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    Penalità Perez, Marko: “I 10 secondi sarebbero stati ridicoli”

    SINGAPORE – Spettacolo e colpi di scena in gara, incertezza anche dopo la bandiera a scacchi. Il primo GP di Singapore dopo due anni di assenza ha lasciato con il fiato sospeso i tifosi anche dopo il termine della gara conclusa con il successo di Sergio Perez su Charles Leclerc, ma con il messicano sotto investigazione per due possibili infrazioni commesse in regime di Safety Car. Dopo oltre due ore di attesa il verdetto della Race Direction, che ha comminato cinque secondi di penalità al pilota Red Bull confermando l’ordine di arrivo.
    “Gara incredibile di Perez”
    Sulla penalità di “Checo” e sulla sua straordinaria prestazione si è espresso Helmut Marko, consulente di casa Red Bull. “I 10 secondi di penalità sarebbero stati ridicoli – afferma l’austriaco ai microfoni di Sky Deutschland – ma non avrebbero sminuito la prestazione di Perez, formidabile per tutta la gara, fin dalla partenza. Ha resistito molto bene alla pressione di Leclerc e anche nel finale quando gli è stato chiesto di guadagnare ulteriori secondi lo ha fatto con grande sicurezza”. LEGGI TUTTO

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    Ferrari e Red Bull, il confronto non è solo tecnico

    TORINO – La Formula 1 ha toccato il fondo? La questione è solo semantica, sia chiaro, non metaforica. Perché la Formula 1 di questi ultimi tempi – quelli post pandemia (ammesso che sia finita) – sembra godere di una salute strepitosa. Si parla di fondi, ma anche di budget. La Red Bull, ad esempio, pare che abbia alleggerito il telaio della sua auto, ma che non intenda usare questa soluzione nella stagione in corso, visto che il Mondiale è ormai in tasca. E potrebbe mettere nel computo di quest’anno delle spese che verranno utili l’anno prossimo. Voci ufficiali non ce ne sono, nessuno può dire con certezza se ci si trovi nel campo del vero o del verosimile.
    ALONSO E LA MCLAREN – I fondi, allora. L’Alpine ne avrà uno nuovo (Alonso si è detto sicuro che garantirà un buon vantaggio) e anche la McLaren dovrebbe fare altrettanto. Sulla Ferrari aleggia un certo mistero, la questione del fondo è stata dibattuta a lungo nei giorni di Monza, con interventi degli stessi ferraristi. Pare che nel GP d’Italia, dove le Rosse sono andate meglio che in altre corse precedenti, ci siano state delle modifiche e che a Singapore si dovesse sintetizzarle con un fondo nuovo. Ferrari come Alpine come McLaren. Invece non si sa se verrà usato, lo si scoprirà tra libere e qualifiche. Potrebbe essere una scelta tecnica (ma Sainz lo ha brevemente testato a Fiorano) oppure, come per la Red Bull, di tipo economico. La Formula ai tempi di oggi è anche questo, un rebus che combina alchimie finanziarie e soluzioni ingegneristiche. LEGGI TUTTO

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    Niente Superlicenza, Herta non può arrivare. Ora serve una riflessione

    TORINO – La Formula 1 è autarchica, nel senso che vuole “pescare” i nuovi piloti dentro i propri confini: un ossimoro, sia chiaro, perché ci sono piloti di ogni nazionalità. Sarebbe più giusto dire che esiste una sorta di principio ad excludendum, che è quello che ha escluso (appunto) l’americano Colton Herta, cui la Fia non ha concesso la Superlicenza. Sia chiaro, tutto è stato fatto secondo le regole, sebbene – sempre secondo le regole – si sarebbe potuta provare una scappatoia. Ma una questione di opportunità ha fatto propendere per il no.
    MECCANISMO – Nulla di imprevisto e imprevedibile, ma resta il fatto che nel meccanismo che regola la concessione delle Superlicenza (un sistema a punteggio) i campionati americani valgono troppo poco. Questo è il punto e questa è anche la questione che ha creato malumore tra i piloti americani, il sentirsi poco o non sufficientemente considerati. Il nodo esiste, inutile negarlo, a prescindere da qualsiasi considerazione sullo spessore tecnico delle gare d’Oltreoceano. La Fia sostiene che i processi legislativi sono sempre in divenire, il che è vero e innegabile, nulla è mai scritto per sempre. Nel frattempo, Herta resta negli Stati Uniti e la Red Bull (che l’avrebbe voluto per l’Alpha Tauri) seguirà altre strade, che finiranno per toccare anche l’Alpine, la Williams, Mick Schumacher e forse Giovinazzi. Ma queste sono altre storie. LEGGI TUTTO

