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    Schwartzman, ritiro imminente?

    Diego Schwartzman (foto Getty Images)

    “Fine del viaggio”. Con questo sibillino post sul social X l’argentino Diego Schwartzman ha commentato la sua terribile sconfitta patita nel match di qualificazione al Masters 1000 di Madrid. Un commento che allarma i suoi sostenitori: il suo ritiro è imminente?

    Final del viaje… 🙌✅😆
    — diego schwartzman (@dieschwartzman) April 22, 2024

    Diego, 31 anni ed ex n.8 ATP, da molto tempo attraversa una crisi nerissima (attualmente è n.142 nel ranking mondiale). Non gli è proprio andata giù l’ennesima battuta d’arresto subita dal veterano catalano Albert Ramos Viñolas (105esimo nel ranking, 36 anni) per 3-6 7-6(3) 6-2 al termine di una battaglia di quasi tre ore, con due match point non sfruttati dall’argentino nella fase finale del secondo set. Schwartzman, che ha giocato sei volte nel main draw del torneo di Madrid, non l’ha presa affatto bene, scrivendo quell’amaro commento e senza dare ulteriori spiegazioni nemmeno ai colleghi del suo paese.
    Potrebbe esser stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Diego infatti da molto tempo non riesce a ritrovare il suo miglior tennis, nonostante garantisca di allenarsi con grande intensità e di fare le cose al suo meglio, come sempre aveva fatto in carriera, arrivando nella top10 e togliendosi grandi soddisfazioni, come per esempio battere Nadal sul rosso al Foro Italico nel 2020. Così aveva parlato al recente ATP di Buenos Aires dopo esser stato sconfitto da Daniel Galan: “È diventato molto difficile quando le cose vanno male in torneo. Faccio uno sforzo molto grande ogni giorno e mantenermi mentalmente con i risultati che ho ottenuto è complicato (…) Se non tornano le vittorie, la felicità di stare in campo, è difficile. Mi è rimasto ben poco nel serbatoio”.
    Purtroppo per lui, da lì in avanti il suo 2024 non è proseguito nel migliore dei modi, anzi: ha perso all’esordio nei tornei di Los Cabos, Acapulco, Indian Wells e Montecarlo.
    È curioso che poco prima del triste commento di Diego, sempre sul social X la PTPA (nuovo sindacato creato da Djokovic insieme ad altri colleghi) aveva annunciato con un post che proprio Schwartzman e l’americana Taylor Townsend sono stati scelti come nuovi membri del Comitato Esecutivo. “Schwartzman e Townsend contribuiranno con le loro diverse prospettive ed esperienze all’organo dirigente della PTPA, offrendo una guida strategica per portare avanti la missione della PTPA di proteggere e migliorare i diritti dei giocatori”.
    Vedremo se quel post social è stato uno sfogo a caldo per l’amarezza di una vittoria che ha solo accarezzato, oppure se il suo serbatoio si è totalmente svuotato e ha alcuna voglia di provare a riempirlo di nuovo. Certamente nella sua carriera ha compiuto grandi sforzi per arrivare ad un livello altissimo, partendo tra l’altro da una posizione tutt’altro che facile. Mille i sacrifici vissuti da giovane – anche dalla sua famiglia – per arrivare nel tennis che conta. Fatiche fisiche e mentali importanti, che probabilmente l’hanno progressivamente prosciugato.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Schwartzman: “In campo mi sento insicuro, ma riesco a godermi molte cose. Sul tour deve migliorare la vita dei giocatori”

    Diego Schwartzman (foto Getty Images)

