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    Al via il primo corso nazionale per team manager a indirizzo tecnico sportivo

    Di Redazione E’ on line – al seguente indirizzo https://www.federvolley.it/area-dirigenti – il bando contenente le norme di ammissione alla prima edizione del corso nazionale per team manager a indirizzo tecnico sportivo. Il corso, che prenderà il via il 7 febbraio, è indetto dal Settore Tecnico della Fipav ed è rivolto a tutti coloro interessati al conseguimento della qualifica di “Team Manager” per l’attività di alto livello ed internazionale. Il corso si propone di fornire i necessari supporti formativi e culturali a chi già svolge o potrebbe svolgere in futuro tale ruolo in società sportive con possibilità di eventuale inserimento nei ruoli della FIPAV. Le domande dovranno essere presentate entro le ore 12 del 30 gennaio. Info e contatti: settoretecnico@federvolley.it – 3356839168 – 3387146090 (fonte: Comunicato Stampa) LEGGI TUTTO

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    Caro bollette: l’appello di Mauro Berruto per salvare le società sportive

    Di Redazione Il 2022 si è aperto con la brutta notizia della crescita esponenziale delle bollette di luce e gas per i cittadini italiani. Una voce di spesa che penalizza naturalmente tutti i cittadini e le imprese, e che colpisce anche il settore sportivo: il “caro bollette”, infatti, grava sulle ASD e SSD che gestiscono impianti, sportive e palestre in tutto il paese. Una situazione che ha spinto l’ex CT azzurro Mauro Berruto, oggi referente per lo sport nella segreteria del Partito Democratico, a lanciare un appello al Governo Draghi sottoscritto – come riporta oggi Tuttosport – da 8 assessori delle più importanti città d’Italia: Roma, Milano, Torino, Napoli, Bologna, Firenze, Bari e Palermo. La nota, inviata anche alla sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali e ai presidenti delle commissioni di Camera e Senato, formula tre richieste principali: un contributo da 2 miliardi una tantum per i gestori degli impianti, l’estensione del bonus del 110% per i lavori di ristrutturazione (al momento applicabile solo agli spogliatoi) e la possibilità di prolungare le concessioni, nel caso in cui le condizioni economiche applicate non siano coerenti con la situazione generale o in cui i concessionari si impegnino a effettuare interventi di riqualificazione. “L’impatto del caro bollette su enti locali e gestori di impianti sportivi sarà devastante – dice Berruto – un ulteriore ‘meteorite’ che mette a fortissimo rischio la sopravvivenza degli impianti stessi e l’erogazione di servizi sportivi a decine di milioni di italiani che garantiscono stili di vita corretti e generano concreto risparmio per il Servizio Sanitario nazionale“. Nel frattempo, riferisce il quotidiano, il ministro della Transizione Economica Roberto Cingolani avrebbe già consegnato al presidente del Consiglio un documento preliminare con un pacchetto di 10 misure per contenere gli effetti del caro bollette, che dovrebbero confluire in un decreto atteso per fine mese. (fonte: Tuttosport) LEGGI TUTTO

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    Return to Play, il nuovo protocollo resta “ai box” in attesa dell’ok dal Ministero

    Di Redazione Doccia fredda per le tante società sportive che, in base alla nuova versione del protocollo “Return to Play” approvato dalla Federazione Medico Sportiva Italiana, speravano di poter riportare in palestra un po’ più velocemente i propri tesserati risultati positivi al Covid (finora costretti a stop di oltre un mese). Nelle scorse ore è circolata infatti una lettera indirizzata dalla FMSI agli associati, in cui si evidenzia che il nuovo protocollo non ha valore legale e che, prima di poter essere applicato, dovrà essere approvato con un’apposita circolare ministeriale. Fino a quel momento, i centri medici che effettuano le visite di ritorno all’attività dovranno attenersi alle norme previste dal vecchio protocollo, per non rischiare di incorrere in gravi conseguenze legali. Una precisazione che ha portato ulteriore confusione in un quadro già piuttosto complicato: alcuni centri avevano già cominciato ad applicare le nuove norme (e ora stanno tornando sui propri passi annullando gli appuntamenti già presi), altri continuavano a utilizzare quelle tuttora in vigore. Il presidente della FMSI, Maurizio Casasco, ha comunque assicurato di essersi personalmente attivato con il Ministro della Salute Roberto Speranza e con la Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero, affinché il documento possa essere velocemente verificato dal Comitato Tecnico-Scientifico e poi approvato dal Ministero stesso. La speranza è che già entro la prossima settimana il nuovo “Return to Play” possa entrare definitivamente in vigore. (fonte: FMSI) LEGGI TUTTO

