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    “La pallavolo è la mia vita”. Intervista esclusiva alla leggenda russa Lyubov Sokolova

    Cosa ricordiamo di una giocatrice? Quando pensiamo a lei, andando indietro con la memoria, quando magari ha smesso di giocare, cosa ci viene in mente? Di una palleggiatrice ricorderemo le magie per smarcare le attaccanti, di una centrale i grandi muri, di una schiacciatrice i punti migliori. Può darsi che sia così, diciamo pure che è molto probabile. Poi, però, ci sono anche le fuoriclasse e le icone che hanno fatto la storia come Lyubov Sokolova.

    Pensare a lei vuol dire fare un tuffo nel passato e uscirne con un sospiro nostalgico, consapevoli di essersi lasciati alle spalle una delle nazionali più forti di sempre. L’ex giocatrice di Bergamo e Jesi ne è stata protagonista scrivendo capitoli importanti della storia della pallavolo russa: dagli ori europei nel 1999 e nel 2001 a quelli mondiali nel 2006 e nel 2010, senza dimenticare le medaglie olimpiche e tanti successi di prestigio a livello di club nella sua splendida carriera.

    Con il tempo, il volley è cambiato, ma non abbiamo dubbi che campionesse come Sokolova resteranno per sempre nei cuori degli appassionati. Ecco la sua intervista esclusiva ai microfoni di Volley News.

    Lyubov Sokolova, una delle più grandi pallavoliste di sempre: cosa provi quando ti guardi indietro e ripensi alla tua carriera?

    “Se guardo indietro e rifletto su ciò che è accaduto, posso dire di essere grata per tutto ciò che ho vissuto. Sono felice di aver vinto quasi tutto durante la mia carriera da giocatrice. Certo, mi dispiace un po’ non aver messo al collo la medaglia d’oro alle Olimpiadi, ma comunque sono contenta di aver vissuto tanti momenti belli“.

    Quando hai capito che saresti diventata una grande giocatrice?

    “Ho capito di voler fare della pallavolo il mio lavoro a 14 anni, quando sono stata ingaggiata da una squadra professionistica, il CSKA Mosca. Lì ho iniziato a lavorare con la prima squadra; era una prospettiva entusiasmante e ho realizzato che avrei voluto giocare a pallavolo nella mia vita e che avrei potuto farlo con successo“.

    Sei stata una delle schiacciatrici più complete di sempre. Qual è stato il segreto per diventare così forte? Cosa è stato più importante per te: il talento o la dedizione?

    “Per me, è stato importante un mix di talento e dedizione. Puoi avere talento, ma senza allenamento e senza voglia di migliorare, non potrai mai crescere e diventare un giocatore forte. Dentro di te deve esserci la passione per la pallavolo, il desiderio di migliorare e la determinazione per diventare più bravo degli altri. Se possiedi questi elementi, sei sulla strada giusta per diventare un buon giocatore“.

    In campo hai sempre messo in mostra una grande autorevolezza. Da dove arrivava il fuoco che avevi dentro? Fuori dal campo eri più timida?

    “No, io non sono mai stata timida. Anche fuori dal campo, sono sempre stata una persona positiva e piena di energia, a cui piace parlare, divertirsi e ballare. La mia personalità si è manifestata anche quando ero una giocatrice. In campo, non puoi nascondere la tua vera natura; non puoi decidere di mostrarti in un modo piuttosto che in un altro. No, non puoi… Il campo non è il palcoscenico di un teatro. Quando giochi, emerge chi sei realmente, ciò che hai dentro di te, e non puoi fare nulla per nasconderlo“.

    Nel corso della tua carriera, hai lavorato con tanti allenatori. Quali sono gli insegnamenti più importanti che hai ricevuto?

    “Ho lavorato con molti allenatori e posso affermare che ognuno di loro mi ha lasciato un insegnamento prezioso. Ad esempio, l’allenatore che ho avuto da piccola mi ha trasmesso la passione per la pallavolo. In seguito, altri mi hanno insegnato la tecnica, alcuni mi hanno fatto capire l’importanza dell’allenamento, come dovevo lavorare e come dovevo giocare, e altri ancora mi hanno aiutato a sviluppare la giusta mentalità. Sono grata ai miei allenatori e li ringrazio, poiché ciascuno di loro mi ha insegnato qualcosa di utile per la mia carriera“.

    Com’è stato lavorare con Nicolay Karpol? Pensi che spingere le atlete al limite in ogni momento sia il miglior modo di allenare?

    “Nicolay Karpol è stato un allenatore molto importante per me, il primo a convocarmi in nazionale, a mettermi in campo e a credere nelle mie capacità di giocare ad alti livelli. Sono estremamente grata per questa opportunità. Tutti conoscono Karpol e sanno che ha un modo di relazionarsi alla squadra molto diretto. Non posso definire questa caratteristica né positiva né negativa. Certamente, non è bello quando un uomo urla a una donna. Tuttavia, quando un allenatore urla a una propria atleta, lo fa per spronarla a dare il massimo. Lavorando insieme, mi sono abituata al suo stile. Per questo motivo, sono convinta che lavorare con lui sia stato importante per la mia carriera“.

    Hai fatto parte di tante squadre forti. Ma, secondo te, cosa distingue una grande squadra da una buona squadra?

    “Penso che la differenza sia data dalla capacità delle giocatrici di collaborare in campo. È questo elemento che rende una squadra migliore di un’altra“.

    Cosa ha reso speciale la nazionale russa che ha vinto i Mondiali nel 2006 e nel 2010, e le medaglie di argento alle Olimpiadi del 2000 e del 2004?

    “Il discorso è lo stesso della domanda precedente. La nazionale russa di cui ho fatto parte era una squadra unica, in cui tutte condividevano le stesse idee e volevano fare bene, vincere e giocare sia per se stesse sia per le compagne. Per questo motivo siamo state una squadra forte, la più forte del mondo“.

    Qual è il ricordo più bello della tua carriera?

    “Non dimenticherò mai i momenti belli della mia carriera, quando vincevo con le mie squadre e provavo felicità ed emozioni positive. Non è facile elencarli tutti. Come è normale, ci sono stati anche momenti brutti. Tuttavia, in generale, quando si vince si vivono sempre momenti belli, mentre quando si perde si affrontano quelli brutti“.

    C’è stato un torneo o una stagione che ti ha lasciato l’amaro in bocca?

    “Nel corso della mia carriera, mi dispiace non aver vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi. È un grande rammarico. Tuttavia, non cambierei nulla del mio percorso e di quello che ho vissuto“.

    Hai giocato in Russia, Croazia, Giappone, Italia, Spagna e Turchia, per un totale di 12 club diversi. Non avresti preferito una maggiore ‘stabilità’? In che modo ti hanno formato le esperienze all’estero?

    “Sì, ho giocato in molti paesi all’estero, a partire dalla Croazia. In quel caso, non era stata una mia scelta; era stato Nicolay Karpol a dirmi di andare a giocare lì, e così ho fatto. Successivamente, ho avuto molte occasioni di giocare al di fuori della Russia. Mi faceva piacere ricevere proposte dai club stranieri e, alla fine, ho vissuto tante esperienze interessanti, viaggiato in molti paesi e conosciuto nuove culture e persone da tutto il mondo. Anche mio figlio ha avuto l’opportunità di accompagnarmi e imparare le lingue dei posti in cui giocavo. Penso che sia stato bello anche per lui. Perciò, non cambierei nulla della mia carriera“.

    Foto Lega Volley Femminile

    Come descriveresti le tue esperienze in Italia con Bergamo e Jesi? Cosa ti piace di più del nostro paese?

