Nomen omen: parodiando il Trovatore verdiano,
“il tennis (l’amor) ond’ardo” potrebbe essere l’aria d’opera giusta per Luciano Darderi, il cui nome suggerisce ardore e dardo, nel senso sia di freccia che di fulmine. Il ventiduenne tennista infatti già negli allenamenti mette tutto l’impegno fisico e la determinazione: il suo sforzo è incessante, si muove molto bene sulla terra rossa, scoccando palle veloci come frecce piantate a terra. È un ragazzo molto semplice, che convoglia forza di volontà e passione verso il tennis. La deliziosa fidanzata Brianna, d’animo gentile e delicato, con una formazione di ballerina di danza classica, lo definisce un “combattente perseverante”. Sintesi efficace, se pensiamo che con la dedizione al lavoro Luciano ha scalato il ranking da 237 del mondo, raggiunto nel giugno 2022, al numero 54 di oggi. Sono state soprattutto le vittorie al torneo di Cordoba (primo titolo ATP) e il recente challenger di Cagliari a scagliarlo in avanti. Un vero dardo!
Ma il dardo non è solo uno, sono due, anzi tre, se si considerano il fratello sedicenne Vito, tennista precoce e molto promettente, di grande grinta agonistica accentuata sul campo dai movimenti della fluente chioma di colore castano chiaro, e il padre Gino, già tennista top 30 in Argentina, da sempre unico coach dei due figli. La loro forza consiste in un gruppo familiare molto coeso, una squadra solida soprattutto per la capacità del padre di sapersi rapportare coi propri figli. Al nucleo si aggiunge la fidanzata, in questi giorni presente anche a Roma, dove segue allenamenti e partite, con la curiosità di conoscere anche la nostra lingua.
Luciano è nipote di un emigrato italiano partito dai dintorni di Firenze, dove la famiglia conserva ancora la casa, per trovare fortuna in Argentina, nella cui cittadina di Villa Gesell, affacciata sull’Oceano Atlantico, Luciano nasce il 14 febbraio 2002. Il mare, per lui che ci è nato, rappresenta uno scenario rasserenante e in una spiaggia si ferma sempre volentieri, quando gli è possibile.
A 10 anni, Luciano “ritorna” in Italia con la famiglia, poiché il padre vuole dare al figlio l’opportunità di giocare più tornei e avere un sostegno economico nello sport da parte della Federazione Italiana. Luciano gioca per l’Italia ma ha doppia nazionalità e con l’Argentina mantiene comunque un rapporto molto stretto. Il padre gestisce ‘autonomamente’ la carriera del figlio, a cui spesso viene rivolta l’inadeguata domanda se si senta più argentino o italiano. Ovvio che Luciano ami i due Paesi, ma chiedergli se sogna tricolore o biancoceleste significa non capire che il vero sogno dei Darderi è giocare il grande tennis. Per questo sogno la famiglia ha fatto sacrifici, è “emigrata al Paese d’origine” con l’obiettivo di un riscatto grazie al gioco più bello del mondo.
L’aria del Trovatore di Verdi, nella sua trasposizione popolare riformulata, potrebbe suonare: “Il tennis è un dardo”… e sebbene alcuni non se ne siano ancora accorti, ben due Darderi sono già scoccati!
Gisella Bellantone