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    Marco Panichi entrerà a breve nel team Sinner come prepatore atletico

    Marco Panichi negli studi di Supertennis

    Marco Panichi dovrebbe essere il nuovo preparatore atletico di Jannik Sinner. L’indiscrezione, confermata da una nostra fonte, riporta che l’ex collaboratore di Novak Djokovic potrebbe iniziare il lavoro con il n.1 del mondo già alla ripresa dell’attività dopo il grande successo a US Open e quindi seguire passo passo sul tour Jannik dalla prossima trasferta asiatica, all’ATP 500 di Pechino, del quale Sinner è campione in carica.
    Panichi ha collaborato per alcune settimane con il giovane talento cinese Shang Juncheng (classe 2005), in particolare nella leg nordamericana appena conclusa con US Open, ma il loro rapporto sarebbe stato per così dire “a gettone”, e quindi non avrebbe sottoscritto un contratto di lungo periodo.
    Marco oltre al lungo e fruttuoso lavoro con Djokovic vanta un lunghissimo curriculum di esperienze di massimo livello, avendo collaborato con tennisti del calibro di Fognini, Schiavone, Li Na, Sanguinetti, Garin e molti altri ancora, oltre ad aver prestato i suoi servizi alle federazioni italiana, tedesca e cinese.
    Recentemente aveva parlato del suo rapporto con Djokovic, interrotto lo scorso maggio dopo sei anni di grandi successi, definendo l’esperienza “Eccezionale. Ho imparato moltissimo durante quel periodo” raccontava il 59enne. “Ho capito come essere più professionale e come concentrarmi su ciò che dovevamo fare. Ho imparato a essere sempre pronto con piani A, B e C, perché con i grandi atleti succedono sempre molte cose dietro le quinte. I blocchi di allenamento sono stati bellissimi, abbiamo condiviso molte cose sia in campo che fuori. Ci sono stati momenti memorabili, anche se non sono mancati periodi di alta pressione in cui Novak diventava come una pentola a pressione. Non è stato tutto rose e fiori, ovviamente, ma è stato un privilegio lavorare con lui.”
    Aspettiamo la conferma ufficiale da parte del team Sinner sull’ingresso di Panichi, che colmerebbe il vuoto lasciato da Umberto Ferrera, estromesso dopo la nota e sfortunata faccenda che ha coinvolto Jannik lo scorso marzo insieme al fisioterapista Giacomo Naldi. L’altoatesino ha ringraziato i due professionisti per il grande lavoro svolto insieme, ma dopo quell’episodio ha affermato di “non sentirsi sicuro” e quindi la scelta dell’addio.
    Al momento non è trapelato niente per quanto riguarda il ruolo di fisioterapista, altrettanto decisivo per curare e prevenire ogni fastidio fisico dopo le dure sessioni di allenamento e lo stress della partita. . Chissà che a casa Sinner non si opti per un team tutto italiano, di bravi “fisio” ce ne sono molti… A US Open con Jannik c’era anche l’osteopata Andrea Cipolla, e la sua collaborazione dovrebbe continuare.
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    “Caso Sinner”, aggiornamento: WADA ha chiesto tempo per altri approfondimenti. Ci vorranno almeno una decina di giorni

