Di Roberto Zucca
Il destino, talvolta beffardo, si presenta alla porta di una carriera facendo un giro tale che è difficile prevederne l’esito. È così che da poche settimane il destino di Swan Ngapeth si ritrova ancorato al suo paese d’origine e alla città che meglio lo rappresenta, Poitiers, nella quale Swan ha deciso di proseguire il suo percorso pallavolistico con la maglia dello Stade Poitevin:
“Ho deciso di accettare la sfida dello Stade dopo essermi confrontato con il tecnico Brice Donat, con cui abbiamo giocato assieme per alcuni anni e che già mi aveva allenato in passato. Ho detto sì con entusiasmo, non solo perché Poitiers per me è casa, ma anche perché possiamo fare tutti assieme un bel campionato”.
La Ligue A. Noi la aspettavamo in Italia.
“Dispiace aver lasciato un campionato così bello, che mi ha regalato molte emozioni dentro e fuori dal campo. Dopo l’ultimo campionato a Vibo ho avuto subito il sentore che sarebbe stato difficile rientrare in Italia anche per questa stagione, nonostante ci abbia sperato fino all’ultimo. La mia fidanzata gioca in Italia e mi mancherà non poterla vedere come succedeva quando vivevo lì. Questo però non vuole dire che l’estero è una seconda scelta. Credo che, dopo aver giocato per così tanti anni in un paese e aver trovato amici e compagni di squadra e società con cui mi sono trovato bene, si abbia voglia di continuità”.
A proposito di amici. Mi ha colpito il rapporto, che lei definisce di fratellanza, con Nimir Abdel-Aziz.
“Ha fatto un esordio strepitoso con Trento e ho molto tifato per lui. I compagni di squadra vanno e vengono. Le quotidianità spesso si azzerano perché si cambia squadra. Siamo, d’altronde dei viaggiatori, e cambiamo annualmente gran parte del nostro vissuto. Lui e alcuni altri rimangono dei punti fermi”.
In Francia che ambiente ha trovato?
“Giovane, sfidante, entusiasta. Sono il terzo più anziano, cosa che non mi era ancora capitata. Quindi un po’ sto diventando grande e un po’ ho scelto di giocare in una squadra anagraficamente più giovane rispetto alla mia età. Penso sia uno stimolo. Ci sono elementi molto validi, penso a Pajenk, Raffaelli, che hanno militato anche nel campionato italiano. Lo Stade potrà togliersi delle belle soddisfazioni”.
Si è cominciato con le finali di Coppa annullate causa Covid-19.
“Avremmo dovuto giocare in semifinale contro Tolosa, ma sia loro, sia Parigi avevano giocatori positivi e la Federazione ha deciso di giocare direttamente la finale tra noi e Tours. I nostri avversari però non se la sono sentita di giocare, a causa dell’aumento dei casi di Covid-19. Capisco che purtroppo dovremo convivere con questo virus. Speriamo che il proseguimento del campionato sia meglio delle premesse”.
Gli obiettivi di Swan Ngapeth per questa stagione?
“Raccogliere ciò che ho seminato in Italia in tutti questi anni. È un anno particolare, nel quale devo riuscire a mettere tutto quello che di meglio gli anni di Modena, di Latina e Vibo mi hanno lasciato. Sono molto determinato”.
Ritrova, dopo anni, la vicinanza con la sua famiglia. Quanto ha inciso sulla scelta?
“Riavvicinarmi a casa è sicuramente positivo per stare vicino alla mia famiglia e agli amici di sempre, anche se ormai mi ero completamente abituato a vivere lontano da casa. La più felice è mia madre che per anni mi ha chiesto ‘Ma perché non torni a casa?’. Non che le madri francesi, quindi, siano molto diverse dalle mamme italiane!”
Chiudiamo con suo fratello Earvin. Ha ascoltato il suo ultimo disco?
“(ride, n.d.r.) Altroché! Ho avuto modo di ascoltarlo in anteprima. È un disco molto bello, molto in stile Ngapeth. Se ne parlerà, glielo assicuro!”