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    Keita illegale: mura al primo piano di un palazzo, colpisce come un pugile professionista!

    Nel weekend delle Final Four di Coppa Italia, girando per l’Unipol Arena prima delle partite, davanti a un cartellone gigantesco siamo rimasti letteralmente a bocca aperta. Roba da Sindrome di Stendhal. A grandezza naturale erano rappresentate le sagome di quattro giocatori con relative altezze: 206 cm per Keita, 211 cm per Michieletto, 204 cm per Chinenyeze, 200 cm per Giannelli. E sin qui nulla di nuovo. Alzando lo sguardo, però, abbiamo letto altri numeri: 350 cm Keita, 345 cm Michieletto, 338 cm Chinenyeze, 335 cm Giannelli. Ovvero le misure dei loro salti a muro, ovviamente a braccia distese, dunque dalla punta delle dita.

    Grazie alla collaborazione della Lega Volley, nella persona di Francesco Mazziotti, responsabile della Comunicazione, abbiamo chiesto e ottenuto quella grafica che potete ammirare qui in basso.

    foto Lega Volley

    Vi possiamo garantire che vederla a schermo è una cosa, farlo dal vivo trovandocisi sotto fa tutto un altro effetto perché, nel caso di Keita, 3 metri e mezzo d’altezza sono una misura che fa impallidire.

    Detto che la rete di pallavolo, nel maschile, è piazzata a un’altezza di 2,43 metri, capite bene che quando il numero 9 di Verona ti salta davanti a muro, tra la banda e le sue mani c’è un ostacolo alto un metro in più. Ma cosa ancor più impressionante è capire realmente di che misura stiamo parlando. Tre metri e mezzo, ad esempio, è l’altezza del balcone del primo piano di un palazzo. Dunque, se vi trovate per strada, provate ad alzare gli occhi e fare un salto, e poi pensate al fatto che lui arrivi a toccare sotto il balcone con la punta delle dita e noi altri al massimo al tasto dell’ultimo piano… del citofono.

    Non contenti, abbiamo chiesto informazioni anche sul punto più alto che Keita raggiunge con una breve rincorsa e non da fermo, ovvero quando attacca un pallone con qualche passo di rincorsa. Udite udite, la misura passa da 350 a 380 cm!!! Stiamo parlando di quasi quattro metri d’altezza, l’equivalente di un tir misurato dall’asfalto al tetto del rimorchio. Si tratta comunque di misure che vengono prese, è corretto precisarlo, utilizzando il vertec jump test. In partita magari sarà qualcosina di meno, ma tre metri e ottanta li devi comunque saltare e non è cosa banale neanche tra i giocatori professionisti (cestisti compresi). Pensate che alcuni suoi compagni di squadra, ridendo di gusto, ci hanno anche raccontato che proprio al vertec, in palestra, Keita i 380 cm “li fa tranquillamente quando non c’ha voglia” e che a muro, in realtà, arriverebbe anche ai 364 centimetri. Misura, aggiungiamo noi, che difficilmente sfiora in partita a causa di quel saltare a muro sempre tutto scomposto, ma questa è un’altra storia.

    foto Verona Volley

    Detto dell’altezza siderale da cui partono i palloni che schiaccia, notevole è anche la potenza di sparo. In questo caso abbiamo interpellato direttamente l’ufficio stampa della Rana Verona che ci ha risposto così: arriva a schiacciare a 120 km/h e a battere a 130!!!

    No, dimenticate i paragoni con auto e moto, gli esempi che vi stiamo per fare potrebbero incuriosirvi molto di più. Partiamo dalla forza che un giocatore come Keita può imprimere a un pallone schiacciandolo da tale altezza e a quelle velocità con una traiettoria inclinata di 40°/45°. Il risultato si aggira attorno ai 470 Newton, unità di misura della forza. Per darvi un’idea, un pugile professionista, con un pugno potente, può generare una forza che varia tra i 400 e i 700 Newton.

