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    Brizard a tutto campo: l’Olimpiade, l’importanza di Giani, Louati e Romanò, Piacenza e…

    L’immagine di una Francia incredibile, guidata da Andrea Giani che fa sentire anche un po’ a noi italiani, nonché suoi tifosi da una vita, il senso della vittoria, ma anche da Antoine Brizard, regista d’Oltralpe oltre che della Gas Sales Bluenergy Piacenza. Protagonista di alcune delle sue migliori prestazioni personali (una delle quali anche contro l’Italia di Fefè De Giorgi), nelle quali ha spinto l’attacco dei francesi in maniera sublime, Antoine è tornato subito dopo i festeggiamenti parigini alla corte di Andrea Anastasi dove lo attende una stagione davvero ambiziosa.

    foto Gas Sales Bluenergy Piacenza

    “Dopo quattro anni trascorsi qui a Piacenza, posso dire che ormai ogni volta torno a casa. Con questo club ho vissuto anni di vera maturazione pallavolistica, oltre al fatto che sono stati formativi ed emozionanti. Quest’anno sono tornato per vincere. La squadra mi piace, anche se voglio avere ancora un po’ di tempo per prendere le misure con tutti i giocatori. Sono fiducioso di poter far bene”.

    Cosa spinge un doppio medagliato olimpico a scegliere Piacenza?

    “In generale il campionato italiano mi piace moltissimo e in Italia mi trovo molto bene. Ho scelto che la mia storia proseguisse in tutti questi anni a Piacenza perché è una società che mi ha dato fiducia e che mi darà ancora la possibilità di crescere. Ed io voglio farlo proprio qui con loro. Detto questo, non posso non menzionare Elisabetta Curti, persona capace di ascoltarmi sempre e con la quale abbiamo voglia tutti di costruire assieme qualcosa di importante”.

    Foto Gas Sales Bluenergy Piacenza

    Squadra variegata, alcuni nuovi arrivi. In generale si respira la voglia di riscatto.

    “Sì, come dicevo il primo impatto è stato buono. Usciamo da una stagione un po’ deludente e si avvertiva la necessità di cambiare qualcosa. Sono felice di ciò che ho visto da queste prime settimane”.

    Confermati, tra gli altri, lei e Yuri Romanò.

    “Siamo compagni di stanza. È un grande amico e sono felice di vederlo ancora al mio fianco”

    Le lacrime di Yuri dopo l’eliminazione contro la Francia hanno toccato molti tifosi nostrani.

    “Mi ha toccato vederlo così, perché è in primis un amico e poi quando ci troviamo non dalla stessa parte del campo durante le competizioni con le rispettive nazionali, è un avversario leale. La sconfitta e l’eliminazione è qualcosa che ho provato anche io ai Mondiali, quando lui ha avuto la meglio. È stata tosta”.

    foto Fipav/Tarantini

    Italia-Francia quanto la sente?

    “Mi fa piacere giocarla, ma è esattamente come altre partite contro nazionali nelle quali giocano altri amici o avversari. Devo dire, ad esempio, che quando sono tornato a Piacenza, tutto l’ufficio e lo staff della società è venuto a congratularsi. È una sfida particolare la nostra, in campo la tensione esiste, non lo nascondo, ma alla base c’è rispetto. Il rispetto, come testimoniato dall’affetto che sento da parte delle persone di Piacenza testimonia il fatto che è presentissimo”.

    Con Piacenza è cresciuto moltissimo in questi ultimi anni. Se pensiamo a tre anni fa a Tokyo, l’impressione è che il famigerato percorso sia stato fatto.

    “Dopo Tokyo mi è successo qualcosa che non mi aspettavo. Mi sono ritrovato ad essere classificato come uno dei migliori giocatori del mondo assieme ai compagni di nazionale, ma forse non pronto per questo e questa cosa non mi faceva stare bene. Conclusa l’esperienza di Parigi posso dire di essere più fiducioso nei confronti del mio ruolo e della mia persona. Ora gioco decisamente più tranquillo”.

    foto Volleyball World

    Ci dica il segreto della Francia.

    “La squadra. Siamo tutti vicini e amici con tutti. Mi colpisce il fatto che oltre a non aver posti assegnati ad esempio a tavola, siamo sempre mischiati tra di noi e questo inevitabilmente crea un ambiente intimo e complice”.

    L’amico della nazionale per eccellenza?

    “Posto che vado davvero d’accordo con tutti, le direi Louati. Abbiamo storie famigliari simili. Abbiamo perso entrambi il papà. Per me lui è come un fratello. Sono stato anche suo testimone di nozze. Ci vogliamo molto bene”.

    foto Volleyball World

    Il ruolo di Giani è stato così decisivo?

