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    De Togni (AIP): “Mascherine? Mai rifiutate. Servono anche a dare un segnale”

    Di Redazione Il tema del giorno nella pallavolo italiana è quello delle mascherine, dopo la scelta da parte della Tonno Callipo Calabria Vibo Valentia e di altri giocatori e giocatrici di indossarle anche sul campo durante le partite (ecco il modello speciale utilizzato dai giocatori di Vibo). Di iniziative simili si era già parlato agli albori della pandemia, e anche il presidente di Lega Pallavolo Serie A, Massimo Righi, ha dichiarato che più di un anno fa i giocatori avevano rifiutato le mascherine dopo un test sul campo. Una versione che, però, non convince Giorgio De Togni, presidente di AIP – Associazione Italiana Pallavolisti. “All’epoca ne avevo parlato con il presidente – ricorda De Togni – perché avevo saputo che erano state inviate queste mascherine da sperimentare, due per società. Ma in realtà i giocatori che l’avevano provata si contavano sulle dita di una mano, tante squadre non le avevano neanche consegnate. Poi ci saranno stati dei pareri negativi, ma stiamo parlando dell’1%-2% dei giocatori di Superlega. L’iniziativa era lodevole, ma bisognava poi assicurarsi di poterla mettere in pratica“. Adesso siete favorevoli a indossare le mascherine in partita? “Certo, è da ottobre dello scorso anno che stiamo cercando di sensibilizzare i giocatori, che da allora si stanno scambiando pareri e messaggi sull’argomento. Vibo ha scelto di procedere, altri si stanno organizzando“. Non sarà anche che il clima è un po’ cambiato? “Sicuramente sì: un anno fa ci si sentiva abbastanza sicuri, era appena arrivato il vaccino e si sperava che avrebbe fermato i contagi. Ora si è visto che i casi stanno risalendo e si cerca in tutti i modi di evitarlo. Le mascherine servono anche per far capire che non ci si può fermare in questo momento e anche per dare un segnale di normalità, come ci è stato chiesto di fare, al mondo che ci circonda“. Altra novità è l’introduzione dell’obbligo di Green Pass rafforzato per gli sportivi di squadra: avete feedback in questo senso? Ci sono giocatori che rifiutano il vaccino? “Dalle stime che mi arrivano credo che il 98% dei pallavolisti di Serie A sia vaccinato, percentuali analoghe a quelle del calcio. Che io sappia ci sono una decina di casi di giocatori non vaccinati tra Serie A2 e A3 maschile, e qualcuna in A2 femminile, ma credo che adesso stiano provvedendo perché non ho informazioni diverse“. La squalifica di Alberto Polo per doping è stata aumentata di altri due anni dalla Corte d’Appello. È un caso che avete seguito da vicino, cosa ne pensa? “Sicuramente il giocatore ha sbagliato, ma che paghi da solo mi sembra un’ennesima dimostrazione del fatto che i giocatori vengono trattati come strumenti e nessuno condivide mai le responsabilità. Mi piacerebbe leggere qualche dichiarazione della società, e in generale avere più chiarezza al riguardo“. A proposito di Corte d’Appello, in questo caso della Federazione: è stato rigettato per l’ennesima volta il suo reclamo sull’eleggibilità di Massimo Dalfovo come rappresentante degli atleti nel Consiglio Federale… “La sentenza mi ha fatto sorridere in alcuni passaggi. Continueremo a seguire l’iter giudiziario, è una questione di principio“. Ma, nel concreto, ritiene che gli atleti siano adeguatamente rappresentati? “A mio avviso un consigliere in quota atleti dovrebbe essere presente a tutte le riunioni del Consiglio e, soprattutto, informare i giocatori delle decisioni che vengono prese. Invece non ci sono comunicazioni né scambi, non viene condivisa alcuna problematica. Siamo noi a farci promotori delle iniziative che vengono realizzate“. A un anno e mezzo dalla nascita di AIP, come vede i rapporti dell’associazione con le istituzioni? “Spesso sembra che in questo mondo i giocatori siano ridotti a essere oggetti, utilizzati solo per fare spettacolo. In molti casi non c’è correttezza da parte di chi ci governa. Basti pensare a quando abbiamo organizzato l’iniziativa a favore di Lara Lugli e giocatori e giocatrici sono scesi in campo con il pallone sotto la maglia per simulare la gravidanza… In quell’occasione ho ricevuto velate minacce di multe a carico degli atleti. Ma allora nel nostro mondo non c’è nemmeno libertà d’espressione?“. LEGGI TUTTO