    Subito, ovviamente, il pensiero va a quei liberi e ricettori che certe bordate se le vedono arrivare addosso e, come visto fare ad esempio in diverse azioni a Fabio Balaso proprio in finale di Coppa Italia, magari le tirano pure su mettendo la palla in testa al palleggiatore… (mostri pure loro senza se e senza ma). Ebbene, detto della forza sprigionata dall’impatto con il pallone al momento della schiacciata, quella relativa all’impatto del pallone stesso a terra o sui polsi di un giocatore avversario, dunque a fine corsa, è ancora maggiore e supera i 482 Newton.

    Cosa vuol dire questo? Che un pallone che pesa 280 grammi viene percepito da chi lo riceve come un peso di 47/50 kg che gli arriva addosso alla velocità 34,5 metri al secondo. Bisogna avere davvero braccia d’acciaio, proprio come quelle di Balaso.

    La foto che lo ritrae qui in alto, per quanto non sia recentissima, ci torna utile perché mostra chiaramente la deformazione del pallone sulle sue braccia. E dire che, chi gioca lo sa bene, i palloni da pallavolo non sono certo morbidi (la pressione interna è di 0,33 bar). Se ti arrivano addosso fanno davvero male. Qualche volta lo scoprono persino i computer dei giornalisti seduti a bordo campo…

    Di Giuliano Bindoni LEGGI TUTTO

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    Verona, Stoytchev spiega le difficoltà che hanno deciso la sconfitta contro Trento

    In un Pala AGSM AIM che ha fatto il record di presenze stagionali – 5200 gli spettatori che hanno popolato gli spalti – Rana Verona non riesce a tenere i ritmi dell’Itas Trentino, che si aggiudica il derby dell’Adige in tre set. Gli ospiti sbloccano il risultato, si aggiudicano il secondo set e chiudono la pratica nel terzo, nonostante la reazione da parte della squadra di Coach Stoytchev. Non sono bastati i 16 sigilli di Keita e i 13 di Mozic, con 3 muri-punto, agli scaligeri per raccogliere punti. Sul fronte opposto, Michieletto è stato premiato come MVP. Nel prossimo weekend, Verona sarà di nuovo protagonista tra le mura amiche, ospitando Monza. 

    Radostin Stoytchev (allenatore Rana Verona): “Nel primo set loro sono partiti molto bene in battuta, con pochissimi errori e un’alta efficienza e noi non siamo riusciti a giocare la palla nella maggior parte dei casi e a tenere in ricezione. In settimana abbiamo avuto Keita e Abaev ammalati e Zingel con un problema fisico. Non ci siamo allenati come avremmo voluto. Adesso dobbiamo tornare in campo con tanto lavoro e impegno da parte di tutti, perché ci aspetta una gara molto importante, come lo sono tutte. Bisogna resistere perché lo sport è anche resistenza e reazione!”.

    (fonte: Verona Volley) LEGGI TUTTO

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    Il derby dell’Adige è di Trento: Verona si arrende in tre set

    In un Pala AGSM AIM che ha fatto il record di presenze stagionali – 5200 gli spettatori che hanno popolato gli spalti – Rana Verona non riesce a tenere i ritmi dell’Itas Trentino, che si aggiudica il derby dell’Adige in tre set. Gli ospiti sbloccano il risultato, si aggiudicano il secondo set e chiudono la pratica nel terzo, nonostante la reazione da parte della squadra di Coach Stoytchev. Non sono bastati i 16 sigilli di Keita e i 13 di Mozic, con 3 muri-punto, agli scaligeri per raccogliere punti. Sul fronte opposto, Michieletto è stato premiato come MVP.

