Alessandra Campedelli, nuovo coach del Pakistan, torna a raccontarsi sulle pagine de Il T Quotidiano intervistata dal collega Alessio Kaisermann. Una donna coraggiosa, determinata, un’allenatrice competente, eppure costretta da anni a fare scelte difficili pur di allenare ad alti livelli.
Scelte che l’hanno portata sempre lontano dall’Italia, scelte difficili come quella dell’Iran: “Avevo accettato con entusiasmo, poi mi sono resa conto di essere stata solo usata. Mi avevano scelto per facciata, per dimostrare al mondo che anche l’Iran è un Paese aperto che offre pari opportunità a uomini e donne, ma non è stato così. L’ho capito tardi, ma quando l’ho capito sono tornata subito in Italia”.
Già, l’Italia. Ma perché in Italia Campedelli non trova una panchina? “In Italia non ci sono allenatrici sulle panchine di Serie A. Maschi o femmine che siano, ci sono solo allenatori. È una questione di cultura. In Italia non c’è la volontà di dare spazio alle donne in panchina”.
Un problema culturale che però, secondo Campedelli, ha anche una matrice femminile, e questo forse è l’aspetto più grave, per certi aspetti illogico, di tutta la questione: “Il problema non è solo dei dirigenti, quanto che siano le stesse giocatrici a scegliere allenatori uomini. Le ragazze che giocano affermano di voler essere allenate da uomini perché un rimprovero o una sollecitazione preferiscono riceverli da un uomo”.
“Ma se noi donne riteniamo di avere bisogno della voce e del temperamento maschili per ricevere i giusti stimoli allora abbiamo qualche problema. Dobbiamo guardarci dentro. Si parla di Iran, di culture retrò, ma non è che in Italia non ci sia del lavoro da fare… culturalmente parlando” conclude Campedelli.