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Ciclismo, Giro d'Italia: tra Nibali e Roglic spunta Carapaz. L'ecuadoriano è la nuova maglia rosa

I terzi uomini. Viene naturale parafrasare il famoso film noir per descrivere il momento del Giro d’Italia. Mentre Nibali e Roglic passano la giornata a controllarsi al centimetro, la Movistar muove le pedine in maniera magistrale. A Ceresole Reale, Mikel Landa aveva riassestato una classifica compromessa dalla cronometro, a Courmayeur Richard Carapaz fa ancora meglio. Si aggiudica la tappa e conquista, primo corridore dell’Ecuador, la maglia rosa. Sorpresa, ma fino ad un certo punto: Carapaz nello scorso Giro aveva vinto a Montevergine – ed anche lì era stata una prima volta dell’Ecuador – in questo aveva già colpito a Frascati, nel giorno dell’epilogo amaro di Dumoulin.   
 
 “I 4 secondi di abbuono? Piccolezze, ho cercato di fare una bella azione sulla salita più dura. Roglic è molto solido. Oggi ha corso bene, ha collaborato. Così va bene, ce la giochiamo tutti allo stesso modo”. Vincenzo Nibali descrive la sua giornata, chiusa con un buon terzo posto, e smorza i toni della polemica con lo sloveno. Questo a parole, mentre a fatti prosegue il duello tra i due. Pedalate, sensazioni, sguardi. Lo sloveno si è guadagnato l’appellativo di uomo di ghiaccio, indubbiamente in corsa è una sfinge. Dopo l’attesa deriva dell’ex leader della generale Polanc -e quella meno attesa di Zakarin-, non prende la maglia rosa per 7’’. Una inezia che però gli permetterà di non dover controllare la corsa nei prossimi giorni.
 
Intanto va in archivio una tappa la cui durezza sta nei numeri: 4.000 metri di dislivello in 131 km, 5 Gran premi della montagna (il più difficile è il Colle San Carlo), appena 14 km di pianura. Chi pensa ad un inizio tranquillo si sbaglia. Il dinamitardo è Simon Yates: ricorda un vecchio soldato con poche munizioni che tenta l’assalto alla baionetta. Parte lontanissimo, sulla prima salita (Verrayes), secondo un piano che punta sulla distrazione del nemico per guadagnare un minutaggio che alimenti una impresa. Il problema è che il nemico ha le sembianze di Roglic: lo va a prendere portando con lui gli altri big.
 
Successivamente in avanscoperta si forma un gruppetto. Tutti i leader hanno degli infiltrati. L’unico che si tiene vicino tutti gli scudieri è Roglic. Il Colle San Carlo è l’ascesa più dura. I big restano insieme, davanti. Caruso è straordinario nel lavoro per Nibali. Miguel Angel Lopez sembra avere il colpo in canna ma non lo spara mai, la Movistar invece ha due pedine. Ieri Landa, oggi Carapaz. Nibali e Roglic si controllano, al punto che Yates rientra e li stacca di una manciata di secondi. Il margine dell’attaccante si dilata ed arriva una straordinaria maglia rosa. “Mi sentivo molto bene, soprattutto in altura, e ho giocato il tutto per tutto nel finale. Ho attaccato nel momento giusto: i 30″ guadagnati sul San Carlo sono stati fondamentali. La maglia rosa per me è un sogno che diventa realtà, il frutto degli sforzi compiuti finora. Però, dovremo lavorare duro per conservarla”.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/sport/rss2.0.xml


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