    Jannik Sinner a New York

    Dopo la rivelazione di stamattina, sempre il “Corriere della Sera” ha da poco pubblicato un aggiornamento sul “caso Sinner”. Infatti si riporta che la WADA, da Montreal, ha fatto sapere che l’indagine sulla documentazione ricevuta da ITIA è ancora in corso. Appellandosi a un comma dell’articolo 13.2 del Codice Antidoping “(il 13.2.3.5, riservato alla sola agenzia antidoping internazionale)”, il conteggio dei 21 giorni per poter impugnare la sentenza emessa il 19 agosto e fare ricorso al TAS scatterebbe solo dal momento in cui la WADA ha ricevuto la documentazione aggiuntiva sul caso richiesta all’ITIA, l’agenzia indipendente che giudica i casi di doping nel tennis. Tuttavia WADA non ha voluto comunicare il giorno preciso nel quale ha ricevuto questa documentazione, pertanto non è dato a sapere al momento quando i “canonici” 21 giorni termineranno.
    Contattato sempre dal «Corriere», James Fitzgerald – portavoce WADA – ha confermato che (riportiamo) “si sta tutt’ora esaminando la documentazione sul caso Sinner ricevuta dall’ITIA per decidere se presentare ricorso. La decorrenza dei termini è di 21 giorni a partire dal ricevimento della documentazione che da noi è arrivata la settimana scorsa”.
    Non essendo stata specificata una data precisa, e parlando di settimana scorsa, indicativamente serviranno almeno una decina, massimo quindi giorni, per poter finalmente archiviare questa brutta e sfortunata pagina.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Nessun ricorso presentato da WADA al TAS, Sinner prosciolto pienamente dopo la positività dello scorso marzo

    Jannik Sinner (foto Getty Images)

    Il successo domenica scorsa a US Open, una seconda vittoria altrettanto importante all’indomani con la parola fine sullo sfortunato caso doping. Splende il sereno su Jannik Sinner: la WADA, il massimo organo in materia antidoping, ha deciso di non ricorrere al TAS di Losanna (Tribunale arbitrale dello sport) contro la sentenza che lo scorso agosto aveva assolto totalmente Jannik Sinner dopo esser risultato positivo al Clostebol, entrato nell’organismo del n.1 al mondo per via accidentale. La conferma arriva dal quotidiano “Corriere della Sera”, che ha contattato la segreteria del Tribunale Arbitrale internazionale dello Sport, ricevendo la conferma martedì mattina che l’Agenzia Internazionale Antidoping (Wada) non ha presentato alcun ricorso contro la sentenza dell’ITIA (International Tennis Integrity Agency) dello scorso 19 agosto.
    In quella sentenza Jannik Sinner, pur risultato positivo a due controlli in marzo, veniva prosciolto da ogni responsabilità poiché dopo un’attento studio del caso e ascoltate le motivazioni del giocatore e dei maggiori esperti al mondo sul doping, è stato confermato che il Clostebol era stato assunto in via accidentale e non voluta, e con una concentrazione infinitesimale da risultare totalmente ininfluente ai fini di un miglioramento delle prestazioni sportive.
    Sono scaduti i termini di appello di 21 giorni, WADA ha studiato il caso e la materia e ha ritenuto di non opporsi alla sentenza dell’agenzia indipendente ITIA. Termina qua una brutta storia, pesantissima per un ragazzo irreprensibile e corretto come Jannik e davvero sfortunata, che è gli costata molto in termini di stress e anche popolarità (soprattutto sul web). Per fortuna il campo a US Open ha parlato forte e chiaro: Jannik si è confermato miglior giocatore del mondo, e il sostegno del pubblico di New York è stata un’altra importantissima vittoria.
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    Le venticinque semifinali Slam per il tennis azzurro al maschile, da De Morpurgo a Sinner