    “Sì perché ha capito cosa ci serviva, ossia non sradicare l’identità della scuola e provando ad integrarsi con un gruppo già dal primo giorno. Ha rimesso alcune cose in ordine dopo l’eliminazione dai Mondiali, da cui siamo proprio partiti per impostare la strategia olimpica. Siamo cresciuti molto a muro e in alcune gare siamo stati tutti d’accordo sul fatto che è stato decisivo. In difesa eravamo già molto forti e avevamo due schiacciatori che difendono tanto”.

    L’oro è davvero l’ultimo traguardo di una carriera sportiva? Cosa c’è dopo?

    “Posso dire che vincere le ultime due competizioni olimpiche, sia qualcosa di straordinario e incredibile. Farlo davanti al nostro pubblico e all’interno della nostra nazione, credo sia unico. Non ci sarà più un’emozione così forte”.

    foto Volleyball World

    Avrà festeggiato per giorni.

    “(ride n.d.r.) Qualche festicciola l’abbiamo fatta. La cosa incredibile è stata fare festa con quindicimila persone a Casa France. I tifosi, le famiglie, i compagni. Ancora ho la pelle d’oca se ci penso”.

    Ora Piacenza con lei è una delle principali favorite.

    “Vedremo. Sarà un campionato tostissimo. La voglia di riscatto è fortissima e potrebbe portarci a fare le cose in un certo modo”.

    Di Roberto Zucca LEGGI TUTTO

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    Motzo si racconta: la crescita a Civitanova, l’esempio di Zaytsev, la scelta di Aversa

    L’esperienza umana, alle volte così profonda, capace di prendere il sopravvento su tutto è forse ciò che resta più nella mente di un ragazzo come lui. Anche quando apparentemente tale esperienza potrebbe essere sovrastata dal contorno, che è quello fatto dalle luci della ribalta di Civitanova, del prestigio targato Lube. È così che Motzo, uno dei migliori talenti che la nostra pallavolo è stata in grado di coltivare negli ultimi anni, archivia la stagione appena trascorsa in Superlega, fatta di alti e di bassi, ma soprattutto costituita da un cammino costante verso l’essere ciò che ha sempre voluto diventare.

    “Quello a Civitanova è stato un anno importante per la mia crescita. Un’esperienza bella, ricca, se vogliamo anche non semplice, fatta di alti e bassi perché ho dovuto abituarmi a non avere lo spazio che ho trovato nelle stagioni precedenti. L’ho vissuta appieno, anche perché è stata una stagione piuttosto lunga che si è conclusa a pochi giorni dall’ultima finale scudetto”.

    Cosa si porta dietro?

    “I rapporti umani. Ho avuto modo di lavorare con giocatori di esperienza come Zaytsev, Chinenyeze, De Cecco, Balaso, Anzani. Sono arrivato tra i primi durante la stagione e mi sono trovato davanti delle persone eccezionali sotto il punto di vista professionale, di grande ispirazione”.

    Lei assomiglia un po’ allo Zaytsev da ragazzo. Un po’ sulle sue, spesso taciturno.

    “Ivan ho avuto modo di conoscerlo ed è stato una grande scoperta. Un grande lavoratore, che spesso faceva più di ciò che era richiesto. Era il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare a casa. È un grande professionista e capisci perché è riuscito ad arrivare dove è arrivato in carriera. Mi ha colpito molto il suo impegno, la sua costanza. Abbiamo avuto modo di parlare e di viverci. È stato prezioso, esattamente come tutti gli altri”.

    Non posso non chiederle quanto è rimasto toccato dalla notizia di Simone Anzani fuori dai Giochi di Parigi.

    “L’ho vissuta come una questione personale, mi ha molto toccato. Non sono forse stato bravo a comunicargliela come dovevo perché in queste occasioni non si trovano mai le parole giuste. È un compagno che per me ha sempre dimostrato grande disponibilità e c’è sempre stato. Sapevo quali fossero i suoi obiettivi e l’ho visto fare qualsiasi cosa per esserci in questa Olimpiade. Mi è dispiaciuto moltissimo per lui perché quando il tuo impegno viene stoppato da qualcosa più grande di te sei inerme e non puoi fare nulla se non pensare a tornare dov’eri”.

    foto Virtus Aversa Academy

    Il prossimo anno ha deciso di tornare in serie A2. La destinazione è Aversa.

