Intervista esclusiva a Paolo Bertolucci: “Sinner-Alcaraz duopolio che durerà almeno tre anni. L’Italia stravincerà nuovamente la Coppa Davis. Su Djokovic e Cobolli…”
Giancarlo Sali
Pubblicato il
Lug 17 2025
La redazione ha avuto il privilegio di contattare, in esclusiva, Paolo Bertolucci. Con l’ex tennista abbiamo analizzato il momento di Sinner ed Alcaraz (partendo da Wimbledon), le residue ambizioni di Djokovic, le migliorie dei tanti tennisti italiani, la prossima Coppa Davis e la crescita di tutto il movimento tennis in Italia.
Nelle ultime ore abbiamo raggiunto, in esclusiva, Paolo Bertolucci, famoso ex tennista e commentatore sportivo italiano. Soprannominato “braccio d’oro” per il suo talento nel tennis, ha vinto in carriera 6 titoli nel circuito maggiore, disputando in totale 12 finali. Ha partecipato alla vittoria della Coppa Davis azzurra nel 1976, perdendo però con la Nazionale altre 3 finali gloriose. Campione anche di doppio, specialità in cui ha trionfato ben 12 volte (alzando altrettanti trofei) in coppia con Adriano Panatta.
Con Bertolucci abbiamo parlato della recentissima vittoria di Sinner a Wimbledon, del duopolio con Alcaraz, ma anche degli altri tennisti azzurri, di Djokovic e della Final Eight di Coppa Davis di novembre.
Salve Paolo Bertolucci, da un punto di vista prettamente tattico, qual è stata la chiave vincente di Sinner contro Alcaraz a Wimbledon? Cosa è riuscito a far meglio, rispetto a Parigi?
Due sono state la chiavi di volta. A Parigi, sulla terra rossa, è possibile fare certe cose che Alcaraz ha compiuto bene, essendone uno specialista; sull’erba, però, sono impossibili da eseguire le stesse operazioni. E, poi, la stessa sconfitta di Parigi (giocando però una gara alla pari) ha dato la convinzione a Sinner di poter ribaltare la situazione sull’erba di Wimbledon.
Gli ultimi due anni hanno eletto Sinner come miglior giocatore al mondo sul cemento. Quest’anno abbiamo visto che è super competitivo anche su erba e terra battuta. Può essere lui a rifare il Grande Slam dopo Rod Laver nel 1969?
Se son loro due i veri e unici contendenti sì; se no diventa più difficile, perché avere anche altri giocatori sullo stesso piano renderebbe le cose molto più complicate.
Ecco, questo giust’appunto volevo chiederle. Jannik Sinner e Carlos Alcaraz sono destinati a dominare in lungo e largo il tennis per molti anni, oppure dietro a loro possono venir fuori altri competitor interessanti?
Nei prossimi tre anni è difficile per me che si possa uscire da questo duopolio.
Quale può essere ad oggi il maggior punto debole dei due tennisti dominatori del palcoscenico mondiale?
Non hanno punti deboli e possono solo migliorare col passare degli gli anni. La conduzione del match è difficile nel tennis, sport dove non c’è contatto fisico. Qui conta anche il linguaggio del corpo, gli sguardi, cosa accade in certi precisi momenti: tutte queste cose ti portano ad avere l’abilità di ribaltare, migliorare e incanalare le partite, con esperienza. Djokovic, ad esempio, è un maestro in questo. Sinner ed Alcaraz lo possono diventare.
Siamo un po’ lontani dalle Finals di Bologna del prossimo 18-23 novembre, ma come vede la squadra azzurra? L’Italia può bissare il titolo di Coppa Davis dello scorso anno?
Noi siamo di gran lunga la Nazionale migliore al mondo. Se saremo al completo, solo un cataclisma potrebbe farci non vincere. Siamo nettamente i più forti. Poi, certo, vediamo anche le altre. Un esempio? La Spagna, senza Alcaraz, non vale nulla.
Il tennis grazie a Sinner, ma anche alla Paolini, a Musetti, Cobolli, Berrettini, Sonego ecc. ecc. sta tornando ad essere uno sport di massa, secondo lei, da sport di nicchia appannaggio delle pay tv come era diventato?
Indubbiamente siamo usciti dall’essere uno sport di nicchia perché non c’erano italiani forti in giro. Ora con Sinner e gli altri siamo competitivi in tutti i tornei del mondo e questo vuol dire aprire i cancelli a una massa di spettatori che seguivano poco, raramente o per niente prima. Oltre 6 milioni di telespettatori per Sinner a Wimbledon rappresentano un dato eloquente in questo.
Il tennis è uno sport, comunque, più difficile rispetto agli altri. Bisogna stargli dietro per comprenderlo fino in fondo, vedere una partita ogni tanto non basta.
Djokovic, a 38 anni, non vince un torneo del Grande Slam da due. Riuscirà a centrare il suo 25esimo Slam prima del ritiro?
Sarà molto, molto difficile. L’aver raggiunto la semifinale a Parigi e Wimbledon a 38 anni dimostra che è un fenomeno, ma allo stesso tempo quelle sconfitte testimoniano che quei due (Sinner ed Alcaraz) fanno corsa a sé ormai.
Ogni mese che passa è un anno per chi ha 38 anni. Lui è staccato dagli altri due big, ma gli altri sono ancora più staccati. Vincere uno Slam significa, comunque, che in semifinale devi battere uno dei due fenomeni, e in finale l’altro. È compito arduo!
Chiudiamo, Paolo Bertolucci, con Flavio Cobolli che accede per la prima volta ai quarti di un torneo del Grande Slam e lo fa a Wimbledon, dove supera Marin Cilic e trova sul suo cammino Novak Djokovic. Si aspettava una crescita del genere da parte del tennista azzurro?
Mi aspettavo una sua crescita sulla terra battuta, mentre nutrivo dei dubbi sulle altre superfici. Invece, nell’ultimo anno è cresciuto tantissimo ovunque. Quando si hanno: quella gamba, quel cuore e quella grinta si può andare molto lontano in questo sport.
Lug 17 2025 LEGGI TUTTO



