Scrivo di pallavolo da tantissimi anni, più o meno da quando il costume (spesso confuso con la parola gossip) si è improvvisamente mischiato con la pallavolo. Erano gli anni in cui a pallavolisti come Maurizia Cacciatori veniva chiesto conto del suo fidanzamento, dei tira e molla con Gianmarco Pozzecco, ma anche di Francesca Piccinini e Dj Ringo.
Insomma, da quando si chiedeva alla gente del volley di essere dei personaggi pubblici e da quando noi lettori delle riviste della cesta dal parrucchiere, ci alimentavamo con le cronache rosa che mischiavano sport e spettacolo. Ho sempre assistito alla commistione dei generi e al nutrimento che entrambe le sfere hanno tentato di fare, capendo che non sempre il lettore e il tifoso (ma anche diversi colleghi) fossero in grado di decodificare i messaggi o assurgessero a interpretazioni errate o completamente prive di oggettività.
Perciò quando la mia amicizia e il mio smisurato affetto nei confronti di Leonardo Puliti ha incrociato la sua vita privata nell’intervista che vi apprestate a leggere, ho scelto di mettere Leo (è la prima volta che mi prendo la licenza poetica di usare una confidenzialità che esiste da più di quindici anni con il protagonista del mio colloquio) al centro del dibattito, e fare esattamente ciò che gli ho visto fare quest’estate in una mattina parigina al di fuori di un hotel.
I giornalisti volevano loro (inteso come lui e Paola Egonu) e lui è semplicemente stato “Pulitiano”, ossia ha fatto un passo indietro e lasciato che colei che rappresenta la più grande risorsa della pallavolo femminile del nostro paese, avesse lo spazio che merita per parlare solo di sé e del volley e non di una vita privata che giustamente affronta con l’intimità che merita. Ammiro molto Leonardo, certamente non solo per quello che è nella sua vita pubblica, ma per quello che fa. Per la sua capacità di essere diventato un brand manager e per il suo essere un uomo ancora centralissimo nella pallavolo, dove da anni cerca di tenere alto il nome del Volley 2001 Garlasco, squadra che quest’anno affronta la serie B e di cui Puliti è in primis il capitano.
“La squadra di quest’anno mi piace molto perché rappresenta ciò che penso debba essere Garlasco, ossia un team di ragazzi che lavorano, si divertono e cercano di crescere e maturare praticando la pallavolo. È un gruppo molto unito, in cui ho avuto il piacere di ritrovare Filippo Agostini e Piccinini, che è il vero senatore della squadra. Poi è arrivato Baratti che è un ottimo palleggiatore e sta facendo crescere la squadra e Luis Vattovaz, un opposto di cui sentiremo parlare con una forza e una carica impressionante, oltre ad essere una persona rara in questo ambiente. Detto questo, i risultati non possono arrivare subito e la società, dopo la retrocessione non ci ha messo la pressione di dover immediatamente puntare al salto di categoria. Ci ho pensato io a metterla a tutta la squadra perché penso che questo sia un gruppo che può e deve fare bene”.
Lo scorso anno lei ha vissuto un anno emozionalmente complesso. La retrocessione di Garlasco si è portata tanti strascichi?
“Onestamente è stato un anno molto difficile. Non riesco a non immedesimarmi nelle situazioni e a non viverle a 360 gradi. Ho un lavoro che mi porta a vivere dentro la pallavolo per tutta la giornata lavorativa perché sono Brand Manager al Consorzio Vero Volley, perciò ho pensato spesso quanto avrei voluto che la pallavolo giocata fosse ancora centrale nella mia vita. Lo penso tuttora, e ho tenuto botta, riaffacciandomi dopo l’estate a Garlasco pensando di poter fare qualcosa per questa società e volendo dare il mio contributo alla squadra. Il tempo mi dirà se è stata una scelta giusta”.
So che non ama definirsi tale, ma lei Puliti è il leader di Garlasco.
“Io leader? Diciamo che sono un capitano, ossia ho un ruolo fatto di oneri e onori. Quest’anno non ho chiesto di avere una posizione di vertice nella squadra, ma solo di ripartire da un foglio bianco, superando i problemi e le conseguenze di una retrocessione per me molto amara da digerire”.
