Una carriera da regolarista. Tanti piazzamenti, anche nei tre grandi giri: un quinto al Giro, sesto al Tour, terzo alla Vuelta. Vero, una Clasica di San Sebastian, tappe in Francia e Spagna, ma a Bauke Mollema mancava l’acuto. Trovato. Nella salita di Civiglio, uno dei tre sparticque della edizione n. 113 del Giro di Lombardia. Lì l’olandese dà colore alla sua carriera, lanciandosi verso la conquista della classica delle foglie morte, quinto e ultimo monumento della stagione. Corridore navigato, Mollema ha giocato sul vicendevole controllo dei grandi favoriti: soprattutto Roglic, gettonatissimo alla vigilia, si è mosso tardi e male, ‘ingannando’ con il suo atteggiamento anche gli altri. Una temporaneoa stasi tattica che ha dato a Mollema un bonus di una ventina di secondi, a dir poco preziosi nella sua cavalcata finale se è vero che Valverde e Bernal, gli altri due del podio, sono arrivati a sedici secondi. Nessun italiano nei primi dieci: Vincenzo Nibali, sul quale la truppa azzurra faceva maggiore affidamento, ha finito abbastanza presto la benzina non dando mai la sensazione di poter incidere. E’ il 17/o posto di Giovanni Visconti è il peggior risultato nella storia: solo nel 1990 nessun azzurro era entrato nella Top ten
Mollema aveva iniziato a costruire la vittoria già sul Muro di Sormano. Pendenze da ribaltamento, tali da richiederne la cancellazione dal percorso per anni a causa delle eccessive spinte di tifosi mossi a compassione. Solitamente è un tratto in cui si screma il gruppo dei pretendenti. E’ qui che Giulio Ciccone, luogotenente di Mollema, tiene il ritrmo alto ed evita eccessivi sgretolamenti. Chaves e Gilbert alzano bandiera bianca, Nibali in qualche modo tiene ma si capisce che non è proprio giornata. Discesa. Partono Buchmann e Wellens, ma dietro vigilano. Salita di Civiglio, ecco Valverde. Lo spagnolo sogna da sempre il Lombardia, spesso sfuggitogli al momento di afferrarlo. Sosa, spettacolare nel supporto a Bernal al Giro del Piemonte, riporta sotto sia il proprio capitano che gli altri big. E’ il momento di Mollema: scatto secco, dietro non si preoccupano, sottovalutano.
Il divario aumenta. Tutti aspettano che si muova Roglic, Roglic aspetta che si muovano gli altri. E Mollema va. Lo sloveno poi rompe gli indugi con una azione quasi nervosa: resta la salita di San Fermo della Battaglia, ma per riprendere Mollema, Roglic ha bisogna di una sorta di cronometro da urlo. Sembra guadagnare, ma cede anche al ritorno di Valverde (“Mi dispiace, è una spina nel fianco per me. Ci riproverò, ma complimenti al vincitore”) e Bernal (“Il team ha lavorato bene, contento per il podio”). Anche per loro però è tardi: l’ex campione del mondo raccoglie per la terza volta il secondo posto, il vincitore del Tour coglie un podio niente male. Per Mollema invece è pronto il premio più bello, la maglia del vincitore ideata nel ricordo di Felice Gimondi. “Non riesco a credere di aver vinto una Classica Monumento -così Mollema a caldo-. Non ero il favorito, forse gli altri corridori mi hanno un po’ sottovalutato. Ho trovato il momento giusto per attaccare, poi sono andato a tutta negli ultimi dieci chilometri. Non ci credo”.
ORDINE D’ARRIVO
1 Bauke Mollema (Ned) Trek-Segafredo 5:52:59
2 Alejandro Valverde (Spa) Movistar Team 0:00:16
3 Egan Bernal (Col) Team Sky
4 Jakob Fuglsang (Den) Astana Pro Team
5 Michael Woods (Can) EF Education First 0:00:34
6 Jack Haig (Aus) Mitchelton-Scott
7 Primoz Roglic (Slo) Team Jumbo-Visma
8 Emanuel Buchmann (Ger) Bora-Hansgrohe 0:00:50
9 Pierre Latour (Fra) AG2R La Mondiale
10 Rudy Molard (Fra) Groupama-FDJ