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    Protocollo Covid, preoccupazione dalla Fipav: le nuove norme penalizzano l’attività di base

    Di Redazione Si preannuncia un nuovo protocollo anti-Covid per gli sport di squadra: la Conferenza Stato-Regioni di ieri ha delineato, con l’obiettivo di garantire il regolare svolgimento dei campionati, una serie di norme che dovranno essere approvate dal Comitato Tecnico-Scientifico incaricato dal governo. Tra queste ci sarebbero, a quanto si è appreso, il rinvio delle partite solo in caso di positività di oltre il 35% del gruppo squadra (in linea con quanto già previsto nel protocollo Fipav) e nuove regole per i contatti stretti dei soggetti positivi, come l’obbligo di eseguire tamponi per 5 giorni consecutivi e di utilizzare mascherine Ffp2 anche in campo per chi non svolge attività. Sono soprattutto queste ultime disposizioni a lasciare perplessa la Federazione Italiana Pallavolo: il presidente Giuseppe Manfredi ha espresso in una nota la sua preoccupazione per le nuove norme che dovrebbero entrare in vigore. “In base alle informazioni che abbiamo ricevuto – dice Manfredi – con il nuovo protocollo dovremmo riuscire a scongiurare il rischio di fermare i campionati di serie A. Questo è sicuramente un fatto positivo, però il nostro mondo non è composto solo dalle società di vertice. In merito alla ripresa dell’attività di base voglio esprimere tutte la mie preoccupazioni, che sono poi quelle condivise da tutto il movimento della pallavolo. Le migliaia di società che disputano i campionati di serie B, di categoria e quelli giovanili non possono contare, ovviamente, sui mezzi e le risorse delle squadre che militano nei massimi campionati“. “Per questo motivo – continua il presidente – se verranno approvate le regole previste nel protocollo (dover effettuare cinque tamponi in cinque giorni per tutto il gruppo squadra, uno 4 ore prima della gara, e l’uso obbligatorio della mascherina in campo) tutta l’attività di base della pallavolo verrà fortemente penalizzata. La Fipav, sin dall’inizio della pandemia è sempre stata molto attenta a garantire le massime condizioni di sicurezza a tutte le componenti che fanno parte del mondo del volley, però oltre a questo si è sempre battuta per salvaguardare l’attività delle migliaia di società affiliate, che rappresentano il cuore del movimento pallavolistico italiano“. “Tutelare lo svolgimento dei massimi campionati è doveroso – conclude la nota della Fipav – però non si può lasciare indietro chi si adopera per portare avanti l’attività di base. Anche in questo momento molto complicato la Fipav garantirà il massimo impegno per permettere  a tutte le sue società di continuare a svolgere l’attività in sicurezza, tutelando sempre la salute degli atleti, dei tecnici e dei dirigenti, ai quali voglio esprimere grande gratitudine. Speriamo che le autorità governative e la sottosegretaria Valentina Vezzali, che ringrazio per il suo lavoro, trovino la soluzione migliore anche per l’attività di base“. (fonte: Comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    Il covid mette in stand by il progetto ‘Classi a rete’ di Siena

