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    Rafael Nadal sull’assenza di Novak Djokovic dagli Us Open: “il fatto che uno dei migliori della storia non sia qui è una grande perdita”

    Rafael Nadal nella foto – Foto Getty Images

    Rafael Nadal si è fermato in sala stampa degli US Open per ammettere che il Grande Slam statunitense senza Novak Djokovic, uno dei suoi più grandi rivali e detentore di 21 titoli del Grande Slam (Rafa ne ha uno in più in una lotta accesa), non è lo stesso, anche se parte dal presupposto che il tennis è più grande di ogni singolo giocatore.
    Assenza di Novak Djokovic“Sapevamo da tempo che Novak non sarebbe stato in grado di giocare se le cose non fossero cambiate. Dal mio punto di vista, è triste che Novak non sia qui. È un peccato che i migliori non possano giocare un torneo a causa di infortuni o altri motivi. In questo caso, il fatto che uno dei migliori della storia non sia qui è una grande perdita. È difficile per tutti, per il torneo, per i tifosi e per noi, perché vogliamo la migliore vetrina possibile per questo sport. D’altra parte, come ho detto altre volte, lo sport però è molto più grande di un singolo giocatore. Ho anche io perso molti tornei. Non vengo qui per esempio da due anni. Il torneo continua. Il mondo continua a girare. Il mondo continuerà dopo di me, Novak o Roger. Ogni anno ci sarà un campione diverso. A livello personale però, mi dispiace che non possa essere qui”.
    Come ti senti fisicamente?“È stato difficile affrontarlo questo problema della lesione addominale, soprattutto perché è molto pericoloso. Quando si ha una lesione di questo tipo, si corre il rischio di peggiorarla a causa del servizio. Bisogna ritrovare la flessibilità e all’inizio non è facile. C’è il rischio di riaprire la frattura perché l’area non è più flessibile come prima. A Cincinnati ero un po’ più rilassato, anche in allenamento. Ho cercato di fare del mio meglio contro Coric senza forzare troppo il servizio, ma ho lottato fino alla fine. Qui, sto facendo del mio meglio per essere pronto. Spero di essere competitivo”.Sono felice di essere tornato. Non venivo qui dal 2019 e questo è uno dei luoghi più importanti della mia carriera. È una grande emozione poter lottare di nuovo per questo titolo”. LEGGI TUTTO

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    Arrivano delle speranze per Novak Djokovic di giocare gli Us Open

    Novak Djokovic classe 1987, n.6 del mondo – Foto Antonio Fraioli

    Novak Djokovic continua a vivere giorni di autentica incertezza sulla sua partecipazione agli US Open, ma le ultime notizie sono almeno incoraggianti per il serbo.
    Al numero sei del mondo, come sappiamo, ad oggi è vietato giocare l’ultimo Grande Slam della stagione perché gli Stati Uniti non accettano nel Paese persone che non sono vaccinate contro il Covid-19, tuttavia le ultime informazioni suggeriscono che le prossime settimane potrebbero portare dei cambiamenti.Questo giovedì, l’agenzia nazionale per la salute pubblica degli Stati Uniti ha annunciato che le persone vaccinate e non vaccinate contro il virus avranno le stesse regole nel Paese, cioè non ci sarà più una netta differenza di regole per le persone vaccinate e non vaccinate.La questione è che questa entità ritiene che chiunque, anche se vaccinato, possa infettarsi o diffondere il virus.Questa notizia dà a Novak Djokovic forti speranze di poter giocare gli US Open. Come è noto, il serbo si sta allenando normalmente nel caso in cui gli venga concesso di recarsi a New York.
    Al momento, il problema principale di Djokovic è capire quando il governo statunitense ufficializzerà la cosa. Il tabellone principale degli US Open inizierà il 29 agosto, ma l’annuncio che il serbo sta aspettando potrebbe arrivare solo a settembre. LEGGI TUTTO

