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Ciclismo, Aru fa sul serio: farà il Giro della Svizzera

ROMA – Nei giorni passati, dopo il buon 22° posto al Gp Lugano, la gara del suo rientro agonistico, Fabio Aru aveva immaginato due ipotesi: “Ora il mio calendario prosegue con il Giro di Slovenia o con il Giro di Svizzera”. Gare in contemporanea, o quasi: lo Slovenia (5 tappe) parte il 19, lo Svizzera (9 frazioni), corsa a tappe di livello World Tour, una delle più dure dell’intero calendario mondiale, il 15. Ebbene, Aru sarà al via sabato da Langnau, valle di Emmen, Canton Berna. Delle due, certamente quella prescelta è l’ipotesi “hard”: “Il rientro alle corse nel Gp Lugano è stato molto buono, sono stato felice di come sono andate le cose in gara, delle sensazioni e di come hanno risposto le gambe. È stato importante avere ripreso a correre: ritmo, intensità e situazioni sono differenti dagli allenamenti. Vista la prova confortante a Lugano, la squadra ha optato per proseguire sulla strada svizzera, partecipando al Tour de Suisse. Sarà un debutto per me in questa gara, che mi darà la possibilità di confrontarmi con nove tappe e di provare a crescere giorno dopo giorno, senza comunque avere particolari obblighi se non quello di cercare le migliori sensazioni”.
 
Così Aru nel comunicato del suo team. L’intervento chirurgico di angioplastica del 1° aprile, per ovviare all’ostruzione dell’arteria iliaca della gamba sinistra, dunque, è davvero alle spalle. Allora si parlò di un rientro agonistico entro tre o quattro mesi. Al 28enne sardo ne sono occorsi appena due.
 
È forse questa una fiammella accesa, molto fioca ma tutto sommato esistente, sulla possibile partecipazione al Tour de France. Ipotesi remotissima: più logico dilatare ulteriormente i tempi, presentarsi al Polonia (3-9 agosto) e poi alla Vuelta (24 agosto-15 settembre). Alla corsa spagnola sono legati i momenti migliori dell’Aru corridore: le due tappe vinte nel 2014, la classifica generale portata a casa l’anno successivo. Ma il fascino del Tour è irresistibile e Aru ha una voglia matta di riprendere il filo di una carriera che proprio in Francia almeno due occasioni sarebbe potuta davvero esplodere. Nel 2016, quando da 6°, in una tappa sola finì fuori dalla top 10. E poi l’anno successivo: maglia gialla per due tappe e poi un quinto posto finale, con qualche rimpianto. Sarebbe un azzardo, forse? Probabilmente. Ma niente è più forte della voglia che ha un campione di tornare ad esserlo.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/sport/rss2.0.xml


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