    Di Redazione Sono 5 gli anni di attività del progetto “Classi a rete”, che la Emma Villas Aubay Siena effettua nelle scuole del territorio per coinvolgere ragazze e ragazzi e per avvicinarli al mondo della società biancoblu. A novembre circa 200 studenti delle scuole medie “Mattioli” e “Sabin” hanno tifato dalle tribune del PalaEstra per il team senese nel match disputato contro Brescia. Proprio in quegli istituti allenatori e giocatori della Emma Villas Aubay Siena si erano recati nei giorni e nelle settimane precedenti per parlare con i giovani, per raccontare aneddoti sulla loro carriera nel mondo della pallavolo e anche per fare qualche palleggio insieme a loro. Momenti, questi, che sono sempre particolarmente apprezzati dai ragazzi che possono vedere da vicino dei giocatori e degli atleti per i quali solitamente tifano dalle tribune, e al contempo possono fare loro delle domande e scattarsi delle fotografie. Al momento, visto il boom di casi positivi al Coronavirus anche nel territorio senese, il progetto è stato stoppato e rimane in stand by, in attesa di frangenti migliori da un punto di vista sanitario. Ma non appena sarà possibile tornare nelle scuole a parlare di pallavolo la società senese intende ripartire con gli appuntamenti e con le iniziative di “Classi a rete”. Così ha dichiarato ad ottobre Claudio Doretti, attuale responsabile del progetto: “L’iniziativa è sempre stata accolta con tanto piacere all’interno delle scuole, i bimbi sono sempre stati entusiasti. Ovviamente rispettiamo tutte le normative anti-Covid del caso. Diamo vita a tre appuntamenti per classe per far conoscere i fondamentali della pallavolo e naturalmente anche il mondo della Emma Villas Aubay Siena. Per tutta la stagione i ragazzi che aderiscono all’iniziativa potranno venire gratuitamente a vedere le gare del team senese, mentre i genitori potranno accedere a prezzo ridotto. In questo modo i giovani potranno scoprire la bellezza dello sport in una chiave ludica. C’è grande interesse attorno alla pallavolo anche grazie ai successi ottenuti dalle Nazionali, che hanno vinto gli Europei femminili e quelli maschili e anche il Mondiale Under 21. Molti dei giocatori che ora indossano la maglia azzurra si sono avvicinati al volley proprio grazie a progetti scolastici”. Nel corso degli anni decine di giocatori della Emma Villas Aubay Siena hanno visitato le scuole del territorio e hanno effettuato incontri con i più giovani. E migliaia sono stati i ragazzi coinvolti. Tutto ciò ripartirà presto, appena la situazione sanitaria sarà migliore rispetto a quella che stiamo attualmente vivendo. (fonte: Comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    De Togni (AIP): “Mascherine? Mai rifiutate. Servono anche a dare un segnale”