    1° set – La gara prende il via con il primo tempo di Flavio, ma i padroni di casa entrano subito in partita con il mani out di Jensen (2-3). La formazione ospite prova a prendere il largo al termine di un lungo rally grazie al diagonale timbrato da Garcia (2-6). Trento cerca di staccarsi nel punteggio grazie ai colpi di Michieletto e Flavio, che spediscono il risultato sul 10-15.

    Il martello trentino, poi, si scatena dai nove metri e infila tre ace di fila, entrando in serie e incrementando il vantaggio. Keita interrompe la striscia positiva per l’11-21. Keita prova a tenere a galla i suoi, ma il lungolinea di Lavia vale il set point, che Mozic annulla. Lo stesso Lavia pone fine al parziale sul 16-25. 

    2° set – Mozic apre i giochi al rientro in campo, trovando la giusta deviazione delle mani avversarie. La partenza è più equilibrata, poi Michieletto si rimette in proprio al servizio, ma Keita spezza subito la serie per il 4-5. Anche Garcia tira forte in battuta e stampa due ace consecutivi che portano il match sul 5-10. Keita prende per mano i suoi e per due azioni di seguito passa, prima del monster block di Mozic (9-12).

    Gli ospiti cercano di distaccarsi di nuovo, con Sani che riduce il gap per l’11-15. Le distanze si accorciano quando Mozic argina il tentativo di Garcia (15-18). La truppa in maglia bianca, però, tiene le redini dell’incontro e con due muri vincenti di Lavia si aggiudica anche il secondo parziale (19-25). 

    3° set – Parte bene Verona nel terzo set, con l’ace di Sani che vale il momentaneo 3-1. L’attacco a segno di Keita consegna tre lunghezze di vantaggio a Verona, ma Trento recupera terreno grazie all’ace di Garcia, poi Michieletto incrocia in caduta e inverte il trend (8-9). Gli scaligeri restano però aggrappati al punteggio grazie al mani out firmato da Mozic, prima del controsorpasso dato dall’ace di Keita (12-13).

    Nella sfida dai nove metri, Garcia risponde a Mozic, poi Sani gioca bene con le mani avversarie per il 16-16. Si gioca punto a punto, con Keita che tiene in equilibrio da posto due (19-19). Zingel mette a segno un primo tempo e tiene in scia Verona, poi Lavia e Michieletto appongono il sigillo sulla gara e consegnano i tre punti a Trento (23-25). 

    Rana Verona 0Itas Trentino 3 (16-25, 19-25, 23-25)

    Rana Verona: Abaev 0, Mozic 13, Cortesia 3, Jensen 4, Keita 16, Zingel 2, Righetti (L), D’Amico (L), Sani 6, Spirito 0, Bonisoli 0, Vitelli 0. N.E. Chevalier, Zanotti. All. Stoytchev. Itas Trentino: Sbertoli 0, Michieletto 13, Resende Gualberto 12, Garcia Fernandez 7, Lavia 12, Bartha 8, Bristot (L), Kozamernik 0, Rychlicki 0, Laurenzano (L). N.E. Pesaresi, Pellacani, Magalini, Acquarone. All. Soli.

    ARBITRI: Zanussi, Pozzato. NOTE – durata set: 24′, 25′, 27′; tot: 76′.

    (fonte: Verona Volley) LEGGI TUTTO

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    Coach Stoytchev presenta l’ottava giornata di ritorno contro Trento

