consigliato per te

  • in

    MotoGP, Rossomondo incorona Marquez: “E’ lui ambasciatore di questo sport”

    ROMA –  Per Dan Rossomondo, manager ex Nba approdato in Dorna come nuovo Chief Commercial Officer della società che detiene i diritti di marketing e promozione sulla MotoGP, non ci sono dubbi: l’unico vero ambasciatore del Circus, nonostante tutto, è ancora lui: Marc Marquez. Lo dice a chiare lettere in un’intervista al giornale spagnolo El Periodico: “Ci sono diversi piloti che possono assumere questo ruolo. Ma quello che meglio rappresenta i valori e lo spirito della MotoGP è Marc. Il miglior ambasciatore del motomondiale e può aiutarci a far salire la MotoGP come un razzo”. LEGGI TUTTO

  • in

    MotoGP, concessioni confermate: dal Circus il “si” per Honda e Yamaha

    ROMA – L’imminente avvio delle concessioni per Honda e Yamaha in MotoGp sembra ormai cosa ufficiale. Almeno secondo quanto annunciato da Carlos Ezpeleta, responsabile sportivo del Circus, che in intervista rilasciata a Catalunya Radio ha confermato, di fatto, le indiscrezioni riportate nei giorni scorsi dal portale specializzato motorsport.com LEGGI TUTTO

  • in

    Petrucci: “Felice per Bagnaia che vince con la mia moto”

    Un anno fa di questi tempi si preparava per un’avventura completamente nuova, con la sabbia al posto dell’asfalto come terreno di gara, dando il via a un 2022 dove Danilo Petrucci ha essenzialmente sperimentato tutto: prima la Dakar, diventando il primo pilota capace di vincere sia una tappa del raid più famoso del mondo che una gara di MotoGP, poi l’esperienza di vita nel Motoamerica con Ducati e infine un ultimo tango – in Thailandia – proprio in MotoGP, in sella ad una Suzuki che di lì a poco avrebbe salutato la top class. Oggi Petrucci si trova nuovamente a sfidare l’ignoto, ma con qualche certezza in più. Il debutto nel mondiale Superbike infatti lo riporta nel paddock che lo ha lanciato, tra l’altro con lo stesso team – Barni – che gli permise nel 2011 di mettersi in luce, spiccando poi il volo verso la MotoGP. Nel presente del ternano c’è l’obiettivo di incrociare le traiettorie con Alvaro Bautista, fresco campione Superbike in sella alla Ducati, dopo aver conosciuto molto bene l’altro ducatista campione nel 2022 ossia Pecco Bagnaia, al quale in due occasioni – Pramac prima e Ducati ufficiale poi – ha lasciato la propria moto.
    Petrucci, il suo 2022 è stato un anno da ricordare. «Il 31 dicembre ho dormito in una tenda a 40 metri dal bivacco, causa Covid. Il primo gennaio è partita la mia prima Dakar, dalla quale sembra passato un secolo (ride ndr): è stata una esperienza fantastica, che mi ha regalato tanto. Dare gas per ore e ore in mezzo al nulla è un qualcosa di incredibile. Ho iniziato l’anno nel deserto e l’ho terminato con una gara di enduro, dopo il MotoAmerica e la MotoGP: è stato un lungo viaggio. L’unico cruccio è non aver vinto il titolo negli Stati Uniti, ma essenzialmente non c’è mai stata una vera lotta tra me e Gagne».
