi li riceve possa sentirsi appagata e accontentarsi. Tuttavia, il mio obiettivo è sempre stato quello di mantenere alte le motivazioni, restare focalizzata sul nostro grande obiettivo e ricordarmi per chi e con chi stessi giocando. Questo è stato il miglior modo per continuare sulla strada intrapresa“.

    foto Pitt Athletics

    Quali sono le tue aspettative per la fall season 2024 con le Panthers?

    “Ho aspettative importanti perché penso che siamo una squadra forte e dal grande potenziale. Tuttavia, preferisco approcciare la nuova stagione senza obiettivi specifici perché confido nella crescita costante di questa squadra. Perciò, è importante avere il desiderio di fare grandi cose, ma senza fissare troppi obiettivi perché, se poi non li raggiungiamo, non voglio buttare via tutto quello che abbiamo fatto. Dobbiamo essere affamate, cercare di fare sempre di più e non porci limiti a ciò che possiamo raggiungere. Credo che, mantenendo questo tipo di mentalità e migliorando costantemente il nostro gioco, possiamo arrivare in fondo al torneo e diventare la squadra che aspiriamo ad essere. Ho grande fiducia nelle nostre capacità e penso che abbiamo il potenziale per diventare le più forti. Se mettiamo il gioco di squadra e la crescita collettiva al primo posto, sono certa che questa stagione possa essere molto positiva per noi“.

    Dove ti vedi nel giro di qualche anno? Quali traguardi sportivi vorresti raggiungere?

    “Mi vedo ancora su un campo di pallavolo. Ho sempre sognato di diventare una professionista; pertanto, il mio obiettivo è di giocare al massimo livello possibile insieme alle migliori pallavoliste. Inoltre, punto a partecipare alle Olimpiadi. Al momento quelle del 2028 hanno la massima rilevanza per me in quanto si svolgeranno a Los Angeles. Non c’è altro posto nel mondo in cui vorrei fare il mio debutto olimpico se non nella mia città natale, dove la mia famiglia e i miei amici più cari verrebbero a sostenermi: sarebbe qualcosa di incredibile. Questo è il mio obiettivo principale per adesso, ma a lungo termine vorrei diventare un punto fermo della nazionale e rappresentare gli Stati Uniti su un palcoscenico mondiale. Amo giocare a pallavolo e credo che non ci sia niente di più bello di giocare per il proprio paese“.

    Invece, al di fuori della pallavolo, quali sono le tue aspirazioni?

    “Sono ancora indecisa. Al momento mi sto concentrando sulla pallavolo, ma non vedo l’ora di scoprire quale laurea avrò l’opportunità di ottenere e in che modo mi servirà nella mia vita quotidiana in futuro“.

    Per concludere, cosa ti piace fare quando non sei impegnata in palestra?

    “Le mie attività principali nel tempo libero ruotano attorno alle amiche. A dire il vero, anche quando non sono in palestra, mi piace molto trascorrere momenti spensierati in compagnia della mia squadra. Credo che le relazioni che ho costruito qui siano uniche e difficilmente replicabili. Pertanto, mi impegno a sfruttare bene il tempo che passo con queste persone. Inoltre, ho una grande passione per il cibo e la scoperta di nuove cucine che condivido con la mia coinquilina Torrey. Spesso ci capita di andare a fare la spesa o a comprare da mangiare, e possiamo dire di aver vissuto avventure memorabili. Ovviamente da atleta sono consapevole dell’importanza di recuperare le energie e perciò ogni tanto dedico i momenti liberi al riposo e alla cura di me stessa. Per esempio, sono appassionata di skincare: mi piace provare nuovi prodotti e valutare in che modo questi agiscono sulla mia pelle“.