    “Le mie esperienze in Italia sono state bellissime. A Bergamo mi sono trovata molto bene: abbiamo vinto, abbiamo perso e qualche volta è andata così così. Tuttavia, porto ancora con me tutte le emozioni che ho vissuto. Anche a Jesi ho trascorso due stagioni interessanti. Nel primo anno abbiamo sfiorato la vittoria, arrivando in finale. Dopo un periodo in Spagna e in Russia, ho riflettuto su dove avrei voluto giocare e ho scelto di tornare a Jesi. Così, ho vissuto un’altra bella stagione. In generale, giocare in Italia è stato fantastico, anche perché ho trovato tanti amici. Inoltre, il vostro paese è meraviglioso: si mangia bene, ci sono tante cose che lasciano a bocca aperta, avete il mare, il sole… È stato davvero piacevole“.

    Come descriveresti le sensazioni che provavi quando giocavi? E cosa ha sostituito l’adrenalina che ti dava la pallavolo?

    “Non ricordo bene cosa pensassi prima delle partite. Sicuramente, come ogni giocatrice, mi preparavo in base alla squadra che avremmo affrontato e, a volte, sapevo già se quel giorno avremmo vinto o perso. Per quanto riguarda l’adrenalina, posso dire che nella mia vita non manca di certo. Ovviamente, ha assunto forme diverse da quando giocavo: mio figlio mi dà adrenalina, così come mio marito, la mia famiglia e il mio lavoro. Dunque, nella mia vita c’è ancora tanta adrenalina“.

    Dopo il tuo ritiro sei rimasta nel mondo della pallavolo. Come mai hai scelto di diventare direttore sportivo? È stato difficile passare dal campo alla scrivania?

    “Dopo aver concluso la mia carriera da giocatrice, mi sono presa un po’ di tempo per riposarmi e mi sono chiesta: ‘Cosa posso fare adesso?’. La risposta è stata immediata e mi ha riportato alla pallavolo. Ho inizialmente provato a lavorare come manager, per poi diventare direttore sportivo. Ho compreso di voler rimanere nel mondo della pallavolo, che conosco bene e di cui posso parlare, trasmettendo le mie conoscenze ad altre persone. La pallavolo è la mia vita, e credo di aver fatto la scelta migliore per me“.

    Foto: VFV

    Cosa ne pensi della nuova generazione di giocatrici russe? La vostra nazionale avrebbe potuto ottenere grandi risultati senza il ban internazionale?

    “Penso che le nostre giovani stiano crescendo in modo molto positivo e rapido. Abbiamo tante giocatrici desiderose di competere ai massimi livelli, ma al momento non possiamo farlo. Tuttavia, quando avremo l’opportunità di partecipare a competizioni internazionali, mostreremo tutto il lavoro svolto in questi anni. Credo che, se avessimo avuto l’opportunità di partecipare a questi tornei, saremmo stati in grado di andare a medaglia. Siamo pronti a dimostrare che il nostro impegno è stato proficuo, che abbiamo molte giocatrici forti e che siamo competitivi”.

    Un’ultima curiosità: per cosa ti piacerebbe essere ricordata?

    “Vorrei essere ricordata come una persona allegra, positiva e sempre con il sorriso sulle labbra!“.

    Di Alessandro Garotta LEGGI TUTTO

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    Amélie Rotar: “Lasciare Roma è stata una scelta importante per il mio benessere”

    Il percorso di un pallavolista, purtroppo o per fortuna, non è praticamente mai lineare. Ci sono svolte, ostacoli, interruzioni e novità che modificano ogni parvenza di copione. Bisogna, dunque, avere la lucidità di comprendere che rimettersi in gioco non vuol dire fare un passo indietro, bensì essere proiettati verso orizzonti più limpidi.

    Amélie Rotar ha dimostrato di credere in questo mantra, come testimoniato dalla decisione di lasciare la SMI Roma Volley a metà stagione per trasferirsi in Romania, precisamente al CSM Volei Alba Blaj.Ecco le dichiarazioni della schiacciatrice francese, intervenuta in esclusiva ai nostri microfoni.

    Amélie, qualche giorno fa hai deciso di risolvere il tuo contratto con la SMI Roma Volley. Come sei arrivata a questa decisione?

    “Non ritengo necessario spiegare le ragioni che mi hanno portato alla decisione di partire; posso solo dire che è stata una scelta importante per il mio benessere. Desidero però esprimere la mia gratitudine a Roma per avermi dato l’opportunità di conoscere il campionato italiano. Ho sempre sognato di giocarci e di confrontarmi con le migliori squadre e le migliori giocatrici del mondo. Spero un giorno di tornare in Italia per continuare a inseguire questo sogno”.

    Come valuti la tua esperienza con il club giallorosso? Hai qualche rimpianto?

    “Alla fine, non è andata come speravo la mia prima esperienza in Italia, ma ho imparato molto e mi porterò dietro tanti insegnamenti. In Italia ogni partita è di altissimo livello e piena di sorprese, perché anche una squadra in fondo alla classifica può battere una squadra nelle prime posizioni. Mi è piaciuta molto l’incertezza per cui tutto può succedere e perciò bisogna dare il 100% in ogni momento. Inoltre, sono grata per le persone che ho incontrato durante la mia esperienza a Roma, e in particolare le mie compagne… Sono certa che resterò in contatto con loro. Questa è la bellezza dello sport: si creano legami forti con altre persone in breve tempo. Quindi, vorrei ringraziarle per il supporto e la gentilezza, e dire loro che mi mancheranno”.

    Foto Lega Volley Femminile

    Hai un ultimo messaggio per i tifosi di Roma?

    “Ho già inviato un messaggio al Branco e ai tifosi di Roma, ma mi fa piacere farlo di nuovo. Queste persone ci hanno sempre sostenuto nei momenti difficili e ci hanno seguito in tutta Italia. Pertanto, ai tifosi di Roma dico grazie per l’accoglienza, il sostegno costante, gli incoraggiamenti e l’energia che spinge le giocatrici a dare il massimo anche nelle avversità”.

    Per te è appena cominciata una nuova avventura in Romania. Quali sono le tue sensazioni da giocatrice dell’Alba Blaj? E quali sono le tue aspettative?

    “Le sensazioni sono fantastiche! Sono entusiasta di far parte dell’Alba Blaj. È un club che ha fatto molto bene finora; quindi, cercherò di aiutarlo a proseguire su questa strada. I miei obiettivi sono trovare il mio posto all’interno della squadra, crescere come giocatrice, supportare le mie compagne nella loro crescita, divertirmi giocando a pallavolo e migliorare negli aspetti in cui ho qualche difficoltà. Il club punta a vincere il campionato, e io voglio far parte di questa storia! Sin dal mio arrivo, ho notato un alto livello di professionalità. Abbiamo a disposizione molte risorse per esprimerci al meglio; alla fine, spetta a noi sfruttarle al massimo”.

    Sappiamo che tuo padre è nato nella regione di Blaj. Questo fattore ha influenzato la tua scelta?

    “Onestamente, questo non ha influito sulla mia scelta, anche se so che per lui è motivo di orgoglio vedermi giocare per la squadra che ha sede vicino alla sua città natale. Sono davvero felice di poter giocare nel mio ‘secondo paese d’origine’ e sono molto orgogliosa di essere approdata in un luogo speciale per mio padre e la mia famiglia. Tuttavia, quando ho preso la mia decisione, ho semplicemente avvertito che Blaj sarebbe stato il posto migliore per me, dove avrei potuto esprimermi al meglio nella seconda parte della stagione”.