    “È un progetto che quando mi è stato messo sul tavolo mi è piaciuto. La società ha insistito molto per avermi e ha cercato di venirmi incontro in tutto, perciò ho accettato con entusiasmo. Ho trovato due elementi di grande esperienza come Garnica, che è uno dei più forti palleggiatori della categoria, e Totò Rossini con un bellissimo passato alle spalle. In generale il mercato ha costruito una squadra che sulla carta mi piace molto e stiamo già lavorando duramente per non deludere le aspettative dei tifosi”.

    Obiettivi della stagione?

    “Certamente giocare con maggiore continuità. L’altro obiettivo è quello di classificarsi tra le prime otto e accedere ai playoff promozione. Conoscendomi, e conoscendo anche Tomasello le dico che io guardo decisamente più avanti rispetto alla sola qualificazione”.

    Sarà un anno terribile. Una A2 che si preannuncia incandescente.

    “Ravenna ha costruito una bella squadra. Poi sono curioso di vedere ovviamente Catania e Brescia e anche Cuneo. Non ci sono di certo squadre cuscinetto e sarà un torneo durissimo e lungo. Vedremo un pochino come si metteranno le cose lungo il corso della stagione”.

    Di Roberto Zucca LEGGI TUTTO

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    Sabbi, perché ha detto sì ad Acicastello: “In campo per perdere non sono mai entrato!”

    La sua presenza nel prossimo campionato si è fatta sentire anche solo mediante l’annuncio che Saturnia Acicastello ha lanciato a inizio estate, memori di una presenza in un playoff a Piacenza, quando la Gas Sales faceva ancora la A2, nel quale Giulio Sabbi aveva modificato il corso di alcune partite. 

    Sabbi ha risposto presente all’invito di Camillo Placì per unirsi ad un progetto che profuma già di ambizione e di obiettivi importanti.

    “Tenevo molto a tornare a giocare nel campionato italiano dopo la parentesi bulgara che è cominciata molto bene ed è terminata come sappiamo. Il mio rapporto di stima con Camillo nasce proprio in questi ultimi anni. Non mi aveva mai allenato prima e già dai primi giorni di due anni fa ho avuto l’impressione di lavorare con una persona pulita, onesta e con un allenatore in grado di strutturare un lavoro e un progetto. Quando mi ha chiesto di seguirlo ad Acicastello ne sono stato onorato e ho accettato subito la sfida di ripartire dalla serie A2”

    Ritrovarsi non in un Superlega cosa significa?

    “Significa fare i conti con il livello che c’è nella massima serie, con gli anni che passano perché non sono più giovanissimo (ride n.d.r.) e accettare la sfida intrigante che ti propone un campionato come la A2 dove ritrovo molti avversari con cui sarà bellissimo sfidarci ancora e dove troverò degli stimoli nuovi”

    Saitta-Sabbi come diagonale. Per il resto la squadra non ha bisogno di presentazioni. Si punta in alto?

    “Non le risponderò mai ad inizio campionato sui pronostici e sulle ambizioni. Voglio però dirle di guardare l’elenco delle squadre dove troverà solo per citarne alcune Brescia, Siena, Ravenna e Cuneo. Questo le fa capire che a prescindere dalle ambizioni e dai nomi, con il campo bisognerà fare i conti tutto l’anno. È un torneo davvero interessantissimo”

    Squadra costruita per vincere?

    “In campo per perdere non sono mai entrato! (ride n.d.r.). Comunque so che ci hanno additato come quelli da battere, ma io a chi vuole ammazzare il campionato prima dell’inizio non ci ho mai creduto. Dipenderà da un insieme di variabili e sicuramente non ci sarà nemmeno una partita facile sulla carta”

    Giulio Sabbi è quello degli oltre 40 punti di Molfetta. Che tempi Sabbi.

    “Bei ricordi, ora dovrò ricordarmi come farlo ancora. Scherzi a parte, sono campionati diversi, squadre cambiate. Certo, l’obiettivo è contribuire a creare un gioco tale con Davide e rifare quelle partite lì, indipendentemente dal tabellino finale”

    Gli avversari con cui ha più curiosità di sfidarsi?

    “Mi incuriosisce molto Siena perché c’è il mio amico Gigi Randazzo. Ma anche Brescia con Raffaelli e Cavuto è una partita che giocherò con altrettanta curiosità”

    Chiudiamo con una curiosità. La si vede spesso in bicicletta in giro per il Veneto.

    “Per la gioia di mia moglie Federica! La bici è una passione che ho da circa cinque o sei anni e che mi aiuta a trascorrere l’estate e i momenti liberi praticando sport. Non mi immagini su una sedia a sdraio alla fine di ogni stagione perché io senza far niente non riesco a stare. Mi piace molto e mi carica, oltre ad essere un passatempo con un gruppo di amici due volte a settimana”

    Zaytsev ultimamente si è dato al beach per puntare a Los Angeles 2028. Non è che vuole puntare al Tour De France?

