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    Bargnani: “Lo sport è salvezza”

    PESARO – Bargnani, è consapevole che il suo ritiro non è mai stato annunciato?? «Vero. Non ho fatto né un comunicato stampa, né la partita del cuore, ma non sto giocando altrimenti lo sapreste». Che fa oggi il Mago? «Mi dedico alla famiglia, ho un bambino di poco più di due anni e lavoro nel campo immobiliare e finanziario». Suo figlio ha già preso la palla da basket in mano? Se un giorno volesse giocare a basket, Bargnani sarebbe favorevole? «Il pallone lo conosce già, ma da me non avrà mai alcun tipo di pressione, è vitale solo che faccia sport, uno dei valori in questo mondo che ti tiene lontano da tante situazioni negative». Ai ragazzi che le chiederanno consigli al playground cosa dirà? «Dipende dove uno vuole arrivare, ogni traguardo ha il suo prezzo da pagare. Se vuoi arrivare in alto ci sono anche tanti aspetti della vita a cui devi rinunciare». Quali sono stati i suoi? «Per dedicarti così tanto a uno sport, devi sacrificare i legami, le amicizie, fette di infanzia ed adolescenza, feste, gite scolastiche, ricordi che non avrai… ma il traguardo che stai inseguendo ti fa sopportare tutto». Un romano che non ha mai giocato a Roma: è un rimpianto? «Ci ho giocato, ma in B2. Non è dipeso da me, però: la Virtus mi propose di andare in prestito a Rieti. La scelta, perciò, fu tra la Benetton Treviso e la Mens Sana Siena. Dopo aver visto la Ghirada, non ebbi il minimo dubbio, era all’avanguardia già vent’anni fa. E poi c’erano Gherardini e Messina. Fu una decisione azzeccata, da lì spiccai il volo per l’Nba». La capitale italiana non ha più il basket in serie A: sensazioni? «Una situazione grottesca. Quand’ero ragazzino al PalaEur c’erano migliaia di persone e campioni con un effetto mediatico incredibile sulla città come Myers. Passare da quell’apoteosi lì a questo deserto è tristissimo, soprattutto per i ragazzi di oggi che non hanno quelle emozioni». A proposito di campioni, che effetto le fa rivedere Gallinari in maglia azzurra? «Ammiro la sua tenacia, ricominciare ogni volta dopo tutti gli infortuni che ha avuto significa avere un grande cuore. E nessuno può capirlo meglio di me, visto che ne ho subìti tanti: dopo essere stati fuori dei mesi ripartire da zero è tosta, ti svuota». È questa la ragione per cui ha smesso? «È un mix di fattori, ma questo pesa. Nelle ultime cinque stagioni ho saltato più partite di quelle che ho giocato. Poi nella vita le cose cambiano: motivazioni, interessi, dinamiche». Quindi vedere Belinelli che a 38 anni ancora si sbatte le sembra folle? «No, la sua passione gli brucia dentro come quando aveva 18 anni. Lo posso testimoniare, ci vediamo spesso, dato che abitiamo entrambi a Bologna». Poz coach della Nazionale ha rivoluzionato il ruolo del ct? «Al di là delle questioni tecniche su cui non mi addentro, ha delle caratteristiche atipiche che altri non hanno in un contesto come quello della Nazionale dove i giocatori arrivano stanchi dalla stagione e trovano un clima più leggero che aiuta. Infatti tutti lo adorano».
    Che rapporto ha con i social? «Inesistente. Richiede di fare cose che odio come condividere i momenti privati, della vita personale. Oggi fa parte del lavoro di uno sportivo, ma io proprio non sono capace, è come avere una telecamera in casa…». Chi sono gli amici veri rimasti dal mondo della palla a spicchi? «Dall’America pochi: Shane Larkin, che poi ho ritrovato al Baskonia, Turkoglu che mi ha anche invitato a Istanbul. In Italia a parte Beli e Gallo, Mordente e Soragna con cui sono rimasto legato dai tempi di Treviso. Teo è il mio best friend». Segue ancora l’Nba e si aspettava Boston campione? «Certo, i playoff Nba sono sempre uno spettacolo. Non faccio mai pronostici, ma trovo interessante che ultimamente stiano vincendo sempre squadre diverse: non accadeva da molto e aumenta l’imprevedibilità della lega». LeBron James giocherà col figlio: una favola? «Effetto stranissimo. Quando LeBron è entrato nella lega era proprio un’altra epoca eppure a distanza di un quarto di secolo ancora domina. Forse un giorno ci rivelerà il suo segreto». Lui è un marziano, lei è il Mago: chi le appiccicò questo soprannome? «Pittis. Ma non ha niente a che fare con quello che facevo sul campo. Un giorno sotto la doccia mi disse: lo sai che hai un cognome da mago? Poteva andare peggio, no?». LEGGI TUTTO