    Quali sfide ti aspetti di dover affrontare dopo un cambio di squadra a metà stagione? Come pensi di affrontarle?

    “Unirsi a un nuovo club a metà stagione non è facile, ma il mio mindset è di essere me stessa e dare il massimo per la squadra e per le compagne. Come ho già detto, l’Alba Blaj ha ottenuto ottimi risultati in questa stagione; quindi, spero di contribuire ulteriormente a quanto di buono ha già realizzato”.

    Facciamo un passo indietro e parliamo delle Olimpiadi di Parigi. Com’è andata la tua esperienza a cinque cerchi? Quali sono i ricordi che porterai con te per sempre?

    “Parigi 2024 è stata un sogno. Le Olimpiadi rappresentano l’obiettivo di ogni atleta, essendo il traguardo più prestigioso di una carriera sportiva. Partecipare a un evento di tale portata è un’esperienza difficile da descrivere, poiché per molte persone si tratta dell’occasione di una vita. Essere circondata dai migliori atleti del mondo e vivere i Giochi Olimpici in casa, davanti alla mia famiglia e ai miei amici, è stato davvero speciale. Un ricordo che non dimenticherò mai è la prima Marsigliese che ho cantato in un palazzetto con oltre 10.000 persone. L’emozione che provavo, sapendo che in tribuna c’era la mia famiglia, è stata incredibile. Ho apprezzato molto anche il rispetto dei tifosi: non abbiamo vinto nemmeno una partita, ma l’orgoglio e la gioia di coloro che sono venuti a sostenerci hanno un significato profondo per noi. Anche la cerimonia di apertura, con la Tour Eiffel illuminata e Celine Dion che cantava, rimarrà per sempre impressa nella mia memoria. Sono davvero grata di aver avuto l’opportunità di rappresentare il mio paese in questo modo”.

    Foto Fédération Française de Volley

    Cosa deve fare la Francia per migliorare e ridurre il gap dalle nazionali più forti al mondo?

    “Penso che la Francia stia crescendo ogni anno. Nel 2019 eravamo al 44° posto del ranking mondiale. Poi è arrivato Emile Rousseau, che ha apportato molti cambiamenti, e oggi siamo al 19° posto. Ha svolto un ottimo lavoro e gli sono molto grata. Guardando al futuro, con l’arrivo del nuovo allenatore Cesar Hernandez, sono certa che la squadra continuerà a migliorare. Porterà la sua visione unica della pallavolo e le idee creative che ho avuto modo di apprezzare mentre giocavo per lui l’anno scorso. Inoltre, il nostro gruppo è molto affiatato ed è davvero divertente lavorare insieme. Sono convinta che questo ci aiuterà a raggiungere i risultati desiderati come squadra”.

    Sei contenta per la nomina di Cesar Hernandez Gonzalez come nuovo head coach della nazionale francese? Stai già facendo un pensierino agli impegni dell’estate 2025?

    “Come ho già detto, Cesar è uno dei migliori allenatori che abbia mai avuto. È un ottimo tecnico e, soprattutto, una grande persona. Ha molta esperienza e ha vissuto momenti significativi sia al VakifBank che con la nazionale coreana. Perciò, sono sicura che il suo arrivo sia una cosa positiva. Io e le mie compagne non vediamo l’ora di iniziare questa nuova avventura e affrontare insieme un’estate ricca di impegni!”.

    Quali sono i tuoi sogni e obiettivi per il futuro?

    “Come pallavolista, ho una grande voglia di imparare. Desidero crescere negli aspetti del gioco in cui faccio più fatica e continuare a migliorare in quelli in cui mi sento più a mio agio. Mi piacerebbe giocare nei migliori club del mondo per affrontare sfide che possono aiutarmi a progredire ulteriormente. Sogno di partecipare a un’altra Olimpiade, in particolare a Los Angeles 2028, insieme a mio fratello, che è un giocatore di beach volley. A livello personale, voglio continuare a scoprire cose nuove su me stessa e mettermi nelle migliori condizioni per avere successo. Sono anche molto interessata ad altre culture e stili di vita; per questo, mi piacerebbe visitare nuovi paesi, anche quelli più poveri, per dare una mano dove possibile e trascorrere del tempo con le persone del posto. Ad esempio, insieme a bambini che non hanno accesso allo sport o ad altre attività a causa delle difficili condizioni familiari o del loro paese. Vorrei dedicare a loro il mio tempo e condividere la pallavolo, una passione che ha portato tanta gioia nella mia vita”.

    Per concludere, ti chiedo: chi è Amélie Rotar fuori dal campo?

    “Sono una musicista, sia chitarrista che pianista autodidatta. Adoro suonare quando ho bisogno di unospazio per i miei pensieri. Inoltre, mi piace dormire – forse un po’ troppo – e scoprire nuovi posti e paesi.Infine, sono una persona che ama profondamente la sua famiglia: senza di essa, oggi non sarei qui”.

    Di Alessandro Garotta LEGGI TUTTO

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    Rebecca Piva ci racconta tutto: Caprara, Barbolini, il segreto della UYBA, i sogni… azzurri

    La Serie A1 femminile di quest’anno è meno banale di quanto ci si potesse aspettare. Certo, la Prosecco DOC Imoco Conegliano sta dominando e sembra avere già messo in cassaforte il primo posto in regular season, ma il nostro campionato sta comunque offrendo grande spettacolo, regalandoci tante sorprese e soprattutto un livello di competitività molto elevato.

    Se parliamo di rivelazioni, non possiamo però non citare l’Eurotek Uyba Busto Arsizio di Enrico Barbolini e la sua punta di diamante in posto 4: Rebecca Piva. Infatti, la schiacciatrice bolognese classe 2001 sembra avere raggiunto una sorta di maturità pallavolistica per quanto riguarda lo stile di gioco e la concretezza delle giocate, distinguendosi per ottimi numeri in tutti i fondamentali. E in parallelo con lo straordinario rendimento nel club, sta diventando sempre più concreta la sua candidatura per un ruolo da protagonista nella prossima estate azzurra.

    Intervenuta in esclusiva ai nostri microfoni, Piva ha manifestato tutta la propria soddisfazione, mescolata al desiderio di ascendere sempre di più.

    Rebecca, questa è probabilmente la stagione della tua consacrazione: stai dimostrando di saper fare tutto e di essere in grado di farlo con un’efficacia con pochi eguali in Italia. Tutto questo come ti fa sentire?

    “Sono felice sia del contributo che sto dando alla squadra, sia del modo in cui stiamo giocando. Questo è ciò che mi rende più orgogliosa. Il fatto che alcune giocatrici stiano brillando è anche merito delle compagne, poiché sappiamo che da sole non si può fare nulla. Spero che, come squadra, continueremo a giocare in questo modo e a dimostrare il nostro valore, perché finora abbiamo davvero fatto bene“.

    In che modo l’esperienza alla Uyba ti sta aiutando a crescere?

    “L’esperienza a Busto Arsizio mi sta facendo crescere notevolmente. Qui ho trovato una società ben strutturata e ho avuto l’opportunità di lavorare con allenatori che mi hanno insegnato molto, contribuendo a rendermi una giocatrice sempre più completa. Pertanto, non posso fare a meno di esprimere la mia gratitudine al club per tutto ciò che mi sta dando“.