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    John Millman spezza una lancia in favore di Novak Djokovic: “Ho preso IL covid. Venivo dagli Stati Uniti e non mi sembrava che le persone si preoccupassero molto di seguire le raccomandazioni. Non capisco perché Novak Djokovic non possa venire nel paese e competere”

    John Millman nella foto

    John Millman si è dovuto ritirare all’inizio della settimana dall’ATP 250 di Los Cabos e ha poi rivelato che tale ritiro era dovuto aL covid-19. L’australiano ha dichiarato di aver contratto il virus negli Stati Uniti, nonostante fosse completamente vaccinato, e ha denunciato alcune incongruenze nelle leggi statunitensi che, tra l’altro, non consentono agli stranieri non vaccinati, come Novak Djokovic, di entrare nel Paese per disputare qualsiasi competizione.
    “Ho preso IL covid. Venivo dagli Stati Uniti e non mi sembrava che le persone si preoccupassero molto di seguire le raccomandazioni. Il che va bene, ma non capisco perché Novak Djokovic non possa venire nel paese e competere”, ha esordito l’australiano, che poi ha continuato. “Se tutti nel Paese seguissero le regole, sarei favorevole all’introduzione di leggi e vaccinazioni. Ma da quello che ho visto, nessuno si preoccupa, i tornei permettono agli americani non vaccinati di giocare e solo il 30% dei tennisti ha fatto il richiamo”. LEGGI TUTTO

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    Us Open: Una lettera inviata a Joe Biden per cercare di far giocare il torneo a Novak Djokovic

    Novak Djokovic classe 1987, n.7 del mondo – Foto Getty Images

    È uno dei grandi temi del momento: Novak Djokovic, non essendo vaccinato, non potrà entrare negli Stati Uniti e, quindi, non potrà partecipare agli US Open, l’ultimo Grande Slam della stagione, a meno che non ci sia qualche cambiamento (poco atteso) nella legislazione nordamericana. Tuttavia, il serbo ha raccolto il sostegno di personalità di rilievo in tutto il mondo, come nel caso più recente di John McEnroe.
    Negli ultimi giorni ci sono state altre novità: Nebojsa Jovanovic è noto per essere il proprietario di una società che promuove il tennis professionistico in Serbia e il suo nome è diventato virale per aver lanciato un’iniziativa che permetterebbe a Novak Djokovic di partecipare ai prossimi US Open. Jovanovic ha inviato una lettera al presidente degli Stati Uniti Joe Biden e alle autorità del paese che potrebbero influenzare la decisione e permettere a Nole di giocare il torneo.
    Jovanovic cita una specifica clausola legale nel Proclama presidenziale 10294 di “interesse nazionale”. A quanto pare, la suddetta clausola indica che alcuni cittadini stranieri non vaccinati potrebbero ricevere un’esenzione e che il loro arrivo negli Stati Uniti rappresenterebbe un “boom” nell’interesse nazionale: “Gli US Open sono il più grande torneo di tennis del mondo, ma perdono questo status senza Novak Djokovic. Data la situazione economica e la crisi a tutti i livelli, gli Stati Uniti dovrebbero permettere a Novak Djokovic di partecipare al torneo, che ha già vinto tre volte e che il tennista serbo non rappresenta una minaccia per la sicurezza del Paese. È una delle persone più sane al mondo grazie alla sua vita disciplinata e funge da modello e ispirazione per milioni di persone in tutto il mondo. Ha appena vinto il suo settimo torneo di Wimbledon a Londra”, si legge nella lettera inviata a Joe Biden lo scorso 22 luglio. LEGGI TUTTO

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    Laver Cup 2022: Anche Novak DJokovic ci sarà. I Big Four nel team Europa

