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    L’incredibile serie di infortuni sofferti da Alcaraz

    Carlos in allenamento, con il braccio infortunato

    Fortissimo, ma fragile. Che il percorso di Carlos Alcaraz nel tennis di vertice potesse rivelarsi ricco di ostacoli l’avevamo intuito già dai suoi primi anni di battaglie sui campi dei più importanti tornei. Un giocatore entusiasmante per qualità dei colpi, tutto e subito, tutto o niente. Un gioco senza mezzi termini, di un anticipo e aggressività senza pari, e per questo estremo e sorretto da equilibri precari. Difficile durare quando porti in campo la sua incredibile e perversa combinazione di talento e velocità di gioco, fatta da strappi di tale intensità da metterlo a serio rischio di problemi muscolari.
    Ormai tutti i big – ma potremo estendere facilmente ai giocatori inclusi tra i primi 50-70 del mondo – producono un tennis molto vicino ai propri limiti, l’infortunio diventa conseguenza naturale. La sequela di infortuni dei migliori del ranking nelle ultime settimane è inquietante e rende sia la prossima edizione degli Internazionali d’Italia che Roland Garros piuttosto incerti e imprevedibili. Tuttavia la serie di infortuni patiti da Carlos Alcaraz negli ultimi anni è impressionante. Si è infortunato in quasi tutte le parti del corpo, per sua fortuna non problemi gravissimi ma ugualmente invalidanti tanto da forzarlo a saltare vari tornei. Proponiamo una lista dei principali infortuni sofferti dal più giovane n.1 della storia dal 2021, suo primo vero anno di attività al massimo livello. Una vera e propria lista degli orrori…
    – US Open 2021: si ritira a metà del secondo set nei quarti di finale (vs. Auger-Aliassime) per un problema ai muscoli addominali, uno stiramento.
    – ATP 500 Vienna 2021: cede in due set vs. Zverev in semifinale, dopo la partita dichiara non esser sceso in campo al meglio ancora per un risentimento muscolare
    – Masters 1000 Bercy 2022: si ritira nei quarti di finale vs. Rune sul 6 pari del secondo set (dopo aver perso il primo) per un problema muscolare all’addome
    – ATP Finals 2022: non gioca per l’infortunio subito a Parigi, riceve il premio di n.1 di fine anno senza giocare.
    – Australian Open 2023: non vola a Melbourne, si infortuna ad un muscolo della gamba in uno degli ultimi allenamenti presso l’accademia di Ferrero (per il tentativo disperato di recuperare una banale smorzata del suo sparring)
    – ATP 500 Rio 2023: perde in finale contro Norrie, ma gioca buon parte dell’incontro con uno stiramento di primo grado al tendine del ginocchio
    – ATP 500 Acapulco 2023: salta il torneo messicano per i postumi del problema sofferto a Rio
    – Masters 1000 Monte Carlo 2023: non gioca nel Principato, per lui stavolta dolore alla schiena e alla mano
    – Roland Garros 2023: perde una dura semifinale vs. Djokovic, nel corso dell’incontro è preda di vistosi crampi alle gambe, ma riesce a concludere il match
    – ATP 500 di Basilea 2023: non gioca per problemi lombari e a un piede; torna in campo poco dopo a Bercy ma in pessima condizione, battuto subito da Safiullin
    – ATP 500 Rio 2024: qua è sfortunato, si gira una caviglia bloccata sulla terra rossa dopo solo due game nel match d’esordio contro Monteiro
    – Masters 1000 Monte Carlo, 500 Barcelona: non gioca per un problema muscolare all’avambraccio destro, si allena con una protezione ma decide di non scendere in campo nei due tornei. Gioca a Madrid, ancora fasciato, cede nei quarti contro Rublev e all’indomani dichiara l’edema muscolare che lo costringe a un nuovo stop, salta il 1000 di Roma.

    Un elenco che lascia molte perplessità sul futuro e carriera dell’iberico. Fragilità strutturale? Un tennis troppo esplosivo ed estremo, inadatto per il suo fisico – o per qualsiasi fisico? Dispiace veramente vedere un talento così scintillante preda di continui problemi fisici. Non possiamo che augurargli un grande in bocca al lupo, ma anche consigliare un ripensamento. Qualcosa, evidentemente, non funziona. Lo stesso consigliamo anche a chi governa il tour: quanto è attraente un circuito nel quale i migliori protagonisti sono così frequentemente assenti/scassati/stressati/in cattive condizioni?
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Alcaraz di nuovo k.o.: nella finale di Rio una ricaduta dell’infortunio muscolare di gennaio. Troppi infortuni sul tour?