    Foto Lega Volley Femminile

    Quanto Busto Arsizio sta mostrando è notevole in termini di compattezza, spirito collettivo, resilienza e qualità tecnica. Le griglie a inizio stagione immaginavano un’annata differente, eppure il campionato ci sta consegnando una squadra assolutamente valida, in grado nel girone di andata di avere la meglio contro corazzate come Scandicci e Novara. Come valuti il vostro percorso finora?

    “Come ho già detto in precedenza, stiamo disputando un campionato davvero importante. In parte è qualcosa di inaspettato, poiché dopo una partenza in salita non ci aspettavamo di ottenere risultati così positivi. Tuttavia, grazie a un ottimo lavoro in palestra, siamo riuscite a diventare una vera squadra. Credo che si possa notare anche dall’esterno quanto siamo unite e affiatate, e ci sosteniamo nei momenti difficili. Adesso l’obiettivo principale è mantenere questo livello di gioco fino alla fine del campionato, consapevoli che non sarà semplice“.

    Seguendo te e le tue compagne di squadra sui social, ciò che risalta è una grande sintonia tra di voi. Possiamo dire che si è creata una grande famiglia?

    “Sì, si è creata una grande famiglia. C’è una forte sintonia tra noi giocatrici, ma anche con lo staff e la società. Non è affatto scontato, soprattutto ad alti livelli. Questo è il valore aggiunto che ci sta permettendo di fare un certo tipo di percorso. E ovviamente non posso dimenticare i nostri tifosi: il loro sostegno è straordinario e ci sta dando una grande mano“.

    Coach Barbolini si è fatto apprezzare per la sua attenzione tanto alla componente tecnico-tattica quanto a quella mentale. Com’è lavorare con lui nella quotidianità? Cosa ti sta trasmettendo?

    “Credo che coach Barbolini ci abbia dato quel qualcosa in più che nemmeno noi pensavamo di avere. Come hai detto tu, ci sta aiutando molto sia dal punto di vista tecnico che tattico. È una persona che riesce a trasmettere tanto. Penso che i risultati che abbiamo ottenuto parlino chiaro. In generale, mi piace molto lavorare con lui ogni giorno perché è un allenatore esperto che sa dare il consiglio giusto al momento giusto. Questa è una qualità fondamentale“.

    Foto Lega Volley Femminile

    Invece, come mai non è scattata la scintilla tra la Uyba e coach Caprara?

    “È una domanda a cui non è facile rispondere. Purtroppo, può succedere che non ci sia sintonia tra l’allenatore e la squadra, come è accaduto a noi all’inizio dell’anno. Non penso ci sia un colpevole e non è necessario cercare una spiegazione per cui non è scattata la scintilla. A volte, semplicemente, succede. Naturalmente, auguro al coach tutto il meglio per il futuro“.

    Premesso che il campionato è ancora lungo e che le insidie sono davvero tante ma, se la squadra riuscirà ad esprimersi sempre in questo modo, dove potrà arrivare?

    “Essendo molto scaramantica, non è semplice rispondere. Certo, sappiamo che il campionato è lungo e impegnativo, e che nel girone di ritorno sarà difficile mantenere il ritmo dell’andata, poiché tutte le squadre cercheranno di metterci in difficoltà. Tuttavia, finora abbiamo dimostrato il nostro valore e, continuando a giocare in questo modo, possiamo dire la nostra. Credo che, più che concentrarci sulla classifica, dobbiamo puntare a giocare una buona pallavolo. Questa è la cosa più importante dal mio punto di vista“.

    Come immagine profilo di WhatsApp hai messo una tua foto con la maglia della nazionale. C’è un motivo particolare per questa scelta? Pensi di poter recitare un ruolo da protagonista nel nuovo ciclo olimpico dell’Italia di Velasco?

    “Non c’è un motivo particolare per questa scelta. Credo che per ogni sportivo sia un sogno indossare la maglia della propria nazionale. Io ho avuto la fortuna di realizzarlo e ne sono molto grata. Non so se avrò l’opportunità di essere protagonista con la nazionale, dato che ci sono molte giocatrici di talento, ma spero proprio di sì. Posso dire che sto lavorando sodo in palestra per raggiungere il mio obiettivo di indossare la maglia azzurra“.

    Foto Federazione Italiana Pallavolo

    Quali sono i tuoi sogni nel cassetto e quali obiettivi ti sei posta per i prossimi anni?

    “I miei sogni e obiettivi principali sono partecipare alle competizioni internazionali con l’Italia e alle coppe europee per club“.

    Oltre alla carriera pallavolistica, stai portando avanti anche un tuo business. Di cosa si tratta e come è nata questa idea?

    “In realtà, mi dedico a molte attività. Sono una persona che ama ispirare gli altri e condividere ciò che fa. Da diverso tempo ormai, ho cominciato a pensare al mio futuro dopo la carriera, sia attraverso lo studio sia avviando un’attività. In particolare, lavoro nel mondo del business online, perché credo che ci siano buone opportunità in questo campo“.

    Di Alessandro Garotta LEGGI TUTTO

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    Brankica Mihajlovic rinata allo Zeren (da opposta): “Sono una che non si arrende mai”

    Nella cultura popolare, sarà capitato a molti di sentire parlare di “seconda giovinezza”, in qualunque forma essa si possa manifestare. È complesso, visti i ritmi a cui le pallavoliste sono abituate, che ciò accada nel volley, o perlomeno è difficile che questa fantomatica nuova versione di una giocatrice arrivi dopo un periodo in cui il suo rendimento è stato condizionato da fattori fisici, mentali, tecnici.

    Nel panorama pallavolistico attuale, è decisamente più comune osservare figure in grado di mantenere una determinata continuità piuttosto che elementi in grado di ripartire da zero fino a toccare il cielo, quando sembrano aver intrapreso ormai da qualche tempo il viale del tramonto. Per fortuna, però, Cicerone ci ha spiegato come ogni regola abbia un’eccezione che va a confermarla.

    Prendiamo, ad esempio, Brankica Mihajlovic e la sua stagione in Turchia. Ecco, l’opposta classe 1991 dello Zeren rappresenta un’eccezione significativa alla scarsità di candidate per la sfida di “sfruttare al massimo una seconda vita pallavolistica”. Perciò, l’abbiamo contattata per capire meglio cosa si cela dietro ai suoi numeri da urlo.

    Partiamo dal presente. Come descriveresti la tua esperienza allo Zeren finora? Com’è fare parte di un club così ambizioso?

    “Come hai detto tu, lo Zeren è un club ambizioso con grandi obiettivi, e per me è un privilegio farne parte. Abbiamo avuto una buona prima parte di stagione, ma ovviamente c’è ancora molto spazio per crescere e stiamo lavorando per migliorare ogni giorno“.

    Foto Zeren Spor Kulübü

    Come riassumeresti la stagione dello Zeren finora?

    “Posso dire che siamo migliorate notevolmente rispetto alla nostra prima partita ufficiale. Nel complesso, penso che abbiamo avuto una buona prima parte di stagione. Attualmente siamo al settimo posto, ma speriamo di fare ancora meglio“.

    Quali sono i vostri obiettivi e le vostre aspettative per la seconda parte della stagione?

    “Non sono una persona che guarda troppo avanti. Cerco semplicemente di godermi ogni giorno, ogni partita e ogni allenamento. Dopo la pausa di fine anno, abbiamo iniziato la seconda parte della stagione e posso dire che stiamo lavorando duramente. Stiamo creando una buona atmosfera e ci sentiamo bene. Questa è probabilmente la cosa più importante“.

    Cosa ti piace fare nel tuo tempo libero ad Ankara?