    Anche Novak DJokovic ci sarà. I Big Four nel team Europa

    La possibilità era concreta ed ora è diventata realtà. Novak Djokovic è stato confermato per la Laver Cup 2022, unendosi ai compagni di squadra come Roger Federer, Rafael Nadal e Andy Murray per formare un Big Four di lusso che si riunirà a settembre a Londra.
    La questione si è fatta sempre più pressante dal momento in cui Murray è stato annunciato al fianco di Federer e Nadal, fino a diventare realtà. Per la prima volta, i quattro si troveranno dalla stessa parte del campo e cercheranno di aiutare il Team Europe a vincere la loro quinta Laver Cup.
    Dichiara Novak: “Sono davvero entusiasta di unirmi nuovamente al Team Europe per la Laver Cup. È l’unica competizione in cui puoi giocare in un ambiente di squadra, con ragazzi contro cui normalmente gareggi. Unirmi a Rafa, Roger e Andy – tre dei miei più grandi rivali di tutti i tempi – sarà un momento davvero unico per la storia del nostro sport“.
    I Big Four sono in attesa di conoscere altri due compagni di squadra, mentre nella squadra mondiale sono per ora confermati Felix Auger-Aliassime, Taylor Fritz e Diego Schwartzman. LEGGI TUTTO

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    Arriva la petizione per poter far giocare a Novak Djokovic lo Us Open

    Novak Djokovic classe 1987, n.7 del mondo

    A Novak Djokovic, il giocatore con il maggior numero di finali degli US Open nell’Era Open, è stato impedito per ora di entrare negli Stati Uniti e di partecipare all’ultimo Grande Slam della stagione. Il 35enne serbo non è vaccinato e, anche se gli US Open non richiedono ai propri giocatori di essere vaccinati, il Paese però non consente l’ingresso ai cittadini stranieri che non hanno una vaccinazione completa, il che ha già impedito al campione di 21 Majors di giocare i Masters 1000 di quest’anno a Indian Wells e Miami.Questo mercoledì, i (molti) fan del serbo hanno preso l’iniziativa di lanciare una petizione – già vicina alle 24.000 firme al momento in cui scriviamo – per chiedere al governo degli Stati Uniti di permettere a uno dei più grandi tennisti di tutti i tempi di entrare nel Paese per poter gareggiare.
    QUI LA PETIZIONE
    In un momento in cui permangono i dubbi sulla partecipazione di Novak Djokovic agli US Open, la federazione tennistica statunitense (USTA) ha chiarito questo mercoledì le regole in termini di vaccinazioni. E il messaggio è chiaro:
    “L’USTA non obbliga nessun giocatore a vaccinarsi, ma rispetta le regole del governo degli Stati Uniti, che non permette l’ingresso nel Paese di nessun cittadino straniero che non abbia una vaccinazione completa. Secondo il regolamento del Grand Slam, tutti i giocatori entrano automaticamente nei tornei dello Slam in base alla loro classifica 42 giorni prima del torneo”, si legge nel comunicato dell’USTA. LEGGI TUTTO

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    Tiley apre le porte degli Australian Open a Djokovic: “Qui è sempre il benvenuto”.

    Novak Djokovic classe 1987, n.7 del mondo – Foto Antonio Fraioli

    Novak Djokovic spera di giocare gli US Open e gli Australian Open, e in Australia spicca il fatto che non è più necessario essere vaccinati per entrare nel Paese. Incombe però ora la “punizione” di tre anni per l’espulsione che dovrà essere annullata e il direttore degli Australian Open ha già aperto le porte al serbo.
    “Stiamo facendo del nostro meglio. Ovviamente non è mia la decisione di permettere a Novak di giocare i prossimi Australian Open, ma Nole è sempre il benvenuto qui e sa che molte persone in Australia amano vederlo giocare. La decisione spetta ad altre persone, ma c’è ancora molto tempo prima del prossimo Australian Open. Quello che dovrebbe fare ora è godersi il titolo a Wimbledon”.
    Parlando al portale serbo Sport Klub, Tiley ha anche elogiato il successo di Djokovic all’All England Club. “Novak ha giocato a un livello fantastico e ha meritato la vittoria. Ha giocato benissimo e sono contento per lui e per il suo team. È stato un anno molto difficile per lui, ma è praticamente imbattibile sul Centre Court di Wimbledon”, ha aggiunto. LEGGI TUTTO