    Carlos Alcaraz (foto Rio Open)

    Preoccupano le condizioni di Carlos Alcaraz. Il 19enne spagnolo, più giovane n.1 della storia del tennis maschile, durante la finale dell’ATP 500 di Rio persa contro Norrie si è di nuovo infortunato. Carlos infatti stava conducendo una partita lottata, nervosa, più ricca di errori che di vincenti. A un certo punto il suo calo fisico è stato evidente, ha lottato sino alla fine, ma ha perso 7-5 al terzo set. Non è particolarmente grave la sconfitta in sé, quanto il fatto che Alcaraz fosse appena rientrato sul tour dopo uno stop di quasi quattro mesi per due infortuni muscolari consecutivi: quello patito lo scorso autunno a Parigi Bercy in campo contro Rune, che gli ha impedito di giocare alle Finals di Torino da n.1; quindi il secondo a gennaio, appena prima della partenza per l’Australia e che l’ha costretto a rinunciare al primo Slam del 2023. Nelle ultime due settimane, tornato in competizione, ha vinto a Buenos Aires ed è arrivato alla finale di Rio, persa stanotte. Un match sfortunato, segnato dal nuovo “crack” che probabilmente lo costringerà a un nuovo stop, con l’ATP di Acapulco che scatta oggi e soprattutto la doppietta Indian Wells-Miami alle porte, con una montagna di punti da difendere (lo scorso anno vinse a Miami e si arrese a Nadal in semifinale in California).
    Dalle sue parole, raccolte dal collega Alexandre Cossenza dopo la partita su puntodebreak, il nuovo infortunio sembra una ricaduta del problema muscolare sofferto a gennaio in allenamento presso l’accademia del coach JC Ferrero, quando si fece male nel banale tentativo di recuperare una smorzata in un set di allenamento contro un giovane che si allena presso la struttura.
    “Il calendario è molto impegnativo, gioco al massimo livello da 15 giorni, senza mai fermarmi” afferma Alcaraz. “Giocando partite come quella di oggi, vengono i problemi e ti accorgi delle cose. Per prevenire, chiami il fisioterapista e ti fasciano la gamba, ma ho sentito dolore allo stesso muscolo dove ho avuto l’infortunio il mese scorso. È difficile… ho cercato di giocare nel miglior modo possibile nonostante questo problema”.
    “Quando hai subito un infortunio, questo penalizza il tuo gioco perché se non ti senti a posto finisci per fare qualcosa di diverso rispetto a quel che si dovrebbe fare, rischi più del necessario. Ho cercato di essere più aggressivo e finire i punti più velocemente, ma contro un avversario come Norrie, che è un rivale molto tosto, è difficile vincere se non giochi il tuo miglior tennis. Prendendo così tanti rischi, finisci per fare molti errori e questo mi ha influenzato molto” confessa Carlos.
    “Fisicamente non sono riuscito a finire come avrei voluto, ma questo è quello che serve per competere in un calendario così impegnativo. Ora penso solo a recuperare. Acapulco? In questo momento non lo so, ho terminato la finale mezz’ora fa ed è qualcosa che dobbiamo valutare con il mio medico e il mio fisioterapista. Dobbiamo vedere la gravità dell’infortunio al bicipite femorale e vedere se posso giocare ad Acapulco senza correre troppi rischi. Voglio davvero giocare lì. Farò tutto il possibile per recuperare e poter giocare”.
    Alcaraz quindi di nuovo in difficoltà fisica, a soli 19 anni e venendo da 4 mesi di stop. Lui afferma, poco velatamente, che il calendario è molto “esigente” e ti costringe a giocare tanti match ravvicinati al massimo livello. Tutto vero, ma farsi di nuovo male nella stessa parte del corpo appena rientrato dopo un stop piuttosto lungo pone seri interrogativi. Il rientro forse è stato anticipato? Era meglio curare il fisico più a lungo e aspettare qualche settimana prima di tornare in torneo? Era corretto giocare due eventi uno dopo l’altro se le sue condizioni non erano ancora così perfette?
    Domande legittime. Tuttavia è corretto anche affermare che il dover competere più settimane consecutive è la normalità, è nell’ordine delle cose del tennis Pro da sempre. Può essere anche semplice sfortuna, e auguriamo a Carlos una prontissima ripresa. A ma a 19 anni, è “normale” farsi male così? Tre infortuni muscolari nel giro di 4 mesi? Forse la lente va puntata altrove. Magari sul suo modo di giocare così strappato e al limite da sottoporlo a stress muscolari tanto intensi da mandarlo k.o., nonostante un fisico apparentemente formidabile. E allargando il tiro, sono tantissimi i giocatori di vertice che si infortunano con frequenza preoccupante, è una tendenza che vediamo in continua crescita. Questo tennis attuale così fisico, tanto estremizzato sul piano dello sforzo, si sta forse avvicinando a un punto di rottura? Quanto è positivo per la disciplina stessa convivere con continui stop delle proprie stelle, bloccati da infortuni frequenti? Forse chi governa lo sport, dovrebbe interrogarsi su questi temi, e magari pensare a come abbassare l’asticella della competizione fisica, premiando maggiormente la tecnica di gioco, con condizioni che agevolano una conclusione più rapida dei punti.
    Vedremo quale sarà il responso degli accertamenti a cui si sottoporrà oggi Alcaraz, e se lo spagnolo sarà in grado di giocare in Messico o almeno a Indian Wells. Il tennis di vertice ha bisogno della qualità, intensità e gioco spettacolare di Carlos Alcaraz.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Lloyd Harris si è operato al polso, rientra nel 2023