    “Cerco semplicemente di godermi le piccole cose della vita, come stare all’aria aperta e vivere momenti spensierati con le persone a me care. Naturalmente, cerco sempre di ritagliare del tempo per un po’ di recupero“.

    Sembra che allo Zeren abbia raggiunto di nuovo livelli altissimi di rendimento. Come valuti le tue performance quest’anno?

    “Non è semplice parlare di se stessi. Posso però dire che sono una grande lavoratrice e non mi arrendo mai. Poi sappiamo che la pallavolo è uno sport di squadra e che solo insieme possiamo raggiungere risultati straordinari“.

    Quest’anno vieni schierata da opposta, anche se nel corso della tua carriera hai giocato da banda. Quale ruolo preferisci?

    “Sì, è vero. È qualcosa di nuovo per me, dato che per tutta la mia carriera ho sempre giocato da banda. All’inizio, ho incontrato alcune difficoltà ad attaccare dal lato destro, ma ora va molto meglio e mi sento più a mio agio“.

    Zoran Terzic è tornato alla guida della Serbia. Pensi che possa aiutare la vostra nazionale a tornare in cima al mondo?

    “Terzic ha fatto grandi cose con la nazionale serba, vincendo molti titoli e raggiungendo ottimi risultati. Sono convinta che possieda le competenze e l’esperienza necessarie per fare ancora molto bene. Pertanto, gli auguro il meglio“.

    Ti piacerebbe tornare in nazionale? Aspetti una chiamata da Terzic per l’estate 2025?

    “Attualmente sono concentrata esclusivamente sul campionato turco e sulla mia squadra, con l’obiettivo di dare il massimo. Credo che, una volta conclusa la stagione, avremo l’opportunità di parlare della nazionale“.

    In che modo le esperienze in Bosnia, Svizzera, Corea, Francia, Brasile, Giappone, Cina, Italia, Russia e Turchia ti hanno arricchito come persona e come giocatrice?

    “Per me, viaggiare, scoprire altri paesi e, soprattutto, conoscere nuove culture e persone è qualcosa di molto prezioso. Mi è piaciuta ognuna di queste avventure e ho apprezzato tutto quello che ho visto“.

    Ripensando alla tua carriera, cosa ti rende più orgogliosa? Hai qualche rimpianto?

    “Non sono una persona che guarda molto al passato. Probabilmente ci sono aspetti che avrei potuto gestire in modo diverso, ma ritengo che questo faccia parte del mio carattere e sia il migliore approccio per me. Giocare in nazionale è sempre stato il mio sogno, e ottenere risultati importanti è stato come vedere quel sogno diventare realtà. Inoltre, giocare all’estero e imparare cose nuove è stata una parte fondamentale della mia vita“.

    Foto VolleyballWorld

    Hai già realizzato tutti i tuoi sogni relativi alla pallavolo? O ne stai inseguendo altri?

    “Mi diverto in ogni singola partita e allenamento, senza pensare troppo al futuro. Per me, ciò che conta di più in questo momento è essere positiva e in salute, cercando di migliorare ogni giorno“.

    Quali sono i tuoi progetti per i prossimi anni e per il futuro dopo la carriera da giocatrice?

    “Vediamo… Non sono sicura di saper rispondere a questa domanda. Quando sarà il momento ci penserò (sorride, ndr)”.

    Di Alessandro Garotta LEGGI TUTTO

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    Linda Manfredini, la centrale del futuro: “Sono grata a Bergamo per la fiducia”

    Nell’immensità dei talenti di cui molti parlano, non è mai semplice capire chi possa diventare davvero una stella di caratura mondiale e chi meno. Se si tratta di Linda Manfredini, tuttavia, si va sul sicuro. La bravura della diciottenne centrale modenese è immensa, e anche analizzando soltanto i primi mesi della sua esperienza a Bergamo si può notare un miglioramento tutt’altro che insignificante. E questa prima parte di stagione positiva sotto la guida di Carlo Parisi si è andata ad aggiungere al processo di crescita di cui è stata protagonista con Anderlini, Sassuolo e Casalmaggiore.Intervenuta in esclusiva ai nostri microfoni, Manfredini ha manifestato tutta la propria soddisfazione, mescolata al desiderio di ascendere sempre di più.Linda, la prima domanda non può che essere introduttiva: com’è stato l’impatto con Bergamo e cosa ti ha convinto a scegliere questo club per la stagione 2024-2025?“Il primo impatto con il Volley Bergamo è stato sicuramente positivo. Mi sto trovando bene con la società, lo staff e le compagne. Credo che l’ambiente che si è creato sia davvero ottimo e questo ci ha permesso di iniziare la stagione con il piede giusto: insomma, non possiamo che essere soddisfatte“.“Ho scelto Bergamo perché mi offriva un progetto che corrispondeva a ciò che stavo cercando. Sono grata a questa società perché mi sta dando molta fiducia, il che non è scontato, considerando che sono una ragazza giovane“.“Forse non te l’ho mai detto ma tu per me sei come Bergamo. So che potrebbe farti ridere ma migliori complimenti non ne ho” cantano i Pinguini Tattici Nucleari. Se dovessi parlare di Bergamo a qualcuno che non la conosce, come gliela descriveresti? Che città è e come ti ci trovi?“Devo ammettere di non conoscere ancora bene Bergamo, dato che sono qui da pochi mesi. Tuttavia, il mio primo impatto è stato decisamente positivo. Mi sembra una città giovane e dinamica. Inoltre, le persone con cui ho interagito finora sono state sempre molto accoglienti. Pertanto, mi trovo bene e sono contenta“.La stagione di Bergamo viaggia finora su un equilibrio certamente sottile, data la fase in cui ci troviamo, ma che era probabilmente nei vostri desideri: 6 vittorie in 12 partite di campionato. Come valuti questa prima parte di percorso?“Innanzitutto, va detto che il campionato di quest’anno è particolarmente impegnativo. Oltre al gruppo delle ‘grandi’ che occupano le prime posizioni in classifica, ci sono squadre di livello simile. Di conseguenza, nessuna partita è scontata e, facendo parte del secondo gruppo, Bergamo deve affrontare ogni gara come se fosse la più importante. Tuttavia, iniziare il campionato con 6 vittorie è stata una grande soddisfazione, soprattutto se consideriamo come si era conclusa la scorsa stagione. In ogni caso, la strada è lunga e c’è ancora molto da migliorare“.Quali sono i vostri punti di forza? E gli aspetti da migliorare?“Penso che il nostro punto di forza risieda nella capacità di completarci a vicenda: non abbiamo una giocatrice di spicco che ci trascina alla vittoria, ma ognuna di noi contribuisce in modo fondamentale. Un aspetto da migliorare potrebbe essere l’atteggiamento, inteso come l’impegno a fare più squadra e a capire cosa serve alle altre nei momenti di difficoltà, per affrontarli insieme. Siamo un bel gruppo, molto affiatato, ma per diventare ancora più forti dobbiamo trovare il ‘nostro modo’ di superare le difficoltà“.Che prospettive vedi per Bergamo e, soprattutto, quanto sarà importante gestire equilibrio e ambizione?“È chiaro che, quando si parla di aspettative, si tende sempre a puntare al massimo. Siamo consapevoli di essere una squadra capace di dare filo da torcere a chiunque, se esprimiamo il nostro miglior gioco. Tuttavia, dobbiamo ricordare che il campionato è difficile e ancora lungo. Pertanto, sarà fondamentale mantenere la costanza nel nostro lavoro, cercando di aggiungere un nuovo tassello dopo ogni partita, e non smettere mai di impegnarci al massimo in palestra. In questo modo, potremo toglierci anche qualche soddisfazione“.La vostra è una squadra che dà la sensazione di aver assorbito i dettami di Carlo Parisi. Che allenatore è durante la settimana? Quali sono le corde che cerca di toccare maggiormente?“Carlo è un allenatore di grande esperienza, e questo è fondamentale per un gruppo giovane come il nostro. Sottolinea costantemente l’importanza del lavoro durante la settimana: dare il massimo in allenamento ci aiuta a disputare al meglio la partita del weekend. Inoltre, grazie ai suoi consigli, stiamo migliorando dal punto di vista tecnico e cercando di sviluppare una mentalità vincente“.Ciò che sta piacevolmente guidando l’osservazione delle tue partite è che sembri ormai aver totalmente fatto tue le richieste tecniche, tattiche e atletiche della Serie A1. È stato naturale per te questo salto di qualità, oppure hai fatto un lavoro specifico?“Penso che quest’anno il mio livello di gioco si sia adattato molto meglio alla Serie A1. La scorsa stagione è stata una fase di transizione dall’A2, che mi ha permesso di prendere confidenza con il ritmo di gioco e di comprendere le dinamiche di questo campionato. C’è ancora molto su cui lavorare, in particolare per quanto riguarda la tecnica in attacco e, soprattutto, il muro, un fondamentale che richiede molta esperienza. Ovviamente sto cercando di acquisirla gradualmente. Per fare il salto di qualità, è stato fondamentale dedicarsi a un intenso lavoro tecnico, allenandomi ogni giorno con atlete che conoscono bene la categoria“.In un’intervista di un anno e mezzo fa, ci raccontavi che uno dei tuoi sogni è vestire la maglia della nazionale maggiore. Quanto pensi di esserci vicina?“Credo che il sogno di ogni atleta sia rappresentare il proprio paese e indossare la maglia della nazionale. Questo è il mio punto di vista, ma sono certa che molti possano identificarsi in esso. Il mio grande obiettivo è partecipare alle Olimpiadi. Certo, non mi sento ancora vicina a questo traguardo, ma l’ambizione è presente. Attualmente, però, sono focalizzata su ciò che mi riguarda più da vicino, ovvero le nazionali giovanili. Infatti, quest’anno avremo il Mondiale e non vedo l’ora di partecipare a questo evento: sono già carica!“.In estate hai vinto l’argento al Campionato Europeo U20 e sei stata eletta “Miglior Centrale” del torneo. Che esperienza è stata?“Ho un bellissimo ricordo dell’ultima estate e considero il risultato che abbiamo ottenuto un ottimo premio per tutto il lavoro svolto in palestra. Il percorso di avvicinamento all’Europeo è stato complicato, ma questo ha reso ancora più gratificante la vittoria della medaglia d’argento. Forse resta un po’ di amaro in bocca per l’esito della finale, persa al tie break contro la Turchia; tuttavia, sono convinta che abbiamo vinto un argento e non perso un oro“.Hai 18 anni e già una discreta esperienza in Serie A alle spalle. Che obiettivi ti sei posta per il futuro, a breve e a lungo termine?“Per il futuro, non mi sono posta obiettivi specifici, se non quello di mantenere la categoria e magari aspirare a qualcosa di più. A breve termine, desidero continuare a ritagliarmi un po’ di spazio tra le giocatrici di A1. A lungo termine, intendo dare il massimo ogni giorno, per poter poi godere dei frutti del mio impegno“.Un’ultima curiosità. Come procedono i tuoi studi? Come fai a conciliare gli impegni di una carriera sportiva ad alti livelli con quelli scolastici?“I miei studi procedono bene. Sono all’ultimo anno delle scuole superiori e quest’estate affronterò l’esame di maturità. Sto già cercando un percorso universitario per il futuro. Ritengo che conciliare sport e studio non sia difficile né negativo; al contrario, lo considero un ‘plus’. Ormai lo faccio da qualche anno e ho trovato un buon ritmo. In generale, questa esperienza mi aiuta a essere organizzata, a pianificare in anticipo e a gestire il mio tempo e i miei impegni con grande attenzione“.Di Alessandro Garotta LEGGI TUTTO

