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    Niente Superlicenza, Herta non può arrivare. Ora serve una riflessione

    TORINO – La Formula 1 è autarchica, nel senso che vuole “pescare” i nuovi piloti dentro i propri confini: un ossimoro, sia chiaro, perché ci sono piloti di ogni nazionalità. Sarebbe più giusto dire che esiste una sorta di principio ad excludendum, che è quello che ha escluso (appunto) l’americano Colton Herta, cui la Fia non ha concesso la Superlicenza. Sia chiaro, tutto è stato fatto secondo le regole, sebbene – sempre secondo le regole – si sarebbe potuta provare una scappatoia. Ma una questione di opportunità ha fatto propendere per il no.
    MECCANISMO – Nulla di imprevisto e imprevedibile, ma resta il fatto che nel meccanismo che regola la concessione delle Superlicenza (un sistema a punteggio) i campionati americani valgono troppo poco. Questo è il punto e questa è anche la questione che ha creato malumore tra i piloti americani, il sentirsi poco o non sufficientemente considerati. Il nodo esiste, inutile negarlo, a prescindere da qualsiasi considerazione sullo spessore tecnico delle gare d’Oltreoceano. La Fia sostiene che i processi legislativi sono sempre in divenire, il che è vero e innegabile, nulla è mai scritto per sempre. Nel frattempo, Herta resta negli Stati Uniti e la Red Bull (che l’avrebbe voluto per l’Alpha Tauri) seguirà altre strade, che finiranno per toccare anche l’Alpine, la Williams, Mick Schumacher e forse Giovinazzi. Ma queste sono altre storie. LEGGI TUTTO

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    I tanti risvolti della vicenda De Vries: per lui le sliding doors sembrano aprirsi

    TORINO – La vicenda che sia vivendo l’olandese Nyck De Vries – non ha ancora firmato per l’Alpha Tauri, ma sembra vicino a chiudere l’accordo – si presta a una serie di considerazioni. La prima racconta un classica vicenda da “sliding doors”: l’olandese, che di mestiere è pilota di Formula E (è stato anche campione del mondo) e tester Mercedes, s’è trovato sulla Williams quasi per caso, senza l’attacco di appendicite di Albon non avrebbe mai avuto la possibilità di guidare. Lui però s’è giocato bene le sue carte (diciamo al meglio) ed è diventato improvvisamente appetibile. Bravo.

    OLANDA – La seconda considerazione, puramente commerciale, è legato alla sua nazionalità olandese. Nell’era in cui domina Verstappen, il tifo (e dunque il business) targato Olanda è in grande crescita, avere due piloti anziché uno è un modo per spremere ulteriormente tutto quel che si può spremere. Conta anche questo. La terza riguarda lo stop a Colton Herta, il pilota americano – giovane e molto promettente – che in tanti avrebbero voluto vedere in Formula 1. Ma le rigidità della Fia impediscono a Herta di avere la Superlicenza già per il ‘23, un’eventuale deroga avrebbe fatto aggrottare troppe ciglia, dunque non se ne farà nulla. Per certo versi è giusto così, per altri meno, perché il sistema di attribuzione penalizza troppo le categorie americane.

    LA FILIERA – Una quarta (e poi magari ce ne sarebbero tante altre) è che la filiera giovanile della Red Bull mostra il passo. E non da oggi. Così, anziché promuovere un giovane (come s’è fatto tante volte in passato), si prende in considerazione un pilota nel pieno della maturità professionale (De Vries ha 27 anni). E comunque, al netto di tutto, de De Vries avrà l’Apha Tauri di Pierre Gasly (che in questo caso passerà in Alpine) se la sarà meritata. Un plauso ci vuole. LEGGI TUTTO

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    Budget cap, le vittoria di Verstappen stoppano spese e sviluppi

