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Il tour ATP torna in Cina, e per la prima volta i giocatori cinesi… “ci sono”

嗨,欢迎回来! No, non siamo impazziti… I sinogrammi appena scritti sono probabilmente le prime parole che avranno ascoltato i tennisti appena sbarcati in Cina, “Ciao, Bentornati!”. Con gli ATP 250 di Zhuhai e Chengdou il tour maschile questa settimana torna nel gigante asiatico dopo 4 anni. La tempesta Covid e le durissime restrizioni imposte dal governo nazionale hanno impedito lo svolgimento dei tornei cinesi dal 2020. Quest’anno invece si disputano 4 tornei, a salire di importanza: dopo i due 250 appena scattati, ci sarà il 500 di Pechino e quindi il 1000 di Shanghai, un torneo che potrebbe risultare decisivo anche in ottica qualificazione per le ATP Finals di Torino.

Sembra passato un secolo da allora, soprattutto perché in questi 4 anni il tennis cinese è finalmente decollato. Per anni c’è stato un abisso tra l’esplosione potente del movimento rosa, che con Li Na ha avuto anche un campionessa Slam e grandissimo personaggio insieme a molte altre tenniste di valore (inclusa la “povera” Peng Shuai, della quale si sono perse le tracce…), e le miserie del settore maschile, con giocatori relegati nelle retrovie, impantanati nei tornei minori e troppo indietro per capacità tecnica, fisica e mentale per esplodere ed imporsi agli occhi del miliardo abbondante di connazionali. Il Paese infatti viveva il tennis in modo marginale, distratto dalla forza delle discipline Olimpiche e altri sport, dal nascente movimento calcistico al basket, sport occidentale più amato grazie alla superstar Yo Ming. Le ottime prestazioni delle ragazze hanno iniziato a muovere l’interesse, ma si era ancora ai minimi termini nel 2019, quando gli ultimi tornei vennero disputati in Cina. Da allora, tutto è cambiato.

Riproponiamo l’articolo dello scorso febbraio, quando per la prima volta la Cina ha brindato a due tennisti nella top 100 ATP, Yibing Wu e Zhizhen Zhang. Insieme alla novità del momento, nell’articolo trovate un reportage del 2019 in cui si tracciava la storia e un bilancio dei fortissimi investimenti nel tennis maschile, ancora senza risultati apprezzabili, con un’analisi dettagliata grazie a chi quel paese lo conosce e c’ha lavorato. A rileggerla oggi, si intuisce come alla fine soldi e lavoro abbiano portato risultati apprezzabili. Basta un secco confronto delle classifiche per rendersene conto.

Al 30 settembre 2019, la Cina non aveva alcun tennista tra i primi 200 ATP. Il migliore Zhizhen Zhang (allora 22enne) al n.213, seguito dal 30enne Yan Bai (224) e altri connazionali già maturi a scendere, tutti senza risultati apprezzabili. Il 19enne Yibing Wu era impegnato nei Futures al n.490, ancor più dietro il promettente (a livello Junior) Jie Cui, n.625. In pratica, 4 anni fa il movimento maschile cinese era ancora in fase embrionale e con tutti i pasticci della pandemia nessuno credeva in un salto di qualità che invece c’è stato.

Questa settimana la situazione del tennis maschile cinese è la seguente: Zhizhen Zhang n.60,  Yibing Wu n.98, il giovanissimo e promettente Juncheng Shang (18 anni) n.158, in rampa di lancio. Cresciuto assai anche Yuchaokete Bu, 21 anni, a n. 182. Zhang ha toccato un best ranking al n.52 quest’anno, ha raggiunto i quarti al 1000 di Madrid e semifinali ad Amburgo, battendo nell’anno gente come Norrie, Fritz e Sonego. Wu è stato n.54, ha vinto il suo primo torneo ATP a Dallas, una cavalcata memorabile che ha riscritto letteralmente i libri del tennis nel suo paese. Nel complesso una crescita notevolissima, che pone finalmente la Cina a pieno titolo nella “mappa” del tennis maschile, messa non peggio di tanti altri paesi con una storia ricca di successi (Austria, Brasile o India, solo per dirne qualcuno).