    Di Redazione Il tema del giorno nella pallavolo italiana è quello delle mascherine, dopo la scelta da parte della Tonno Callipo Calabria Vibo Valentia e di altri giocatori e giocatrici di indossarle anche sul campo durante le partite (ecco il modello speciale utilizzato dai giocatori di Vibo). Di iniziative simili si era già parlato agli albori della pandemia, e anche il presidente di Lega Pallavolo Serie A, Massimo Righi, ha dichiarato che più di un anno fa i giocatori avevano rifiutato le mascherine dopo un test sul campo. Una versione che, però, non convince Giorgio De Togni, presidente di AIP – Associazione Italiana Pallavolisti. “All’epoca ne avevo parlato con il presidente – ricorda De Togni – perché avevo saputo che erano state inviate queste mascherine da sperimentare, due per società. Ma in realtà i giocatori che l’avevano provata si contavano sulle dita di una mano, tante squadre non le avevano neanche consegnate. Poi ci saranno stati dei pareri negativi, ma stiamo parlando dell’1%-2% dei giocatori di Superlega. L’iniziativa era lodevole, ma bisognava poi assicurarsi di poterla mettere in pratica“. Adesso siete favorevoli a indossare le mascherine in partita? “Certo, è da ottobre dello scorso anno che stiamo cercando di sensibilizzare i giocatori, che da allora si stanno scambiando pareri e messaggi sull’argomento. Vibo ha scelto di procedere, altri si stanno organizzando“. Non sarà anche che il clima è un po’ cambiato? “Sicuramente sì: un anno fa ci si sentiva abbastanza sicuri, era appena arrivato il vaccino e si sperava che avrebbe fermato i contagi. Ora si è visto che i casi stanno risalendo e si cerca in tutti i modi di evitarlo. Le mascherine servono anche per far capire che non ci si può fermare in questo momento e anche per dare un segnale di normalità, come ci è stato chiesto di fare, al mondo che ci circonda“. Altra novità è l’introduzione dell’obbligo di Green Pass rafforzato per gli sportivi di squadra: avete feedback in questo senso? Ci sono giocatori che rifiutano il vaccino? “Dalle stime che mi arrivano credo che il 98% dei pallavolisti di Serie A sia vaccinato, percentuali analoghe a quelle del calcio. Che io sappia ci sono una decina di casi di giocatori non vaccinati tra Serie A2 e A3 maschile, e qualcuna in A2 femminile, ma credo che adesso stiano provvedendo perché non ho informazioni diverse“. La squalifica di Alberto Polo per doping è stata aumentata di altri due anni dalla Corte d’Appello. È un caso che avete seguito da vicino, cosa ne pensa? “Sicuramente il giocatore ha sbagliato, ma che paghi da solo mi sembra un’ennesima dimostrazione del fatto che i giocatori vengono trattati come strumenti e nessuno condivide mai le responsabilità. Mi piacerebbe leggere qualche dichiarazione della società, e in generale avere più chiarezza al riguardo“. A proposito di Corte d’Appello, in questo caso della Federazione: è stato rigettato per l’ennesima volta il suo reclamo sull’eleggibilità di Massimo Dalfovo come rappresentante degli atleti nel Consiglio Federale… “La sentenza mi ha fatto sorridere in alcuni passaggi. Continueremo a seguire l’iter giudiziario, è una questione di principio“. Ma, nel concreto, ritiene che gli atleti siano adeguatamente rappresentati? “A mio avviso un consigliere in quota atleti dovrebbe essere presente a tutte le riunioni del Consiglio e, soprattutto, informare i giocatori delle decisioni che vengono prese. Invece non ci sono comunicazioni né scambi, non viene condivisa alcuna problematica. Siamo noi a farci promotori delle iniziative che vengono realizzate“. A un anno e mezzo dalla nascita di AIP, come vede i rapporti dell’associazione con le istituzioni? “Spesso sembra che in questo mondo i giocatori siano ridotti a essere oggetti, utilizzati solo per fare spettacolo. In molti casi non c’è correttezza da parte di chi ci governa. Basti pensare a quando abbiamo organizzato l’iniziativa a favore di Lara Lugli e giocatori e giocatrici sono scesi in campo con il pallone sotto la maglia per simulare la gravidanza… In quell’occasione ho ricevuto velate minacce di multe a carico degli atleti. Ma allora nel nostro mondo non c’è nemmeno libertà d’espressione?“. LEGGI TUTTO

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    Mascherine e reti speciali: un anno fa il no dei giocatori, ora l’apertura?