    Diego Schwartzman è lentamente scomparso dai radar del grande tennis. Dopo anni di eccellenti risultati con vittorie di prestigio (ricordiamo quella su Nadal a Roma, per citarne una), il 31enne argentino è entrato in una crisi profonda che l’ha fatto scivolare addirittura fuori dalla top100 ATP. Quest’anno si è visto gli Australian Open da casa, dopo aver perso da Kudla al primo turno delle qualificazioni. Davvero uno smacco per un giocatore ancora sano dal punto di vista fisico e che solo due anni fa era a ridosso della top10, dopo esserci entrato nel 2020 (best di n.8). Tutto è iniziato nell’estate del 2022, quando da n.15 in classifica inanellò una serie di brutti risultati dopo Wimbledon, terminando quell’annata davvero male, 7 sconfitte di fila dopo US Open. In un’intervista raccontava di non aver cambiato praticamente niente nel suo tennis o routine di allenamento, ma una volta in partita il suo gioco non andava, spuntato in efficacia e intensità, esattamente i suoi marchi di fabbrica.
    Quando era al top, in campo sembrava un motorino instancabile, pronto ad aggredire ogni palla con velocità di piedi micidiale. Per sconfiggerlo dovevi sudare, tanto, non regalava mai niente a nessuno. Purtroppo la tendenza non si è invertita nel 2023, anno di risultati davvero modesti, che l’hanno portato anche a separarsi dal suo coach Chela. Con l’avvio della mini stagione su terra in America Latina, Diego è stato intervistato dal collega Jose Luis Domínguez sulle colonne del quotidiano di Buenos Aires La Nacion. Una bella intervista, a cuore aperto, nella quale Schwartzman non lesina critiche a se stesso, ma nemmeno all’ATP. Per l’argentino non c’è grande interesse nel rilanciare i tornei in Sud America, il focus ormai sono i mercati più ricchi ed emergenti. In attesa di vederlo in campo al Cordoba Open, dove debutta oggi contro Roman Burruchaga, figlio del campione del mondo di calcio con l’albiceleste a Mexico 86, riportiamo alcuni passaggi del pensiero di Diego.
    “Sto vivendo un momento particolare” racconta Schwartzman. “Da un lato sto imparando a godermi tutto ciò che sono riuscito a realizzare senza averlo immaginato. In molti momenti della mia carriera mi sono convinto che avrei potuto realizzare delle cose e che avrei potuto farle molto bene, ma non ero riuscito a godermi tutto ciò. È qualcosa di molto personale, penso che accada alla maggior parte degli atleti, che nel turbinio dello sport e della vita di tutti i giorni, diventa difficile fermarsi, godersi i traguardi raggiunti e ripensare da dove si proviene. Ora sono in un momento in cui mi sto godendo molte delle cose che ho grazie al tennis, giorno dopo giorno con le persone che mi circondano. Nello sport sta accadendo il contrario: è un momento complicato, sto vincendo poche partite, sentendomi più insicuro in campo, non mi accadeva da tanti anni. Penso che siano processi normali, in un’età in cui cominci ad avere tutte quelle analisi dentro la testa e cerchi di prendere altre strade. Sono più o meno a quel punto della mia vita”.
    Più pressione oggi o quando era top10? “Né più, né meno. Entro in campo e se perdo è una pugnalata. Non la prendo diversamente né per come sono andate le cose negli anni precedenti, né per la mia età, né per quello che posso avere al di fuori del tennis. Ti direi anche che fa più male, perché l’anno scorso ho fatto molte più cose di quelle che avevo fatto per uscire da un periodo negativo ed è stato il contrario, ogni giorno mi costava un po’ di più. Ma, al tempo stesso, ho sempre ben chiaro che lo sforzo che io e la mia squadra stiamo facendo è sempre al limite, cercando il modo migliore per uscire da un brutto momento. Oggi mi fa ancora male perdere e mi godo la vittoria come prima”.
    Molto sincere le parole dell’argentino relative alla competizione, alla classifica, al livello di gioco: “La classifica non mente mai, tanto meno nel tennis per come è fatta, il che è abbastanza crudele. Non mente. Se vinci le partite, sali; se perdi, torni indietro; se ti infortuni, vai indietro. L’unico modo per salire è vincere le partite. E possono dirmi: eri 8 al mondo, eri questo, eri quello. E adesso sono sotto al n.100 perché è la classifica che mi merito. Questo mi è sempre stato molto chiaro, motivo per cui non mi ha influenzato molto”.