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    Svetlana Gatina, nuovo fenomeno dalla Russia: “Le mie abilità in ricezione mi rendono speciale”

    Un inizio da favola con affaccio su un futuro da protagonista e un presente tutto da vivere. Impossibile continuare a far finta di niente, anche per chi pensava ad un inserimento graduale e senza traumi di sorta nella nuova squadra. Svetlana Gatina, schiacciatrice classe 2003 della Dinamo-Ak Bars Kazan, è diventata grande e ce lo ha dimostrato nella prima parte della stagione 2024-2025 con prestazioni brillanti, caratterizzate da precisione in attacco, solidità in ricezione, efficacia al servizio e tanta consapevolezza dei propri mezzi. Insomma, c’è la netta sensazione che questa giovane stella (figlia e sorella d’arte) – che si è raccontata in esclusiva ai microfoni di Volley News – possa veramente lasciare un segno indelebile nella storia della pallavolo russa e non solo.

    Svetlana, per cominciare raccontaci le tue sensazioni dopo i primi mesi della tua avventura alla Dinamo-Ak Bars Kazan.

    “Devo ammettere che all’inizio è stato un po’ emozionante. È normale sentirsi così quando si arriva in una nuova squadra e si incontrano nuove compagne. Tuttavia, sono felice di far parte di questo club e spero di contribuire a conquistare nuovi titoli“.

    Foto Dinamo Kazan

    In realtà, il primo titolo è già arrivato, visto che a ottobre avete vinto la Supercoppa di Russia. La tua prestazione in quell’occasione è stata determinante: MVP, top scorer, miglior ricettrice e miglior battitrice. Insomma, una partita memorabile?

    “Ero molto orgogliosa della squadra dopo quella partita e felice per la vittoria e il trofeo conquistato. In particolare, ero soddisfatta della crescita a muro, un aspetto che considero molto importante per me“.

    Quali sono le tue impressioni dopo le prime partite di campionato?

    “Attualmente siamo al primo posto in classifica. Come tutte le squadre, commettiamo degli errori, ma siamo sempre determinate a ottenere il miglior risultato possibile in partita e a lavorare sugli aspetti da sistemare in allenamento“.

    Secondo te, dove può arrivare la Dinamo-Ak Bars Kazan quest’anno?

    “Gli obiettivi sono sempre molto ambiziosi. Questo significa puntare a vincere la Coppa nazionale e diventare campioni di Russia“.

    Che tipo di schiacciatrice sei?

    “Mi sono sempre considerata una giocatrice con una buona ricezione. Credo che le mie abilità in questo fondamentale mi rendano speciale“.

    Foto Dinamo Kazan

    Il tuo stile di gioco ricorda quello di qualche giocatrice, del passato o del presente?

    “Non saprei dire a quale giocatrice assomigli di più. Tuttavia, ho sempre apprezzato lo stile di gioco di Natalia Pereira durante il suo periodo alla Dinamo Mosca“.

    Quando chiedi agli addetti ai lavori di te, tra le qualità che emergono frequentemente ci sono l’etica del lavoro e la mentalità. Parlaci un po’ del tuo mindset.

    “Durante le partite, cerco semplicemente di mantenere la concentrazione e di avere sempre sangue freddo. Questo atteggiamento mi aiuta nei momenti più stressanti“.

    Cosa ti porti dietro dalle tue esperienze allo Sparta Nizhny Novgorod e al Proton Saratov?