    Quali momenti dell’anno porta nel cuore? «Certamente la Dakar, anche grazie al fatto di essere diventato il primo pilota in grado di vincere una tappa oltre alla MotoGP. Mi porto nel cuore anche le due vittorie di Austin, dopo le quali ho trovato quasi tutto il paddock ad aspettarmi al parco chiuso, cosa che mi ha davvero riempito di gioia. Anche la gara con la Suzuki è da ricordare: fare tutto così in fretta, lavorare con i giapponesi e provare la moto, tutto bellissimo».
    Le manca più la MotoGP o la Dakar? «Tutte e due (ride ndr). Sono due esperienze veramente toste: la Dakar è un campionato in due settimane. Quando ho iniziato a pensarci mi sono detto “sono lunghe due settimane, io mi rompo le scatole anche in vacanza dopo 10 giorni”, quindi il pensiero di guidare la moto per tutto quel tempo è stato impegnativo. D’altro canto anche nell’ultimo quarto d’ora delle gare in MotoGP sei esausto, e non è facile. Sono due manifestazioni al top del panorama motociclistico: mi mancano entrambe, ma la differenza è che nella Dakar potrei ancora essere competitivo, in MotoGP non credo».
    Nel corso dell’anno si è dimostrato un vero catalizzatore di attenzione. Se lo sarebbe mai aspettato? «Assolutamente no, e sono estremamente grato di questo. La MotoGP mi ha dato tanto, ma la Dakar mi ha fatto conoscere da tante persone diverse. Nel motomondiale i piloti diventano spesso personaggi, mentre alle persone piace più vedere il lato vero delle persone: io alla Dakar sono stato senza padroni, dicendo e facendo tutto quello che volevo, cosa che è piaciuta molto al pubblico. Sono contento di aver trasmesso qualcosa alle persone».
    La MotoGP ora celebra il suo nuovo campione Bagnaia. Come giudica la sua vittoria? «Con Pecco ho sempre avuto un bel rapporto: ha preso il mio posto per due volte, meritatamente, quasi scusandosi entrambe le volte anche se non c’ era bisogno. L’ho sempre seguito, sin dai tempi della Moto3, e dall’anno in Mahindra ha spiccato il volo, senza più fermarsi. Ha faticato solo un po’ al debutto: quest’anno ha avuto la miglior moto, è vero, ma lui l’ha sfruttata al massimo vincendo. Sono contento che abbia vinto la Ducati».
    Torniamo a lei. Come è maturata la scelta della Superbike? «Non è stata semplice. Negli Usa è stato bello, anche grazie alle persone che ho conosciuto, e mi dispiace non poco non poter ritentare di vincere il titolo. Ho deciso però di accettare l’offerta del team Barni, che conosco dal 2011, per diversi motivi: ho 32 anni, di conseguenza ho pensato che un’occasione così forse non mi sarebbe ricapitata in futuro. Non potevo rischiare di non disputare nemmeno un anno in Superbike, era qualcosa che mi mancava e che sono curioso di fare, anche perché è il campionato da cui provengo, pur senza aver mai fatto una gara nella top class». LEGGI TUTTO