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    Caso Dalfovo, la Corte d’Appello dà ancora ragione al consigliere federale

    Di Redazione Ennesimo capitolo della battaglia a colpi di sentenze tra Federazione Italiana Pallavolo e CONI sull’eleggibilità del consigliere federale Massimo Dalfovo, in carica come rappresentante degli atleti. A luglio 2021 il Collegio di Garanzia del Comitato Olimpico aveva accolto il ricorso di Giorgio De Togni, presidente di AIP – Associazione Italiana Pallavolisti, ritenendo che non fosse provata la sussistenza dei requisiti di eleggibilità e rimandando il giudizio sul caso alla Corte Federale d’Appello. Quest’ultima, lo scorso 22 dicembre, ha nuovamente rigettato il reclamo ritenendo che Dalfovo fosse pienamente candidabile. L’oggetto del contendere è noto: secondo il ricorrente, Dalfovo non può ricoprire la carica essendosi ritirato da molti anni dall’attività agonistica, per poi tesserarsi solo nell’imminenza delle elezioni con una squadra di Serie D, la Pallavolo C9 Arco Riva (che, all’epoca, non poteva scendere in campo per lo stop imposto dalla pandemia). La Corte, previo consulto con la Segreteria Nazionale della Fipav, ritiene che i requisiti siano soddisfatti: Dalfovo si è tesserato il 3 gennaio 2021, dopo aver svolto la visita medica il 24 dicembre 2020 e aver ottenuto il relativo certificato di idoneità, e ha partecipato a due gare di campionato (il 25 aprile e il 22 maggio). Secondo il giudice, non è rilevante la modesta partecipazione da parte del consigliere federale all’attività della sua squadra: “Alla definizione di ‘atleti in attività che partecipano a competizioni almeno di livello regionale’ non risulta associata alcuna precisazione e/o specificazione circa il numero di allenamenti e/o il numero di gare cui l’atleta in attività deve aver partecipato, il numero di minuti in cui deve essere rimasto in campo o quant’altro che possa essere oggetto di conteggio“. Quanto al fatto (pacificamente accertato) che Dalfovo non abbia svolto alcun allenamento prima della presentazione delle candidature, avvenuta a fine 2021, la Corte ritiene che le circostanze di sospensione dei campionati e dell’attività delle squadre di Serie D concretizzino il verificarsi di “comprovate e documentate ragioni di esonero o di incolpevole impossibilità di fatto” e non incidano quindi sulla candidabilità. Nella sentenza si legge inoltre che prendere in considerazione anche gli anni precedenti, come richiesto dal ricorrente, “oltre a sancire una disparità di trattamento tra le varie cariche (…) violerebbe il principio di democrazia e di uguaglianza, perché impedirebbe agli atleti più giovani di età o, comunque, di tesseramento di accedere alle rispettive cariche federali e/o comunque di poter essere rappresentativi della rispettiva categoria“. In sostanza, secondo la Corte, “l’aver ripreso, anche da poco, l’attività di campo, sia pure ai modesti livelli che potrebbero essergli consentiti anche in considerazione dell’età, non significa che egli (Dalfovo) non possa essere un valido rappresentante della categoria“. Va sottolineato inoltre che il collegio giudicante ha rigettato le richieste di ulteriore attività istruttoria da parte dei ricorrenti, che chiedevano tra l’altro di acquisire le testimonianze dei compagni di squadra e di altri tesserati della Pallavolo C9. La vicenda giudiziaria, comunque, non termina qui: quasi certamente vi sarà un ulteriore ricorso al Collegio di Garanzia del CONI che, a quasi un anno dalla candidatura di Dalfovo, sarà nuovamente chiamato a esprimersi sulla vicenda. (fonte: Federvolley.it) LEGGI TUTTO

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    Caso Dalfovo: la Corte d’Appello fissa l’udienza al 22 dicembre

