Jannik Sinner è stato intervistato dal sito della Federazione.
Dichiara Sinner: “Dopo il successo su Alex De Minaur nella finale di Milano ero felice ed emozionato per aver resistito sotto pressione, davanti al pubblico di casa, però al contempo ho capito che volevo provare quella speciale sensazione sempre di più. Piatti per me è come un padre, sono andato da lui quando avevo solo 13 anni e mezzo”.
“Non ho mai dubitato di essere un buon giocatore di tennis, dato che sono un gran lavoratore, ma da ragazzino ero più magro e più piccolo di adesso. Ero veloce e scendevo a rete, ma avevo bisogno di fiducia per trovare il mio livello. Nel tennis puoi vincere partite o un torneo e puoi anche perdere tre o quattro primi turni di fila, quindi la decisione di giocare a livelli più alti della mia età è stata una grande decisione. Ho sicuramente preso la strada più difficile, ma mi ha aiutato a costruire l’aspettativa e la pressione che ho messo su me stesso. Senti di dover vincere quella partita o quel punto esatto e finisci per esagerare, ma devi comprendere l’esito ed è un processo di apprendimento ogni giorno”.
“Ero sempre alla ricerca di un livello superiore, chiedendomi se fossi abbastanza bravo da battere i ragazzi a diversi livelli: prima nei Futures ITF, poi nei Challenger e, recentemente, nel circuito ATP. Alle Next Gen Finals ero in buona forma e mi sentivo bene sul campo, ma più della fiducia è stato determinante l’eseguire il mio piano di gioco: quello che volevo fare io, piuttosto che fossero gli altri a dettarlo. Il pubblico può darti energia, aspetto molto importante per un giocatore, per cui occorre gestirla rimanendo calmi e cercando di non essere nervosi. Vincere il titolo a Bergamo nel febbraio del 2019, dopo la distorsione alla caviglia dell’anno precedente, è stato sicuramente un fattore di svolta per migliorare ulteriormente, e dopo aver battuto Gael Monfils ad Anversa in ottobre ho capito fin dove potevo spingermi”.