    Realista, ma non pessimista, Diego ha voglia di riprendersi: “Ho sempre vissuto la mia carriera come un lavoro. Se sono in un brutto momento, cosa faccio, smetto? No, non ho intenzione di smettere. L’errore che avrei potuto fare era quello di lasciare quel che avevo sempre fatto. Faccio già molto e volevo fare di più. E questo, quando entri in un periodo negativo, non ti permette di pensare o analizzare le ragioni di ogni momento. Ed era la prima volta che mi succedeva in sei o sette anni. È stata un’esperienza di apprendimento. Ho iniziato a giocare più di quanto avessi giocato, per rompere gli schemi, per uscire dallo schema che avevo. Quando ho avuto di nuovo un calendario fisso, negli ultimi tre o quattro mesi dell’anno scorso, e mi sono organizzato senza pensare se vincevo o perdevo, dove avevo le mie settimane per allenarmi bene e prepararmi, è stato allora che le cose sono andate meglio. Sono sempre stato un giocatore che non si salva grazie a un servizio, non mi salva un colpo vincente, io ho bisogno di tre o quattro cose che funzionano assieme, e di essere ben allenato e ben preparato“.
    Nella parte finale dell’intervista, Diego parla dei tornei, dei soldi e delle difficoltà di chi non è tra i top player, di quello che a suo dire potrebbero fare i tornei e l’ATP per migliorare la vita dei professionisti. Schwartzman ripete più volte che un giocatore al 100 del mondo è un grandissimo professionista, il centesimo miglior atleta di uno sport globale, e per questo si meriterebbe di più rispetto a quello che ottiene, non solo come denaro ma anche come aiuti e attenzione. “Il tennis è uno sport, in termini di regole e condizioni, in cui tutti devono avere una prospettiva diversa. Alcuni credono che ci siano meno opportunità per chi è ai primi passi sul tour ATP, per altri è un bene per promuovere solo i tornei più grandi. Ciò con cui non sono completamente d’accordo sono gli standard del tennis. C’è molto margine di miglioramento. Dove? Parlo di quello che il torneo deve dare al di là della parte economica. I tornei si concentrano sul pagamento di buoni premi in denaro, poi vediamo come risolvere tutto il resto. Ed è qui che il servizio ai giocatori potrebbe migliorare. Cosa? Intanto le strutture, come e dove allenarsi, i pasti. È secondario per un giocatore che è tra i primi 30 o 40? Sì, nessuno di loro avrà problemi a pagare un pasto in più, una stanza in più, un giorno in più. Ora, chi è un passo più indietro, chi entra per la prima volta nella Top 100, deve pensare se può viaggiare con un preparatore atletico, se viaggia con un fisioterapista, se viaggia in buona compagnia, perché il torneo non li aiuterà in nessun tipo di struttura per la sua squadra, mi sembra una follia. Chiunque sia all’80°, 90° o 150° posto e abbia l’opportunità di giocare tornei più grandi, dovrebbe avere gli strumenti per svolgere bene il proprio lavoro. E stiamo parlando di uno sport in cui sono presenti i migliori dell’élite. È qui che c’è molto margine di miglioramento. Poi entri nell’economia di ogni torneo, qualcosa che molti di noi non conoscono e ogni torneo è particolare. Ma secondo questi standard, per i giocatori di seconda o terza linea, i tornei hanno spazio per aiutarli molto di più, è lì che dovrebbero crescere”.
    “Il mondo arabo nel tennis? Guarda, questo è un altro punto. All’ATP interessa poco, o non presta attenzione, al tour sudamericano, il tour sulla terra. L’ATP non concede molte agevolazioni quando Buenos Aires cerca di diventare un torneo 500, per migliorare. È come se ci fossimo dimenticati del mondo in questo senso, ma accade perché compaiano altre regioni con tanti soldi, senza nominare nessuno in particolare. Penso che sia un bene per tutti. Non vedrò mai nulla di negativo nel generare tornei e possibilità. Successivamente ogni giocatore sceglierà cosa fare, se andarci o preferire un altro tour, se preferire la parte economica o quella competitiva. Quando ci sono più possibilità sono situazioni positive per i giocatori, a prescindere dalla regione, ma è indubbio che si faccia poco per il tour in Sud America” conclude Diego.
    Tanti temi, e parole che trasmettono dolore e passione. Quella che ha spinto un ragazzo minuto, senza soldi, senza un team forte, senza aiuti esterni, a scalare montagne per cavalcare il suo sogno, diventare un buon professionista. Vendeva collanine di plastica con la madre per racimolare qualche soldo per allenarsi. È stato gran viaggio quello di Schwartzman, gli auguriamo di godersi ancora la propria passione per il tennis. Nonostante tutto.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Schwartzman, crisi senza fine