    “No no, mi avrà ancora tra i piedi per un bel po’. Ammiro la scelta di Ivan, ma io sono troppo attaccato alla pallavolo per pensare anche solo di diversificare. Sono proprio imbevuto dentro il volley. Difficile farmi pensare ad altro”

    Di Roberto Zucca LEGGI TUTTO

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    Spagnol si racconta: “Ho scelto Reggio Calabria perché non resterà anonima nel girone Sud”

    Marco Spagnol ha l’aria di chi fluttui più in alto di coloro che vogliono incasellarlo in un mestiere, in un’ambizione, in un modo di essere. È lucido, ponderato, dimostra nelle nostre chiacchierate di aver capito sempre ciò che vuole dalla vita e dalla carriera. Per questa stagione Marco ha scelto la Sport Specialist Reggio Calabria, che si affaccia con ambizione nel girone blu della A3 e promette a tifosi e appassionati di volley di disputare un’altra bella stagione nel Sud Italia.

    “Ho scelto Reggio Calabria perché la società mi è subito apparsa ambiziosa nei piani e nei progetti. Ha allestito un ottimo roster, il che significa che il suo obiettivo non è certo quello di restare anonima nel girone Sud, puntando a fare bene e magari concludere la stagione regolare in una posizione utile per il proseguimento della stagione”

    Spagnol cosa vuole invece dalla prossima stagione?

    “Voglio fare un salto di qualità. Sto lavorando da diverse stagioni per poter avanzare gradualmente nelle categorie e quest’anno voglio giocare ancor di più una stagione da protagonista in A3”

    Non sarà facile.

    “Me ne rendo conto e anche la scelta di andare a Reggio Calabria vuole essere magari una prospettiva non a breve termine. Già a Modica mi sono trovato bene e ormai conosco abbastanza bene le realtà di questo girone. Posso dire che rispetto allo scorso anno, il livello si è alzato ulteriormente. Guardo gli organici che si sono costituiti e ci sono squadre davvero di tutto rispetto. Penso a Gioia Del Colle, a Castellana Grotte, ma anche a Sorrento o Lecce. Ci sarà davvero da combattere”

    Reggio è sotto di loro?

    “Dico solo che io in questa squadra credo parecchio. L’organico è competitivo, composto da elementi davvero validi. Possiamo dire la nostra, ma è ancora presto per parlare di dove ci collocheremo in una ipotetica classifica”

    La sua carriera procede costantemente. Spagnol è soddisfatto del proprio rendimento?

    “Sono soddisfatto di ciò che è arrivato, ma mi consenta di dire che non sono pienamente appagato. Per quelli che sono i miei obiettivi, vorrei qualcosa di più. Ho giocato una buona stagione a Savigliano e a Modica ho fatto un ulteriore passo tecnico in un torneo nel quale ci siamo ritrovati dentro un livello altissimo e dal quale siamo stati eliminati da una squadra come Fano che non ha certo bisogno che io aggiunga altro. Dal prossimo anno, sì, ripeto, mi aspetto di fare ancora di più la differenza”

    La pallavolo dov’è nella vita di Spagnol?

    “Al centro. E lo sarà per tanto tempo”

    Di Roberto Zucca LEGGI TUTTO

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    L’ultima sinfonia di Piano: “Giusto così, un’ultima stagione da apprezzare a tutto tondo”

    La notizia riguardante il volley che più mi ha lasciato indifeso quest’estate è stato l’annuncio del rinnovo alla Powervolley per l’ottavo anno consecutivo di Matteo Piano. E un invito all’abbraccio collettivo con una città che ama e lo ama molto, perché sarebbe stata l’ultima stagione. Confesso una cosa ai lettori: Matteo Piano è nato con me. Ed io sono un po’ nato nell’anno in cui conobbi Matteo.

    Matteo aveva ventun anni e con me fece la sua prima intervista. Giocava a Città di Castello, vinceva tutto con quel paese umbro animato da lui, Jappi (per dirla in Pianese) Massari, Carminati, Fromm, Visentin, Tosi. Fu Piano già dodici anni fa, e mi prese per mano dal primo minuto portandomi dentro i racconti di Asti, delle nonne, della famiglia, dei suoi sogni, della pallavolo in cui sgambettava e che all’epoca non gli aveva dato ancora quella luce.

    Ho perso il conto delle volte che l’ho chiamato in carriera, perché Matteo per me è stata sempre una pagina nuova, irripetibile. Una velocità di pensiero a cui bisogna stare dietro e una quantità di vita a cui spesso fai fatica a porre un freno emotivo.

