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    Hena Kurtagic, next big thing della Serbia: “Il mio idolo è Stefana Veljkovic”

    Di Alessandro Garotta Quasi tutte le nazionali nella loro storia hanno avuto almeno una “generazione d’oro”, ovvero un gruppo di giocatori nati nello stesso periodo e capaci di emergere ad alti livelli. Questo sembra il caso della Serbia femminile, che sotto la guida del CT Zoran Terzic è diventata una vera e propria corazzata grazie a campionesse del calibro di Tijana Boskovic, Jovana Brakocevic, Maja Ognjenovic e Stefana Veljkovic, e ora attende l’esplosione di talenti dal grande potenziale come Katarina Lazovic, Maja Aleksic e Bojana Milenkovic per continuare a dominare la scena mondiale. Nomi ai quali potrebbe aggiungersi presto anche Hena Kurtagic. L’hype che ormai si è creato intorno alla centrale (classe 2004) dell’OK Tent Obrenovac sembra ampiamente giustificato, sia per quello che ha dimostrato a livello giovanile – e gli ultimi Mondiali Under 20 sono l’ennesima conferma – sia per i margini di crescita che paiono ancora tanti e in grado di prendere direzioni molto diverse. Nell’attesa che scriva il suo futuro, vi portiamo alla scoperta di questa talentuosa giocatrice. Hena, innanzitutto ci racconti come ti sei avvicinata alla pallavolo?  “Mi sono appassionata alla pallavolo a 13 anni perché volevo un voto alto in educazione fisica a scuola. Non so cosa sia successo dopo, ma eccomi qui… Probabilmente era destino“. Come ti spieghi una crescita così veloce?  “È vero, la mia carriera ha fatto grandi passi nel giro di poco tempo. Penso sia perché gli investimenti per la pallavolo e il livello degli allenamenti in Serbia sono di altissimo livello. E ovviamente il duro lavoro paga sempre“. Foto OK Tent Obrenovac C’è una giocatrice a cui ti ispiri?  “Certo, il mio idolo è Stefana Veljković-Lisinac. È una gran lavoratrice, sempre determinata e concentrata sui suoi obiettivi. Un giorno mi piacerebbe diventare come lei, anche se in generale io sono una giocatrice più ‘tranquilla’ in campo“.  Invece com’è Hena fuori dal campo?  “In realtà, non c’è una Hena al di fuori della palestra (ride, n.d.r.). Per adesso ho solo un chiodo fisso in testa: pallavolo, pallavolo e ancora pallavolo!“. Nonostante la giovanissima età, hai già avuto l’occasione di lavorare con la nazionale maggiore.  “È stata un’esperienza straordinaria, anche perché ero la più giovane del gruppo: avere la possibilità di giocare insieme alle migliori giocatrici al mondo non capita tutti i giorni, è qualcosa di unico“. Foto OSSRB Qualche settimana fa, hai vinto la medaglia d’argento ai Campionati Mondiali Under 20. Hai qualche rimpianto per la finale persa contro l’Italia?  “Siamo arrivate seconde, ma io e le mie compagne abbiamo dato il massimo in tutte le partite. Penso che non dobbiamo avere rimpianti perché abbiamo dimostrato di essere un’ottima squadra, anche se l’Italia è stata più brava di noi in finale“.  Cosa hai provato quando sei stata inserita nel dream team del torneo come Miglior Centrale?  “È stato un grande piacere ricevere questo riconoscimento; allo stesso tempo, lo vedo anche uno stimolo che mi spinge a lavorare sempre di più e giocare sempre meglio“. Dopo un’estate impegnativa in nazionale, sei tornata all’OK Tent Obrenovac per preparare la nuova stagione. Come ti trovi lì?  “Sono felice di giocare per questo club: ogni momento vissuto qui finora è stato speciale. Ora stiamo preparando la nuova stagione e come sempre è una fase delicata e importante“. Foto OK Tent Obrenovac Quali sono le tue aspettative per quest’annata?  “Al momento, ho solo un obiettivo: vincere nuovamente il titolo nazionale (ha vinto lo scudetto serbo nella stagione 2019-2020, n.d.r.)”.  Qual è il sogno nel cassetto per la tua carriera?  “Il mio sogno più grande è senza dubbio di vincere la medaglia d’oro alle Olimpiadi. E – com’è noto – tutti i nostri sogni si possono avverare!“. LEGGI TUTTO

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    Finoli e l’obiettivo della sua Bergamo: “Realizzare quel sogno chiamato Superlega”