    Jannik Sinner, prima semifinale a US Open

    Da Wimbledon 2023 a US Open 2024 corrono circa 14 mesi. In quest’arco di tempo davvero ristretto Jannik Sinner ha completato un personale e prestigiosissimo en plein di semifinali nei tornei dello Slam. La sua quarta “semi” è in programma oggi a New York (ore 21) contro Jack Draper, in palio la finale nel quarto major in stagione. In caso di vittoria, per il pusterese sarebbe la seconda finale Slam in carriera e nell’anno, dopo quella vinta a Melbourne lo scorso gennaio. La semifinale raggiunta dal nostro n.1 è la terza a US Open per un tennista italiano e 25esima in assoluto al maschile per i nostri colori nei quattro tornei più importanti dell’annata tennistica. Il 2024 resterà negli annali come stagione migliore di sempre per i nostri tennisti: infatti Sinner ha giocato le semifinali in Australia, Roland Garros e US Open, e Musetti a Wimbledon più quella Olimpica, quindi di fatto una sorta di “Golden Slam” di semifinalisti.
    Nicola Pietrangeli detiene il record per il tennis italiano di semifinali Slam giocate: 5. Tutto lascia pensare che Jannik, arrivato a quota 4 a US Open 2024, spazzerà via anche questo primato del leggendario tennista romano, ma intanto ripercorriamo le 25 presenze di nostri giocatori tra i migliori quattro dei major. Si parte da molto lontano, i ruggenti anni ’30 sul rosso parigino.
    Il primissimo tennista azzurro a giocare una semifinale Slam è stato Uberto De Morpurgo a Parigi nel 1930: non ebbe fortuna, non riuscendo ad issarsi al match per il titolo, stoppato da uno dei leggendari “moschettieri” Henri Cochet (7-5 6-1 6-2 il punteggio della partita). Dopo solo due anni l’Italia torna protagonista a Roland Garros, con Giorgio de Stefani che si qualifica per la semifinale e la vince, regolando il ceco Roderich Menzel in quattro set (6-3 2-6 7-5 6-4 lo score). Purtroppo non riuscì a vincere la finale, stoppato da Cochet in quattro set (6-0 6-4 4-6 6-3). De Stefani ci riprova nel ’34, sua seconda semifinale a Roland Garros, ma stavolta è battuto da Gottfried Von Cramm al termine di una battaglia di cinque set (3-6 6-4 6-1 3-6 6-2).
    Arriva la seconda guerra mondiale, e dobbiamo aspettare gli anni ’50 per rivedere un tennista italiano tra i migliori quattro di uno Slam. Sarà ancora a Parigi, sulla nostra “amata” terra battuta, grazie alle imprese di Beppe Merlo prima e di Nicola Pietrangeli dopo. Merlo nel 1955 e 1956 gioca e perde per due anni di fila la semifinale a Bois de Boulogne: la prima contro Sven Davidson, sconfitta piuttosto netta in tre set (6-3 6-3 6-2), e la seconda contro uno dei più forti di sempre, l’australiano Lewis Hoad con il suo polso d’acciaio e forse il tennis più completo di sempre (6-4 7-5 6-4 lo score per il “canguro”).
    Passano tre anni e sale in cattedra il talento e tocco di palla fantastico di Nicola Pietrangeli, che finalmente porta un tennista italiano sul trono di un torneo dello Slam. “Nick” nell’arco di sei anni gioca le sue 5 semifinali Slam tra Parigi e Wimbledon. Con il suo tennis completo e ricco di variazioni, Pietrangeli nel 1959 raggiunge la prima “semi” a Parigi dove batte Neale Fraser, completando il suo torneo da sogno con la vittoria in finale contro il sudafricano Ian Vermaak (3-6 6-3 6-4 6-1 lo score). Nel 1960 arriva un anno d’oro per le racchette azzurre. Infatti a Roland Garros i semifinalisti italiani sono due, Pietrangeli e Orlando Sirola. Nicola batte Robert Haillet in semifinale e alza il suo secondo (e ultimo) trofeo Slam in carriera regolando in finale il cileno Luis Ayala in cinque set (3-6 6-3 6-4 4-6 6-3); proprio Ayala sconfisse Sirola in semifinale.
    Forse del suo miglior momento in carriera, Pietrangeli gioca un tennis fantastico anche sui prati di Wimbledon, dove sbarca tra i migliori quattro del torneo e costringe il più forti di tutti, Rod Laver, a dare il 101% per batterlo. Il mancino australiano si impone al termine di una battaglia epica, rimontando uno svantaggio di due set a uno all’italiano, per 4-6 6-3 8-10 6-2 6-4. Pietrangeli non riuscirà a tornare in semifinale ai Championships londinesi, ma sbarca per altre due volte in semifinale a Parigi. Nel 1961 batte lo svedese Jan Erik Lundquist in tre set, 6-4 6-4 6-4 il punteggio, ma non riesce a completare un tris di vittorie consecutive, stoppato in finale da Manuel “Manolo” Santana. Nicola tornerà in semifinale anche nel 1964, battendo di nuovo Lundquist (4-6 6-4 6-3 6-3), e sconfitto poi in finale di nuovo da Santana, 6-3 6-1 4-6 7-5 lo score, con l’amarezza per non aver sfruttato sei set point nel quarto set.