    Di Redazione Quando le cose andavano peggio, ovvero quando il mondo attendeva con ansia l’arrivo di un vaccino, lo sport è stato costretto prima a fermarsi, con tanti campionati che non hanno visto neanche la fine, e poi a riprendere gradualmente, ma rigorosamente a porte chiuse. In questa fase specifica, si sono registrati alcuni contagi tra i gruppi squadra, ma mai si era arrivati alla situazione attuale. Una situazione che ora sta portando, anzi convincendo diversi atleti a giocare indossando le mascherine. Nella pallavolo è stata Vibo Valentia a fare notizia in questo senso nell’ultima settimana, ma di altri casi isolati se ne erano già registrati. Quello che ora in molti si stanno chiedendo è come mai, in due anni ormai di pandemia, non si siano trovate soluzioni adeguate per permettere il corretto svolgimento in sicurezza della pratica sportiva, sia essa agonistica o amatoriale. DUE BREVETTI ITALIANI – In verità è stato più di qualcuno a ideare, testare e brevettare varie soluzioni, ma l’iniziale interesse, anche da parte delle Federazioni, non ha poi avuto seguito. Nella pallavolo, ad esempio, erano stati due prodotti in particolare a suscitare grande interesse a inizio del 2020: le mascherine Sherpa realizzate dal Politecnico di Torino e Covernet, la rete anti-Covid ideata e sviluppata da Matteo Zingaro, allenatore del settore giovanile di Trentino Volley. Mascherina Sherpa LE MASCHERINE SHERPA – Le mascherine Sherpa rispondevano ai requisiti previsti per le maschere sportive in termini di efficienza di filtrazione e resistenza respiratoria (riposo, attività moderata e intensa). In particolare era stata rilevata una respirabilità della mascherina che consentiva di inalare senza problemi fino a 200 L/min di aria (per intenderci, le mascherine chirurgiche consentono di inalare solo fino a 95L/min di aria), portata compatibile con la pratica degli sport più intensi, mantenendo un’efficienza di filtrazione adeguata, nel pieno rispetto della sicurezza degli atleti. Anche le misure di attenuazione acustica, svolte nell’Applied Acoustics Lab del Politecnico di Torino, avevano verificato che l’intellegibilità del parlato non veniva compromessa dalla maschera e gli atleti avrebbero così potuto continuare a comunicare efficacemente durante l’azione. PERCHE’ SONO STATE BOCCIATE (E DA CHI)? – Insomma, un prodotto che garantiva la sicurezza (e il comfort) senza compromettere le prestazioni. Cosa è andato storto, allora? La spiegazione l’aveva data lo scorso marzo Massimo Righi, presidente della Lega Volley, in un’intervista rilasciata a Il Resto del Carlino all’indomani della partita tra Civitanova e Modena che aveva sollevato la questione: “I giocatori non vogliono scendere in campo con le mascherine, evidentemente non si sentono a loro agio. Lo dico con rammarico perché è una battaglia persa che porto avanti da inizio campionato (era la stagione 2020/2021, n.d.r.)“. Proprio in queste ore lo stesso Righi, intervistato dall’adnkronos, è tornato sull’argomento citando ancora le mascherine Sherpa: “Più di un anno fa inviammo alle nostre squadre una mascherina sperimentale fatta dal Politecnico di Torino, mascherina che veniva utilizzata all’epoca dai maratoneti che avevano uno sforzo aerobico sicuramente superiore ai nostri atleti, per poter giocare con la mascherina quando eravamo nel pieno della pandemia, nella prima ondata, ma i giocatori l’hanno indossata ed hanno detto che non si respirava ed era impossibile giocare in quelle condizioni. Visto che l’evidenza scientifica non era tale dal poterli obbligare lasciammo perdere. Ora devo dire che da tre o quattro mesi i giocatori in allenamento indossano la mascherina, quello di Vibo Valentia è il primo caso in una partita ufficiale ma da ottobre le mascherine vengono usate in allenamento come forma di autotutela. Un giocatore in A3 ha addirittura usato una Ffp2 in partita, ed infatti ha fatto molta fatica”, ha spiegato il presidente e ad della Lega Volley. Come a dire, avete rifiutato delle mascherine studiate appositamente per lo sport e ora usate addirittura quelle che la gente comune usa per andare a lavoro o fare la spesa. La rete anti-Covid Covernet – Foto Trentino Volley LA RETE ANTI-COVID – Un anno fa poi, sempre Righi, aveva parlato anche di un altro progetto che la Lega Volley stava prendendo in seria considerazione, quello della rete anti-Covid: “Si tratta di una rete in pvc. L’abbiamo testata e mandata alle società”. Poi però aveva anche precisato: “Una volta che saremo tutti vaccinati non servirà più”. Un anno e tre dosi di vaccino dopo, a causa della variante Omicron, la situazione che giocatori, squadre e federazioni stanno affrontando potrebbe portare a rivalutare anche questa idea. La rete Covernet era realizzata con uno speciale materiale plastico per proteggere i giocatori dai droplet del coronavirus. “Studiando i fattori di rischio per il Covid-19, ho capito subito che il contatto del pallone con le mani e la sanificazione erano problemi marginali: il grosso dei pericoli veniva dal ‘faccia contro faccia’ che si sviluppa sottorete. E così è stato naturale pensare a modificare la rete stessa” aveva raccontato proprio ai nostri microfoni l’ideatore Matteo Zingaro (qui l’intervista completa). In più, oltre a proteggere, la rete permetteva anche una maggiore visibilità e una importante possibilità di personalizzazione a costi ridotti (il materiale permetteva la stampa diretta), ad esempio con i loghi degli sponsor. Da qui la scelta del nome Covernet “perché come la ‘cover’ di un cellulare si può cambiare a piacimento“. L’unica perplessità riguardava il rimbalzo del pallone. “Posso dire che è un problema residuale – precisava Zingaro -. È vero, Covernet restituisce un rimbalzo diverso, ma questo può essere una risorsa per il gioco più che una difficoltà; e poi è una situazione che si verifica in pochissime occasioni, non ho mai visto allenamenti incentrati su questo aspetto“. foto Lega Volley Insomma, seppur in tempi diversi e con problematiche diverse, ma comunque dettate dalla crisi pandemica, qualcosa era stato fatto allo scopo di proteggere i giocatori, e di conseguenza il regolare svolgimento dei campionati. Se all’epoca erano stati proprio i giocatori a porre il veto, forse oggi potrebbero essere sempre loro a fare un passo indietro. O forse sarebbe meglio dire in avanti? LEGGI TUTTO

