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L’anno del riscatto di Paul Buchegger: “Ho sempre immaginato il mio ritorno”

Di Redazione

Doveva essere la stagione del suo riscatto, e così è stato fino a questo momento. Costretto a rimanere lontano dal campo di gioco per un lungo periodo, a causa di un brutto infortunio, Paul Buchegger ha stretto i denti e guardato avanti con fiducia, fino a tornare assoluto protagonista con la Tonno Callipo Calabria Vibo Valentia: “Nei momenti peggiori – racconta – l’unica cosa che mi incoraggiava era pensare a ciò che sarei stato capace di fare al mio ritorno. Immaginavo solo quello che avrei potuto realizzare una volta tornato in forma“.

Forza, tenacia e resistenza che l’opposto austriaco classe 1996, ha trovato dentro di sé e che sono state alimentate dall’amore delle persone più importanti della sua vita: mamma Ursula e la fidanzata Dana. “Mia mamma – conferma Buchegger – è una figura fondamentale. Lei mi ha trasmesso tanti valori, è sempre stata presente e ha cercato di indicarmi la strada per diventare la migliore versione di me. Con la mia ragazza condivido tutto ed è stata molto brava a starmi vicina quando ero in difficoltà“.

Quello che rappresenta lo spauracchio più temuto da ogni atleta ha fatto irruzione prepotentemente nella carriera di Buchegger per ben due volte. Prima nel 2018 e poi a distanza di un anno, facendogli rivivere un brutto “dejà vu”: “Il doppio infortunio mi ha dato filo da torcere – racconta l’opposto – non è stato per nulla facile uscirne. Ho giocato un anno a Ravenna e, dopo aver firmato a Monza, in estate con la nazionale mi sono fatto male al ginocchio. Da qui sei mesi di stop. Ma non ho mai avuto il pensiero di mollare e di lasciare stare. Il mio obiettivo era di andare avanti, e mi sono impegnato nella riabilitazione sfruttando la possibilità di essere seguito per le prime due settimane dall’equipe del Centro Olimpico in Austria“.

L’estate successiva però ho rivissuto l’incubo – continua Buchegger – perché mi sono fatto male nuovamente. Una brutta ricaduta ancora più complicata da affrontare perché ero tornato, stavo bene, avevo voglia di riscattarmi e invece il destino (o la sfortuna!) ha deciso diversamente. Sono stato messo a dura prova a livello psicologico, mi sono sentito smarrito. Quando stavo male il procuratore ha contattato Modena, che dopo l’intervento chirurgico a Roma mi ha permesso di svolgere da loro un lungo periodo di recupero“.

L’arrivo a Vibo è stata l’occasione per voltare completamente pagina e Buchegger ha saputo coglierla nel migliore dei modi diventando un punto di riferimento per la squadra e conquistandosi l’appellativo di trascinatore del gruppo. L’austriaco attualmente è ottavo nella classifica dei migliori realizzatori di A2 con 248 punti in 13 gare, 21 ace e altrettanti muri, con una media di 19,07 punti a partita e una percentuale di efficacia del 53,5%. Buchegger è sempre andato in doppia cifra, e per ben 5 volte ha superato la soglia dei 20 punti. Ma a contare è soprattutto la sua concretezza nei momenti chiave, come nel quarto di finale di Coppa Italia contro Cuneo, quando sul 21-21 del terzo set ha deciso la partita con due ace e un attacco vincente.

L’austriaco è molto apprezzato a Vibo anche per il suo essere un ragazzo molto tranquillo, solare, sempre disponibile, che ama la normalità: “Mi piace spendere il mio tempo con la mia famiglia e con la mia ragazza. Sono abituato anche a stare da solo, ma devo ammettere che amo la compagnia. Il mio sogno è quello di avere una bella casa, una bella famiglia e una vita normale in Austria“.

Buchegger si è confrontato fin da piccolo con argomenti importanti come quello della disabilità, come racconta quando si trova a presentare la sua famiglia: “Mia mamma lavora a scuola con i ragazzi disabili, mentre mio padre si occupa della gestione di una struttura dove alloggiano gli studenti universitari. Mia sorella, invece, vive a Vienna, dove io ho la mia residenza in estate e quindi in quel periodo troviamo spesso occasione di vederci. Mio fratello Max è un disabile in carrozzina. È un grafico creativo e soprattutto è il mio tifoso numero uno. Guarda tutte le mie partite e colleziona le mie maglie da gara. Da vero appassionato ama seguire tutte le discipline sportive, dal calcio al tennis“.

Con la disabilità di mio fratello mi sono confrontato fin da bambino – racconta l’attaccante – anche perché i miei genitori dovevano seguirlo tra fisioterapia e cure varie. Sia io che mia sorella siamo sempre stati collaborativi, e conoscere da vicino la sua disabilità ci ha permesso di apprezzare a pieno tutto ciò che la vita ci ha dato. Io tratto mio fratello come una persona normale, non facendolo mai sentire in difetto. Ci rapportiamo con lui in maniera normale, non deve sentirsi speciale. Infatti, anche quando mi capita di partecipare a delle iniziative con i disabili, mi piace trattarli alla pari“.