    C’ero quando ha cominciato a vincere, c’ero quando la pallavolo italiana ha puntato sul suo essere un eccellente centrale e una persona capace di comunicare come pochi. C’ero lo scorso anno, quando su un binario di un treno mi ha raccontato il suo anno difficile, le perdite, la vita con cui fai i conti. Eventi che ti segnano e tappe di un cammino che poi non vuoi più ripercorrere.

    foto Instagram @teuzzo

    “Posso sempre ripensarci, ma penso che quest’anno sarà la mia ultima stagione con la pallavolo. È stato un viaggio straordinario ed è bello cambiare idea perché mai e sempre sono concetti che non esistono. Inutile nasconderle che l’anno appena trascorso con la scomparsa di nonna mi ha lasciato il segno, e adesso ancora di più che passano gli anni vorrei godere di altre cose. Ho pensato se fosse giusto concludere nell’anno appena passato, ma sarebbe stato un peccato non giocare almeno un’altra stagione e apprezzarla davvero a tutto tondo. Fare amicizie, stare bene, lavorare ed essere squadra, vincere e perdere assieme”.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    Ho sempre pensato che lei avrebbe lasciato le scene nel punto più alto della carriera, un po’ alla Mina o alla Lucio Battisti.

    “Che belli. Beh, sì, è una cosa che ho sempre maturato nella mia testa. Ammiro molto chi poi fa altre scelte, ma io non riuscirei mai a trascinarmi negli anni come se questa fosse l’unica prospettiva di vita. Poi a me piace essere protagonista delle cose che faccio e visto l’impegno che metto vorrei stare in prima fila in ogni mestiere che svolgo. Ho manifestato la volontà di godermi appieno le ultime emozioni che questa città che amo tanto potrà darmi pallavolisticamente”.

    La Milano della pallavolo la ama Piano. Ci sarà un prima e un dopo di lei?

    “Questo non lo so. So però che mi piacerebbe salutare tutti e ritrovare tutti quelli con cui ho percorso questi anni. Sarebbe bellissimo. Difficilmente mi vedo in altre piazze che non siano questa. Poi volevo dirlo prima. Condivido la mia intimità con poche persone, sapermi all’ultima stagione mi darà anche la libertà di esprimermi al meglio”.

    Margini di ripensamento?

    “Tutto può accadere”.

    foto Instagram @teuzzo

    Lo scorso mese ha presentato il suo libro all’Istituto italiano per la cultura in Uruguay. Viaggiare tutta la vita è il suo progetto?

    “Sono andato in Argentina per Lazaro (Melgarejo n.d.r.) e Agostina che si sposavano e per me significano famiglia. Presentare il libro all’estero è stato incredibile e visitare alcuni posti raggiunto poi da Luca Vettori è stata una bellissima esperienza. Tornando alla sua domanda, sicuramente l’esigenza di fare dell’altro c’è”.

    Luca ha debuttato su Radiotre da qualche domenica. A lei chiedo da anni cosa ne farà delle sue grandi doti di comunicatore.

    “Le faremo sapere! Luca ha avuto una bella possibilità, ma anche a me fare la radio è sempre piaciuto e infatti quando posso vado a Latte e Miele che è partner di Powervolley e volentieri partecipo a qualche spazio. In futuro se ci sarà un’opportunità anche per me, perché no?”

    Come si immagina la stagione che inizia ad agosto?

    “Unica”.

    foto Elena Zanutto

    Intervista di Roberto Zucca LEGGI TUTTO

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    Copelli: “Dedicarmi solo al beach? Sogno ancora la Superlega… magari ci riesco con Ravenna”

    Incrociarlo con la pelle del giaguaro addosso, figura che evoca spesso quando comincia la sua estate sulla sabbia, ti fa rendere conto di quanto questa veste sia davvero autentica. Anche nell’ultimo weekend nella cornice delle Capannine di Catania, osservarlo battere Zaytsev-Lupo e Andreatta-Alfieri con un’altra vecchia volpe di questo sport, ossia Matteo Ingrosso, è una grande soddisfazione non solo per chi come lui vive tutto questo, ma anche per chi da anni crede in Riccardo Copelli sia nel beach volley che nel volley indoor.

    “Il bilancio delle Capannine non può essere che positivo. Io e Matteo siamo arrivati con poco allenamento assieme fatto in zona a Parma da me, ma con la consapevolezza che volessimo giocarcela con il solito entusiasmo. Questo quarto posto è l’inizio di una stagione che giocheremo assieme”.

    foto Fipav

    A parte Montesilvano.