    Dopo l’era Pietrangeli, si passa all’era Open e alle imprese dei nuovi campioni azzurri: Adriano Panatta e Corrado Barazzutti, che negli anni ’70 portano la prima storica Coppa Davis in Italia (1976) e riportano per cinque volte il tricolore in semifinale negli Slam. Panatta sbarca per la prima volta in carriera tra i migliori 4 di un Major a Roland Garros 1973, dove è fermato in tre set (6-4 6-3 6-2) dallo jugoslavo Niki Pilic. Passano due anni e Adriano ci riprova, sempre a Parigi, e stavolta cede alla ragnatela di Bjorn Borg in quattro set (6-4 1-6 7-5 6-4). Panatta nel 1976 vive il suo anno d’oro: stavolta a Parigi nessuno riesce a fermarlo. Nei quarti si prende la rivincita su di un fortissimo Borg (6-3 6-3 2-6 7-6), in semifinale supera Eddie Dibbs (6-3 6-1 7-5) e vince la finale, suo unico alloro Slam, contro Harold Solomon (6-1 6-4 4-6 7-6).
    Subito dopo Panatta, tocca a Corrado Barazzutti portare l’Italia per due volte in semifinale Slam. Nel 1977 è battuto da Jimmy Connors a Forest Hills sulla terra verde americana (7-5 6-3 7-5). Fu il primo italiano tra i migliori 4 nello Slam americano, e quel match è passato alla storia per l’incredibile scorrettezza subita dal friulano per colpa dell’allora n.1 Connors. Durante il settimo game del primo set, su una palla break a favore di Barazzutti, Connors giocò un rovescio incrociato con la palla chiamata in gioco dal giudice di linea. Barazzutti contestò la chiamata, indicando chiaramente il segno “out” della palla, ma Jimbo accorse nel punto incriminato e incredibilmente cancello col piede il segno, rendendo impossibile la verifica del giudice di sedia, Quest’episodio davvero grave risultò decisivo nell’innervosire l’azzurro, facendo girare l’incontro a favore di Connors. Nel 1978 Barazzutti arrivò in semifinale a Roland Garros, ma fa demolito dalla regolarità di Bjorn Borg (6-0 6-1 6-0 lo score).
    Terminata l’epopea dei campioni degli anni ’70, il tennis italiano vive annate grigie, pochissime soddisfazioni e le semifinali Slam restano un sogno proibito. È necessario attendere ben 40 anni, il 2018, per ritrovare un azzurro in semifinale a Parigi. L’impresa, davvero sorprendente, è di Marco Cecchinato che gioca il miglior torneo della vita, sbattendo fuori pure Novak Djokovic nel torneo e issandosi in “semi”, dove si arrende al gioco potente di Dominic Thiem, 7-5 7-6 6-1 il punteggio. È la prima fiammata del Rinascimento del tennis italiano. L’anno seguente (2019) esplode a New York Matteo Berrettini, che inizia sul cemento nord americano la sua straordinaria carriera di vertice che lo porta tra i top10, tre volte in semifinale in tre diversi Slam e addirittura in finale ai Championships, primo e unico italiano a riuscirci. A US Open 2019 è stoppato in “semi” dalla potenza e diritto mancino di Rafael Nadal (7-6 6-4 6-1). Nel 2021 il romano vola sui prati di Wimbledon, è quasi ingiocabile al servizio e in semifinale sconfigge Hubert Hurkacz (6-3 6-0 6-7 6-4), guadagnandosi la chance di vincere i Championship. In finale vince il primo set contro Djokovic, poi subisce la rimonta del campione serbo. Berrettini segna un’altra pagina storica per il tennis azzurro approdando per la prima volta nel  2022 in semifinale agli Australian Open, di nuovo stoppato da Nadal (6-3 6-2 3-6 6-3). È la terza e per ora ultima semifinale Slam del romano.
    Siamo arrivati all’attualità, a Jannik Sinner e Lorenzo Musetti. Sinner cresce, migliora il suo gioco con un servizio più efficace e un diritto pesantissimo. Rimette a posto il fisico e inizia a volare sul tennis mondiale. A Wimbledon 2023 sbarca per la prima volta in semifinale in uno Slam. Perde da Djokovic in tre set (6-3 6-4 7-6) ma impara moltissimo. Lavora ancor più duramente in estate e autunno, e dall’ottobre 2023 si prende tutto, diventando quasi imbattibile sul cemento e fortissimo in ogni contesto. Vince l’Australian Open 2024, battendo Djokovic in semifinale (6-1 6-2 6-7 6-3) e quindi Daniil Medvedev in finale, rimontando due set al russo; a Roland Garros arriva con discreti problemi all’anca ma riesce comunque ad issarsi in semifinale, dove Carlos Alcaraz rimonta uno svantaggio di due set e a uno (2-6 6-3 3-6 6-4 6-3). A Wimbledon 2024 è Lorenzo Musetti a far sognare l’Italia, con una fantastica cavalcata che lo porta in semifinale, dove è battuto da Djokovic in (6-4 7-6 6-4), sua prima semifinale in un Major. Jannik invece nel torneo è stoppato nei quarti da Medvedev, ma si prende una sonora rivincita a US Open, ancora nei quarti. Un successo che gli apre le porte alla sua prima semifinale, quella di stasera contro Jack Draper. In questi anni d’oro, sognare le vittorie Slam non è più peccato.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Roddick: “Non vedo l’ora che un mio connazionale vinca uno Slam, sono stufo che mi venga sempre ricordato di esser stato l’ultimo”