    Diego Schwartzman (foto Getty Images)

    Per chi ha ancora negli occhi l’eccezionale prestazione di Schwartzman agli Internazionali d’Italia 2020, quando sconfisse niente di meno che El Rey Rafa Nadal sull’amato rosso, o tante altre splendide vittorie dell’argentino, è incredibile constatare la crisi nerissima nella quale Diego è sprofondato da molti mesi. Il 31enne albiceleste ha perso all’esordio anche a Pechino, battuto da Zverev. Un pessimo avversario per iniziare un torneo, ma Schwartzman si è fermato al primo turno quest’anno per ben 15 volte. Sommando anche i suoi ultimi 4 tornei del 2022 (tutte sconfitte all’esordio), sono ben 19 le “grandi L” subite nel primo match dei suoi ultimi 28 eventi disputati. Davvero una miseria per un giocatore che grazie a due gambe formidabili e tanta intensità è stato in grado battere i migliori giocatori, issarsi al n.8 del ranking ATP e vincere 4 tornei.
    Attualmente è al n.133 della classifica mondiale. Il nativo di Baires è sprofondato in una crisi così profonda, sia tecnica che di fiducia, che non sarà per lui affatto facile uscirne e ritrovare una condizione accettabile, degna del suo ottimo talento. Ha certamente fatto molta fatica ad arrivare nel grande tennis, c’è una parte di usura fisica e mentale importante, ma è davvero singolare assistere ad un crollo così fragoroso in soli 18 mesi.
    È uscito all’esordio nei tornei di Tel Aviv, Anversa, Vienna, Parigi Bercy, Auckland, Cordoba, Buenos Aires, Rio de Janeiro, Santiago del Cile, Phoenix, Estoril, Madrid, Cagliari, Roma, Lione, Washington, New York, Zhuhai e Pechino. Il miglior risultato del “Peque” nel 2023 è stato il terzo round del Roland Garros, dove ha perso contro il greco Stefanos Tsitsipas. Il suo bilancio è un misero 9-22.
    Nel ranking dello scorso 3 ottobre era n.17, e dal marzo 2018 a fine 2022 era sempre stato tra i migliori 25 al mondo. In più interviste, già dallo scorso autunno, ha parlato dei suoi problemi e soprattutto della terribile frustrazione per l’incapacità di invertire la rotta, nonostante a suo dire non abbia affatto diminuito intensità e qualità del lavoro. Afferma di giocare ancora un buonissimo tennis in allenamento, ma in partita niente funziona.
    È di pochi giorni fa la notizia della rottura del rapporto di collaborazione con il suo allenatore, il connazionale Juan Ignacio Chela. In precedenza, a New York, aveva tracciato un bilancio durissimo della sua situazione, dopo l’ennesima battuta d’arresto al primo turno contro il francese Arthur Rinderknech. “Provo sentimenti molto brutti, in tutti i sensi: nel tennis, nella concentrazione, nell’atteggiamento. Negli Slam dove di solito trovo buon gioco sono stato scandaloso, qua la mia peggior partita. È un brutto anno e questa partita è stata coerente con la stagione”, ha affermato con brutale franchezza al magazine argentino El Grafico. “Mi è davvero difficile ritrovare buone sensazioni. L’anno è brutto, ho perso molte posizioni in classifica e non mancano più molti tornei per invertire la rotta. Speri sempre di scendere in campo e fare clic, riaccendere la luce e sentirti di nuovo bene in partita, ma oggi come negli altri eventi ha vinto la frustrazione. Se scendo in campo con un atteggiamento negativo, si complica tutto”. Un’analisi davvero franca e dura della propria situazione, che gli fa onore ma che non lascia affatto tranquilli per il suo futuro sportivo.
    Diego ha raccontato in passato la sua storia travagliata, i tanti problemi economici che l’hanno fatto esplodere tardi. La sua famiglia fu colpita duramente dalla crisi economica, che coincide con l’infanzia del tennista. Gli Schwartzman, membri della buona borghesia della capitale, attivi in vari settori commerciali, persero tutto e tirare avanti divenne difficile, ancor più sostenere il sogno sportivo del piccolo Diego. La madre Silvana ha sempre creduto nella carriera del figlio, ha fatto grandi sacrifici ed economie su tutto, arrivando a produrre e vendere braccialetti di gomma durante le partite del figlio. “Erano due competizioni in una” ha raccontato El Peque al sito ATP, “Quando impari a vincerle entrambe, salvare una palla break o un match point è più facile”. Pochi soldi, e tanti che gli consigliavano di smettere vista la bassa statura. Niente, Dieguito è stato più forte di ogni difficoltà, e possiamo dire ce l’ha fatta. Anche per questo spiace oggi ritrovare un ragazzo così corretto e con una storia così complessa in una crisi così profonda. Animo Diego!
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    ATP Barcellona: Sinner supera Schwartzman in due set, al prossimo turno trova Nishioka