    “Sì, per Montesilvano ci eravamo fatti una promessa con Paolino Porro per poter disputare una tappa assieme in estate e sono felice di giocare con lui questa tappa”.

    Quindi Ingrosso-Copelli la ufficializziamo fino alla fine dell’estate.

    “È stato bello giocare assieme nel weekend di Catania. Poi abbiamo avuto modo di confrontarci molto e abbiamo capito di voler continuare per le prossime tappe per provare a fare meglio del quarto posto ottenuto”.

    foto Fipav

    Un weekend nel quale avete eliminato dal torneo Zaytsev-Lupo.

    “Che bella partita. Anche con Andreatta-Alfieri è stata poi una bellissima gara. Voglio spezzare una lancia a favore di Ivan e Daniele, dicendo che mi è piaciuto molto l’umiltà con la quale si sono presentati al circuito in risposta al clamore che aveva suscitato la loro presenza e l’annuncio che avrebbero fatto parte di un progetto come il rientro di Zaytsev nel mondo del beach volley. Non dimentichiamo che Ivan ha vinto uno scudetto in questo sport. Mi piace molto la loro visione di medio-lungo periodo e il loro atteggiamento. L’ambiente beneficia certamente di personaggi e campioni come loro e il livello automaticamente accresce e diventa più stimolante”.

    foto Fipav

    Il beach sembra essere il suo mondo Copelli. Continuo a riconoscerglielo.

    “È il mio mondo, è l’ambiente che ogni fine stagione mi rende libero e che non considero una professione, ma una grande valvola di sfogo dopo l’anno indoor. Per tanti atleti è puro relax, per me è un’occasione per stare con gli amici e giocare. Non vivo il risultato come un’ossessione, certo ci vado per vincere, ma il successo non è tutto”.

    Diverse settimane fa Manuel Alfieri ha dichiarato ai nostri microfoni che forse lascerà il volley per dedicarsi interamente al beach. Cosa pensa quando legge certe dichiarazioni?

    “Ammiro molto Manuel e il progetto che ha nella testa. Ogni tanto, sono onesto, anche a me il pensiero ha attraversato la testa. Se ci fosse qualcosa di federale in futuro, potrei farci un pensiero. Per ora mettere da parte la pallavolo è una rinuncia che non riesco a compiere”.

    foto Porto Robur Costa 2030

    Riparte da Ravenna.

    “Riparto da un entusiasmo respirato con Marco Bonitta e dalla stima che ho sentito nei miei confronti. Arrivo in una società fatta da ragazzi giovani ma molto forti e ambiziosi. Ho sentito l’esigenza di cambiare, di tornare nella mia regione e avvicinarmi a casa e buttarmi in un progetto su cui metto tanta fiducia”.

    Due finalissime di A2 in due anni. Si riparte da questa soddisfazione o dalla delusione di non aver vinto il campionato nonostante sia arrivato sempre vicinissimo al traguardo?

    “Ci tenevo molto e ho sfiorato il traguardo sia con Bergamo che con Siena. Certamente l’obiettivo della Superlega resta e prima o poi ci riuscirò. A Ravenna credo molto nel gruppo e lavorerò con Riccardo Goi per fare sì che la squadra possa compattarsi e fare bene da subito”.

    Lasciamoci con il suo motto.

    “Dico sempre che con Matteo vogliamo essere giaguari e graffianti sulla sabbia! Ma cercherò di essere graffiante e giaguaro anche in indoor a Ravenna (ride n.d.r.)”.

    Intervista di Roberto Zucca LEGGI TUTTO

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    Gaggini racconta il suo anno d’oro tra Monza e Nazionale: “Ho ancora i brividi”

    L’anno perfetto esiste. Quello in cui accendi la televisione e lo vedi giocare una pallavolo sublime. Quello in cui di fronte a te hai il passato di Max Colaci che si antepone al futuro di Marco Gaggini, stilisticamente il suo erede e caratterialmente due profili affini. Anche Gaggini è figlio del sacrificio, della gavetta, degli anni in cui da Malnate passa a Monza e poi il resto è storia nota. È l’anno infine in cui dopo essersi giocato lo scudetto con grande sorpresa di molti, arriva la prima maglia azzurra, e allora la VNL si tinge del colore del suo sguardo, quello che pensa non ad arrivare, ma a vivere tutto con il massimo dell’emozione.

    foto Lega Volley

    “È davvero l’anno più bello e importante della mia carriera. Lo è stato anche grazie alla realtà, quella del Vero Volley, in cui oltre ad essere cresciuto pallavolisticamente, perché a quindici anni arrivai qui da Malnate, facendo tutta la trafila delle giovanili, ho avuto la possibilità di giocare con una squadra incredibile”.