    Di Roberta Resnati È stato e sarà sicuramente uno dei protagonisti principali del secondo campionato nazionale, il regista che tutti invidiano e che tutti vorrebbero a dirigere l’attacco di ogni squadra. Juan Ignacio Finoli, palleggiatore dell’Agnelli Tipiesse Bergamo, si racconta ai nostri microfoni dopo la prima annata nella città orobica. Stagione alla quale è mancata solo la ciliegina della promozione ma che ovviamente il classe ’91 considera positiva. Stesso argentino che inoltre ha vinto meritatamente anche il premio di Mvp della prima edizione di Supercoppa. La partita di Finale di Supercoppa a Taranto come è stata? Anche se Taranto poteva essere “appagata” dalla promozione non era assolutamente una partita scontata…“La finale di Supercoppa è stata sicuramente una partita molto speciale da giocare, si è giocata una bella pallavolo, una pallavolo di alto livello e disputare delle competizioni così è sempre bello, sono esperienze che ti danno qualcosa in più. Per noi poi era molto importante per come avevamo finito i playoff, rimane ovviamente l’amarezza per la sconfitta ma chiudere con una vittoria fa bene a tutti, fa bene all’anima e aiuta anche a sottolineare che la strada è quella giusta e bisogna continuare a lavorare e prepararsi per i momenti importanti”. È stata una stagione difficile: avete avuto praticamente tutti il covid che ha obbligato la squadra a fermarsi, avete fatto tante trasferte lunghe tipo quella di Lagonegro in pullman.. che anno è stato da quel punto di vista?“È stato l’anno più lungo della mia carriera perché abbiamo iniziato il 3 di Agosto e abbiamo finito da poco, ed è stata veramente tosta per la situazione mondiale. Sono contento che siamo comunque riusciti a giocare e a fare il nostro lavoro, anche se senza pubblico. Vorrei ringraziare, per questo, la società di Bergamo e la Lega che hanno portato avanti questo campionato e sono ancora più felice che, nonostante tutto, siamo riusciti a fare del bel gioco”. È forse stato anche per questo motivo, per tutti i divieti e le restrizioni, che vi siete uniti così tanto e siete diventati un bellissimo gruppo e una Squadra con la S maiuscola?“La situazione in generale ha aiutato molto ma penso che fin dall’inizio eravamo una bella squadra, un bel gruppo e delle belle persone. È difficile da rifare, ci sono dei gruppi “unici” e siamo molto contenti di aver fatto dei risultati e di essere anche cresciuti come squadra“. Quanto era importante per un gruppo così chiudere con il sorriso la stagione?“Sicuramente importante ma anche molto difficile, perchè uscire ai quarti con Brescia è stato un colpo molto duro, quindi affrontare la finale Taranto nel modo in cui l’abbiamo fatto mi ha reso ancora più fiero della mia squadra”. Oltre al secondo trofeo anche il premio di mvp. Cosa significa per te?“Ovviamente sono molto contento e ringrazio tutti per il premio ricevuto nella finale di Supercoppa, lo vedo come un segnale che aiuta a capire che si sta andando per la strada giusta.Penso che a tutti piaccia ottenere un riconoscimento individuale, personalmente però sono molto più contento ed orgoglioso delle cose che siamo riusciti a costruire ed ottenere nel percorso di questa stagione. Preferisco di più vedere che la mia squadra gioca bene e si diverte rispetto ad un premio”. C’è una foto di quando sollevi il premio dove si vedono i tuoi compagni quasi più felici di te, è stato questo il segreto di questa Agnelli Tipiesse? Divertirsi e gioire con e per gli altri?“Ci sono stati un paio di fattori che hanno fatto che questa squadra sia così unita e abbia una felicità reciproca per tutti quanti. È stato questo l’asso nella manica secondo me.In quella foto si vede questo senso reciproco di felicità. La mia felicità è anche la loro felicità, e la loro felicità è anche la mia”. (Foto: Legavolley) Che voto dai alla vostra e alla tua stagione?“Il mio giudizio alla squadra è senza ombra di dubbio un 9,5, non un 10 solamente per l’uscita ai quarti. A me invece do un 8.5, si può sempre fare di più”. A Dicembre ti avevo chiesto palla preferita in generale, ora ti posso chiedere la palla che ti sei trovato meglio a giocare a Bergamo“La palla che mi sono sentito “più addosso” quest’ anno sono senza dubbio tutte quelle alzate a JJ (Jernej Terpin, anche lui confermato), in qualsiasi posizione“. Neanche 48 ore dopo che era caduto l’ultimo pallone e ti abbiamo visto su un campo di beach arrivare secondo ad un federale proprio con il tuo compagno di squadra Mancin, potrebbe esserci un Finoli beacher nel futuro?“Il beach volley è una passione che porto dalla mia infanzia, purtroppo quando ho iniziato professionalmente a giocare indoor verso i 15/16 anni ho dovuto lasciarlo ma sempre con la voglia di tornarci prima o poi perché è uno dei sport con cui sono cresciuto e mi piace tanto. Che ci sia nel futuro un Finoli beacher ? Perché no?! (ride ndr)” Ed ora vacanza e poi si ritorna a Cisano, come sarà la nuova Agnelli Tipiesse?“Troveremo una squadra già formata con alcuni acquisti importanti che ci permetteranno di continuare a lottare per traguardi importanti. Penso che questa Agnelli Tipiesse in confronto all’ anno scorso sarà ancora più aggressiva sul piano tecnico e caratteriale. Di sicuro proveremo a portar a termine quel sogno che vogliamo tutti e che ha un solo nome.. Superlega”. LEGGI TUTTO