    Lloyd Harris

    Lloyd Harris ha condiviso su Instagram una foto che lo ritrae sorridente …dal letto di ospedale. Il sudafricano infatti si è operato al polso destro per cercare di risolvere un problema che lo tormentava da tempo e non gli consentiva di competere con qualità. Negli ultimi mesi le sue prestazioni sono state modeste rispetto alla grande crescita vissuta nella scorsa stagione, certamente un problema al polso (parte del corpo decisiva per poter giocare bene tennis) non l’ha aiutato. Ecco il messaggio di Lloyd, che rientrerà solo nel 2023.
    “Ciao ragazzi volevo solo farvi sapere che ieri ho deciso di fare un intervento chirurgico al polso destro e che è andato tutto molto bene. Ho lottato con un forte dolore negli ultimi due mesi che non mi ha permesso di giocare al mio meglio, quindi la chirurgia era la migliore e unica opzione. Purtroppo starò fuori fino al 2023 ma sono fiducioso che tornerò ad essere completamente sano, motivato e desideroso di raggiungere i miei obiettivi. Grazie mille al mio medico, al mio team, agli sponsor, alla famiglia e agli amici e a tutti per i messaggi e il supporto! Non vedo l’ora di tornare in campo e goderci lo sport che tutti amiamo così tanto”

    Harris si aggiunge alla lunghissima lista di tennisti infortunati, tra problemi più o meno gravi. Il tennis attuale si conferma sempre più stressante per il fisico dei giocatori. LEGGI TUTTO

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    Sondaggio tra i giocatori: più del 50% si sente stanco e a rischio infortuni