    Intervista di Alessandro Garotta LEGGI TUTTO

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    Morello e la nuova avventura francese: “Una chiamata che ha scombussolato i miei piani”

    Un percorso di crescita importante, che anno dopo anno continua a dare i suoi frutti. Quella di Rachele Morello è una storia di talento, determinazione e soddisfazioni guadagnate a suon di buone prestazioni e traguardi raggiunti: dall’esordio in Serie A con la Lilliput Settimo Torinese ai trionfi europei con la Reale Mutua Fenera Chieri, passando per le esperienze con Club Italia, Igor Gorgonzola Novara, Olimpia Teodora Ravenna e Banca Valsabbina Millenium Brescia.

    Ma ora è arrivato il momento di cambiare: una nuova avventura, l’ambizione di affermarsi anche all’estero, il piacevole peso di un cambiamento culturale. Perché a 23 anni è giusto fare delle scelte. Che ciò sia sinonimo di rinuncia, chi può dirlo. Quando è così, bisogna chiudere la valigia nonostante il nodo in gola ed andare.

    Ecco la nostra intervista esclusiva alla palleggiatrice torinese che nella stagione 2024-2025 vestirà la maglia del Levallois Paris Saint Cloud in Francia.

    All’orizzonte per lei c’è la prima avventura all’estero della sua carriera. Cosa l’ha convinta ad accettare la proposta del Levallois Paris Saint Cloud?

    “È stata una chiamata che non mi aspettavo e che in un certo senso ha un po’ scombussolato i miei piani iniziali. Però, proprio nel momento in cui dovevo scegliere cosa fare nella nuova stagione, ho avuto modo di conoscere meglio questa squadra affrontandola con Chieri in Cev Cup e di parlare con l’allenatore Alessandro Orefice. E l’impressione è stata fin da subito positiva“.

    foto CEV

    La spaventa l’approccio iniziale con una realtà un po’ differente da quelle a cui è abituata? Quali ostacoli si aspetta di affrontare?

    “Sono consapevole che per tanti aspetti sarà un’esperienza diversa da quelle precedenti. Tuttavia, la società ha progetti ambiziosi e uno staff valido e competente: questi fattori mi danno una grande serenità. Inoltre, sono molto curiosa di conoscere meglio la lingua, la cultura, lo stile di vita e le abitudini alimentari francesi. Al momento non so bene quali possano essere gli ostacoli che incontrerò sul mio percorso. Quindi, cercherò di vivere questa avventura con un approccio positivo e, se sarà necessario affrontare qualche ostacolo, lo farò“.

    Quali sono i suoi obiettivi per la stagione 2024-2025? E quelli del suo club?

    “Innanzitutto, sono felice di avere la possibilità di giocare in un club importante come il Levallois, reduce da una stagione molto positiva, culminata con la vittoria del campionato. Dunque, l’asticella è già alta e probabilmente non si può alzare ancora di più: avverto la responsabilità di raggiungere risultati simili. Inoltre, giocare la Champions League da titolare e confrontarsi con le migliori squadre in Europa sarà un immenso onore e un’opportunità per la mia crescita. L’obiettivo è di andare il più avanti possibile nel torneo cercando di fare del nostro meglio a partire dalla fase a gironi. Dal punto di vista personale, vorrei migliorare ulteriormente, mettere un nuovo tipo di esperienza nel mio bagaglio di giocatrice, assumermi responsabilità importanti e prendere per mano la mia squadra“.

    foto Instagram @lelemorello_4

    Nella sua testa questo tipo di esperienza sarà solo una parentesi oppure no?

    “Come dicevo prima, questa opportunità è arrivata in modo inaspettato. E se da una parte ho ambizioni importanti, dall’altra non so ancora come sarà il mio futuro. Senza dubbio, però, un giorno mi piacerebbe tornare a giocare in Italia“.

    Cosa le mancherà di più della Serie A italiana?

    “Il campionato italiano è di altissimo livello e credo che questo sia un dato di fatto. Sicuramente mi mancheranno le sfide con le big, anche se avrò modo di viverle da protagonista in Champions. Inoltre, mi mancheranno tutte le giocatrici e i membri dello staff con cui ho stretto un rapporto di amicizia in questi anni: giocando all’estero non potrò ritrovare queste persone almeno due volte nel corso della stagione“.