    Dopo il weekend dedicato alle Final Four di Coppa Italia, terminato con la medaglia d’argento, Rana Verona torna in campo per il campionato di SuperLega in occasione della settima giornata di ritorno. Domenica alle 16.00 arriva l’Itas Trentino per il derby dell’Adige e in prossimità della sfida, Coach Stoytchev ha parlato in conferenza stampa.
    Queste le sue parole: “Ci aspetta una gara contro una delle squadre più forti in Italia, che adesso ha anche la possibilità di puntare al primo posto. Nel proprio roster, Trento ha i migliori giocatori italiani, leader della Nazionale, come Sbertoli, Michieletto, Lavia, Laurenzano, che gli permette di avere in tutti i ruoli una formazione ben equilibrata e bilanciata. Michieletto fa la differenza in attacco dove ha 45% di efficienza, ma ricevono anche molto bene, oltre ad avere buone individualità che possono decidere la partita attraverso un fondamentale, come ad esempio la battuta dello stesso Michieletto. Sarà una partita complicata e come al solito dobbiamo mettercela tutta in campo”.
    Tornando sulle Final Four di Coppa Italia ha detto: “Quello che ci ha mostrato la finale di coppa è che le cose che stiamo dicendo da due anni sono reali ovvero che la società vuole lottare per i primi posti e la strada intrapresa è quella giusta. Non cambia la sostanza di questa stagione: i giocatori hanno dimostrato volontà, coraggio ed emozione, lottando su ogni singolo punto e questo fa loro onore. Anche loro hanno avuto la conferma che lavorando e giocando in un certo modo si può competere con le squadre più forti. Cosa cambierei della finale? La rotazione iniziale del quinto set. Come incastro andava bene ma abbiamo perso il sorteggio e la prima battuta era nostra, quindi preferivo partire più sicuro in battuta. È stata una scelta che abbiamo preso e che ci sembrava giusta in quel momento. Jensen? Abaev lo usava molto bene e ci aspettavamo che facesse i punti con muro a uno. C’è da dire anche che il primo set era nostro sul 21-18, poi ci siamo incastrati con la battuta di Gargiulo, che ha cambiato l’andamento del match”.
    Poi ha aggiunto: “La volontà e l’atteggiamento non sono mancati nella finale, altrimenti non avremmo rimontato due set. Una squadra giovane come la nostra non sa gestire al meglio la stanchezza. Dopo una gara di cinque set del giorno prima, la prestazione di tutti come salto, velocità è scesa. Un giocatore di grande esperienza, consapevole che magari salta meno in attacco, fa dei movimenti o delle azioni che compensano. Sono tante piccole cose che appartengono al giocatore esperto che ha già giocato tornei di questo tipo. Per noi non era così”.
    Infine ha concluso: “Il pubblico si meritava anche qualcosa in più, tutti lo speravamo, penso che tutti ci meritassimo di più, ma Civitanova ha vinto meritatamente. L’entusiasmo delle persone e dei partner lo capisco e mi fa molto piacere, perché è una riconoscenza nei confronti di quello che sta facendo la squadra. Il nostro lavoro come staff è di valutare bene dove siamo ora e non siamo ancora arrivati al livello di maturità e di meccanismi e di testa che ci siamo posti di raggiungere. La crescita di una squadra dipende da tanti componenti: i principi della società, la materia prima ovvero i giocatori, la loro capacità di essere allenabili. Tutti danno un contributo, ma è un processo che richiede tempo. La strada più corta è comprare giocatori forti e aggiustarli, ma non garantisce i risultati. Noi abbiamo scelto l’altra strada e questa coppa ci ha confermato che stiamo andando nella direzione giusta, ma la strada è ancora lunga. Quando hai una rosa un po’ ristretta allenarsi è più complicato e come prestazione di gioco siamo un po’ dipendenti dal livello di allenamento durante la settimana. Da quando manca Džavoronok alleniamo tutti e due i moduli per capire quale dei due sia più producente per la partita successiva”. LEGGI TUTTO

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    Verona ospita Trento, Stoytchev: “Non siamo ancora arrivati al livello di maturità stabilito”

    Dopo il weekend dedicato alle Final Four di Coppa Italia, terminato con la medaglia d’argento, Rana Verona torna in campo per il campionato di SuperLega in occasione della settima giornata di ritorno. Domenica alle 16.00 arriva l’Itas Trentino per il derby dell’Adige e in prossimità della sfida, Coach Stoytchev ha parlato in conferenza stampa. 

    Queste le sue parole: “Ci aspetta una gara contro una delle squadre più forti in Italia, che adesso ha anche la possibilità di puntare al primo posto. Nel proprio roster, Trento ha i migliori giocatori italiani, leader della Nazionale, come Sbertoli, Michieletto, Lavia, Laurenzano, che gli permette di avere in tutti i ruoli una formazione ben equilibrata e bilanciata. Michieletto fa la differenza in attacco dove ha 45% di efficienza, ma ricevono anche molto bene, oltre ad avere buone individualità che possono decidere la partita attraverso un fondamentale, come ad esempio la battuta dello stesso Michieletto. Sarà una partita complicata e come al solito dobbiamo mettercela tutta in campo”. 

    Tornando sulle Final Four di Coppa Italia ha detto: “Quello che ci ha mostrato la finale di coppa è che le cose che stiamo dicendo da due anni sono reali ovvero che la società vuole lottare per i primi posti e la strada intrapresa è quella giusta. Non cambia la sostanza di questa stagione: i giocatori hanno dimostrato volontà, coraggio ed emozione, lottando su ogni singolo punto e questo fa loro onore. Anche loro hanno avuto la conferma che lavorando e giocando in un certo modo si può competere con le squadre più forti.

    Cosa cambierei della finale? La rotazione iniziale del quinto set. Come incastro andava bene ma abbiamo perso il sorteggio e la prima battuta era nostra, quindi preferivo partire più sicuro in battuta. È stata una scelta che abbiamo preso e che ci sembrava giusta in quel momento. Jensen? Abaev lo usava molto bene e ci aspettavamo che facesse i punti con muro a uno. C’è da dire anche che il primo set era nostro sul 21-18, poi ci siamo incastrati con la battuta di Gargiulo, che ha cambiato l’andamento del match”. 

    Poi ha aggiunto: “La volontà e l’atteggiamento non sono mancati nella finale, altrimenti non avremmo rimontato due set. Una squadra giovane come la nostra non sa gestire al meglio la stanchezza. Dopo una gara di cinque set del giorno prima, la prestazione di tutti come salto, velocità è scesa. Un giocatore di grande esperienza, consapevole che magari salta meno in attacco, fa dei movimenti o delle azioni che compensano. Sono tante piccole cose che appartengono al giocatore esperto che ha già giocato tornei di questo tipo. Per noi non era così”. 

    Infine ha concluso: “Il pubblico si meritava anche qualcosa in più, tutti lo speravamo, penso che tutti ci meritassimo di più, ma Civitanova ha vinto meritatamente. L’entusiasmo delle persone e dei partner lo capisco e mi fa molto piacere, perché è una riconoscenza nei confronti di quello che sta facendo la squadra. Il nostro lavoro come staff è di valutare bene dove siamo ora e non siamo ancora arrivati al livello di maturità e di meccanismi e di testa che ci siamo posti di raggiungere. La crescita di una squadra dipende da tanti componenti: i principi della società, la materia prima ovvero i giocatori, la loro capacità di essere allenabili. Tutti danno un contributo, ma è un processo che richiede tempo.

    La strada più corta è comprare giocatori forti e aggiustarli, ma non garantisce i risultati. Noi abbiamo scelto l’altra strada e questa coppa ci ha confermato che stiamo andando nella direzione giusta, ma la strada è ancora lunga. Quando hai una rosa un po’ ristretta allenarsi è più complicato e come prestazione di gioco siamo un po’ dipendenti dal livello di allenamento durante la settimana. Da quando manca Džavoronok alleniamo tutti e due i moduli per capire quale dei due sia più producente per la partita successiva”. 

    (fonte: Verona Volley) LEGGI TUTTO

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    Verona, periodo di stage per lo schiacciatore giapponese Sakamoto Andeisena

    In questi giorni si è aggregato al gruppo squadra di Rana Verona anche Sakamoto Andeisena, giovane schiacciatore giapponese proveniente dalla Chuo University di Tokyo, che nel 2016 ha avviato il progetto Volleyball Club Support Association, che offre la possibilità a giovani atleti delle formazioni collegiali di maturare esperienze formative in campionati esteri.  

    Il giocatore classe 2005 – 192 cm di altezza e capace di toccare i 337 cm nel salto in attacco – svolgerà un periodo di stage di alcune settimane, durante le quali prenderà parte agli allenamenti assieme a Mozic e compagni, entrando così a contatto con il metodo di lavoro e la preparazione alle partite di una squadra di SuperLega. 

    (fonte: Rana Verona) LEGGI TUTTO

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    Rana Verona: i valori, le ambizioni, il mercato. Ci racconta tutto il presidente Fanini

    Verona Volley. Anno di fondazione 2021 (27 maggio). 2021/22 prima stagione in Superlega, chiusa al nono posto con 27 punti. Al secondo anno (2022/2023) qualificazione in Coppa Italia, dove viene eliminata quarti, e primo pass per i playoff come quinta forza al termine della regular season (i punti questa volta sono 37). Al terzo anno altra qualificazione ai playoff, questa volta da settima (36 punti). Arriviamo così alla stagione in corso, la quarta in Superlega. Una stagione dove Verona ha già rischiato di mettere in bacheca il suo primo trofeo centrando una clamorosa qualificazione in finale di Coppa Italia ai danni di Perugia (dicasi Perugia!) e mancando l’appuntamento con la storia sono al tiebreak contro Civitanova. In campionato, intanto, attualmente è quinta, ma i punti, con cinque gare ancora da giocare, sono già 30. Che dire, niente male per una realtà così giovane in un campionato così competitivo.

    “Anche in finale abbiamo dimostrato di essere una squadra che non molla mai, siamo arrivati veramente vicini. Siamo comunque orgogliosi di quello che abbiamo fatto. Credo che per noi sia l’inizio di un bel percorso. Tre anni fa penso che tutti avremmo firmato per trovarci in questa situazione e perdere una finale così al tiebreak. Credo che abbiamo reso orgogliosa tutta la città di Verona. I ragazzi sono stati meravigliosi e i tifosi ci hanno supportato con un grande seguito. Ovvio, le finali si vogliono vincere e perdere lascia un po’ l’amaro in bocca, ma si comincia sempre così per poi vincerne altre” dichiara a margine della premiazione ai nostri microfoni il presidente degli scaligeri, Stefano Fanini.

    E non sono frasi di circostanza le sue. L’entusiasmo dei veneti in questa due giorni bolognese, giocatori, staff, dirigenti, supporters, era tangibile e assolutamente sincero. D’altronde la prima volta non si scorda mai, anche se vale una medaglia d’argento. Questa Rana Verona, capace di risorgere sia in semifinale che in finale da uno svantaggio di due set, ha fatto innamorare di sé un po’ tutti. Questo è il bello dello sport: al di là della fede, al di là delle simpatie, al di là di tutto, le imprese degli underdog fanno sempre breccia perché rompono gli equilibri, ribaltano i pronostici, generano un sano sentimento di ammirazione.

    Un’etichetta, quella di sfavorita, che però Verona, statene certi, si scrollerà di dosso molto molto presto. Il mercato che stanno portando avanti i dirigenti porterà alla costruzione di una squadra da scudetto. Blindati i due top player, Keita e Mozic, che dalla prossima stagione formeranno regolarmente la coppia (mostruosa) di posto 4, arriveranno il brasiliano Darlan nel ruolo di opposto e lo statunitense Christenson in regia. Due trattative, pare, già fatte e finite. Un altro nome di un certo peso potrebbe essere quello di Simone Anzani, ruolo centrale. Per adesso solo una voce, un rumors di mercato, che abbiamo raccolto proprio in queste ore. E poi chissà, il resto lo scopriremo presto…

    “Sui nomi da confermare è assolutamente prematuro perché la stagione è ancora in corso e ci sono ancora tanti obiettivi da raggiungere. Sicuramente il nostro obiettivo – prosegue Fanini – sarà quello di migliorarci e di avere una squadra sempre più competitiva. Credo che in questi tre anni di vita di Verona Volley sia stato fatto un percorso davvero importante. Tanto che ora, e questa è una cosa molto bella, tantissimi giocatori vogliono venire a Verona perché non ci vedono come un punto di transito ma di arrivo. Sia a livello nazionale che internazionale stiamo acquisendo una grande serietà. Vogliamo sicuramente fare qualcosa di bello per il volley, anche grazie al nostro title sponsor Rana e gli altri nostri partners”.

    Compreso, nonostante il nostro pressing, che di nomi, Fanini, non ne farà, dribblando i nostri tentativi come il Ronaldinho dei bei tempi, “D’altronde ho avuto un passato da calciatore” ci scherza su, proviamo allora ad affrontare con lui il tema delle tempistiche del volley mercato. Giusto o sbagliato che i roster vengano definiti con così largo anticipo, già tra novembre e dicembre? Non sarebbe più funzionale, oltre che mediaticamente più ‘appealing’ (attraente), soprattutto in questo momento storico di grande visibilità per la pallavolo, avere una o due finestre precise di mercato, come avviene nel calcio ad esempio? (per i non calciofili, una finestra principale di mercato dopo la fine dei campionati e una di riparazione a gennaio con date fisse di inizio e fine).

    “Sicuramente si sta sempre più anticipando il volley mercato e questo a volte può anche creare qualche fastidio e destabilizzare le squadre. Regolamentarlo sarebbe comunque relativo perché poi, per quanto possano esserci dei termini, le trattative comunque si muovono come succede anche in altri sport. Però in questo dobbiamo essere bravi anche noi presidenti e le società a tenere un attimo il tutto sotto traccia per tutelare la stagione in corso. Altrimenti diventa tutto un enorme caos. In questo devo dire che un po’ tutti noi presidenti ci siamo dati questo gentlemen’s agreement, cercando di lavorare per il futuro senza però – conclude Fanini – che questo venga troppo pubblicizzato per il bene di tutti e del movimento”.

    Intervista di Giuliano Bindoni LEGGI TUTTO

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    Final Four Del Monte Coppa Italia 2025: il pagellone di Paolo Cozzi

    Quindici set, più di sette ore di pallavolo emozionante con continui ribaltamenti, spalti gremiti e festanti alla Unipol Arena: questa in breve la sintesi delle Final Four di Coppa Italia che hanno visto Civitanova issarsi meritatamente sul gradino più alto del podio.

    Un successo di una squadra giovane, rifondata a partire dall’allenatore, che cresciuta step by step nel corso della stagione ha saputo imporsi con bel gioco e voglia di emergere. Protagonista assoluta anche Verona, che gioca forse una pallavolo scontata e meno imprevedibile, ma ha messo in mostra un Keita e un Mozic semplicemente devastanti. Restano con il cerino in mano e le ferite da curare Perugia e Trento, autentiche mattatrici di questa prima parte di stagione, che nel momento della difficoltà hanno dimostrato di non avere gli anticorpi per tirarsi fuori da una situazione difficile.

    C’è da dire che i loro tanti giocatori reduci dalla lunga estate con le nazionali e culminata con l’Olimpiade sono sembrati parecchio stanchi dopo un lungo tour de force fra campionato e coppe europee, ma non può bastare questo a spiegare i loro tonfi in semifinale.

    foto Lega Volley

    Cucine Lube Civitanova: voto 10Un plauso a Medei per aver bruciato le tappe e portato subito una squadra ringiovanita parecchio a festeggiare una vittoria. Il mal di trasferta sembra dimenticato. Boninfante giostra i suoi attaccanti col piglio del veterano. Loeppky dimostra che la finale scudetto dell’anno scorso con Monza non è stata frutto del caso e chiude la Finale con una prova maiuscola anche in ricezione. Bottolo dimostra di essere maturato e anche se subisce qualcosa di troppo a muro, trova finalmente continuità di rendimento. E infine Nikolov, talento cristallino capace di mettere a segno 16 punti in poco più di due set e di rilanciare Civitanova nel momento più buio del match.

    Con i centrali solidi e ben sfruttati (resto però sempre del pensiero che Chinenyeze abbia i mezzi fisici per poter fare molto di più) e un Balaso meritatamente MVP di una squadra che sembra aver risolto i suoi atavici problemi in ricezione, stecca il match il solo Lagumdzija, che soprattutto con 6 errori diretti dimostra di non essere riuscito ad incanalare la tensione nella giusta direzione. Servizio e muro sono comunque le armi principali di una squadra che sta dimostrando tanta fame di affermarsi.

    foto Lega Volley

    Rana Verona: voto 9Sfiora il colpaccio da outsider, mostra al meglio della forma i suoi due gioielli e riavvicina Stoitchev ad un successo in Italia che ormai gli manca da parecchi anni. Ma alla lunga l’assenza di Dzavoronok pesa e prima Jensen e poi Sani dimostrano di essere dei buoni comprimari, ma di non essere pronti per ruoli da protagonisti.

    Abaev, molto positivo a muro nella due giorni bolognese, è costretto ad incentrare quasi il 70% del proprio gioco su due soli attaccanti e alla lunga questo facilita le scelte del muro avversario, ma il poco o direi nullo gioco al centro non convince. Altalenante la ricezione con Keita cercatissimo dai battitori avversari e D’Amico che si immola per occupare più campo possibile.

    Se Mozic, non lo scopriamo certo ora, è giocatore potente e finalmente recuperato dopo i problemi fisici, Keita si presenta al grande pubblico con una due giorni fatta di attacchi pazzeschi ad altezze siderali…. Vero che alla fine ci sono anche molti errori al servizio e murate, ma di giocatori fisicamente straripanti e così determinati nel recente passato me ne vengono in mente pochi fra cui Ivan Milkovic, Wout Wisjmans e Igor Omrcen.

    foto Lega Volley

    Sir Susa Vim Perugia: voto 4Passando alle due grandi deluse, Perugia paga tantissimo l’assenza di Plotnytskyi, anche se il suo sostituto Ishikawa è giocatore di primissimo livello. Vero che in battuta perde molto senza l’ucraino ma è l’assenza totale di muro che ha lasciato stupiti, unita ad un Semeniuk sottotono che subisce ben 7 ace, una enormità per un atleta del suo livello e talento. Anche Giannelli per una volta buca il match con alzate ogni tanto corte e una intesa con Loser che stenta a decollare. Nota positiva il recupero di Russo, che al centro della rete torna a far sentire le sue manone possenti e ad attaccare con precisione, e il solito ed eterno Colaci.

    foto Lega Volley

    Itas Trentino: voto 4Trento è forse la squadra più scottata da queste Finals, perché con Perugia in difficoltà sembrava pronta ad autonominarsi leader del gruppo, invece ancora una volta paga la giornata no di un Rychlicki irriconoscibile, di un attacco troppo falloso e un Michieletto che come Giannelli sembra avere il serbatoio delle energie mentali in riserva. Meglio certamente Lavia e meglio i due centrali, con Flavio pazzesco in attacco e Bartha che rovina un ottimo match attaccando fuori l’ultima palla pressoché senza muro. Sottotono anche il muro in una squadra che paga sicuramente Sbertoli in posto 2, ma che con Lavia e Michieletto, oltre ai centrali stessi, ha degli ottimi atleti nel fondamentale.

    Di Paolo Cozzi LEGGI TUTTO