    “Sono molto grata agli allenatori che hanno condiviso con me questo percorso, trasmettendomi la loro esperienza e concedendomi il tempo necessario per abituarmi al campionato e crescere come giocatrice“.

    Invece, guardando al futuro, quali obiettivi ti sei posta?

    “Non ho mai giocato in club stranieri o in campionati esteri. Sarebbe molto interessante scoprire le differenze o trovare eventuali somiglianze“.

    Foto Dinamo Kazan

    Come sei al di fuori della pallavolo? Cosa ti piace fare quando non sei in palestra?

    “Durante il campionato, dedico tutte le mie energie all’allenamento e al recupero, il che mi impedisce di dedicarmi ad attività che non siano legate alla pallavolo. In generale, mi piace leggere. È sempre emozionante immergersi nella vita e nelle esperienze di un’altra persona, osservare la realtà attraverso i suoi occhi e conoscere la sua storia“.

    Come descriveresti il tuo carattere?

    “Sono una persona tranquilla, a volte un po’ irascibile, laboriosa e determinata“.

    In una intervista di qualche settimana fa, tua sorella Ekaterina ci ha svelato che “la lezione più significativa che mi ha insegnato mio papà è di non mollare mai: se ci si impegna, prima o poi si otterrà un risultato“. Nel tuo caso, qual è la cosa più bella che ti ha trasmesso?

    “Sono d’accordo con mia sorella. Vorrei solo aggiungere che mio padre mi ha fatto comprendere l’importanza di impegnarmi per diventare ogni giorno la migliore versione di me stessa“.

    Foto Dinamo Kazan

    Chiudiamo con domande e risposte rapide, a istinto.

    Attacco o difesa? “Attacco“.

    Monster Block o Super Spike? “Super Spike“.

    Vittoria per 3-0 o partita thriller decisa al tie break? “È una domanda difficile… Le vittorie per 3-0 sono sempre molto piacevoli, mentre le partite decise al tie break sono emozionanti e intriganti“.

    Allenamento per la forza o Cardio? “Senza dubbio, allenamento per la forza“.

    Una parola che assoceresti al tuo club, la Dinamo-Ak Bars Kazan. “Potenza“.

    Un aggettivo per descrivere le tue sorelle Ekaterina ed Elena. “Ekaterina: amichevole. Elena: responsabile“.

    Chi è la tua più grande fonte di ispirazione? “Mio papà“.

    La tua citazione preferita? “Se vuoi essere felice, sii felice (frase di Lev Tolstoj, ndr)”.

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    Alla scoperta di Natasza Ornoch: “Sogno di giocare in Italia e rappresentare la Polonia”

    Non abbiamo mai ben capito come definire il talento nella pallavolo, né come misurarlo: è qualcosa di vago, astratto, ci sfugge dalle mani come se provassimo ad afferrare un’anguilla. È equivoco, perché quando diciamo che quella giocatrice è un talento, potremmo riferirci a una certa idea di raffinatezza stilistica, alla continuità di prestazioni, oppure alla presenza di un qualche istinto naturale che guida il libero nella difesa prodigiosa, la centrale a muro e la schiacciatrice in attacco. Questo perché il talento è spesso descritto attraverso le sensazioni che suscita in chi lo guarda, piuttosto che una serie di attributi dello stesso: è perciò un concetto altamente soggettivo.

    Ecco perché parlare di Natasza Ornoch oggi come la “next big thing” della pallavolo europea ci espone al rischio di un’euforia che potrebbe sgonfiarsi e scemare già tra qualche settimana, o mese, lasciando il ricordo un po’ imbarazzante di quella volta che non ci siamo saputi controllare. Eppure, questa schiacciatrice polacca classe 2007 dell’SMS PZPS Szczyrk – che si è raccontata in esclusiva ai microfoni di Volley News – sembra essere davvero un diamante, neppure troppo grezzo, pronto a rivelarsi presto in tutta la sua brillantezza.

    foto Instagram

    Natasza, per cominciare ci racconti com’è nata la tua passione per la pallavolo?

    “La pallavolo ha sempre avuto un ruolo significativo nella mia famiglia. Mia zia, infatti, era una pallavolista, e fin da piccola ho seguito questo sport con grande interesse. Ho iniziato con il basket, ma poi ho deciso di cimentarmi anche nel volley. Quando sono arrivata al bivio e ho dovuto scegliere una sola disciplina, poiché gli allenamenti erano diventati troppi, ho optato per la pallavolo. Ormai mi aveva conquistato!“.

    Quali sono state le tappe principali della tua carriera?

    “Ho iniziato a fare i primi allenamenti di pallavolo in terza elementare, presso un club scolastico. Lì ho appreso i fondamentali e mi sono innamorata di questo sport. Successivamente, sono passata all’UMKS MOS Wola Warszawa, dove ho avuto l’opportunità di crescere come giocatrice. Attualmente sono ancora legata al MOS Wola, ma ogni giorno studio e mi alleno all’SMS PZPS Szczyrk“.

    Invece quali sono stati i momenti più importanti che hai vissuto con le nazionali giovanili polacche?

    “Ci sono molti momenti che resteranno per sempre impressi nella mia memoria. Tuttavia, i ricordi più belli sono legati ai piazzamenti nella Top 4 con le nazionali U18 e U20 (ai Campionati Europei 2024, ndr). Era uno dei miei sogni più grandi e, anche se in entrambi i casi abbiamo chiuso al quarto posto, considero queste esperienze preziose per le competizioni future“.

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    Parlaci un po’ della tua esperienza all’SMS PZPS Szczyrk? In che modo ti sta plasmando come giocatrice e come persona?

    “Fin da bambina, ho sempre sognato di andare all’SMS PZPS Szczyrk. Questa scuola offre l’opportunità di studiare e giocare a pallavolo, grazie a un’organizzazione che permette di combinare entrambi gli ambiti. All’SMS PZPS Szczyrk posso raggiungere i massimi livelli sotto la guida dei migliori allenatori, il che è fondamentale per la mia crescita pallavolistica. Dal punto di vista personale, posso dire che stare lontano da casa mi ha insegnato a diventare indipendente; inoltre, ho avuto la fortuna di incontrare persone meravigliose che sono diventate come una famiglia per me“.

    Come sta andando la vostra stagione nella 1. Ligi (la seconda lega polacca)? Quali sono le tue impressioni dopo le prime partite?

    “Penso che la nostra stagione sia iniziata in modo positivo. In alcune partite avremmo potuto ottenere risultati migliori. Tuttavia, abbiamo anche conquistato vittorie contro squadre molto forti“.

    Qual è il vostro obiettivo quest’anno?

    “Il nostro obiettivo è raggiungere le prime sei posizioni in classifica, tenendo presente che ci sono 13 squadre nella 1. Ligi. Siamo un gruppo giovane e giocare in questo campionato ci offre l’opportunità di crescere e acquisire esperienza. Però, siamo anche ragazze coraggiose e sono convinta che saremo in grado di tenere testa alle squadre più forti!“.

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    Come ti descriveresti come giocatrice? Ti piace il paragone con Elena Pietrini o ti vedi diversamente?

    “Certo, mi piacerebbe diventare come Elena Pietrini! Tuttavia, il mio idolo è Gabi Guimaraes. La sua dinamicità e il suo coinvolgimento nel gioco mi impressionano sempre. Credo di avere alcune affinità con lei, in quanto sono forte e dinamica. Perciò, penso che sia un buon modello da cui trarre ispirazione“.

    Qual è il miglior consiglio che hai ricevuto durante il tuo percorso sportivo?