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    I tanti risvolti della vicenda De Vries: per lui le sliding doors sembrano aprirsi

    TORINO – La vicenda che sia vivendo l’olandese Nyck De Vries – non ha ancora firmato per l’Alpha Tauri, ma sembra vicino a chiudere l’accordo – si presta a una serie di considerazioni. La prima racconta un classica vicenda da “sliding doors”: l’olandese, che di mestiere è pilota di Formula E (è stato anche campione del mondo) e tester Mercedes, s’è trovato sulla Williams quasi per caso, senza l’attacco di appendicite di Albon non avrebbe mai avuto la possibilità di guidare. Lui però s’è giocato bene le sue carte (diciamo al meglio) ed è diventato improvvisamente appetibile. Bravo.

    OLANDA – La seconda considerazione, puramente commerciale, è legato alla sua nazionalità olandese. Nell’era in cui domina Verstappen, il tifo (e dunque il business) targato Olanda è in grande crescita, avere due piloti anziché uno è un modo per spremere ulteriormente tutto quel che si può spremere. Conta anche questo. La terza riguarda lo stop a Colton Herta, il pilota americano – giovane e molto promettente – che in tanti avrebbero voluto vedere in Formula 1. Ma le rigidità della Fia impediscono a Herta di avere la Superlicenza già per il ‘23, un’eventuale deroga avrebbe fatto aggrottare troppe ciglia, dunque non se ne farà nulla. Per certo versi è giusto così, per altri meno, perché il sistema di attribuzione penalizza troppo le categorie americane.

    LA FILIERA – Una quarta (e poi magari ce ne sarebbero tante altre) è che la filiera giovanile della Red Bull mostra il passo. E non da oggi. Così, anziché promuovere un giovane (come s’è fatto tante volte in passato), si prende in considerazione un pilota nel pieno della maturità professionale (De Vries ha 27 anni). E comunque, al netto di tutto, de De Vries avrà l’Apha Tauri di Pierre Gasly (che in questo caso passerà in Alpine) se la sarà meritata. Un plauso ci vuole. LEGGI TUTTO

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    Budget cap, le vittoria di Verstappen stoppano spese e sviluppi

    TORINO – Tanto si è parlato di budget cap, con “marcature” strette tra i vari team e messaggi in codice lanciati da una squadra all’altra. Ma alla fine, più che la volontà di spendere oppure quella di risparmiare, oltre la necessità di fare l’una o l’altra cosa, sono arrivate le quattro vittorie di fila di Max Verstappen. La pietra finale su qualsivoglia velleità di spendere soldi extra nello sviluppo delle rispettive monoposto. Semplicemente, non ce n’è più bisogno.
    MERCEDES – In queste settimane si era molto discusso dell’arrivo di un telaio alleggerito per la Red Bull. Pare che, in effetti, che il telaio esista. Ma non verrà usato. Non servirebbe. I due Mondiali sono così vicini che ci vuole davvero poco per portarli a casa. A Singapore ci sarà un aggiornamento, ma sarebbe corretto chiamarlo mini aggiornamento, comunque l’ultimo della stagione. Anche la Ferrari preferisce guardare al 2023, sebbene questo non significhi fermare lo sviluppo dell’attuale auto. Al contrario, si continuerà sulla strada segnata, che comunque prevede ritocchi e piccoli step. Solo la Mercedes avrebbe interesse a “spremere” un po’ di più il budget per tentare di conquistare almeno una vittoria, ma è più una questione d’immagine (e di orgoglio) che una reale esigenza.
    INFLAZIONE – Da ricordare, in tutto questo, che le squadre hanno beneficiato di un ritocco al tetto delle spese, concordato con gli organizzatori del Mondiale, necessario ad affrontare l’inflazione e soprattutto l’aumento delle spese logistiche. Dunque, i conti sono più o meno in ordine (stante il fatto che restano grandi differenza tra le squadre di punta e le altre). E per quest’anno sta bene così a tutti quanti. LEGGI TUTTO