  • in

    Tardozzi esclusivo: “Bagnaia ci ha dato la forza per non mollare”

    Bagnaia, intervista esclusiva: “Ora so anche vincere”
    Tardozzi, quali sono i pensieri del giorno dopo il titolo? «Sinceramente? È già passato, io penso al 2023 e a provare a vincere nuovamente. Non sono uno che si ferma più di tanto a festeggiare: per me è importante lavorare bene quest’inverno, dato che i rivali non mancheranno. Il 2022 è una bella gioia archiviata».
    L’a.d. di Ducati, Claudio Domenicali, due anni fa vedendo lei e Bagnaia insieme disse: «Questo è un bel punto di partenza». Che significato aveva e ha ora? «Me lo ricordo quel momento. Significa che Claudio come al solito aveva visto lungo, capendo che vi era già una bella relazione tra me e Pecco, nel quale tanti altri credevano. Sono state parole di buon auspicio, ma del resto chi ricopre certi ruoli lo fa perché ha l’occhio lungo». 
    In cosa è migliorato Bagnaia da quel giorno? In cosa può migliorare ancora? «Non c’è dubbio che possa migliorare ancora, ma questo non ci preoccupa, anzi, ci regala soddisfazione. Entrambi siamo consci che ha margini di miglioramento e questo ci fa ben sperare: può crescere sia nella guida che nell’attitudine di gara. È già molto bravo, se rifinisce delle piccole cose può esserlo ancora di più. Lui per primo dice che ha vinto il Mondiale ma c’è da migliorare».  
    Domenica Bagnaia ha detto: «Quartararo è ancora più completo di me». E’ d’accordo? “Questo è un grande bagno di umiltà, che fa parte della sua intelligenza. Lo ha detto anche a noi, dato che studiando Fabio ha capito che gli manca qualcosa: Pecco si sa misurare e valutare, è un ragazzo e pilota molto intelligente». 
    Ha mai smesso di credere nel titolo? Magari dopo la famosa gara del Sachsenring. «Non ti nascondo che io sono stato uno di quelli che ha pensato, dopo la caduta di Pecco in quell’occasione, “anche quest’anno facciamo secondi”. È stato un disastro sul momento, ma dobbiamo ringraziare il signor Francesco Bagnaia per non aver mai perso la speranza. In tanti hanno provato sconforto dopo la Germania, ma già dal giorno dopo abbiamo pensato che “non è finita finché non è finita”. Il team di Pecco lo ha seguito e supportato nel modo giusto». 
    È migliorato Pecco, è migliorata la Ducati, ma probabilmente anche la gestione piloti del team. È d’accordo? «La famosa e super criticata gestione dei piloti di Ducati fa parte di una serie di situazioni ingigantite: spesso chi critica tira delle conclusioni basandosi su informazioni sommarie, o su deduzioni. Ducati può aver fatto degli errori in passato, ma non credo sia stato tutto questo disastro. C’è una ragione se Ducati è più esposta alle polemiche: spesso noi diamo più spazio di altri alla stampa. Non mancano mai le telecamere nel nostro box, o le nostre dichiarazioni, il che ci espone di più. Alcuni dei nostri avversari non permettono tutto questo». 
    Due anni fa avete fatto la coraggiosa scelta di rinnovare il vostro parco piloti. I risultati vi danno ragione. «Esatto. Due anni e mezzo fa abbiamo avuto tutti contro per aver pensato a un futuro diverso, che implicava una visione diversa sia dal punto di vista sportivo che tecnico. Nel cambiare infatti abbiamo valutato anche lo stile di guida dei piloti, che in certi casi aiuta la moto. Ducati quella scelta l’ha fatta in maniera pensata, e oggi si capisce il perché sia stata fatta».
    Ora nel box avete un campione del mondo e un candidato al titolo, Bastianini. Come si gestisce una situazione di questo tipo? «Ducati non fa differenze, come al solito. Non esiste che qualcosa arrivi per un pilota e non per l’altro, e se uno dei due decide di seguire una strada diversa, noi lo seguiamo».
    Con chi si aspetta di lottare per il titolo 2023? «Le altre case sono destinate a progredire. KTM crescerà, la Honda non può restare quella che è e puo contare su un pilota come Marquez, Yamaha è sembrata in crescita già nei test di Misano, mentre Aprilia è già veloce. Piloti? Capiremo i reali contendenti solo a metà campionato, ma certamente vi sono almeno tre o quattro piloti super, che si giocheranno il titolo con i nostri due». 
    Intanto oggi si scende in pista per la prima giornata di test del nuovo anno. Cosa ha in serbo Ducati? «Abbiamo una prima moto 2023, che però al momento non può dirsi completa: diciamo che abbiamo delle evoluzioni che svilupperemo test dopo test. La moto 2023 vera e propria verrà definita la sera dell’ultimo giorno di test. Fino ad allora sarà un laboratorio in crescita».  LEGGI TUTTO

  • in

    MotoGp, Zarco: “MVP del Mondiale? Bastianini, non Bagnaia”