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    Paolo Ingrosso torna accanto a suo fratello: “Ho bisogno di un giocatore così”

    Di Roberta Resnati Neanche cinque mesi fa l’intervento al ginocchio ed ora è già pronto per tornare sulla sabbia. Stiamo parlando di Paolo Ingrosso, beacher classe ’88, che proprio questo weekend è sceso in campo a Ravenna per il primo torneo “ufficiale” dopo il pit stop. Voleva capire come rispondeva il suo corpo, in particolare la parte operata, e le sue sensazioni; il responso è stato super positivo e quindi il giocatore non vede l’ora di tornare nel beach “che conta” targato tricolore. Sul campo 8×8 avrà accanto un compagno d’eccezione, il suo gemello Matteo. L’abbiamo intervistato proprio su questo grande ritorno. Come mai la scelta di tornare insieme?“È un anno e mezzo che non giochiamo insieme, avevamo fatto delle scelte diverse ma ho capito che ho bisogno di un giocatore come Matteo” Che tappe farete? Campionato italiano e.. ?Causa mia indisponibilità Matteo ha già iniziato a disputare il campionato italiano con Matteo Cecchini, noi inizieremo a giocare insieme a partire da Bellaria. Poi programmeremo con il nostro allenatore, Lucio Dattero e tutto lo staff, quali tornei e che programma fare. Sicuro Bellaria, Palinuro e Caorle poi vedremo.. Che obiettivi avete come coppia?“Il mio primo traguardo era quello di tornare in campo dopo lo stop. Ora, fortunatamente posso guardare oltre, ed è quello di giocare bene il campionato italiano perché il livello si è alzato. Molte coppie si stanno allenando da tutto l’anno per questo evento e quindi dobbiamo essere pronti ad una continua battaglia sulla sabbia“. Dove vi allenerete per prepararvi ai prossimi impegni?“Ci alleneremo a Playa Bonita, e ad Isla Bonita, bellissimi centri a Parma in cui abbiamo tutto a disposizione, anche la palestra“ Quanto è importante avere il proprio gemello accanto sulla sabbia in uno sport così?“È tanti anni che giochiamo insieme, ci conosciamo benissimo entrambi, Credo che tutti vorrebbero avere un compagno come Matteo, siamo arrivati ad un punto dove ci capiamo, abbiamo un legame stretto. Ci sono i pro e i contro di essere gemelli ma il fatto di tornare a giocare insieme e ad avere al mio fianco è un punto di forza senza dubbio“. Quanto è cambiato e in cosa il beachvolley da quando giocavate insieme?“Sicuramente qualcosa è cambiato, anche se nel circuito soprattutto mondiale molte coppie si sono divise e si sono messi con altri compagni creando un livello più omogeneo.” Un pensiero sulla nazionale di beach?“Siamo campioni d’Europa (ride, riferendosi al successo calcistico di Wembley ndr). Noi abbiamo giocato per quasi più di 10 anni, è stato un traguardo importante e lo sarà sempre. Vedremo nel futuro ma non dipende solo da noi, iniziamo a fare bene queste tappe e poi si vedrà..“ LEGGI TUTTO

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    Rientro da incorniciare per Francesca Ferretti: “La B2 è una categoria di lottatrici”