    Andy Roddick

    Andy Roddick sta avendo una sorta di “seconda giovinezza” mediatica grazie al suo podcast nel quale spazia su vari d’attualità, con ospiti e una certa leggerezza data dal suo stile inconfondibile, ma anche e soprattutto contenuti molto interessanti. Ovvio che il tema caldo nel suo paese adesso è la semifinale tutta a stelle e strisce tra Fritz e Tiafoe, che riporterà un connazionale a giocarsi il titolo di US Open dal 2006, quando fu proprio Andy a scendere in campo per la coppa, sconfitto da Roger Federer. Roddick afferma di non esser affatto geloso di questo piccolo record personale, ultimo campione Slam per gli Stati Uniti e proprio a New York, anzi non vede l’ora che un nuovo giocatore del suo paese torni a vincere un Major. L’ha dichiarato in un’intervista al magazine “New York”.
    “C’erano giocatori americani molto più importanti di me, ma a quanto pare sono stato l’ultimo a farcela. Quindi ogni volta che si parla di un campione Slam americano, la risposta a quella domanda sarà sempre ‘Andy Roddick’ finché non lo sarò più” afferma l’americano. “Odio che mi venga chiesto tutto il tempo. Non è divertente. Sarò felice quando non sarò più l’ultimo americano a vincere un major. Non credo che i tennisti in attività debbano rispondere del fatto che io o altri non abbiamo vinto più titoli negli ultimi vent’anni”.
    “Davvero non capisco perché dovremmo chiedere a Ben Shelton quando finirà questo buco di vittorie USA, visto che è sul circuito solo da due anni. Gli stai chiedendo di rispondere dei fantasmi delle carriere passate. Ma è quello che è. Ad un certo punto questo accadrà. Non so come, questi ragazzi penso che ce la possano fare. Sarò lì a fare il tifo per loro e quando ciò accadrà sarò una delle persone più felici”.
    Chi vincerà tra Tiafoe e Fritz? Andy qua non si sbilancia: “Sarà una grande partita, vinca il migliore. Probabilmente sarà chi gestirà meglio la pressione, non sarà una partita qualunque, anzi direi la più importante della loro carriera” conclude Roddick.
    Mario Cecchi LEGGI TUTTO

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    La scomparsa di Peter Lundgren

