Nervosismo, gioco duro, colpi più o meno legali, falli antisportivi: insomma, quella di ieri sembrava proprio una finale scudetto anticipata tra le due principali protagoniste del campionato. Un clima che ha finito per coinvolgere anche gli arbitri, non sempre all’altezza di una sfida così infuocata.
Proprio un palese fallo di Milano su Pajola, non fischiato dalla terna, ha scatenato la veemente e prolungata protesta di Teodosic. Il fuoriclasse serbo non è nuovo a simili episodi, che in passato non hanno certo aiutato la Virtus. Ma stavolta, scusate, siamo con lui. Non tanto per le urla rivolte agli arbitri, comprensibili ma non giustificabili, quanto per averlo visto fare di tutto per scuotere la sua squadra: ha realizzato triple impossibili quando nessuno riusciva a segnare; ha cercato di accendere la fiamma dell’orgoglio in compagni che di Davies e Baron hanno solo visto il posteriore mentre volavano in transizione con troppa facilità; ha servito assist al bacio che avevano riportato Bologna sul -10.
Tutto inutile. La sua frustrazione, quella del campione che non si arrende mai, neppure davanti all’evidenza di una Milano ieri superiore, alla fine lo ha comprensibilmente portato ad esplodere, chiedendo persino maggior supporto al pubblico.
Milos, un Batman senza neppure un Robin a spalleggiarlo.