    Di Eugenio Peralta Dall’ultima palla alzata in una partita vera erano passati più di due anni, ma il tempo per Francesca Ferretti sembra essersi fermato. A 37 anni l’ex palleggiatrice azzurra è tornata in campo e ha ricominciato subito a fare la cosa che le riesce meglio: vincere. La conquista della promozione in serie B1, un traguardo tutt’altro che scontato per l’OSGB Volley Campagnola, non sarà il successo più prestigioso nella carriera della campionessa reggiana ma è senza dubbio uno dei più sentiti, anche per tutto quello che lo ha preceduto. A raccontarcelo è la stessa regista: “È stato un anno davvero molto anomalo, in cui si è giocato sempre con l’ansia di tamponi, controlli e possibili stop. Arrivare in fondo è stata già una bella impresa. Poi sicuramente il risultato ottenuto è una bella soddisfazione, perché è arrivato con un bel gruppo, che per di più ha dovuto mettersi alla prova dal punto di vista mentale: c’era sempre qualche intoppo, non si riusciva mai a chiudere una settimana senza problemi, e tenere alta la concentrazione è stata una gran fatica. Non a caso, appena caduta l’ultima palla, siamo crollate!“. Come si è trovata una campionessa europea e pluriscudettata in una categoria così diversa dalla serie A? “Io sono arrivata all’OSGB come una delle tante, non mi sono mai posta come una giocatrice di un’altra categoria, ma l’ho fatto perché questo è il mio carattere. Mi sono subito immedesimata nelle altre, anche perché alcune di loro le conosco bene. È chiaro che qui c’è un ambiente più familiare rispetto alla serie A: il nostro gruppo era molto eterogeneo, ma mi sono trovata bene a parlare con tutte, comprese le più giovani, che sono molto più spigliate di come eravamo noi alla loro età! Chiaro che, con gli impegni familiari e un figlio di cui prendermi cura, ho dovuto fare una programmazione particolare per incastrare tutto. Ma ne è valsa la pena, è stato anche un modo per ‘staccare’ dalla pandemia e per tornare in quello che considero sempre il mio ambiente“. A prima vista sembrerebbe una passeggiata fare la differenza in B2 per l’ex palleggiatrice della nazionale… “E invece non è affatto scontato, bisogna adeguarsi al ritmo e alle caratteristiche di questo campionato, che molte giocatrici conoscono da anni. Certo, è una pallavolo più lenta, però anche molto faticosa. In genere non hai l’attaccante che può farti la differenza da solo, ma la spunta chi ha il gruppo più forte: è una categoria di lottatrici. Quantomeno, per fortuna, quest’anno abbiamo avuto poche trasferte“. La cosa che l’ha colpita di più nella nuova categoria? “I derby! Non li avevo mai vissuti, e invece sono sentitissimi… In questa stagione ne avevamo ben 4 e si cominciava a parlarne fin dal lunedì prima della partita. Immagino cosa sarebbe successo se ci fosse stato il pubblico“. Foto OSGB Volley Campagnola Domanda inevitabile: adesso che la promozione è cosa fatta, pensa di continuare in B1? “Mi sono presa un po’ di tempo per decidere. In parte perché ho bisogno di staccare dopo un anno molto tosto, ma soprattutto perché voglio capire cosa fare da grande! In questo momento è la mia priorità, e non è facile, perché dopo tanti anni vissuti in questo mondo bisogna reinventarsi. C’è da dire che questa stagione per me è iniziata solo a febbraio, cominciare dall’inizio sarebbe molto più impegnativo e devo valutare bene“. Cambiamo completamente argomento: cosa ne pensa delle prestazioni della nazionale alla VNL? “Credo che sia andata bene. Era molto importante per queste giocatrici cimentarsi in partite che non fossero i classici impegni di campionato; gara dopo gara direi che hanno rotto il ghiaccio e mi sono piaciute. C’è stato spazio per tutte e si porteranno dietro un bel bagaglio di esperienza. Per quanto riguarda il gruppo olimpico, lasciarlo fuori è stata una scelta mirata al risparmio di energie: ci può stare, vista la durezza della competizione, e infatti non siamo stati gli unici a farla. Di positivo c’è che vedo un gruppo davvero molto unito“. Da ex azzurra, come giudica la scelta di cambiare capitano, preferendo Sylla a Chirichella? “Posso dire che Cristina è stata molto intelligente ad accettare la decisione del CT e a non commentarla. Per lei non dev’essere stato semplice. Capisco che Mazzanti abbia voluto mettere sullo stesso piano le 4 centrali, abbiamo tante giocatrici in quel ruolo e tutte di alto livello. Sono scelte difficili, ma tra persone intelligenti ci si parla e si trova sempre una soluzione“. LEGGI TUTTO