Il cuore di Paul batte per Dana Schmit, con cui condivide anche la passione della pallavolo: “La mia ragazza è una giocatrice del Mulhouse, che milita nella Ligue A francese. Ci siamo conosciuti nell’ambito del volley, perché anche lei gioca in nazionale. Stiamo insieme da sette anni. In estate siamo sempre insieme, ma durante la stagione, invece, ci tocca stare distanti. Lo facciamo con spirito di sacrificio. È difficile, ma vogliamo farcela, perché abbiamo la consapevolezza che questa è una vita e poi ne arriverà un’altra, dopo la pallavolo, e la vogliamo costruire insieme“.

Per Paul è ancora troppo presto per avere le idee chiare sul suo futuro dopo che concluderà la carriera da pallavolista: “Non so ancora immaginare cosa farò. La mia ragazza sta studiando e avrei voluto farlo anche io poi però i problemi fisici mi hanno assorbito tutte le energie. Ho sicuramente ancora tempo per farlo. Sono sicuro che cercherò di rimanere nell’ambito sportivo“.

La pallavolo, per Buchegger, è una passione che è nata ai tempi della scuola: “Quando avevo 11 anni ho iniziato a seguire i corsi scolastici e lì ho giocato per la prima volta. Ho sperimentato anche la pallamano e il tennis ma poi, a 14 anni, quando ho scelto l’indirizzo della scuola superiore, ho colto l’opportunità di andare a Graz (una sorta di Club Italia) dove mi sono formato tecnicamente con l’obiettivo di intraprendere la carriera di giocatore professionista“.

Ho iniziato come centrale come tutti i bambini alti – racconta l’austriaco – poi sono stato anche palleggiatore quando avevo 16 anni. Non era un ruolo che mi entusiasmava molto, perché volevo sempre attaccare! Da allora sono un opposto, ma devo dire che quelle esperienze mi sono servite molto per conoscere i fondamentali del muro e del palleggio. È vero che l’opposto è il giocatore che fare i punti ma deve anche dare un contributo con le alzate, le coperture e le difese“.

Nella quotidianità possiamo immaginare Buchegger ai fornelli? “In realtà non sono un bravo cuoco. Nei primi mesi a Vibo non sono mai stato in cucina ma preferivo andare sempre a mangiare fuori. Adesso sto cercando di darmi da fare… preparo esclusivamente dei piatti semplici. I piatti della tradizione austriaca sono impossibili da replicare al 100%. Ad esempio, la cotoletta viennese, la Wiener Schnitzel che cucina mia nonna è inimitabile. Anche gli ingredienti sono difficili da trovare. In Italia però sto bene e mi piace stare qui: mangio volentieri gli spaghetti!“. E a proposito della nonna aggiunge: “Ho un ottimo rapporto con lei. In estate ci vediamo spesso e quando sto fuori ci sentiamo sempre. Da bambino passavo molto tempo con lei soprattutto in estate“.

Quasi tutti i miei amici fanno parte del mondo della pallavolo – racconta poi Buchegger – perché è da quando avevo 14 anni che frequento questo ambiente. Nella nostra vita non è facile mantenere rapporti molto stretti perché cambiando squadra ogni anno e non ritrovi mai le stesse persone. Dzavoronok, Sedlacek, Arasomwan sono dei miei amici. Quest’anno ho legato molto con Nik (Mijailovic). Forse perché siamo gli unici due stranieri in un gruppo di italiani“.

Sul suo ruolo nello spogliatoio l’opposto non ha dubbi: “Sono quello che mette la musica (ride, n.d.r.)! Aggiorno sempre la playlist per non ascoltare sempre gli stessi brani altrimenti sarebbe noioso. Prima della partita mi piace mettere il volume a tutto fuoco per caricarsi a mille! Prima di scendere in campo non faccio nessun rito in particolare. Ho solo delle abitudini che seguo sempre“. Una curiosità: Buchegger non ha mai avuto un’automobile. “Non ho la passione dei motori – spiega – e a Vienna mi sposto in bici o in metro“.

Il giocatore di Vibo si esprime anche sulle differenze tra italiani e austriaci: “In Austria la gente è più chiusa e più restia a conoscere gente nuova. Vienna mi piace anche perché ci sono molti anziani ‘brontoloni’ che sembrano sempre lamentarsi di tutto. In Italia invece le persone sono più socievoli e disposte a condividere momenti di convivialità e divertimento anche nei locali. All’inizio per me questo modo di fare è stato qualcosa di nuovo ma poi mi sono abituato. Adesso, dopo sette anni trascorsi qui, posso dire di amare questo Paese“.

Infine, un modello nel mondo dello sport: “Non ce n’è uno in particolare. Sui social ne seguo diversi sia del mondo del tennis come Rafa Nadal, o del basket perché mi piace vedere come vivono e come affrontano la carriera“.

(fonte: Comunicato stampa)


Fonte: http://www.volleynews.it/feed/


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