    Peter Lundgren con Federer a Wimbledon 2003

    Arriva una brutta notizia dalla Svezia: è mancato a soli 59 anni Peter Lundgren, ex pro svedese noto soprattutto per aver guidato i primi anni di Roger Federer, portandolo a vincere il suo primo Slam a Wimbledon 2003. Lundgren era malato da tempo, soffriva di una seria forma di diabete che lo scorso anno l’aveva portato all’amputazione di un piede per complicazioni successive ad una frattura della caviglia e conseguente infezione.
    L’annuncio è arrivato via social, sulla pagina del padre, scritto dal figlio Lukas. “Riposa in pace Papà. Purtroppo ci hai lasciati troppo presto. Un allenatore, un giocatore, un amico e un padre. Un’ispirazione e aiuto per molti, sia dentro che fuori dal campo. L’impronta che hai dato e i ricordi resteranno sempre vivi”.
    Prima dell’incidente aveva provato a rientrare sul tour all’inizio del 2023, seguendo il giovane svizzero Dominic Stricker, altro cavallo di razza per qualità tecniche, entrato nella sua scuderia di qualità che vanta oltre a Federer anche grandi talenti come Wawrinka, Safin, Dimitrov e Baghdatis. A chi gli chiedeva come mai avesse scelto sempre cavalli di razza ma con un carattere un po’ particolare, rispondeva che “proprio in quello sta il divertimento…”
    Ragazzo arguto e divertente, era ben voluto da tutti, sia per le sue innegabili qualità di coach e visione di gioco (era stato n.25 al mondo come giocatore, membro dell’ondata vichinga degli anni 80-90) che per la sua simpatia e leggerezza fuori dal campo. Si narra che di fronte a una birra fosse in grado di intrattenere tutta la compagna per l’intera serata, tra storie e aneddoti curiosi. Leggendarie alcune sue battute, una su tutte: quando gli chiedevano come mai il giovane Roger fosse fin troppo restio a presentarsi a rete, viste le due doti innate di attaccante, rispondeva “Rog crede che il net sia infestato dagli squali”.
    Federer decise ben presto di staccarsi dalla federazione svizzera ed affidarsi al duo Peter Carter (decisivo per la formazione tecnica di Roger) e Lundgren. Proprio lo svedese rimase al timone della barca quando lo sfortunatissimo coach sudafricano morì tragicamente in un’incidente d’auto nel suo paese a soli 37 anni, durante la sua luna di miele. Federer fu devastato da quell’evento, e il supporto paterno e bonario di Lundgren fu decisivo a superare il momento difficile.
    Molti i messaggi di cordoglio già arrivati, tra questi quello di Karol Kucera, che scrive “Sei stato una persona magnifica, grande ispirazione. È stato un privilegio conoscerti, giocare con te e imparare molto. Riposa in pace amico mio”.
    Lundgren verrà sicuramente ricordato come buon tennista (3 tornei vinti e ottavi a Wimbledon), ottimo coach e persona di grandi qualità umane.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Wilander: “Sinner è uno dei tennisti più leali che abbia mai visto. È ingiusto che si venga trovati positivi e quindi scagionati perché non si è fatto niente”