    Di Redazione Troppe partite, troppe sovrapposizioni tra squadre di club e nazionali, troppi infortuni: un quadro che da tempo preoccupa i giocatori di pallavolo, in particolare nel campionato italiano, quello in cui l’attività è più intensa. A fotografare la situazione è un sondaggio realizzato da AIP – Associazione Italiana Pallavolisti tra 115 atleti (58 giocatori di Superlega e 57 giocatrici di Serie A1), il 47,8% dei quali ha partecipato alle attività della propria nazionale nel corso dell’estate 2021. Il dato di partenza è che gli atleti si sentono stanchi, affaticati e stressati: il 50% dei giocatori si dichiara “molto stanco” (percentuale che sale al 53% per i convocati in nazionale), il 30% “abbastanza” e solo il 20% “poco”. Il motivo della stanchezza è, per il 46% degli intervistati, il calendario troppo fitto: il 14% lamenta anche l’assenza di una pausa estiva, mentre un altro 14% si dice stressato dall’emergenza Covid e da altri fattori. Una diversa distribuzione degli impegni (ad esempio con un campionato più lungo, o meno partite infrasettimanali) potrebbe influire molto positivamente sulla stanchezza per il 55,1% dei giocatori – ma la percentuale sale al 65,5% se si prende in considerazione la sola Superlega – e abbastanza positivamente per il 18,2%. I problemi di calendario sembrano incidere maggiormente sui giocatori di Superlega maschile (che si dicono “molto stanchi” al 53,4%) rispetto alla Serie A1 femminile (46,6%). Se si guarda poi al confronto con la scorsa stagione, le percentuali aumentano ancora: il 58,6% degli uomini e il 54,5% delle donne sono “più stanchi” rispetto all’anno precedente (per un altro 33% non ci sono variazioni). Per quanto riguarda l’attività internazionale, sono le giocatrici di A1 femminile a dichiararsi più preoccupate in vista della prossima stagione (al 45,6%), mentre solo il 32,8% dei giocatori di Superlega manifesta dubbi. Infine il tema più caldo, quello degli infortuni: il 47,4% delle atlete e il 34,5% degli atleti ne ha subito almeno uno nella prima parte di questa stagione. Complessivamente i giocatori infortunati sono il 45,4% tra quelli che hanno svolto attività con la propria nazionale nel 2021. Nel report pubblicato da AIP trovano spazio anche alcuni desideri e speranze dei giocatori intervistati: “Vorrei che fossimo trattati e considerati finalmente come professionisti, con tutele, assicurazioni e riposo obbligatori“, “Vorrei che nell’organizzazione del calendario fossero presi in considerazione anche gli impegni internazionali: tutti abbiamo diritto a riposare!“, “Vorrei non giocare nel periodo natalizio, cosa che mi rende impossibile trascorrere del tempo prezioso con la mia famiglia“. E c’è anche un eloquente “Vorrei essere trattato come una persona!“. (fonte: AIP) LEGGI TUTTO

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    Del Potro ci crede: “Il 2021 sarà il mio anno, non sarà un infortunio a decidere la fine della mia carriera”

    Juan Martin Del Potro non smette di credere nella possibilità di tornare a giocare ed essere competitivo. La sua carriera è una costellazione di infortuni, uno più grave dell’altro. Eppure è tornato, mille volte, e nelle brevi parentesi di salute è riuscito ad ottenere grandi risultati; come nel 2018, quando potendo giocare una stagione praticamente […] LEGGI TUTTO

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    Toni Nadal si scaglia contro Djokovic: “Nasconde meno del dovuto i suoi fastidi fisici”

    Toni Nadal “La tocca piano…” si potrebbe dire… Il famoso zio di Rafa, storico coach per gran parte dell’incredibile carriera del n.2 al mondo e oggi direttore della fortunata Accademia fondata alle Baleari, scrive spesso sul quotidiano El Pais, soprattutto in occasione dei grandi appuntamenti. Ieri (quindi prima del match odierno di suo nipote vs. […] LEGGI TUTTO

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    Matt Little (trainer di Murray): “La quarantena prima di uno Slam? Un disastro, causerà molti infortuni”