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    Alla scoperta di Poriya, nuovo schiacciatore della Lube

    Reduce dalla terza settimana di VNL, lo schiacciatore iraniano Poriya Hossein Khanzadeh affronta la sua prima intervista dopo l’annuncio della Cucine Lube Civitanova. Il nuovo atleta biancorosso, che parla il farsi, ma sta studiando l’inglese per abbattere la barriera linguistica, dimostra brillantezza anche fuori dal campo dimostrandosi maturo e dando prova di avere le idee chiare.
    In Iran quanto è popolare la pallavolo?
    Poriya: “Nel mio paese c’è un grandissimo trasporto per la pallavolo, in molti seguono la Super League, le partite della Nazionale e i tornei più importanti. Un certo interesse c’è sempre stato, ma il movimento è in forte crescita”.
    Come ti sei avvicinato alla pratica del volley?
    “Ero un bambino quando ho mosso i primi passi sotto rete. Sono la testimonianza vivente che già da anni i giovani iraniani amano la pallavolo”.
    Sei giovane, ma hai già un curriculum invidiabile. Come vivi tutto questo?
    “Sono solo nell’anticamera del mio percorso e voglio vincere molti riconoscimenti. Per me la Lube rappresenta l’inizio della carriera nel panorama mondiale”.
    Qual è il tuo colpo migliore quando giochi?
    “Mi trovo particolarmente a mio agio nella fase di finalizzazione, ma ovviamente farò tesoro di ogni chance per migliorare sotto tutti gli aspetti”.
    C’è stata una partita che ti ha fatto capire di avere le qualità per giocare in Italia?
    “Non posso parlare di una singola partita, ma conquistando spazio in Nazionale lo scorso anno nei match ufficiali ho preso consapevolezza di poter dire la mia ai massimi livelli nella pallavolo. Penso di avere buone capacità e margini di crescita!”.
    Chi è il tuo idolo? Tra i giocatori della storia della Lube ci sono dei fuoriclasse che ti hanno affascinato?
    “Un atleta che è sempre riuscito a esaltarmi è sicuramente Earvin Ngapeth. Per quanto riguarda la Lube, non è facile selezionare tra i tanti campioni della storia biancorossa, ma devo dire che Osmany Juantorena e Ricardo Lucarelli per me sono due modelli”.
    La Lube adesso punta molto sulle giovani stelle, cosa ne pensi di questo cambiamento?
    “Questo cambio di prospettiva regala occasioni importanti ad atleti con talento e ambizione. Sono felice di giocare in una squadra con tanti giovani di valore nel mio primo anno in Italia. Sarà stimolante affiancare i nuovi compagni e onorare la maglia di un Club che pensa anche al futuro!”.
    Nella tua vita c’è solo la pallavolo?
    “Mi avete beccato subito…la mia vita è scandita dagli allenamenti e dalle partite. C’è poco spazio per tutto il resto, non ero nemmeno un secchione a scuola. Voglio raggiungere grandi traguardi e per riuscirci, oltre al talento, serve la dedizione. Sono pur sempre un ragazzo e nei piccoli ritagli di tempo soddisfo la mia curiosità documentandomi un po’ su tutto, guardando film e leggendo in lingua inglese, che per ora parlo a malapena…è proprio arrivato il momento di perfezionarmi!”. LEGGI TUTTO

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    Prima intervista di Petar Dirlic da giocatore della Lube

