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Intervista a Tsitsipas” Sono autentico, senza filtri. Troppi sportivi hanno portato la diplomazia a livelli esagerati, è noioso”

Stefanos Tsitsipas è un personaggio molto particolare. Sembra vivere in un mondo tutto suo, esterna il suo pensiero in modo realmente autentico, infischiandosene di commenti e critiche. Stessa cosa per i suoi post sui social, davvero diversi da quelli dei suoi colleghi. Sarà la sua personalità, sarà il suo background, sarà la fortissima eredità culturale greca della quale è molto fiero, ma Stefanos è davvero un tennista diverso dal resto dei suoi coetanei. Ha rilasciato una lunga e molto interessante intervista al magazine greco DownTown, in cui parla a 360° della sua vita, del suo modo essere, e della sua carriera. Dalle sue parole trapela ambizione, voglia di vincere ma facendo tutto a modo suo, senza la paura di essere considerato “diverso”. Riportiamo alcune parti del suo pensiero, che ci aiuta a capire meglio chi sia davvero Stefanos Tsitsipas.

“La recente semifinale a Melbourne? Ad essere sincero, io miro più in alto. Questa semifinale non mi ha regalato tante emozioni come le precedenti, ma è un ottimo risultato. Mi sto avvicinando, in ogni caso, al mio obiettivo, vincere. Sono contento di aver raggiunto due semifinali consecutive in tornei del Grande Slam, mi aiuta anche in termini di punti in classifica”.

Cosa manca per vincere? Solo una parola: lavoro! Lavorare per costruire il mio gioco in modo che sia più completo, senza i punti deboli che Medvedev ha fatto emergere in campo. Devo affrontare questi giocatori per vincere un Grande Slam. Quel giorno non ero pronto per affrontarlo. So che Medvedev sarà un avversario che affronterò molte volte in futuro e sicuramente lo affronterò in partite importanti o del Grande Slam. Pertanto il mio gioco deve crescere in modo da poter affrontare giocatori di questo livello. Quando posso confrontarmi con giocatori come Daniil, che ha un gioco così completo, anche il mio livello sale”.

Se già mi vedevo vincitore? No, ma quando raggiungi quel punto nel torneo, qualcosa del genere scatta nella tua testa, è difficile non farlo. Perché è il sogno di una vita e all’improvviso ti rendi conto che sei abbastanza vicino a realizzare quel sogno. Per me vincere l’Australian Open significava tantissimo, soprattutto perché mio nonno vinse la medaglia olimpica nel 1956 a Melbourne (Sergei Salnikov, un calciatore russo, ndr) nello stadio di calcio sito proprio a 50 metri da Melbourne Park. Purtroppo non ho avuto modo di conoscerlo, è morto in giovane età. Ogni partita che gioco lì la dedico a lui e il suo pensiero mi spinge a voler dimostrare qualcosa in più e giocare bene a Melbourne”.

“Alcune sconfitte fanno più male di altre, inutile negarlo, e quest’ultima agli Australian Open ancora un po’ mi turba, ad essere onesto, non me ne sono dimenticato, è ancora nella mia mente. L’importante è uscire da questa situazione e vederla come un momento positivo della mia carriera, poiché cerco di ottenere cose più grandi giorno dopo giorno. Ho fissato alcuni grandi obiettivi e so che avrò l’opportunità di fare qualcosa di meglio la prossima volta. Tutto quello che devo fare è scendere in campo tutti i giorni e allenarmi, così da poter trovare modi per migliorare e giocare contro questi avversari alla pari, per non dover affrontare queste difficoltà in futuro”.

Stefanos sottolinea l’importanza di essere vicino ai proprio familiari, ancor più dopo una bruciante sconfitta: “Stare con loro mi solleva molto, mi dà una prospettiva diversa sulla vita. Mi sento amato e al sicuro quando sono vicino a loro. La cosa più importante è che ci divertiamo, condividiamo bei momenti. Quando sono vicino a loro dimentico tutto quello che è successo in passato, me lo tolgo dalla testa e vivo nel presente, cosa che non mi capita molto spesso. Ho un senso di pace quando sto loro!”.

“Siamo una famiglia dedita al tennis, è vero. Magari arriverà un po’ di rivalità perché Pavlos sta iniziando a giocare molto bene e non so se giocherò con lui o Petros ai Giochi Olimpici. Vorrei fare anche il doppio misto con Elisavet, ma per lei è un po’ presto, aspettiamo i giochi seguenti. Pressione su di loro per paragoni con me? Ne ho parlato con loro, ognuno deve pensare solo al proprio destino, al proprio percorso e modo di fare le cose. Sicuramente quel che ho realizzato influenzerà il modo in cui la gente guarderà loro. Ho detto loro, tuttavia, che non devono farsi influenzare, che tutti hanno l’opportunità di mostrare al mondo che questa è la nostra “azienda di famiglia”! Ci sosteniamo a vicenda. Sono molto felice quando vedo i ragazzi progredire. Voglio essere vicino a loro mentre realizzano il loro potenziale, sostenerli nei loro risultati e in tutto ciò che creano lungo la loro strada. Spero che il mio sostegno sia significativo e che tutto ciò che ottengo gli faccia amare ancora di più questo sport”.