Per questi motivi, c’è grande interesse nel vedere che cosa accadrà nei tornei maschili di quest’anno. Da più punti di vista. Intanto sarà assai curioso valutare se i risultati dei giocatori nazionali e la loro presenza muoverà il pubblico. Negli anni passati era stridente il contrasto tra l’efficenza di strutture moderne, davvero all’avanguardia, e i vuoti sugli spalti, con un discreto numero di spettatori solo a Shanghai nel weekend, qualcosa anche a Pechino se in campo c’era Federer o Djokovic, ma davvero poca roba rispetto a quel che si assiste mediamente nell’annata in giro per il mondo. La Cina non ha ancora il campione che “muove le masse”, ma di sicuro oggi di tennis nel paese se ne parla anche al maschile, e dopo qualche anno di assenza sarà possibile tirare una bilancio dell’interesse generato dai tornei, sia come presenze/pubblico, sia per l’impatto sui media nazionali che in passato snobbavano quasi bellamente i propri eventi… Se arrivavi a Shanghai e chiedevi a un taxista del torneo di tennis in corso, ti avrebbe guardato stralunato, del tutto ignaro dell’evento. Oggi le cose sembrano cambiate.

Inoltre, cosa faranno in campo le tre stelle del tennis cinese? Avvertiranno di sicuro la pressione del giocare in casa, stavolta non con la simpatia di chi scende in campo con una bella wild card e niente da perdere, ma con il “peso” del dover confermare davanti al proprio pubblico quanto di bene fatto in giro per il mondo. Questa settimana Juncheng Shang è in tabellone a Zhuhai, insieme ad altre tre WC locali, mentre a Chengdu figurano nel draw solo le wild card Tau Mu e Jie Cui. Proprio il 18enne Shang ha parlato di questo al sito ATP. “Penso che sia una cosa davvero interessante il clamore suscitato dalla crescita dei tennisti cinesi. È una bella pressione ma allo stesso tempo una grande motivazione per andare avanti e fare meglio ogni giorno”.

“Sono il tipo di giocatore che gestisce abbastanza bene la pressione nei momenti importanti”, continua Shang, “L’hype sul tennis cinese non mi ha mai infastidito, mi ha spinto verso allenamenti duri e partite difficili. I miei connazionali hanno un’energia incredibile. A New York l’altra settimana mi sembrava di giocare in casa, questo è stato molto utile, non vedo l’ora di scendere in campo in Cina”.

Shang si è poi soffermato sul rapporto con i due connazionali più esperti, che hanno segnato i passi più importanti nella storia del tennis nazionale: “Io e Zhizhen in realtà abbiamo lo stesso nome, siamo entrambi ‘Jerry’. Lo chiamo Big Jerry, lui mi chiama Little Jerry. L’ho incontrato forse quando avevo nove o dieci anni, ricordo che era molto amichevole. Era una stella emergente in Cina. Era molto giovane, ma restava sempre molto positivo sul proprio futuro, è davvero interessante ora poter condividere dei momenti insieme in torneo. Con Wu, non ricordo la prima volta che l’ho incontrato. Penso di averlo visto giocare ad un torneo junior in Cina. Tutti lo conoscono come ‘diritto laser’. Probabilmente ha uno dei più grandi diritti del tour, è così che me lo ricordo guardandolo. Inoltre quella volta abbiamo fatto una foto insieme, subito prima che giocasse al China Open, fu una bella esperienza per me, ero un ragazzino. Sono molto più giovane di loro e sicuramente loro hanno più esperienza, penso di poter imparare da loro, dai loro errori, affinché io non li commetta. Parliamo e mi danno consigli su tante cose”.

Ecco cosa pensa Shang sul giocare per la prima volta in carriera davanti al pubblico di casa: “Sarà bellissimo e tutto nuovo, mai ho giocato un torneo ATP in Cina. Ho sempre sognato che questo potesse accadere, ed eccomi qua. La gente ricorda soprattutto i successi di Li Na, quando lei vinceva gli Slam io ero piccolissimo… ma speriamo di poter fare altrettanto bene. Ci saranno grandi aspettative, speriamo di divertire il pubblico ma ci vorrà tanto lavoro e del tempo per provare ad avvicinare i risultati raggiunti da Li Na e le altre ragazze. Se oggi siamo qua, molto è anche merito loro, hanno aperto una strada, dobbiamo essere sempre riconoscenti per quello che hanno fatto”.

Non una parola invece sullo scottante caso di Shuai Peng, di fatto scomparsa dopo aver rassicurato la WTA (per bocca di Steve Simon) sulle proprie condizioni. Questa è, purtroppo, un’altra storia… Difficilmente in questa Leg cinese se ne potrà parlare liberamente. Il tennis purtroppo pare stia facendo passi in avanti più rapidamente dei diritti civili.

Marco Mazzoni


Fonte: http://feed.livetennis.it/livetennis/


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