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    Paul Buchegger diventa turco: “Ma se ho un futuro lo devo a Modena”

    Di Stefano Benzi Non è stata una stagione facile per Paul Buchegger. L’infortunio al ginocchio, l’intervento chirurgico della scorsa estate, il lento recupero, il desiderio di giocare in una Leo Shoes Modena che lentamente stava migliorando e che ha concluso la stagione in crescendo centrando anche la qualificazione alle coppe europee. Ora Paul, austriaco di Linz, lascia l’Italia, la sua seconda casa, per andare a giocare ad Ankara con l’ambizioso Spor Toto, che ha messo sotto contratto anche Kawika Shoji e il polacco Artur Szalpuk, lo scorso anno a Varsavia. È il momento di pensare al futuro, ma senza dimenticare il passato: “Non posso scordare tutto il lavoro che ho fatto a Modena, la pazienza e il tempo che lo staff della squadra mi hanno dedicato, il modo in cui mi sono stati accanto in uno dei momenti più difficili della mia carriera. Certi infortuni possono essere devastanti anche da un punto di vista emotivo. Modena mi ha prima curato e poi aspettato con pazienza, senza forzarmi mai. Se ho un futuro e posso continuare ad esprimermi in questo sport al massimo livello lo devo a Modena“. Quello di Buchegger è stato un vero calvario. Un primo infortunio in nazionale nel 2018 dopo una stagione straordinaria: prima operazione. Poi, sempre in nazionale, un secondo infortunio. Altro intervento. Con non pochi problemi causati anche dalla pandemia: “Ora è finita – dice Paul – ne sono fuori e sono sereno. Tenevo molto a lasciare l’Italia con un sorriso e una bella notizia. Il quinto posto ha dimostrato che eravamo una squadra per alti traguardi e io nel finale sono riuscito anche a dire la mia“. Foto Modena Volley Due sole partite di regular season, quest’anno: un solo punto. Ma è come riaccendere la luce di una stanza buia e piena di spigoli. Ora la Turchia: “Per il momento l’impegno è di un anno, ma a Modena resto legato anche da un rapporto pratico. Continueranno a seguire il mio lavoro, il mio allenamento e il mio recupero. Ho parlato con lo staff che mi affiancherà: faremo una DAD… – dice scherzando e riferendosi a qualche consulenza a distanza, con telefono e chat – ormai mi fido di loro al 100%. Loro sanno tutto del mio ginocchio. È perfetto: e vogliamo che resti perfetto!“. L’Italia gli mancherà: “Cinque anni qui mi hanno completamente cambiato, ho vissuto qui dieci mesi all’anno e posso considerarmi quasi un italiano di adozione. Mi mancherà tutto: la lingua, la gente, la cucina. Ringrazio tutti e parto. Ma nel cuore spero un giorno di potere tornare…“. Paul Buchegger lascia l’Italia con quattro stagioni di Superlega all’attivo, dal 2017 al mese scorso: 52 partite, 558 punti, 458 dei quali marcati nella stagione 2017/18 con Ravenna. LEGGI TUTTO

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    Matteo Battocchio: “Non pensavo che saremmo arrivati a questo livello”

