Djokovic e altri giocatori stanno creando la “Professional Tennis Players Association” (di Marco Mazzoni)
Djokovic avrebbe lasciato il Player Council per fondare nuova associazione dei giocatori
Tanto tuonò …che piovve. Da molto tempo in seno ai giocatori cova una forte insoddisfazione per la gestione dell’ATP, a 360°: calendario, tornei, tutela, “pensione”, soprattutto gestione economica degli introiti. Un’insoddisfazione che ha portato ad incontri, più o meno alla luce del sole, tra ATP e giocatori, manager e sponsor; dibattiti interni, con qualche protagonista che finiva per rivelare alcuni particolari e mezze verità. Scontri, parecchi. Lotta per ottenere di più, condizioni migliori per i giocatori di modesta classifica ma, soprattutto, dividere “la torta” in modo più “equo” secondo i giocatori. Il modello? Lo sport USA, NBA in particolare, dove gli enormi guadagni della lega Pro statunitense sono divisi al 50% tra atleti e proprietari/associazione/lega. I tennisti rivendicano da tempo che la percentuale a loro spettante – nonostante siano i veri artefici dello show – sia inaccettabile, mediamente sotto al 10%.
Per tutti questi motivi, ed altri ancora, non arriva affatto a sorpresa la notizia – diffusa da un servizio del NY Times e dai colleghi Rothenberg e Clarey – che Djokovic, Pospisil e Isner abbiamo mollato la propria carica come rappresentanti dei giocatori all’ATP e stiano per fondare una nuova associazione, che potrebbe chiamarsi “Professional Tennis Players Association”.
Al momento l’unico ad aver ufficializzato la propria decisione è il canadese, che venerdì notte ha scritto un post su Twitter, dicendo che con la struttura attuale del tennis maschile “è molto difficile, per non dire impossibile, avere un impatto significativo nelle decisioni che vengono prese sul tour Pro”. Un attacco diretto alla politica del tennis, all’ATP, al suo presidente Gaudenzi che, a onor del vero, ha ereditato una situazione molto difficile, con un malessere che ormai si è diffuso e incancrenito da tempo, fino a diventare – a quanto pare – insopportabile.
Sembra che anche Djokovic (presidente del Player Council) e Isner (miglior tennista USA in classifica) abbiamo già rimesso le loro cariche, anche se per ora non c’è ufficialità.
Secondo quel che trapela dal di dentro e dal reportage del media americano, la nuova associazione dei tennisti Pro dovrebbe chiamarsi “Professional Tennis Players Association”, fondata con lo scopo di difendere gli interessi dei primi 500 tennisti del ranking ATP e dei migliori 200 doppisti. Senza una dichiarazione esplicita dai promotori, ancora si è nel campo delle ipotesi relativamente agli intenti politici della futura associazione, ma è molto probabile che il vero scopo sia una tutela economica, ossia scavalcare la stessa ATP nel contrattare collettivamente con sponsor, tornei e media, come fanno con grande efficacia i sindacati dei giocatori in altri sport professionistici USA. C’è tuttavia una differenza sostanziale: gli atleti di NFL, NBA ecc sono parte di team, quindi è normale una contrattazione collettiva; i tennisti sono professionisti indipendenti. Una vera unione sul piano contrattuale potrebbe aiutarli a spuntare una fetta maggiore della torta, questo pare il vero obiettivo dello strappo. Perché proprio di strappo si può parlare se questo progetto verrà davvero alla luce, con l’ATP che si vedrebbe in buona parte svuotata del suo valore.
L’Associazione giocatori tennis infatti, come recita il suo nome, nacque per tutelare gli interessi dei tennisti di fronte ai tornei. Nel tempo, secondo i tennisti, l’antico sindacato dei giocatori si è troppo spostato sull’interesse dei tornei e dei media, perdendo di vista il concetto stesso per il quale fu fondato. Per questo da tempo c’è insoddisfazione e voglia di contare di più nelle decisioni importanti. Va detto, ad onor del vero, che se il gap tra grandi tornei e giocatori top ed i tennisti che navigano nel tour minore è diventato sempre più abissale, dall’altro i migliori hanno visto in pochi anni accrescere in modo esponenziale i propri introiti. Quindi l’ATP ha fatto crescere di molto il giro economico complessivo nello sport. La battaglia pertanto pare concentrarsi su “come” viene suddiviso l’enorme giro economico generato dal tennis.
E’ chiaro che l’ATP veda questa nuova associazione di giocatori come una minaccia, e stia esortando i giocatori a non sostenerla. Trapela che lo scopo ultimo della neo unione non sarebbe eliminare e sostituire l’attuale ATP ma “dotare i giocatori di una struttura di auto-governo indipendente dall’ATP e direttamente responsabile delle richieste e bisogni dei tennisti”. Forse solo un modo cortese e politically correct per prendere il comando delle operazioni.
Ripetiamo che al momento non ci sono dichiarazioni ufficiali da parte dei diretti interessati, e Djokovic ieri sera ha saltato la press-conference di rito dopo aver sconfitto Bautista Agut nella semifinale di Cincinnati, disputata nell’impianto di Flushing, ufficialmente perché troppo affaticato, ma quasi sicuramente anche per sfuggire a domande scomode sull’argomento, che già aveva iniziato a girare. Nemmeno Gaudenzi ha risposto a domande sul tema. Ma non ci vorrà molto tempo perché il tutto deflagri totalmente, e a quel punto avremo notizie certe dai diretti interessati.
Per quel che è trapelato, non si prospetta una partecipazione delle donne a questa nuova associazione, anche se a detta di molti una vera unione e gestione economica unitaria tra tour maschile e femminile potrebbe portare ampi benefici e soprattutto alle donne, commercialmente “meno forti” dei colleghi.
In questo weekend i giocatori potrebbero incontrarsi e prendere ulteriori decisioni a Flushing e, chissà, forse uscire allo scoperto. Non saranno presenti Rafa e Roger, che pare non siano mai entrati con decisione in questo progetto. Pare, ovviamente, non abbiamo certezze in merito finché non parleranno sull’argomento. E’ sicuro invece che in vari incontri nel recente passato non siano mancate frizioni con Djokovic. Non resta che aspettare e valutare quel che verrà comunicato. Una cosa è certa: in questo 2020 così strano e difficile, anche il mondo del tennis potrebbe cambiare profondamente, e per sempre.
Marco Mazzoni LEGGI TUTTO