    TORINO – Tanto si è parlato di budget cap, con “marcature” strette tra i vari team e messaggi in codice lanciati da una squadra all’altra. Ma alla fine, più che la volontà di spendere oppure quella di risparmiare, oltre la necessità di fare l’una o l’altra cosa, sono arrivate le quattro vittorie di fila di Max Verstappen. La pietra finale su qualsivoglia velleità di spendere soldi extra nello sviluppo delle rispettive monoposto. Semplicemente, non ce n’è più bisogno.
    MERCEDES – In queste settimane si era molto discusso dell’arrivo di un telaio alleggerito per la Red Bull. Pare che, in effetti, che il telaio esista. Ma non verrà usato. Non servirebbe. I due Mondiali sono così vicini che ci vuole davvero poco per portarli a casa. A Singapore ci sarà un aggiornamento, ma sarebbe corretto chiamarlo mini aggiornamento, comunque l’ultimo della stagione. Anche la Ferrari preferisce guardare al 2023, sebbene questo non significhi fermare lo sviluppo dell’attuale auto. Al contrario, si continuerà sulla strada segnata, che comunque prevede ritocchi e piccoli step. Solo la Mercedes avrebbe interesse a “spremere” un po’ di più il budget per tentare di conquistare almeno una vittoria, ma è più una questione d’immagine (e di orgoglio) che una reale esigenza.
    INFLAZIONE – Da ricordare, in tutto questo, che le squadre hanno beneficiato di un ritocco al tetto delle spese, concordato con gli organizzatori del Mondiale, necessario ad affrontare l’inflazione e soprattutto l’aumento delle spese logistiche. Dunque, i conti sono più o meno in ordine (stante il fatto che restano grandi differenza tra le squadre di punta e le altre). E per quest’anno sta bene così a tutti quanti. LEGGI TUTTO

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    Charles-Max, strade opposte per puntare a vincere

    MONZA – Avranno avuto ragione i ferraristi o gli uomini della Red Bull? La questione è correlata alle qualifiche del GP d’Italia e ai pronostici per la corsa. La Ferrari ha scelto di avere un’auto molto veloce, cosa che a Monza conta sempre; i rivali di avere un’auto più equilibrata e dunque più efficiente in curva (ma, attenzione, non è che la squadra di Verstappen non abbia velocità di punta…). La partita per il GP è anche in questi termini. Verstappen lo sa quando ammette che è stato un po’ penalizzato sul giro secco, ma aggiunge: “Spero che la temperatura salga”. Sa di avere un auto che sfrutta bene le gomme e immagina che alla Ferrari abbiano un problema di segno opposto. La sua strategia per vincere sta tutta qui: saper attendere e avere una auto complessivamente più fresca sino a fine gara.
    I GIOCHI – A scombinare un po’ i giochi (e confondere le acque) c’è il fatto che a Maranello non si sono limitati a ottimizzare la messa a punto per questa gara, ma hanno deciso di rimettere sulla monoposto alcuni particolari che a inizio stagione avevano funzionato bene, meglio dei successivi aggiornamenti. Si può dire che sia un cambiamento “strutturale” e non solo congiunturale. Basterà per battere superMax? Lo si vedrà. Ma la prima mossa, poi staremo a vedere quel che accadrà, spetterà a Leclerc che al via deve essere pressoché perfetto. Il primo colpo alla sicurezza di Verstappen è questo. Peccato che Carlos Sainz debba scattare indietro. Ma nel suo caso la grande velocità di punta potrebbe essere la chiave per la rimonta. A Monza sono attesi oltre 130 mila spettatori. Il tifo spingerà le Rosse come non mai… LEGGI TUTTO

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    Red Bull-Porsche e l'accordo che manca. E il tempo stringe

    TORINO – Una decisione dovrà essere presa entro il 10 settembre, data ultima utile. Il braccio di ferro si trascina da un po’. Parliamo dell’accordo tra la Red Bull e la Porsche, altro marchio della galassia Volkswagen, pronto a entrare in Formula 1 (dopo l’annuncio dell’impegno Audi, comunicato nei giorni di Spa). La strada individuata dall’Audi è chiara: costruire un motore (anzi, una power unit) e poco a poco legarsi alla Sauber, sulla falsariga di quanto avvenne anni fa tra la stessa Sauber e la Bmw (ora non più in Formula 1).
    POWERTRAIN – Nel caso della Porsche e della Red Bull la faccenda è più complessa. La squadra anglo austriaca ha dato vita a una divisione powertrain, che ha ereditato (se così si può dire) i motori Honda. In futuro dovrebbe realizzare la parte termica della power unit, lasciando a Porsche la parte elettrica (che con il nuovo regolamento conterà di più). La Porsche dovrebbe acquistare il 50 per cento della stessa Red Bull, operazione alla quale il patron austriaco Dieter Mateschitz avrebbe dato il via libera; tuttavia ci sono resistenze nella parte britannica dell’azienda, che teme di perdere autonomia. La partita dunque è aperta. Ma solo fino al 10 settembre. LEGGI TUTTO

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    Ktm imita l'Aprilia: cresce il travarso tra Formula 1 e MotoGP