Ora però lei è l’uomo dei 25 punti a partita. Mi dica se le piace ancora essere quel giocatore lì.
“(ride n.d.r.) Lei mi provoca e io mi rispondo. È ovvio che rappresenti un punto in più per proseguire con la pallavolo. Non nego che sia bello giocare in A e non avere quei tabellini, ma il sabato è sempre divertente attaccare quel numero di palloni che mi capitano a Garlasco!”
Dicono che lei abbia un debole per il Vero Volley maschile e che non disdegni gli allenamenti della prima squadra quando viene coinvolto.
“Intanto perché è casa mia. Succede però a fine stagione ed è bellissimo perché ogni volta in cui finisco di lavorare, scendo le scale e mi tuffo nel mio passato ed è una sensazione strana e alienante. Per lavoro li seguo, e quando il DS Bonati mi ha chiesto di unirmi loro per qualche allenamento non ci ho messo un minuto a dire di sì. Vedo Thomas (Beretta n.d.r.), che è come un fratello e provo le stesse emozioni, la stessa malinconia che provavo appena maggiorenne quando qui tutto iniziava o quando la vita mi ha portato lontano da Monza per qualche anno”.
Vero Volley è una squadra ormai fatta da tante stelle della disciplina. Da brand manager, mi dica chi la colpisce di più.
“Le dico Thomas per la sua capacità di creare innanzitutto uno spogliatoio unito. Ogni volta in cui lo guardo, mi riempie di orgoglio vederlo così. Il suo vissuto mi piace tutto, il suo personaggio fatto di diverse sfaccettature è apprezzabile da tutti i suoi lati”.
So che è rimasto molto colpito anche da Ivan Zaytsev. Perché?
“Perché è rimasto quello che ho conosciuto a Roma quando ero pischello. È bastato un attimo per ricreare con lui, ma anche con sua moglie Ashling quella complicità, quella spensieratezza degli anni in cui Ivan non era ancora il personaggio che è divenuto nel tempo. Mi piace il suo affrontare questo divismo che si è creato attorno alla sua persona con molta semplicità. Io per lui ho un amore incondizionato da sempre e trovo che ciò che è stato in questi anni lo abbia gestito senza sbavature. Di Ivan mi colpisce anche la consapevolezza con cui incarna questo ruolo. Ha un animus pugnandi che non lo fai mai arretrare di un centimetro”.
Immagino che quando parla di stare sotto i riflettori e della capacità di far parte di questa macchina del successo, pensi a quanto sia stato particolare per lei gestire l’ultimo anno della sua vita.
“Si gestisce esattamente come si fa con tutte le cose della vita”.
Un passo indietro. Mi sembra che sia questa la sua filosofia.
“Alle volte la gente pensa che io non rappresenti la società per cui lavoro, ma l’atleta che è poi la mia compagna ed è Paola Egonu. Invece rappresento Vero Volley, faccio il mio lavoro e se posso cerco sempre di operare per il bene della ragazza che amo e con cui è nato qualcosa di molto molto bello”.
Forse il vero segreto di Puliti è il fatto che nello sport è una persona davvero risolta.
“Ho fatto il mio, ho avuto le mie responsabilità. Ho vissuto successi e insuccessi. Ora la pallavolo è il mio lavoro. Vivo i successi degli altri, degli amici, delle persone che amo con la gioia di poterli condividere. Ma non di impossessarmene”.
Il suo ex compagno di squadra Javier Martinez è uno dei personaggi del Grande Fratello. Cosa pensa del volley che finisce dentro il contenitore dei reality?
“Ho conosciuto Javier in una versione più spensierata e ora capita di vedere qualcosa sporadicamente con i ragazzi a Garlasco. Sono felice per lui e per il percorso che si è scelto. Lui ha una storia famigliare molto forte e interessante. Non ho mai capito se questo desiderio di fama sia la sua vera essenza e se lui preferisca essere ricordato per essere il pallavolista Javier Martinez o Javier del GF. Gli auguro ogni bene qualunque cosa scelga di fare”.
Lei farebbe mai una scelta di questo tipo.
“Non potrei mai. Per come sono fatto, non sarei mai capace, lei lo sa, di condividere più di quello che ho fatto davanti alla telecamera, ossia giocare qualche partita di pallavolo in diretta”.
Di Roberto Zucca