La corsa all’ oro verde, pardon all’ibrido, all’elettrificazione della mobilità, non conosce soste. Non può, non deve. La scure dell’Unione Europea, il tetto alle emissioni di CO2 calerà tra un mese e mezzo. Così, anche chi non ne avrebbe bisogno come Toyota, probabilmente l’unico costruttore in regola con la media per gamma di 95 gr/km di CO2, non perde tempo, e per completare il percorso rilancia la sua scommessa, quella già abbondantemente vinta con il Suv compatto C-HR.
È una sorta di occupazione del mercato ibrido dopo le altre novità presentate quest’anno dal costruttore di Nagoya: prima nuova Corolla, poi il nuovo Rav4, il recente rinnovamento di Yaris (che arriverà a metà 2020) e ora, appunto, il CH-R. Tutti modelli resi più raffi nati stilisticamente grazie alla piattaforma TNGA, nelle sue varie declinazioni che regalano scocca più rigida e baricentro ribassato. E soprattutto dotati dell’ibrido di quarta generazione. L’ennesimo scatto in avanti, la fuga sulla salita fi nale mentre i rivali sono appena alla prima rampa. E così il “fenomeno” C-HR è destinato a proseguire la sua giovane storia di successo.
A tre anni dal lancio ha già venduto 400.000 unità (8 su 10 ibride), 270.000 in Europa (150.000 il primo, 120.000 il secondo anno) con una quota del 10% nel segmento e un mix di 87% di ibrido. L’Italia ha contribuito con 50.000 unità vendute, l’ibrido più venduto del segmento: vale un quarto della gamma Toyota, secondo modello più venduto dopo Yaris. Su C-HR Toyota ha investito altri 50 milioni e un team di 300 persone. E il risultato fi nale è una vettura perfettamente riconoscibile, con un design più raffi nato nella parte anteriore, prese d’aria laterali e luci integrate.
Mentre sul posteriore spicca lo spoiler “Glossy Black” che unisce i fari a led, elemento caratterizzante come su nuova Yaris. Dentro migliora la qualità di materiali e fi niture, con sedili anche in pelle e Alcantara. E se la connettivà si arricchisce anche di un app (MyT. Hybrid Coach) capace di analizzare lo stile di guida e sfi dare il guidatore a usare acceleratore e Spoiler Si chiama Glossy Black, ed è un elemento di design che unisce i due fari a led posteriori. Si vedrà ache sulla nuova Yaris Sedili Migliora la qualità degli interni di C-HR. I sedili ci sono anche in pelle e Alcantara In ozpione c’è la regolazione elettrica di quelli anteriori Sospensioni La nuova piattaforma monta sull’anteriore sospensioni indipendenti Mac Pherson, sul posteriore quelle a doppio braccio oscillante Bagagliaio La capacità di carico di base del nuovo C-HR varia con la motorizzazione: sull’1.8 Hybrid è di 377 litri su 2.0 scende a 358 litri freno in maniera sfi dante da raggiungere nel percorso scelto gli obiettivi di consumo, è indubbio che la chiave di tutto è l’ibrido di quarta generazione che arriva sotto forma di doppia proposizione ibrida. Migliora anche il cambio (ma non è perfetto), il solito planetario a variazione continua.
Così, all’1.8 Hybrid da 122 cv, reso ancora più performante grazie a nuove batterie agli ioni di litio (86 gr/km di Co2 nel ciclo NEDC), si aggiunge il 2.0 litri Hybrid Dynamic Force da 184 cv che garantisce un 41% in più di efficienza termica, il 50% in più di potenza e solo un +10% di consumi (fa anche 25 km con un litro di benzina!). Come? Utilizzando intanto batterie al nichel metallo idruro (da 92 gr/km CO2 sempre ciclo NEDC) e poi il sistema Dual VVT-i con VVT-iE. Una valvola di aspirazione che si innesta in maniera intelligente quando serve incrementare potenza. Qui il motore benzina è da 152 cv, l’elettrico da 109 cv e 202 Nm di coppia. In realtà i propulsori elettrici sono due, su assi diversi.