    Forte del contratto che lo legherà ai colori biancorossi nella stagione agonistica 2024/25, l’opposto Petar Dirlic vuole mettere al servizio della Cucine Lube Civitanova la sua potenza con l’obiettivo di rilanciarsi e aiutare il Club a gettare le basi per un nuovo ciclo vincente. All’indomani dell’annuncio, il bomber croato, ora lavoro con la Nazionale del proprio Paese, si concede una prima intervista da cuciniero per farsi conoscere dai tifosi marchigiani.
    La Lube 2024/25 ha scelto di avere nel roster due diagonali di altissimo livello. Quali sono le tue sensazioni?
    Dirlic: “Avere in squadra giocatori determinati e con un buon potenziale può rivelarsi decisivo per mantenere un ritmo ideale in allenamento. Adis è un giocatore molto forte e quest’anno sono convinto che si esprimerà a ottimi livelli. Io darò il massimo. Tra noi non ci saranno ‘battaglie’, ma fratellanza, al primo posto ci sarà sempre il bene del team e spingeremo per migliorarci a vicenda grazie al supporto di due palleggiatori talentuosi e differenti tra loro!”.
    Com’è nato il tuo amore per la pallavolo?
    “In Croazia il volley maschile non è molto diffuso, ci sono altre discipline più gettonate. A scuola mi piaceva, sono cresciuto d’altezza e ho iniziato come centrale per poi cambiare ruolo e diventare opposto in pianta stabile”.
    I trascorsi da centrale spiegano il tuo ottimo timing a muro.
    “Mi sento molto solido e sicuro di me in quel fondamentale. Se togliamo i centrali di ruolo, penso di essere stato tra i più efficaci negli ultimi anni a muro. Lavoro per migliorarmi su tutti i fronti. Voglio crescere in battuta e in attacco di palla alta, mentre ho già delle certezze significative nell’attacco in transizione. Voglio trovare il miglior feeling possibile con i due palleggiatori biancorossi”.
    Hai già partecipato alla Challenge Cup, può nascondere delle insidie?
    “Premetto che per come sono fatto voglio vincere qualsiasi partita di campionato o coppa, indipendentemente dall’importanza del trofeo o dalla forza degli avversari. Chi è abituato a giocare la Champions, magari proverà emozioni diverse, io ho disputato solo due stagioni in quel torneo. Non possiamo permetterci di pensare alla Challenge con aria di sufficienza, sarà fondamentale affrontare seriamente gli appuntamenti europei perché la Polonia e la Turchia sfornano squadre molto competitive. A Milano ci siamo resi conto in CEV Cup di quanto siano insidiosi questi tornei, bisogna dare il 100%!”.
    Quando si parla di Coppe Europee allarghi i tuoi orizzonti al calcio, pochi giorni fa hai festeggiato l’impresa di un atleta croato.
    “Sono contento per la vittoria dell’Europa League da parte dell’Atalanta di Mario Pasalic, calciatore che pur essendo nato a Magonza, in Germania, è originario come me di Castelli, vicino a Spalato. Di sicuro è tra i miei giocatori preferiti in Serie A insieme a Nikola Vlasic del Torino. In patria tifo per l’Hajduk Spalato. Ho giocato a calcio…nei campi da volley mi trovo più a mio agio”.
    Passi da una metropoli come Milano a Civitanova, cosa ti aspetti?
    “Ho sentito solo cose belle sulla Lube e sulla città. Mi ambienterò molto bene in una realtà più a misura d’uomo e con un bel clima. Mi piace pensare che in linea d’aria le Marche e la mia città di origine non siano poi così distanti. Ho la fortuna di ritrovare due ex compagni come Barthelemy Chinenyeze e Giovanni Gargiulo, in più sono amico di Eric Loeppky. Una buona base di partenza”.
    Volley a parte, hai una passione che ti caratterizza?
    “Da sei mesi il mio passatempo principale è diventato fare il papà e accudire mia figlia insieme a mia moglie. Tra un pannolino e l’altro seguo la NFL, mi piace il football americano. Apprezzo anche basket e calcio”. LEGGI TUTTO

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    Primo botta e risposta con Loeppky, nuovo schiacciatore della Lube