    Jannik Sinner

    Non incanta come sul rosso del Principato la scorsa settimana, ma Jannik Sinner vince all’esordio nell’ATP 500 di Barcellona, superando Diego Schwartzman per 6-2 6-4 in 1 ora e 40 minuti di partita. L’azzurro ha mostrato una netta superiorità tecnica contro l’argentino, soverchiato per potenza, profondità nello scambio e alla risposta, ma ha commesso troppi errori e servito piuttosto male, cedendo per tre volte il turno di battuta. Dopo aver dominato nettamente il primo set ed essere andato in vantaggio anche nel secondo, Sinner ha sprecato la chance del 5-2 e quindi ha sofferto un passaggio a vuoto commettendo tanti errori, senza l’aiuto della prima di servizio. Schwartzman ha impattato sul 4 pari, ma lì Sinner ha ritrovato intensità e ha spinto alla risposta, prendendosi un altro break, quello decisivo. Si è anche toccato la gamba Jannik in quella fase concitata, nella quale è andato in difficoltà. Speriamo non abbia risentito di qualche fastidio. Al prossimo turno affronta il giapponese Nishioka.
    Curiosamente i due si sono affrontati anche a Monte Carlo pochi giorni fa, solo per un’oretta scarsa visto che un problema fisico ha costretto Diego a ritirarsi all’avvio del secondo set. Purtroppo Schwartzman sta attraversando da mesi un periodo molto negativo, totalmente sfiduciato nonostante abbia dichiarato di allenarsi bene e non aver cambiato niente nel proprio gioco. Sembra il cugino “sbiadito” di quel formidabile corridore che ti sfiancava palla dopo palla, con un’intensità mostruosa, quella che gli permise di battere anche sua Maestà Nadal sul rosso di Roma qualche anno fa. Oggi il tennis di Diego è poco intenso, troppo passivo e corto nello scambio, raramente trova profondità e quell’aggressività che gli consentiva di superare una cilindrata inferiore a quella di tutti i big. Così che il primo set e mezzo del match odierno per Sinner è stato quasi un allenamento agonistico. Troppo male Diego alla battuta, la risposta di Jannik era una sentenza, violenta, profonda, gli procurava tanto di quello spazio e campo che l’affondo successivo era quasi una formalità.
    Si è avuta la netta sensazione che Sinner giocasse col freno a mano tirato, forte di una superiorità netta, provando qualche variazione – a dire il vero non così riuscita – e senza spingere al massimo. Le condizioni del Godò poi sono piuttosto diverse da quelle di Monte Carlo, quindi il primo match di un torneo, nonostante l’avversario abbordabile, nasconde sempre qualche insidia. Ogni volta che col diritto Jannik ha spinto a tutta, trovando angolo e profondità, si è preso il punto o quasi. Ha però servito male, vincendo un modesto 56% di punti con la prima; meglio con la seconda, dove ha raccolto due punti su tre. In generale, è stato discontinuo, falloso, forse un po’ distratto. Speriamo non da un problema fisico, visto che dalla metà del secondo set si è toccato la gamba. Proprio in quella fase, quando ha sprecato le chance per scappare 5-2 e servizio, ha avuto un passaggio a vuoto. Ha iniziato a tirare corto, centrale, come se avesse perso sicurezza nella spinta, e ha smarrito del tutto la prima di servizio. È bastato per rimettere in partita l’argentino, che timidamente ha ricominciato a macinare in parte quel pressing col diritto che l’aveva issato tra i migliori al mondo. Per fortuna di Sinner, il momento “no” è durato una decina di minuti, Schwartzman non ha sfruttato la palla per portarsi 5-4, e Jannik invece ha trovato un altro break che di fatto ha chiuso il match.
    Non sempre si riesce a giocare a tutta, e va bene anche così. Sinner sta giocando molto, e i Masters 1000 di Madrid e Roma sono già alle porte. Tanti ipotizzavano che decidesse all’ultimo minuto di rinunciare al torneo catalano per tirare il fiato. Probabilmente ha preferito giocare, continuare il momento positivo, provando a gestire le forze e l’intensità. È possibile che il match di oggi, con alti e bassi e troppi errori, sia figlio proprio questa “gestione”. Al prossimo turno affronta il giapponese Nishioka, sarà ancora nettamente favorito. In caso di vittoria, nei quarti potrebbe trovare Norrie o Lorenzo Musetti, atteso oggi all’esordio contro Kubler.
    Marco Mazzoni