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    Charles-Max, strade opposte per puntare a vincere

    MONZA – Avranno avuto ragione i ferraristi o gli uomini della Red Bull? La questione è correlata alle qualifiche del GP d’Italia e ai pronostici per la corsa. La Ferrari ha scelto di avere un’auto molto veloce, cosa che a Monza conta sempre; i rivali di avere un’auto più equilibrata e dunque più efficiente in curva (ma, attenzione, non è che la squadra di Verstappen non abbia velocità di punta…). La partita per il GP è anche in questi termini. Verstappen lo sa quando ammette che è stato un po’ penalizzato sul giro secco, ma aggiunge: “Spero che la temperatura salga”. Sa di avere un auto che sfrutta bene le gomme e immagina che alla Ferrari abbiano un problema di segno opposto. La sua strategia per vincere sta tutta qui: saper attendere e avere una auto complessivamente più fresca sino a fine gara.
    I GIOCHI – A scombinare un po’ i giochi (e confondere le acque) c’è il fatto che a Maranello non si sono limitati a ottimizzare la messa a punto per questa gara, ma hanno deciso di rimettere sulla monoposto alcuni particolari che a inizio stagione avevano funzionato bene, meglio dei successivi aggiornamenti. Si può dire che sia un cambiamento “strutturale” e non solo congiunturale. Basterà per battere superMax? Lo si vedrà. Ma la prima mossa, poi staremo a vedere quel che accadrà, spetterà a Leclerc che al via deve essere pressoché perfetto. Il primo colpo alla sicurezza di Verstappen è questo. Peccato che Carlos Sainz debba scattare indietro. Ma nel suo caso la grande velocità di punta potrebbe essere la chiave per la rimonta. A Monza sono attesi oltre 130 mila spettatori. Il tifo spingerà le Rosse come non mai… LEGGI TUTTO

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    Red Bull-Porsche e l'accordo che manca. E il tempo stringe

    TORINO – Una decisione dovrà essere presa entro il 10 settembre, data ultima utile. Il braccio di ferro si trascina da un po’. Parliamo dell’accordo tra la Red Bull e la Porsche, altro marchio della galassia Volkswagen, pronto a entrare in Formula 1 (dopo l’annuncio dell’impegno Audi, comunicato nei giorni di Spa). La strada individuata dall’Audi è chiara: costruire un motore (anzi, una power unit) e poco a poco legarsi alla Sauber, sulla falsariga di quanto avvenne anni fa tra la stessa Sauber e la Bmw (ora non più in Formula 1).
    POWERTRAIN – Nel caso della Porsche e della Red Bull la faccenda è più complessa. La squadra anglo austriaca ha dato vita a una divisione powertrain, che ha ereditato (se così si può dire) i motori Honda. In futuro dovrebbe realizzare la parte termica della power unit, lasciando a Porsche la parte elettrica (che con il nuovo regolamento conterà di più). La Porsche dovrebbe acquistare il 50 per cento della stessa Red Bull, operazione alla quale il patron austriaco Dieter Mateschitz avrebbe dato il via libera; tuttavia ci sono resistenze nella parte britannica dell’azienda, che teme di perdere autonomia. La partita dunque è aperta. Ma solo fino al 10 settembre. LEGGI TUTTO