    Di Redazione Nuova tappa dell’iter della giustizia sportiva sul caso di Massimo Dalfovo, consigliere nazionale in quota atleti della Federazione Italiana Pallavolo. Dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza del Collegio di Garanzia del CONI, che ha accolto il ricorso presentato da Giorgio De Togni (presidente AIP) sull’eleggibilità di Dalfovo, la Corte Federale d’Appello ha fissato una nuova udienza per mercoledì 22 dicembre. In quell’occasione, la Federazione sarà chiamata a produrre tutta la documentazione utile per accertare la sussistenza dei requisiti di candidabilità del consigliere al momento dell’indizione delle elezioni. Nel concreto, quindi, la Fipav è chiamata a dimostrare la qualifica di atleta “in attività” attribuita a Dalfovo, e quindi la sua effettiva presenza alle competizioni e alla preparazione, nonché la coerenza della certificazione medica con l’attività di riferimento e la categoria agonistica. Va ricordato che il 63enne Dalfovo era tornato in campo nello scorso mese di aprile, ad elezioni già avvenute, nella Serie D trentina, con la maglia della Pallavolo C9 Arco Riva. (fonte: Federvolley.it) LEGGI TUTTO

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    Caso Dalfovo, il CONI: “Non è provata la sussistenza dei requisiti di eleggibilità”

    Di Redazione Il Collegio di Garanzia del CONI ha pubblicato il testo integrale della decisione con la quale, lo scorso 5 luglio, ha rinviato alla Corte d’Appello della Federazione Italiana Pallavolo la decisione sull’eleggibilità di Massimo Dalfovo, attuale rappresentante degli atleti in Consiglio Federale. Fin dal momento della presentazione della candidatura, Giorgio De Togni, presidente di AIP-Associazione Italiana Pallavolisti e a sua volta candidato per la stessa carica, ne aveva contestato la legittimità, ritenendo che Dalfovo non fosse in possesso dei requisiti previsti (in particolare, aver partecipato a competizioni di livello almeno regionale per almeno due stagioni sportive negli ultimi 10 anni). Il Tribunale Federale e, in seguito, la Corte Federale d’Appello avevano rigettato il ricorso di De Togni, ma il Collegio di Garanzia ha ribaltato la decisione: “(…) Affinché la piena regolarità delle condizioni di eleggibilità del sig. Dalfovo sia effettivamente tale – spiega la sentenza – è necessario che essa venga indagata, non soltanto alla luce della singola disciplina federale, ma attraverso un attento e integrato confronto con il compendio complessivo delle regole e dei principi di rango primario e costituzionale che vengono in rilievo nella fattispecie“. Il CONI si richiama, in particolare, ai “principi costituzionali di democrazia, uguaglianza e parità di trattamento“, ricordando che “presenza e attualità dei requisiti specifici, che connotano la funzione per la quale avviene la candidatura e la successiva elezione in seno agli organi direttivi dell’ente, costituiscono un momento indefettibile di estrinsecazione della rappresentatività all’interno dell’ordinamento federale“. Scendendo nel dettaglio, la sentenza rileva poi che “l’art. 22 dello Statuto FIPAV (…) richiede, oltre al mero ‘tesseramento’, degli elementi ulteriori, e nello specifico: l’essere ‘in attività’ e partecipare alle competizioni di livello quantomeno regionale ovvero, per i soli atleti ‘non più in attività’, che quest’ultimi abbiano partecipato alle medesime competizioni per almeno due stagioni nell’arco dell’ultimo decennio“. Nel caso di specie, invece, “emerge che la posizione del sig. Dalfovo non sia adeguatamente corredata da alcuna prova in ordine alla sua attività nel contesto agonistico di riferimento, al di là del mero tesseramento preceduto da visita medica“. “Le norme – insiste il CONI – chiariscono come quello dell’atleta non sia uno status permanente, che si acquisisce una volta e per sempre, essendo strettamente dipendente dall’attualità e della concretezza dello svolgimento dell’attività sportiva agonistica, per un lasso di tempo anteriore alla candidatura tale da consentirne un’apprezzabilità in termini di effettiva preparazione e presenza alle competizioni nazionali o regionali“. Mentre per Dalfovo “non pare affatto incontroverso né provato (…) che i requisiti della candidabilità in qualità di atleta ‘attivo’ sussistessero nella fattispecie concreta. Anzi, pare che il pressoché nullo lasso di tempo intercorrente tra tesseramento e candidatura, a fronte della precedente comprovata inattività del resistente, confermino il contrario“. La sentenza prosegue parlando di “convergenti circostanze temporali e ambientali nel senso di ritenere che il sig. Dalfovo abbia artificiosamente precostituito le condizioni affinché, non potendo più candidarsi come atleta ‘non in attività’, per aver terminato la carriera oltre il decennio precedente, potesse giovarsi dei requisiti per l’eleggibilità come atleta di nuovo ‘in gioco’“. Ancora più severa la conclusione: “Il tesseramento e la relativa iscrizione dell’atleta nel campionato, al solo fine di conseguire l’elezione in Consiglio Federale, non supportata nei fatti da alcuna volontà di prendere parte all’attività o da alcuna forma di partecipazione concreta alla preparazione atletica, non solo rappresentano un vulnus per gli altri concorrenti candidati e per l’intera categoria che si intende rappresentare, ma costituiscono altresì una potenziale turbativa al corretto funzionamento e alla regolare organizzazione delle competizioni sportive. Che detta evenienza fosse da escludersi senza ombra di dubbio nella fattispecie concreta, il giudice del merito non ha fornito logico e puntuale riscontro in motivazione“. La decisione finale è quindi rinviata nuovamente alla Corte d’Appello, che (in diversa composizione) dovrà decidere nuovamente sulla candidabilità di Dalfovo. (fonte: AIP) LEGGI TUTTO