    Mats Wilander

    Mats Wilander difende Jannik Sinner e punta il dito contro il sistema dei controlli anti doping, che a suo dire è “bravissimo nel rintracciare un miliardesimo di grammo, ossia niente” ma poi non altrettanto nel gestire la cosa, accusando prima e scagionando poi giocatori. Ne ha parlato a Eurosport, network per il quale il sette volte campione Slam è stimato analista.
    “Sono molto felice che Jannik Sinner giochi nel Tour. È un bravo ragazzo. uno dei più corretti che ho visto in vita mia” afferma Wilander. “La rivalità tra lui e Carlos Alcaraz è già epica. E sono convinto al 100% che le cose siano andate così, un completo incidente di Jannik e della sua squadra”.
    Wilander si concentra sul processo e sul motivo per cui in molte occasioni queste sostanze raggiungono accidentalmente i tennisti e finiscono per essere sospesi: “Ma ogni volta che c’è una sostanza proibita in qualche cassetta di pronto soccorso dei medici o dei fisioterapisti, mi chiedo: cosa stanno facendo? Perché è così difficile scoprirlo? Ed è qui che viene commesso l’errore. Quindi la responsabilità è del medico, del fisioterapista e di chiunque sia coinvolto con Jannik, all’interno e all’esterno del campo. Il processo è ciò che sta rovinando questi giocatori. Il processo è ovviamente terribile, perché se riesci a fare un test e ottenere un risultato così piccolo, voglio dire, un miliardesimo di grammo, non c’è letteralmente nulla. Ma se riesci a essere così bravo nei test, sicuramente devi essere altrettanto bravo quando si tratta del processo, perché non solo distruggeresti la carriera di un giocatore, ma potresti distruggere il suo paese in termini di educazione dei tennisti. E l’Italia sta andando alla grande. Ecco perché siamo fortunati che Jannik sia stato in grado di continuare a giocare”.
    “Il tennis professionistico non è così buono in termini di organizzazioni antidoping. Devono fare le cose per bene. Ed è ingiusto. E ovviamente, non ha nulla a che fare con Jannik, ma è ingiusto nei confronti di tutti gli altri giocatori che sono stati beccati e poi sono stati scagionati. È capitato molte volte un risultato di un test positivo, senza che il giocatore abbia fatto nulla, e questo è stato dimostrato in così tanti casi”.

    Mario Cecchi LEGGI TUTTO

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    L’Equipe intervista Pouille (uno dei primi a scagliarsi contro Sinner), ma i commenti dei lettori sono più favorevoli all’azzurro