    Il primo colpo di mercato in entrata della Cucine Lube Civitanova, lo schiacciatore Eric Loeppky, nazionale canadese attualmente al lavoro con la selezione del suo Paese in vista della VNL, si è concesso un primo botta e risposta da cuciniero confermando la dedizione al lavoro e la voglia di raggiungere traguardi di prestigio.
    Che effetto ti fa l’idea di giocare in un Club dalla storia importante come la Lube?
    Loeppky: “Far parte della Lube significa davvero tanto per me. Il Club biancorosso è stato uno dei primi di cui ho sentito parlare quando ho scoperto la pallavolo di alto livello. Si tratta di una realtà che mi ha subito colpito, una società da sogno in cui qualsiasi atleta con forti ambizioni vorrebbe giocare. Conosco l’importanza di indossare la maglia della Lube, sono più che pronto a far parte del gruppo e raccogliere l’eredità di chi mi ha preceduto!”.
    Sei più soddisfatto per aver lottato fino alla fine in tutti i tornei quest’anno o prevale il rammarico per non aver centrato titoli?
    “Ovviamente sono molto orgoglioso del cammino brillante a Monza, per il gioco espresso dalla squadra e per le grandi sfide giocate lungo il percorso. Da agonista è difficile inghiottire il boccone amaro quando si arriva così vicino a traguardi importanti senza essere all’altezza, ma non voglio assolutamente che le finali perse cancellino quanto di buono fatto con gli ex compagni in Brianza”.
    Se potessi tornare indietro nel tempo, quale partita rigiocheresti?
    Se avessi questa possibilità vorrei rigiocare l’ultima partita della stagione contro la Sir Susa Vim Perugia per portare la Finale Scudetto a Gara 5”.
    Ai tempi del college gli Spartans ti chiamavano “re degli ace”. Cosa puoi dare alla Lube?
    “Sì, quello era uno dei miei soprannomi all’università. Penso di essere migliorato molto dopo quattro stagioni in SuperLega Credem Banca. Il livello in Italia è davvero alto e per tenere botta devi imparare ad adattarti alla velocità e alla forza del gioco. Lavoro per diventare ancora più forte e costante. Penso che il mio stile si adatterà perfettamente a quello dei compagni nella Lube”.
    Hai un idolo o un atleta a cui ti ispiri?
    “Ho seguito con stima ed estremo interesse molti atleti crescendo. Uno dei primi laterali che ho guardato è stato lo statunitense Reid Priddy. In questo momento mi dà carica pensare che in carriera abbia giocato anche nella Lube”.
    Cosa ti aspetti dal prossimo futuro con la Lube e la Nazionale canadese?
    “Facile! Mi aspetto grandi cose sia in maglia Lube che con il Canada!”.
    Quali sono le tue passioni quando non giochi a pallavolo?
    “Adoro passare il tempo con mia moglie e i miei figli. Mi piacciono i giochi di carte e il buon cibo. Visto che sono entrato in argomento…quando si parla di Italia dico sempre che è l’Olimpo del volley, ma anche della buona tavola!” LEGGI TUTTO

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    Cormio: “A Verona non sarà facile, ma alla Lube tutti danno il 100%!”

    Mercoledì il direttore generale biancorosso Beppe Cormio, ospite ai microfoni di Radio Arancia, emittente partner della Cucine Lube Civitanova, ha risposto alle domande di Alessandro Ranieri, conduttore del programma di informazione “7×4”. A pochi giorni dal fischio d’inizio della Finale Play Off 5° Posto Credem banca, in programma sabato 27 aprile (ore 18)  al Pala Agsm AIM contro i padroni di casa della Rana Verona, il dirigente cuciniero ha sottolineato la reazione della Lube negli ultimi match rimarcando, però, un momento poco favorevole in infermeria e tornando sul ricambio generazionale in atto nel roster dei vice campioni d’Italia.
    Dg Beppe Cormio:
    “La Semifinale a Piacenza e le ultime sfide hanno confermato una squadra performante, a prescindere da chi è sceso in campo. Ora, però, siamo in difficoltà con i cambi per via degli indisponibili e ci dobbiamo affidare alle prestazioni dei titolari. La squadra con Giannini ha trovato serenità e si è amalgamata lasciandosi alle spalle qualche tensione. Questo consente di esprimersi con più leggerezza. Al di là dei risultati eccellenti ottenuti negli ultimi tempi contro ottime formazioni, la squadra gioca divertendosi e con grinta, cosa che nella parte finale della Regular Season era venuta meno forse perché la posta in palio era più alta e non certo per responsabilità di Blengini che ha sempre lavorato bene. Manca una partita che non sarà affatto semplice, ma il giudizio generale su come è stata affrontata questa Pool rimarrà positivo. Stiamo portando avanti un ricambio generazionale, le fasi di ricostruzione rientrano nella storia dei Club e fanno parte dello sport. In questo frangente cerchiamo conferme sulle situazioni di gioco e sulle prestazioni di alcuni giocatori. L’aspetto più difficile pensavamo fosse motivare giocatori che hanno già la valigia in mano, ma alla Lube tutti continuano a dare il 100%, pure chi sa di cambiare maglia, quindi mi complimento con i ragazzi e lo staff”. LEGGI TUTTO