    Connazionale di Fabio Quartararo, con il comune denominatore degli avi italiani, e compagno di marca di Pecco Bagnaia. Essere potenzialmente equidistante di fronte al duello per il titolo della MotoGP non rende necessariamente Johann Zarco una comparsa. Anzi. Del resto se vieni da Cannes, come il pilota della Ducati-Pramac, non puoi certo recitare ruoli di secondo piano, e il francese si è sempre saputo distinguere, non solo per i risultati. Nella sua precedente vita nel Motomondiale, prima del difficile 2019 con la KTM per intendersi, Zarco era noto per i due titoli della Moto2, per i salti mortali coi quali spiccava il volo dalle barriere a bordo pista nella celebrazione dei successi e per lo stile di vita spartano (niente social, spesso dormiva nel camion con i meccanici) raccomandato dall’allora manager Laurent Fellon. Lo Zarco 2.0 ha in comune un dettaglio con quello “vecchio”: la ricerca del primo successo nella classe regina, più volte accarezzato – quest’anno è stato secondo a Portimão e al Sachsenring, dietro Quartararo – ma mai agguantato. In Top 5 nel 2021, obiettivo raggiungibile anche quest’anno: perché non è un pilota ufficiale Ducati? «L’obiettivo di entrare nel team Lenovo rimane il sogno ma, considerando quanto sto facendo bene con il satellite Pramac, e l’assoluta parità tecnica, rimanere qui è buono per me e per la squadra». Non le sembra una chance sprecata? «No. La Ducati ufficiale punta sui giovani, piloti che potenzialmente hanno dieci stagioni di carriera davanti. Bagnaia e Bastianini hanno sette anni meno di me. Questi dieci anni io non li avrò. Se corressi ancora per dieci stagioni, arriverei a 42 primavere. Solo Valentino Rossi ha potuto farlo». Enea Bastianini ufficiale nel 2023, Jorge Martin ancora in Pramac. Perché? «Facile. Enea ha vinto le gare, Jorge no. Quindi, è giusto puntare sull’italiano». Cosa è mancato a lei per vincere? «Non lo so. Faccio di tutto per riuscirci. Il momento in cui avrei potuto veramente farcela? Silverstone, ho guidato la gara per diversi passaggi. Un’errata scelta di gomme mi ha lasciato senza aderenza all’anteriore e sono caduto. Però, ho avuto una conferma: per vincere, devo stare davanti. Inseguendo è più difficile, soffro e la dinamica in sella cambia. La strategia migliore è condurre il gruppo dallo spegnersi dei semafori alla bandiera a scacchi». La Ducati lo ha fatto 11 volte, conquistando il terzo alloro costruttori di fila. «Avere otto moto è stato oggetto di critica, alcuni pronosticavano che diversi piloti dotati di Desmosedici avrebbero fatto schifo… sì, proprio così. Invece andiamo tutti bene e abbiamo ancora più dati da analizzare, facilitando l’operato di ingegneri e tecnici». Però il titolo piloti non è ancora arrivato. «Ma Bagnaia si è trasformato in un top rider. E Bastianini ha fatto un’annata capolavoro, vincendo quattro volte. Jack Miller ha faticato all’inizio ma, da quando ha liberato la mente, sta andando fortissimo». Bagnaia è il suo MVP? «Forse in cima alla lista pongo Enea: con la Desmosedici “vecchia” ha realizzato risultati straordinari. Anche se non c’è grande differenza tra GP21 e GP22» Correre per la Ducati le ha conferito maggior popolarità? «Un fattore è evidente: in Francia è salita notevolmente l’attenzione per la MotoGP. Sì, anche grazie a Quartararo. Oggi le Tv dedicano alle moto interi palinsesti, non si era mai vista una proposta del genere. Fabio è il campione e conduce il Mondiale, io sono protagonista: avere due francesi nella categoria regina accresce l’audience locale, malgrado tra me e Fabio ci siano sostanziali differenze». Per esempio? «Torno all’età, lui ha 23 anni, io 32. Io sono silenzioso e preferisco il basso profilo, Quartararo ha atteggiamenti e attitudini di chi si trova a suo agio sotto le luci della ribalta, come un calciatore: adora la visibilità e le prime pagine. Detto questo, il pubblico francese ci ama allo stesso modo, proprio perché siamo differenti ma comunque competitivi». Una battaglia per il titolo che offre grandi sorprese, tanti piloti competitivi, il ritorno di Marquez: come descrive l’odierna MotoGP? «Purtroppo c’è anche la Suzuki che lascia, rispecchiando l’attualità generale. La Honda soffriva senza Marquez, si è visto. Secondo me l’Aprilia è la grande sorpresa, al pari di Aleix Espargarò, che sta lottando per il titolo con Quartararo e Bagnaia. Un altro che passa i 30 anni…”. LEGGI TUTTO