    “Credo che il consiglio più importante che abbia ricevuto venga da mio padre. Infatti, mi ripete sempre di avere pazienza, poiché un giorno il mio impegno e il mio duro lavoro daranno i loro frutti“.

    Dove ti vedi nel giro di qualche anno? Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?

    “Sogno di giocare nel campionato italiano e di rappresentare la Polonia a livello internazionale. Inoltre, desidero che la pallavolo continui a regalarmi la stessa gioia e soddisfazione che mi dà adesso“.

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    Come ti descriveresti al di fuori del campo? Quali sono i tuoi interessi?

    “Nella vita di tutti i giorni sono una persona piuttosto tranquilla. Tuttavia, in palestra, il mio atteggiamento cambia radicalmente: mi piace urlare e motivare la squadra! Ho un ottimo rapporto con la mia famiglia, che mi sostiene in ogni momento. Amo gli animali e sport come il pattinaggio, il ciclismo, la corsa e la ginnastica. Senza sport impazzirei (ride, ndr)! Infine, mi piace viaggiare, sono appassionata di fotografia e me la cavo bene in cucina“.

    Un’ultima curiosità. Quali sono i tuoi libri, film e cantanti preferiti?

    “È difficile scegliere un solo film, ma la mia serie preferita è senza dubbio ‘Gilmore Girls’ (‘Una mamma per amica’, ndr). Per quanto riguarda i libri, prediligo i gialli. Quando si tratta di musica, invece, non mi lascio influenzare dagli artisti, ma scelgo in base alle canzoni che mi piacciono“.

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    Gaia Giovannini in esclusiva: “L’oro olimpico? Tre mesi dopo ho ancora i brividi”

    Spesso basta un attimo per cambiare la propria vita. Questione di piccoli dettagli: una scelta ponderata può portare a grandi benefici ed è anche così che svolta una carriera. La piena maturazione tecnica e mentale che incontra il giusto ambiente, allenatori che credono in te e la fame di arrivare sono gli altri elementi necessari. L’ultimo anno è stato quello della sterzata per Gaia Giovannini: il salto in una nuova dimensione dove tutte le componenti precedentemente citate si sono allineate alla perfezione. Un arco temporale in cui sono racchiuse tappe dense di significato, come l’esordio assoluto con la maglia della nazionale e la vittoria della medaglia d’oro alle Olimpiadi.

    Ed è proprio dall’esperienza a Parigi 2024 che inizia la nostra intervista alla schiacciatrice originaria di San Giovanni in Persiceto, che dalla scorsa stagione è uno dei pilastri della Megabox Ondulati del Savio Vallefoglia.

    foto Fipav/Tarantini

    Gaia Giovannini, campionessa olimpica con la nazionale italiana femminile di pallavolo: ti fa ancora effetto sentirlo dire, o ti sei abituata? Insomma, sei riuscita a realizzare tutto quello che avete fatto?

    “Sì, mi fa ancora un grande effetto. A distanza di tre mesi, ho realizzato quello che è successo e mi vengono i brividi al solo pensiero“.

    Se ripensi al vostro percorso a Parigi, qual è la prima istantanea che ti viene in mente?

    “Forse è una risposta un po’ scontata, ma direi la vittoria in finale. Allo stesso tempo, però, credo che ogni momento sia stato magico e fondamentale. Tutte le partite hanno avuto la loro importanza, in particolare quella contro la Serbia“.

    foto FIPAV/Tarantini

    Come si vive la finale olimpica? C’è chi dice che bisogna immaginarla come una partita qualunque.

    “È quello che abbiamo cercato di fare. Arrivate a quel punto del torneo, è normale avvertire nervosismo e tensione; tuttavia, abbiamo cercato di mettere da parte queste emozioni e trasformarle in grinta e determinazione, qualità che ci hanno contraddistinto contro gli Stati Uniti. Eravamo consapevoli di giocare la finale olimpica, ma alla fine possiamo dire di esserci godute la partita“.

    Quali sono stati i punti di forza che vi hanno permesso di essere dominanti alle Olimpiadi?

    “È stato fondamentale pensare a una partita alla volta. In questo modo siamo riuscite a concentrarci meglio sul presente. Inoltre, si percepiva una forte coesione tra di noi in campo, poiché eravamo unite da un grande obiettivo comune“.

    Prima della partenza per Parigi, avete avuto un colloquio individuale con il CT Velasco. Avete parlato di qualcosa in particolare?

    “Abbiamo svolto questo colloquio individuale principalmente per condividere i nostri pensieri, esprimere come ci sentivamo e comunicare a Julio ciò che volevamo dirgli“.

    foto Volleyball World

    Cosa ti porti dietro dall’estate azzurra? Il fatto di aver dato un contributo importante ai successi della nazionale in VNL e alle Olimpiadi ti ha dato maggiore consapevolezza dei tuoi mezzi?

    “L’esperienza con la nazionale mi ha trasmesso molti valori e, senza dubbio, mi ha aiutato ad avere maggiore fiducia in me stessa e nelle mie capacità“.

    Quando militavi nelle file dell’Anderlini in Serie B2 o ti sei confrontata per la prima volta con la Serie A vestendo la maglia di Montale, immaginavi di poter raggiungere risultati così importanti? Quando hai capito di avere le carte in regola per giocare in nazionale?

    “Non pensavo di riuscire a ottenere risultati così importanti nella mia vita. Tuttavia, indossare la maglia azzurra è sempre stato un mio obiettivo. Ci è voluto tempo, ma ho sempre creduto di potercela fare, prima o poi“.

    Pensi di avere più talento o dedizione?

    “Penso di possedere entrambe le qualità, ma forse ho un po’ più di dedizione; infatti, ho sempre dato il massimo per cercare di raggiungere gli obiettivi che mi ero prefissata“.

    foto Volleyball World

    Ci sono stati dei momenti durante la tua carriera in cui hai vacillato nella sicurezza di voler fare la pallavolista professionista?

    “Quando ero più giovane non avevo piena consapevolezza di quello che volessi realmente fare. Diventare una pallavolista professionista è stato il risultato del percorso che ho seguito. Tuttavia, è sempre stato uno dei miei desideri“.

    Veniamo alla tua esperienza nelle Marche. Come ti trovi alla Megabox Ondulati del Savio Vallefoglia e cosa ti piace maggiormente di questo club?

    “Mi trovo molto bene a Pesaro, a Vallefoglia e con la società. Credo che la Megabox sia un club che ogni anno mira a migliorarsi, e per me questa è una qualità importante“.

    foto Rubin/LVF

    Come descriveresti la squadra di quest’anno?

    “Penso che siamo una bella squadra. Ci impegniamo sempre molto durante la settimana e ho la sensazione che tutte desideriamo migliorarci e dare il massimo, sia a livello individuale che come squadra“.

    Quali sono le tue impressioni dopo le prime giornate di campionato? Sei soddisfatta del rendimento di Vallefoglia?

    “A questo punto del campionato, le impressioni sono positive. In campo si percepisce il nostro affiatamento e la nostra grinta; stiamo lavorando intensamente per farli emergere in tutte le partite. Ovviamente, ci sono ancora alcuni aspetti da migliorare, ma dal mio punto di vista siamo sulla strada giusta“.

    Un’ultima curiosità. Come la vivi se la tua squadra non raggiunge il risultato sperato o tu non metti in campo la tua migliore prestazione?

    “Quest’anno non la vivrei benissimo, perché credo nelle nostre potenzialità. So che possiamo fare ancora meglio di quanto si sia visto finora e, perciò, stiamo lavorando duramente ogni giorno“.

    Di Alessandro Garotta LEGGI TUTTO