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    Caso Dalfovo: il CONI accoglie il ricorso di Giorgio De Togni

    Di Redazione Nuovo capitolo nella vicenda giudiziaria che coinvolge Massimo Dalfovo, consigliere federale della Fipav eletto alle ultime elezioni come rappresentante degli atleti. Il Collegio di Garanzia del CONI, nell’udienza di oggi, ha accolto il ricorso di Giorgio De Togni, presidente di AIP – Associazione Italiana Pallavolisti, contro la sentenza della Corte Federale d’Appello che aveva confermato la candidabilità del dirigente trentino, pur chiedendo maggiore chiarezza sulle norme di ammissione alle elezioni. Il CONI ha dunque rinviato il procedimento alla Corte d’Appello, che dovrà nuovamente pronunciarsi sui fatti. De Togni, a sua volta candidato per la stessa carica, aveva presentato ricorso sostenendo che Dalfovo non fosse in possesso del requisito principale, quello di aver partecipato a competizioni di livello almeno regionale per almeno due stagioni sportive negli ultimi 10 anni. A favore del neo-consigliere si erano però espressi sia il Tribunale Federale, sia appunto la Corte d’Appello. Nel frattempo Dalfovo era tornato in campo nel corso della Coppa Italia di Serie D con la squadra per la quale è tesserato, la Pallavolo C9 Arco Riva. (fonte: Coni.it) LEGGI TUTTO

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    L’associazione Assist chiede chiarezza alla Fipav sul caso Dalfovo

    Di Redazione Non ha mancato di suscitare polemiche il ritorno all’attività di Massimo Dalfovo, il consigliere della Federazione Italiana Pallavolo in quota atleti che domenica scorsa è sceso in campo per un punto nella Coppa Italia di Serie D con la Pallavolo C9 Arco Riva. Sui social network l’Assist, l’Associazione Nazionale Atlete, passa all’attacco: “Se si accerterà che questa cosa, cioè far entrare un uomo di 63 anni in una partita di volley per qualche minuto, è stata fatta solo per giustificare la sua candidatura e la sua elezione in consiglio federale in quota atleti (come molti dicono), non si tratterà affatto di ‘astuzia’ (il riferimento è al titolo di un articolo del quotidiano “L’Adige”, n.d.r.), ma un artificio vergognoso ed indegno di ogni principio di lealtà sportiva. Chiediamo alla Fipav di fare subito chiarezza su questa vicenda a dir poco inaccettabile e al signor Dalfovo di chiarire come mai ha voluto entrare in campo“. Anche sul gruppo Pallavolo Unita per il Futuro, che riunisce molte società da tutto il territorio nazionale, è stata condivisa la notizia con questo commento: “Dopo 24 stagioni torna in campo a 63 anni Massimo Dalfovo, eletto consigliere nazionale della Fipav e in carica come Rappresentante degli Atleti… Tale azione desta di certo simpatia e curiosità, ma tutti gli atleti Fipav meritebbero di conoscerne la valenza“. (fonte: Facebook) LEGGI TUTTO