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    La Guerra di Novak

    Novak Djokovic classe 1987, n.7 del mondo – Foto Getty Images

    Il gioco di Novak Djokovic ha molto a che vedere con la strategia degli scacchi, e si sa, gli scacchi sono un gioco di guerra. Il soldato Djokovic scende in campo come Silvester Stallone in Rocky o Rambo. Col suo corpo perfetto come una macchina bellica, Novak guarda l’avversario-nemico, determina e segue la traiettoria della palla da tennis come quella di un proiettile, attacca e si difende, battendosi fino ad ottenere la vittoria, il riscatto proprio e della Patria.Proviamo a capire, ‘oltre’ il tennis, come il vissuto di Nole abbia influito sul suo successo, dove risieda la sua forza di campione.Pensiamo che si tratti di una forza triplice, sintesi perfetta di corpo, mente e cuore (o anima, se preferite).
    Corpo. Nole ha descritto la cura che dedica al proprio corpo nel libro pubblicato in Italia nel 2014 da Sperling & Cupfer, Il punto vincente. La mia strategia per l’eccellenza fisica e mentale. Egli è cosciente di questa forza che chiameremo primaria, per essa ha perfino rischiato la carriera, esponendosi con grande coraggio alla denigrazione mondiale in occasione degli Austalian Open 2022: per ottenere prestazioni apicali Novak cura la manutenzione straordinaria della sua macchina bellica, il cui funzionamento non prevede tagliandi extra a seguito dell’immissione di carburanti estranei che non siano quelli, naturali, già programmati e sperimentati. La sua particolare dieta salutista, senza glutine e latticini, si basa sul principio che bisogna saper ascoltare il proprio corpo ed essere pronti a cambiare cibi, con mente aperta, qualora, come nel suo caso, ci si accorga che una certa alimentazione gonfia il fisico, rallenta, indebolisce. È convinto, senza con ciò voler imporre a nessuno il suo tenore alimentare, che l’assunzione di troppo grano e cereali, spesso geneticamente modificati, sia causa di tante malattie che arricchiscono le case farmaceutiche. Dopo aver cambiato dieta, nel 2011, i risultati sportivi di Nole sono stati straordinari.
    Mente. La forza secondaria di Novak è sicuramente la sua testa: un vero calcolatore. Talento, razionalità, concentrazione e autocontrollo, determinazione ai massimi livelli, straordinaria voglia di migliorarsi. La sua formazione mentale e globale si è sviluppata precocemente, avendo dovuto affrontare il trauma della guerra: a 11 anni Nole ha dovuto imparare a lottare, a superare la paura, a elaborare la perdita; ha dovuto rinunciare alla normalità, alla magica spensieratezza dell’infanzia; ha dovuto molto presto allenarsi a rispondere con colpi vincenti ai rovesci della sorte. Infatti la guerra del Kosovo con l’intervento devastante della Nato sulla sua città, Belgrado, lo ha costretto a vivere con la sua famiglia per mesi in un rifugio antiaereo, sotto l’impazzare incessante delle bombe. Guerra, ristrettezze, sanzioni ed embargo interrompono la sua infanzia felice, vissuta all’insegna del gioco del tennis e trasformano radicalmente la sua vita. Già all’età di sei anni -assai raramente accade-, guardando alla Tv il torneo di Wimbledon, da lui vinto quest’anno per la settima volta, come in un’epifania, Nole individua il suo talento, viene letteralmente rapito dall’invincibile forza del suo Genio e sente la lusinga della gloria: diventerà un campione di tennis. Da allora si dà interamente al tennis: “e per i tredici anni successivi dedicai ogni giorno della mia vita a quell’obiettivo”.L’incontro tanto casuale quanto straordinario con