    Una squadra in cui lei ha giocato un playoff semplicemente spettacolare.

    “A me vengono i brividi quando sento dire queste cose. Abbiamo giocato la finale di Coppa Italia, la finale scudetto contro Perugia. Se ripenso al film della stagione le giuro, posso solo dire che mi si accappona la pelle a rivivere ognuno di quei momenti”.

    foto Lega Volley

    Quale è stato il valore aggiunto?

    “L’unione del gruppo, la coesione che si è creata dentro e fuori dal campo. Si è creata un’atmosfera per cui prima delle gare importanti ci guardavamo negli occhi e ci dicevamo di giocare per noi. Con Trento ai playoff, che è stata secondo me la più grande soddisfazione ottenuta, volevamo vincere tutti e ci abbiamo messo l’anima”.

    Quella sera ricordo un Gaggini particolarmente emozionato.

    “Mi tremava la voce durante le interviste, perché ricordo il silenzio del palazzetto trentino e l’esplosione di gioia del nostro seguito monzese. È il momento in cui abbiamo realizzato di esserci conquistati qualunque fosse stato l’esito, la finalissima dei playoff scudetto e la possibilità di giocarci almeno tre gare contro Perugia. La cosa che più mi ha colpito è che alcuni di noi sapevano di dover andare via a fine stagione e nonostante ciò volevano la finale e volevano vincere per il proprio compagno di squadra, e per la squadra in generale. È stata una stagione giocata per un gruppo, non per le soddisfazioni individuali di ognuno di noi”.

    foto Lega Volley

    Una squadra che ricorderà. I legami più importanti con chi sono nati?

    “Con tutti, ma se mi chiede una persona le dico Petar Visic. Un amico che spero di ritrovare anche tra qualche settimana in vacanza in Croazia. Con lui e anche con Ran Takahashi è nato un legame molto speciale. L’ho incrociato qualche giorno fa alla fine della mia avventura in VNL e mi è sembrato che non fosse passato oltre un mese e mezzo dalla fine di tutto, ma pochi giorni. Mi mancherà un sacco. Posso anche citarle Galassi, con cui ho diviso la parte più caciarona dello spogliatoio o Maar, compagno che mi ha spinto a fare qualcosa in più durante la stagione perché è uno in grado di stimolarti col suo atteggiamento. Come vede, potrei continuare a dire bene di tutti. Mi creda, un gruppo così andrebbe menzionato tutto”.

    Del nuovo gruppo invece chi è curioso di incontrare?

    “Sono curioso di lavorare con Juantorena. È un giocatore che arriva a Monza in un momento di carriera nel quale ha davvero vinto molto e in cui sono più gli anni che ha fatto rispetto a quelli che gli restano da giocare e penso abbia molto da insegnare a tutti con il suo bel bagaglio di esperienza”.

    foto Lega Volley

    È un anno in cui gli occhi puntati su Monza saranno tanti. Soffre questa pressione del doversi replicare?

    “No, mi stimola a fare ancora meglio. È un anno sicuramente difficile nel quale tutti si aspettano molto da noi, e soprattutto un anno in cui gli avversari arriveranno a Monza con la voglia di fare risultato. Ricominciamo da un gruppo nuovo, da un anno molto importante appena passato e dalla consapevolezza di voler dimostrare molto, in Italia e anche in Europa”.

    A livello internazionale si è appena affacciato con la nazionale. C’è qualcosa che le ha lasciato il primo contatto con De Giorgi?

    “La nazionale è stata un’esperienza molto preziosa. Mi è arrivata la comunicazione mentre ero dal fisioterapista e la gioia è stata incontenibile. Penso di essere cresciuto molto tecnicamente e personalmente grazie ai ragazzi che ho avuto modo di conoscere e grazie al lavoro fatto con De Giorgi. Lui è un allenatore pacato con il quale quando ho avuto i miei momenti di alti e bassi ha saputo darmi quella scossa che è tipica dei leader. Mi piace il suo approccio, molto preciso, puntiglioso. È uno che ti spiega ogni singola scelta, ogni singola mossa. Spero che sia solo una prima volta e che ne seguano altre. Ma questo è il sogno di chi come me vorrebbe vestire quella maglia sempre”.

    Gaggini, lei è consapevole dell’essere uno su cui la pallavolo italiana vorrà costruire un futuro campione?

    “Io sono felice di tutto ciò che ho avuto. Ancora per certe cose non mi sembra vero di essere arrivato fino a qui. Penso che continuerò a viverla così, lavorando e andando in palestra ogni giorno senza l’illusione di avere niente di più di ciò che ho. Ciò che arriverà in più sarà un’immensa gioia”.