    Di Stefano Benzi Matteo Battocchio si trova nella non facile posizione di chi ha fatto talmente bene nella stagione appena conclusa da dover quasi promettere a tutti i costi qualcosa. Ma vale la pena anche ricordare come il Pool Libertas Cantù sia arrivato a un risultato insperato, i quarti di finale dei play off, cedendo solo davanti alla corazzata Taranto. E dire che la squadra sembrava avere ancora un bel margine di miglioramento: “È vero – dice Battocchio – siamo usciti contro la squadra più forte, conquistando un solo set in due partite, ma ce la siamo giocata alla pari e senza paura. Se devo essere completamente sincero, a inizio stagione non pensavo saremmo arrivati a questo livello. E se devo dirla tutta, mi sarebbe piaciuto se il torneo fosse durato ancora un pochino. Perché stavamo crescendo“. Il tutto considerando una stagione davvero strana, nella quale Cantù è stata sicuramente la squadra costretta a confrontarsi con il calendario più bizzarro in assoluto: “Tutte le società hanno avuto i loro problemi, perché la pandemia ha penalizzato tutti – continua il coach – ma noi siamo stati gli unici a stare fermi per settimane per poi recuperare turni di gioco all’impazzata, uno dopo l’altro con trasferte davvero problematiche. Ancora oggi mi chiedo perché e se non ci fosse un modo migliore e più equo di organizzare le cose. Ma ormai è andata“. Photo credit: Patrizia Tettamanti Lo spirito di adattamento della squadra è stata la grande qualità che ha portato fino a un risultato insperato: “Indubbiamente abbiamo imparato molto su noi stessi e sulla gestione del gioco, certe fragilità che avevamo all’inizio e che ci sono costate dei punti alla fine della stagione erano state decisamente rimosse. Abbiamo chiuso in crescita, migliorando e con la possibilità di pensare che tutto sommato potesse andare anche meglio di com’è andata“. Motzo, richiestissimo, resta a Cantù. Arrivano lo schiacciatore Sette da Ortona, il centrale Copelli da Santa Croce, il giovane Giani dalla B1 di Monza ma soprattutto Manuel Coscione, che dopo avere guidato Taranto in Superlega sostituirà in pallggio l’estone Viiber. Una bella sorpresa: “Abbiamo scelto un uomo di spessore e ringrazio il presidente che fino a questo momento, non senza enormi sacrifici, sta disegnando la squadra che pensavo. Manuel aiuterà i giovani a crescere e conto sul fatto che potrà avvicinare tante persone convincendole a tornare al palazzetto. Mai come ora abbiamo bisogno della nostra gente, della loro presenza“. Manca uno schiacciatore di peso: “Non c’è fretta – conclude Battocchio – vediamo che cosa si muove e quali possibilità ci sono. La società sa con chi mi piacerebbe lavorare. Se ci saranno opportunità saremo sicuramente pronti a coglierle. Mi aspetto una A2 molto equilbrata, di alto livello ma soprattutto molto competitiva e compatta. Saranno poche le cose che faranno la differenza“. LEGGI TUTTO

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    Nuova sfida per Madison Lilley: “Cerco sempre di uscire dalla mia comfort zone”