    È reduce da un biennio alla Reale Mutua Fenera Chieri. Cosa si porta dietro da questa esperienza?

    “Mi porto dietro la gioia di aver vinto due coppe europee e di aver raggiunto traguardi storici per il club: da buona torinese, tutto questo mi fa molto piacere. Sono contenta di aver trovato un ambiente positivo, una società solida e uno staff competente e professionale: insomma, di Chieri è davvero difficile dire cose negative o sentirne parlare male“.

    foto Instagram @lelemorello_4

    Nel 2025 coronerà il sogno delle nozze con Luca (anche lui pallavolista). Si sente pronta per questo passo importante della sua vita? Come procedono i preparativi per il matrimonio?

    “Sì, l’anno prossimo si realizzerà un grande sogno. Oltre alla pallavolo, ho sempre dato tanta importanza alla mia vita privata. Dunque, sono felice di aver costruito un rapporto solido con Luca in questi cinque anni e non vedo l’ora di fare un passo così importante insieme a lui. Al momento stiamo cercando di portarci avanti con i preparativi, visto che ad agosto dovrò partire per la Francia, ma comunque tutto procede per il meglio“.

    Due cuori nella pallavolo: citare “Mila e Shiro” è più che mai azzeccato nel vostro caso. Quanto vi unisce la passione per lo stesso sport?

    “Io e Luca ci siamo conosciuti tanti anni fa a un Trofeo delle Regioni e ci siamo rincontrati in un secondo momento, dopo esserci persi di vista per un po’ di tempo. Quindi, la pallavolo è qualcosa che ci unisce profondamente e ci aiuta nella vita di coppia perché entrambi sappiamo quali sacrifici si debbano fare per giocare ad alti livelli e possiamo essere di supporto l’uno con l’altro. Ovviamente poi è fondamentale bilanciare tutti gli aspetti della vita, perché ci sono anche la famiglia, la cura della nostra casa, ecc.; in più, Luca ha un lavoro molto importante. Quindi, cerchiamo di non focalizzarci solo sulla pallavolo, ma sicuramente è un elemento che ci unisce“.

    foto Instagram @lelemorello_4

    23 anni e tanti sogni sicuramente nel cassetto: se dovesse aprirlo per un attimo quale sarebbe il suo sogno più grande?

    “Il mio sogno più grande preferisco tenerlo ben custodito nel cassetto. Però, posso dire che al momento i miei obiettivi principali sono di vivere un’esperienza positiva in Francia, dimostrare che sono all’altezza di questa sfida, affermarmi nel mio ruolo e magari un giorno tornare in Italia per giocare da protagonista“.

    “Ribellati all’idea di pensare”. Per concludere l’intervista, le va di spiegarci la frase che ha messo nella bio di Instagram?

    “È un consiglio che mi ha dato un allenatore durante la preparazione di un Campionato Europeo con la nazionale giovanile. Ho sempre pensato che per raggiungere lo stato di grazia nella pallavolo, e più in generale nella vita, sia importante eliminare tutti i pensieri e lasciarsi guidare dal gioco. Un concetto che viene riassunto al meglio da quella frase“.

    Intervista di Alessandro Garotta LEGGI TUTTO

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    La nuova vita di Srna Markovic: “Ci vuole coraggio a ricominciare da zero”

    Sentiamo spesso parlare di giocatori e giocatrici che nonostante l’età avanzata non riescono a dire basta. In molti casi si tratta di grandi campioni che hanno passato tutta la vita sul taraflex e al pensiero di affrontare nuove sfide vanno in tilt, finendo per rimandare il più possibile il momento fatidico dell’addio alla pallavolo.

    Ci sono, però, anche alcuni casi di giocatori che accusano il problema inverso: nel fiore degli anni, seppur magari all’apice della carriera subentra in loro un malessere, un’insofferenza nei confronti del pallone e di tutto ciò che gli gira attorno, tale da spingerli a cambiare radicalmente vita. La storia di Srna Markovic rientra proprio in questa categoria.