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    Mascherine in partita, Cisolla e Da Lozzo cauti: “Aspettiamo direttive, sono un blocco psicologico”

    Di Redazione

    Qualche giorno fa ha fatto clamore la notizia che la Tonno Callipo Calabria Vibo Valentia abbia scelto di scendere in campo con la mascherina per “Non correre rischi“. Una scelta discussa ma che non rappresenta l’unico caso. Seppur Vibo sia stata la prima e unica, finora, squadra a scendere in campo quasi completamente provvista di mascherina, anche Alberto Cisolla aveva deciso di indossarla nella sua Gruppo Consoli McDonald’s Brescia.

    E’ proprio Alberto Cisolla che, nelle dichiarazioni riportate da Il Gazzettino Treviso, decide di tornare sull’argomento precisando che la sua scelta “Non voleva essere assolutamente un gesto polemico, solo una precauzione per evitare problemi a me, famiglia e compagni di squadra”.

    Mascherina che lo stesso schiacciatore di Brescia ha indossato talvolta anche in allenamento: “Adesso che è rientrata l’emergenza in squadra non la utilizziamo più, ma siamo disposti a fare di tutto per continuare a giocare. Le ffp2 non sono facili da usare, sarei curioso di sapere quali abbia utilizzato Vibo, forse quella sportiva”.

    Una soluzione di cui si parlava da tempo, anche nel dibattito interno ad AIP – Associazione Italiana Pallavolisti: “Al momento sono tante le ipotesi al vaglio, tra mascherine e altro. Poi ripeto, qualora la mascherina dovesse essere l’unica opzione siamo più che disposti ad adattarci. Inoltre, le direttive devono arrivare dal Comitato Tecnico Scientifico”.

    Il pensiero che queste scelte debbano arrivare dalle autorità competenti è condiviso anche da Marco Da Lozzo, preparatore atletico dell’Imoco Conegliano, che, sempre a Il Gazzettino Treviso, afferma:

    “Sinceramente non abbiamo mai valutato questa ipotesi, aspettiamo studi al riguardo. Se l’obiettivo e andare avanti con il regolare svolgimento delle competizioni tutto è ben accetto, ma al momento forse sono sufficienti le misure che stiamo adottando”.

    “Ho visto Vibo utilizzarla e anche alcune giocatrici nelle leghe americane, ma non so dire sinceramente se possa essere una strada percorribile sul lungo termine. Potrebbe essere più semplice per una schiacciatrice indossarla rispetto a un centrale o un palleggiatore, oltre a poter rappresentare un piccolo blocco psicologico per alcune giocatrici. Vediamo come si evolverà la situazione” chiosa Da Lozzo. LEGGI TUTTO