    Di Alessandro Garotta Malgrado non abbia prerogative di avanguardia dal punto di vista tecnico-tattico, la pallavolo del campionato NCAA femminile mantiene sempre salda la capacità di generare una grande attenzione mediatica attorno a quelle giocatrici che hanno la bravura e la fortuna di sfoderare delle ottime prestazioni al momento giusto, lasciando intravedere mezzi tecnici evidenti abbinati a un’età che lascia sognare margini di crescita senza limiti.  Alla palleggiatrice Madison Lilley è bastato guidare le Kentucky Wildcats alla vittoria dello storico primo titolo nella Division I per far scattare il meccanismo. Così, uno dei più grandi talenti statunitensi, con un biglietto da visita importante a livello giovanile, è diventato in breve tempo l’oggetto del desiderio di molte squadre europee. Alla fine, Lilley – in collaborazione con l’agenzia Athletes Abroad Management – ha scelto l’SC Potsdam in Germania come prima destinazione di una carriera che si preannuncia di successo.  Ecco la nostra intervista esclusiva all’MVP delle ultime finali NCAA.  Madison, per iniziare parlaci un po’ di te, del tuo carattere, dei tuoi hobby.  “Ho 22 anni, e non vedo l’ora di iniziare la mia carriera pallavolistica oltreoceano e nel frattempo andare alla scoperta di altre culture. Per carattere cerco sempre di uscire dalla mia comfort zone e provare cose nuove. Mi piace leggere e fare piccoli lavori manuali, queste sono le attività a cui mi dedico nel tempo libero“.  Foto Instagram Madison Lilley Quando hai scoperto il tuo talento per la pallavolo? E come sei diventata una palleggiatrice?  “Ho iniziato a giocare a 9 anni. Posso dire di essere cresciuta guardando mia madre allenare: ero sempre in giro per seguire le sue partite, fino al momento in cui la mia passione per questo sport ha incontrato il talento e l’opportunità. Infatti, il mio primo allenatore (Phil Craven, n.d.r.), ex giocatore della nazionale statunitense maschile, aveva grande occhio nello scovare giocatrici di prospettiva, anche molto giovani. È stato lui ad affidarmi il compito di alzatrice della squadra, e da allora non ho mai smesso di ricoprire questo ruolo in campo“. Poi com’è proseguito il tuo percorso giovanile prima del college?  “A 15 anni avevo già un accordo con l’University of Kentucky, ma prima di andare al college, ho vinto il campionato statale e quello nazionale (con la Blue Valley West High School, n.d.r.): perciò, sono arrivata in NCAA già con l’idea di cosa si prova a vincere“.  Come giudichi l’esperienza nel volley universitario con le Kentucky Wildcats e quanto è stata importante per te?  “I miei 4 anni alla University of Kentucky hanno avuto un impatto talmente significativo nella mia carriera che è difficile da descrivere a parole. Ho imparato ad allenarmi con costanza e competere ad alto livello, oltre ad avere avuto la possibilità di guidare altre persone nel percorso che ha permesso a me stessa di crescere come persona e atleta“. Foto Kentucky Volleyball Da senior hai guidato Kentucky alla vittoria del suo primo titolo. Cosa hai pensato dopo aver raggiunto questo traguardo?  “Alzare il trofeo dopo 9 mesi in cui ci siamo rimboccate le maniche e abbiamo lavorato con grande sacrificio – in un contesto generale difficile per tutti – mi ha fatto dire ‘ne è valsa la pena’. La fatica, il sudore e le lacrime hanno reso quel momento ancora più bello“.  Sei stata nominata National Championship MVP, SEC Player of the Year, AVCA All-Southeast Region Player of the Year e inserita nel First Team All-American (solo un altro atleta della University of Kentucky ci è riuscito nella sua disciplina: la stella NBA Anthony Davis). Qual è il segreto del tuo successo? “Be’, in realtà non c’è un vero e proprio segreto: semplicemente è questione di lavoro duro e impegno costante. In generale, cerco sempre di tenere gli obiettivi di squadra ben fissi nella mente, ma allo stesso tempo è fondamentale la motivazione interiore di diventare la migliore in assoluto“.  Cosa ti ha insegnato questa stagione, così positiva per te?  “La più grande lezione che ho imparato è che il successo non arriva mai senza sacrificio: ho compreso più che mai il significato di questo concetto. Inoltre, non saremmo mai riuscite a vincere come squadra senza il contributo di ogni giocatrice e l’impegno per un obiettivo comune“.  La tua carriera da professionista avrà inizio nella Bundesliga tedesca. Come mai hai scelto l’SC Potsdam?  “Sono davvero entusiasta di fare la prima esperienza oltreoceano all’SC Potsdam: quando dovevo decidere in quale squadra andare a giocare, era senza dubbio quella che spiccava tra tutte le altre. Gioca ormai da tempo ad alti livelli, ha una buona organizzazione e si trova in una città molto bella, poco fuori Berlino“. Foto SC Potsdam Cosa ti aspetti da questa nuova avventura?  “So che può sembrare strano, ma andrò in Germania senza particolari aspettative. In questo modo, sarà l’esperienza stessa a svelarsi per ciò che è realmente, e quindi non mi farò influenzare da come l’ho immaginata o desiderata“.  Un obiettivo che ti piacerebbe raggiungere a Potsdam?  “Vorrei fare tutto il possibile per vincere la Coppa di Germania“.  Sogni di vestire la maglia della nazionale seniores un giorno?  “Far parte del Team USA non può che essere un onore, soprattutto per l’opportunità di giocare insieme ad alcune delle migliori giocatrici al mondo. Rappresentare gli Stati Uniti è sicuramente qualcosa che ho sempre sognato“. LEGGI TUTTO

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    Arina Fedorovtseva al Fenerbahce: “Una tappa importante della mia carriera”