    In un’intervista esclusiva ai microfoni di Volley News, l’ex schiacciatrice austriaca – che in Italia ha vestito le maglie di San Giovanni in Marignano, Cuneo e Scandicci – ha parlato della sua carriera e della nuova vita dopo essersi ritirata.

    La carriera di uno sportivo ha una durata relativamente breve se confrontata con qualsiasi altra. Una volta usciti definitivamente dal campo, inizia una vera e propria seconda vita. Com’è quella di Srna Markovic?

    “La mia ‘seconda vita’ è qualcosa di meraviglioso. È un dono poter vivere una carriera piena di esperienze e successi in giovane età per poi dedicarsi a nuovi sogni e diventare genitori, come nel mio caso. Penso che la mia carriera – con tutti gli alti e bassi che lo sport comporta – e il lavoro che ho fatto su me stessa mi abbiano preparato al nuovo ruolo di mamma e ad essere l’esempio che vorrei per mia figlia“.

    In base alla tua esperienza, quali sono state le difficoltà di costruire una nuova vita da zero?

    “Per me è stato difficile accettare di non seguire la strada che immaginavo quando ero più giovane (neurobiologia e ricerca sul cervello) e aprirmi a un cambiamento sia dal punto di vista personale sia dal punto di vista professionale. Dato che durante l’ultimo anno della mia carriera avevo già iniziato a studiare Psicoterapia, è stato naturale decidere di chiudere il capitolo relativo alla pallavolo e voltare pagina. Penso che in generale serva tanto coraggio per lasciare uno sport in cui hai un nome e sei stimata, e progettare una nuova vita da zero, lontana dalla tua comfort zone, con tutte le incertezze che comporta“.

    Che cos’è “Praxis Parliamo” e di cosa si occupa?

    “È il nome della mia attività da Psicoterapeuta libera professionista. L’obiettivo è di fornire un ambiente accogliente e non giudicante, dove tu possa esplorare liberamente i tuoi pensieri, sentimenti e comportamenti. Durante la mia carriera sportiva mi era capitato di incontrare molta gente che affronta le sfide della vita; così, combinando le mie esperienze personali, i miei studi, la resilienza e il mindset da atleta, cerco di cambiare qualcosa nel mondo e far risplendere la luce laddove magari le persone non la vedono più. Mi rivolgo a persone adulte o adolescenti che combattono sfide come l’ansia, la depressione, lo stress, i problemi relazionali, i traumi e la bassa autostima. In più mi sto specializzando sulle neurodivergenze: autismo, disturbo da deficit di attenzione/iperattività, ipersensibilità, ecc.. Ultimamente ci sono anche tante mamme tra i miei clienti“.

    Facciamo un passo indietro. Quali sono stati i motivi che al termine della stagione 2021-2022 ti avevano spinto ad appendere le ginocchiere al chiodo a soli 26 anni?

    “Bella domanda… In realtà, avevo iniziato a maturare questa decisione già durante l’anno della pandemia, quando ero rimasta fuori due mesi per via della positività al Covid. Lì stavo già rivalutando i miei valori, sogni e progetti per il futuro: alla fine, ho capito che la mia felicità, quella vera e totale, si trovava altrove. È stato difficile lasciare una carriera in fase di crescita e respingere buone offerte; però, sono contenta di aver fatto questa scelta coraggiosa perché poi ho trovato una nuova serenità“.

    In un brano dedicato alle cose che contano nella vita Jovanotti afferma: “Se lo senti lo sai”. Quanto è stato importante per te seguire la bussola interiore e fare quello che di cui avevi realmente bisogno?

    “Come dicevo, nella mia mente c’erano voci che stavano diventando sempre più forti; perciò, non potevo fare altro se non fermarmi ad ascoltarle, dando loro lo spazio adeguato. A mio parere, una persona deve sempre seguire quei principi che le permettono di essere se stessa senza compromessi. Dato che spesso mi è capitato di trovarmi in contesti nei quali magari mi sentivo sbagliata o diversa, volevo trovare un posto dove stare bene e sentirmi giusta così come sono“.