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    Ivanisevic parla della rottura con Djokovic: “Eravamo entrambi saturi, ma sarei morto per lui”

    Goran Ivanisevic

    Goran Ivanisevic è tornato a parlare dopo la clamorosa separazione dal n.1 Novak Djokovic. Il loro sodalizio pareva assai solido, nonostante qualche tensione nel corso delle partite, forte di una montagna di tornei e Slam vinti e un tennis assai migliorato nel servizio e attitudine offensiva grazie ai consigli del croato. Invece dopo Indian Wells le strade dei due slavi si sono separate, interrompendo cinque anni di grandi successi. Goran ha parlato a Tennis Majors, riportiamo alcuni estratti dell’intervista nella quale spiega i motivi che hanno portato alla rottura e come ha vissuto un lustro di tennis e di vita assai intenso.
    “È stato emozionante, un grande onore, una grande responsabilità, ne sono molto orgoglioso” afferma Ivanisevic. “È stato turbolento, non per quanto riguarda la nostra collaborazione, ma turbolento a causa di tutto quello che è successo. Scherzavamo su questo in squadra, ma ovunque siamo andati arrivava sempre qualche pasticcio e purtroppo è iniziato proprio così dal 2019: l’infortunio alla spalla agli US Open, poi tutto quello che è seguito con il coronavirus… Ma lui è un’istituzione, Novak Djokovic è il più grande tennista di tutti i tempi, anzi uno dei più grandi atleti di tutti i tempi”.
    Ecco il passaggio sui motivi della separazione tra i due: “Le persone devono semplicemente scrivere qualcosa, sfortunatamente nessuno è arrivato nemmeno vicino alla verità. Voglio dire, non c’è davvero una ragione “reale”. Uno dei motivi è proprio un senso di saturazione e fatica, sono stati davvero cinque anni difficili e intensi. Le persone dimenticano quel periodo durante il coronavirus, dimenticano che per un certo momento è stato etichettato come il più grande cattivo del pianeta a causa della vaccinazione. Non ci era permesso di entrare in questo paese, poi in quell’altro, poi viaggiamo qui… Eravamo sempre in una sorta di limbo – giocando, non giocando, di nuovo pronti, poi cambiando le restrizioni e di nuovo ci proibivano di giocare. Per non parlare dell’Australia e di tutto quel caos. Quindi sì, siamo arrivati ad un certo livello di saturazione, come mi piace dire: stanchezza materiale, così come una macchina ha bisogno di una regolare manutenzione e messa a punto, in fondo mi sono stancato di lui, lui si è stancato di me; in ogni caso non mi sentivo più di poterlo aiutare. Anche così, sommando tutto, abbiamo ottenuto grandi cose per noi stessi e per il tennis”.
    La fine del rapporto era solo una questione di tempo per Ivanisevic, i tempi erano maturi da un bel po’: “Non è accaduto davvero dopo Indian Wells, direi piuttosto dalla trasferta in USA della scorsa estate, è stato allora che ho cominciato davvero a sentire che la fine era vicina. Era solo una questione se ciò sarebbe avvenuto alla fine dell’anno, o ad un certo punto di quest’anno, e proprio ora in America è successo. Non c’è un momento giusto o sbagliato, c’è solo quel momento in cui accade, quando due persone concordano che è giunto il momento. Forse col senno di poi si potrebbe dire che sarebbe dovuto succedere alla fine dell’anno scorso, ma dopo gli US Open ho subito l’operazione al ginocchio, non sono stato lì per sei o sette settimane, non ero lì per Paris Bercy, Poi è arrivata Torino…  Tutto sommato, c’era quella stanchezza graduale che cresceva in me, in lui, ma le persone sottolineavano che la nostra relazione e la nostra comunicazione fossero particolarmente turbolente, il che semplicemente non è vero. Novak è proprio così, è stato lo stesso con Becker, e con Marian, è semplicemente così che funziona. La sua comunicazione, di cui abbiamo già parlato cento volte, in campo durante una partita è quella, tutto era permesso. La cosa non mi ha nemmeno disturbato, metà delle sue urla non riuscivo nemmeno a sentirle”.