    L’incontro inizia con Schwartzman alla battuta, ma è subito Sinner a dettare i tempi di gioco. Con una velocità di palla nettamente superiore a quella dell’argentino, l’azzurro verticalizza e viene avanti a prendersi il punto che lo porta a palla break sul 30-40. Comanda dalla risposta Jannik, ma spara in rete l’affondo inside out. Diego però serve male, e sulla seconda è aggredito da una risposta potente che non riesce a gestire. Con un doppio fallo, BREAK Sinner, 1-0 e servizio. Evidente la crisi di fiducia di Schwartzman, servizi lenti, centrali, posizione arretrata, così è tutto più facile per Sinner. Forte dell’avvio veemente, si distrae un po’ Jannik, va sotto 0-30 e poi 30-40. Cancella la palla break chiudendo col diritto uno scambio lungo. Annulla con un altro diritto potente anche una seconda palla break, ma cede il turno di servizio alla terza, a chiusura di un game troppo lento e falloso dell’azzurro. 1 pari. Diego riesce a giocare alla sua velocità, spostando Jannik negli angoli. Sul 2 pari Sinner torna ad accelerare a tutto braccio, trova un solido passante e quindi forza un errore di Schwartzman, per il 15-40. Con un’altra risposta di diritto cross potente, ecco il nuovo BREAk e allungo dell’altoatesino, 3-2 e servizio. Consolida il vantaggio a zero, con una ottima variazione (palla corta), 4-2, e quindi nonostante qualche errore continua ad imporre una velocità di crociera troppo elevata per la resistenza del rivale. Da 30-0 sotto, vince quattro punti di fila e strappa il secondo break, 5-2 a un passo dal primo set. Schwartzman ha provato ad uscire dalla morsa, ma sia la palla corta che gli attacchi sono stati facili preda di Jannik. L’azzurro non sfrutta due set point sul 40-15 (brutta una volée giocata con poca mano), e concede una palla del contro break grazie ad una rara accelerazione ficcante di Schwartzman. Sfortunato l’argentino, rischia un gran diritto in corsa ma gli esce di pochissimo. Scampato il pericolo, Sinner chiude il parziale al terzo set point, vincendo uno scambio dal fondo. 6-2, tutto comodo per Jannik, nettamente superiore al rivale in ogni settore di gioco. Solo 59% di punti vinti con la prima palla, ma un ottimo 8 su 11 con la seconda per l’azzurro.
    Secondo set, Schwartzman serve ma l’inerzia del match non cambia, va subito sotto nello scambio, soverchiato dalla maggior profondità e potenza imposta da Sinner, fin dalla risposta, il colpo che sta spostando gli equilibri nel match. Con diritto steccato crolla 15-40 Diego, e un altro errore di rovescio lo condanna all’ennesimo Break, e sesto game di fila vinto dall’azzurro. Forse distratto dal netto vantaggio, incappa in un brutto game Jan, un errore, una smorzata mal giocata, e poi un attacco col back troppo morbido.  Sul 15-40 non entra la prima di servizio e sparacchia malamente un diritto dal centro. Contro Break, come nel primo set. L’inerzia del match però non cambia, Sinner è troppo aggressivo ed efficace in risposta, anche grazie ad un servizio davvero scadente di Schwartzman. Jannik si prende di nuovo il BREAK sul 15-40 grazie ad una pessima volée dell’argentino. 2-1 e servizio Sinner, bravo a consolidare il gap con un solido turno di servizio. Diego cerca di aprire molto l’angolo col diritto per spostare Jannik dalla sua posizione ideale di spinta, ma commette troppi errori, mentre Sinner quando accelera con equilibrio fa “le buche per terra”, come nel diritto terrificante lungo linea da sinistra che gli vale il 4-2. Schwartzman con un terribile doppio fallo a mezza rete consegna a Sinner la palla del 30-40. Rischia l’accelerazione Jannik ma la palla del doppio break gli esce di poco. Si salva l’argentino, resta in scia 3-4. Non un buon game per Sinner l’ottavo, è un po’ passivo e sul 30 pari commette anche il primo doppio fallo del match. Un errore che gli costa la palla break! La gioca con grande attenzione, prima esterna, attacco col diritto cross e via a rete, a chiudere in sicurezza. Commette però un altro doppio fallo, brutto momento vicino alla chiusura. La cancella scambiando senza rischiare niente, portando all’errore l’argentino palla dopo palla. Il break arriva alla terza chance, Diego vince uno scambio di ritmo e urla un “Vamoooo”, liberatorio dopo un match in cui ha subito moltissimo. 4 pari, tutto da rifare. Ora ha preso coraggio Schwartzman, spinge con più intensità e con i piedi più vicini alla riga di fondo, mentre Sinner si è come bloccato sui ritmi del rivale, insicuro nella spinta a tutta che fino a 10 minuti fa gli aveva consentito di controllare la partita. Ritrova per fortuna la risposta sul 40 pari, su di una seconda palla cortissima dell’argentino. Palla del 5-4! Tira forte Jan, ma sbaglia per primo. Si tocca la gamba destra dopo l’errore, con una smorfia. Sinner si prende un nuovo break scambiando ad alta velocità col rovescio. Può servire per il match avanti 5-4. Chiude senza problemi, con una bordata di diritto vincente. Non sempre l’ingresso in un torneo è facile, per proseguire la corsa a Barcellona servirà una maggior continuità.

    Diego Schwartzman vs [4] Jannik Sinner (non prima ore: 12:30)ATP Barcelona Diego Schwartzman24 Jannik Sinner [4]66 Vincitore: Sinner ServizioSvolgimentoSet 2J. Sinner 15-0 30-0 40-154-5 → 4-6D. Schwartzman 15-0 15-15 15-30 40-30 40-40 A-40 40-40 40-A 40-40 40-A4-4 → 4-5J. Sinner 0-15 15-15 30-30 30-40 df 40-40 40-A df 40-40 A-40 40-40 40-A3-4 → 4-4D. Schwartzman30-0 30-15 30-30 30-40 df 40-40 A-402-4 → 3-4D. Schwartzman 15-0 15-15 df 15-30 15-401-1 → 1-2J. Sinner 15-0 15-15 15-30 15-400-1 → 1-1D. Schwartzman 0-15 15-15 15-30 15-400-0 → 0-1ServizioSvolgimentoSet 1J. Sinner 15-0 15-15 30-15 40-15 40-30 40-40 40-A 40-402-5 → 2-6D. Schwartzman 15-0 30-0 30-15 30-30 30-402-4 → 2-5J. Sinner 15-0 30-0 40-02-3 → 2-4D. Schwartzman 15-0 15-15 15-30 15-402-2 → 2-3J. Sinner 15-0 30-0 40-0 ace2-1 → 2-2D. Schwartzman 0-15 15-15 30-15 40-15 40-301-1 → 2-1J. Sinner 0-15 0-30 15-30 30-30 30-40 40-40 40-A 40-40 40-A0-1 → 1-1D. Schwartzman 15-0 15-15 30-30 30-40 40-40 40-A df0-0 → 0-1
    1 ACES 13 DOUBLE FAULTS 234/60 (57%) FIRST SERVE 36/60 (60%)16/34 (47%) 1ST SERVE POINTS WON 20/36 (56%)10/26 (38%) 2ND SERVE POINTS WON 16/24 (67%)3/9 (33%) BREAK POINTS SAVED 5/8 (63%)9 SERVICE GAMES PLAYED 916/36 (44%) 1ST SERVE RETURN POINTS WON 18/34 (53%)8/24 (33%) 2ND SERVE RETURN POINTS WON 16/26 (62%)3/8 (38%)BREAK POINTS CONVERTED 6/9 (67%)9 RETURN GAMES PLAYED 926/60 (43%) SERVICE POINTS WON 36/60 (60%)24/60 (40%) RETURN POINTS WON 34/60 (57%)50/120 (42%) TOTAL POINTS WON 70/120 (58%) LEGGI TUTTO