    Di Alessandro Garotta Finalmente è arrivata l’ufficializzazione per una delle trattative più interessanti dell’ultimo mercato: Arina Fedorovtseva è una giocatrice del Fenerbahce Opet Istanbul. A soli 17 anni, la giovane stella russa lascia dunque il paese d’origine, in controtendenza rispetto alla maggior parte delle connazionali, per entrare in uno dei più ambiziosi club d’Europa. Un trasferimento sorprendente ma non troppo per una schiacciatrice che è già andata ben al di là della definizione di “giovane promessa”, imponendosi all’attenzione generale con la Dinamo Kazan e con la nazionale russa. Ecco la nostra intervista esclusiva alla giocatrice russa, a tutti gli effetti una predestinata del volley europeo. Arina, com’è nata la tua passione per la pallavolo? È stato qualcosa di naturale, nonostante che tuo padre (Sergey Fedorovtsev) sia stato un grande campione di canottaggio?  “Certo, la pallavolo mi ha attratto prima di tutto in quanto sport di squadra. A mio parere, è una disciplina molto bella da vedere, spettacolare ed emotiva, che non può che piacere“.  Chi erano i tuoi idoli e le giocatrici che ti piacevano di più quando eri piccola?  “Da bambina, mi capitava molto spesso di guardare partite ed essere ispirata da fuoriclasse come Lyubov Sokolova, Sheilla Castro, Bethania de la Cruz, mentre nel volley maschile seguivo sempre Sergey Tetyukhin. Ognuno di loro è un giocatore unico, da cui si può imparare tanto“.  Foto VC Dinamo AK-Bars Com’è stato l’inizio del tuo percorso? Sei stata selezionata dalle giovanili di una squadra di alto livello?  “Sì, sono stata notata in alcune competizioni juniores e sono stata chiamata per giocare nel settore giovanile della Dinamo Kazan. È stato proprio con questa società – sotto la guida di Nikolai Mikhailovich Sorogin – che è iniziata la mia carriera a livello professionistico“. Quanto è stata importante per te l’esperienza alla Dinamo Kazan?  “Indubbiamente è stata una tappa importante per la mia carriera, un’esperienza davvero impagabile. È stato bello avere l’opportunità di giocare con le migliori giocatrici della pallavolo russa e mondiale: per esempio, ho trovato molto preziosi gli insegnamenti ricevuti in allenamento da una campionessa come Bethania de la Cruz“. Quando hai capito che saresti diventata una giocatrice di primo piano?  “Al momento non penso di essere una top player, c’è ancora tanta strada da percorrere. Però, posso dire di avere sempre avuto lo stimolo di giocare nella squadra più forte e questo mi ha permesso di migliorarmi: ovunque abbia giocato ho imparato qualcosa e fissato nuovi obiettivi, così gradualmente ho raggiunto il mio attuale livello“.  Foto VC Dinamo Kazan Che cosa pensi quando vieni descritta come un astro nascente della pallavolo o come la speranza per il futuro della nazionale russa?  “Naturalmente è sempre molto piacevole quando il proprio talento, il proprio lavoro e il contributo ai risultati della squadra vengono riconosciuti e apprezzati; per me questa è davvero una forte motivazione ad impegnarmi ancora di più“. Quali sono stati i migliori momenti della tua carriera finora?  “Potrei citare tre importanti traguardi: sicuramente, la vittoria agli Europei Under 18 del 2020, poi le prime partite di Champions League e infine la chiamata nella nazionale seniores. In generale, però, penso che i successi più importanti e suggestivi debbano ancora arrivare“. Ora una nuova avventura con il Fenerbahçe Opet Istanbul. Come mai hai deciso di andare a giocare in Turchia?  “Quando mi è stato offerto di trasferirmi al Fenerbahçe, ho intravisto prima di tutto l’opportunità di misurarmi in un nuovo campionato, di lavorare insieme a grandi giocatrici e a un nuovo allenatore. Questo è un passo molto importante della mia carriera e sono felice di entrare a far parte di un grande club, ricco di storia“.  Quali sono le tue aspettative?  “Le aspettative sono molto alte. Non vedo l’ora di unirmi alla squadra e intraprendere un percorso che mi possa condurre a nuove vittorie e nuovi trofei“.  Foto FIVB Prima, però, ti aspetta un’estate in nazionale con tante nuove sfide, tra cui le Olimpiadi. “Non vedo davvero l’ora che inizi questa sfida e possa vivere l’atmosfera delle grandi competizioni internazionali. Mi aspettano tornei che non ho mai giocato, nuove avversarie e un livello di gioco ancora da scoprire: tutto molto interessante e stimolante!“.  Quali sono i tuoi sogni e obiettivi come giocatrice?  “Solitamente non mi pongo obiettivi sotto forma di trofei. Prima di tutto, per me è importante vincere, indipendentemente dall’importanza e dal livello del torneo“. Chiudiamo con i tuoi hobby. Cosa ti piace fare al di fuori dalla pallavolo?  “Nel tempo libero mi piace molto fare passeggiate; in generale, preferisco fare attività all’aria aperta. Amo anche cucinare, soprattutto dolci, e spesso li preparo per la mia famiglia. Poi c’è la musica, che è parte integrante della mia vita e mi aiuta a concentrarmi“.  LEGGI TUTTO