    Goran torna sulla sconfitta contro Sinner a Melbourne, una delle più pesanti rimediate dal serbo vista la sua forza nel torneo: “Non so cosa sia successo contro Jannik in quella semifinale in Australia. Non era se stesso e quando non dai il 100% contro un giocatore come Sinner, non hai chance. Poteva finire in una batosta, ma è riuscito a vincere il terzo set. Non si è sentito del tutto bene durante il torneo, ma è così bravo che potrebbe battere giocatori importanti con una gamba sola. Tuttavia, contro Carlos, Jannik o Daniil devi essere perfetto. Poi negli Stati Uniti non è stato bravo. Anzi, contro Nardi credo che il primo set che ha giocato sia stato il peggiore che gli abbia visto in questi cinque anni insieme. Non era pronto per quella battaglia. Se arriva il Novak A è una cosa, se arriva Novak B allora abbiamo un problema”.
    Così il croato chiude l’intervista e tira un bilancio dei cinque anni insieme a Novak: “Ci siamo comunque divertiti molto in America, indipendentemente dal risultato, eravamo davvero rilassati. Alla fine, chi può biasimarlo? Novak ha vinto tutto quello che c’era da vincere nel tennis. Sono con lui negli allenamenti, trovare la motivazione ogni giorno… non è facile. Venire tutti i giorni ad allenarsi e motivarsi, è più facile per gli Slam, ma per questi Masters è difficile allenarsi con intensità ogni volta, anche per un perfezionista come lui. Richiede forza, passione, forza di volontà… Voleva qualcosa di diverso, stare di più con la famiglia. Ci siamo seduti insieme il giorno dopo per parlare e sono davvero felice di averlo fatto, dopo questi cinque anni in cui abbiamo affrontato di tutto insieme, era l’unico modo corretto per farlo. Non mandando SMS o chiamando. Ci siamo seduti bene, rilassati, abbiamo riso e parlato, e per me era importante dirgli certe cose su come mi sentivo, lui mi ha detto come si sentiva, e tutto questo è stato davvero bello. Per cinque anni sono stato accanto a lui nel bene, nel male, nel caos, in tutto. Novak, quando le telecamere sono spente, è una brava persona, ha un grande cuore. Sono sempre stato pronto a morire per lui se fosse stato necessario, combatteva contro il mondo intero. Non era facile essere il suo allenatore in quel momento, ovunque andassimo la gente ci guardava male, lo vedeva come il cattivo. Naturalmente c’erano anche persone che ci hanno dato il loro sostegno, che si sono avvicinate a noi dicendoci di tenere duro. Ma ce n’erano molti che erano molto scortesi e aggressivi”.
    Un’intervista profonda, che racconta un rapporto vissuto intensamente nel bene (le grandi vittorie) e nel male (tensioni e mille problemi). Goran ha certamente contribuito in modo decisivo agli ultimi anni di carriera di Djokovic, sul piano tecnico ma anche umano. La prossima settimana il serbo torna in campo a Monte Carlo, con Jannik Sinner già bello visibile “negli specchietti”, pronto al sorpasso. Solo il campo ci dirà come risponderà Novak.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Larizza: “La Lube deve restare lucida, non so quando ma rientrerò!”