    Lucas Pouille

    Si poteva umanamente pensare che la reazione dei colleghi al caso Sinner fosse quella di una certa solidarietà vista l’evidente buonafede del numero uno del mondo e la casualità della contaminazione da Prostebol. Invece si sono scatenate una serie di reazioni di rabbia forse dettate più dalla dinamica della procedura che da un vero sentimento di odio verso Jannik. Tra i primi i che hanno reagito a caldo il tennista transalpino Lucas Pouille che dopo delle dichiarazioni pesanti ha precisato meglio, come riporta L’Equipe, il suo pensiero.
    La reazione dell’ex numero 10 del mondo era stata immediata. Qualche istante dopo la rivelazione dell’affare Sinner, Lucas aveva dichiarato e pubblicato su X: “Forse è meglio che la smettano di prenderci per degli idioti, giusto?” riferendosi all’ITIA che secondo lui usa due pesi e due misure a seconda dell’importanza del giocatore indagato.
    Come riportato da L’Equipe, intervistato dopo aver riportato una difficile vittoria (7-6 al terzo dopo aver annullato un match point) contro il suo compatriota Harold Mayot nelle quali degli US Open, Pouille ha precisato meglio le sue dichiarazioni.
    “Non sono arrabbiato. Non sto dicendo che Sinner abbia preso qualcosa. Del resto sono sempre stato un suo estimatore e già l’anno scorso lo vedevo come uno dei favoriti per gli US Open. Adoro il giocatore. Ma penso che le regole dovrebbero essere uguali per tutti. Ecco, penso che non sia così.”“Trovo che ci sia una mancanza di trasparenza a livello delle autorità, sì. Ma è sempre stato così, purtroppo.Se vieni controllato 25 volte all’anno, possono verificarsi errori, ad esempio quando indichi un indirizzo. E se commettiamo tre errori, siamo condannati. Questo è quello che è successo a Mikael Ymer che è stato sospeso per due anni anche se non è mai risultato positivo. Per me non veniamo giudicati allo stesso modo in base a chi siamo. Trovo che ci sia una mancanza di trasparenza a livello delle autorità, sì. Ma è sempre stato così, purtroppo”
    Senza voler entrare nel merito delle dichiarazioni, la cosa più interessante sono i commenti dei lettori dell’Equipe alle parole del francese. Sorprendentemente riflettendo il metodo cartesiano (applicato nelle scuole francesi dalla più tenera età) i commenti in generale sono favorevoli al tennista italiano ed alla decisione presa dall’ITIA. Ne riportiamo qualcuno ovviamente tradotto:
    juventusfc94 Ma smettiamola con Ymer e soprattutto smettiamola con le no show…3 volte non è più una svista e nel caso di Ymer non possiamo sapere se aveva qualcosa da rimproverarsi mentre si fermava. Quanto a Sinner, ascolta ancora un po’, sono sempre meno quello che non lo credono. La situazione è stata spiegata da tutti, anche dai medici. In ogni caso questo non ha influito sulla sua prestazione. L’unica spiegazione incerta che vedo qui è quella di Pouille
    jullyeg Appare chiaro che la quantità di prodotto rilevata è infinitesimale, non comporta alcun effetto doping e che la spiegazione data da Sinner è quindi credibile. Perché Sinner dovrebbe essere vittima di un’ingiustizia? Ci tengo a precisare che non sono un tifoso del giocatore (preferisco Alcaraz), anche se sono felicissimo della bella lotta per il vertice tra i due fuoriclasse.
    canapix Penso che molti non abbiano capito bene la reazione di Pouille così come quelle dell’altro giocatore francese e del tunisino. Non sono contrari all’assenza di sanzioni ma contro l’assenza di sospensione cautelare, metodo che ovviamente è stato sistematicamente utilizzato nel corso delle indagini fino ad ora per giocatori meno bancabili di Sinner.
    jullyeg In sostanza il ragionamento è questo: poiché l’applicazione del regolamento è assurda e ingiusta per alcuni, deve essere assurda e ingiusta per tutti. Mi sembra che questo non sia il modo migliore di pensare. Dovremmo piuttosto cogliere l’occasione per mettere in discussione l’ingiustizia che forse colpisce giocatori poco conosciuti. E, soprattutto, mi sembra che esista il diritto di sbagliare nei casi citati (sanzione dopo 3 volte).
    One starter Two dessert La cosa interessante è che il campo di Sinner sembra essere completamente sorpreso, persino sopraffatto, dalla portata delle reazioni a queste rivelazioni. Al momento non so come interpretarlo….
    Manet-Morisot Questa vicenda ha assunto proporzioni tali che per Sinner la colpa sarebbe meno grave dell’innocenza. Il danno è fatto. Calunnia, calunnia, ci sarà sempre qualcosa rimasto…
    Stilicho I medici hanno spiegato perché non si tratta di doping. Qui sono stati ignorati. Al contrario, abbiamo selezionato giocatori che hanno commentato, nella migliore delle ipotesi senza saperlo. Ma la plebe chiede sangue… bravi, continuiamo così, non lasciamoci distrarre dalla verità.xiongmao100 Il doping è davvero importante nel tennis dove tecnica e mentalità contano gran parte del risultato? Avremmo potuto caricare Monfils come un mulo, non sarebbe cambiato nulla. Perché è mentalmente che non è riuscito a progredire. Non è paragonabile al sollevamento pesi o al ciclismo, sport di forza bruta.
    google-chri_4099 E francamente Mikael Ymer, l’amico tunisino che ha reagito o Pouille… è davvero importante quanto Sinner? E poi penso che se Sinner dovesse fare 3 no show, prenderà la stessa cifra di Ymer.
    Mathj0kz Ovviamente nessuno viene giudicato allo stesso modo, esiste una certa gerarchia e questo è tanto meglio. Il tennis è uno sport a ranking individuale, Sinner è il migliore e tutti perderebbero se gli imponessero una sanzione una volta scagionato. L’uguaglianza ha i suoi limiti, i giocatori tra i primi 10 ATP e i primi 10 per numero di abbonati devono trasmettere l’immagine più bella possibile del tennis qualunque cosa accada. La critica è facile quando hai la carriera alle spalle.
    xerox Stia tranquillo, signor Pouille, qui laviamo anche più bianco. basta guardare alcuni dei nostri rappresentanti ai giochi.
    Enrico Milani LEGGI TUTTO