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    La crisi di Schwartzman: “Non mi spiego un livello così basso e non so cosa fare”

    Diego Schwartzman (foto Sergio Llamera – LaNacion)

    Diego Schwartzman è certamente una delle delusioni degli ultimi mesi. L’argentino ha perso malamente di fronte al suo pubblico  all’ATP 250 di Buenos Aires contro lo spagnolo Zapata Miralles, un buon avversario certo, ma il 6-1 6-3 patito in 77 minuti è troppo brutto per un lottatore e specialista del “rosso” come lui. Questa pessima prestazione è solo l’ultima di un periodo davvero nero. Nel 2023 ha vinto un solo match, il primo turno all’Australian Open (contro l’ucraino Krutykh), e nel primo evento sul rosso in Argentina, in quel di Cordoba, aveva rimediato un’altra brutta battuta d’arresto contro JM Cerundolo. Purtroppo la crisi di risultati di Diego dura da molto tempo: dopo esser approdato al terzo turno agli US Open lo scorso settembre, ha chiuso l’annata scorsa con 6 sconfitte di fila, battuto anche da giocatori alla sua portata come Ymer o Rinderknech. In pratica Schwartzman ha vinto un match negli ultimi 5 mesi. Scontato il crollo in classifica: da n.16 a fine US Open22, adesso si trova al n.32 del ranking ATP, ma la sua caduta potrebbe diventare ancor più fragorosa se la prossima settimana dovesse andare male anche a Rio di Janeiro, visto che nel 2022 ha raggiunto la finale e ci sono ben 300 punti in scadenza.
    Diego ha sofferto qualche fastidio fisico, è stato anche gravato da problemi familiari: il papà infatti è stato in ospedale come ha raccontato la scorsa settimana (“Mio padre è stato ricoverato in ospedale per tre settimane ed è appena uscito. Ho trascorso due settimane in clinica per ore e ore. Non è una scusa, ma forse è difficile avere pazienza. Sento più frustrazione in campo, la mia situazione personale influisce su tutto”), ma dopo la sconfitta di ieri ha esternato alla stampa tutta frustrazione per un momento davvero difficile e dal quale non sembra trovare una via d’uscita.
    “È difficile trovare una spiegazione a questa partita e a tutta la situazione che sto vivendo” dichiara Diego dopo la sconfitta a Baires. “È un peccato esibirmi a un livello così basso di fronte ai miei fan e non poter ricambiare l’amore e il supporto che mi hanno dato. La verità è che sto giocando a un livello molto basso e non so quale sia il motivo. Questo mi crea enormi dubbi e incertezze, mi sta bloccando ancora di più in campo. Non avevo mai provato niente del genere finora. Ho lavorato molto nella preseason per iniziare bene l’anno, gli allenamenti non sono stati i migliori della mia carriera, ma riesco a giocare a un livello molto più alto di quello che riesco a fare in partita, e non ho cambiato affatto le mie abitudini. Il problema è che non viene fuori assolutamente nulla da quello che ho sempre fatto e vedermi così male in partita mi fa perdere completamente la concentrazione“.
    Una crisi di fiducia totale, che lo porta a non tenere quell’intensità e concentrazione che sono sempre state le sue armi principali. Continua Diego: “Perdere con un punteggio così netto non fa che aumentare la mia insicurezza. Sono abituato a vincere molte partite e ora mi vedo molto al di sotto di quello che posso dare. Il problema è che non so dove andare, sono bloccato. Ho ancora una buona classifica, ma in questo momento non so cosa fare. Mi chiedo se forse dovrei fermarmi per un po’ o se devo continuare a provarci. Con la mia squadra non ho parlato per niente, non riusciamo a trovare una spiegazione e stiamo tutti in silenzio. La responsabilità è solo mia”.
    Grandissima amarezza e coraggio nell’esternare tutte queste difficoltà, prendendosi totalmente la responsabilità del momento negativo. Diego è un atleta che ha speso tantissima energia fisica e soprattutto mentale per arrivare al n.8 del ranking mondiale (ottobre 2020), riuscendo a battere alcuni tra i più forti rivali al mondo, come Nadal sul rosso di Roma, ad esempio. Gli auguriamo di ritrovare fiducia e il filo perduto del suo miglior tennis. Il suo è un esempio estremamente positivo di tennista che, nonostante difficoltà quasi insormontabili, è riuscito a farcela e dimostrare il suo valore.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Tennis & Arte a Buenos Aires. Inaugurato un Murale con Sabatini e Williams