    Intervista di Roberto Zucca LEGGI TUTTO

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    Luca Martinelli pronto per un altro salto: “Voglio scoprire i limiti del mio gioco”

    Ha saputo entrare in punta di piedi nel mondo della A3. Giornata dopo giornata Luca Martinelli scalava la classifica silenziosamente con la neopromossa e sorpresa del torneo Mantova, fino a diventare una certezza granitica della stagione. Tutto ciò che Luca non lo ha avuto con la fisicità prorompente, lo ha conquistato prepotentemente con l’impegno e dimostrando ogni domenica di valere ben oltre la serie B che fino all’anno prima giocava con Scanzorosciate. Ha ottenuto i playoff, il titolo di scommessa vinta da parte della società lombarda e da qualche giorno, la notizia è che ad attenderlo il prossimo anno c’è un nuovo salto di categoria, stavolta con la maglia di Cantù.

    “Volevo investire su me stesso. Ho ventisei anni, non sono certo il più giovane della categoria. Ma la curiosità di capire fin dove si possono spingere i limiti del mio gioco è tanta. Non lo so se la A3 è il mio limite, se lo sarà la A2 il prossimo anno, se potrò e come potrò dare di più. Ho fatto una bellissima chiacchierata con il tecnico Mattioli e poi ho deciso di aderire al progetto perché mi interessava lavorare tanto. Non vedo l’ora di cominciare”

    foto Lega Volley

    A seguirla da Mantova anche Novello.

    “Mi sono trovato molto bene con Marco. Sono felice che ci ritroveremo assieme nella stessa squadra il prossimo anno”

    Dove può arrivare Cantù?

    “Devo essere onesto con lei e dire che anche per me sarà una scoperta perché in questo campionato ci arrivo da esordiente. È presto per capirlo”

    Perché ce l’ha fatta Martinelli?

    “Per il carattere. Ho imparato una cosa, ossia che per ovviare alla mancanza di qualità fisiche, avrei dovuto lavorare e puntare su altro. Penso alla qualità dell’alzata o alla gestione delle partite. Se ci pensa non era per niente scontato aggirare l’ostacolo fisico. Credo di aver capito certe situazioni di gioco e di aver saputo sfruttare le occasioni che mi sono state offerte, facendomi trovare pronto”

    Con lei Mantova ha scalato la classifica.

    “Ho trovato un bellissimo affiatamento. Abbiamo lottato spesso con gli infortuni, diventando bravi a presentarci con una formazione diversa e giocandoci varie possibilità. Parlo anche del mio ruolo. Ad esempio, siamo rimasti un mese e mezzo senza Marco, e uno come lui a livello di individualità e di punti macinati è una mancanza a cui si deve dare seguito con tanta grinta. Su questo aspetto, abbiamo lavorato tutti, con una panchina lunga e una società che non ci ha mai messo pressioni e ci ha fatto giocare in maniera molto serena. Tra campionato e coppe reggere gli urti per quaranta partite non è stato semplicissimo. Personalmente mi ritengo molto soddisfatto, nonostante non siamo riusciti a centrare l’obiettivo promozione”

    foto Lega Volley

    L’immagine di Martinelli è quella del ragazzo di provincia che per anni fa gavetta nelle serie minori e poi sboccia. Si riconosce?

    “Sono arrivato in A a 25 anni senza saltare le tappe. Mi sono preparato e anno dopo anno è maturato in me il sentimento di investire nella pallavolo. Studio Scienze Motorie, mi piacerebbe diventare un giorno personal trainer magari e fino a qualche anno non credevo pienamente che la pallavolo potesse diventare un’attività così preponderante. La chiamata di Scanzorosciate qualche anno fa è stata casuale e ci siamo giocati delle finali, così come la scommessa di Mantova è arrivata in un momento in cui non pensavo potesse esserci l’ingresso in A3 e ho accettato con l’entusiasmo e la voglia di mettermi a disposizione”

    Cosa rimane del Luca di Bussolengo che non voleva lasciare casa?

    “Quel legame forte, il rapporto stretto con la mia famiglia e gli amici e la voglia di tornarci ogni volta che posso, anche perché il viaggio non è proprio così impegnativo anche adesso che andrò a Cantù. Ho cominciato a dieci anni questo sport, e a diciassette ho giocato con le giovanili della Calzedonia. Non pensavo che la strada da Bussolengo sarebbe stata questa e vivo tutto con grande gioia, indipendentemente da ciò che succederà o da quanto tempo durerà”

    Intervista di Roberto Zucca LEGGI TUTTO