    Ripercorrendo le tappe principali della tua carriera da giocatrice, quali sono i ricordi più belli? E cosa ti rende più orgogliosa?

    “Senza dubbio la tappa più significativa è stata quella di Cuneo, dove ho preso coscienza di me stessa come giocatrice e ho trovato un ambiente familiare grazie alla società e ai tifosi. A rendermi più orgogliosa sono i titoli di MVP che ho vinto contro le big, ma anche il fatto di aver sempre avuto un po’ di tempo da dedicare ai tifosi e ai bambini che venivano a sostenerci, e il coraggio di continuare a inseguire il mio sogno di diventare una pallavolista quando da bambina non credevano nelle mie potenzialità. Lo stesso coraggio che mi ha reso orgogliosa quando ho deciso di andare controcorrente e terminare la mia carriera sportiva per inseguire nuovi sogni“.

    Si dice spesso che gli atleti hanno sempre rimpianti o rimorsi. Tu ne hai qualcuno? Con il tempo svaniscono o restano indelebili nella mente?

    “Ne ho tanti! I rimpianti restano indelebili così come tutti gli altri ricordi. Fanno parte del tuo vissuto e contribuiscono a spiegare perché sei così: senza tutti gli errori commessi non potrei mai essere la persona che sono oggi, e questo vale anche per i ricordi negativi. Adesso che ho fatto un lungo percorso di crescita personale e sono diventata mamma, mi pento di alcuni comportamenti sbagliati o permalosi che mi è capitato di assumere durante la mia carriera. Anche con le mie compagne sarei più paziente, tollerante e cordiale. E soprattutto non direi mai più che sono stanca: prima di diventare madre non sapevo cosa fosse realmente la stanchezza. Proprio per questo credo che la maternità sia un’esperienza che trasforma le atlete e dà loro una forza particolare quando poi tornano in campo“.

    Cosa ti manca di più della pallavolo? E cosa invece non ti manca per niente?

    “Mi mancano la pallavolo, la sensazione di stanchezza muscolare, l’adrenalina che sale quando si entra in campo, il tifo del pubblico e il fatto di seguire la propria passione. Invece, non provo nostalgia per le trasferte in pullman e per gli orari da rispettare. Magari adesso non sono impegnata per tante ore, ma una cosa che adoro della mia nuova vita lavorativa è l’assoluta indipendenza; infatti, sono libera di decidere come sistemare gli appuntamenti in base ai miei bisogni“.

    Quale pensi che sia il valore più importante che lo sport ti ha trasmesso?

    “Direi la disciplina perché senza di essa non si va da nessuna parte nella vita. Non deve essere vista come qualcosa di negativo, ma come una grande forza che aiuta a trasformare i propri sogni in realtà, a perseverare quando tutto sembra difficile, a trovare coraggio e a non perdere mai la speranza o il focus sull’obiettivo“.

    Quali sono le tue ambizioni personali e i tuoi progetti professionali per il prossimo futuro?

    “Sicuramente vorrei far crescere la mia attività. Vorrei aiutare un numero sempre più grande di persone ad elaborare meglio il dolore e le difficoltà, e a renderle più consapevoli dei propri bisogni, dei desideri e delle emozioni che provano, cosicché un giorno mia figlia potrà vivere in un mondo nel quale si possano esprimere liberamente le proprie idee, si sappia dire di no e si possa mostrare se stessi senza nascondere nulla per paura o per vergogna. Parallelamente agli incontri individuali di ‘cognitive behavioral therapy’ (terapia cognitivo-comportamentale) e di ‘monodrama’, sto portando avanti anche due progetti per i gruppi: in quello rivolto alle aziende offro workshop sulla leadership efficace e sul potenziamento dei team manageriali, mentre nell’altro seguo giovani talenti dello sport nel loro percorso verso la vetta“.

    Intervista di Alessandro Garotta LEGGI TUTTO