Stefanos ha dichiarato che a volte aver sempre la famiglia al fianco (il padre è il coach) non è facile. “A volte voglio stare da solo, isolato dagli altri e non averli sempre intorno a me. So che mi amano e il loro sostegno è una cosa bellissima. Apprezzo davvero che siamo così uniti e che giocano un ruolo importante nella mia vita. È solo che a volte il tutto può diventare noioso. È un discorso relativo all’abitudine: quando continui a seguire la stessa routine e ad ascoltare sempre le stesse cose, può diventare un po’ monotono. Cambiare ogni tanto rende il tutto più spontaneo”.

Tsitsipas è molto fiero di essere greco, lo ricorda spesso nei suoi discorsi. “Porto la Grecia con me ovunque. Ho un rapporto speciale con il mio paese, sono un ambasciatore molto fedele, provo un enorme orgoglio per aver contribuito a costruire un domani migliore con il mio tennis. Con i miei risultati e le mie prestazioni, spero di dare lo slancio e l’ispirazione ai ragazzi per uscire e iniziare a giocare a tennis. E non solo tennis, ma anche per iniziare a praticare sport in generale, perché lo sport è una cosa meravigliosa, che può creare un domani migliore per il paese. Cosa adoro e mi manca del mio paese? La passione e l’orgoglio del popolo greco. Per me, non c’è paese al mondo che abbia una cultura come la Grecia. Le persone sono completamente diverse, possiamo vivere ogni giorno con passione e amore. Forse non ce ne rendiamo ancora conto, ma abbiamo molto potere e possiamo creare cose sorprendenti”.

“Baghdatis è sempre stato uno dei miei giocatori preferiti, dopo Federer, che resta il mio idolo, punto di riferimento, ho sempre voluto essere come lui”.

La vita “normale” non mi manca. Ci sono momenti in cui vorrei avere più tempo fuori dal campo per fare qualcosa di creativo. Riprendere a studiare, imparare qualcosa di nuovo e sviluppare nuove abilità per diventare più completo come persona. Però il tennis mi ha portato dove sono, ha dato opportunità non solo a me ma anche alla mia famiglia. Ci siamo trasferiti e ora viviamo nel sud della Francia, cosa che ha dato ai miei fratelli più piccoli la possibilità di iniziare a giocare a tennis sotto una struttura generale che li supporta. Abbiamo sofferto molto finanziariamente alcuni anni fa e lo sport mi ha aiutato in modo inimmaginabile. Ora non dobbiamo più preoccuparci di queste cose. Inoltre, il tennis è cresciuto nel paese e devo sottolineare che questo è stato fatto non solo grazie a me, ma anche a Maria Sakkari, che ha ottenuto grandi cose ed è anche una persona straordinaria. Offre molto agli sport greci, sia come tennista che come persona”.

Ricordano al greco le parole di Djokovic, che afferma che contro le critiche è necessario aver “la pelle dura”. Stefanos ha un’idea molto chiara in merito, non temendo il giudizio della gente. “Le critiche? Non ho motivo di sviluppare una “pelle dura”. Sono autentico, penso che le persone lo capiscano. Non cerco di fingere o di fare qualcosa che non mi esprima e non faccia parte della mia personalità. Ci sono giocatori che sono stati criticati per questo e non credo che sia ingiusto, soprattutto quando proviene da gran parte del pubblico. Credo che la gente voglia l’onestà. Se devo dire qualcosa che mi sta molto a cuore, lo farò senza filtrare i miei pensieri. Una cosa del genere mi è successa di recente su Twitter e non me ne pento. Credo che esprimere un’idea o un’opinione sia sempre la cosa migliore, anche se può complicare le cose e creare conflitti con altre persone. Non ci faccio caso, ho già detto che il modo in cui alcune persone reagiscono è divertente per me, perché le mie intenzioni sono buone e non sto cercando di inimicarsi nessuno. Per me essere autentico è molto importante. Molti atleti negli ultimi anni hanno portato la diplomazia a un livello esasperato e tutto ha iniziato a diventare noioso. Sempre le stesse risposte, gli stessi titoli… Il campo deve rimanere interessante, devono esserci dei momenti di verità”.

Il mio sogno? Vorrei una carriera come Roger Federer. Non intendo quello che ha ottenuto, voglio dire che mi piacerebbe avere una carriera lunga quanto la sua. Il mio obiettivo è creare i migliori ricordi e momenti possibili dentro e fuori dal campo. La mia speranza è che quando guarderò indietro a quei momenti, mi porteranno gioia e sentirò di aver dato il massimo, che ho avuto l’opportunità di imparare qualcosa di nuovo e di maturare come atleta, ogni giorno”.

Parole che confermano il carattere e la sensibilità di Tsitsipas, un tennista per nulla banale, sia per il gioco che per il suo pensiero.

Marco Mazzoni


Fonte: http://feed.livetennis.it/livetennis/


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