    Il centrale biancorosso Jacopo Larizza non si dà pace per aver mancato la sfida decisiva dei Quarti di finale nei Play Off Scudetto a causa di un infortunio last minute alla caviglia. Tra i protagonisti del terzo e quarto round vinti dalla Cucine Lube Civitanova contro la Mint Vero Volley Monza grazie ai suoi ingressi a base di block e grinta, l’atleta cuciniero ha dovuto assistere dall’esterno alla sfortunata uscita di scena dei compagni senza poter dare il suo contributo alla squadra nell’ultimo confronto all’Eurosuole Forum. Occhi lucidi e tanta rabbia in corpo alla fine del match. Il centralone marchigiano, ancora alle prese con una caviglia gonfia, conta i giorni che lo separano dal rientro, ma deve pazientare. Da parte sua c’è la volontà di tornare ad aiutare il gruppo in allenamento e nelle sfide dei Play Off 5° Posto. Ospite venerdì del rotocalco 7×4 di Radio Arancia, Larizza ha risposto alle domande del conduttore Alessandro Ranieri chiarendo che i vice campioni d’Italia non tireranno i remi in barca, ma lotteranno per onorare la maglia nel rispetto dei Predators.
    Jacopo Larizza: “In Gara 5 dei Quarti contro Monza ero seduto ai margini del campo con le stampelle e una caviglia fuori uso per una brutta storta alla vigilia dell’incontro, è stata una sofferenza non aver potuto supportare i miei compagni se non con il tifo. Devo ancora smaltire l’amarezza. Ero convinto del nostro passaggio in Semifinale al termine di una splendida rimonta, ma non è andata così. Onore a Monza che ha avuto un gioco più costante nella serie. Ora dobbiamo guardare subito avanti. Ci attende un Play Off Quinto Posto complicato perché incroceremo altre squadre di valore che vogliono riscattarsi e rivali che daranno il tutto per tutto. Noi dovremo rimanere lucidi e fare del nostro meglio per arrivare fino in fondo e cercare di guadagnarci il pass per la Challenge Cup. Insieme ai miei compagni vesto la maglia di una società di eccellenza che mira sempre al massimo e dobbiamo anche rendere conto ai tifosi che hanno sempre seguito con passione, faremo del nostro meglio per non deluderli. Non so ancora quando potrò tornare in campo, ma la mia stagione non è finita qui”. LEGGI TUTTO

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    Le parole di Diamantini a due giorni dalla sfida esterna con Taranto

    Cucine Lube Civitanova a caccia di punti esterni nelle due trasferte ravvicinate di SuperLega Credem Banca. Il calendario torna a farsi fitto e impegnativo per i vice campioni d’Italia. Alla vigilia dei blitz a Taranto (domenica 11 febbraio, ore 18) e Trento (mercoledì 14 febbraio, ore 20.30) a commentare lo stato della squadra è il centrale cuciniero Enrico Diamantini, che parla di una Lube ben preparata grazie al grande lavoro svolto tra la sala pesi e il taraflex del palas.
    Enrico Diamantini:
    “Dopo un periodo in cui abbiamo lavorato molto bene in campo e in sala pesi grazie a un calendario più soft, da domenica si riprende a giocare ogni tre giorni. Abbiamo sfruttato la parentesi per prepararci al meglio visto che d’ora in avanti avremo a che fare con un tour de force. Al PalaMazzola non sarà una partita semplice perché la Gioiella Prisma Taranto sta proponendo una pallavolo migliore e noi già nel girone di andata abbiamo sudato parecchio in casa con loro. Dovremo essere impeccabili e concentrarci sui nostri meccanismi di gioco, se saremo bravi e concentrati il risultato voluto arriverà. La classifica parziale? Per me rispecchia il valore delle squadre in un torneo in cui tante avversarie sono salite di livello. Per citarne una, in queste stagioni Verona è in crescita. Mancano cinque giornate al termine della prima fase e qualche cambiamento di posizione potrebbe esserci, ma al momento la graduatoria rispecchia quanto si è visto. Noi abbiamo anche una Champions League da portare avanti e, personalmente, non provo un particolare rammarico per non aver chiuso la Pool E a punteggio pieno. Abbiamo vinto il raggruppamento facendo il nostro dovere e solo per una fatalità siamo capitati in una parte del tabellone con abbinamenti scomodi. Hanno inciso anche fattori esterni come la sconfitta di Trento nella serata finale della Fase a Gironi. Gli incastri sono particolari e non erano preventivabili. Ci tocca l’Halkbank come lo scorso anno, cercheremo la rivincita Andremo in Turchia e scenderemo in campo convinti fin dal confronto di andata”. LEGGI TUTTO