    TORINO – La ricetta per rendere le due ruote vincenti? Raddoppiare. Prendere tecnologia, uomini e idee dalle quattro ruote. La strada aperta tre anni da dall’Aprilia con l’arrivo di Massimo Rivola, ex direttore sportivo e poi responsabile del cantera Ferrari, è sempre più seguita e continua a crescere il travaso tra MotoGP e la Formula 1, complice la necessità di lavorare sempre di più non solo sul motore, ma anche e soprattutto sull’aerodinamica (e con essa la gestione delle gomme). Fattori chiave nelle quattro ruote, ora anche nelle due, dove la telaistica, così cara (e riuscita) alle Case giapponesi, è di fatto superata. O comunque non basta più, nonna la differenza.Così, riconoscendo a  Rivola la paternità di una nuova filosofia che ha portato grandi frutti all’Aprilia, il gran capo della Ktm, una delle Case più deludenti di questa stagione, dopo aver dato il via libera al trasferimento di Miguel Oliveira e Raul Fernandez proprio a Noale (nel nuovo team satellite di proprietà malese) ha rotto gli indugi e annuncia una svolta. La stessa per altro seguita da Yamaha, che per trattenere Fabio Quartararo ha dovuto ingaggiare Luca Marmorini, l’ex motorista Ferrari che nel 2020 ha sviluppato il motore Aprilia, e dalla Honda, che con meno enfasi (ma ormai è allo sbando e deve fare qualcosa per non perdere Marc Marquez) ha preso tecnici dal proprio (ex) settore F1.«Il nuovo capo dell’Aprilia è molto intelligente, mi piace molto – afferma Stefan Pierer -. Dalla F1 ha portato con sé molta esperienza nel campo dell’aerodinamica. L’anno prossimo aumenteremo il nostro impegno nei confronti del personale proveniente dalla F1. Per fortuna abbiamo un rapporto di lunga data con la Red Bull, che è una squadra vincente, quindi sappiamo a quale porta bussare. La Red Bull ha centinaia di tecnici aerodinamici con molta esperienza. Questa sarà una delle chiavi per il 2023».Una collaborazione che farà piacere anche alla stessa Red Bull, che come tutti i grandi team per rispettare il Budget Cap deve tagliare o ricollocare gli organici. Così il proprio know how non finisce alla concorrenza diretta, per altro. Mentre la Ktm potrà beneficiare del supporto di parte del gruppo di lavoro più ammirato della F1, quello diretto dal genio di Adrian Newey.In tutto questo l’unico costruttore che continua a fare tutto in casa è la Ducati, proprio quello che ha dato il via alla nuova era delle moto-monoposto. Prima con le ali (l’Aprilia recentemente ha introdotto per la prima volta quella posteriore e Borgo Panigale le alette stile dinosauro), poi con altre trovate aerodinamiche e tecniche (abbassatore). Ma non bisogna dimenticare che Ducati in questi anni ha sfruttato il legame con Audi, la Casa che ne ha la proprietà e che rientrerà in F1. LEGGI TUTTO

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    Per Sainz, un'eredità pesante. Per Leclerc, un'impresa difficile

    TORINO – No, non ci sarà il duello dal fondo della griglia tra Charles Leclerc e Max Verstappen. Loro due sono penalizzati per cambio motore (come si sapeva fin dall’inizio), ma giunti a questo momento della stagione sono tanti i piloti in debito di ossigeno. Così i penalizzati diventano sette in totale, la griglia di partenza resta stravolta rispetto alle posizioni realmente ottenute. Leclerc e Verstappen si daranno battaglia a metà gruppo e, almeno nelle prime fasi, sarà dura (specie alla prima curva, dopo che sulla via di fuga è stata riposizionata la ghiaia).

    IL TELAIO – Certo, la Red Bull vista in qualifica mostra una straordinaria superiorità, ci si chiede se sia merito del nuovo telaio alleggerito o semplicemente delle doti di base di una monoposto eccellente. L’auto del campione del mondo ha facilità nel mandare in temperatura le gomme e in qualifica questa qualità è emersa. In gara, se le previsioni meteo sono corrette, farà più caldo e quindi il vantaggio potrebbe essere un po’ meno evidente. Ma, certo, battere questa Red Bull a Spa è un’impresa molto ardua.

    LE PRIME FASI – In ogni caso, nelle prime fasi di gara, la partita sarà nelle mani di Carlos Sainz che ha ereditato (per così dire…) la pole da Verstappen. Ma al fianco ha Sergio Perez, che potrà sfruttare le stesse doti che ha sfruttato Verstappen e anche il vantaggio di avere la scia nel primo giro. La Red Bull mette paura, in teoria può portare due auto sul podio. Ma questa Formula 1, così aperta, ha insegnato a non “blindare” mai alcun pronostico. LEGGI TUTTO