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    Zhang Zhizhen, tra studio e nuoto ha preferito il tennis

    Wu Yibing, Shang Juncheng e Zhang Zhizhen all’ultimo Australian Open (foto ATP tour)

    Zhang Zhizhen è l’uomo copertina dell’edizione 2023 del Masters 1000 di Madrid. Il 26enne cinese oggi disputa il primo match di quarti di finale alla Caja Magica, affrontando il russo Aslan Karatsev per un posto tra i migliori quattro del torneo. Mai un tennista del suo paese si era spinto così avanti in un evento di questa categoria, un risultato storico nel senso pieno del termine. Davvero un viaggio incredibile per un ragazzo simpatico, lavoratore, molto corretto e divertente, diventato prima top100 ATP e ora volato addirittura al n.66 dell’ATP Ranking Live. Una scalata impensabile fino allo scorso autunno, quando era normale vederlo lottare nei Challenger, spesso anche in Italia (nel 2022 vinse a Cordenons e fece finale a Trieste). Ritrovarlo così in alto in classifica e con buoni margini di crescita è ancor più straordinario ripensando al suo passato. In Cina si sta investendo molto sul tennis da anni, ma Zhizhen non era esattamente considerato il classico “talento” che prima o poi sarebbe esploso con grandi risultati.
    La carriera giovanile di Zhang infatti fu piuttosto anonima, solo n.166 del ranking junior, niente di che insomma. In Cina si puntava molto di più su Wu Yibing, attualmente al n.54 del ranking live, miglior classifica mai raggiunta per un tennista cinese grazie alla vittoria dell’ATP 250 di Dallas quest’anno, o sul 18enne Shang Juncheng, che da anni si allena negli USA. Entrambi sono stati n.1 junior, erano per così dire “attesi”, mentre la scelta di diventare tennista prima e di continuare a provarci poi Zhizhen, nonostante risultati inizialmente modesti, è frutto di passione e della cultura sportiva della sua famiglia. Il giornalista di tennis cinese Zhang Bendou ha raccontato al sito ATP alcuni retroscena curiosi.
    “Ciò che rende Zhizhen unico e diverso è innanzitutto il non esser è mai stato un prodigio, figuriamoci il numero 1 del mondo junior come Wu e Shang”, racconta Bendou. “Non ha mai giocato uno Slam junior in vita sua, non aveva un ranking junior alto. In Cina si è puntato molto sulla crescita da giovani, e Zhizhen da giovane non era un grande prospetto. Tuttavia non è nemmeno un ragazzo di provincia e non è arrivato così in alto per caso. Viene da Shangai, suo padre è una famosa stella del calcio”.
    Il padre di Zhizhen infatti è Zhang WeiHua, ex un difensore dello Shanghai ShenHua, calciatore molto noto e apprezzato in patria. Quando Zhizhen era giovane, suo padre gli lasciò tre opzioni: studiare, diventare nuotatore o giocare a tennis. Il giovanissimo Zhizhen non era così portato per lo studio, lo trovava noioso, ma il nuoto, da lui praticato a buon livello, aveva un’ostacolo importante: un allenatore troppo duro, che lo intimoriva. Zhang così, di fatto, scelse di provarci col tennis come “ultima chance”, dopo aver scartato il resto delle opzioni.
    Wu Di, uno dei migliori tennisti cinesi del recente passato, crede che Zhizhen abbia ancora un bel margine di crescita: “Ha sicuramente i colpi per restare nella top 50, o salire anche verso la top 30. Li ha sempre avuti, è un giocatore che è sempre stato un po’ sottovalutato. C’ha messo un po’ ad arrivare perché in campo spesso non sapeva come usare al meglio le sue qualità”, afferma Wu. “È un ragazzo intelligente, forse sin troppo intelligente perché in campo pensa tanto invece di non lasciar scorrere il gioco. Ha un buon servizio, il diritto e tutto il resto va bene, ma deve adattarsi e spesso non lo faceva”. Proprio la difficoltà di adattarsi al contesto e agli avversari è quello che gli ha impedito finora la scalata. “Pensa di poter battere chiunque, ed è un bene, ma ogni giorno è diverso. A volte riesci ad imporre il tuo tennis, altre devi rincorrere. Non puoi pensare di vincere solo quando trovi una bella giornata”, continua Wu. “Non è bel tempo tutti i giorni. Oggi piove. Domani c’è il sole. Ma devi competere in silenzio e dare il meglio in ogni contesto”.
    Una foto esatta delle difficoltà di Zhizhen nei primi anni di carriera. In più occasioni l’abbiamo ammirato nei Challenger, a volte producendo un tennis di pressione e offensivo davvero formidabile, altre perdendosi completamente appena non sentiva bene la palla o contro un avversario scaltro che non gli consentiva di comandare il gioco. Da qua la lenta crescita di Zhang. Nel 2019 è entrato finalmente nella top 200, grazie ai suoi primi due titoli sull’ATP Challenger Tour. Due anni dopo, Zhang si è qualificato per Wimbledon, diventando il primo cinese a partecipare al tabellone principale del torneo nell’era Open. L’anno scorso ha compiuto la stessa impresa agli US Open (così come Wu Yibing). Proprio il 2022 è stato l’anno della svolta. Nella vittoria a Cordenons ha mostrato momenti di tennis di alto livello, davvero incontenibile nella spinta col diritto dopo un gran servizio. A Madrid invece sta impressionando non tanto per i suoi i colpi quanto per la resistenza sotto stress, come dimostrano i tanti tiebreak vinti, anche decisivi. La testa del resto è fondamentale per eccellere sul super competitivo tour dei nostri giorni.
    “Adesso gli appassionati cinesi sono molto orgogliosi di ciò che il nostro Paese ha realizzato negli ultimi 30 anni” continua il giornalista Bendou. “Tuttavia, se parli di sport, il tennis maschile sembrava essere il nostro ‘buco nero’ per sempre. Abbiamo ottenuto così tante grandi cose, anche nel tennis grazie alle ragazze, ma non siamo riusciti a produrre nemmeno un giocatore ATP Top 100 per così tanto tempo, il che è davvero impensabile. Vedere Zhizhen Zhang finalmente conquistare quell’obiettivo è stato un grande successo e sollievo. Zhizhen e Yibing hanno entrambi dimostrato che anche gli uomini cinesi possono farcela”.
    Il fattore fisico è stato spesso chiamato in causa per spiegare la carenza di risultati dei tennisti asiatici. Le nuove leve cinesi sembrano smentire quest’ipotesi. “Per molti anni, si argomentava del fatto che gli uomini asiatici non fossero abbastanza forti per competere con i giocatori occidentali. E anche qualora ci fossero riusciti, si pensava che sarebbero durati poco perché sono soggetti a infortuni. Zhang è diverso, è alto e forte e gioca un tennis potente. Non ho visto grandi differenze tra il suo diritto e il suo servizio a Madrid rispetto a quello dei migliori giocatori del torneo” conclude il giornalista cinese Bendou.
    Vedremo oggi se il momento magico di Zhizhen riuscirà ad arginare la rinascita di un altro tennista a dir poco “particolare” come Karatsev, un ciclone nel 2021, arrivato nella top15 in classifica, e poi quasi scomparso nell’anonimato la scorsa stagione. Certamente questo quarto di finale è un’occasione incredibile per entrambi. Forse sarà proprio la forza mentale, più che il gioco, a fare la differenza.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO