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    Pozzecco sembra Al Pacino: discorso da brividi dopo la sconfitta con Bologna

    Non è iniziata nel migliore dei modi la nuova avventura di Gianmarco Pozzecco alla guida del Asvel Villeurbanne. Il tecnico italiano, che resterà ct part-time della Nazionale, ha avuto un duro debutto contro la Virtus Bologna nel Round 5 di EuroLeague, chiudendo con una sconfitta di misura (87-84). Nonostante il ko, Pozzecco ha motivato e ringraziato i suoi ragazzi con un discorso da brividi.
    Pozzecco, discorso da brividi dopo il ko
    Pozzecco, che ha avuto poco più di un allenamento per preparare questa dura sfida, ha parlato così alla sua squadra nel post-partita: “Cosa vi avevo detto? Avete lottato. Non voglio vedere nessuno con la testa bassa. Avete fatto un grande lavoro. Meritavate di vincere al 100%. Al 100%. Perché avete lottato dalla palla a due fino alla fine. Abbiamo fatto un grosso passo in avanti. Avete fatto un grande lavoro, tutti. Dopo questa partita sono ancora più contento di essere qui”. LEGGI TUTTO

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    Pozzecco e la multa in autobus presa per colpa sua dalla mamma

    Un vulcano, grintoso, emotivo, diretto. Gianmarco Pozzecco è una personalità dalle mille sfaccettature che abbiamo imparato a conoscere osservandolo come condottiero della nazionale italiana di basket.
    Pozzecco, la mamma e la multa sull’autobus
    Gli aneddoti interessanti sulla sua vita sono molteplici ma lo stesso Pozzecco, opsite di RaiSport, ne ha raccontato uno risalente alla sua infanzia che ha fatto sorridere molti. Una multa presa su un autobus con la mamma che compra il suo regolare biglietto ma non quello di Gianmarco che, essendo alto meno di un metro poteva viaggiare gratis. Il controllore non si fida e misura Pozzecco: 1.01 metri. Multa inevitabile. Una volta tornati a casa l’aneddoto diventa esilarante. La mamma non si da pace e lo misura di nuovo: 0.98 cm. Quindi com’è possibile che sull’autobus l’altezza fosse diversa? “Per fare il figo mi ero messo in punta dei piedi”, ha affermato Pozzecco ricordando quella scena con un sorriso. LEGGI TUTTO

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    Pozzecco amaro dopo il ko Italia: “Abbiamo un rimpianto”. E sugli Usa…

    MANILA (FILIPPINE) – “I ragazzi sono stati straordinari, purtroppo è mancata la fortuna perchè abbiamo battuto la Serbia e abbiamo trovato gli Usa dopo che hanno perso con la Lituania. Loro hanno fatto una partita stellare, ma io sono fiero dei miei ragazzi”. La soddisfazione di Gianmarco Pozzecco, allenatore dell’Italia, commenta a caldo ai microfoni di Sky Sport la pesante sconfitta per 100-63 contro gli Usa ai Mondiali di basket. “Siamo amareggiati perché abbiamo fatto credere a tutti che si poteva vincere e di questo sono orgoglioso, resta il risultato storico di essere entrato nei primi 8. Tutto quello che hanno fatto è qualcosa di meraviglioso”, aggiunge l’ex tecnico della Dinamo Sassari.
    Pozzecco: “Se non avessimo incontrato gli States…”
    Il ct azzurro mette in evidenza il suo più grande rimpianto: “Se non avessimo incontrato l’America saremmo andati in semifinale, è una mia convinzione. Proprio perchè ho considerazione dei miei ragazzi. Per il futuro siamo sulla strada giusta, abbiamo altre due partite in cui inizierò a fare ragionamenti anche in prospettiva”, la chiosa finale di Pozzecco a Sky. LEGGI TUTTO

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    Ricci mette la tripla: il festeggiamento a distanza con Pozzecco

    Un momento particolarmente significativo, per lo sviluppo della partita, è stato il canestro da tre punti di Pippo Ricci al minuto 4′ dell’ultima frazione. Una tripla che ha regalato il +12 (62-50) e ha dato sicurezza ai ragazzi di Pozzecco. Il festeggiamento dell’ala dell’Olimpia Milano rivela anche lo splendido clima e il grande rapporto dei giocatori con il commissario tecnico.

    Ricci-Pozzecco, la dedica e la risposta

    Ricci festeggia mimando il gesto del fucile. Sono punti pesanti e la dedica è a Pozzecco che ha speso in questi giorni (complessi, soprattutto dopo la sconfitta contro la Repubblica Dominicana) solo parole di stima e affetto per i suoi ragazzi. La risposta a distanza è un cuore, che il coach azzurro dedica al suo giocatore. LEGGI TUTTO

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    Italia, scatta il ritiro Mondiale senza Mannion. Pozzecco: “Decisione sofferta“

    L’Italia del basket corre verso Manila, più precisamente verso il Il 25 agosto che coincide con l’esordio al Mondiale contro Angola nella spettacolare Philippine Arena, impianto da 55.000 posti. Oggi la Nazionale si trova sull’Alpe Cimbra, a Folgaria per il ritiro che poi andrà avanti attraverso sette amichevoli di preparazione. All’appello manca Nico Mannion, autorizzato a non aggregarsi alla squadra.
    Mannion forfait Italia, le parole di Pozzecco 
    Così il ct Gianmarco Pozzecco: “Questa estate Nico Mannion non farà parte della squadra. E’ stata una decisione sofferta ma condivisa da entrambe le parti. Negli ultimi due anni, Nico è stato protagonista assoluto con la Nazionale dimostrando un forte attaccamento all’Azzurro e una grande professionalità. Per far questo, però, ha messo a dura prova il suo fisico e abbiamo ritenuto, di comune accordo, che fosse il caso di non includerlo nel roster dei giocatori che da oggi prepareranno il Mondiale. Inizia un lungo percorso che non vediamo l’ora di intraprendere. L’entusiasmo con cui i ragazzi si sono presentati in raduno è il filo conduttore che ci riconnetterà a quanto di buono fatto nelle precedenti uscite”.
    Italia, la lista dei convocati 
    #0 Marco Spissu (1995, 185, Playmaker, Umana Reyer Venezia)#7 Stefano Tonut (1993, 194, Guardia, EA7 Emporio Armani Milano)#9 Nicolò Melli (1991, 205, Ala, EA7 Emporio Armani Milano)#13 Simone Fontecchio (1995, 203, Ala, Utah Jazz – NBA) dal 28 luglio#17 Giampaolo Ricci (1991, 202, Ala, EA7 Emporio Armani Milano)#18 Matteo Spagnolo (2003, 194, Playmaker, Real Madrid – Spagna)#30 Guglielmo Caruso (1999, 208, Ala/Centro, EA7 Emporio Armani Milano)#33 Achille Polonara (1991, 205, Ala, Virtus Segafredo Bologna)#35 Mouhamet Diouf (2001, 206, Ala/Centro, Río Breogán – Spagna)#36 Riccardo Visconti (1998, 198, Guardia, Carpegna Prosciutto Pesaro)#40 Luca Severini (1996, 204, Ala/Centro, Bertram Yacht Tortona)#50 Gabriele Procida (2002, 200, Guardia/Ala, Alba Berlino – Germania)#53 Tomas Woldetensae (1998, 196, Guardia/Ala, Openjobmetis Varese)#54 Alessandro Pajola (1999, 194, Playmaker, Virtus Segafredo Bologna)#70 Luigi Datome (1987, 203, Ala, EA7 Emporio Armani Milano) LEGGI TUTTO

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    Pozzecco esclusivo: l’Italia ambiziosa, i Mondiali, i giovani e Banchero

    Pozzecco, com’è cambiata la sia vita da papà?

    «Sono estremamente felice, Un mio amico mi prendeva in giro quando dicevo  un anno che i miei azzurri erano come figli perché non ero ancora papà. Lo so che sono emozioni diverse, io prendo Gala dalla culla, la porto con me a letto e me la metto sul petto, la sento respirare, non potrei farlo con Melli o Polonara. Con un figlio hai la necessità che stia bene, quando piange vorresti piangere tu, così come quando ha la febbre o male al pancino. Ma intendevo dire che a me interessa soprattutto che i miei giocatori stiano bene e possano esprimere in campo il loro talento e fuori la loro personalità».

    Essere stato un grande giocatore la ispira, dunque. Diverso dai coach non giocatori?«La prima impressione che si ha di un coach ex giocatore è sbagliata. Si pensa sia favorito dal sapere cosa farà un atleta. Invece è penalizzante perché uno potrebbe aspettarsi l’identico modo di reagire dal punto di vista emotivo e tecnico alle situazioni e non succede. Generalizzando può aiutare l’empatia. Ma anche in questo ci sono casi diversi. Io uso l’empatia per aiutarli, è il mio unico obiettivo. Se un giocatore sbaglia so che è il più dispiaciuto, certo, in casi di menefreghismo mi arrabbio e correggo, ma tra i giocatori di oggi i menefreghisti non esistono. Soffrono per i loro errori».

    Lei però è uno che vive di emozioni e le mostra. Come fa invece con i giocatori?«Vivo le partite in modo animato, acceso, è vero. Ma nella quotidianità, pur incazzandomi quando è necessario, sono sereno e voglio trasmettere questo. Come coach sono cambiato dopo Varese. Arrivato a Sassari ho capito che i giocatori vedevano il peggio di me in partita, che perdevo il controllo, ma in settimana ero diverso. Allora ho cercato di mediar e mi sono spiegato. E quello mi ha aiutato. Io posso allenare solo così. Per me allenare è coerenza, anche se il compianto Maurizio Costanzo diceva che ogni tanto la coerenza è stupidità. Alla fine sa qual è la chiave? Io mi fido di loro, perciò mi spendo per loro. E questo crea consapevolezza, in me e in loro. Poi arriva il momento delle decisioni e soffro se devo escludere qualcuno, anche perché a volte un giocatore non capisce. A me è successo, ai tempi. Ora dico una cosa che penso e non ho mai detto. Io non sono peggio di come appaio, perché non sono preoccupato di come appaio. Però vivo in un mondo in cui tutti cercano di mostrarsi meglio di quanto siano, preoccupati. Dunque sembrano meglio di me. Ma i giocatori capiscono, prima o poi».

    Ha parlato delle decisioni, quest’anno lei potrebbe avere problemi di abbondanza.«Io ne porterei 35, ma poi forse il 36° si arrabbierebbe comunque. Farò scelte tecniche, ma dando opportunità a tutti. Abbiamo giovani emergenti, i reduci dall’Europeo che hanno meritato. Ma sono orgoglioso di loro e degli altrui progressi. Io vedo che almeno 16-18 giocatori potrebbero entrare nei 12. Ma forse l’unico aspetto negativo di un lavoro meraviglioso».

    Lei è stato ed è tuttora personaggio. Il Basket ha bisogno di giocatori che siano personaggi e riferimenti. Come fare?«Credo sia una questione generale, anche nel calcio per esempio. Forse è il talento più diffuso, la possibilità di allenarsi in modo più sofistico. Ma anche io credo sia necessario, soprattutto che nelle squadre ci siano giocatori di riferimento per gli appassionati, che si creino rivalità. In modo che il pubblico e i bambini, i ragazzini, si possano identificare. Occorre che le società in tal senso cambino e si aprano, aiutino i ragazzi a esprimersi. Io vivo un momento di grande entusiasmo perché girando per i campi e i raduni, vedo tanti giovani di grande talento. Noi avevamo un vantaggio, potevamo identificarci già nei ragazzi che crescevano nelle giovanili e si preparavano a sostituire i grandi. Ricordo che andai a vedere una finale giovanile perché c’erano Morandotti e Fumagalli. Tre settimane fa ai raduni Under 15 e 16 ho visto ragazzi che possono diventare fenomenali. Ma dobbiamo ritrovare il romanticismo e il coraggio di quei tempi, puntare su almeno un giocatore rappresentativo per ogni squadra».

    Sgomberiamo il campo dal “caso” Banchero, su cui c’è stata un po’ di confusione. Tanto una risposta Paolo la darà.«Dobbiamo riconoscere che sia cambiato lo scenario. Con lungimiranza la Fip, Trainotti, Fois avevano individuato un grande talento dotato anche di grande etica. A causa del covid non è potuto venire prima. Poi è cresciuto al di là delle più rosee previsioni. Siamo contenti che se lo sia meritato, ora la sua scelta è più difficile. Banchero è un ragazzo estremamente serio, non focalizzato soltanto su se stesso, con idee chiare. Ha un modo di giocare e una comprensione del basket di livello tale che si può adeguare ovunque. Abbiamo sognato, teniamo la speranza accesa, ma tutto è cambiato. Ci darà una risposta, sono sicuro, per tempo. Nel frattempo io vado avanti». LEGGI TUTTO

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    Petrucci: “Con il Poz tutti vogliono la Nazionale”

    «Di che cosa?».
    Di tre cose, in verità: dell’operato della Lega, dei criteri di distribuzione dei contributi pubblici alle federazioni, della copertura mediatica del suo sport. Due mesi dopo, va meglio?
    «Sono sufficientemente intelligente da correggermi, se necessario. Per quanto riguarda la Lega, Umberto Gandini ha organizzato a Torino una finale di Coppa Italia straordinaria, forse la migliore che abbia mai visto: sono arrivati gli spettatori, gli sponsor, il ritorno d’immagine. Gli faccio i complimenti. Mi ha fatto ricredere sulla Lega. Terza questione, la visibilità. Lo sport deve comunicare e su questo aspetto stiamo investendo, partendo dal presupposto che siamo solo ai primi passi e il bello per il basket deve ancora venire».
    Ha saltato la questione dei contributi.
    «No, l’ho lasciata per ultima. Dei contributi mi sono lamentato e mi lamento. I criteri, gli algoritmi come dicono a Sport e Salute, devono cambiare. Per ora c’è solo l’insoddisfazione di Petrucci, e guarda un po’ su 46 federazioni più della metà la pensa allo stesso modo, però tutti mandano avanti me. Se si proseguirà così, oltre a parlare metteremo in atto misure più concrete. Tutte quelle che la legge ci consente».
    Su 295 milioni ve ne sono toccati una decina.
    «Siamo noni in classifica e non è possibile, con la popolarità del basket e con tutte le tasse che versiamo. Da federazione professionistica prendiamo meno di altre che professionistiche non sono. So che adesso ci saranno nuove nomine ai vertici. Vediamo che cosa accadrà».
    Il calcio con Lotito ha portato una bella quinta colonna in parlamento.
    «Galliani, Carnevali e Lotito sono i migliori dirigenti che abbia il calcio. Lotito in particolare possiede l’esperienza giusta per spingere provvedimenti che aiutano il calcio. Ma aiutano anche il basket e gli altri sport».
    Aleggia sempre questo paragone con la pallavolo.
    «Mi offendo quando me lo propongono. Non invidio nessuno perché l’invidioso è un perdente e io non sono un perdente. Complimenti alla pallavolo per i successi. Comunque sono certo che gli algoritmi verranno cambiati e smetteranno di essere segreti quanto la profezia di Fatima».
    Come vanno i rapporti con il nuovo ministro?
    «Conosco Andrea Abodi da tanti anni. Io ero presidente del Coni, lui era nel consiglio e si preparava su tutto, io volevo andare avanti con l’ordine del giorno e gli dicevo: se non sei d’accordo, astieniti. E lui: astenermi? No, io voto contro. L’ho sempre apprezzato e come ministro dello sport è una scelta felice. Ci siamo incontrati una settimana fa. Abbiamo chiesto per Roma l’organizzazione del torneo preolimpico di basket 3×3. Vogliamo allestirlo al Foro Italico il prossimo anno e lui si è impegnato ad aiutarci sul piano economico».
    Lei crede molto nel 3×3.
    «Siamo in tanti a crederci. È lo sport che nasce dal basso, come quando mettevamo le borse per fare le porte in piazza o come in America quando i ragazzini si radunano sotto un canestro. Abbiamo un organizzatore tra i migliori, Master Group Sport. I giovani sono interessati. Faremo diverse tappe in Italia. È come con il padel: non si può combattere il futuro».
    Intanto il basket classico va per la sua strada, e con Gianmarco Pozzecco sembra una strada asfaltata.
    «Pensavo fosse il ct ideale. Lo sta dimostrando. Soprattutto per l’entusiasmo che ha portato. Vado in giro con lui e mi rendo conto che nessun altro allenatore italiano gode della sua popolarità. Una federazione deve perseguire sia il risultato sportivo sia la crescita dell’immagine. Del secondo punto abbiamo detto. Per quanto riguarda il primo, sin qui direi bene: siamo al Mondiale, abbiamo battuto la Spagna dopo otto anni. È significativo il fatto che Pozzecco sia stato richiesto da club stranieri importanti».
    Lo vede più come un personaggio, un gestore di personaggi o semplicemente un bravo tecnico?
    «Vorrei che si guardasse con attenzione agli allenamenti che dirige. Nel basket come nel calcio ci sono tecnici convinti di essere professori. Pozzecco è un allenatore bravo, concreto. Si fa ascoltare e sa quando piazzare una frase che distende l’atmosfera. Non voglio fenomeni, i fenomeni mi fanno paura».
    Vi aiuta la crescita di una generazione che sembra di ottimo livello.
    «Questi giovani che abbiamo visto contro la Spagna sono potenziali elementi da NBA. Non è che in America ci siano solo mostri. Ma poi sta cambiando l’atteggiamento dei giocatori nei confronti della Nazionale. Lo leggo nei messaggi che mi arrivano dai convocati, carichi di eccitazione. NIente più bocche storte e questo è merito anche di Pozzecco. Andiamo avanti senza esaltarci. Il basket è difficile, il terzo sport più seguito al mondo dopo il calcio e il cricket che fa storia a sé per via dell’India. Nessuno si aspettava l’Argentina fuori del Mondiale».
    Da noi il basket riscopre le grandi piazze tradizionali, come Milano e Bologna, che però continuano a stentare in Europa. È un problema ?
    «Lo è, e abbiamo un punto da chiarire con l’Eurolega, che ormai costituisce una realtà consolidata. Ci sono troppe partite. E giocatori stressati. Un aspetto che il nuovo presidente Dejan Bodiroga, di cui ho grande stima, dovrà prendere in considerazione. Resta il fatto che il campionato italiano è interessante. Le società semmai incontreranno di certo difficoltà per via della nuova disciplina del lavoro sportivo. Provvedimento giusto, forse però non si è valutato abbastanza l’impatto economico. Ma noi rispettiamo la legge. Come per il vincolo, che stiamo abolendo».
    A proposito di leggi. Le hanno tolto la possibilità di candidarsi per un quarto mandato.
    «Il limite dei tre mandati è giustissimo. Sarebbe altrettanto giusto che lo stesso principio valesse per chi lo impone. Ah, vorrei aggiungere una cosa».
    Prego.
    «Da presidente del Coni mi battei perché venissero riconosciute le scommesse sportive. Lo Stato era d’accordo, perché c’era il settore clandestino da sconfiggere. Fu un successo. Adesso si è tornati indietro. Invece le federazioni sportive dovebbero ricevere una percentuale dei proventi. Bisogna riaprire anche alle sponsorizzazioni da parte delle agenzie di scommesse. Credo che Abodi sia d’accordo».
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    Basket, impresa Italia: la Spagna di Scariolo è ko, ma passa come prima

    CACERES (Spagna) – Bella vittoria dell’Italia di Pozzecco, che passa in Spagna contro i campioni del Mondo e d’Europa di Scariolo per 72-68. Un successo che però fa solo “curriculum” per gli Azzurri, che restano comunque alle spalle delle Furie Rosse nel girone per la diffrenza canestri. Unico rimpiano di una prestazione maiuscola, che aveva visto l’Italbasket condurre anche con 15 punti di vantaggio. Caruso miglior marcatore del match con 19 punti. LEGGI TUTTO