    Matt Little insieme ad Andy Murray

    “Una quarantena prima di uno Slam? Capisco la difficoltà della situazione, ma per uno sportivo di massimo livello è un disastro, sarà la causa di molti infortuni e problemi per i giocatori”. Parole e musica di Matt Little, esperto trainer nel mondo del tennis, a fianco tra gli altri di Andy Murray. L’ha dichiarato in una lunga intervista concessa al magazine Metro, in cui si sofferma su come la situazione che stanno vivendo i giocatori in questi giorni a Melbourne è assai rischiosa in ottica torneo. Ecco alcuni estratti del suo pensiero.
    “Il corpo di un tennista professionista è l’opposto di quello di una persona qualsiasi. Noi diventiamo rigidi e doloranti quando iniziamo a fare un po’ di esercizio fisico con intensità, mentre al contrario i Pro diventano rigidi e doloranti quando si fermano e non continuano a fare esercizio. È come un’auto sportiva che non viene usata, si ingolfa. I loro corpi sono così finemente sintonizzati e si allenano con così tanto scrupolo nella preparazione di un torneo duro come uno Slam che se smettono di muoversi e smettono di fare quello che fanno di solito, possono sorgere molti problemi. La situazione attuale è un vero disastro per loro appena prima di un torneo di questo tipo. Si adatteranno rapidamente alla maggior parte delle cose dal punto di vista tattico e tennistico, non è un problema ritrovare forma e ritmo, ma l’esposizione del corpo alla competizione, dopo un periodo di due settimane di riposo forzato, invece è l’aspetto più pericoloso per loro”.
    Quale parte del gioco sarà più colpita dallo stop forzato? “Il colpo più rischioso quando non lo esegui per qualche settimana è il servizio. Spero di no, ma ho il forte timore che molti avranno dolore o infortuni alla spalla. I giocatori provano a colpire la palla contro il muro per tener un minimo allenato il corpo, ma non è possibile esercitare la battuta in una stanza, nemmeno se si mettessero in ginocchio perché ad ogni modo non possono generare velocità. Quell’azione è specifica, è lo strappo più violento nell’azione in campo ed è un movimento molto ripetitivo perché la maggior parte dei giocatori colpirà 40 servizi in un set, il che significa che se giocano cinque set eseguiranno 150 servizi ad alta velocità sollecitando al massimo la spalla. Anche con una sola settimana di riposo a casa, è necessario del tempo perché la tua spalla si abitui di nuovo a quell’azione di servizio, se ti prendi una pausa poi è necessario riattivare bene l’articolazione per non avere problemi. Ciò che causa il danno è la decelerazione del braccio. Quando acceleri il braccio con un servizio, devi rallentarlo al termine del movimento e i piccoli muscoli dietro l’articolazione della spalla devono tirare abbastanza forte per farlo. Questo li rende piuttosto irritati e può causare problemi quando i giocatori ricominciano a servire dopo uno stop”.

    Come poter gestire la situazione? Ecco i consigli del trainer: “Vorrei incoraggiare i giocatori a muoversi il più possibile, il più velocemente possibile e a frenare il più duramente possibile nelle loro stanze. Quindi liberare lo spazio dei loro letti e fare un po’ di lavoro sull’agilità. Se saranno fortunati, avranno solo 10 metri nella stanza, ma la maggior parte di questi movimenti in una partita sono in piccoli spazi, da tre a cinque metri, quindi possono allenarsi in modo abbastanza specifico con quello ed è importante farlo. Una volta usciti dalle stanze devono impostare il lavoro con un carico fisico delicato per almeno due o tre giorni, aumentando il volume un po’ alla volta. Diversi anni fa, quando i giocatori non si muovevano così velocemente e non erano atletici come lo sono ora, questa situazione sarebbe stata un problema minore, ma adesso i giocatori sono macchine allenatissime e devono continuare ad allenarsi per tenersi in condizione e sopportare gli stress del gioco moderno”.
    Sarà possibile arrivare preparati a dovere, vista la situazione? Per Little sì, ma teme conseguenze per molti: “I grandi giocatori sono tali anche perché riescono fare l’impossibile. I più bravi magari riusciranno a tarare i carichi di lavoro in modo progressivo, sfruttando i primi turni del torneo, tecnicamente più facili, per recuperare la miglior condizione strada facendo. Potrei sembrare un po’ duro, ma consiglio di guardare a fine torneo la lista dei giocatori infortunati rispetto ad altri eventi in cui non hanno affrontato una quarantena di questo tipo“.
    Un punto di vista molto interessante. Di sicuro i tennisti avranno parlato di queste problematiche nelle lunghe trattative delle scorse settimane, ma alla fine la quarantena è stata “dura”, nessuna scappatoia. Vedremo che cosa accadrà all’inizio del torneo, sperando che le previsioni di Little siano fin troppo fosche…
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Del Potro, brutte notizie: nuova operazione al ginocchio

    Arrivano brutte notizie dall’Argentina: Juan Martin Del Potro si sottoporrà ad un nuovo intervento al ginocchio. Il recupero dall’ultimo infortunio sta procedendo, ma il dolore persiste ed è stato deciso di intervenire per risolvere la situazione. Ecco la nota diffusa dal “Team Delpo”. “Vogliamo aggiornarvi che dopo diverse settimane di consulti multipli tra Argentina, Europa […] LEGGI TUTTO