    Gabriela Sabatini posa davanti al nuovo murale

    Il tennis è uno degli sport più fotogenici ed evocativi, soggetto di splendide opere d’arte fin dagli albori della disciplina. Riportiamo con piacere la bella iniziativa lanciata dall’Ambasciata statunitense in Argentina, a Buenos Aires. Marc R. Stanley, ambasciatore USA nel paese latino americano, ha inaugurato ieri un nuovo gigantesco murale dipinto dal famoso muralista Martin Ron che raffigura Gabriela Sabatini e Serena Williams.
    “Questo murale funge da simbolo dell’amicizia duratura tra gli Stati Uniti e l’Argentina ed è un vivido esempio dell’importanza di valorizzare le qualità delle ragazze, che devono essere consapevoli di poter diventare icone dello sport e fare la differenza in tutto il mondo”, ha affermato l’ambasciatore. “Volevamo aggiungere un murale creativo e stimolante ai campi di Palacio Bosch per incoraggiare le generazioni future a sognare di raggiungere grandi successi sportivi. Quando vedranno queste incredibili icone dello sport, che sono state leader dentro e fuori dal campo, avranno uno stimolo in più”.
    Il nuovo murale di Martin Ron è stato commissionato dall’ambasciatore Stanley e da sua moglie, Wendy Stanley, appassionata di tennis. Anche il tennista argentino Diego Schwartzman è presente nel murale. Martin Ron è un muralista argentino noto in tutto il mondo per l’utilizzo di grandi dimensioni, colori intensi e dettagli estremi nei suoi evocativi murales. Di fronte a questo nuovo murale ce n’è un altro che Ron aveva realizzato nel 2016 con le stelle del tennis Andre Agassi e Juan Martin Del Potro.
    L’inaugurazione della nuova opera d’arte ha visto la partecipazione degli studenti di Primer Peloteo, che hanno avuto l’opportunità di parlare con le stelle del tennis e partecipare ad alcune esercitazioni grazie alle donazioni di alcuni sponsor. LEGGI TUTTO

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    Schwartzman: “Il tennis è uno sport molto solitario, il coaching può aiutare. Il migliore? Resta Federer”

    Diago Schwartzman

    Dopo un buon inizio di stagione l’argentino Diego Schwartzman è incappato in un paio di mesi brutti, scarsi risultati e poca fiducia nel suo gioco. In un’intervista rilasciata all’inizio della stagione sul cemento nord americano, Diego parla del suo momento, con interessanti riflessioni sul ruolo della nuova regola del coach – sperimentata in torneo sino a fine anno – e anche della sua ammirazione per Roger Federer. Ecco alcuni passaggi del suo pensiero raccolti da ESPN.
    “Gli ultimi due mesi non sono stati buoni, soprattutto le performance”, afferma Diego, “molte volte puoi avere delle giornate non molto buone ma ti senti a tuo agio in campo, produttivo. In questi ultimi due mesi mi sono sentito un po’ più a disagio, non è una bella sensazione. Sarebbe molto più facile non dover pensare tanto a cosa fare in campo, entrare in partita e tirare a tutta diritti e rovesci, come tanti nel tennis moderno, meglio se con servizi potenti. Per me non è così, devo pensare un po’ prima della partita e nei giorni precedenti, studiare l’avversario e decidere sulla tattica, cosa farò e come giocherò. Poi molto dipende della superficie, dal luogo e dalle condizioni, devi cambiare un po’ e adattarti. Lo facevo sempre e cercavo di analizzare ogni aspetto, ma quando non ha molta fiducia in campo tutto diventa più difficile”.
    “Il coaching? È tema che vede opinioni molto diverse. A volte hai bisogno di qualcosa, il tennis è uno sport molto solitario. Alcuni sono contrari al coaching, ma mi sembra assurdo che non sia permesso. Prima che venisse introdotta la regola gli allenatori cercavano di farti un segno, sussurrare qualcosa, cercando di non farsi vedere. Ma tutti parlavano, ognuno aveva i propri metodi. Ora, quando sei dalla stessa parte del tuo allenatore, può parlarti senza problemi e credo che alla fine sia una opportunità”.
    In chiusura conferma tutta la sua stima per Federer, tennista che considera complessivamente il migliore, oltre i puri numeri. “Se si vuol guardare alla faccenda del migliore con la somma dei titoli, allora basta fare dei calcoli numerici. Per me essere il più grande implica altre cose, in campo e fuori dal campo. Per questo rimango dell’idea che il migliore sia Roger. Penso che sia quello che risveglia di più nelle persone. Il modo in cui gioca è unico, e poi per quello che è come esempio, giorno per giorno, anche nella sua vita privata. È cordiale con tutti, può parlarti in spagnolo, con un altro in italiano, con un altro in francese, è bravo in tutto quello che fa. Ha quattro figli, la mattina si allena con te e il pomeriggio si veste di tutto punto per un evento nel centro della città, sempre impeccabile. Non può essere! È diverso da tutti gli altri”. LEGGI TUTTO