la tennista serba Jelena Genčić è determinante: è lei la seconda scopritrice del suo talento e prima allenatrice, per ben 5 anni, 1993-1998, nel corso dei quali trasmette al giovane la sua cultura e lascia nella formazione di Nole un’impronta indelebile, presumibilmente anche l’amore per la patria, provenendo ella da una famiglia di patrioti serbi. Non è un caso che quasi tutte le persone del team di Novak siano compatrioti serbi o croati. Ritenuta una fra le migliori allenatrici di tennis al mondo, laureata anche in psicologia, ha il grande merito di aver sviluppato il tennis in un territorio dov’era quasi sconosciuto, e di aver scoperto talenti nella ex Iugoslavia prima e Serbia dopo. Jelena Genčić sente la missione di coltivare il suo enfant prodige, parla ai genitori di Djokovic e dice che dopo Monika Seles, altro talento da lei scoperto, non ha mai visto un solo giocatore come il loro figliolo e pronostica che diventerà tra i primi cinque al mondo all’età di 17 anni. Guidato incessantemente da Jelena, Nole non abbandona il tennis neppure nei drammatici frangenti bellici: la sua istruttrice fa in modo che possa continuare gli allenamenti spostandosi, strategicamente, ogni volta in circoli diversi, presso cui le bombe sono state sganciate da poco, contando sull’improbabilità di un bombardamento replicato sullo stesso bersaglio. Osservando gli occhi strabuzzati di Nole nei momenti più difficili del match, si può immaginare quel bambino che cercava disperatamente di salvare la vita per vivere la sua passione, sfuggendo agli attacchi nemici: Novak dal movimento dell’avversario prevede esattamente la traiettoria della palla, ed è lì a rilanciarla, come per una questione di sopravvivenza, attraverso rocambolesche giravolte, spaccate, scivolamenti, pattinamenti, aperture alari, esercizi ginnici eseguiti tanto elasticamente che gli hanno valso la denominazione di ‘uomo di gomma’. La vita gli è stata maestra anche nel gioco.Cuore (Anima). Ovviamente mente e corpo sono accordati: la mente è concentratissima, solidissima in un corpo perfettamente funzionante.
    Fin qui si spiega il superatleta, ma Djokovic è uno dei più forti di tutti i tempi. Il quid che fa la differenza rispetto a tanti altri bravi tennisti è la terza forza straordinaria, che concerne il cuore, e Djokovic ha un grandissimo cuore, ha umanità e ha la passione che fa avverare i sogni impossibili. Ama giocare a tennis, è una passione vera: lo si capisce quando riconosce col suo applauso in una finale di partita un buon punto dell’avversario, è rarissimo vederlo in altri giocatori! Ha rispetto per l’avversario e gli riconosce l’onore delle armi, lo si evince dalle parole sincere e non banali con cui ne sottolinea i meriti, tanto che perfino un giocatore sui generis come Kyrgios si è commosso a Wimbledon. È positivo ed empatico con le persone che incontra e non si sottrae mai ai suoi fan.

    Ama appassionatamente la sua bella famiglia e la Serbia, sua Patria, crede nell’amicizia: li considera valori più importanti del danaro e del successo. Chi ha sperimentato come la guerra può, d’un tratto, annullare tutto, ritiene una fortuna poter contare su questi pilastri.Anche in tale formazione sentimentale Jelena Genčić ha sicuramente avuto un ruolo fondamentale.Questa grande donna e campionessa è morta nel 2013, e forse Nole dedica i suoi trionfi anche a lei, ispiratrice e maestra di tennis e di vita, quando, al conseguimento di ogni vittoria, alza gli occhi e addita al cielo. Poi, generosamente, ci lancia il suo grande cuore sugli spalti…
    Gisella Bellantone LEGGI TUTTO