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    Giorgio De Togni ricorre al CONI contro le decisioni della Corte d’Appello Fipav

    Di Redazione Lo scontro istituzionale tra AIP – Associazione Italiana Pallavolisti e Federazione Italiana Pallavolo riprende dopo la breve tregua post-elettorale: il presidente dell’associazione di categoria dei giocatori, Giorgio De Togni, ha presentato due ricorsi al Collegio di Garanzia del CONI contro le decisioni assunte dalla Corte Federale d’Appello della Fipav. Il primo ricorso riguarda la sospensione di un mese inflitta a De Togni dal Tribunale Federale, e confermata in appello, per aver pubblicato sulla pagina Facebook di AIP un post lesivo della Polisportiva Frascolla Taranto e del suo presidente. Il secondo ricorso verte invece sulla candidatura alle elezioni federali di Massimo Dalfovo, poi eletto come rappresentante degli atleti: De Togni e AIP ne avevano chiesto l’annullamento per la mancanza dei requisiti specifici (l’ex presidente del CR Trentino non ha svolto attività agonistica negli ultimi 10 anni), ma il ricorso era stato rigettato dal Tribunale Federale e poi dalla stessa Corte d’Appello, che pure aveva auspicato un intervento del legislatore per rendere più chiare le norme. Ora l’associazione chiede di annullare l’accettazione della candidatura e dunque la nomina di Dalfovo. (fonte: Coni.it) LEGGI TUTTO

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    Elezioni Fipav: rigettato il ricorso sulla candidatura di Massimo Dalfovo

    Foto Ufficio Stampa Kinderiadi

    Di Redazione
    Il Tribunale Federale della Fipav ha rigettato ieri il ricorso presentato da Giorgio De Togni, presidente dell’AIP – Associazione Italiana Pallavolisti, sulla candidatura di Massimo Dalfovo come rappresentante degli atleti in vista delle prossime elezioni del Consiglio Federale in programma il 7 marzo. De Togni, a sua volta candidato per la stessa carica, sosteneva che Dalfovo – presidente uscente della Fipav Trentino – non fosse in possesso del requisito principale per candidarsi: quello di aver partecipato a competizioni di livello almeno regionale per almeno due stagioni sportive negli ultimi 10 anni.
    Dalfovo, che ha chiuso la sua lunga carriera in Serie A nel 1990 con Schio, risulta tesserato nella stagione attuale per la Pallavolo C/9 Arco, militante in Serie D: secondo De Togni si tratta di un tesseramento “strumentale” volto soltanto ad acquisire la qualifica necessaria per le elezioni. L’ex giocatore di Padova e Modena, in risposta, ha presentato il certificato di idoneità sportiva ottenuto nel dicembre 2020 e ha sottolineato di aver partecipato negli ultimi anni a numerosi tornei Over oltre che ai Campionati Europei Over 50 in Grecia.
    Il giudice ha ritenuto che il ricorso non potesse essere accolto, in quanto Dalfovo “risulta essere in possesso dei requisiti richiesti dalla norma, e non può certo il Tribunale svolgere attività per accertare la capacità o possibilità del resistente di svolgere l’attività di atleta. (…) La presenza del certificato medico ancor più avvalora la possibilità fisica e la volontà del Dalfovo di partecipare fattivamente alle competizioni sportive, ed è elemento sufficiente per non mettere in dubbio la capacità del resistente a gareggiare“.
    La sentenza precisa infine che la mancata partecipazione al campionato non può essere motivo di esclusione della candidatura perché generata da cause di forza maggiore: l’attività della Serie D, infatti, è ancora bloccata a livello nazionale dalle normative anti-Covid.
    (fonte: Federvolley.it) LEGGI TUTTO