Di Giovanni Saracino
“Da ragazzino il mio mito era mio fratello (Angel Dennis, 43 anni, approdato nei giorni scorsi in A/3 a Macerata 1 ndc). Ero orgoglioso della carriera che stava facendo e volevo diventare come lui”: comincia così la chiacchierata con Williams Padura Diaz, 34 anni, opposto dalla mano pesante arrivato alla corte della Prisma Volley che ha fatto riaffacciare Taranto in Serie A2 (titolo acquistato dalla Materdomini Castellana Grotte) dopo che la città pugliese aveva goduto del grande volley di A1 dal 1997 al 2010.
Il mito dell’adolescenza, poi, però è diventato un altro: “Ho avuto la fortuna di vedere da vicino Ivan Miljkovic, e qualche volta di allenarmi anche con lui. È stato il giocatore che ho ammirato di più. Faceva sembrare semplici le cose più difficili. Tecnicamente era mostruoso e poi come atteggiamento in campo era esemplare“.
A proposito del ruolo di opposto: avrà la grossa responsabilità di giocare a Taranto, che in passato ha visto schiacciare in quella zona del campo grandissimi atleti come Anderson, Vissotto o Schuil. La spaventa un po’ questa cosa?
“Non mi spaventa affatto, anzi mi mette pressione positiva. Mi inorgoglisce giocare con la stessa maglia dei campioni che ha citato. Quando ho scelto Taranto ho pensato subito ai suoi trascorsi in serie A, a tutti i grandi giocatori che sono passati da questo club, alla serietà della dirigenza“.
Le statistiche dicono che lei è il miglior marcatore di A2 delle ultime tre stagioni. Pensa, oltre agli obiettivi di squadra, anche al traguardo individuale di top scorer?
“Sarà difficile per me ripetermi anche nella prossima stagione, perché giocherò in una squadra forte, nella quale ci sono tanti ottimi giocatori. Non posso, quindi, pretendere di attaccare tutti i palloni. Io in campo scenderò sempre per dare il massimo e lo farò in tutti i fondamentali, non solo in quelli di attacco. Ho una teoria che è sempre stata confermata dal campo: nelle squadre forti è più difficile vedere un opposto che fa tanti punti perché la distribuzione del gioco del palleggiatore può essere più varia. Non è come giocare in una squadra di medio-bassa caratura, dove gran parte delle responsabilità sotto rete passano dall’opposto“.
Nutre rimpianti riguardo il fatto di non aver disputato qualche stagione in più in A1?
“Sì, ovviamente. Avrei, forse, meritato di giocare qualche stagione in più nel torneo più competitivo al mondo. Qualche volta ciò non è accaduto per colpa mia. Non ho avuto la pazienza di attendere che si concretizzassero delle offerte in Italia e ho preferito scegliere di giocare all’estero. Continuo a sognare di tornarci quanto prima. Ho vissuto una sola stagione in A1 con Monza ed il ricordo resta fantastico“.
Taranto ha una squadra top per la serie A2. Quali saranno le dirette concorrenti per la promozione?
“Ovviamente non bisogna nascondersi, perché questo aiuta la consapevolezza nei propri mezzi che va equilibrata con il lavoro sodo in palestra. Siamo consci di avere un team molto forte, con tanti giocatori che vengono dalla serie A1. Puntiamo in alto, questo è lampante. Tra le nostre avversarie ci metto subito Castellana Grotte, poi Bergamo, Siena e Cuneo, cui aggiungerei la classica sorpresa stagionale che, in questo caso, potrebbe essere Lagonegro, una squadra molto interessante“.
Il pubblico di Taranto manca dalla Serie A da circa quindici anni. Ci può segnalare qualche giocatore da tenere d’occhio nelle fila delle squadre avversarie?
“Siena ha Yudin e Della Lunga, giocatori molto forti, di categoria superiore , si completano a vicenda. Potrei citare anche Tiozzo, giocatore forse sottovalutato, tra i più forti della categoria, o Santangelo. Castellana Grotte ha una batteria di schiacciatori di gran livello, è una squadra molto completa“.
Ha conosciuto il presidente Bongiovanni? Sa che è uno molto presente con la squadra? A volte per qualche suo collega anche troppo, tipo che durante il riscaldamento scende sul parquet a dare pacche sulle spalle e a “caricare” i suo i giocatori in un momento di grande concentrazione.
“A me piace questo atteggiamento. Ho ricevuto una gran bella accoglienza da tutta la dirigenza. Per quanto mi riguarda io sono una persona solare, allegra, spregiudicata e, anche se prima della partita cerco di trovare la giusta concentrazione, se il presidente si presentasse a bordo campo gli risponderei con un sorriso ed una battuta scherzosa. Il presidente Bongiovanni ed il vice-presidente Zelatore mi sono stati molto vicini quando, di recente, ho perso la mamma. È stato un gesto che ho apprezzato tanto. Queste cose per me contano“.
Quanto vi mancherà il pubblico nelle prime giornate, dato che, molto probabilmente, giocherete a porte chiuse?
“È una cosa triste giocare senza pubblico. Non è sport. Il pubblico nello sport è fondamentale. Io adoro giocare sia con il pubblico a favore, che ti da forza per spingerti verso la vittoria, che con il pubblico contro, perché se c’è qualcuno che ti aggredisce psicologicamente personalmente fa sentire vivo, mi stimola“.