  • in

    MotoGp, sarà Gp della Malesia fino al 2024: nuovo accordo con Sepang

    ROMA – Il Gran Premio della Malesia sarà una tappa del Motomondiale fino al 2024. L’annuncio ufficiale arriva dopo l’accordo raggiunto da Dorna Sports e il comitato organizzatore dell’evento. Qui si è svolta la prima sessione di test della MotoGp, lo shakedown, con i debuttanti alle prese con le nuove moto e si correrà il prossimo 23 ottobre nella penultima tappa di questo 2022. Da quest’anno, inoltre, l’evento prenderà la nomenclatura di Petronas Grand Prix of Malaysia, con la compagnia petrolifera malese title sponsor fino al 2024.
    L’ultimo precedente
    Il numero uno di Dorna, Carmelo Ezpeleta, ha commentato così il nuovo accordo: “Siamo molto felici di confermare che il Gran Premio della Malesia rimarrà in calendario almeno fino al 2024. La Malesia è un mercato vitale per la MotoGp ed è un piacere correre a Sepang e testimoniare l’incredibile passione di questi tifosi. Siamo ansiosi di tornare a correre qui. Petronas? Non ci può essere title sponsor migliore, un marchio iconico per il nostro sport”. Era il 2019 quando ci fu l’ultimo Gran Premio della Malesia, con Maverick Vinales a vincere sulla Yamaha, Marquez (Honda) secondo e Andrea Dovizioso (Ducati) terzo.   LEGGI TUTTO

  • in

    MotoGp a Sepang fino al 2024: rinnovato il contratto con il Gp della Malesia

    ROMA – È ufficiale. Il Gran Premio della Malesia farà parte del calendario del Motomondiale fino al 2024. La decisione arriva dopo l’accordo raggiunto da Dorna Sports e il comitato organizzatore dell’evento. Qui si è svolta la prima sessione di test della MotoGp, lo shakedown, con i debuttanti alle prese con le nuove moto e si correrà il prossimo 23 ottobre nella penultima tappa di questo 2022. Da quest’anno, inoltre, l’evento prenderà la nomenclatura di Petronas Grand Prix of Malaysia, con la compagnia petrolifera malese title sponsor fino al 2024.
    Le parole di Ezpeleta
    Il numero uno di Dorna, Carmelo Ezpeleta, ha commentato così il nuovo accordo: “Siamo molto felici di confermare che il Gran Premio della Malesia rimarrà in calendario almeno fino al 2024. La Malesia è un mercato vitale per la MotoGp ed è un piacere correre a Sepang e testimoniare l’incredibile passione di questi tifosi. Siamo ansiosi di tornare a correre qui. Petronas? Non ci può essere title sponsor migliore, un marchio iconico per il nostro sport”. L’ultimo anno di corse in Malesia fu il 2019: a vincere allora fu Maverick Vinales sulla Yamaha, seguito da Marquez (Honda) e Andrea Dovizioso (Ducati).   LEGGI TUTTO

  • in

    Motomondiale: l'Italia fa tripletta in Qatar, i precedenti

    ROMA – Pronti via ed è subito tripletta italiana nel Gran Premio del Qatar, prima tappa del Motomondiale, che ha visto trionfare Enea Bastianini in MotoGp, Celestino Vietti in Moto2 e Andrea Migno in Moto3. Diversi i precedenti in cui il gradino più alto del podio nelle tre categorie ha visto sempre un italiano. L’ultima volta risale al Gran Premio di San Marino del 2018, quando in classe regina trionfò Andrea Dovizioso su Ducati. Sul circuito di Misano Adriatico, a imporsi in Moto2 fu Pecco Bagnaia, ora tra i candidati alla vittoria in classe regina prioprio con la scuderia di Borgo Panigale, mentre in Moto3 vinse Lorenzo Dalla Porta.
    Le altre occasioni
    Un anno prima, nel Gp d’Italia 2017, è sempre Andrea Dovizioso a guidare la tripletta italiana. In Moto2 trionfa Mattia Pasini, mentre è sempre Andrea Migno, come a Losail nel 2022, a vincere in Moto3. Per l’altro precedente bisogna tornare al 2008, quando Valentino Rossi conquista il Gp d’Itaia al Mugello in MotoGp, in classe 250 vince Marco Simoncelli, mentre in 125 il primo posto è di Simone Corsi. LEGGI TUTTO